Montagne nel mondo

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Montagne nel mondo

L’EUROPA DEGLI AMBIENTI NATURALI
1 UNO SPAZIO FISICO FRAMMENTATO
Il territorio europeo è dominato dalla presenza di due caratteristiche particolari: l’insularità e la peninsularità. In Europa infatti non troviamo grandi estensioni ininterrotte di terre ma un’alternanza di corpi d’acqua (laghi, fiumi, paludi, bracci di mare) e terreni asciutti.
Le penisole sono numerose: accanto a quelle più grandi dell’area mediterranea (iberica, italiana e balcanica) e della Scandinavia, ve ne sono altre più piccole, come quelle  dello Jutland in Danimarca, della Crimea, della Bretagna.
Vi è poi una vasta gamma di isole, alcune molto estese come quelle britanniche e tirreniche, altre piccole e numerosissime, come quelle finlandesi o greche. Inoltre, terre emerse e corpi d’acqua si susseguono a breve distanza.
Numerosi  sono anche i corsi d’acqua navigabili.

    • I mari europei: vie di comunicazione e commercio

I mari importanti dell’Europa sono due: l’oceano Atlantico e il mar Mediterraneo. L’oceano Atlantico segna il confine occidentale del subcontinente europeo e prende vari nomi  e formando mari interni in corrispondenza delle isole e penisole del settore europeo occidentale: il mar di Norvegia, il mare del Nord, il mar d’Irlanda, il mar Baltico. Al confine sud si apre il mar Mediterraneo che è in contatto con l’oceano solo attraverso lo stretto di Gibilterra. In corrispondenza delle isole e penisole che si aprono sulle sue acque prende il nome di Tirreno, Adriatico, Ionio, Egeo. Dall’Egeo, proseguendo verso est, si incontra il mar Nero, un mare interno collegato al Mediterraneo attraverso il canale del Bosforo, e il piccolo mare d’Azov confinante con quest’ultimo.
Le coste settentrionali sono invece bagnate dal mar Glaciale Artico.
Il litorale atlantico e nordeuropeo è caratterizzato da un insediamento più tardo rispetto al Mediterraneo, ma che poi si è sviluppato intensamente: ciò in parte è dovuto al clima, umido e piovoso a sud e freddo procedendo verso nord, e alle acque spesso agitate  con correnti molto forti.
Il mare, quindi, è da sempre stato una delle principali risorse per l’uomo.

    • lo sviluppo costiero

Lo sviluppo costiero dell’Europa, a causa della conformazione articolata  del continente, è molto ampio e presenta una grande varietà di tipologie e di forme.

  • La costa norvegese è frastagliata e ricca di isole. Essa è caratterizzata dalla presenza dei fiordi, insenature marine strette e profonde, che si trovano incassate tra alte pareti rocciose e che possono estendersi per parecchi chilometri nell’entroterra. Questo tipo di struttura prevale anche nella porzione nord-occidentale della Gran Bretagna.
  • Più a sud, in Bretagna e in Normandia dominano le falesie, pareti a picco sul mare, alte fino a 100 metri. Queste regioni costiere sono impervie e ostili all’insediamento umano a causa del clima freddo e umido, del vento sferzante, della forza dell’oceano e dell’improduttività dei suoli. Le attività umane sono limitate alla pesca e ad un’agricoltura e pastorizia di sussistenza, mentre sono quasi assenti aree urbane di una certa consistenza.
  • Sulle coste baltiche, nello Jutland e nei Paesi Bassi prevalgono invece coste basse e sabbiose, spesso paludose che, certamente, non hanno favorito l’insediamento umano, soprattutto a nord. Tuttavia alle latitudini più basse sono sorti alcuni tra i più importanti centri urbani europei: Copenaghen, Rotterdam, Amsterdam, Amburgo. Nei Paesi Bassi, in particolare, la costruzione di dighe e canali, insieme ad opere di drenaggio, hanno consentito di recuperare suoli fertili per l’agricoltura e spazio per le attività commerciali portuali.
  • Nell’Europa meridionale si trovano prevalentemente coste alte e rocciose, poiché le catene montuose si estendono fino al mare. Tratti sabbiosi si trovano in corrispondenza delle foci dei fiumi che hanno dato origine a pianure alluvionali (come la Pianura Padana), o in piccole porzioni di territorio srette tra il mare e i rilievi. È in questi lembi di terra che sono sorte alcune tra le città più importanti e ricche di storia dell’Europa, come Roma, Venezia e Genova.
  • I CONFINI EUROPEI TRA STORIA E GEOGRAFIA
    • Barriere e paesaggi naturali

La conformazione del territorio europeo  e le caratteristiche dei suoi confini naturali hanno influito in modo rilevante sulle vicende storiche, politiche ed economiche dei popoli che lo abitano.
Ad oriente, le catene montuose degli Urali e del Caucaso per lunghi secoli hanno ostacolato con la loro altitudine ed il clima rigido, i contatti tra le popolazioni asiatiche e quelle del vecchio continente. A sud, il canale del Bosforo ha rappresentato, invece, una via di passaggio attraverso la quale giunsero in Europa dalle regioni meridionali i primi colonizzatori preistorici e, assieme a loro, animali domestici e tecniche agricole.
Un’altra via di collegamento naturale Europa-Asia è costituita dalle grandi pianure russe, dette “corridoio delle steppe” che si estendono dal basso bacino del fiume Danubio al deserto mongolico.

    • I mari e le coste

L’esteso perimetro costiero del continente, affacciato sia sull’oceano sia su mari interni, ha fornito agli europei grandi possibilità di sviluppo economico. Il mar Mediterraneo, il mar Nero, il mar Baltico e il mare del Nord unitamente alla Manica e al canale d’Irlanda, hanno rappresentato attive arterie di comunicazione e di commercio. Si tratta, infatti di mari relativamente sicuri, poiché i venti e il moto ondoso sono inferiori rispetto agli oceani, e i porti sono collocati ad una distanza ravvicinata tra di loro.

  • L’ONNIPRESENZA DELLA MONTAGNA

L’Europa occidentale e l’Europa centrale è ricca di rilievi di conformazioni e altitudini diverse, influenzando in modo determinante lo sviluppo delle popolazioni europee. Le montagne hanno assunto una funzione positiva nel senso che, hanno ostacolato e rallentato le invasioni dei popoli extraeuropei ed hanno fornito risorse importanti per la vita  e le attività umane, quali acqua e legname, ma costituiscono anche un ostacolo all’insediamento umano, a causa del clima freddo con pioggia e neve abbondanti, della mancanza di agevoli vie di comunicazione  e della difficoltà per le pratiche agricole essendo il terreno accidentato e pendente.
Generalmente, le zone più abitate sono le pendici dei monti, poiché le pendenze sono inferiori e il clima  è meno rigido. Dove la montagna si innalza a ridosso del mare le difficoltà aumentano, poiché diminuisce l’area  utile per gli insediamenti e le coltivazioni.
Si distinguono due tipologie di catene montuose:

  1. i massicci antichi;
  2. le montagne di tipo alpino.
    • Le montagne di tipo alpino

Le montagne di tipo alpino sono tutti quei rilievi che hanno la stessa origine geologica riconducibile all’orogenesi alpina, e sono caratterizzati da elevate altitudini, che superano anche i 4000 metri, e da una morfologia aspra, con valli profonde, pendenze molto elevate e aguzzi picchi rocciosi. Tali montagne in Europa sono, a partire da ovest: la Sierra Nevada, i Pirenei, le Alpi, gli Appennini, le Alpi Dinariche, i Carpazi, il Caucaso, i Balcani e il massiccio del Pindo. Questi rilievi formano un sistema più o meno continuo di rilievi disposti intorno al Mediterraneo.

    • I massicci antichi

I rilievi più antichi dell’Europa sono tipici della parte centro-settentrionale del continente. I principali sono: la Meseta Iberica, il Massiccio Centrale francese, il Massiccio Armoricano (in Bretagna), il Massiccio Renano, il Massiccio Boemo, le Hinghlands Scozzesi e i Monti Scandinavi. Queste montagne hanno un’altezza modesta che non supera i 2500 metri; hanno forme poco pronunciate, più tondeggianti e altezze contenute, a causa dell’erosione e dell’opera di demolizione degli agenti atmosferici,.
3.3 una modesta altitudine media
Nonostante la presenza di numerose catene montuose, l’Europa ha un’altitudine media modesta (solo 340 metri), a causa di due fattori: da un lato la mancanza di grandi altipiani, dall’altro l’influenza del glacialismo. Infatti, l’alternarsi di periodi freddi (glaciazione) e di periodi più caldi, con il conseguente estendersi e ritirarsi dei ghiacciai, hanno eroso i rilievi spianando le cime più elevate.

  • LE VENE FLUVIALI D’EUROPA

Le dimensioni dei corsi d’acqua europei è limitata perché, l’Europa a differenza dell’Africa, dell’Asia e dell’America, oltre ad essere il continente più piccolo ha una conformazione molto frammentata. Quasi tutto il sistema fluviale dell’Europa centro-occidentale ha origine dalle montagne di tipo alpino ed è alimentato da ghiacciai perenni. Molti di essi sono navigabili rendendosi quindi, un’ottima ed economica via di comunicazione; i più importanti sotto tale aspetto sono il Reno e il Danubio.
I fiumi dell’Europa centrale e quelli del territorio russo si presentano come una rete unificata essendo stati costruiti dei canali artificiali che collegano le principali arterie fluviali.
I fiumi della regione mediterranea invece, per la maggior parte non sono navigabili perchè non sono alimentati da ghiacciai e quindi la quantità di acqua che portano è legata al regime delle precipitazioni delle zone che attraversano. Spesso si hanno piene invernali e magre estive che, non solo impediscono la navigazione fluviale, ma causano danni per le attività umane e l’agricoltura. I fiumi mediterranei inoltre, sono impetuosi e brevi poiché le alture da cui nascono sorgono a ridosso del mare.

5 I LAGHI
5.1 I laghi alpini e subalpini
Sono i più belli per varietà di conformazione, balneabilità e navigabilità essendo inseriti in paesaggi montani. Essi sono: il lago Lemano (o di Ginevra), il Bodensee (o lago di Costanza), il lago dei Quattro Cantoni e i “laghi della Baviera”. Vi sono inoltre i quattro laghi delle Prealpi italiane: il Benaco (lago di Garda), il Lario (lago di Como), il Ceresio (lago di Lugano) e il Verbano (lago Maggiore).
La presenza di bacini lacustri (di lago) rende il clima delle zone circostanti mite poiché la massa d’acqua accumula il calore e lo cede lentamente all’aria. Inoltre, le catene montuose che circondano questi laghi costituiscono una protezione naturale contro le correnti fredde e umide provenienti da nord. Molti di questi laghi sono situati in prossimità di aree urbane e sono meta di flussi turistici.
I laghi del Nord Europa sono di origine glaciale, e a queste latitudini, per molti mesi dell’anno sono coperti da ghiaccio. Essendo numerosissimi sono un ostacolo all’insediamento umano e alle comunicazioni.
I laghi di alta origine vale adire i bacini europei più grandi hanno un’origine diversa da quella glaciale. I due più grandi si trovano in Russia e sono probabilmente ciò che resta di un antico prolungamento del mar di Finlandia.
In tutta Europa è presente poi, un gran numero di bacini artificiali, creati per lo sfruttamento  dell’energia idroelettrica. Una particolarità italiana sono i laghi vulcanici formatisi in seguito al riempimento dei crateri dei vulcani spenti (Bolsena, Bracciano, Nemi, Albano, ecc.).

6. IL CLIMA: ELEMENTI E FATTORI
Con il termine CLIMA si intende il complesso delle condizioni meteorologiche di un certo luogo, considerate nel loro valore medio e riferite a un lungo periodo di tempo (per convezione trent’anni). Per determinare con precisione un clima, è necessario ricorrere a due parametri:

    • gli elementi del clima, vale a dire: la temperatura, la pressione atmosferica, l’umidità, la quantità di precipitazioni, il numero dei giorni di gelo; sono grandezze variabili che vengono misurate.
    • i fattori del clima,  e cioè: la latitudine, l’altitudine, la distanza dal mare, le correnti marine, l’esposizione al sole, la direzione delle catene montuose; sono costanti e influiscono sugli elementi del clima, determinandone il valore.

L’interazione di fattori ed elementi determina il clima di una regione.
I principali fattori del clima europeo:

  • la latitudine, è il fattore climatico più importante che influenza in modo decisivele condizioni meteorologiche di tutte le zone della Terra. Luoghi a diversa latitudine ricevono la radiazione solare con diversa inclinazione: all’Equatore i raggi solari giungono perpendicolari al suolo; man mano che si sale in latitudine, cioè ci si sposta dall’Equatore verso i Poli, la radiazione solare giunge al suolo con inclinazione via via più grande, riscaldando il terreno con minore intensità. La latitudine determina anche la distribuzione delle ore di luce nelle varie stagioni dell’anno.
  • La distanza dal mare, è il fattore che consente di distinguere due grandi tipi climatici: i climi oceanici e i climi continentali. Le regioni dove l’ influsso del mare si fa sentire hanno un clima di tipo oceanico, caratterizzato da precipitazioni regolarmente distribuite nel corso dell’anno e da una escursione termica stagionale contenuta. Dove il mare è molto lontano invece, si ha un clima di tipo continentale, caratterizzato dalla presenza di una stagione secca e una più piovosa alternate da forti differenze di temperatura tra l’estate e l’inverno.
  • L’altitudine e la presenza delle montagne; la presenza di catene montuose  è un fattore che concorre a determinare il clima. L’innalzamento di quota determina un raffreddamento delle temperature dell’aria, per cui le zone di montagna hanno temperature medie più basse rispetto alle regioni di pianura situate alla stessa latitudine. Sui climi di montagna influisce anche l’esposizione al Sole: i due versanti di una montagna, cioè quello rivolto a nord e quello rivolto a sud, possono registrare condizioni meteorologiche diverse, poiché fattori quali l’irraggiamento solare o i venti registrano forti differenze sui due versanti. Le catene montuose costituiscono poi, barriere per la circolazione atmosferica: le masse d’aria cariche di umidità, quando incontrano una catena montuosa si devono innalzare per superarla, subendo così un raffreddamento che porta alla condensazione del vapore acqueo e quindi alla formazione delle precipitazioni.
  • Un fattore tipicamente europeo: la corrente del Golfo che è un flusso di acqua calda proveniente dal Golfo del Messico che attraversa l’Atlantico e arriva a bagnare le coste dell’Europa settentrionale, mitigandone le temperature.

6.1 La circolazione atmosferica in Europa
Le previsioni del tempo sono sempre accompagnate da carte dell’Europa alle quali è sovrapposto un sistema di linee, alcune delle quali chiuse e concentriche, altre aperte, con andamento sinuoso. Queste linee sono le isobare ossia linee che uniscono tutti i punti aventi la stessa pressione atmosferica. Sono importanti per capire che tempo farà in quanto i movimenti delle masse d’aria sono generati dalle differenze di pressione: l’aria si muove da zone ad alta pressione verso zone a pressione minore. I numeri accanto alle isobare rappresentano il valore della pressione, espresso in millibar. In base all’andamento e al valore delle isobare si possono individuare aree di alta pressione (o anticicloni) e aree di bassa pressione (o cicloni).
Le condizioni meteorologiche in Europa dipendono da quattro sistemi di aree cicloniche e anticicloniche:

  1. l’anticiclone artico, che è una freddissima calotta ad alta pressione, con venti dominanti da est.
  2. l’anticiclone polare, meno freddo e più umido caratterizzato da venti provenienti da ovest.
  3. l’anticiclone delle Azzorre, che in estate staziona sulle regioni mediterranee, portando tempo caldo e secco. Nelle alte stagioni è collocato al largo delle coste africane, lasciando penetrare in Europa masse d’aria umida di provenienza atlantica.
  4. le aree cicloniche atlantiche, che provengono da ovest e sono cariche di umidità.

7 LE REGIONI CLIMATICHE EUROPEE
L’Europa appartiene quasi interamente alla zona termica temperata boreale, cioè a quella fascia del globo terrestre che è compresa tra il Tropico del Cancro e il Circolo polare artico. Solo le estremità settentrionali della Scandinavia e della Russia si trovano oltre questo limite e sono interessate da un clima di tipo subpolare. Fatta eccezione per questi lembi di territorio l’Europa è dominata da tre grandi regioni climatiche:

  • l’Europa oceanica;
  • l’Europa continentale;
  • l’Europa mediterranea.

L’Europa oceanica, comprende le zone dove è sentito l’influsso dell’oceano Atlantico e cioè le regioni costiere di Spagna, Portogallo, Francia e le Isole Britanniche. La vicinanza della grande massa d’acqua oceanica mitiga il clima, cosicché le escursioni termiche stagionali sono limitate. I venti, che soffiano prevalentemente da ovest, portano nuvolosità e precipitazioni, abbondanti e frequenti in ogni stagione. L’umidità rende rigogliosa la vegetazione che è rappresentata principalmente dalla landa o brughiera, un’associazione di arbusti ed erbe basse. Alle altitudini più elevate, la forza dei venti e del mare e la presenza di coste rocciose limitano gli insediamenti umani.
L’Europa continentale
La parte centrale dell’Europa è caratterizzata da un clima continentale per il venir meno dell’influsso oceanico. Gli inverni sono lunghi e rigidi, anche se le precipitazioni sono scarse (ma spesso cadono sotto forma di neve). Le estati sono invece, calde e instabili, spesso afose. Queste regioni, sono tra le più produttive sotto il profilo agricolo  e dell’allevamento.
In Europa vi sono tre sottotipi di clima continentale:

  • nel nord-est europeo, in Scandinavia e Russia settentrionale si ha un clima continentale freddo: le temperature raggiungono valori particolarmente bassi con escursioni termiche stagionali elevate; le precipitazioni sono limitate, particolarmente in inverno.
  • Procedendo verso sud il clima diventa arido per la scarsità delle precipitazioni e la differenza tra estati molto calde e inverni rigidi si accentua. L’unica forma di vegetazione capace di sopravvivere in queste condizioni è la steppa , un’associazione di diverse specie di erbe alte. Il clima continentale arido si ha nelle zone più interne dell’Europa, o in alcune aree ben protette dall’influsso marittimo. Entrambe queste macroregioni sono scarsamente popolate, poiché le condizioni ambientali rendono molto difficile praticare l’agricoltura e le altre attività umane.
  • Nell’Europa centrale, dalla Francia interna fino al confine russo, e dalla Scandinavia del sud fino ai sistemi montuosi dell’Europa meridionale, il clima continentale si può definire temperato. La piovosità è il doppio rispetto a quella delle regioni  fredde del Nord-est, mentre l’inverno è mitigato dalle influenze marittime, tanto che la temperatura non scende quasi mai sotto i 5°C. Nella zona occidentale di queste regioni si sono sviluppate alcune tra le popolazioni più fiorenti e produttive del mondo.

L’Europa mediterranea
Il clima mediterraneo interessa una sezione dello spazio europeo che è delimitata a sud da un mare chiuso e caldo e a nord da importanti catene montuose (Pirenei, Alpi, Balcani). Il clima mediterraneo è caratterizzato da inverni miti ed estati calde e secche. Le precipitazioni, prevalentemente invernali, possono assumere carattere temporalesco nelle stagioni intermedie.
L’aridità estiva delle aree mediterranee più meridionali è causata in parte dall’insufficienza delle piogge, in parte dalla permeabilità dei terreni, che non riescono a trattenere l’acqua. Ciò crea seri problemi all’approviggionamento idrico per le attività umane e soprattutto per le coltivazioni. Il disboscamento, praticato fin da epoche antiche per recuperare suoli da destinare  all’agricoltura o per utilizzare il legname, ha aggravato la situazione. Infatti, l’erosione dovuta sia al clima caldo che alle piene distruttive dei corsi d’acqua hanno reso più precario l’equilibrio dell’ecosistema. La vegetazione più diffusa è la macchia mediterranea.

8 GLI AMBIENTI NATURALI E L’UOMO
8.1 La montagna
L’Europa è ricca di rilievi montuosi. Nella porzione meridionale dell’Europa sono localizzati i rilievi di tipo alpino che, a causa della loro origine recente, presentano ripide pareti rocciose, intaccate ma non spinate dall’erosione. Ai margini esterni dell’arco alpino si sono sviluppate alcune tra le regioni economiche più vivaci d’Europa come la Svizzera, la Baviera, l’Austria e la Prealpi italiane. La crescita economica di queste regioni è stata resa possibile anche grazie alle buone reti di comunicazione dotate di trafori e valichi che sono state realizzate dall’uomo nel corso dei secoli.
Diversa è la situazione nei massicci antichi dove gli agenti atmosferici hanno agito nel corso di millenni spianando cime e smussando le asperità della roccia. Le comunicazioni sono più agevoli per la mancanza di cime molto elevate. Caratteristica dei massicci montuosi è anche la facilità di accesso ai giacimenti minerari, dovuta al fatto che in molti casi l’erosione ha messo a nudo i filoni. L’economia di queste regioni in molti casi si è sviluppata partendo dallo sfruttamento delle risorse minerarie come il ferro e il carbone del Belgio, del bacino della Ruhur ecc..
9.2 Lo spazio estremo della tundra
Le regioni a sud della calotta glaciale sono tra le più inospitale d’Europa. Questa zona comprende tutta la Groenlandia, le zone interne dell’Islanda, la Russia settentrionale, le estreme propaggini settentrionali della penisola scandinava e della Finlandia. Il suolo è costituito dal permafrost, cioè ghiaccio permanente. Il suolo infatti è gelato fino in profondità e solo per brevi periodi di tempo riesce a sgelarsi nello strato più superficiale, che non va mai oltre il metro di profondità: ogni forma di agricoltura è pertanto impossibile. Questo è il regno della tundra: soltanto le piante che mantengono dimensioni ridotte riescono a sopravvivere in questo ambiente. La varietà delle specie è scarsa. Anche le specie animali sono poche. Ai limiti meridionali della tundra troviamo una fascia di transizione verso la foresta di confine cioè la taiga. In questa fascia si vedono anche piante di dimensioni maggiori e qualche piccolo albero di specie resistente al freddo. Le caratteristiche della tundra costituiscono un serio ostacolo all’insediamento umano. Nella zona artica vivono solo un milione di persone, costituite prevalentemente da popolazioni nomadi (lapponi e samoiedi), che seguono le migrazioni delle renne. Piccole cittadine sorgono invece sulle coste islandesi e norvegesi dove l’attività economica si limita alla pesca e all’allevamento delle renne e pecore. Da queste risorse sono nate alcune industrie alimentari.
9.3 La foresta boreale di confine: la taiga
La porzione settentrionale dell’Europa, che si estende per gran parte della Scandinavia, della Russia e della Siberia, è ricoperta dalla foresta di conifere (taiga), a causa del clima particolarmente rigido. Essa rappresenta la più grande area forestale del continente, e una delle maggiori del mondo. Il paesaggio della taiga è vario, poiché si sono numerosissimi laghi di diverse dimensioni. In alcune zone essi sono così ravvicinati che il bosco si riduce a strette strisce di terreno elevato. La ricchezza di bacini d’acqua e la temperatura relativamente più mite rispetto alla tundra favoriscono la vita animale, nonostante le precipitazioni nevose, soprattutto in inverno, siano piuttosto abbondanti. Queste regioni, molto ricche per il legname e in alcuni casi per la presenza di giacimenti minerari, sono però tra le più ostili all’insediamento umano. I suoli della taiga sono molto acidi e inadatti all’agricoltura. La temperatura, soprattutto in inverno, è bassissima, e il patrimonio forestale rimane sepolto dalla neve. Fiumi e laghi sono gelati per molti mesi dell’anno. Le uniche attività possibili sono il taglio del legname e, alle altitudini più basse, la coltivazione di prodotti resistenti al freddo. L’industria è limitata alla lavorazione dei prodotti offerti dalla natura: infatti, oltre ai derivati del legno e delle pelli, sono importanti lo sfruttamento delle risorse minerarie e la produzione di energia idroelettrica.
9.4 Le foreste miste dell’Europa continentale
A sud della taiga, più o meno alla latitudine di Mosca, inizia il paesaggio della foresta mista, costituita da conifere e latifoglie  caducifoglie (specie che perdono le foglie durante l’inverno). Le condizioni climatiche favorevoli e il suolo reso fertile dalla presenza della foresta hanno favorito la presenza dell’uomo che ha così distrutto gran parte della foresta originaria per far posto a coltivazioni e città.
9.5 Il paesaggio mediterraneo
Il paesaggio mediterraneo è molto vario a causa di diversi fattori tra i quali i più importanti sono la frammentata conformazione del territorio e la differente durata del periodo di siccità. In queste regioni l’intervento umano è stato così intenso fin dall’antichità, da apportare al paesaggio e alla vegetazione originaria trasformazioni che oggi appaiono irreversibili. Oggi troviamo la macchia mediterranea, un fitto intrico cespuglioso nei quali le specie più diffuse dell’antica foresta sono sopravvissute ma non riescono a raggiungere le dimensioni di albero e si fermano a quelle di arbusto.
Dove l’aridità è più prolungata e l’erosione del suolo ancora più intensa troviamo invece la gariga una formazione a erbe e arbusti. La gariga è diffusa sui suoli calcarei poveri ed erosi  della Provenza e della costa ligure.
In molte zone costiere, soprattutto sulle rive dell’Adriatico e del Tirreno troviamo numerose fasce di pineta. Questi boschi sono di origine artificiale. L’irrigazione, che consente una maggiore produttività, è praticata solo in alcune zone: per il resto sono diffuse un’agricoltura povera e la pastorizia. Sulle coste è praticata la pesca. La grande risorsa economica di queste regioni è il turismo.
9.6 L’Europa delle lande e delle steppe
Alle estremità occidentale e orientale dell’Europa forestale si aprono i paesaggi erbosi delle lande e delle steppe,utilizzati per l’agricoltura e l’allevamento. Entrambe queste formazioni vegetali sono caratterizzate dall’assenza di alberi.
La landa è il paesaggio vegetale dominante nell’Europa atlantica. Si tratta di una formazione erbacea e arbustiva, bassa e resistente al vento. Il suo insediamento in queste aree si deve all’azione dell’uomo che ha disboscato nel corso dei secoli vaste regioni in Scozia, Olanda e Irlanda. La destinazione attuale di queste aree è in gran parte il pascolo per ovini e bovini.
Le steppe, che occupano vaste estensioni ai margini orientali dell’Europa hanno invece un’origine naturale: l’assenza degli alberi si deve alle condizioni climatiche. Il paesaggio delle steppe-praterie, che si estendono dall’Ucraina fino al mar Nero è erboso e privo di alberi. Le varietà vegetali sono in gran parte graminacee, e si alternano nella crescita: alcune prediligono i mesi freschi e umidi, altre l’estate. Più a oriente, nella regione asiatica, l’aridità aumenta (steppa asciutta), e la vegetazione è simile a quella predesertica. L’unica attività possibile è l’allevamento del bestiame.

10 CLIMA E VEGETAZIONE IN ITALIA
Dal punto di vista climatico possiamo distinguere nella nostra penisola due grandi sezioni:

  1. l’Italia continentale, divisa in tre fasce:
    • il bacino del Po ha un clima spiccatamente continentale con elevata escursione termica stagionale: gli inverni sono freddi e piovosi e le estati calde e afose. Le precipitazioni sono complessivamente abbondanti e, insieme al carattere pianeggiante del terreno, sono alla base della produttività agricola della zona.
    • la fascia prealpina ha un clima continentale fresco, di transizione tra il clima continentale tipico e il clima della montagna: l’escursione termica stagionale resta elevata ma l’umidità è inferiore. La conformazione del territorio è per lo più collinare. Lungo le Prealpi la presenza di bacini addolcisce il clima delle zone circostanti.
    • la fascia alpina è caratterizzata dal clima di alta montagna, con temperature fredde, precipitazioni abbondanti e prevalentemente nevose.
  2. l’Italia peninsulare è divisa in tre aree:
  • Le zone montuose più elevate che superano i 1500 metri di altitudine costituiscono la regione meno estesa; esse sono localizzate sui picchi dell’Appennino e sulle vette di Sicilia e Sardegna. Qui si hanno condizioni di clima di alta montagna, analoghe a quelle che si trovano sulle Alpi.
  • Le zone interne della penisola e delle isole sono caratterizzate dalla prevalenza del clima continentale fresco. Le precipitazioni sono consistenti, raramente assumono carttere nevoso, l’escursione termica stagionale è abbastanza spiccata.
  • Le pianure costiere e vaste porzioni dell’entroterra della sezione peninsulare e insulare dell’Italia sono dominate dal clima mediterraneo. Esso è caratterizzato da estati secche e da inverni miti e poco piovosi. Le precipitazioni sono complessivamente scarse. Queste condizioni sono dovute all’influsso del mar Mediterraneo che, oltre a ridurre l’escursione termica, eleva anche le temperature, poiché è esso stesso un mare caldo. Lungo le coste adriatiche si sviluppa una variante del clima mediterraneo con umidità e precipitazioni maggiori e una escursione termica stagionale più rilevante. Il mare Adriatico è meno esteso e poco profondo rispetto al Tirreno, ed esercita quindi un’influenza meno sensibile sulla regione. Inoltre la minore altezza delle Alpi orientali consente alle masse di aria fredda provenienti da Nord di penetrare in Italia percorrendo il versante adriatico della penisola.

10.1 La vegetazione
Il manto forestale che originariamente ricopriva l’Italia è stato modificato dagli insediamenti umani. La vegetazione naturale si trova nelle aree montane di Alpi e Appennini. Sulle montagne la diminuzione della temperatura è direttamente proporzionale all’aumento dell’altitudine, ciò fa si che le fasce della vegetazione riproducano approssimativamente quelle che si trovano risalendo in latitudine  verso i Paesi nordici. I rilievi appenninici alle quote più basse risentono della vicinanza delle zone a clima mediterraneo. La presenza di conifere è però ridotta rispetto all’Italia settentrionale, sia per la minore altitudine della catena appenninica, sia per il fatto che essa si sviluppa a latitudine inferiore.
La Pianura Padana è densamente abitata e urbanizzata: i boschi occupano una superficie limitata e la vegetazione originaria permane inalterata solo in alcune riserve naturali.
Lungo le coste della sezione peninsulare dell’Italia vi sono estese regioni coperte dalla macchia mediterranea formatasi per la degradazione  delle foreste originarie.     

 

Fonte: http://lumolin.altervista.org/files/capitolo_2_-_l_europa_degli_ambienti_naturali.doc

Sito web da visitare: http://lumolin.altervista.org

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

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