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LA GRANDE MELA, LA CITY WORLD
LOCALIZZAZIONE GEOGRAFICA
New York è la più popolosa metropoli nel Sudest dello Stato omonimo. E’ la terza città più grande
del mondo, nonché uno dei centri economici e culturali più influenti del continente americano e del mondo intero.
Il suo grandioso sviluppo è dovuto alla posizione geografica: la città si trova in una delle insenature più riparate e articolate dell’America settentrionale, naturale approdo per i colonizzatori europei.
Sorge su un'area di 762 km² alla foce del fiume Hudson nell'Oceano Atlantico.
Si estende in parte sulla terraferma e in parte su isole nella Baia di New York (New York Bay), è amministrativamente divisa in cinque nuclei urbani o distretti (boroughs): Manhattan, Bronx, Queens, Brooklyn e Staten Island.
Non appartengono a New York, né fanno parte della sua area metropolitana, ma gravitano intorno a essa per ragioni economiche e culturali, alcune città- satellite come Jersey City, Newark, Elisabeth, Bayonne ( nel New Jersey) e Mount Vernon, New Rochelle e altri su Long Island, nello Stato di New York.
Questi centri danno vita a una enorme conurbazione i cui limiti territoriali e la cui entità demografica sono difficilmente definibili. Questa città è al centro della megalopoli atlantica, immenso territorio urbanizzato che si estende tra Boston ( a nord) e Washington ( a sud) e che comprende metropoli come Philadelfia e Baltimora.
Questa megalopoli, BosWash (Boston-Washingthon) è la prima in ordine di tempo, occupa la fascia atlantica degli Stati Uniti, conta 50 milioni di abitanti e si estende per 740 Km. su una superficie grande quanto l’Italia (300.000 Kmq).
La città è situata sulla costa orientale dell'America settentrionale, sull'Oceano Atlantico, è ubicata alla foce del fiume Hudson (che costituisce il suo confine occidentale, separandola da una serie di sobborghi nel New Jersey), che è anche il punto dove la grande isola di Long Island è più vicina al Continente, da cui è separata solo dallo stretto East River.
Questa particolare topografia ha fatto sì che la città diventasse uno dei più importanti porti del mondo sin dall'epoca coloniale.
Delle 5 nuclei urbani o distretti (boroughs) in cui è divisa la città, solamente uno (Bronx) si trova sul continente vero e proprio, mentre due (Brooklyn e Queens) occupano l'estremità occidentale di Long Island, e gli altri (Manhattan e Staten Island) occupano due isole omonime.
Esistono anche numerose isole di dimensioni più piccole, come Ellis Island, l'isola in cui un tempo sbarcavano le navi piene di immigrati provenienti dall'Europa, e dove questi venivano tenuti in quarantena per un certo periodo prima di essere ammessi al resto degli Stati Uniti, o Liberty Island, l'isola dove è collocata la Statua della Libertà, la statua più famosa degli Stati Uniti d'America.
CRONOLOGIA STORICA
nell'Unione.
Grazie a questo canale, il porto della città divenne il principale punto di approdo delle merci e degli immigrati provenienti dall’Europa.
Molti dei nuovi arrivati si stabilirono in città, e la popolazione di New York crebbe
vertiginosamente: alla fine del 1800 New York era la città più grande del mondo con
3.000.000 di abitanti.
1832 Venne inaugurata la prima linea ferroviaria che univa Manhattan con Harlem
1857/58 La città viene abbellita con la realizzazione di Central Park.
1860 Enorme sviluppo urbanistico legato ai flussi migratori interni.
l’area per funzioni urbane più prestigiose e qualificate.
Penn Central Station.
1979 Pianificazione della terziarizzazione della Lower Manhattan
La città viene amministrata secondo uno statuto stabilito dall'assemblea legislativa dello Stato di New York e gode di un elevato grado di autonomia legislativa ed esecutiva. Come in gran parte degli Stati Uniti, il governo cittadino si articola in un ramo esecutivo, uno legislativo ed uno giudiziario.
Il potere esecutivo è affidato al sindaco, che viene scelto tramite un voto popolare diretto.
Il sindaco attuale è Michael Bloomberg, un ex democratico eletto per i Repubblicani. Durante il primo mandato Bloomberg ha preso il controllo del sistema educativo cittadino dallo Stato, ha condotto un'aggressiva politica di sanità pubblica, soprattutto ha contribuito a far ripartire l'economia cittadina dopo l'11 settembre. Le priorità principali del suo secondo mandato sono la politica restrittiva sull’uso delle armi e la riforma scolastica.
Il potere legislativo è esercitato da un Consiglio cittadino di 51 membri, ciascuno dei quali rappresenta un distretto elettorale di circa 160.000 persone.
FUNZIONI
TERZIARIA
L'economia newyorkese si regge fondamentalmente sui servizi.
Insieme a Londra e Tokyo è considerata la Capitale della finanza mondiale.
Banche, assicurazioni, società di revisione contabile, agenti immobiliari e studi legali sono i principali pilastri dell'economia cittadina.
I mercati borsistici cittadini (New York Stock Exchange detto "Wall Street" dal nome della via in cui ha sede, il NASDAQ, l'American Stock Exchange, il New York Mercantile Exchange e la New York Board of Trade), ne fanno indubbiamente la più importante piazza borsistica del mondo.
Aveva la sua sede nel World Financial Center la società finaziaria Lehman Brothers, andata in bancarotta il 15 settembre 2008 durante la crisi economica mondiale denominata "Crisi dei subprime".
Hanno sede a New York anche numerose multinazionali operanti in tutti i settori produttivi; il numero di aziende estere che operano a New York non ha eguali negli Stati Uniti.
INDUSTRIALE
L'industria manifatturiera occupa una notevole percentuale della popolazione attiva, ma il suo ruolo è declinante. I settori principali sono la chimica, la metallurgia, l'abbigliamento, l'alimentare ed i mobili.
COMMERCIALE
Anche il porto, un tempo il più importante del mondo, ha subito un netto declino, sebbene le banchine (negli ultimi decenni per la maggior parte spostate da Brooklyn al New Jersey) conoscano ancora un certo traffico e siano al quindicesimo posto nel mondo come movimento merci.
Il sistema di vie d’acqua interne del Barge Canal ( 845 Km), contribuisce a renderlo secondo a quello di New Orleans.
CULTURALE
Un ruolo economico importante è svolto anche dall'industria culturale: hanno sede a New York studi televisivi (ABC, CBS, NBC) e cinematografici (per quanto in misura decisamente inferiore rispetto a Los Angeles), oltre a numerosi gruppi editoriali (ad es. McGraw-Hill, The New York Times Company, Time Warner). I settori "creativi" (design, studi d'architettura, moda) come quelli legati all'alta tecnologia ed alla ricerca (soprattutto medica) costituiscono un altro settore in rapida crescita.
Il turismo è in ascesa.
Il PIL della città (stimato a circa 488 miliardi di dollari nel 2003) è il maggiore di tutte le città statunitensi.
L'area metropolitana di New York si trova all'intersezione di tre Stati (New York propriamente detto, New Jersey e Connecticut); l'intero agglomerato urbano conta poco più di 18 milioni di abitanti (per l'esattezza 18.223.567 al censimento del 1º luglio 2008), mentre quello metropolitano è di 19.006.798 abitanti, che la rendono, secondo le stime, dalla terza alla sesta area urbana più popolata del mondo e, sempre secondo le stime, dalla prima alla terza del continente americano (in concorrenza con Città del Messico e San Paolo del Brasile).
Limitatamente ai confini comunali, invece, con i suoi 8.363.710 abitanti, New York è stimata come tredicesimo comune più popolato del mondo, dopo Giacarta (Indonesia) e prima di Wuhan (Cina).
Come si è già detto, New York è divisa amministrativamente in (distretti) 5 boroughs coincidenti, a fini giudiziari, con altrettante contee. Ogni borough si divide poi in numerosi quartieri, molti dei quali con una ben definita identità.
Secondo i dati aggiornati al luglio 2002:
La città può essere considerata la più multietnica e multiculturale del pianeta. Da sempre una delle mete principali degli immigrati provenienti da ogni parte del mondo, oggi il 36% degli abitanti della città sono nati all'estero.
L’ immigrazione recente vede i seguenti paesi ai primi posti: Repubblica dominicana, Cina, Giamaica, Guyana, Messico, Ecuador, Haiti, Trinidad e Tobago, Colombia e Russia; in città si contano circa 170 differenti lingue parlate. Inoltre ha la più vasta comunità afroamericana degli Stati Uniti (31%), la più numerosa comunità ebraica al di fuori di Israele (12%) e la più numerosa comunità portoricana al di fuori di Porto Rico.
La popolazione è così suddivisa: bianchi 35.0%, ispanici 27.0%, neri 26.6%, cinesi 4.5%, indiani asiatici 2.1%, nativi americani 1.1%, coreani 1.1%. L'8.7% ha origini italiane, il 6.9% ha origini caraibiche, il 5.3% irlandese, il 3.2% tedesche, il 3.0% russe.
A differenza di gran parte delle aree urbane statunitensi, la maggior parte degli abitanti di New York utilizza i mezzi pubblici anziché le automobili private; ciò è dovuto sia alla presenza di una buona ed efficiente rete di trasporto pubblico, sia grazie a disincentivi all'uso del mezzo privato, come gli elevati costi dei pedaggi e dei parcheggi e il notevole traffico, soprattutto nelle ore di punta.
E’ dotata di 3 aeroporti: l'Aeroporto internazionale John F. Kennedy (JFK), situato a Jamaica (nel Queens) e a 25 km da Manhattan; il Newark Liberty International Airport (EWR), nello stato del New Jersey; e il Fiorello LaGuardia Airport (LGA), situato invece a Jackson Heights (nel Queens), usato quasi esclusivamente per i voli interni USA.
Diverse linee di autobus e bus-navetta, infine, collegano i vari aeroporti a Midtown.
Il sistema di trasporto locale è basato principalmente sulla metropolitana (subway), il mezzo più rapido per spostarsi in città. La rete, che è molto estesa (1142 km e 469 stazioni), è caratterizzata dalla presenza sia di treni locali (fermano in tutte le stazioni), che treni espressi (fermano solo nelle stazioni principali).
Grazie ad una rete di ferrovie e di autobus locali, poi, è possibile raggiunge diverse località. Queste linee sono gestite da diverse società, tra cui le più importanti sono: l'MTA (Metropolitan Transportation Authority), la Port Authority of New York and New Jersey e la New Jersey Transit.
Il primo convoglio circolò il 27 ottobre 1904, oggi conta più di
1100 km di rotaie, 26 linee, 468 stazioni e 6450 carrozze. La metropolitana funziona 24 ore su 24.
Il sistema dei trasporti terrestri, è poi integrato da una serie di molto economici traghetti (ferries), che collegano soprattutto Manhattan verso ovest allo stato del New Jersey (attraversando il fiume Hudson) e verso sud a Staten Island (traghetto gratuito,
che fornisce una buona vista della Statua della Libertà e di Ellis Island).
I percorsi degli autobus seguono le streets da est a ovest, e le avenues da nord a sud.
Per molti newyorkesi l’autobus non rientra tra le opportunità di trasporto, in quanto viene considerato come un mezzo lento e inaffidabile il cui unico scopo sia trasportare gli anziani.
Celebri sono sicuramente i taxi di colore giallo, disponibili a tutte le ore del giorno e della notte. I prezzi di una corsa in taxi non sono particolarmente elevati, ma spesso i veicoli sono piuttosto antiquati, poco puliti e molto spesso guidati da stranieri appena giunti a New York che frequentemente non conoscono bene la lingua inglese, ed hanno un'idea soltanto sommaria delle strade e quartieri più remoti dei cinque boroughs.
La città vanta diversi soprannomi, indice della sua notorietà a livello planetario: la Grande mela (the Big Apple), Gotham City, la città che non dorme mai, la capitale del mondo, e "the Naked City", la città nuda. È stata anche definita "Città Mondo". Un altro soprannome di cui gode la città statunitense è quello di "Liberty City".
New York è la città più popolosa degli Stati Uniti d'America ed è la capitale economica dello stato, mentre Washington è quella politica e federale.
L'origine del nome della strada oggi sede della Borsa, Wall Street, è particolare: esso risale infatti alla colonizzazione, quando gli olandesi, per difendersi dagli attacchi degli amerindi, eressero in prossimità della strada un muro. Fu da allora che la strada iniziò a chiamarsi appunto la strada del muro, in inglese Wall Street.
Il fascino di New York di notte Central Park, prototipo di molti altri parchi urbani.
L’Empire State Building
L’elegantissima Fifth Avenue
CASO
L’EGEMONIA USA AZZOPPATA DAI DEBITI
Charles De Gaulle tuonava contro l’esorbitante privilegio del dollaro, unica moneta di riserva, grimaldello del dominio economico e politico degli Stati Uniti sul mondo. Jean Jacques Servan- Schreiber gli faceva il controcanto con un saggio ( La sfida americana) che prevedeva un’Europa ridotta a mera colonia economica americana. Erano gli anni Sessanta. Le economie europee crescevano a ritmi elevati, ponendo le basi di un duraturo benessere. Pochi fuori dalla Francia, si lamentavano dell’egemonia americana, un ombrello che consentiva di ottenere tecnologie a basso costo, di esportare, di dedicare alla difesa porzioni ridicole del reddito nazionale. Tutto sommato l’impero informale americano appariva a molti accettabile e benevolo degli imperi coloniali europei che avevano dominato la seconda parte del XIX e la prima del XX secolo.
Quarant’anni dopo, gli Stati Uniti si ritrovano senza denari. “ Se ne sono andati ed è improbabile che ritornino nel prevedibile futuro”, si legge nel saggio di Cohen e De Long “ The end of Influence. What happens when other countries have the money.
Ogni famiglia americana ha un debito netto di circa 30.000 dollari verso gli stranieri. E facile oggi rileggere la storia degli ultimi vent’anni con un esito disastroso. Il sogno neoliberale si reggeva su solide basi teoriche. Erano basi discutibili ma dotate di due grandi pregi intellettuali: la semplicità e la coerenza logica. La teoria trovava conferma nella realtà, anno dopo anno, di una crescita economica estesa per la prima volta dal XVI secolo a quasi tutto il globo. Né si può dimenticare che l’utopia neoliberale aveva sedotto ugualmente destra e sinistra: la differenza tra la coppia Clinton Blair e quella Reagan Thatcher era più nei mezzi impiegati a raggiungerli: per aiutare i poveri non era utile punire i ricchi, bisognava incentivarli a produrre di più.
Il lungo boom a cavallo del secolo è stato sostenuto dal desiderio degli americani di indebitarsi per acquistare
in grande abbondanza i beni prodotti a buon mercato nei paesi emergenti e dalla disponibilità di questi ultimi a prestare generosamente agli americani perché comprassero le proprie esportazioni.
Il meccanismo non era diverso da quello che aveva sostenuto l’età dell’oro dell’economia atlantica del dopoguerra, era solo di scala maggiore perché, appunto, per la prima volta coinvolgeva la più grande maggioranza del genere umano. Si è trattato di una rivoluzione senza precedenti, non alla produzione ma al consumo.
Ha cambiato ogni cosa: il mondo nel quale è cresciuta la generazione del baby-boomers semplicemente non esiste più.
E’ difficile immaginare quale mondo ci aspetti, oggi c’è un maggiore attivismo economico da parte dei governi. L’Asia è così e non cambierà tanto presto. Non è detto che l’America sia destinata a crescere più lentamente degli altri P.A. E’ probabile che la vitalità innovativa degli animal spirits d’oltre Atlantico ci sorprenda ancora; ma l’influenza degli Stati Uniti sulla politica e sull’economia del mondo è indubbiamente destinata a ridursi. Prima o poi l’America dovrà accettare, anzitutto nel proprio immaginario collettivo, di essere anch’essa un “paese normale”. Resterà sicuramente la cultura. Il denaro americano ha creato le migliori Università del mondo, non solo nella scienza e nella tecnologia, sono state componente non secondaria dell’influenza americana. Continueranno ad attrarre talenti, a stimolare l’innovazione, a essere copiate dai paesi emergenti. Ma c’è di più, l’America ha inventato la cultura moderna e postmoderna e questa ha invaso il mondo. Tanta è stata la sua influenza che oggi la cultura della “modernità” non appartiene più solo all’America, è diventata globale, negli stili di vita, nell’architettura, nella musica, nella ricerca.
Ben Bernanke, Governatore della Fed e studioso di recessione e della Grande Depressione, lancia un altro allarme: non sulla crescita ma sui conti pubblici in rosso degli Stati Uniti.
Al Congresso ha detto che la traiettoria del budget americano è “insostenibile”. Una presa di posizione accompagnata dalla richiesta di lanciare programmi di indispensabile risanamento fiscale.
Un efficace piano per riportare equilibrio tra spese ed entrate. Il debito continua a salire oltre i 13.600 miliardi di dollari a fine 2010. Abbastanza da spingere il rapporto tra debito e PIL dal 90% al 93%. La traiettoria proseguirà in mancanza di interventi: il debito potrebbe raggiungere i 19.600 miliardi di dollari nel 2015, raggiungendo il 102% del PIL.
Inoltre la porzione del debito americano in mano a investitori in larga parte esteri sia in ascesa, la Cina possiede 9.100 miliardi di dollari ( 81%); se decidesse di alleggerire il suo portafoglio made in USA potrebbe scuotere il Paese.
In ogni caso ha aggiunto che l’aumento di deficit e debito è il risultato della necessaria lotta alla crisi economica, un investimento straordinario da più di tremila miliardi in due anni spesso finanziato emettendo quei titoli a breve ora in scadenza. Se la crisi europea si avvierà alla stabilizzazione, il contagio economico sarà limitato per gli USA. Anzi compensato in parte dalla maggior attrazione, in un clima di tensioni ma non troppo sull’Europa, dagli asset in dollari e da cali nei prezzi di commodities.
Paul Krugman ( premio nobel per l’economia) è di tutt’altra opinione, ritiene infatti che B. Bernanke dia troppa importanza all’austerity, denuncia i rischi per la crescita e sostiene che negli Stati Uniti, un debito pari al 90% del PIL non rappresenti affatto un dramma.
Articoli di Marco Valsania, Sole24Ore, del 13 Giugno 2010 Jessica Fiumara IVAL
Fonte: http://www.lucianabenincaso.it/New%20York%20OK%20(%20Fiumara%20).doc
Sito web da visitare: http://www.lucianabenincaso.it
Autore del testo: sopra indicati nel documento di origine
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