Riciclaggio dei rifiuti

Riciclaggio dei rifiuti

 

 

 

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Riciclaggio dei rifiuti

Riciclaggio dei rifiuti
Processo di conversione dei rifiuti in materiali riutilizzabili. Il riciclaggio è una pratica di introduzione relativamente recente, nata nei paesi industrializzati intorno agli anni Cinquanta per rispondere a esigenze di tipo economico ed ecologico: in primo luogo, infatti, è un sistema intelligente di smaltimento dei rifiuti e un modo per ridurre i consumi energetici e i costi delle industrie, in secondo luogo, è una via da perseguire per risparmiare le risorse naturali del pianeta. Dal punto di vista ecologico, è l’alternativa più vantaggiosa ai sistemi convenzionali di smaltimento dei rifiuti (accumulo nelle discariche e incenerimento in appositi impianti), che oltre a non essere più sufficienti per smaltire il sempre crescente carico di rifiuti prodotti, hanno un impatto ambientale non trascurabile.

Smaltimento dei rifiuti: piattaforma ecologica
La produzione dei rifiuti e la loro diversificazione in categorie sono progressivamente cresciute negli ultimi decenni, in relazione a fattori socio-economici quali il miglioramento delle condizioni economiche, l’aumento dei consumi, l’incremento demografico e l’espansione delle aree urbane; a ciò corrisponde un concomitante impoverimento delle risorse che, utilizzate senza più essere restituite all’ambiente, sollevano problemi di inquinamento del territorio e di stivaggio. La gestione della “questione rifiuti” trova in Italia un fondamentale riferimento normativo nel Decreto Ronchi (D. Lgs. 5/2/97 n. 22), in cui viene introdotta una nuova classificazione dei rifiuti e viene evidenziata l’importanza, nel ciclo di produzione dei rifiuti, della fase di prevenzione e di recupero; a tale scopo vengono fissati gli obiettivi per la raccolta differenziata. A tutt’oggi  la raccolta dei rifiuti non avviene però con identiche modalità su tutto il territorio nazionale. In molti comuni sono sorte le piattaforme ecologiche, ovvero impianti di stoccaggio di rifiuti riciclabili, ingombranti o pericolosi, alle quali possono accedere operatori del settore e privati cittadini, e che svolgono un'importante opera di selezione dei rifiuti; dalla piattaforma, quelli ulteriormente trattabili vengono avviati agli impianti di riciclaggio, mentre quelli che non sono suscettibili di alcuna lavorazione vengono conferiti alle discariche o trasportati agli impianti di incenerimento.

Nell’ultimo decennio il volume dei rifiuti è andato aumentando sensibilmente in tutti i paesi industrializzati. In Italia, in particolare, il tasso di incremento annuo è stato del 4% circa. Per risolvere il problema dello smaltimento, quindi, oltre a incoraggiare una riduzione alla fonte attraverso un controllo dell’uso degli imballaggi, una delle soluzioni possibili e auspicabili è il riciclaggio sistematico dei materiali di scarto.

 

 

  RIFIUTI INDUSTRIALI E DOMESTICI

In genere i rifiuti prodotti dall'industria e dal settore commerciale vengono riciclati con maggiore facilità rispetto a quelli prodotti dai privati cittadini: in Italia, ad esempio, attualmente viene riciclato il 15% dei rifiuti industriali e solo il 7% di quelli domestici. La spazzatura domestica, formata da un miscuglio di materiali, nel nostro paese è composta in media per il 28% di carta, per il 16% di materie plastiche, per il 4% di tessili e legno, per l'8% di vetro, per il 4% di metalli, per il 29% di materie organiche decomponibili e per l'11% di polveri, ceneri ecc. Ai fini del riciclaggio, ognuna di queste frazioni ha un proprio valore e deve essere, perciò, separata dalle altre.

  RACCOLTA DIFFERENZIATA

La raccolta differenziata dei rifiuti può essere attuata in diversi modi: può essere effettuata direttamente dai cittadini, che selezionano ed eliminano i diversi tipi di rifiuti in contenitori separati o, in alternativa, all’interno di appositi impianti di smistamento, dopo la raccolta di rifiuti misti. Quest’ultimo metodo, che fu il primo a essere applicato, consiste nella separazione manuale dei rifiuti da parte di operai addetti che li prelevano da un nastro trasportatore, oppure in una separazione di tipo “gravitazionale”, vale a dire nell’immersione in acqua della massa di rifiuti misti, per separare quelli più leggeri (carta, plastica) da quelli più pesanti (metalli, vetro). Nella maggior parte dei casi, quest’ultimo tipo di separazione a posteriori si è rivelato poco soddisfacente, in quanto non sufficientemente selettivo e rigoroso nel distinguere i diversi tipi di materiali. Il sistema più vantaggioso, quindi, rimane quello della raccolta differenziata alla fonte, effettuata dai cittadini.

Nella maggior parte dei paesi industrializzati si sta cercando di promuovere il riciclaggio attraverso leggi e incentivi economici. In Germania, ad esempio, un recente decreto ha imposto ai rivenditori l'obbligo di ritirare gli imballaggi dei prodotti venduti. Per quanto riguarda l'Italia, diverse leggi obbligano le regioni a favorire la raccolta differenziata dei rifiuti e impongono ai Comuni di istituire un servizio per la raccolta differenziata e lo smaltimento di batterie e pile, medicinali, prodotti tossici e infiammabili, carta, vetro, alluminio e plastica.

 *CARTA

Riciclaggio della carta La carta dei giornali destinata al riciclaggio viene triturata e imballata. Il riciclaggio della carta e in generale di rifiuti omogenei, non necessitando del trattamento preliminare di separazione dagli altri materiali, è molto più vantaggioso di quelli misti.

Il riciclaggio della carta è quello che ad oggi funziona in modo più efficiente: già nel 1993, in Italia, il 50% della materia prima utilizzata dall’industria della carta era rappresentatato da materiale da macero riciclato. Poiché il sistema di raccolta differenziata non è ancora del tutto consolidato, tuttavia, una parte di questa carta riclata viene importata dall’estero. Dal punto di vista ecologico, l’uso di carta riciclata presenta comunque qualche svantaggio: per ottenere prodotti di qualità, infatti, è necessario sottoporla a processi di sbiancamento degli inchiostri e di eliminazione della patinatura altamente inquinanti.

Per un riciclo migliore
Nel 2001, la raccolta differenziata di carta, cartone e cartoncino ha raggiunto in Italia 1.000.000 di tonnellate: un vero vantaggio per l’ambiente e per i Comuni, che hanno potuto risparmiare sull’invio dei materiali .
Per una produzione intelligente, dare nuova vita a carta, cartone, cartoncino

Aiutare l’ambiente non significa solo riciclare i materiali cellulosici, significa anche realizzare imballaggi eco-compatibili, in carta, cartone e cartoncino sempre più attenti all’ambiente

 *VETRO E ALLUMINIO

Riciclaggio dell'alluminio Alcune balle di lattine di alluminio pressate, pronte per essere riciclate. Per sfruttare al meglio le risorse non rinnovabili, industrie e privati si sono attrezzati per procedere autonomamente al riciclaggio dell'alluminio di scarto.
Nel 2003, sono stati recuperati 33.000 tonnellate di imballaggi usati di alluminio, pari ad oltre il 51% della quantità oggi circolante nel nostro paese.
Lattine,bombolette spray, tubetti, contenitori per alimenti e foglio in alluminio saranno poi riciclati in altri oggetti di uso quotidiano,che potranno trasformarsi a loro volta in qualcos’altro.
Il riciclaggio dell’alluminio, utilizzato per produrre le lattine, è altamente vantaggioso: permette infatti un notevole risparmio energetico e un minor consumo di bauxite, il materiale da cui l’alluminio viene estratto. Si stima che oggi, in Italia, quasi il 40% in peso dell’alluminio utilizzato provenga da lattine riciclate.

Per quanto riguarda il vetro, la forma di riciclaggio più economica ed efficiente è quella del vuoto a rendere, che permette di riutilizzare una bottiglia fino a 50 volte. Il sistema di raccolta differenziata, invece, avviato in Italia alla fine degli anni Settanta, funziona oggi in oltre 5000 Comuni. Anche in questo caso, tuttavia, come per la carta, si pone un problema di qualità dei prodotti ottenuti con il materiale di scarto; questo, infatti, contiene sempre una percentuale non trascurabile di impurità, quali residui di etichette e del metallo dei tappi.

                                  
*PLASTICA

Smistamento della plastica Molti prodotti di plastica riportano indicazioni che aiutano il consumatore a capire se si tratta di materiali riciclabili o meno. Raccogliere, smistare e riciclare la plastica, tuttavia, è un procedimento molto costoso, e proprio per questo non molto diffuso. Inoltre, sebbene esistano macchine specializzate per lo smistamento, molte delle operazioni necessarie al riciclaggio devono essere svolte a mano, e questo contribuisce ad aumentare i costi.

Il sistema di raccolta della plastica attualmente in vigore, non sufficientemente selettivo, non è tanto vantaggioso quanto sarebbe se si potessero separare i diversi tipi di materie plastiche: il polietilene (PE) e il polietilene tereftalato (PET), che costituiscono la materia prima più utilizzata per i contenitori di prodotti liquidi, il cloruro polivinile (PVC) e il polistirolo (PG).

 

*PROCESSO DI COMPOSTAGGIO

Il compostaggio è una tecnica attraverso la quale viene controllato, accelerato e migliorato il processo naturale a cui va incontro qualsiasi sostanza organica per effetto della flora microbica naturalmente presente nell'ambiente. Si tratta di un "processo aerobico di decomposizione biologica della sostanza organica che avviene in condizioni controllate (Keener et al., 1993) che permette di ottenere un prodotto biologicamente stabile in cui la componente organica presenta un elevato grado di evoluzione"; la ricchezza in humus, in flora microbica attiva e in microelementi fa del compost un ottimo prodotto, adatto ai più svariati impieghi agronomici, dal florovivaismo alle colture praticate in pieno campo. Può essere sfruttato anche in settori extra-agricoli quali il recupero di aree degradate, la realizzazione di manti erbosi, parchi e campi sportivi.
Il processo di compostaggio si compone essenzialmente in due fasi:

  • bio-ossidazione, nella quale si ha l'igienizzazione della massa: è questa la fase attiva (nota anche come high rate, active composting time), caratterizzata da intensi processi di degradazione delle componenti organiche più facilmente degradabili
  • maturazione, durante la quale il prodotto si stabilizza arricchendosi di molecole umiche: si tratta della fase di cura (nota come curing phase), caratterizzata da processi di trasformazione della sostanza organica la cui massima espressione è la formazione di sostanze umiche.

Il processo di compostaggio può riguardare matrici organiche di rifiuti preselezionati (quali la frazione organica raccolta dei rifiuti urbani raccolta in maniera differenziata o i residui organici delle attività agro-industriali) per la produzione di un ammendante compostato da impiegare in agricoltura o nelle attività di florovivaismo, noto come "Compost di qualità".
Nel caso di trattamento dei rifiuti indifferenziati per il recupero della frazione organica tramite compostaggio, questi vengono avviati a sistemi di trattamento meccanico-biologico per la produzione della Frazione Organica Stabilizzata (FOS) da impiegare in usi diversi non agricoli, quali l'impiego per attività paesaggistiche e di ripristino ambientale (es. recupero di ex cave), o per la copertura giornaliera delle discariche.
COMPOSTAGGIO DI RIFIUTI PRESELEZIONATI
In concomitanza con la crescita della raccolta differenziata, il recupero dei rifiuti selezionati alla fonte per la produzione di Compost di qualità negli ultimi anni ha vissuto una significativa espansione, come risulta dall'aumento del numero di impianti e delle quantità trattate. Nel 1993 si contavano, infatti, 10 impianti di questa tipologia che trattavano circa 100 mila tonnellate annue di rifiuti; ad oggi, il numero degli impianti di compostaggio di rifiuti selezionati passa da 237 del 2002, a 258 del 2003 di cui 203 attivi. Le quantità trattate nel 2003 risultano pari a oltre 2,7 milioni di tonnellate (pari ad un incremento del 45% dal 2000 al 2003), a fronte di una capacità operativa di oltre 5,4 milioni tonnellate annue (Rapporto Rifiuti 2004, APAT-ONR). Tali impianti sono concentrati nelle aree del Nord e del Centro del paese, dove sono sviluppati i sistemi di raccolta della frazione organica dei rifiuti urbani e dove le regioni hanno avviato attività di pianificazione e di promozione che hanno favorito questa tipologia di processo. Negli ultimi anni, comunque, anche al Sud si stanno diffondendo le attività di compostaggio e si registra un progressivo aumento delle quantità trattate.
Oggi l'Italia si colloca in Europa al secondo posto rispetto al numero di impianti, anche se diversi paesi, quali Austria, Olanda, Danimarca e Fiandre, dispongono di una maggiore capacità operativa in termini pro-capite.

 

TRATTAMENTO BIOLOGICO DI RIFIUTI INDIFFERENZIATI
Il trattamento biologico consente di trattare le frazioni organiche presenti nei rifiuti non raccolti in maniera differenziata, ottenute attraverso la selezione meccanica post-raccolta.
Questo trattamento meccanico-biologico, nelle sue varianti (stabilizzazione pre-discarica, bioessiccaazione, produzione di frazioni stabilizzate per applicazioni paesistico-ambientali) è una parte importante del sistema di gestione dei rifiuti a livello europeo e, con il recepimento della direttiva discariche 99/31 (Dlgs 13 gennaio 2003 n. 3), che prevede la progressiva riduzione della percentuale di sostanza organica presente nei rifiuti da smaltire, si prevede un ulteriore incremento del numero di impianti e della relativa capacità di trattamento.
In base ai dati APAT-ONR rilevati nel 2004 e relativi al 2003, in Italia risultano 118 impianti di trattamento meccanico-biologico e/o produzione di CDR di cui in esercizio 94, contro i 68 impianti operativi del 2002; le quantità trattate nel 2003 risultano pari a circa 7,4 milioni di tonnellate a fronte di una potenzialità complessiva di circa 11,8 milioni di tonnellate, registrando un incremento del 15% dal 2002 al 2003.
Rispetto alla dislocazione degli impianti, questi sono distribuiti soprattutto al Nord e al Centro Italia, ma in modo meno evidente rispetto agli impianti che trattano matrici selezionate.

NORMATIVA

NORME EUROPEE

NORMER


La regolamentazione in materia di produzione e impiego di compost è affidata ai diversi Stati Membri dell'Unione Europea, non essendo stata emanata alcuna direttiva in materia di qualità del compost atta ad armonizzare le norme nazionali.
A livello di Commissione Europea sono stati avviati i lavori per pervenire ad uno strumento normativo comune relativo alla gestione dei rifiuti biodegradabili che ha comportato l'elaborazione da parte della DG Ambiente di successivi documenti di lavoro portati alla discussione degli Stati Membri, che dovrebbero portare all'elaborazione da parte della Commissione di una Proposta di Direttiva entro il 2004.
La Commissione Europea ha recentetne diffuso una bozza di documento che sintetizza lo stato di avanzamento dei lavori sui fronti "fanghi" e "rifiuti biodegradabili" da integrare nella "Soil Thematic Strategy", la cui adozione è prevista entro il 2006.

  • Biological treatment of Biowaste, 2nd draft
  • Commenti del Consorzio Italiano Compostatori al Documento di lavoro su Fanghi e Rifiuti Biodegradabili, nell'ambito della Strategia Comunitaria per la Protezione dei Suoli

Attualmente a livello di Unione Europea sono in vigore norme relative ad aspetti specifici:

  • Criteri per l'assegnazione del Marchio Comunitario di qualità ecologica agli ammendanti e substrati, stabiliti con la decisione della Commissione n. 688/2001;
  • Requisiti del prodotto denominato: "Rifiuti domestici trasformati in compost ai fini dell'utilizzo come prodotto per la concimazione e l'ammendamento nel settore dell'agricoltura biologica" (Regolamento n.1488 della Commissione del 29 luglio 1997 che modifica il Regolamento CEE n.2092/91 del Consiglio relativo al metodo di produzione biologico dei prodotti agricoli e all'indicazione di tale metodo sui prodotti agricoli e sulle derrate alimentari).
  • Norme sanitarie relative ai sottoprodotti di origine animale non destinati al consumo umano
    scarica il Regolamento CE N. 1774/2002 del 3 ottobre 2002
  • Parere del Governo austriaco in merito alla norma sul trattamento degli scarti di origine animale ed in particolare sulla gestione del catering waste (scarto alimentare).
    Parere del governo austriaco

NORME NAZIONALI


Normativa in materia di rifiuti, Decreto legislativo 5 febbraio 1997, n.22 e successive modifiche e Normativa tecnica di attuazione del D.Lgs. 22/97 (in particolare il D.M. 5 febbraio 1998: Individuazione dei rifiuti non pericolosi sottoposti alle procedure semplificate di recupero ai sensi degli artt.31 e 33 del D.Lgs. 22/97) integrazioni.
Legge delega per il riordino della legislazione in materia ambientale
Normativa in materia di fertilizzanti, L.748/84  recante norme per la disciplina dei fertilizzanti e successive modifiche e integrazioni:
D.M. 27 marzo 1998 , Modificazione Allegato 1C della Legge 19 ottobre 1984
D.M. 3 novembre 2004 , Modifica ed integrazione degli allegati 1.B, 1.C e 3 della legge 19 ottobre 1984, n.
748

 FORMAZIONE DEL COMPOST

La trasformazione delle sostanze organiche viene operata da batteri e funghi, organismi decompositori che, a seconda della specie e del particolare metabolismo, degradano le sostanze organiche completamente, fino a semplificarle in sostanze inorganiche (processo di mineralizzazione), o in modo incompleto, convertendole in altri composti organici. Il processo procede rapidamente quando avviene in condizioni aerobie, cioè in presenza di ossigeno; l’eccessiva umidità induce condizioni anaerobie che innescano processi fermentativi causa di cattivi odori, di marciumi e quindi della formazione di un compost di qualità scadente. La temperatura, per la sua relazione con la velocità delle reazioni chimiche, assume una particolare importanza; nel processo di compostaggio si distinguono una prima fase mesofila, che avviene a 20-45 °C, nella quale le sostanze organiche vengono rapidamente attaccate dai microrganismi e una fase termofila, intorno ai 70-80 °C, che rappresenta la fase attiva nella quale si ha lo sviluppo di calore. L’elevata temperatura determina una parziale sterilizzazione del compost e l’eliminazione di microrganismi e spore, il che migliora la qualità del compost ai fini del suo impiego in agricoltura. L’arieggiamento della materia organica tramite periodico rivoltamento favorisce lo stabilirsi di condizioni ottimali di umidità e di ossigenzione e il raggiungimento della fase termofila.

Dopo tale fase, l'anidride carbonica e l'azoto disponibili diminuiscono e la temperatura comincia a scendere: si giunge alla fase di raffreddamento, che avviene intorno ai 30-40 °C, nella quale il cumulo raggiunge una temperatura simile a quella dell’ambiente; subentrano nuove specie di batteri, funghi e muffe e inizia la fase di maturazione a temperatura ambiente. Il compost fresco ha un’età compresa fra un mese e due-tre mesi, cioè appena uscito dalla fase di decomposizione aerobica che sviluppa le temperature più elevate e produce il suo effetto igienizzante. Dopo 9-12 mesi, a seconda delle condizioni climatiche in cui si è operato e dei rifiuti selezionati, il compost viene definito "maturo".

 SISTEMI DI COMPOSTAGGIO

Smaltimento dei rifiuti: piattaforma ecologica. La produzione dei rifiuti e la loro diversificazione in categorie sono progressivamente cresciute negli ultimi decenni, in relazione a fattori socio-economici quali il miglioramento delle condizioni economiche, l’aumento dei consumi, l’incremento demografico e l’espansione delle aree urbane; a ciò corrisponde un concomitante impoverimento delle risorse che, utilizzate senza più essere restituite all’ambiente, sollevano problemi di inquinamento del territorio e di stivaggio. La gestione della “questione rifiuti” trova in Italia un fondamentale riferimento normativo nel Decreto Ronchi (D. Lgs. 5/2/97 n. 22), in cui viene introdotta una nuova classificazione dei rifiuti e viene evidenziata l’importanza, nel ciclo di produzione dei rifiuti, della fase di prevenzione e di recupero; a tale scopo vengono fissati gli obiettivi per la raccolta differenziata. A tutt’oggi la raccolta dei rifiuti non avviene però con identiche modalità su tutto il territorio nazionale. In molti comuni sono sorte le piattaforme ecologiche, ovvero impianti di stoccaggio di rifiuti riciclabili, ingombranti o pericolosi, alle quali possono accedere operatori del settore e privati cittadini, e che svolgono un'importante opera di selezione dei rifiuti; dalla piattaforma, quelli ulteriormente trattabili vengono avviati agli impianti di riciclaggio, mentre quelli che non sono suscettibili di alcuna lavorazione vengono conferiti alle discariche o trasportati agli impianti di incenerimento.

Il compost può essere ottenuto in modesta quantità per usi domestici raccogliendo la frazione umida dei rifiuti in un apposito recipiente detto composter, che può contenere resti di verdura e frutta, gusci di uova, scarti di erba, potature, foglie, fondi di tè e di caffè. È preferibile non utilizzare avanzi di carne e pesce, facilmente soggetti a fenomeni putrefattivi causa di cattivi odori, resti di metallo e vetro, carta stampata, plastica, oli vari e altre sostanze chimiche. L’aggiunta di residui legnosi aumenta il contenuto in carbonio e migliora l’aerazione del cumulo contenuto nel composter.

Nei sistemi di compostaggio gestiti da comuni, consorzi ed enti pubblici viene trattata la frazione biodegradabile dei rifiuti solidi urbani, derivante dalla raccolta differenziata; possono essere impiegate anche le deiezioni animali, raccolte in cumuli su substrato impermeabile. Le operazioni di compostaggio comprendono la preselezione dei rifiuti solidi in cui si separano i rifiuti organici, che vengono successivamente sminuzzati per facilitarne e accelerarne la decomposizione.

Un impianto di compostaggio è costituito da tre fasi: una fase di pretrattamento in grado di ridurre la putrescibilità dei materiali o di vagliare e triturare gli stessi; una seconda fase, corrispondente al trattamento biologico in cui si realizza la degradazione ossidativa a opera di enzimi idrolitici – in questa fase possono essere utilizzati areatori automatizzati, oppure i cumuli vengono movimentati con pale meccaniche. L’ultima fase, consistente nel trattamento finale, prevede diverse operazioni necessarie al confezionamento del prodotto, quali la vagliatura del compost.

Il sistema di produzione del compost è di tipo chiuso quando lo smaltimento del percolato e l’eliminazione di eventuali cattivi odori vengono realizzati tramite depurazione o allontanamento e con assorbimento mediante biofiltri. Un altro sistema di produzione, invece, sfrutta i prodotti enzimatici per bloccare le fermentazioni putrefattive e impedire l'emissione di sostanze maleodoranti; questo metodo non implica la presenza di strutture particolarmente complesse e consente la realizzazione del compost all'aria aperta.

Durante il processo di trasformazione, il volume si riduce in modo tale che il peso del prodotto finale rappresenta il 25-30% di quello iniziale. Il compost finale è caratterizzato da una struttura omogenea, analoga al terriccio; è stoccabile in cumulo, è trasportabile a distanza, ha un contenuto totale di azoto, fosforo e potassio pari all'1-3% a seconda del tipo di materiale di scarto usato.

 

*LEGNO
 - Riciclare un chilogrammo di legno significa ridurre emissioni di gas serra pari a 1,03 chilogrammi di 'CO2-equivalenti' (emissioni di gas serra misurati in quantità di anidride carbonica, che costituisce uno dei principali gas rilasciati in atmosfera). E' quanto risulta da uno studio del Consorzio nazionale per il riciclaggio del legno 'Rilegno', con sede legale a Cesenatico (Forlì-Cesena). Secondo lo studio del consorzio, in Italia i rifiuti legnosi immessi nel normale circuito di smaltimento, ammontano in un anno a 2,5 milioni di tonnellate, il 90% dei quali va in discariche controllate e il resto destinato all'incenerimento. In pratica, secondo lo studio, il riciclaggio del legno potrebbe evitare il rilascio in atmosfera di un quantitativo di gas CO2-equivalenti superiore a 2,5 milioni di tonnellate. Il risparmio - spiega lo studio - si ottiene perché evita le emissioni di metano rilasciato dal legname smaltito in discarica (1 chilogrammi di metano è uguale a 21 chilogrammi di CO2); 'congela' il carbonio presente nelle fibre legnose che vengono riutilizzate; contribuisce a salvare i boschi e quindi a tenere alta la loro capacità di assorbimento di anidride carbonica. Secondo i dati di Rilegno, in Italia "si è riscontrato negli ultimi quattro anni un aumento significativo del recupero dei rifiuti provenienti da imballaggi di legno, e più in generale, dei rifiuti di legno che nel 2002 ha toccato circa il 57%, nel 2003 e 2004 il 60% di raccolta sul totale immesso al consumo in un anno, per un totale di circa 1.570.000 tonnellate di rifiuti di imballaggi riciclati su un quantitativo di imballaggi in legno immessi al consumo di circa 2.600.000 tonnellate.

 

Fonte: http://www.21gradi.it/Public/progetto_d%C2%B4impresa.doc

Sito web da visitare: http://www.21gradi.it

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

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