Glossario pedagogico significato di

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Glossario pedagogico significato di

ABILITÀ: azione o complesso di azioni significative ed efficaci rispetto ad un certo scopo o ad un certo compito.
Corrisponde ad una competenza (come tale appresa) dimostrabile con la sua applicazione nella prassi.
Comportamento dell'allievo che dimostra il raggiungimento di obiettivi che sono stati scelti in sede di programmazione.
Le abilità devono essere osservabili dal docente, affinché la valutazione sia coerente rispetto ai parametri decisi precedentemente.
Ogni abilità è quindi la risultante del rapporto tra apprendimento e rendimento.
Tutti gli allievi possiedono abilità precedentemente acquisite che vanno accertate all'inizio di ogni percorso didattico.
Le abilità non si raggiungono una volta per tutte, ma sono continuamente implementabili.
ABILITÀ DIDATTICA: si intende un requisito professionale dell'insegnante, consiste nella capacità di rendere spedito e sicuro l'apprendimento da parte dei discenti mediante un appropriato uso di metodi idonei (non va confusa con l'inventività o creatività, o genialità didattica che ne sono solo componenti attitudinali).
ABITUDINE: Schema di comportamento ricorrente e stabile, acquisito attraverso l'apprendimento.
Indica una caratteristica individuale considerata dal punto di vista del rendimento, ossia una disposizione naturale a riuscire in una attività, se si sviluppa adeguatamente questa predisposizione.
ABULIA (scolare): mancanza di comunicazione impegnativa, di reciprocità d'interesse tra un alunno e la scuola: l'alunno va a lezione ma non le attribuisce alcuna importanza.
Il fenomeno rientra nel quadro più generale delle difficoltà di adattamento scolastico che hanno la loro massima espressione in quella che una volta si chiamava "mortalità scolastica" e oggi "dispersione scolastica".
Spesso le cause dell'abulia non sono legate a condizioni genetiche, economiche e territoriali, ma all'interazione insegnante-alunno (Scurati C., RES, 2, 1994)
ACCERTAMENTO (dei risultati): è l'operazione prevista dal documento di valutazione mediante la quale vengono verificati e registrati i risultati di conoscenze e di abilità conseguite da ogni alunno nelle varie discipline.
Attualmente è un momento di crisi nella continuità, nel passaggio tra i vari ordini e gradi di scuola poiché manca una coerenza nella continuità che prevede la strutturazione di strumenti comuni e trasferibili.
ADATTAMENTO: atto, effetto dell'adattare; capacità di adeguarsi a ogni situazione; concordanza delle caratteristiche di un organismo con le condizioni di un ambiente; processo di trasformazioni che attraverso le generazioni hanno portato un organismo ad adattarsi alle condizioni ambientali; condizione di relazione armoniosa con l'ambiente in cui una persona è capace di ottenere la soddisfazione della maggior parte dei propri bisogni e di rispondere abbastanza bene alle richieste del sociale; procedimento secondo il quale si verificano modificazioni in conformità al sistema della struttura comunicativa che lo riceve.
Adattamento non significa supina conformazione del soggetto all'ambiente, ma si presuppone avvenga all'interno di un processo interattivo.
L'adattamento all'interno del sistema scolastico consente all'alunno di superare positivamente situazioni di discontinuità.
ADEGUAMENTO (della programmazione): le verifiche complessive e le valutazioni periodiche degli alunni consentono di rilevare scarti di tempo e/o di obiettivi nella programmazione didattica iniziale della classe.
Dalla valutazione complessiva è possibile operare sulla programmazione per adeguarla alla nuova situazione registrata.
La logica della continuità presuppone l'adeguamento reciproco delle programmazioni di diversi ordini di scuola come risultante della lettura incrociata dei rispettivi programmi.
AGENDA (della programmazione e organizzazione didattica): è lo strumento collegiale dei docenti col quale viene documentata la programmazione l'attività e l'organizzazione delle classi affidate.
ALFABETIZZAZIONE(culturale): processo di apprendimento complessivo delle varie discipline conseguito dall'alunno, sia relativamente agli elementi basilari del linguaggio specifico di ciascuna disciplina che ai contenuti indispensabili ad averne un quadro di massima.
Necessita una alfabetizzazione polilinguistica per saper comprendere e usare gli alfabeti di oggi.
Non si esaurisce in una alfabetizzazione di base, ma costituisce un processo costante e continuo che si costruisce nell'espansione di elementi e contenuti.
ALGORITMO. Procedura trasformazionale che comporta il passaggio da uno stato funzionale ad un altro. La trasformazione può essere parallela (investe i diversi elementi del sistema o sotto-sistema in maniera contemporanea, componendosi di diverse sottotrasformazioni elementari, interagenti tra loro e reciprocamente influenzantesi) o sequenziale (il sistema passa stadialmente, con un processo a cascata, da uno stato funzionale di partenza a uno di arrivo, attraversandone uno o più intermedi). L'a. costituisce il rapporto, non deterministico nella nostra accezione, tra lo stato funzionale di partenza e quello di arrivo, vincolandoli vicendevolmente ed in modo asimmetrico, anche se non rigidamente causale.
ALUNNO: soggetto referente di un insieme di conoscenze che l'insegnante deve possedere e acquisire al fine di scegliere e attivare processi di insegnamento/ apprendimento.
Conoscenze relative a:
- dimensioni dello sviluppo (pluralità e interazioni), tappe evolutive e livelli di apprendimento
- processi di conoscenze (l'oggetto e il contenuto delle conoscenze, modalità e ritmi di sviluppo), competenze
- contesto ambientale e personalista-comunitaria(bisogni, ruolo e attese educative della famiglia, della comunità, di altre istituzioni)
Conoscenze acquisite attraverso:
- studio
- impiego di procedure, tecniche, strumenti di osservazione;
Conoscenze finalizzate a:
- definire e strutturare l'intervento educativo-didattico (identificare i contenuti, organizzare le attività, selezionare i mediatori, definire gli esiti in modo prescrittivo). (Quadrante n° 64, marzo 1995)
AMBITO DISCIPLINARE: aggregazione di più discipline affini.
Qualità ed estenzione dell'oggetto di una disciplina. Non è detto che coincida con l'oggetto della scienza cui la disciplina corrisponde.
Le necessità e le finalità della transizione scienza ---›  disciplina, condizionano la circoscrizione e la definizione di ambito disciplinare.
APPRENDIMENTO. Strutturazione di una rappresentazione mentale e le correlative modificazioni struttural-funzionali del S.N. Si può parlare di a. anche quando viene modificata una delle rappresentazioni mentali del soggetto o cambia qualcosa nella rete di relazioni tra le rappresentazioni stesse. In ogni caso con l'a. si amplia il dominio di competenze del soggetto nei riguardi di sé e dell'ambiente.
APPRENDIMENTO: oggetti dell'apprendimento sono sia le strutture "cognitive" (non semplici nozioni di tipo informativo, bensì nuove forme di organizzazione conoscitiva e nuove capacità di svolgere processi mentali) sia le "abilità", o capacità permanenti o stabili di tipo operativo (manipolativo, costruttivo, produttivo, creativo).
Nell'apprendimento umano mentre la coscienza (o meglio l'Io cosciente) svolge una funzione essenziale di integrazione e di propulsione (motivazione), l'assimilazione implica una trasposizione terminale degli apprendimenti a livello di coscienza.
Apprendere è caratteristica comune dell'uomo. Può verificarsi tramite metodologie programmate, oppure tramite le varie esperienze della vita, oppure in entrambi i casi.
Ad ogni apprendimento, corrisponde un'esperienza formativa.
L'apprendimento, differisce dalla pura e semplice curiosità, per lo sviluppo di varie funzioni che hanno per scopo la formazione del pensiero critico.
La formazione del pensiero critico, è necessaria per poter discriminare le varie nozioni che ogni giorno si presentano alla nostra attenzione.
Il processo di apprendimento, impegna tutta la persona considerata nell'organo regolatore intrapsichico, nel bisogno di significato che alimenta le motivazioni fondamentali del vivere, nella qualità e nella quantità delle funzioni (percettive, intuitive, di linguaggio, pensiero..) che rendono possibili le dinamiche della vita", (Mencarelli M.,1986).
L'atto di apprendere, deve essere sospinto da motivazioni intrinseche, che vanno al di là della sola curiosità.
Occorre cercare di arrivare così ad un apprendimento creativo che permetta di "essere proattivo (capace di iniziative proprie non programmate) e sotto questo aspetto creativo, non possiamo ignorare che l'uomo è anche reattivo, che è posto nella sua natura dalla necessità di rispondere a sollecitazioni di vario genere e varia intensità. L'uomo vive al centro di un'ampia serie di influenze: da un lato esercita influenza sugli universi circostanti e da un altro è esposto ad influenze esterne, che deve imparare a controllare, se non vuole ridurre la propria vita al solo aspetto di adattamento", (Mencarelli M.,1986)
APPRENDIMENTO (scolastico): strutturazione di una rappresentazione mentale e correlative modificazioni strutturali-funzionali del S.N.(sistema nervoso).
Si può parlare di apprendimento anche quando viene modificata una delle rappresentazioni mentali del soggetto o cambia qualcosa nella rete di relazioni tra le rappresentazioni stesse.
In ogni caso con l'apprendimento si amplia il dominio di competenze del soggetto nei riguardi di sé e dell'ambiente.
Oggetti dell'apprendimento sono sia le strutture cognitive (non semplici nozioni di tipo informativo, bensì nuove forme di organizzazione conoscitiva e nuove capacità di svolgere processi mentali), sia le abilità o capacità permanenti o stabili di tipo operativo (manipolativo, costruttivo, produttivo, creativo).
L'apprendimento è determinato da fattori estrinseci (ambientali, culturali, educativi) e presuppone l'intervento di diverse forme di interazione.
La definizione più idonea di apprendimento può essere la seguente: "processo di acquisizione assimilativa di cognizioni e/o abilità di origine interattiva", (Dalla Volta, A.,1974.
L'apprendimento comporta il "conseguimento di una competenza che modifica sostanzialmente il comportamento personale, cioè il modo di vivere e di essere", (Mencarelli M., 1986).
Indica la capacità di adattamento (controllo dell'ambiente da parte del soggetto). Si riferisce sia all'acquisizione di nuove forme di risposta che alla modificazione di risposte già precedentemente acquisite.
ASSIMILAZIONE: processo attraverso il quale un nuovo dato di esperienza viene acquisito applicando regole e schemi già esistenti, senza che questi vengano modificati.
ATTEGGIAMENTO: condizione personale che caratterizza uno o più aspetti della sfera emotivo-affettiva del soggetto in situazione, quando egli si dispone ad affrontare (o affronta) un compito.
Riguarda la qualità della condizione umana davanti a una specifica situazione operativa e/o relazionale (es. responsabile, collaborativo, protettivo, esuberante...).
ATTENZIONE: regolazione selettiva dell'attività percettiva. comporta un aumento di efficienza mentale in una direzione con inibizione di altre reazioni.
ATTITUDINE: indica una caratteristica individuale considerata dal punto di vista del rendimento, ossia una disposizione naturale a riuscire in una determinata attività. Le attitudini vengono pertanto distinte e misurate in rapporto a certi tipi di comportamento, soprattutto sotto il riguardo psico-sensoriale, psico-motorio e intelligente, prescindendo quindi dagli aspetti affettivi..
Poiché le disposizioni naturali facilitano od ostacolano l'apprendimento, dalla misura di questo si può risalire alla misura delle attitudini che sono fondamentale presupposto delle abilità acquisite.
La valutazione delle attitudini ha grande importanza per l'orientamento e la selezione professionale.
È una risorsa o un insieme di risorse di cui il soggetto dispone e che può essere indirizzato al raggiungimento di una competenza.
Il processo di genesi di una competenza, a partire da una attitudine, non è scontato né predeterminato né, come invece accade nel caso delle potenzialità, è sufficiente un evento di innesco per attuare la competenza stessa.
L'attitudine è tuttavia qualcosa di ben concreto.
È una sorta di disposizione che orienta le risorse più o meno specifiche del soggetto verso il raggiungimento di certe competenze.
L'attitudine ha un valore generale, nel senso che si proietta verso il raggiungimento di una condizione o di una qualità del soggetto, mentre la potenzialità riguarda la (possibile) attuazione di un'azione qualora un evento che si verifica all'interno e/o all'esterno al soggetto stesso, abbia le caratteristiche necessarie e sufficienti ad innescare il processo di attuazione.
ATTIVITÀ DIDATTICA: è un sistema di interazioni tra insegnanti e alunni designabile con un nome specifico ripetibile e variamente combinabile con altre U.D. insieme alle quali concorre a realizzare in un arco di tempo assegnato gli obiettivi di una o più aree educative all'interno di un progetto educativo.
Sul piano metodologico corrisponde alla interdisciplinarità su cui deve esserci concordanza da parte del gruppo docente.
Ha bisogno di metodi che l'insegnante sceglie in funzione delle tipologie di apprendimento più adatte a ciascun soggetto.
Può rifarsi a un sistema.
Usa delle tecniche.
ATTIVISMO: complesso di attività scelte per ragioni intrinseche, perché in sé efficaci, piacevoli, stimolanti, gradite, ricche di potenzialità, suscettibili di varianti capaci di creare un ambiente vivo.
ATTORE (o agente): soggetto che agisce volutamente per compiere un'azione intenzionale.
Il poter concepire, maturare, decidere autonomamente, liberamente e consapevolmente il proprio comportamento, contribuisce gradualmente a far acquisire al soggetto la propria identità. Quest'ultima si forma grazie anche al percepirsi come soggetti e attori dell'azione sul mondo fisico e sociale.
L'esercizio continuato e ripetuto dell'agire ha quindi un'importanza per l'evoluzione personale del soggetto nel sociale, a tutte le età.
AUTONOMIA (personale): caratteristica del livello di maturazione dell'alunno, per mezzo del quale egli raggiunge consapevolezza di identità personale, autostima, fiducia nei propri mezzi, autocontrollo, capacità personale di giudizio.
Si struttura dinamicamente in maniera permanente.
Livello di maturazione in cui il soggetto obbedisce alle leggi che si dà.
AUTOPOIETICITÀ: proprietà di un sistema che riesce a provocare e a dirigere autonomamente i propri processi genetici ed evolutivi in genere. Il sistema, così facendo, sfugge alla totale determinazione da parte delle cause esterne.
L'autopoiesi (processo corrispondente alla proprietà in oggetto), può coincidere con l'auto-organizzazione del sistema che è in grado così di raggiungere livelli di complessità via via più elevati. In tal senso l'a. contrasta la tendenza entropica dell'universo fisico-chimico. Si muovono in questo senso i sistemi biologici e quelli simbolici (nella cognitività individuale e nelle cultura a livello sociale e storico).
AZIONE: segmento del comportamento di una persona. È caratterizzata da una fisicità esecutiva, dalla funzionalità biologica del soggetto che la esegue, dal significato e dalle finalità che le attribuisce il soggetto stesso (e i soggetti interagenti).

B

BIMESTRE: periodo di rilevazione e di valutazione degli apprendimenti.
BISOGNO: tendenza a compiere un'azione o a procurarsi particolari oggetti.
I bisogni sono di natura diversa e, tra quelli specifici dell'età evolutiva, ricordiamo: il bisogno di azioni motorie (correre, saltare...), di conoscere l'ambiente (curiosità, esplorazione...), di autonomia, di una guida autorevole, di comunicazione (parlare ed essere ascoltato), di sicurezza, di affetto...
L'insoddisfazione di un bisogno può portare ad anomalie del comportamento.
Stato di tensione di un organismo determinato da una situazione di necessità, dalla rottura di un equilibrio precedente.
Tendenza a soddisfare una necessità, manifestata attraverso una tensione fisiologica o affettiva.
Il concetto di bisogno è stato formulato in ambito biologico, ma ha dimostrato la sua fecondità in significato analogo anche nell'ambito psicologico e sociologico, come processo presente in ogni forma di adattamento ove hanno luogo fenomeni di equilibrio.
Il bisogno viene altresì considerato come la più semplice ed elementare forma di motivazione.
È evidente che oltre ai bisogni primari, possono insorgere i bisogni secondari dovuti a situazioni ambientali o peculiari dell'individuo.
Nell'uomo acquistano peculiare importanza i bisogni indotti, cioè quelli procurati da rapporto e confronto con i propri simili; alcuni di questi hanno significato educativo positivo , altri sono effetti di alienazione.
La teoria psicologica del bisogno e le sue conseguenze in pedagogia sono state messe in luce soprattutto nella scuola funzionalistica (Claparède) e dallo strumentalismo pragmatico (Dewey). Ne è stata particolarmente influenzata la pedagogia attivistica, per l'importanza accordata agli interessi che scaturiscono dai bisogni.
BRAIN STORMING (tempesta nel cervello): modo di rilevazione delle preconoscenze e dei concetti spontanei.
In campo didattico consiste nel far dire agli alunni, a ruota libera, quello che viene loro in mente, che sanno rispetto a...
I passaggi di un brain storming consistono nel:
- definire il problema
- produrre, senza valutarle criticamente, tutte le soluzioni possibili, per quanto strane possano sembrare inizialmente
- decidere i criteri di valutazione delle soluzioni prodotte
- utilizzare questi criteri per scegliere la soluzione migliore (Gagné E., 1985)
Il Brain storming è una strategia che serve sia a rilevare le conoscenze già possedute che a memorizzarle meglio.
Il proseguimento del lavoro consiste nel passare dalle conoscenze dichiarative offerte dal brain storming, alle conoscenze procedurali legate alla mappa (Bargero M.L., RES, 2, 1994)

C

CERVELLO. Anatomicamente corrisponde ai due emisferi telencefalici, ma il termine c. è spesso usato anche come equivalente di encefalo.
COMPORTAMENTISMO. Concezione che considera i comportamenti (umani e animali) apprendibili a patto che si verifichino precise condizioni, da controllare rigorosamente in fase di studio e di sperimentazione. Il meccanismo apprenditivo sarebbe quello del condizionamento (classico e operante), mentre l'istinto avrebbe un ruolo irrilevante.
COMPORTAMENTO UMANO. È l'insieme delle azioni e delle relazioni tra queste, oltre che tra queste e l'ambiente. Tali azioni si intendono compiute da un soggetto dotato di intenzionalità e capace di porsi al di là del determinismo fisico e biologico.
COMPUTAZIONE. Processo di trasformazione di un informazione (o di un complesso di informazioni) che viene così convertita in un'altra. La relazione tra il punto di partenza e quello di arrivo del processo equivale alla natura della c. stessa. Può venir attuata solo in un sistema opportunamente strutturato.
CONTROLLO. Insieme di operazioni che consistono nel monitoraggio e nella comparazione con un modello di riferimento. Se l'oggetto del controllo ha una dimensione temporale (come nel caso dell'azione motoria), il monitoraggio e la comparazione devono essere eseguiti in modo continuo e, almeno per certi aspetti, in tempo reale.
COSCIENZA. In psicologia è connessa allo stato di veglia, di vigilanza, di attenzione ed è definita come quel dominio di vissuto (interiore-esteriore) del quale si ha consapevolezza, ovvero che si avverte rendendosene conto. La sua natura è attiva, caratterizzata dalla soggettività e dall'intenzionalità del soggetto cosciente. La c. è il modo, tipico dell'uomo, di rapportarsi con se stesso, trascendendosi e giudicandosi (coinvolgendo in questo atto le dimensioni teoretica e morale). Ma il soggetto-oggetto della c. è il «se stesso» non solipsistico e assoluto, bensì inserito nel e rapportato con il mondo, in modo indissolubile.
CAMBIAMENTO: Trasformazione processuale e graduale o virtualmente istantanea che porta un sistema o un soggetto ad avere caratteristiche diverse rispetto ad un momento precedente.
Il concetto di cambiamento implica quindi quello di temporalità e di possibilità di confronto tra una combinazione precedente e una successiva.
L'evento di cambiamento può essere causato dalla tendenza entropica (in un sistema fisico-chimico), dalla autopoieticità biologica (in un organismo) o, infine, dalla autopoieticità simbolica (in un soggetto dotato di mente). Ci sono interazioni tra questi livelli di causalità del cambiamento e, in un sistema che li comprenda tutti e tre, come nel caso dell'uomo, essi sono integrati.
Nei processi di cambiamento di un soggetto bisogna poi tener conto dei fattori di interazione diretta o indiretta con altri soggetti.
In particolare nella relazione educativa ci si propone di promuovere una trasformazione continua in un soggetto o in un gruppo di soggetti. Non si vuole (e non si deve) cercare di determinare i cambiamenti del soggetto educando, ma si deve tener conto di caratteristiche, esigenze e aspirazioni di quest'ultimo.
CAPACITÀ: potenzialità dei sistemi organici nella interazione della persona con l'ambiente. Si hanno quindi numerose capacità: percettive, di attenzione selettiva, di riorganizzazione delle informazioni, di elaborazione delle interpretazioni generali relative alle informazioni attuali comparate con quelle già memorizzate, di pianificazione di procedure finalizzate, di regolazione dell'intensità-durata, di controllo dei risultati per la riprogettazione degli obiettivi (d'azione, di rappresentazione, simbolici...).
Insieme delle condizioni psichiche che sono necessarie al compimento di un'attività. Una capacità è quindi operazionalmente definita dall'attività ad essa associata.
Il loro numero è infinito come quello delle attività umane, difficile da catalogare e quantificare. È però esclusa dalla definizione l'influenza che può facilitare l'attività come interesse, grado di attivazione, esercizio ed altre esperienze.
Alcune condizioni possono risalire ad esperienze e fenomeni generali di apprendimento. si è riconosciuta, in linea di massima, l'impossibilità empirica di distinguere con sicurezza le condizioni acquisite dalle condizioni congenite dei fenomeni psichici anche se le condizioni innate appartengono alla nozione di abitudine.
CERTIFICAZIONE (degli esiti finali): consiste nella rilevazione e pubblicizzazione dei livelli intermedi e finali dei processi di maturazione e di apprendimento dell'alunno nel documento di valutazione che deve essere esibito in copia quadrimestrale alle famiglie.
COGNITIVO: si applica agli aspetti della vita mentale connessi con l'acquisizione della conoscenza o la formazione di credenze (che per falsità o per mancanza di giustificazione, non possono essere qualificate come esempi di conoscenza).
COMPETENZA: condizione personale concernente le modalità con cui il soggetto dà risposte (progettuali o d'azione) nel rapporto con le situazioni operative o relazionali in cui agisce.
Ciascun soggetto utilizza capacità, atteggiamenti, conoscenze, abilità...per strutturare una competenza in rapporto ad una categoria di situazioni problemiche tra loro anche diverse.
COMPORTAMENTO: ogni attività dell'organismo osservabile e misurabile; insieme di manifestazioni osservabili di un individuo o di un gruppo. È definito per ciò che si percepisce come osservatori.
Pur fluendo con continuità per tutta la vita del soggetto, se ne possono classificare alcune tipologie (secondo l'aspetto esteriore, gli scopi, le caratteristiche ed altro ancora) e isolare alcuni segmenti (atti o azioni) di significato compiuto con scopi (o sotto-scopi) loro propri.
COMUNICAZIONE: processo di interazione tra viventi in cui si attua una reciproca influenza di comportamenti in virtù della significatività degli atti comunicativi.
Tale interazione avviene sul piano simbolico ed è portatrice di significati appartenenti all'universo della cultura, sotto qualunque aspetto si manifesti.
All'interno di un processo comunicativo si possono individuare i "linguaggi", ovvero i sistemi segnici la cui codificazione è più o meno fissata, che costituiscono i mezzi (mediatori) di attuazione del processo stesso.
Gli aspetti complementari dello scambio comunicativo sono:
- significante e significato
- codificazione e decodificazione
- emissione e ricezione
- rappresentazione e interpretazione.
CONDIZIONE DI ESERCIZIO: parte degli elementi dello stato di cose in cui il progetto pedagogico si realizza, la quale riguarda le strutture disponibili, lo stato (iniziale) degli alunni, le risorse umane e materiali a disposizione.
CONDIZIONE RILEVANTE: quella parte degli elementi dello stato di cose che, rispetto alle trasformazioni causate (concausate) dalla azione educativa (insegnamento), possono indurre mutamenti nell'azione prevista (mutamenti proeretici) allo scopo di assicurare il raggiungimento dell'obiettivo.
CONDIZIONE PEDAGOGICA: quella parte degli elementi dello stato di cose in cui il progetto si costruisce, la quale riguarda il quadro culturale del gruppo sociale in cui il progetto stesso si propone, l'istituzione committente, eventualmente l'età dei soggetti in educazione...
CONOSCENZA: complesso di strumenti concettuali acquisiti, comprendenti regole procedurali, relazioni spazio-temporali, criteri, vincoli, interpretazioni, astrazioni...
CONTENUTI: oggetto dell'apprendimento cui si rivolge l'educazione per modificare permantentemente, ma in modo flessibile, il comportamento del soggetto, incidendo nelle sue conoscenze (area intellettiva), sui suoi contenuti (area emotivo-affettiva), sui suoi gesti (area motoria e relazionale).
Nell'ottica della continuità i contenuti sono più o meno simili in tutti i livelli scolastici. Varia, da un livello all'altro, l'espansione del contenuto.
CONTINUITÀ’: un carattere di rilevanza istituzionale attribuito alla nuova scuola è rappresentato dalla continuità educativa, intesa come capacità di raccordarsi e dialogare con le istituzioni e le azioni educative che la precedono e la seguono oltre che come capacità di "evoluzione e trasformazione" al suo interno, in relazione al dispiegarsi della crescita degli alunni, sul piano sia pedagogico, sia curricolare, sia organizzativo come afferma il testo dei nuovi programmi.
Alla continuità dello sviluppo del soggetto educato, é venuta sempre più corrispondente la continuità del sostegno e della guida offerti dalla scuola, la quale per prima deve intrattenere un rapporto molto stretto, almeno inizialmente, con la famiglia, perchè é questo l’ambiente in cui l'alunno vive e solo mediante una collaborazione si può raggiungere la progressiva conquista degli strumenti del pensiero, compresi i codici attraverso i quali questo si esprime. Nella continuità nella quale vengono racchiuse scuola materna-elementare-media, prende il nome di SCUOLA DI BASE .
Esse non sono necessariamente una struttura unica, ma hanno una loro autonomia e presentano articolazioni interne. Questo sistema formativo si realizza nella coerenza degli ordinamenti e in certi caratteri comuni della professionalità degli operatori scolastici.
Nel corso degli otto anni della scuola di Base si possono distinguere tre filoni interconnessi che si ripetono ciclicamente con differenti livelli di complessità:
- il primo fa riferimento alla capacità di usare linguaggi e procedure specifici del mondo tecnico, attraverso il raggiungimento di obiettivi quali saper misurare, saper fare stime, eseguire operazioni, fare ricerche.
- il secondo pone obiettivi che sviluppano nell'alunno non solo le capacità di operare intellettualmente, ma anche manualmente:
a)- saper individuare un bisogno, analizzare problemi, formulare ipotesi, prevedere più risultati in grado di soddisfare il bisogno dato;
b)- verificare l’efficacia dei risultati raggiunti e l’efficacia del processo messo in atto;
- il terzo si riferisce alla capacità di comprendere le relazioni che intercorrono fra mondo tecnologico, naturale e socio-economico, quindi gli obiettivi sono: riconoscere i problemi emergenti, analizzare aspetti quantitativi e qualitativi della realtà economica e sociale, ricercare e selezionare risorse.
CONTINUITÀ (educativa): " Si presenta come una declinazione temporanea del rapporto tra sviluppo personale e azione formativa, soprattutto di tipo istituzionale", (Calidoni 1988).
Lo sviluppo della persona è continuo e la specificità di ogni ciclo evolutivo viene raggiunta progressivamente a partire da quello precedente e si trasforma, sempre progressivamente, verso il successivo.
L'esigenza della continuità educativa non nasce solo dal naturale raccordo tra il tipo di scuola che precede e quella che segue, ma diviene una necessità perché il percorso educativo e formativo è rivolto alla stessa persona ed è indirizzato agli stessi obiettivi.
Oggi il sistema delle scuole di base si caratterizza come "sistema di esperienza che favorisce la formazione armonica della persona attraverso l'alfabetizzazione culturale", (Calidoni 1988) cercando di unificare opportunamente una convincente teoria pedagogica con una valida e produttiva prassi educativa.
CONTINUITÀ-DISCONTINUITÀ: (educativa): l'antinomia continuità-discontinuità può, almeno a livello operativo, rappresentare, se esasperata, un rischio reale per il comportamento docente ed assumere i contorni di una sconfitta annunciata dalla cultura della continuità.
Per questo appare necessario, sul piano della professionalità docente, dell'aggiornamento e della formazione in servizio, perché solo in tale sede possono essere gestite correttamente le mediazioni culturali indispensabili ad affrontare questo problema.
La presenza di elementi di discontinuità nello sviluppo è un dato di fatto ormai acquisito, ma non più in termini necessariamente negativi, anzi sovente, in termini oltremodo positivi, cioè come occasioni di crescita.
L'accettazione di itinerari, anche discontinui, favorisce la flessibilità, la creatività, la ricerca, la responsabilità, la capacità decisionale e di scelta negli alunni e nei docenti.
Continuità nel processo educativo non significa, infatti, né uniformità, né mancanza di cambiamento, consiste piuttosto nel considerare il percorso formativo secondo una logica di sviluppo coerente, che valorizzi le competenze già acquisite dall'alunno e riconosca le specificità e la pari dignità educativa dell'azione di ciascuna scuola nella dinamica delle diversità dei loro ruoli e funzioni.
Insomma l'esasperazione dell'antinomia continuità-discontinuità rappresenta un falso problema, poiché il problema è un altro e uno solo ed è di carattere didattico-operativo: progettare un itinerario di continuità, predisposto ad affrontare, razionalizzare, utilizzare gli snodi di discontinuità, che fanno parte della dialettica esistenziale e scolastica.
CREATIVITÀ: "Ha significato volta a volta immaginazione, intelligenza, emozione, produttività, invenzione, originalità, personalità, coscienza, incoscienza...
Per l'epistemologia dell'umanesimo scientifico, quello delle correnti fenomenologiche, la creatività è dunque interazione di forze", (Larocca F., 1983).
Per parlare della creatività bisogna partire dall'uomo e dalla propria educabilità alla creatività.
Indica la capacità di utilizzare in modo originale e costruttivo gli schemi, le conoscenze, le immagini di cui si è in possesso.
Il termine individua una qualità dell'intelligenza umana che consiste nel saper percepire e porre un problema e nel formulare ipotesi risolutive utilizzando prevalentemente il "pensiero divergente" e punti di vista non usuali.
Nella scuola per creatività si intende la capacità di leggere situazioni, individuare e tematizzare i problemi, trovare (inventare) i mezzi per superare le difficoltà e valorizzare le possibilità di fatto esistenti nella situazione.
Un altra caratteristica del pensiero creativo è la capacità di realizzare un certo grado di libertà rispetto ai vincoli del contesto e del processo.
CURRICOLO: inteso come la totalità delle opportunità culturali e delle esperienze offerte o da offrire agli utenti da parte della scuola, attraverso l'organizzazione di valori, saperi e processi di sviluppo secondo valenze educative.
Tale organizzazione è costruita sulla base dei criteri della congruenza psicologica, della pertinenza e della corrispondenza e sull'integrazione di questi con le procedure impiegate, le scelte responsabilmente effettuate e le azioni intraprese.
Si considerano elementi costitutivi:
- finalità: dimensioni della personalità dell'alunno
- obiettivi: di comportamenti, di capacità, di saperi (prestazioni osservabili, conoscenze acquisite)
- ambiti concreti di intervento: contenuti, esperienze, attività
- organizzazione: soggetti, spazi, tempi, strumenti e relazioni
- valutazione: sulla base di verifiche del processo di apprendimento/insegnamento definibili alla luce di fonti formali e informali. (Quadrante n° 64, marzo 1995)
L'esigenza del curricolo nasce dal bisogno di una organizzazione delle discipline, canalizzate verso obiettivi più generali e ampi, percorsi più lunghi e complessi di quelli di singole ricerche.
"Il curricolo differisce dai programmi e piani di studi perché in esso si specificano obiettivi, metodi di insegnamento/apprendimento, attrezzature, materiali e strumenti e si cerca di rapportare tutto ciò alle capacità, conoscenze e motivazioni degli studenti in vista dell'attuazione.
Il curricolo è sempre eccedente a ciò che si farà realmente. Spetta alla programmazione essere più aderente alle effettive possibilità. Il curricolo è la commutazione di indicazioni generali (programma) in uno strumento che ha bisogno di altri strumenti (programmazione) per affrontare i compiti pratici", (De Bartolomeis, 1982).
È utile ancora precisare che i curricoli non vanno identificati con i programmi. Mentre i programmi danno indicazioni generali, i curricoli elaborano al loro interno attività di lavoro organizzate in modo razionale e sistematico attraverso nuove aggregazioni problematiche, connessioni interdisciplinari, metodologie.
È necessario disporre di curricoli per passare dai piani generali di studi (Programmi ministeriali) alla programmazione nelle singole scuole.
Affrontare problemi curricolari significa collegarsi con la ricerca pedagogica e uscire dal generico riguardo a obiettivi, contenuti, metodi, attività, valutazione, esigenze organizzative e gestionali.
Un curricolo si distingue da un piano di studi perché include tutti i mezzi raggiungibili e controllabili, necessari per attuare processi educativi anche se non può arrivare alla specificità e alla determinatezza che sono propri della programmazione.
Dunque i contenuti si connettono in un programma e il programma si specifica come curricolo; il curricolo non si limita a fissare i contenuti: li determina come obiettivi (valutazione educativa), si preoccupa di collegare i contenuti con i metodi di insegnamento/apprendimento, materiali e strumenti didattici, prerequisiti in fatto di abilità, conoscenze e di motivazioni". (De Bartolomeis 1982)
Il termine curricolo viene utilizzato con il significato ampio di progetto scolastico che privilegia un raccordo organico tra teoria e pratica, attraverso percorsi didattici programmati. Un progetto curricolare ha senso solo se costruisce o si propone all'interno di una situazione data, ponendo l'accento sulla coscienza critica e sulla sua non casualità che devono accompagnare sempre il processo di organizzazione-valutazione-strutturazione di un curricolo.
Al curricolo si perviene non soltanto attraverso la competenza professionale e culturale, ma anche attraverso le attività di programmazione che mettono in gioco tutte le risorse per definire obiettivi, strategie didattiche e valutative, selezionare tra i contenuti culturali e i metodi di apprendimento; ma la ragione più importante è che il curricolo comporta un lavoro attivo di progettazione da parte dell'insegnante (come singolo o in gruppo).
CURRICOLO LONGITUDINALE: nella continuità ha la funzione di:
- coordinare i curricoli di tutte le classi, riservando particolare attenzione agli anni-ponte;
- utilizzare essenzialmente gli obiettivi (e gli stili educativi) fra gli elementi strutturali della programmazione;
- individuare gli obiettivi contenuti nei programmi;
- selezionare gli obiettivi attraverso il criterio della continuità;
- disporre gli obiettivi in senso longitudinale.
Il curricolo longitudinale rappresenta un elemento di novità, poiché dà una nota di originalità al tradizionale tipo di programmazione in uso nella scuola. Previsto dalla didattica della continuità, deve ridare credibilità e vitalità alla programmazione curricolare.
Il curricolo è longitudinale non solo perché mira a salire lungo i vari gradienti dei diversi tipi di scolarità, ma essenzialmente perché si sforza di seguire il progressivo sviluppo dell'alunno (Guido C., 1993)

D

DIMENSIONALITÀ’. Numero delle dimensioni di un sistema, oppure estensione del sistema stesso.
DISTRIBUZIONE. Organizzazione di un sistema per cui una sua proprietà o una sua funzione si trovano in alcune o in tutte le sue parti. La d. può essere omogenea per cui la proprietà o la funzione si ritrovano identiche in ognuna delle parti considerate. Altresì la d. può essere disomogenea e la proprietà o funzione allora assume un'organizzazione diversificata e articolata in modo caratteristico, tale che per essere colta va considerata in modo sistemico;
DIDATTICA: insieme organizzato di operazioni, strategie, tecniche finalizzate a sostenere la progettazione e la realizzazione dell'attività di insegnamento apprendimento.
a- Relazione insegnante-alunno: gestione di un rapporto asimmetrico in un contesto scolastico, cioè gestione di processi di insegnamento/apprendimento attraverso la:
- mediazione
- interpretazione tra soggetti e oggetti culturali
- integrazione tra soggetti coinvolti (famiglia, individuo, società)
- ascolto
- trasmissione
b- Progettazione: elaborazione di un piano in grado di indirizzare l'azione educativo-didattica verso il raggiungimento di determinate finalità/obiettivi.
Consente di circoscrivere e di far interagire i seguenti elementi:
- contestuali: fonti informali, esperienza dell'insegnamento, dei colleghi...
- formali: programmi, leggi, dibattito scientifico...
- bisogni e domande dei soggetti coinvolti
(soggetti, genitori, organismi gestionali)
- mezzi
- finalità e obiettivi della scuola.
- conduzione dell'insegnamento: orientare, sostenere, guidare proceduralmente lo sviluppo e l'apprendimento dell'alunno, dall'esperienza e dal vissuto dello stesso, a una prima formalizzazione delle conoscenze attraverso una regia didattica in grado di:
- predisporre il contesto
- scegliere: le attività degli alunni, i metodi,
i mezzi, i mediatori, i raggruppamenti, i tempi, gli spazi. (Quadrante n° 64).
DIDATTICA INCROCIATA: è una delle proposte più significative emerse nel contesto della continuità, cioè una didattica intesa a realizzare momenti di collaborazione incrociata fra docenti e fra alunni delle scuole interessate.
La storia della didattica è ricca di riferimenti a momenti di reciprocità fra docenti e alunni, fra docenti, fra alunni, ma la novità fondamentale che accompagna le attuali iniziative in favore della continuità sta nel fatto che non si tratta di semplici incontri fra docenti fra docenti, né di incontri fra docenti di scuole diverse, ma di reciproca collaborazione di docenti delle due scuole effettuata in classe.
Tali relazioni sono caratterizzate dal fatto che si situano nel quadro di progetti specifici, ben preparati e mirati, a determinati, precisi obiettivi.
Ciò sta a significare che la didattica incrociata, per quanto concerne i momenti di sinergia tra gli insegnanti, deve essere attentamente programmata e verificata, proprio per evitare equivoci e cadute di tono professionale in presenza degli alunni.
Si tratta di realizzare sia incontri veri e propri, sia addirittura attività, ma in comune, quindi come attività partecipate e compartecipate, cioè incrociate tra gli alunni delle classi-ponte, inquadrandosi nell'itinerario di programmazione e dei piani di intervento per favorire la continuità.
DIFFICOLTÀ: condizione di impedimento parziale o totale riguardo all'esecuzione di un'azione o di un comportamento.
La difficoltà può essere legata alla situazione contingente ed essere transitoria oppure, all'opposto, essere connaturata ad una caratteristica del soggetto. In quest'ultimo caso può essere talvolta avviata, almeno in parte, modificando opportunamente l'ambiente.
Il fattore che causa l'impedimento può essere di varia natura: cognitiva, emotiva, anatomica, fisiologica...
DISCIPLINE: rami del sapere specifici propri per ciascun livello di scuola.
DISPOSIZIONE: "il concetto di disposizione è generale: esso comprende tutte le potenzialità della persona. In prima approssimazione possiamo considerare come disposizioni le capacità cognitive, linguistiche, affettivo-emotive, ecc. La capacità di classificare, di comprendere e produrre un testo linguistico, la capacità di dominare gli impulsi, ad esempio, sono disposizioni. Le stesse predisposizioni psicologiche del linguaggio comune come possono essere l'ottimismo (ovvero la capacità di vedere sempre i lati positivi delle situazioni) e l'aggressività (se intesa come capacità di usare la forza) sono da considerarsi disposizioni", (Larocca F., in Dalle Fratte G., 1986)
Le disposizioni sono dunque delle qualità della persona. "Se in sostanza le disposizioni coincidono con delle capacità, non tutte le disposizioni sono funzionali alla realizzazione di progetti storici diversi.
Tuttavia prima che un soggetto operi la scelta del suo concreto progetto storico, è opportuno che in lui si sia sviluppata la maggior parte delle disposizioni che in qualche modo gli possono essere utili in seguito, qualunque sia la scelta che egli farà. È il problema dell'offerta da parte della società delle medesime opportunità educative", (Larocca F., in Dalle Fratte G., 1986)
DIVERSITÀ: caratteristica di un soggetto, di un sistema o di un oggetto che comparativamente evidenzia una non-coincidenza rispetto al termine di paragone.
La diversità può essere espressa in modo qualitativo come non-identità oppure secondo una metrica che stabilisce quanto è diverso un oggetto (un sistema o un soggetto) rispetto ad un altro.
La diversità è relativa ad una caratteristica o ad un insieme di caratteristiche.
Sul piano della continuità il compito della scuola è da una parte di eliminare le diversità socio-etico-politico-economico, ma contemporaneamente di sollecitare in ciascuno la consapevolezza e l'accettazione della diversità di sé attraverso il riconoscimento della diversità dell'altro.
DOCUMENTO (di valutazione): sostituisce la vecchia scheda di valutazione ed è costituito da tre quadri: conoscenza dell'alunno, rilevazione degli apprendimenti, valutazione complessiva dei processi formativi.

E

ELABORAZIONE. In linea generale è lo stesso che computazione (cfr.). Il termine e. ha tuttavia un'accezione più generale, intendendosi con esso una trasformazione non necessariamente computazionale. Il processo di e. implica l'azione di un soggetto che, intenzionalmente ed in modo finalizzato, elabora.
EMERGERE. Scaturire da una struttura-funzione, anche se non in via primaria o diretta. Il sistema (da cui emerge una certa funzione o proprietà) si organizza o evolve verso una condizione che, superando una soglia critica, permette l'emergere di una funzione o proprietà che non è desumibile dalle caratteristiche originarie, analiticamente intese. Tale funzione o proprietà risulta o viene colta a posteriori e deriva dai livelli più organizzati e comprensivi della funzionalità del sistema stesso.
ENUNCIAZIONE. Formalizzazione e trasmissione di un insieme di informazioni secondo il codice linguistico.
EQUIVALENZA FUNZIONALE (O EQUIFUNZIONALITÀ). Proprietà di soddisfare la medesima esigenza da parte di oggetti, eventi, funzioni, etc. anche molto diversi tra loro. La capacità di valutare se due o più oggetti (eventi, funzioni, etc.) sono equivalenti funzionalmente permette di scegliere alternative più economiche o meglio attuabili, dimostrando plasticità strategica e tattica.
ECOSISTEMA FORMATIVO: l'insieme dei fattori ambientali che, nell'interazione con il soggetto, contribuiscono alla sua formazione.
Virtualmente tutto ciò che costituisce l'ambiente che il soggetto, direttamente o meno, esperisce, può avere funzione formativa.
Il realizzarsi di questa eventualità (che come tale è presente sempre e dovunque) dipende dalle caratteristiche e condizioni del soggetto, oltre che dalle conseguenze e dall'interazione con altri soggetti che abbiano nei riguardi del primo intenzioni educativo-formative.
L'accezione di ecosistema formativo può essere ristretta agli elementi ambientali intenzionalmente progettati e predisposti per la formazione del soggetto ed alle persone che, per ragioni istituzionali, affettive, ecc., assumono un comportamento intenzionalmente educativo nei riguardi del soggetto medesimo.
EDUCAZIONE: atto, effetto dell'educare. Si intende il processo attraverso il quale vengono trasmessi gli elementi culturali di un gruppo (della società) ad un soggetto.
Consiste in un intervento attuato in forma processuale, transitivamente dall'educatore all'educando (o riflessivamente autoeducazione), basato sull'interazione fisica, cognitiva e affettiva e tendente alla modificazione permanente ma elastica del comportamento di un soggetto per garantirgli un adeguato livello di integrazione personale nella comunità sociale.
L'educazione implica il rispetto e l'adeguamento dell'educatore alle potenzialità ed alle virtualità del singolo individuo perché questi, nel fare esperienza guidata, possa organizzare un complesso di:
- conoscenze: area intellettiva
- atteggiamenti: area emotivo-affettiva
- procedure d'azione: area motoria
- procedure di comunicazione: area socio-relazionale
atte a renderlo partecipe ed attivo nella vita civile e democratica per la crescita e la formazione culturale ricorrente e permanente della sua persona e della comunità in cui egli opera ed interagisce.
Attività intenzionale diretta a favorire l'integrale sviluppo della persona ed il suo inserimento nella comunità sociale.
È caratterizzata da una duplice finalità: da un lato la integrale ed armonica formazione della persona umana secondo i criteri propri della sua natura e in una dimensione prospettica (aperta cioè al futuro dello sviluppo personale); dall'altro l'integrazione all'interno della comunità sociale e quindi di un patrimonio storico-culturale in cui divenga soggetto attivo in grado di vivere responsabilmente e liberamente.
La difficoltà nella definizione di educazione deriva dalla compresenza di due aspetti fondamentali: l'elemento autoeducativo, caratteristico della persona in quanto realtà dinamica e interiormente attiva, perché disposta alla propria piena autorealizzazione (autoeducazione come caratteristica permanente della persona umana) e l'elemento eteroeducativo del processo cosiddetto "intenzionale" attraverso il quale vengono posti in atto interventi finalizzati alla trasmissione all'educando di modelli comportamentali, sociali, di pensiero, ecc., prefissati.
L'intervento educativo può poi esprimersi in forma "diretta" e "indiretta", (intenzionalmente volute e organizzate), oppure in forme "non intenzionali", o "funzionali", frutto di fattori sociali, ambentali, biologici, ecc.
L'educazione intenzionale si pone dunque come realtà dialogica e sollecitante le forze interiori della persona, cercando di far emergere in essa gli aspetti di responsabilità e autonomia decisionale, anche attraverso una precisa educazione sia all'affettività, sia etico-morale, fondamento, quest'ultima, di ogni personalità matura al di là della pura e semplice istruzione intellettuale.
EDUCAZIONE PERMANENTE: processo educativo che accompagna l'intero arco dell'esistenza del soggetto, partendo dal presupposto che l'educabilità non è specifica di un'età.
Gli interventi educativi che implementano la costante finalità generalissima di promuovere la persona e la personalità, saranno diversificati a seconda delle esigenze che via via si presenteranno nelle diverse età dei soggetti e nei corrispettivi livelli di scuola.
EDUCAZIONE RICORRENTE: interventi educativi scansionati ad intervalli più o meno regolari in modo da interessare il soggetto ripetutamente nel corso della sua esistenza.
ELABORAZIONE DI UN CURRICOLO: si intende la programmazione di occasioni di apprendimento volte a produrre certi cambiamenti negli alunni e l'accertamento del grado in cui essi hanno avuto luogo.
Ciò comporta quattro fasi:
- l'attento esame, basato su tutte le fonti disponibili, di conoscenze e di opinioni fondate, degli obiettivi dell'insegnamento sia a livello di particolari materie sia del curricolo generale;
- l'elaborazione e l'uso sperimentale, nelle scuole, di quei metodi e materiali ritenuti più adeguati al raggiungimento degli obiettivi concordati dagli insegnanti;
- l'accertamento del grado in cui il programma elaborato ha effettivamente raggiunto i suoi obiettivi; questa fase del processo può anche provocare nuove riflessioni sugli obiettivi stessi;
- la fase finale è pertanto il feed-back (effetto retroattivo) di tutte le esperienze compiute, intese come punto di partenza per ulteriori ricerche (quest'ultimo punto indica che l'elaborazione del curricolo è un processo ciclico e che è effettivamente utile concepirlo in questo modo:

metodi e materiali ‹--------------------› obiettivi

accertamento‹--------------------------› feed-back

Così intesa l'elaborazione del curricolo appare un'attività senza alcun punto di partenza, come un processo senza fine. Allo scopo di una discussione, in questo processo, il punto di partenza deve però essere fissato e bisogna indicare una particolare sequenza di fasi, ma nella situazione pratica non è necessariamente così.
La programmazione curricolare deve:
- potenziare la funzione educativa attraverso il raggiungimento di obiettivi prefissati e coordinati in modo razionale, sfruttando tutte le risorse disponibili;
- migliorare la ricerca e la sperimentazione;
- rendere più gratificante e produttivo il lavoro degli insegnanti;
- aderire alla realtà socio-ambientale, ai bisogni dell'alunno, agli sbocchi pratici, alle proposte operative;
- ricercare i collegamenti tra obiettivi a breve, a medio, a lungo termine, contenuti, mezzi e metodi, prerequisiti di conoscenze, capacità, abilità;
- instaurare maggior dialogo e collaborazione fra gli insegnanti perché possano essere un gruppo omogeneo con obiettivi comuni.
EPISTEMOLOGIA: È la scienza che studia in che modo gli elementi della conoscenza si formano e vengono organizzati.
Studio critico della natura e dei limiti della conoscenza scientifica (strutture logiche, fondamenti teorici e metodologia delle scienze).
È l'indagine filosofica sulla conoscenza che cerca di definire la natura della conoscenza, di identificarne le fonti e di stabilirne i limiti.
I limiti estremi secondo cui tutte le conoscenze epistemologiche si muovono, sono da un lato l'empirismo radicale secondo cui ogni conoscenza è derivata dall'esperienza, dall'altro le concezioni che vogliono la conoscenza frutto esclusivo dell'attività della ragione o dell'intelletto, di una qualche forma di intuizione o di ispirazione.
In tutte le epistemologie moderne, si può dire che il problema centrale sia la collocazione fra questi due estremi, cioè la determinazione relativa dei ruoli che, nel processo conoscitivo, rivestono l'esperienza e l'attività teorica del soggetto conoscente.
A questo problema si connette quello del realismo: cioè se conosciamo effettivamente gli oggetti come essi sono o se la mediazione dei nostri organi di senso che ci consentono il contatto con tali oggetti e la nostra attività teorica non forniscano una immagine esclusivamente "per noi" di tali oggetti.
In generale, si può dire che tutte le epistemologie del nostro secolo (con l'eccezione del positivismo logico nella sua formulazione originale), siano di tipo fallibilista: non è possibile cioè raggiungere una conoscenza di tipo assolutamente certo; in ogni caso ciò che oggi crediamo può essere messo in dubbio domani, o dimostrarsi falso con l'acquisizione di nuovi elementi.
Un'altra caratteristica tipica dell'epistemologia contemporanea è quella di essere, soprattutto, teoria della conoscenza scientifica. Un'ultima caratteristica saliente dell'epistemologia contemporanea è quella di essere particolarmente centrata, in generale sulle teorie, anziché sulle singole affermazioni: si è riconosciuto che non è solitamente possibile isolare le pretese conoscitive di una proposizione, di una affermazione, dal corpo della teoria in cui essa si colloca.
L'unità dell'analisi è cioè in genere la teoria e anche quando un singolo enunciato passa inalterato da una teoria all'altra, per il nuovo contesto in cui si viene a trovare, il suo significato muta (e quindi va considerato anche il suo valore conoscitivo).
Per ciò che riguarda le procedure di ottenimento della conoscenza, quelle prese in considerazione sin dai tempi più antichi sono i processi dell'induzione e della deduzione, cui sono associate forme peculiari di logica: a queste forme va aggiunta, per le epistemologie che ne fanno uso, una non meglio identificata intuizione (che è sia fonte di conoscenza, sia processo di acquisizione).
ERRORE: nel linguaggio comune l'errore è l'alternativa della risposta esatta. In termini cibernetici l'errore viene considerato uno scarto o una differenza tra segnale presente all'entrata di un sistema a regolazione automatica e segnale in uscita.
Nell'apprendimento l'errore può essere considerato la differenza tra l'ipotesi e la verifica, vale a dire tra la risposta data e la conoscenza dei risultati (Trisciuzzi L.).
ETICA: nell'accezione comune, quando si parla di etica, si allude a quella scienza che interroga e si interroga sui valori che presiedono la vita dell'uomo, che hanno cioè nella realtà dell'uomo il riferimento più immediato e universalmente riconosciuto.
Ma l'uomo è un "essere per", un "essere con", perciò ogni assunto etico va commisurato in relazione a sé, agli altri, al mondo.
Di qui la triplice funzione dell'etica: è indicativa di valori e di orientamenti generali; ha compiti interpretativi e valutativi circa l'esistente; è normativa per la prassi personale e sociale.
Gli elementi costitutivi propri dell'uomo che rimandano ad altrettanti valori etici fondamentali sono:
- la libertà quale tendenza a realizzare pienamente se stessi
- la relazionalità quale tendenza a realizzarsi in rapporto agli altri
- la storicità dell'esistenza quale tendenza a realizzarsi nel presente in un dialogo fecondo con il passato già costituito ed ereditato ed un futuro aperto a novità e nuove responsabilità.

F

FUNZIONE. Attività o insieme di attività svolte da un sistema biologico (organo o organismo) o dall'uomo. Tale o tali attività sono in relazione a un fine con cui esse sono in rapporto in virtù dell'intenzionalità (biologica o simbolica, rispettivamente) del sistema stesso. Il sistema intenzionale può altresì coinvolgere sistemi fisici e/o chimici nella propria azione, assegnando o attribuendo ad essi una funzione che intrinsecamente non avrebbero.
FINALITÀ: scelte di basi irrinunciabili, idee di fondo verso le quali è diretta l'azione complessiva di uno o più soggetti entro una situazione interattiva o specificamente didattica.
La procedura per il conseguimento di una finalità prevede:
- accertamento delle condizioni ambientali
- accertamento delle condizioni d'esercizio (relative al soggetto)
- definizione della successione cronologica delle sottodisposizioni e dei possibili percorsi alternativi.
FORMAZIONE: complesso di interventi educativi diretti da specifiche finalità, collegati a peculiari ambiti di espressione della propria autonomia e socialità per assumere un ruolo produttivo nella continuità. La formazione (concetto chiave che costituisce la dinamica interna del processo educativo) è un processo attraverso cui la persona, sviluppando le proprie potenzialità, acquisisce qualità, abitudini, abiti di pensiero e di comportamento, in modo da poter vivere ed agire positivamente nelle nuove condizioni di vita del mondo contemporaneo.
"Il termine formazione sta a indicare, del fatto educativo, la sua effettualità e la sua intenzionalità. Formare, formarsi ed essere formati indicano qualcosa in cui l'educazione viene considerata come un insieme di effetti ed un insieme di attività finalizzate. Formare significa riuscire a far interiorizzare qualcosa e formarsi vuol dire che qualcosa sta diventando parte di sé", (Massa R., 1987)
I processi ed i meccanismi con cui la formazione viene solitamente descritta e spiegata, sono stati esposti attraverso i costrutti elaborati dalle scienze umane nell'ambito dei rispettivi campi di studio.
Così la formazione dell'uomo è stata vista dalla psicologia come processo di apprendimento relativo al sistema della personalità, dalla sociologia come processi di socializzazione relativo al sistema della società, dell'antropologia come processo di inculturazione relativa al sistema della cultura.
G

GERARCHIA. Differenziazione e organizzazione dell'insieme dei ruoli dei componenti di un sistema. La differenziazione è tale che comporta asimmetrie dei poteri di causazione tra i componenti, i cui ruoli e le cui funzioni vengono ad integrarsi in vista di una funzione o di uno scopo che coinvolge il sistema in toto. La gerarchia non comporta necessariamente la rigidità della struttura che costituisce.
GIORNALE (dell'insegnante): è lo strumento personale di ciascun docente col quale viene documentata l'attività di programmazione, didattica e valutativa. In esso vengono registrate anche le osservazioni sistematiche degli alunni.

I

IMITAZIONE. Riproduzione di un oggetto, sistema o evento in maniera integrale. L'i. può dirsi riuscita se, in relazione allo scopo per cui è stata realizzata, può sostituire ciò che è stato imitato senza differenze percepibili né conseguenze rilevanti che modificano i suoi rapporti con l'ambiente.
IMPLEMENTARE. Trasporre sul piano attuativo uno scopo, un principio o un criterio. È un'operazione in cui sono (relativamente) ininfluenti le modalità ed i particolari, mentre è essenziale che si raggiunga lo scopo o si soddisfino le esigenze per le quali è stata messa in atto. Un'attuazione, che corrisponda o sia pertinente a certi scopi, è funzionale a questi ultimi. Si tratta comunque di un rapporto asimmetrico ma non rigorosamente unilaterale. Le modalità implementative finiscono sempre per avere una loro influenza sullo scopo implementato, contribuendo a definirlo in un certo modo anziché in un altro, etc.
INDIVIDUALITÀ. Insieme di caratteristiche riferite a organismi e persone. In base a tali caratteristiche l'organismo o la persona possono mantenere la propria distinzione dall'ambiente, separando nettamente identità e alterità. Mentre per l'organismo esiste una i. biologica, per la persona esiste una i. biologico-mentale, più complessa e qualitativamente diversa.
INSEGNAMENTO. Azione con cui un soggetto, interagendo con un altro, si propone lo scopo di far acquisire a quest'ultimo una competenza teorica e/o pratica. Il possesso delle competenze necessarie da parte di chi insegna, oltre all'intenzionalità della sua azione, fanno definire quest'ultima di i. Affinché l'i. sia avvenuto occorre che, nell'altro soggetto, ci sia apprendimento.
INTEGRAZIONE. Processo o condizione per cui i componenti di un sistema sono tra loro (ciascuno con tutti gli altri) in relazione tale che il sistema stesso possa dirsi unitario. La modificazione di uno dei componenti equivale, con le dovute trasposizioni, alla modificazione dell'intero sistema.
INTELLIGENZA. Proprietà che si riconosce ad un sistema che sia in grado di organizzarsi e di rapportarsi con l'ambiente cogliendo, selezionando e utilizzando gli elementi rilevanti (la rilevanza è attribuita loro dal sistema stesso) in funzione di scopi e intenzioni che tale sistema ha elaborato e deciso in termini di autodeterminazione.
INTELLIGENZA ARTIFICIALE (I.A.). Tentativo fatto dall'uomo di realizzare un sistema dotato delle proprietà (o di alcune delle proprietà) che fanno definire intelligente un sistema naturale.
INTERAZIONE. Scambio di influenze e di effetti senza che sia isolabile l'azione di ciascuna delle due o più parti in causa. Le dinamiche interattive coinvolgono gli interagenti in un sistema unico che li comprende. Il flusso di effetti può essere asimmetrico, ma senza che tuttavia si possa separare (se non convenzionalmente) un'«andata» da un «ritorno».
IDENTITÀ. La maniera in cui in questi ultimi anni si è modificato il significato di identità, dà risalto al parallelismo esistente tra evoluzione della percezione di sé ed evoluzione della percezione della realtà esterna. Nel linguaggio comune, dove tale termine fino a non molto tempo fa manteneva le caratteristiche tradizionali di uguaglianza di se stessi e di continuità, è entrato il significato psicosociale indicante un io fluido, multiforme e problemico, definito dal ruolo sociale svolto dall'individuo, dal gruppo di riferimento cui appartiene oppure dal controllo intenzionale dell'immagine.
In ogni caso tale significato psicosociale indebolisce, se non elimina del tutto, il collegamento tra identità e continuità della personalità. Esclude anche la possibilità che l'identità venga definita dalle azioni compiute da una persona e dalla testimonianza pubblica di quste azioni. Nel suo nuovo significato il termine registra la progressiva scomparsa del vecchio senso di una vita come storia di vita e come narrazione, cioè un modo di concepire l'identità basato sulla fede in un mondo pubblico durevole, rassicurante nella sua solidità, che va oltre la vita del singolo individuo e che supera in qualche modo il giudizio su di essa. (Lasch C.)
INDICATORI: costituiscono gli obiettivi generali di ciascuna disciplina e valgono per tutte le classi, essendo previsto l'individuazione di obiettivi specifici adeguati per ogni classe.
INDIVIDUALITÀ: insieme delle caratteristiche riferite a organismi e persone. In base a tali caratteristiche l'organismo o la persona possono mantenere la propria distinzione dall'ambiente, separando nettamente identità e alterità.
Mentre per l'organismo esiste una identità biologica, per le persone esiste una identità biologico-mentale, più complessa e qualitativamente diversa.
INDIVIDUALIZZAZIONE: nel rapporto educativo si adegua alle diverse fasi dell'età evolutiva e tiene conto delle differenze che caratterizzano gli alunni in relazione alle attitudini, all'intelligenza, alle reazioni affettive, al carattere ed ai ritmi di apprendimento.
INSEGNAMENTO: azione con cui un soggetto, interagendo con un altro, si propone lo scopo di far acquisire a quest'ultimo una competenza teorica e/o pratica. Il possesso delle competenze necessarie da parte di chi insegna, oltre alla intenzionalità della sua azione, fanno definire quest'ultima insegnamento.
Affinché l'insegnamento sia avvenuto, occorre che nell'altro soggetto ci sia apprendimento.
Indica le strategie adottate in una scuola per farsi carico della responsabilità relative non solo all'istruzione, ma anche alla promozione sistematica dell'apprendimento.
INSEGNAMENTO-APPRENDIMENTO (rapporto docente-discente): le categorie insegnamento-apprendimento nella logica della didattica sono determinate funzionalmente e personalmente: i docenti insegnano, i discenti apprendono.
Entrambi i concetti sono interrelati anche l'uno all'altro: insegnare implica apprendere e apprendere implica insegnare. Un concetto che definisse un insegnamento "per apprendimento" e un apprendimento "per insegnamento" illuminerebbe il continuum tra l'una e l'altra categoria.
Il rapporto insegnamento-apprendimento è una relazione sistematica di partenza delle costruzioni didattiche.
Argomenti per la relazione insegnamento-apprendimento come relazione didattica (teorica) di partenza:
- la lezione viene in realtà messa in scena e costituita attraverso la relazione contenutistica tra insegnamento e apprendimento. L'insegnamento si riferisce fin dall'inizio all'apprendimento: l'apprendimento esiste anche senza insegnamento.
Controargomento: il configurarsi della prassi didattica come lezione scolastica si compie come fenomeno pedagogico nello specifico contesto del rapporto pedagogico. Qui esistono posizioni sopraordinate e subordinate: l'educazione costituisce questo rapporto: egli educa e gli allievi vengono educati.
Solo l'educatore ha una competenza pedagogica.
- Dall'interdipendenza tra insegnamento e apprendimento consegue che docenti e discenti costituiscono e configurano la lezione.
Controargomento: dal legame tra configurare e guidare risulta che la configurazione pedagogica è orientata al concetto, è più o meno derivata da una teoria. Ciò presuppone specifiche competenze pedagogico-didattiche, qualifiche e competenze.
- Docenti e discenti sono, nel senso della competenza, responsabili della lezione; è un compito comune.
Controargomento: il concetto di competenza pedagogico-didattica è un livello di qualificazione che spetta solo al pedagogo. I discenti possono certo disporre di competenze sulle azioni necessarie durante le lezioni, ma non di competenza didattica. Questa è proprio dei docenti come titolari della competenza didattica e giustifica il loro ruolo dominante nella lezione.
La posizione di soggetto non significa solo la riduzione della posizione dell'allievo al soggettivo, non significa eliminazione della posizione, tutta da definire, di oggetto dei discenti nell'ambito del rapporto pedagogico non significa l'eliminazione delle intenzioni e dei programmi pedagogici e neanché dell'intenzione di intervenire, guidare, cambiare.
Inoltre la posizione di soggetto non può venir ridotta alla posizione di attività cognitiva dei discenti (altrimenti poteva bastarci il concetto di attività intellettuale).
La posizione di soggetto si riferisce a:
- processo di acquisizione di contenuti didattici
- ai rapporti sociali all'interno della lezione della scuola e del suo ambiente sociale
- al processo di configurazione della lezione.
I tre aspetti costituiscono il punto qualitativo di una mutata ottica teorico-didattica dei rapporti tra docenti e discenti e il fulcro di ciò che si può definire la posizione didattica di soggetto dei discenti.
Da ciò risulta che i discenti agiscono da una posizione con-decisionale, con-organizzativa e con-responsabile ("co" si riferisce alla didattica nel complesso); esistono però settori e ambiti della didattica dove bisogna decidere e essere responsabili senza "rete pedagogica" ovvero senza "co": nella lezione, nella classe, nella scuola. Ciò esige una visione diversa della classe come comunità di apprendimento e di lavoro.
- Una tale visione della posizione di soggetto dei discenti esige anche una nuova visione della posizione di soggetto di docenti. La didattica come teoria della lezione deve sviluppare concetti in cui gli spazi di azione e di organizzazione dei docenti e dei discenti vengono ampliati, si sviluppano consecutivamente.
La posizione di soggetto dei discenti non può venir pensata e concettualizzata senza la posizione di soggetto dei docenti.
Docenti e discenti sono il "soggetto collettivo" del processo didattico ovvero anche gli aspetti della configurazione e della gestione della lezione vanno visti nella loro dimensione collettiva (Klingberg L., La questione del rapporto docente-discente nel processo didattico, Rinascita della scuola, n° 4, 1993).
INSEGNANTE (ruolo): sulla base delle aspettative e delle funzioni che l'insegnante svolge all'interno della scuola, il suo ruolo si definisce come:
- mediatore di cultura
- guida all'attività di apprendimento
- formatore e coordinatore della relazione con e fra alunni
- costruttore della progettazione didattica di cui valuta la realizzazione
- soggetto che promuove e qualifica la partecipazione
- interprete della domanda sociale di formazione
- membro del gruppo docente di una scuola
- ricercatore/operatore aggiornato
- soggetto che predispone dispositivi di continuità con la scuola precedente e quella successiva.(Quadrante n° 64, marzo 1995)
INSIGHT: fase che precede la risoluzione di un problema. Si tratta della improvvisa comprensione dei rapporti che legano gli elementi di una situazione in una nuova struttura cognitiva.
INTEGRAZIONE: processo o condizione per cui i componenti di un sistema sono tra loro (ciascuno con tutti gli altri) in relazione tale che il sistema stesso possa dirsi unitario. La modificazione di uno dei componenti equivale, con le dovute trasposizioni, alla modificazione dell'intero sistema.
INTELLIGENZA: proprietà che si riconosce ad un sistema che sia in grado di organizzarsi e di rapportarsi con l'ambiente cogliendo, selezionando e utilizzando gli elementi rilevanti (la rilevanza è attribuita loro dal sistema stesso) in funzione di scopi e intenzioni che tale sistema ha elaborato e deciso in termini di autodeterminazione.
Capacità dell'organismo di adattarsi in modo attivo e efficace all'ambiente.
Capacità di cogliere gli elementi determinati di una situazione.
INTENZIONALISMO: attività scelte in vista del raggiungimento di finalità e obiettivi.
INTENZIONALITÀ: ottica dell'azione educativa  e didattica.
INTENZIONALITÀ EDUCATIVA: "È l'insegnante che promuove e orienta i comportamenti degli allievi. È lui che possiede l'iniziativa nella situazione educativa, nell'ambito della scuola tradizionale", (Postic M., 1983)
Questa è un'autorità che deve essere usata nella maniera migliore. Deve essere trainante e al servizio dell'alunno.
"L'intenzionalità dell'educatore si esprimerà nel capire che cosa chiede l'altro, nel mettersi con lui in un atteggiamento di autentica comprensione cioè di disponibilità a condividere attese, desideri, angosce, entusiasmi; da parte dell'educando; l'intenzionalità si esprime nella disponibilità ad ascoltare ed accogliere ciò che l'altro mette in gioco di sé, sia sul piano esistenziale, che intellettuale, che sociale", (Iori 1988).
Per questo un insegnante deve essere molto preparato sul piano pedagogico.
"Ciò che serve didatticamente ad un insegnante, non è sapere alla pefezione qual'è la scaletta delle risposte corrette, ma sapere come fare le domande giuste per aiutare nel livello di concettualizzazionee di comunicazione dell'alunno", (Rossini 1988).
Piuttosto che insegnare egli deve permettere agli allievi di identificare i problemi da soli, stimolare la loro attività affinché conducano l'indagine", (Postic  M., 1983)
Il lavoro svolto così acquista valore che non è tanto quantificabile con un voto, ma classificabile come esperienza. il lavoro svolto diventerà gratificante e stimolante conducendo l'allievo a porsi quelle domande che ogni giorno possono svelare uno spicchio di verità.
"La relazione insegnante-allievo è influenzata dalla presenza attiva del gruppo di pari, come anche dalla qualità dell'intervento dell'insegnante. Aspettative e valutazioni provengono sia dall'insegnante che dal gruppo dei pari; il comportamento di un certo allievo è determinato sia dall'immagine che egli si fa dei suoi compagni che da quello dell'insegnante. Ogni allievo, attraverso i processi di interazione, valuta l'importanza che gli altri attribuiscono in un determinato ruolo in una situazione particolare", (Postic M., 1983) così che la qualità dell'insegnante assume un valore importantissimo per la classe.
"Educatore e educando interagiscono quando la logica di ciascuno, incontrandosi con l'altro, sa modificarsi fino al punto di poter costruire con l'altro un qualcosa di nuovo che non ci sarebbe stato senza una transizione", (De Giacinto, In Iori, 1988).
L'armonia e l'angoscia si trasmettono aumentando i ritardi e le difficoltà. Soltanto quando si sentirà sereno, nella ricerca svolta in modo professionalmente serio otterrà i risultati voluti", (Rossini).
Per ottenere un buon rapporto con la classe è importante conoscere i propri allievi. Per conoscere meglio gli alunni dovranno esistere dei momenti di colloquio personale "perché permette di formarsi un'immagine ideale del soggetto, ne dà una conoscenza più viva ed è quanto mai utile per cogliere gli elementi più consoni allo sviluppo multilaterale alla personalità dell'individuo", (Mercatali 1991).
"Ogni allievo si colloca in rapporto all'insegnante è in rapporto ai suoi coetanei e in quell'ambito egli impara ad adattare i suoi bisogni, le sue esigenze al comportamento degli altri", (Postic M., 1983)
INTERDISCIPLINARITÀ: interazione tra due o più discipline; tale interazione può andare dalla semplice comunicazione di idee, fino alla integrazione reciproca dei concetti direttivi, della teoria della conoscenza, della metodologia, delle procedure, dei dati e della organizzazione della ricerca e dell'insegnamento.
Processo di interazione tra discipline per la risoluzione di un problema nelle sue interconnessioni e interrelazioni.. Il problema si incentra su possibilità di reciprocità interattiva, in un arricchimento e ininterrotta metamorfosi (ibridazione feconda di Piaget).
L'interdisciplinarità renderà capace l'alunno di "apprendere ad apprendere",al fine di "apprendere ad essere"...Semplifichiamo però che l'interdisciplinarità non è omodisciplinarità, essa presuppone e conserva la molteplicità, ma la unifica; pone l'unità nella diversità". (Titone R., 1987)
"Il principio maritainiano del distinguere per unire, la distinzione (cioè la specializzazione) è essenziale per realizzare il massimo della efficacia analitica ed operativa; l'unificazione è indispensabile per ottenere un'effettiva comprensione del problema esaminato in tutte le sue dimensioni ed in tutti i suoi risvolti umani. La prima può essere la direzione della scienza, mentre la seconda è sicuramente quella della saggezza". Per questo motivo l'interdisciplinarità diventa un modo per arricchirsi tramite il reciproco scambio, non di attenuare le differenze: non è un compromesso reciproco tra scienze, ma una reale collaborazione tra intelligenze". (Scurati C., 1974)
Anche la natura ci ha dotato di un sistema intellettivo che si riallaccia a questo presupposto "esiste dunque una pluridimensionalità organica della mente che si ricompie in una sostanziale congruità e continuità di momenti e di aspetti tali per cui l'insegnamento deve corrispondere alla naturale organica disposizione interdisciplinare dell'individuo". (Scurati C., 1974)
Un gruppo interdisciplinare si compone di persone che hanno ricevuto una formazione in diversi campi di conoscenza (discipline), aventi ciascuno dei concetti, metodi, dati, termini propri.

INTERDISCIPLINARITÀ LINEARE: si ha allorché una legge già esistente nell'ambito di una disciplina, viene trasferita nell'insieme normativo di un'altra mediante un processo di estensione del potere normativo di tale legge, da un campo all'altro.
INTERDISCIPLINARITÀ RISTRETTA: "si ha nel caso in cui varie discipline interagiscono in ordine a qualche definito obiettivo di ricerca e campo di applicazione", (Scurati C., 1974)
INTERDISCIPLINARITÀ STRUTTURALE: caso in cui l'interazione tra due o più discipline dà luogo all'istituirsi di un nuovo corpo disciplinare non più riducibile alla pura somma degli apporti disciplinari di partenza.(ad es. la cibernetica come nuova risultante dell'integrazione di strutture tecnologiche, matematiche, neurofisiologiche, informatiche).
INTERAZIONE: scambio di influenze e di effetti senza che sia isolabile l'azione di ciascuna delle due o più parti in causa.
Le dinamiche interattive coinvolgono gli interagenti in un sistema unico che li comprende. Il flusso di effetti può essere asimmetrico, ma senza che tuttavia si possa separare (se non convenzionalmente) una "ondata" da un"ritorno".
In campo pedagogico si considerano i fenomeni di interazione nelle diadi: individuo-società, individuo-ambiente, libertà-autorità, istruzione-educazione, ecc.
INTERESSE: atteggiamento di valenza positiva verso determinati oggetti, situazioni; attività, che si sviluppa nell'interazione tra individuo e ambiente.
Implica una componente affettiva (attrazione), una cognitiva (rappresentazione di sé e della realtà) ed una comportamentale (azione).
INTERFUNZIONALITÀ DELLA PERSONA: se consideriamo la personalità composta da diverse sfere, si possono individuare relazioni simmetriche che legano ciascuna a ciascun'altra, secondo un modello di interazione circolare in cui esiste interfunzionalità sistemica.
Schematicamente:
- la corporeità individuale influenza i sentimenti inibendo o accentuando la loro intensità. cioè l'espressione fisica di un sentimento tende ad accentuarne l'intensità; viceversa il dissimularlo. È un'influenza somato-psichica.;
- psicosomatica: lo stato affettivo tende a riflettersi nell'espressione mimica, negli atteggiamenti, nella gestualità e in tutto il comportamento (somatizzazione delle emozioni);
- l'interesse per un argomento, la gratificazione procurataci da un certo (o da un certo altro) procedimento logico dal suo esito, il desiderio di conoscere sono certo fattori di influenza dell'emotività sulla sfera logico-cognitiva;
- conoscere i propri sentimenti, la dinamica delle emozioni permette già di per sé una forma di controllo, di guida, di influenza sulle proprie dinamiche emotive; sapere, attraverso l'introspezione riflessiva e/o uno studio specifico sulla natura e le caratteristiche di ciò che "sentiamo", significa già "sentire"in modo diverso;
- la struttura e la strutturazione del nostro sapere, i procedimenti logici che utilizziamo ai fini elaborativi, i presupposti su cui più o meno consapevolmente
ci basiamo, sono frutto dell'interazione e dell'interscambio con gli altri. il mondo degli altri, direttamente o indirettamente (anche come contesto culturale) costituisce la matrice formativa della sfera logico-cognitiva;
- la capacità di valutare, selezionare, elaborare, decidere, permette di regolare soggettivamente il proprio rapporto con gli altri. Nell'interazione con l'ambiente a cui, in assoluto, non è possibile sottrarsi, il soggetto ha un margine significativo di libertà e di autonomia per poter gestire tale rapporto secondo le proprie esigenze e la propria originalità;
- la presenza più o meno diretta degli altri condiziona il nostro essere fisico:
- gli aspetti del nostro corpo che sono tali per natura e tutti quei particolari che alcuni AA. chiamano "anatomia sociale" e quelli che più o meno consapevolmente decidiamo  influiscono sui rapporti che si stabiliscono con gli altri, aiutano od ostacolano l'introduzione in un ambiente.
-il vivere in modo consapevole e competente la propria corporeità costituisce possibilità di controllo, guida, modifica in termini di:
. atteggiamenti, espressioni, gesti (comunicazione)
. organizzazione delle azioni dal punto di vista funzionale (prassi)
. gestione di abitudini igieniche, alimentari...
- il vissuto corporeo sia in termini di input che di out-put è fondamentale alla formazione di strutture e funzioni logico-cognitive (come Piaget e altri hanno indicato)
- il nostro "sentire" guida, condiziona, modifica continuamente i nostri rapporti con gli altri.
- la presenza più o meno diretta degli altri, il nostro rapporto con loro, inducono modificazioni più o meno profonde nel nostro "sentire" provocando, accentuando, attenuando o modificando le nostre dinamiche emotive.
IPERTESTO: si intende semplicemente la scrittura non sequenziale (Theodor Holm Nelson, Literary machines, 199O).
Pertanto si può ad esempio partire da qualunque parola (del dizionario) e "navigare" nel testo in modo non sequenziale, saltando da parola a parola, seguendo le proprie suggestioni e curiosità.
Oggi è fondamentale il supporto elettronico perché:
- il passaggio tra termini associati è più facile e immediato
- è possibile stratificare le informazioni in modo che il lettore possa accedere a livelli di profondità e di dettaglio sempre maggiori, avendo comunque visualizzato solo quelli necessari al momento
- è possibile introdurre nell'ipertesto informazioni non testuali (immagini, animazioni, filmati, parlato, ecc.) facendo dell'ipertesto un ipermedia.
Secondo Nelson gli obiettivi praticabili di uso didattico degli ipertesti sono i seguenti:
- far confrontare l'alunno con contenuti unitari, osservabili sotto più ango-lazioni disciplinari, per sviluppare una visione unitaria del sapere
- favorire quello che Pellerey chiama l'apprendimento significativo, ossia il collegamento del nuovo materiale con capacità e concetti già posseduti
- abituare all'uso di più codici espressivi (testuale, sonoro, iconografico, di animazione, ecc.)
- proporre una molteplicità di fonti di informazioni dello stesso tipo o di tipi diversi, per abituare al confronto, alla ricerca, alla verifica e alla collabo-razione
- consentire ad ogni alunno di crearsi una propria pista cognitiva, partendo dalle sue personali inclinazioni e dalla preparazione del momento
- presentare diversi livelli di profondità di analisi del materiale proposto, a seconda degli interessi e delle competenze già acquisite
- permettere ai docenti di costruire del materiale flessibile, aperto ai contributi dei colleghi, con l'unico prerequisito di conoscere la propria disciplina e senza essere dei tecnici informatici
- consentire una molteplicità di assi di lettura: sincronico-diacronico, individuo-società, paratattico-ipotattico, ecc. (Bellipanni M., RES, 2,1994)
ISTRUZIONE: concetto chiave che costituisce la dinamica interna del processo educativo, è identificabile nel processo con cui la personalità, assumendo nella propria struttura la cultura dell'ambiente, si avvale personalmente delle proprie qualità, abitudini, abiti e capacità per utilizzarle in funzione sociale.
L'istruzione non è quindi tanto una trasmissione di cultura, quanto soprattutto
la promozione e la formazione di una potenzialità che consente a ciascuno di procedere da solo alla ricerca e di costruirsi una personale cultura interiore. Essa quindi non solo stimola il processo di formazione, ma lo ordina, lo disciplina, lo potenzia al massimo. (Giugni G., 1989).
L'istruzione si può definire come una regione strutturale della struttura educante relativa alla immissione e alla acquisizione di nozioni, abilità, condotte e soprattutto schemi comportamentali. (Massa R., 1987).
Essa non significa accumulo di conoscenze o acquisizione di concetti in modo semplicemente mnemonico; significa piuttosto "ristrutturazione delle conoscenze" e questa operazione implica una partecipazione attiva del soggetto e l'acquisizione di concetti che si evolvono con l'aiuto della sua stessa attività mentale.
Lo stesso significato etimologico del termine istruzione, indica un processo di operazioni con cui la mente si costruisce formalmente (acquisizione di abiti e di capacità) e materialmente (acquisizione di concetti).
L'istruzione perciò costituisce una "infrastruttura" della personalità che, attraverso l'incorporazione di conoscenze nelle proprie strutture mentali e l'assunzione di valori, rende il soggetto più capace e più attivo e cioè accresce la sua capacità di acquisire, trasformare e trasferire ciò che apprende.
Appunto per questo l'istruzione non è un fenomeno parziale ma totale, altamente integrato di tutta la personalità. Investe tutti gli aspetti della personalità e non solo la sfera intellettiva, per cui non è possibile differenziare quest'ultima dall'emotività, dalle motivazioni e dalle caratteristiche della personalità.
La correlazione tra istruzione e sviluppo della personalità comporta la necessità di non ignorare, nel programmare l'istruzione, ciò che si conosce intorno allo sviluppo mentale, alle limitazioni che implica e alle opportunità che offre.
Possiamo quindi affermare che il processo educativo si realizza in ordine agli obiettivi da raggiungere attraverso una dinamica interiore costituita dai processi complementari della formazione e dell'istruzione.
Tale processo è complesso in quanto implica lo sviluppo della potenzialità umana e la formazione di uomini in grado di vivere attivamente nella società.
Attività intesa a far acquisire, attraverso un insegnamento metodico, un complesso di cognizioni teoriche o pratiche, per una formazione culturale generale o una preparazione specifica.

L

LOGICA (FORMA-). Modalità di formalizzazione (codificazione) delle informazioni, per la quale di queste ultime vengono colti e trasmessi gli aspetti qualitativi.
LOGICA (SINTASSI-). Insieme di modalità procedurali per la trasformazione di informazioni codificate in forma logica.
LEZIONE: è un processo sociale specifico con una specifica struttura comunicativa e cooperativa. Come evento comunicativo sui generis, la lezione è caratterizzata nei suoi ambiti propri da intrecci definibili di strutture comunicative simmetriche e asimmetriche.
Anche la dove la logica del rapporto pedagogico dominano strutture asimmetriche, la lezione avviene come atto sociale sul piano dell'interazione personale, quindi in un rapporto soggetto-soggetto.
LIVELLI (di apprendimento): costituiscono il grado di conoscenze e di abilità acquisiti dall'alunno nelle varie discipline.

M

MATEMATICA (FORMA-). Modalità di formalizzazione (codificazione) delle informazioni, per la quale di queste ultime vengono colti e trasmessi gli aspetti quantitativi.
MEMORIA. É il persistere di una condizione raggiunta con l'esperienza esteriore-interiore, ovvero con l'apprendimento.
MENTE. Insieme di proprietà e funzioni emergenti dal S.N. tali che permettono al soggetto l'attività di pensiero e la coscienza. L'attività di pensiero consiste nella costituzione e nella trasformazione di un sistema di concetti, idee, simboli non dotati di una loro realtà materiale, ma in interazione circolare (compresi i poteri causativi) con il S.N. che le implementa.
MODULARITÀ. Caratteristica della struttura di un sistema che non è unitario, essendo al suo interno riconoscibile un insieme di sotto-sistemi che, pur essendo in stretto rapporto tra loro (fino, talvolta, alla totale integrazione), rimangono individuabili e conservano una relativa indipendenza funzionale e strutturale. Il ruolo dei diversi moduli nell'economia complessiva del sistema non è detto sia lo stesso: si può rilevare un'organizzazione gerarchica che non consente un'incondizionata interscambiabilità dei moduli stessi.
MAPPA (del sapere): si ha una mappa quando le conoscenze dichiarative vengono congiunte tra loro con parole legame che costituiscono la "navigazione" della mappa stessa.
Una mappa è l'espressione irripetibile dell'individuo o del gruppo di individui che, pensandola, l'ha visualizzata.
Ci sono tuttavia mappe concettuali che sono più stabili: le mappe concettuali delle discipline che sono le rappresentazioni di un convenzionamento fatto dagli studiosi di un determinato campo concettuale rispetto a concetti considerati nodali.
Per Bruner (Dopo Dewey. Il processo di apprendimento nelle due culture, Armando, Roma, 1979) la struttura di una disciplina intesa come deposito di informazioni, è data dai suoi concetti chiave e dai suoi principi organizzatori che, come tali, permettono di inquadrare i vari dati dell'esperienza e le varie conoscenze in modo organico.
Rispetto ad altri tipi di strumenti didattici la mappa contiene le relazioni tra i concetti e in questo modo permette di passare efficacemente agli studenti, non solo ai contenuti, bensì anche agli aspetti processuali e procedurali, affrontando gli aspetti metacognitivi dell'apprendimento e cioè la conoscenza e il possibile monitoraggio del proprio individuale, unico, soggettivo processo di apprendimento (Gagné E., Psicologia cognitiva e apprendimento scolastico, SEI, Torino, 1985) (Bargero M.L., RES, 2, 1994).
METODO: insieme di strumenti, tecniche, modalità e clima educativo che vengono scelte e integrate nelle situazioni didattiche per proporre contenuti e perseguire obiettivi.
METODO SPERIMENTALE: procedimento rigoroso, condotto secondo precise regole formali, effettuato in laboratorio allo scopo di verificare la validità di un'ipotesi, mediante il controllo delle variabili implicate in un certo fenomeno.
Si distingue dalla semplice osservazione in quanto lo sperimentatore può manipolare le variabili in gioco.
MISURAZIONE (TECNICHE): nell'ambito degli strumenti utilizzabili per l'osservazione sistematica della situazione di classe, è metodologicamente possibile ritrovare tre tipi di tecniche di misurazione:
- i sistemi di categorie che comportano la registrazione di comportamenti avvenuti in una certa unità di tempo e avendo predeterminato delle categorie sulla cui base vengono successivamente esaminati i dati registrati;
- i sistemi di segni che consistono in elenchi di comportamento o di indici critici che possono o meno capitare durante l'insegnamento in classe;
- le scale di valutazione in cui, partendo dall'osservazione del comportamento, si attua una stima del grado in cui una persona ha o meno una certa caratteristica (atteggiamenti vari dell'insegnante o dell'alunno), (Groppo M., 1976; Groppo M., Liverta Sempio O., Sacchi A., Strigelli M., 1979).
MODELLO: costruzione di tipo teorico, matematico o fisico, che riproduce in forma esemplificata l'insieme dei processi che costituiscono un determinato aspetto del mondo reale.
La manipolazione degli elementi del modello, detta simulazione, consente di prevedere quello che accadrebbe in una certa situazione, qualora venissero modificate determinate circostanze.
MODULARITÀ: caratteristica della struttura di un sistema che non è unitario, essendo al suo interno riconoscibile un insieme di sotto-sistemi che, pur essendo in stretto rapporto tra loro (fino talvolta alla totale integrazione), rimangono individuabili e conservano una relativa indipendenza funzionale e strutturale.
Il ruolo dei diversi moduli nell'economia complessiva del sistema non è detto sia lo stesso: si può rilevare un'organizzazione gerarchica che non consente un'incondizionata interscambiabilità dei moduli stessi.
MODULO: è l'elemento costitutivo della nuova didattica nella scuola elementare. Raggruppa di norma due classi affidate a tre docenti ognuno dei quali è titolare di specifico ambito disciplinare.
MOMENTO DIDATTICO: in metodologia della didattica riguarda la scelta delle finalità e degli obiettivi.
MOMENTO PEDAGOGICO: in metodologia riguarda la posizione delle finalità dell'azione educativa.
MOTIVAZIONE: ciò che dà al comportamento direzione, intensità e intenzionalità. La motivazione avvia il comportamento determinandone la consistenza nel tempo verso il raggiungimento di mete specifiche.
Influiscono sulla motivazione sia eventi esterni che interni.
MULTIDISCIPLINARITÀ: giustapposizione di discipline diverse, talvolta senza alcun rapporto tra loro; più discipline vengono utilizzate per rispondere ad un problema, senza che le varie discipline interagiscano, senza che si abbiano "ibridazioni feconde" fra le discipline stesse. Ogni disciplina tende a rispondere dallo specifico punto di vista e a rimanere irriducibilmente se stessa. La spiegazione finale sarà la somma delle spiegazioni parziali (es. studio di un fenomeno da un punto di vista storico, sociologico, ecc.).
MULTILATERALITÀ: criterio metodologico secondo il quale l'intervento dell'educatore deve tendere ad una varietà di finalizzazioni operative e comunicative senza prescrizione delle relative modalità d'azione che indirizzerebbero in un modo unilaterale l'attività.
MULTIMEDIALITÀ: dimensione espressiva del soggetto capace di comunicare con segni appartenenti a diversi codici linguistici il contenuto dei suoi messaggi. La significatività del messaggio acquista così per l'osservatore implicazioni simboliche ulteriori ed ove egli rilevi coerenza e congruenza reciproca tra i diversi segni adottati dal suo interlocutore, questi risulterà più credibile e autentico.

O

OLISMO. Modo di considerare la realtà, in base al quale si colgono, si ricercano o si suppongono rapporti di integrazione tra i suoi componenti al punto che la realtà stessa è intesa come omogenea e continua, senza salti qualitativi tra i suoi vari aspetti.
OBIETTIVO: l'obiettivo è un traguardo che ci si propone di raggiungere; esso è conseguibile (le finalità si perseguono). L'obiettivo si differenzia dalla finalità per la sua posizione più intermedia nell'iter educativo: la differenza è quindi contestuale e non sostanziale.
La successione degli obiettivi, così come si cerca di conseguirli lungo l'asse del tempo, non coincide necessariamente con il loro ordine logico, con la loro sistemazione spaziale nella teoria pedagogica.
La successione cronologica di conseguimento avviene con una serie di passaggi
che evidenziano tre modalità complessive di realizzazione:
- filiazione: consistente in una sequenzialità che quasi spontaneamente si auto-genera;
- ristrutturazione che prevede ad ogni passaggio risistemazioni che comportano forti novità e sostanziali differenze tra il prima e il dopo;
- ampliamento della classe di esemplificazioni, in cui le capacità di conoscere, fare, essere qualcosa, diviene capacità di conoscere, fare, essere sempre più cose, fino a diventare capacità di conoscere, fare essere in sé, in astratto.
Meta che polarizza i propositi o la condotta di uno o più individui nell'ambito di attività.
Termine che nel linguaggio metodologico didattico indica uno scopo determinato, realizzabile a breve e medio termine, programmato organicamente in vista del raggiungimento delle finalità educative previste.
L'individualizzazione dei singoli obiettivi, la loro operazionalizzazione, la determinazione dei loro tempi di esecuzione e dei criteri di verifica sono momenti essenziali dell'attività didattica che deve essere accuratamente programmata a livello individuale, del consiglio di classe e, per gli aspetti possibili, del collegio dei docenti.
Una corretta programmazione per obiettivi consente la riduzione di dispersione di energie e favorisce un insegnamento capace di elaborare strategie funzionali ad un apprendimento a incremento verificabile, che motiva alla prosecuzione attiva del lavoro sia docenti che discenti.
OBIETTIVO EDUCATIVO: è lo scopo che si vuole raggiungere mediante una esperienza di apprendimento, ciò che l'alunno deve sapere o saper fare al termine di un intervento formativo. Sono in questione conoscenze, abilità, modificazioni di comportamento espresse come qualità osservabili e misurabili. Queste vengono valutate per stabilire se l'obiettivo è stato raggiunto o no (De Bartolomeis F.).
OMODISCIPLINARITÀ: "sintesi dialettica tra autonomia epistemologica delle singole discipline e interazione psicologica dei procedimenti sottostanti all'apprendimento delle abilità fondamentali comuni a tutte le discipline", (Titone R., 1987) Le peculiarità di ogni disciplina rimangono così ben distinte, ma tutte messe al servizio comune per la formazione dell'allievo.
ORIENTAMENTO: insieme di conoscenze e di interventi mediante i quali l'educatore aiuta l'alunno ad operare scelte motivate.

P

PARADIGMA. Situazione o oggetto che ha la funzione di modello (a cui è possibili riferirsi anche indirettamente, disomogeneo rispetto agli elementi che ad esso vengono confrontati) o di esempio (a cui è possibile riferire direttamente gli elementi confrontati, omogenei rispetto ad esso), nei riguardi di un'altra situazione o di un altro oggetto. Può considerarsi p. anche l'insieme delle varie situazioni o dei vari oggetti con funzione di modello o esempio. Il p. può avere allora funzione di risorsa (per agire) o di riferimento interpretativo (per conoscere e comprendere).
PARALLELISMO. Condizione di contemporaneità tra due o più eventi distinti. Il p. può intendersi nel senso di reciproca (relativa) indipendenza tra gli eventi considerati (per es. il p. psico-fisico) o di codeterminazione tra gli eventi stessi (per es. il processo di commputazione parallela nelle reti neurali).
PARTIZIONI DELLO SPAZIO DI STATO. Limiti discriminatori tra uno stato funzionale ed un altro. Comportano un salto qualitativo nel momento in cui le modificazioni della condizione (funzionale) in cui si trova il sistema superano un certo limite critico. Ogni sottospazio delimitato dalle partizioni può considerarsi centrato su un prototipo (cfr.).
PERCEZIONE. Processo di ricerca, selezione, raccolta, elaborazione ed utilizzazione di informazioni provenienti dall'interno e dall'esterno. La p. è causata contemporaneamente da eventi centrali (neurologici e mentali) e periferici (eventi-stimolo agenti sui recettori).
PROCESSO. Insieme di trasformazioni (sequenziali e/o parallele) correlate che concorrono a portare il sistema dalla condizione di partenza a quella di arrivo. Se si tratta di un processo biologico le trasformazioni sono organizzate e tendenti ad una condizione di riferimento. Se si tratta di un processo nervoso-mentale, il suo andamento è intenzionale e finalizzato.
PROGRAMMA. Insieme delle strutture e funzioni cerebrali-mentali che consentono di eseguire un'azione pertinente ed efficace. Hanno funzione programmatoria il prototipo dell'azione e l'algoritmo che consente di giungere all'attivazione muscolare.
PROTOTIPO. Corrisponde ad una delle configurazioni funzionali possibili del sistema (rete neurale). Tale configurazione, attivabile a certe condizioni, ha la funzione di attrattore nei riguardi di altri messaggi (o insieme di messaggi) in ingresso considerati dalla rete riferibili ad esso (in virtù di un rapporto recepito come di assimilabilità). Può essere considerato l'equivalente semantico della classe, che il p. individua e rappresenta.
PROTOTIPO DI AZIONE. Corrisponde ad una configurazione funzionale (della rete neurale) che rappresenta un'azione eseguibile previa conversione in schema esecutivo tramite un apposito algoritmo che ne specifica le modalità ed i parametri quantitativi di attuazione.
PROTOTIPO PERCETTIVO. Corrisponde a una configurazione funzionale (della rete neurale) che rappresenta un oggetto, una sua qualità, un evento o una situazione, in termini tali che a questa configurazione possano essere ricondotti oggetti, qualità, eventi o situazioni anche diversi, purché riferibili al p.p. in questione in quanto, rispetto a certi elementi scelti come rilevanti, sono considerati al di sotto di una certa soglia di differenza.
PROTOTIPO SUPERVISORE. Corrisponde ad una configurazione funzionale che si pone a livello gerarchico superiore, informativo rispetto ad altri prototipi, potendo influire su essi, sulla loro genesi e sulle loro dinamiche (cfr. supervisione).
PENSIERO: sequenza di atti mentali sostitutivi di un'azione. Comprende attività quali la discriminazione, la generalizzazione, l'astrazione, il ragionamento, la pianificazione, l'elaborazione di informazioni, ecc.
PENSIERO CONVERGENTE (logico-strutturato): si preoccupa soprattutto di raccogliere informazioni e di produrre convergenze sull'unica risposta corretta (o un limitato numero di risposte corrette).
Pensiero diretto alla soluzione di un problema con risposta precisa.
PENSIERO DIVERGENTE: forma di ragionamento (informale, esplorativo) che procura un cambiamento di struttura in un sistema di informazioni attivo. Tale processo consente di uscire da uno schema mentale e di passare ad un altro in alternativa rispetto allo schema di riferimento.
Cerca di dare un'ampia gamma di risposte, di cogliere aspetti nuovi, di uscire dagli schemi consueti, di prospettare nuove soluzioni.
PERSONA: con tale termine si indica l'uomo, il vivente che oltre a reagire agli stimoli ambientali, è essenzialmente capace di agire progettando concatenate sequenze di atti e di realizzarle nel tempo dandosi continue autoistruzioni.
La definizione può essere la seguente:
La persona è una realtà plurisistemica bio-psico-operante consapevole, integrata, irripetibile e aperta, capace di:
- elaborare e utilizzare numerosi codici linguistici
- conoscere e modificare la realtà esterna e se stessa
- progettare e costruire, con i suoi simili, un mondo umano sempre più soddisfa-cente per tutti.
In campo educativo la definizione va ulteriormente approfondita sino a specificare, in maniera più analitica possibile, la struttura della persona.
E ciò perché l'educazione si dirige e investe sempre l'intera persona dal suo particolare punto di vista.(Fabi A.)

STRUTTURA DELLA PERSONA

dimensioni

caratteristiche

aree

funzioni

 

 

 

 

 

PERSONALITÀ: struttura dinamica comprendente sia le reazioni proprie di un individuo, sia le caratteristiche permanenti (intelligenza, carattere...).
Complesso di caratteristiche (organiche, motorie, affettive, intellettuali, sociali, operative) che sono tipiche e irripetibili di ciascuna persona.
In campo educativo indica un costrutto teorico, elaborato dalla pedagogia (differenziale) e utilizzato in educazione, che focalizza e sottolinea le tipiche caratteristiche bio-psico-operative individuali e uniche di ciascuna persona.
L'unicità non riguarda soltanto i fatti singoli, ma anche le modalità specifiche dell'attivazione di un gruppo di tratti o di tutta quanta la persona; in ogni caso la personalità realizza una reattività tipica, unitaria e sempre originale, quindi personale.
Realizzare il pieno sviluppo della personalità significa:
- dirigersi e lavorare non su tutti i predicati della personalità, ma soltanto sul predicato sviluppo (proprio della pedagogia e dell'educazione);
- l'uomo non è un dato, ma una realtà aperta che si forma e si sviluppa con caratteristiche originali e uniche. Più esplicitamente, sulla base di una delle "grandi idee" dell'umanità (l'evoluzione) si pone come oggetto o obiettivo generale dell'educazione il "pieno sviluppo della personalità" perché si vuole che ciascuno diventi se stesso, si autocostruisca una propria identità.
Pieno sviluppo, in particolare, significa sviluppo integrale e totale, autorealizzaione compiuta, ovvero sviluppo di tutte le dimensioni, le aree e le funzioni della personalità nella loro interrelazione funzionale e in tutte le loro potenzialità.
Tutto ciò caratterizza l'educazione come autentico processo di umanizzazione.
Tale obiettivo generale dell'educazione è:
. un valore incondizionato, perseguibile per sé;
. condiziona l'intero processo educativo perché da esso traggono origine tutti gli obiettivi educativi e didattici;
. riguarda tutti gli uomini in quanto tali;
. punta decisamente sulla loro compiuta normalizzazione. (Fabi A.)
PERCORSO FORMATIVO (organico e completo): l'insieme di atti educativi opportunamente progettati e attuati che costituiscono nel tempo la possibilità, per il soggetto destinatario, di raggiungere certe finalità formative.
Il percorso formativo offre al soggetto lo stimolo, i mezzi e i termini di confronto e (auto)valutazione affinché il traguardo formativo sia raggiunto.
PLURIDISCIPLINARITÀ: giustapposizione di discipline più o meno vicine all'interno di qualche settore di conoscenze; le discipline vengono accostate l'una all'altra con scopi culturali remotamente funzionali ed estrinseci alle discipline.
POTENZIALITÀ: caratteristica dello stato di un sistema o di un soggetto per la quale, qualora se ne presenti la condizione, il sistema o il soggetto in questione può compiere una trasformazione non reversibile evolvendo verso uno stato diverso. si dice allora che la potenzialità è stata attuata.
La potenzialità implica anche la direzione che lo sviluppo assumerà nel caso si verifichi.
PRESTAZIONE: comportamento che si può osservare e registrare.
PROCESSO: insieme di trasformazioni (sequenziali e/o parallele) correlate che concorrono a portare il sistema dalla condizione di partenza a quella di arrivo.
Se si tratta di un processo biologico le trasformazioni sono organizzate e tendenti ad una condizione di riferimento. Se si tratta di un processo nervoso-mentale, il suo andamento è intenzionale e finalizzato.
PRODUZIONE DIVERGENTE: atto o esito del produrre, le cui caratteristiche sono tali da renderlo specifico di un certo oggetto.
Nella produzione divergente ci si allontana dalle modalità consuete e dalla conformità con i modelli proposti.
Nella produzione divergente c'è originalità ed espressione delle caratteristiche personali che rendono il soggetto unico e diverso da ogni altro.
PROFILO (iniziale): è la prima operazione prevista dal documento di valutazione, mediante la quale collegialmente i docenti del modulo rilevano (anche attraverso i colloqui con le famiglie) e registrano dati sull'alunno relativamente a comportamento, interesse, rapporto con gli altri, autonomia, ecc;
PROGETTAZIONE: operazione dello stendere ed elaborare un progetto che richieda la conoscenza di finalità educative da perseguire e pianificare in modo operativo con la definizione degli obiettivi, dei contenuti, degli itinerari didattici in relazione alle risorse disponibili ed alle metodologie conoscitive.
La progettazione educativa si avvale della programmazione educativa.
PROGETTO EDUCATIVO: (è quello dell'istituzione) rinvia a finalità redatte in termini generali che indicano la volontà di perseguire scopi definiti in relazione ad una concezione di persona e di società e sottende quindi un progetto politico (tale intenzionalità può compendiarsi negli obiettivi educativi e si determina a livello di istanze superiori, di luoghi istituzionali, di strutture grandi, di durate a lungo termine, di principi generali).
PROGETTO PEDAGOGICO: Un progetto pedagogico presuppone una certa concezione dell'uomo, un quadro di valori cui richiamarsi, anche nella direzione della costruzione di un progetto educativo delle attività che rimanda a contenuti e a scelte metodologiche consequenziali.
Una scelta di base è costituita dai valori che contraddistinguono la concezione dell'uomo come persona, motivata da due ordini di ragioni. In ordine alla prima, che rimanda ad una legittimazione filosofica e al consenso che sulla concezione della persona converge anche da versanti ideologici diversi, si può dire che educare  significa creare le premesse perché un soggetto in formazione sia posto in condizione di maturare una libera e consapevole scelta del proprio progetto di vita. Ne deriva, sotto questa angolatura, che non vi può essere educazione che intenzionalmente non sia posta al servizio dei valori di cui la persona è testimonianza e portatrice, essendo essa VALORE.
In ordine alla seconda ragione, va detto che guardando al soggetto in formazione nella sua dignità di persona, vuol dire riconoscergli il diritto alla educazione.
La persona si configura come il soggetto della educazione, un soggetto che custodisce il proprio potenziale umano, si impegna a realizzarlo secondo la libertà che gli è propria e la coscienza con cui può esprimersi.
Educare allora vuol dire porre le condizioni perché la persona possa, nel processo di formazione e di sviluppo che la vede protagonista e nel rapporto interpersonale che la caratterizza, realizzare il proprio potenziale umano in tutta la forza che gli è propria e in tutta la sua originalità, nell'intenzionalità di un superamento dell'asimmetria che segna ogni rapporto educativo.
Il progetto pedagogico è quindi un discorso educativo sulla persona, che attraverso i più diversi contributi, mediati, confrontati, criticati, modificati, rinventati..., tende a legittimare le scelte e ad ampliare le opportunità esecutive di una professionalità fino ad oggi eccessivamente restrittiva.
Il modulo su cui si costruisce il discorso pedagogico, presenta:
- ANTROPOLOGIA PEDAGOGICA: studia la natura del soggetto (inclinazioni, attitudini fisiche, intellettuali, morali, artistiche..., leggi che presiedono al loro sviluppo).
- METODOLOGIA E DIDATTICA PEDAGOGICA: studia i mezzi più idonei per l'educazione (desunti sia dai suoi propri fini che dalla natura dell'educando).
- TELEOLOGIA PEDAGOGICA: studia i fini propri della educazione. Definire i fini a cui tende il processo educativo, serve a portare la persona al fine coessenziale, cioè farne ciò che la sua natura gli permette di essere (la teleologia pedagogica ricerca la spiegazione completa dei fini dell'attività educativa).
L'antropologia pedagogica e la teleologia pedagogica, si riuniscono nella pedagogia teoretica (cercando di conoscere la persona da educare e i fini e i valori per i quali la persona deve essere educata) e nella metodologia educativa (aspetto tecnico-pratico della pedagogia).
Ognuno di essi, essendo coessenziale all'altro, indica la pedagogia come unità della struttura.
Ogni progetto pedagogico si rifà ad una particolare concezione dell’uomo.
La nostra concezione è quella che individua la persona come valore, con virtualità specifiche e proprie (disposizioni e capacità) a cui fa da sfondo un quadro di valori su cui occorre innestare coerentemente il progetto educativo-didattico.
Educare significa creare le premesse perché un soggetto in formazione sia posto in condizione di maturare una scelta libera e consapevole del proprio progetto di vita.
Definire l'educazione significa fondare le sue azioni nei riguardi dei soggetti su un progetto di persona e di comunità.
Tale progetto si basa sulle convinzioni che si hanno, sulle capacità di tutti i soggetti di esprimere, elaborare e realizzare progetti in relazione ai loro bisogni e interessi, sulla legittimità e l'importanza del posto che occupano gli educatori e l'istituzione nella scelta e nella conduzione dei progetti educativi.
La pratica educativa quotidiana pone l'educatore di fronte alla "necessità" degli apprendimenti (con caratteristiche di finalità lontane che sembrano essere più proprie del progetto scolastico), di atteggiamenti e di comportamenti (con caratteristiche di finalità vicine, intermedie e lontane e che sembrano essere più proprie del progetto educativo di cui ci occupiamo) e del gioco, (attività autotelica per eccellenza, anche se profondamente alimentatrice di progetti).
Il progetto pedagogico appartiene all'educatore che deve considerare il progetto educativo nel quale si iscrive e a cui contribuisce, la realtà concreta del bambino e degli ambienti all'interno dei quali le azioni sono esaminate e gli obiettivi pedagogici che ingloba (risultati attesi e valutabili) e che si presentano come capacità, atteggiamenti, comportamenti, catalogo di saperi (saper fare, saper essere).
Il ruolo del progetto pedagogico è quello di organizzare tale repertorio, dandogli una coerenza, degli assi, una gerarchia, delle scadenze, di verificare le competenze la cui acquisizione è ritenuta prioritaria per quei soggetti.
Il progetto pedagogico va realizzato in équipe, sia quando ci si rivolge agli alunni, sia quando assume la connotazione di progetto di formazione costruito dagli educatori per acquisire le capacità e le competenze necessarie ad un miglior esercizio della professione.
Ciò anche al fine di adattarsi ai bisogni di ciascun soggetto (ciascuno ha cultura e esigenze diverse), decidere quali opzioni scegliere quando sono numerose e complesse nelle loro articolazioni, autoresponsabilizzarsi per sentirsi più partecipi e quindi più impegnati attivamente.
PROGETTO DI ATTIVITÀ: è circoscritto ad una realizzazione particolare, appartiene ai soggetti e agli educatori in formazione.
Ogni progetto rinvia a un tipo di pedagogia ed è in riferimento a ciò che l'educatore, stabilendo il suo programma operativo, adotterà come atteggiamento di progetto cercando di portare i soggetti ad assumere le ipotesi, i processi, i prodotti e le verifiche.
La condizione essenziale della sua validità è l'interesse inteso come rapporto affettivo tra percezione e conoscenza. L'interesse è legato alla storia del soggetto nelle sue relazioni e collegato personalmente all'oggetto.
Osservare l'interesse dei soggetti, suscitarli, aiuta la loro espressione, salvaguarda un clima armonioso di relazioni interpersonali, facilita naturalmente le creazioni, permette di ottenere e attuare i progetti di ricerca e di creazione.
Il progetto dà una direzione all'attività, le conferisce una intenzionalità e un significato.
"Il progetto...questa perpetua produzione di se stessi attraverso il lavoro e la pratica, è la nostra propria struttura; il modo in cui questo slancio verso l'oggettivazione prende forme diverse a seconda degli individui, il modo in cui si proietta verso un campo di possibilità di cui noi realizziamo alcune e escludiamo altre, noi lo chiamiamo scelta o libertà", (Sartre J.P.).
Il progetto deve avere una certa durata: la dimensione temporale diventa la sua armatura specifica.
Sono necessarie delle previsioni datate, una programmazione e l'entusiasmo nasce dal passaggio dall'immaginazione alle realizzazioni e all'azione sul reale.
È necessario uno scopo, un fine, un termine (a differenza di un laboratorio permanente).
Il progetto va socializzato poiché è rivolto verso il reale.
Un progetto, se è condotto a termine, è fortemente disturbante, conflittuale per il gruppo che lo esegue e per l'istituzione, qualunque essa sia; esso deve inoltre assumere responsabilità di:
. presa in considerazione della realtà (finanziaria, possibilità materiali, aiuto  indifferenza e ostilità dell'ambiente);
. apertura della scuola verso la vita quanto alle scelte dei soggetti, quanto all'appello a tutti i vari tipi di spiegazione dei fenomeni incontrati (compresi quelli socio-economici e politici), alle possibilità di uscire all'esterno, all'allargamento della équipe...
La pedagogia del progetto è dunque un metodo destinato a favorire il passaggio dall'interesse del soggetto alla sua attività e renderla strutturante e culturale. Essa consiste nella creazione di condizioni favorevoli alla nascita, all'espressione, alla trasformazione, alla realizzazione ed alla socializzazione dei progetti di creazione e di ricerca sotto forma di imprese ampiamente aperte sulla vita.
Gli interventi e la collaborazione degli educatori, differenziate in rapporto all'età e alla storia degli alunni, alla natura delle imprese, al quadro istituzionale e situazionale nelle quali si svolgono, obbediscono agli stessi principi di aiuto, di non sostituzione, di non coercizione.
Unitamente ai precedenti elementi vanno tenuti presenti gli aiuti materiali, tecnici e documentari; i possibili contributi per certi apprendimenti in situazione per rispondere ad un bisogno (anche ad una domanda esplicita) e va fatta attenzione ai problemi relazionali dei gruppi quale garanzia di coerenza, bilancio e realizzazione delle azioni.
PROGRAMMA: elenco di cose da fare e da apprendere. Nella istruzione programmata una sequenza di quadri (piccole unità di apprendimento, dette anche "frame"), in progressione graduale, che portano l'allievo ad impossessarsi in modo stabile e sicuro di un determinato comportamento complesso, di un argomento specifico, di un'abilità.
Enunciazione particolareggiata di ciò che si vuol fare, di una linea di condotta da seguire, degli obiettivi cui si mira e dei mezzi con i quali si ritiene di poterli raggiungere.
PROGRAMMAZIONE: Complesso di operazioni che tendono ad organizzare le risorse disponibili in vista di un risultato futuro.
Razionalizzazione della progettazione e applicazione del programma. Vale a dire progettazione anticipata, ordinamento di operazioni e di fasi, produzione di schemi di intervento da parte di chi insegna per favorire l'apprendimento degli allievi.
PROGRAMMAZIONE CURRICOLARE: "L’ampliamento delle opportunità formative offerte dal curricolo vanno tenute in considerazione sia con l’inserimento di nuove attività, sia con la valorizzazione degli insegnamenti tradizionali”.
Il curricolo, concepito come sviluppo degli intenti definiti nella programmazione, è il mezzo innovativo più valido.
La mediazione esercitata dai curricoli è di fondamentale importanza nell’elaborazione sistematica dei programmi, alleggerendo notevolmente il compito programmatorio.
"Gli insegnanti hanno bisogno di stabilire molto chiaramente quel che cercano di realizzare con i loro allievi, per decidere poi il modo in cui pensano di farlo e per stabilire infine in quale misura i loro tentativi sono riusciti." 
L'espressione "elaborazione di un curricolo", è abbastanza nuova nel linguaggio didattico, benchè venga oggi sempre più usata. L'attività che questo termine implica è stata svolta da sempre da un piccolo numero di insegnanti e oggi viene a poco a poco riconosciuta come facente parte della responsabilità personale di tutti gli insegnanti.
Secondo alcuni autori, la funzione del curricolo nella scuola è di compiere due operazioni:
- dare le direzioni generali alle specifiche esperienze di apprendimento;
- integrare in un piano accettabile gli obiettivi della scuola e quelli della comunità.
La tematica del cambiamento curricolare si colloca, a nostro avviso, proprio all'intersezione di quelle che possono essere le forze traenti centrali del progresso pedagogico e scolastico del nostro tempo: la forza della socializzazione e quella della scientificizzazione.
Conoscere la situazione, prevedere le conseguenze, non fallire nell'intervento, questa è una tipica sequenza dalla quale discende che:
a) ogni gesto, ogni passo, ogni decisione è in funzione di un progetto;
b) ogni ricerca, ogni aiuto dato agli operatori si misura in base all'efficacia dell'intervento da essi ispirato;
c) l'azione da intraprendere sarà rigorosamente collocata in funzione della rappresentazione delle conseguenze. Si tratta di un processo di revisione a breve scadenza.
Tra le funzioni interne al sistema scolastico vanno comprese:
- la legittimazione dei valori che ispirano l'azione educativa degli insegnanti;
- la formazione per l'adeguamento delle competenze professionali richieste agli insegnanti per la loro applicazione;
- il contratto rispetto ai bisogni e alla domanda educativa dell'ambiente di riferimento diretto (famiglie e alunni), e indiretto (agenzie educative extrascolastiche);
- la protezione in ordine alle aspettative, interne ed esterne al sistema scolastico, non pertinenti agli obbiettivi del curricolo;
- il controllo dei risultati eseguito mediante l'accertamento degli standard curricolari previsti, condotto a livello locale e territoriale ulteriore.
Riguardo agli elementi del curricolo, A. e H. Nicholls osservano: "Gli insegnanti tendono ad essere persone pratiche, molto preoccupate di fare progressi nel loro lavoro di insegnamento agli alunni.
Questo atteggiamento li ha portati a interessarsi prevalentemente di due soli aspetti dell'elaborazione del curricolo e precisamente quelli relativi al metodo e al contenuto. I cambiamenti che hanno avuto luogo, di conseguenza, hanno riguardato il contenuto e il metodo, benché in tali cambiamenti siano impliciti gli obbiettivi.
Per quanto importanti siano questi due aspetti dell'apprendimento e dell'insegnamento non dovrebbero essere considerati separatamente dagli altri due aspetti del programma: gli obbiettivi e la valutazione. Questi quattro aspetti sono strettamente interconnessi e i mutamenti in ciascuno di essi possono influenzare tutti gli altri." 
Gli insegnanti devono acquisire una conoscenza, una capacità e una esperienza sufficienti a prendere un certo tipo di decisioni che consentiranno loro di fare questo.
L'esposizione riguardante l'elaborazione di un curricolo si conclude con una considerazione che riveste notevole valore: essa "riguarda l'importanza che in passato è sempre stata assegnata all'insegnamento trascurando conseguentemente l'apprendimento e ciò forse per il fatto che gli atti di insegnamento sono osservabili e possono essere valutati in base a criteri certi, mentre invece l'apprendimento non può essere osservato, ma solamente inferito dall'osservazione del comportamento."
"Da molti anni a questa parte (viene affermato) siamo stati esortati a fornire agli alunni occasioni di partecipazione attiva all'apprendimento... Non bisogna credere però, che in questo tipo di situazione l'insegnante fornisca semplicemente materiali o strumenti e poi aspetti che abbia luogo l'apprendimento: il suo ruolo è piuttosto positivo e attivo, inteso a facilitare l'apprendimento."
PROGRAMMAZIONE (didattica): è il piano di lavoro che ciascun docente stende all'inizio dell'anno e aggiorna in corso d'anno relativamente a obiettivi e finalità da conseguire, contenuti e attività da proporre e svolgere, metodologie e strumenti da utilizzare.
Tutto ciò tenendo conto della situazione della classe e del contesto formativo in cui opera.
PROGRAMMAZIONE (educativa): si può considerare come il progetto educativo fondante della scuola. La sua stesura è di competenza del collegio dei docenti.
Si basa sulla valutazione iniziale della situazione complessiva, del contesto socio-economico in cui la scuola opera, definisce gli obiettivi formativi generali da perseguire, impegna i docenti a realizzare, nella libertà di insegnamento di ciascuno e nello specifico della condizione operativa, gli obiettivi fissati; indica contenuti culturali e attività generali da attuare; prevede tempi e modi di verifica complessiva dell'azione educativa per eventuali integrazioni e aggiornamenti.
PROTOCOLLO: registrazione delle osservazioni riguardanti un comportamento.

Q

QUADRIMESTRE: periodo di rilevazione e di valutazione degli apprendimenti e dello sviluppo personale e sociale dell'alunno.

R

RAPPRESENTAZIONE MENTALE. Struttura mentale della quale il soggetto ha coscienza e per mezzo della quale ha coscienza di oggetti o eventi della realtà o di elementi concettuali. L'atto di rappresentarsi mentalmente qualcosa il soggetto lo ottiene con le sole risorse del pensiero. La r.m. può essere costruita in modo più o meno correlato con la realtà esperita, ma la sua natura è specificatamente mentale e autonoma dalla realtà stessa. Il soggetto può costruire, memorizzare, rievocare, trasformare le proprie r.m.
RETE NEURALE. Struttura composta da più unità, singolarmente attivabili e disattivabili, e da connessioni tra queste unità, tali che sono in grado di modificare positivamente o negativamente in varia misura l'impulso che veicolano (cfr. peso delle connessioni sinaptiche). La funzionalità della r.n. è però sistemica e va quindi considerata su scala complessiva. Con l'addestramento della r.n. tale funzionalità complessiva tende a convergere verso una configurazione (prototipica) facente parte di un sistema che si è venuto via via strutturando (cfr. spazio di stato).
RAPPRESENTAZIONE MENTALE: struttura mentale della quale il soggetto ha coscienza e per mezzo della quale ha coscienza degli oggetti o degli eventi della realtà o di elementi concettuali.
L'atto di rappresentarsi mentalmente qualcosa può essere costruita in modo più o meno correlato con la realtà esperita, ma la sua struttura è specificatamente mentale e autonoma dalla realtà stessa.
Il soggetto può costruire, memorizzare, rievocare, trasformare le proprie rappresentazioni mentali.
Costituisce una condizione transitoria, evolutiva, dinamica, modificabile consapevolmente e intenzionalmente con idonei processi educativi e più in generale con le interazioni e l'esperienza.
REGISTRO (di classe): in dotazione a ciascuna classe, costituisce lo strumento che documenta l'assolvimento dell'obbligo e registra aspetti amministrativi della vita della classe (dati anagrafici alunni, nominativi docenti, orari delle attività).
RICERCA: la storia della scienza indica che, mano a mano che si accumulano conoscenze in aree determinate, emergono specialisti che si dedicano all'organizzazione ed alla sistematizzazione delle conoscenze stesse.
La ricerca è questo processo di individuazione, di investigazione critica e deliberata per acquisire nuovo sapere. Mentre il processo si formalizza, si sviluppano procedimenti per l'investigazione esaustiva e la sperimentazione, con l'aiuto dei quali possono essere formulate teorie sistematiche su base empirica, che costituiscono le nozioni più progredite della scienza.
Dal momento che la ricerca è progettata per acquisire nuove conoscenze, è per natura intenzionale. Essa inizia da un problema di ricerca e adotta procedimenti specifici.
Nelle ricerche condotte secondo approcci informali, si svolgono numerose attività che, sostanzialmente non differiscono dalla normale partecipazione alla vita sociale, come osservare avvenimenti e giungere a conclusioni.
I procedimenti informali hanno limiti molto gravi, perché non prevedono verifiche di validità e le percezioni dell'osservatore possono essere selettive o distorte in conseguenza delle aspettative e dei valori dell'osservatore.
Sono state di recente rivolte critiche alla sociologia e alle scienze sociali, basate sulla possibile interferenza dei valori e delle aspettative nelle osservazioni; si è data allora maggiore importanza alla fenomenologia e all'etnometodologia, perché tendono a sottrarre l'osservazione ai preconcetti del ricercatore. In questo tipo di approccio, buona parte dell'impegno è diretta ad evidenziare il potenziale influsso del linguaggio e della cultura dominante sulla definizione delle aspettative del ricercatore e sulla definizione del contesto sociale entro cui viene osservato il comportamento.
Rientrano nei metodi informali il metodo etnografico e l'osservazione partecipante.
Rientrano nei metodi formali la demografia, gli studi sul campo, l'analisi dell'interazione, la sperimentazione.
RICERCAZIONE: nella ricerca-azione il ricercatore si impegna in nome di valori e in vista di obiettivi psicologici, sociali e ideologici più o meno definiti. Pur tuttavia egli, in quanto scienziato, è il garante di una certa obiettività. Occorre quindi che egli dissoci la propria influenza da quella della riforma scolastica o di ogni altro obiettivo che gli si chiede di valutare. Il ricercatore-partecipante non può sfuggire ad una serie di interazioni multiple tra lui e quanto egli studia; per questo egli si colloca ai confini tra la conoscenza e l'azione in un equilibrio dove l'una e l'altra devono sostenersi reciprocamente (G. De Landsheere, 1979).
Nel suo senso più ampio la ricerca-azione è l’applicazione del metodo scientifico a problemi pratici /.../ . Essa è il processo di raccolta di dati relativi a un sistema organizzativo in via di sviluppo , dati che vanno a rafforzare retroattivamente il sistema stesso ; la modificazione di una variabile all’interno di tale sistema come risposta a questi dati o come verifica di un’ipotesi e valutazione dei risultati grazie alla raccolta ulteriore di dati . Ove occorra tale processo va ripetuto .
(J. M. Shafritz , R. P. Koeppe , E. W. Soper 1988)
La ricerca-azione indica la partecipazione da parte di studiosi di scienze sociali , nel processo di pianificazione , valutazione e messa a punto di politiche sociali .(M. C. Wittrock ( ed.) Handbook 1986)
Ricerca-azione è la riflessione sull’azione seguita da azione sulla riflessione .
C’è anche una ricerca-azione di seconda istanza relativa alla facilitazione della ricerca degli insegnanti . Alcuni dei problemi affrontati in tale facilitazione sono : analisi di dati , produzione di relazioni scritte , istituzionalizzazione e utilizzazione delle ricerche degli insegnanti . (M. J. Dunkin 1985) .
Ricerca-azione è una forma di ricerca attuata da operatori pratici ( practitioners ) sulle loro stesse pratiche .
È una forma partecipativa e democratica di ricerca educativa in vista del miglioramento dell’esperienza educativa stessa .
È una forma di indagine autoriflessiva intrapresa da coloro che vi partecipano in situazioni sociali ( ivi comprese quelle educative ) allo scopo di migliorare la razionalità e la fondatezza e imparzialità de : 1. le loro proprie pratiche sociali o educative ; 2. la loro comprensione di tali pratiche ; 3. le situazioni in cui tali pratiche sono messe in atto .
La ricerca-azione educativa è una forma di ricerca pedagogica che affida il controllo di riforme educative a coloro che vi sono coinvolti . Di principio tale controllo può venire condiviso in modo collaborativo da gruppi di insegnanti , studenti, responsabili di scuo-le , genitori e altri . Di fatto , la maggior parte dei progetti di ricerca-azione hanno coinvolto solo uno o due , più raramente tre , di questi gruppi .(T. Husen e T. Neville, 1985) .
È evidente a questo punto come non sia possibile dare una caratterizzazione univoca della R-A . Ciò non ci impedisce però di mettere in evidenza quelli che sono i suoi tratti costitutivi e fondativi. Già analizzando le cinque definizioni di R-A riportate nel resoconto della Becchi (Ricerca-Azione: Riflessioni su voci di dizionari , manuali , enciclopedie . da “SCUOLA E CITTÀ n° 4 aprile 1992), emerge come i protagonisti della R-A , siano essi ricercatori, scienziati, educatori, o soggetti pedagogicamente impegnati, sono sempre considerati come soggetti al plurale. Quindi la R-A avviene collettivamente, per gruppi, non è azione solitaria ma partecipativa : tramite essa le persone lavorano per migliorare le proprie condizioni e quelle degli altri partecipanti alla ricerca .
Si sono divise le diverse definizioni in due gruppi in base all’ambito di applicazione della R-A: il primo gruppo fa riferimento ad una generica problematica sociale, il secondo ad una più specifica problematica di natura educativo-scolastica .
1° Gruppo :
- “La R-A è una pratica al servizio del cambiamento sociale” G. Pini (1981)
(in “Studi di psicologia dell’educazione” 5-2-1986)
- “La R-A è un tipo di indagine che comporta un’autoriflessione da parte degli operatori in contesti sociali . Lo scopo è quello di rendere più razionale la loro pratica e di comprenderla meglio” =. H. Hooghoff (in “Scuola se” n° 8 , aprile 1993) .
- “In una frase , R-A significa pianificare e valutare il cambiamento per migliorare la soluzione di problemi pratici” =. (G. H. Bell in “Scuola se” , n° 4 , dicembre 1992)
- “Quando si parla di R-A si intende un tipo di ricerca sociale applicata , che si differenzia dalle altre per la partecipazione attiva nel processo dell’intervento sia dei ricercatori che degli operatori sul campo , ed ha come scopo di modificare alcune condizioni sperimentate dalla comunità come insoddisfacenti” . R. Mastromarino (in “Studi di psicologia dell’educazione” , 5-2-1986)
- “...una ricerca comparata sulle condizioni e gli effetti delle varie forme di azione sociale che tende a promuovere l’azione sociale stessa” che “...comprenderà soprattutto esperimenti di laboratorio e ‘sul campo’ , riguardanti i cambiamenti sociali”. K. Lewin (1972), (in “Ricerca-azione e psicologia dell’educazione” a cura di C. Trombetta , Armando editore , 1988).  
- “La R-A mira a contribuire contemporaneamente alla risoluzione dei problemi pratici immediati di una specifica situazione e agli obiettivi della scienza sociale per mezzo di una mutua collaborazione (cliente-ricercatore ) all’interno di un contesto etico mutualmente accettabile” . R. N. Rapaport (1970).
(in “Ricerca-azione e psicologia dell’educazione” a cura di C. Trombetta, Armando editore, 1988)
Inoltre, da una analisi più approfondita, emergono tre concetti che possono essere considerati le caratteristiche peculiari della R-A di tipo educativo/scolastico :
a) Essa si rivolge in primo luogo allo sviluppo professionale (attivando abilità connesse al dover prendere decisioni e quindi migliorare la professionalità dell’insegnante), e al miglioramento delle condizioni di apprendimento degli alunni .
b) La ricerca interviene direttamente nella pratica didattica .
c) La partecipazione e la stretta collaborazione fra tutte le persone impegnate nella ricerca e nella pratica scolastica : ricercatori-esperti , dirigenti scolastici , insegnanti , studenti e genitori .
Infine, da un punto di vista globale, possiamo dire che la R-A in campo educativo permette di analizzare , assieme agli interessati , le condizioni che influenzano la vita di scolari , genitori ed insegnanti e nel contempo permette di rendere tali condizioni trasparenti e comprensibili nel loro complesso. Gli interessati (studenti e genitori) diventano contemporanea-mente i soggetti che, con l’aiuto degli esperti, analizzano i loro problemi nella scuola e nella vita per cercare vie di soluzione con le quali tutti si possano identificare .
STRUMENTI PER LA R-A
Diari
Sono relazioni personali che si usano per registrare informazioni sulla base di una certa continuità.
Generalmente contengono note confidenziali su osservazioni, sentimenti, relazioni, interpretazioni, riflessioni, presentimenti, ipotesi o chiarimenti, cercando di non segnalare fatti banali, ma quelli che trasmettono una sensazione di ciò che è avvenuto, come se l'insegnante vi avesse partecipato.
I diari possono essere una tecnica eccellente per quegli insegnanti interessati a sapere cosa va succedendo nella classe.
Analisi dei documenti
Sono documenti che si usano come materiale rilevante per lo studio dei temi o problemi oggetto della ricerca.
All'interno del contesto della R-A, in una classe potrebbero essere inclusi come documenti rilevanti i rpporti dei voti, le prove standardizzate, i programmi e gli schemi di lavoro, le relazioni fedeli delle riunioni di lavoro, i verbali degli incontri di seminari aree e gruppi, campioni significativi dei lavori degli alunni, ecc.
Questionari
Tecnica mediante la quale le persone forniscono informazioni su se stesse, nel rispondere ad una serie di domande.
È un modo per ottenere informazioni, osservazioni e interpretazioni delle persone sopra fatti e situazioni e sui rispettivi atteggiamenti davanti ad essi.
Un vantaggio è che i dati delle risposte sono quantizzabili e facilmente analizzabili.
Il questionario, come strumento di ricerca, è uno dei più comuni nella scuola primaria e secondaria.
Colloqui
È un buon mezzo per spere come viene percepita una stessa situazione da diversi punti di vista.
Della stessa natura del questionario, permette però una maggiore flessibilità in quegli studi che necessitano di un superiore approfondimento e di spiegazioni rigorose.
Le varie circostanze consigliano l'uso di differenti tipi di colloquio: strutturato, semi-strutturato, non strutturato.
Studio dei casi
Essenzialmente è un'analisi in profondità di un caso individuale e concreto: il caso di un insegnante, di un alunno, di una situazione della classe, della scuola, ecc.
Questa tecnica rende possibile un approfondimento ancora maggiore nello studio esauriente di una casistica e rimane inserita in diversi metodi di ricerca.
Si adegua molto per messe a fuoco di tipo longitudinale ed evolutivo.
Allo stesso tempo la sua pianificazione, la raccolta delle informazioni e l'analisi dei dati implica molta dedizione e tempo.
Registri aneddotici
Forma narrativa di registro molto adeguata per descrivere cosa una persona dice o fa in situazioni concrete durante un periodo di tempo previamente stabilito.
La descrizione si deve fare in modo preciso e conciso per poter ottenere un'immagine che spieghi e interpreti quanto è successo.
Normalmente la descrizione deve includere il contesto e i fatti che precedettero e seguirono l'incidente rilevato nel tema dell'investigazione.
Questa tecnica è applicabile tanto individualmente che in gruppo.
La storia individuale e dei piccoli eventi è oggi uno dei metodi storici più seguiti dagli studiosi.
Appunti
Rappresentano un'altra forma di descrizione narrativa abbastanza simile alla precedente, con la differenza che includono impressioni ed interpretazioni personali che vengono specificate con fini di ricerca allo scopo di attirare l'attenzione verso i temi considerati come centri di interesse.
Spesso si usano per riassumere gruppi di osservazioni contenute nelle relazioni.
Metodi sociometrici
Studiano le relazioni sociali nel contesto della condotta di un gruppo di persone.
La sociometria fornisce all'insegnante le forme di conoscere i gruppi sociali e creare ambienti per gli alunni che conferiscano loro sicurezza, riducano le tensioni interpersonali ed incrementino l'interesse e le motivazioni della classe in modo da determinare un clima positivo negli atteggiamenti e negli apprendimenti.
Osservatore esterno
È una tecnica utile se l'osservatore è stato ben informato dall'insegnante sui criteri che saranno usati per la successiva analisi.
Nel contesto della R-A in aula, l'osservatore esterno può ottenere informazioni e successivamente trasmettere le stesse all'insegnante mediante fotografie, registrazioni su video, appunti, ecc. ed elaborando un breve racconto.
Questo osservatore esterno, non direttamente implicato, un poco distante, può essere un membro del gruppo della R-A che opera dal di fuori in un aspetto immediato d'azione, oppure un collega interessato alla ricerca o un professionista esterno alla scuola con funzioni di assistenza o di consulto.
Triangolazione
Il principio fondamentale della triangolazione si basa sulla raccolta di osservazioni e relazioni di una situazione da diversi angoli o prospettive differenti per confrontarle e compararle tutte insieme, con il fine di comprovare la validità delle osservazioni e delle interpretazioni e la rigorosa ricerca delle discrepanze.
Permette l'analisi delle situazioni e dei conflitti degli alunni da diversi punti di vista, cominciando dal giudizio degli insegnanti e passando per quello degli alunni, osservatore esterno, genitori, ecc.
Fotografie
Di grande utilità per registrare incidenti, aspetti diversi della attività e della dinamica degli alunni, oppure come supporto per altre forme di registrazione (schede d'osservazione, appunti, registri aneddotici, ecc.).
L'insegnante può tenere a portata di mano i registri fotografici come punti di riferimento per successivi colloqui e discussione di dati.
Interessante è usare un apparecchio fotografico istantaneo per avere dati immediati su cui poter immediatamente intervenire.
Video
Vengono utilizzati dagli insegnanti per filmare un'attività degli alunni tutta intera, come supporto per una successiva analisi.
Gli insegnanti possono registrare aspetti specifici del processo di insegnamento-apprendimento (es. l'esposizione di una lezione), o il lavoro degli alunni (es. lavoro in piccoli gruppi).
Anche gli alunni possono registrare aspetti del proprio lavoro della classe per poterli analizzare successivamente con comodità e fedeltà.
Il video permette di revisionare costantemente tutte le situazioni e diagnosticare l'origine dei problemi.
Apporta un materiale registrato e completo come supporto per altre tecniche elencate precedentemente.
È fondamentale per la triangolazione.
Registratore
Serve per registrare lezioni, riunioni, discussioni di molti tipi.
Fornisce un ampio materiale informativo per la sua successiva analisi.
Utile per fissare conversazioni tra due persone o piccoli gruppi in classe e per commentare analiticamente quello che dice l'insegnante.
Se è necessario un grande sforzo di trascrizione, il procedimento può diventare costoso in tempo e denaro. (da Studi di psicologia dell'educazione, 5.2., 1986)
RELAZIONE EDUCATIVA: la scuola è luogo di apprendimenti e di incontri, ritmata dalla successione delle discipline e delle attività, con precisi riferimenti spazio-temporali che l'organizzano, codificata da riti e norme di integrazione che instaurano differenze e conformità, (Goffman, 1975).
Insegnanti e alunni la subiscono e la modificano, ne fanno quello che è e ne sono a loro volta modificati. Essa permette l'interazione tra il sapere e i soggetti, tra le diverse persone, tra le assenze e le presenze.
La relazione pedagogica è sempre presente, assume forme diverse (analizzare un testo, praticare attività motorie, lavorare in gruppo, avere spazi ristretti o miseria di strumenti o ampi spazi e abbondanza di sussidi).
Non si tratta quindi solo del rapporto insegnante-alunno.
È vero che le diverse scienze umane offrono un ampio ventaglio di spiegazioni, ma sono ancora moltissimi gli interrogativi a cui rispondere, quali: precisare razionalmente e gerarchizzare le componenti interattive fondanti il rapporto I/A nella complessità del suo attuarsi e nel mistero del suo essere e del suo divenire.
"La relazione educativa è l'insieme dei rapporti sociali che si stabiliscono tra l'educatore e coloro che egli educa, per giungere ad obiettivi educativi, in una struttura istituzionale data, rapporti che possiedono caratteristiche cognitive e affettive identificabili che hanno uno svolgimento e vivono una storia." (Postic M., 1982)
"La relazione pedagogica si stabilisce attraverso la mediazione del compito scolastico, definito attraverso programmi contenenti obiettivi espliciti, effettuato rispettando delle modalità fissate con istruzioni e circolari ufficiali in un ambiente architettonico specifico, secondo il rituale dell'uso del tempo." (Postic M., 1982) 
Mialaret (1974) dimostra quanto siano varie le situazioni pedagogiche I (insegnante)/A (alunno): elenca dodici variabili che vanno da I/I/ a A/A.
Ogni relazione pedagogica è formalmente triangolare: la diade I/A esiste solo giustificata e suscitata dal sapere (Sa).
Pertanto insegnare (I/A), animare (I/A), apprendere (A/Sa), si strutturano reciprocamente, pur se tra difficoltà, in una rete trasversale che genera differenti aspettative (talvolta anche contraddittorie).
In termini di analisi istituzionale la relazione pedagogica cambia nel gruppo (istanze, poteri, dinamiche) a seconda che domini la cultura di gruppo, la tendenza ergologica, gruppale o attivistica.
"Ogni relazione pedagogica pone essenzialmente dei problemi di coordinazione tra i modi di adattamento degli educatori e dei soggetti nel quadro delle loro relazioni reciproche, come nel quadro delle attività proprie a ciò che si sta svolgendo... Il nostro scopo è dunque doppio: si tratta da una parte di mostrare come questa coordinazione vari in funzione della definizione ideale di ciascuna attività, dell'organizzazione delle attività che ne derivano in seno a un ambiente educativo...e alle caratteristiche psicologiche e psicosociologiche proprie degli attori che partecipano alla relazione pedagogica corrispondente. Ma si tratta d'altra parte di mostrare come questa coordinazione evolva con la storia di ciascuna disciplina, dell'ambiente educativo e dei diversi gruppi che partecipano a una tale relazione." (Clignet R., 1978)
La relazione pedagogica viene concepita come una struttura critica la cui instabilità/stabilità risulta dalle variazioni che sono funzione delle forze che si esercitano su (e che esercitano) i suoi elementi costitutivi, ma che si iscrivono e si compensano generalmente per una situazione data, all'interno di un campo di equilibrio, la cui configurazione normale (la più frequente) è allora postulata come rappresentativa della relazione studiata.
Ogni relazione si fonda su cinque elementi interdipendenti che formano dieci collegamenti causali reciproci:
- insegnante (I);
- alunno (A);
- sapere (Sa);
- istituzione educativa (IE);
- società globale (G).
La relazione educativa incarna i significati nell’azione.
Diversità di relazione, complessità di ogni relazione: vi sono diverse chiavi interpretative, cambiano le prospettive, l'incertezza resta.
Il buon educatore, generatore/recettore di una buona relazione pedagogica, sarà un archetipo, un grande sogno la cui incarnazione mobilita sistemi di aspettativa in mancanza di essere pienamente scientifico.
Intanto le scienze dell'educazione, la pratica scolastica, la psicologia, la tradizione, gli usi, il gioco dei ruoli, il micro-insegnamento, ecc., permettono, in date circostanze, di operare alcuni aggiustamenti, di rettificare e completare quella che sembra debba essere la relazione.
Prossimità e distanza, amore e abbandono, genesi e fine, la relazione pedagogica si articola e si annoda a livello simbolico. Incontro tra esseri che, oltre i ruoli che l'istituzione assegna loro, sono prima di tutto delle persone con il loro corpo e la loro storia, con il loro dinamismo; essa è intessuta di desideri e di resistenze, impregnata di antagonismi e di ambiguità.
E ciò tanto più in quanto si inserisce in una realtà sociale che in parte la determina, ma alla quale essa non si riduce. Essa è quindi complessa e di varia lettura.
RILEVAZIONE (degli apprendimenti): è la registrazione dei risultati dell'apprendimento nelle varie discipline che si effettua periodicamente da parte degli insegnanti.

S

SCOPISTICA. Studio sistematico degli scopi e dei rapporti (gerarchici) che ci sono tra essi e tra essi e l'azione. Con il termine s. può intendersi anche la natura dell'azione compiuta da un soggetto dotato di intenzionalità, diretto ad un fine e capace di comprendere il rapporto tra la propria azione e il fine stesso.
SEMANTICA. Proprietà di un segno (o di un insieme di segni) in virtù della quale quest'ultimo può richiamare un oggetto, un evento o un concetto con cui non ha un legame diretto o comunque non un rapporto in termini formali. Nessuna regola sintattica può infatti dar ragione del contenuto semantico di un segno. La dimensione s. appartiene all'universo simbolico e la sua esistenza presuppone un soggetto cosciente e intenzionato.
SENSORIALITÀ. 1) Insieme di caratteristiche di un oggetto o di un evento, tali che permettono di poter attivare i recettori sensoriali di un organismo. 2) Caratteristica di un organismo di poter recepire gli effetti dell'interazione con un oggetto o evento per mezzo di appositi recettori, classificabili in base alla natura fisico-chimica di ciò che funge da stimolo.
SEQUENZIALITÀ’. Organizzazione temporale (e, di solito, anche causale) di un insieme di eventi secondo una struttura a catena che stabilisce l'ordine di successione degli eventi stessi.
SFUMATA (LOGICA-) Sistema formale in cui, anziché contrapposizioni tra due termini opposti, vicendevolmente escludentesi, si stabilisce un continuità tra i due termini in questione. Spostandosi da uno all'altro si trovano, combinate in vara misura, le qualità di entrambi e, mentre aumenta progressivamente quella del termine cui ci si avvicina, l'altra diminuisce in modo complementare. In qualunque punto intermedio le qualità di entrambi coesistono secondo una coppia di percentuali la cui somma è sempre 100 (per es. 22%-78%; 81%-19%; 50%-50%; etc.).
SIMULAZIONE. Riproduzione di un oggetto, di una situazione o di un evento solo per gli aspetti che interessano o sono comunque ritenuti rilevanti per qualche fine. La riproduzione che simula una certa realtà può avere rispetto a questa anche una natura completamente diversa.
SINTAGMA. Struttura costituita secondo regole formali. La scelta di ogni elemento ed i rapporti tra un elemento e l'altro sono tali da costituire un insieme formalmente corretto.
SISTEMA. Insieme di componenti identificabili rispetto all'ambiente e che sono caratterizzati da una certa configurazione strutturale (cfr. struttura).
SPAZIO DI STATO. Insieme delle configurazioni possibili di tutti gli stati, ovvero di tutte le condizioni funzionali del sistema dotate di un contenuto semantico. Tali condizioni funzionali possono essere di solito attivate in modo esclusivo.
STRATEGIA. Linea comportamentale generale stabilita a priori in funzione del raggiungimento di un certo traguardo.
STRUTTURA. L'insieme dei componenti (e dei rapporti tra essi) che costituiscono il sistema.
SUPERVISIONE. É la funzione di monitoraggio e gestione di un processo, pur senza specificare le modalità ed i parametri del processo stesso. Il ruolo del supervisore è gerarchicamente più in alto del processo supervisionato; inoltre prevede livelli di gestione intermedi tra il proprio e l'esecuzione. Il supervisore controlla che tale processo risponda ai requisiti di pertinenza ed efficacia, oltre ad implementare lo scopo che gli era stato assegnato. Interventi modificatori vengono indotti dal supervisore quando necessario.
SAPERE UNITARIO: sistemicità dell'insieme di conoscenze che mostrano un elevato grado di integrazione. La continuità dell'insieme dei saperi non compromette la specificità dei diversi contenuti e dei diversi ambiti scientifici.
SCUOLA: in quanto luogo elettivo di educazione formale finalizzata alla piena valorizzazione della personalità dell'alunno:
- risponde al diritto dell'alunno all'educazione
- attiva processi di secondarizzazione dell'esperienza intenzionalmente programmati
- si apre ad un rapporto interattivo e partecipativo con le famiglie, la comunità e le altre agenzie educative
- coinvolge nell'elaborazione di un proprio progetto più soggetti interni ed esterni alla scuola
- persegue le sue finalità in linea con il patrimonio delle scienze e del sapere, con i principi della Costituzione e degli altri documenti internazionali, con i valori comuni, assecondando la specificità dei diversi soggetti e delle diverse comunità.(Quadrante n° 64, marzo 1995)
SEDUTA DI PROGRAMMAZIONE: sistema di intese tra insegnanti (o insegnanti e altri soggetti) finalizzato ad anticipare il lavoro successivo e a prendere decisioni sul lavoro educativo, relativo a una o più aree, da svolgere in un arco di tempo assegnato in riferimento ad un gruppo designato di alunni.
Sequenza di analisi e di scambi che si compiono in appositi incontri di lavoro secondo un ordine del giorno anche solo implicitamente predefinito, che riguardano l'identificazione di traguardi formativi (finalità, obiettivi, temi, argomenti...), le scelte relative alle strutture di uso comune (tempi, spazi, media, raggruppamenti...) ed i criteri generali di conduzione delle Unità didattiche fino alle verifiche ed alla riprogettazione sulla base dei risultati acquisiti. (Quadrante n° 41, Giugno 1989)
SISTEMA FORMATIVO INTEGRATO: è la risultante del coordinamento e dell'integrazione delle diverse agenzie educative che riguardano un soggetto o un insieme di soggetti. Ciò presuppone comunicazione tra esse, reciproci aggiustamenti e un livello gerarchico superiore di coordinamento.
Lo scopo è di offrire al soggetto una proposta educativa unitaria e coerente e di creare sinergie per il perseguimento delle finalità più generali.
SISTEMI DI DISPOSIZIONI: complessi organizzati, nessi di implicazioni tra disposizioni, di mappe disposizionali, di sviluppo come progressiva complessificazione logica o come filiazione o ristrutturazione o ampliamento.
Si parla di sequenze di obiettivi, di percorsi alternativi, di tappe scandite nel tempo ma collegate; si parla di catene di causazione.
Tra finalità, obiettivi e attività ci sono collegamenti diretti e indiretti.
SITUAZIONE DI PARTENZA: condizione attuale del soggetto che l'educatore deve conoscere in modo approfondito per capire il rapporto che ha con se stesso, con l'ambiente fisico e sociale, con le rappresentazioni culturali del reale (adottate in una certa comunità), nel rispetto del suo livello di sviluppo.
Da soggetto a soggetto la situazione personale di partenza può essere ampiamente differenziata.
SOCIALIZZAZIONE: assunzione da parte di un individuo delle convinzioni, dei valori e delle norme di un gruppo.
SITUAZIONE PROBLEMICA: contesto interattivo situazionale implicante un compito cui i soggetti debbono dare le loro risposte personalizzate, ciascuna delle quali viene accettata come prodotto della evoluzione personale, ma viene anche messa in crisi in ragione della conseguenza o della pertinenza richiesta.
STILE COGNITIVO: particolare organizzazione che un soggetto adotta per costituire, trasformare e utilizzare le proprie conoscenze. È l'impronta personale delle strategie di approccio o di interazione con l'universo fisico e simbolico, oltre che di rielaborazione interiore delle informazioni in arrivo. È il margine di originalità dei processi cognitivi.
Variazione individuale del modo di percepire, ricordare e pensare, come anche nell'apprendere, immagazzinare, trasformare e utilizzare le informazioni (Kogan, 1971). Agli stili cognitivi appartiene lo stile di apprendimento, cioè l'insieme di operazioni e di procedure che l'alunno può usare per acquisire, ritenere e recuperare differenti tipi di conoscenza e di prestazione (Kigney)
STILE EDUCATIVO: frutto di una scelta legata a certe o a certe altre concezioni di fondo, lo stile educativo è l'impronta particolare conferita all'azione educativa.
STRUTTURA: modello cui schematicamente si riconducono le parti in corrispondenza di funzioni di collegamento o riferimento (implica concetti di distribuzione e organizzazione).
SVANTAGGIO SOCIALE: condizione di difficoltà derivante dalla propria posizione, dal proprio ruolo e dai rapporti (istituzionali e non) che si instaurano in un ambito sociale.
Lo svantaggio sociale può comportare difficoltà nel raggiungimento di un certo status, nello svolgimento di certe attività, nell'ottenimento di mezzi, condizioni e stimoli per la propria evoluzione in termini di personalità e cultura.
Non è mai determinante in senso assoluto, ma può costituire una serie ipoteca per il raggiungimento di certi traguardi.

T

TEAM TEACHING: in merito alla pluralità dei docenti si avanzano diverse ipotesi; la più accreditata è quella del "team". Il carattere precipuo di questa soluzione é la stretta e continua cooperazione fra gli insegnanti in ordine alle attività di insegnamento.
Si profila un vero e proprio "gioco di squadra" che esige lavoro comune di valutazione delle situazioni di apprendimento individuale e di gruppo.
L’organizzazione del team può essere articolata per competenza disciplinare o per ruolo; nel primo caso si fa perno su questa o quella disciplina, nel secondo caso si utilizza il criterio dell’animazione e della guida.
La collegialità viene richiamata nei nuovi programmi in relazione all’organizzazione didattica.
Per l’attivazione di questa organizzazione si possono fissare tre criteri guida:
1)- Criterio dell’ INTENZIONALITÀ :
- si stabiliscono finalità educative che si vogliono conseguire;
- si individuano attività e contenuti da far apprendere;
- si prescrivono mete di apprendimento.
2)- Criterio di ASIMMETRICITÀ del rapporto educativo; il docente non può realizzare un efficace insegnamento, se non lo commisura sia alla "storia cognitiva" degli alunni, sia ai loro stili di apprendimento.
3)- Criterio della FLESSIBILITÀ, è considerato il criterio di maggior significato per l’attivazione dell’organizzazione didattica. Postulare questo criterio vuol dire imprimere un indirizzo particolare al lavoro didattico.
Il riferimento a questo criterio è implicito al disegno del piano di impostazione didattica; è esplicito quando si descrivono i criteri che possono dargli concretezza.
A volte il team teaching potrebbe rappresentare un alibi per sottrarsi alla propria personale responsabilità per conflitti che riguardano le reciproche competenze.
Il vero obiettivo del "team teaching" è quello di sviluppare in modo integrato, la familiarità e la capacità di servirsi dei diversi modi e strumenti che caratterizzano le diverse materie, in quanto modi di contatto con la realtà.
TRANSDISCIPLINARITÀ: messa in opera di una assiomatica comune ad un insieme di discipline (es. antropologia considerata come la scienza dell'uomo e delle sue opere), (Scurati, C., 1974).
fusione di più discipline all'interno di un sistema omnicomprensivo. È un  processo che non si accontenta di attingere le interazioni o le reciprocità tra ricerche specializzate, ma situa questi legami all'interno di un sistema totale senza confini stabili tra discipline.

U

UNITÀ DIDATTICA: è una sequenza di attività didattiche (AD) cioè di procedure puntuali e ricorsive che si svolgono nell'unità di tempo congruente al carico psicofisico degli alunni finalizzate allo sviluppo di processi qualificati di apprendimento sostenute dall'uso di media adeguati in condizioni di esercizio tali da consentite il perseguimento degli obiettivi mirati dall'U.D. nel contesto di una o più aree educative.

V

VETTORE DI ATTIVAZIONE. Informazione (o insieme di informazioni) che ha la proprietà di innescare una risposta non lineare nella struttura destinataria, attivando in modo caratteristico e specifico un certo stato funzionale. Ciò accade perché la configurazione parallela e/o sequenziale del messaggio in questione ha caratteristiche che la struttura destinataria è predisposta a cogliere come rilevanti e sufficienti a tal fine, attivandosi e originando un (altro) messaggio caratteristico.
VALUTAZIONE: è lo scopo di ogni verifica, è il giudizio che si dà alla misurazione, in relazione a:
- una situazione sulla quale si fanno previsioni e dalla quale si parte per programmare;
- una tappa di percorso intermedio;
- traguardi o risultati finali.
La valutazione ha due versanti:
1) quello che riguarda l'apprendimento dell'alunno;
2) la capacità degli insegnanti di effettuare interventi tempestivi per superare le difficoltà nel corso della programmazione.
"La valutazione, secondo Kerr, è raccolta di informazioni da usare per prendere decisioni circa i programmi da svolgere." L'affermazione è precisa, decisa e inequivocabile. La valutazione, in altre parole serve per guardare avanti, non tanto per giudicare il passato, quanto piuttosto e soprattutto per progettare il futuro, cioè le linee direttrici, le revisioni, i correttivi cui adeguare la programmazione curricolare e la programmazione di unità didattiche che sono il vero oggetto di valutazione. In questo contesto si inserisce pure la valutazione dell'alunno cioè il controllo dell'incidenza e della funzionalità o meno delle esperienze di apprendimento che la scuola gli ha intenzionalmente fornito ai fini della sua formazione e promozione intellettuale, sociale, umana.
La critica di diversi gruppi sociali e professionali di pressione sulla scuola ha avuto come punto chiave il rifiuto dei sistemi tradizionali di valutazione rivolti soprattutto all'alunno. Essi sono stati visti come strumenti attraverso i quali l'insegnante si faceva garante dello status quo punendo con voti bassi e bocciature chi rendeva meno, senza tenere conto che il più delle volte il basso rendimento era semplicemente conseguenza di un background socio culturale svantaggiato. In altre parole la scuola si limitava a sanzionare e riprodurre la curva normale di distribuzione dei talenti, delle attitudini, delle capacità, rendendo così assai discutibile l'efficacia e la produttività del suo intervento nelle forme e nei modi indicati dal dettato costituzionale.
Alla critica sono seguite diverse prese di posizione:
- abolizione di ogni forma di valutazione: comportamento che, mentre di fatto non elimina la selezione degli alunni, finisce per non sottoporre l'attività didattica ad alcun controllo e ad alcuna verifica generando comportamenti spontaneistici;
- voto di gruppo: può riprodurre la situazione appena descritta o essere una forma di contestazione ai sistemi tradizionali se accompagnato dalla elaborazione di schede e strumenti analitico-sintetici di valutazione: è questa la strada imboccata anche dal dettato legislativo che abolisce i voti.
In poche parole, la valutazione serve per controllare o meno l'efficacia del currricolo nella sua complessità e per intervenire introducendo tutti i correttivi che si rendessero necessari: se non avviene apprendimento è perché qualcosa nella progettazione e nella realizzazione dell'esperienza didattica non ha funzionato, non, o non solo, "perché l'alunno non ci arriva: probabilmente si sono proposti obiettivi troppo ambiziosi o si sono messe in opera sequenze ed esperienze mal congegnate." (Tinelli, 1977)
La valutazione si realizza concretamente come "un insieme di operazioni interne al processo di apprendimento e di produzione, alle esperienze di socializzazione; è quindi un'esigenza del carattere problematico del lavoro di ricerca, della presa di coscienza dei fattori che la influenzano." (De Bartolomeis,1976)
"La valutazione:
- riassume quanto ha appreso lo studente nell'ambito del corso;
- certifica le prestazioni di ciascuno;
- classifica il rendimento di ciascuno rispetto agli obiettivi didattici data la situazione di partenza e non in confronto ai compagni;
- valuta la competenza della progettazione al perseguimento degli obiettivi fissati in partenza;
- comunica le conclusioni e le socializza in vista della progettazione futura." (Venturi C., 1980)
Essa è una raccolta di informazioni che devono essere articolate "in forma sintetica, secondo criteri che assicurino un positivo confronto dei livelli di crescita individuali e collettivi."
Nella quantificazione del rendimento scolastico di ciascuno, va tenuto presente non solo l'aspetto intellettivo e culturale in sè, ma anche le caratteristiche emotive, le condizioni socio-ambientali in cui sono avvenuti determinati processi.
Solo in questo modo si potrà parlare di valutazione "obiettiva", consapevoli del fatto che la sfera affettiva, i condizionamenti esterni esercitati dalla famiglia, dall'ambiente, dalla società, sono sempre determinatamente influenti sul soggetto.
La valutazione è insita nel fatto educativo, è necessaria sia a chi vuole realizzare una riflessione scientifica su questo fatto, sia a chi vuole fare esperienza  di educatore.
"La valutazione dunque si pone come modalità di cambiamento caratteristico di un'altra scuola, che voglia assicurare agli alunni attraverso un'istituzione individualizzata, la padronanza e la uguaglianza delle possibilità contro ogni possibile forma di selettività e di svantaggio spesso collegate a situazioni esterne che determinano abbandoni precoci o ritardi." (Rosati L.).
"Il complesso delle osservazioni sistematiche effettuate dagli insegnanti nel corso dell'attività didattica, costituisce lo strumento privilegiato per la continua regolazione della programmazione, permettendo agli insegnanti di introdurre per tempo quelle modificazioni e integrazioni che risultassero opportune" (D.P.R. 104/1985)
La vera forza della valutazione non risiede tanto nel potere esecutivo e giudiziario, ma in quello legislativo. In altre parole, il processo di verifica parte dall'alunno per evolversi dinamicamente in valutazione ed eventualmente in modificazione del progetto ed autoverifica del metodo scelto.
Venturi rinforza il concetto espresso quando afferma che "la valutazione formativa serve a verificare l'unità didattica durante il suo processo in termini di cambiamenti osservabili e acquisiti o no rispetto alla situazione di partenza verificata; l'informazione raccolta serve anche in questo caso a organizzare forme tempestive di recupero su capacità, abilità e tecniche necessarie allo studente per proseguire nell'informazione. La valutazione riassuntiva valuta e misura il risultato finale del processo in rapporto alla situazione iniziale e di partenza; misura le capacità, le abilità e le tecniche acquisite.
Questa misurazione ha la funzione di riassumere quanto è stato appreso dallo studente rispetto a ciò che ci si aspettava che apprendesse e pertanto certifica le performance di ciascuno studente nell'ambito del corso e le classifica in rapporto a ciò che è stato appreso dal singolo e non in rapporto al rendimento degli altri studenti. La funzione delle tecniche di valutazione del processo educativo non è selezione, ma recupero, sostegno, integrazione. Se istruzione non è selezionare, la valutazione è il metodo scelto per verificare che questa soluzione non avvenga: proprio perchè interviene immediatamente, tempestivamente, nel bisogno culturale con il recupero educativo", (Venturi C., 1980)
La riflessione pedagogica contemporanea tende sempre più a riconoscere alla valutazione un carattere di centralità nel processo di insegnamento-apprendimento, non solo per l’esigenza di accertare i livelli e le forme di apprendimento degli allievi, ma anche e in primo luogo come elemento insostituibile in grado di consentire la raccolta e l’analisi di tutte quelle informazioni necessarie all’educatore per affrontare con efficacia quell’articolato complesso di processi decisionali relativi alla programmazione ed alla realizzazione dell’intervento didattico.
Da puro strumento di discriminazione sociale e culturale, per molti aspetti avulso dalla situazione educativa, la valutazione é venuta via via caratterizzandosi come momento integrante ed essenziale del processo didattico. Quindi non più un procedimento selettivo, bensì una forma di intelligenza pedagogica, cioè una ragione di conoscenza e di valorizzazione, attraverso una serie di interventi liberatori e generativi, del potenziale educativo che ciascuno custodisce. (Rosati L.)
Valutare vuol dire conoscere: l’insegnante che cerca di valutare il ragazzo cerca di conoscere il suo potenziale.
Per conseguire un’adeguata valutazione occorre però avere dei punti di riferimento che aiutino l’insegnante nella sua ricerca, che possono essere così schematizzati:
- situazione di partenza,
- un insieme organico dazioni per giungere a ...
- una situazione d’arrivo alla meta.
VALUTAZIONE: FUNZIONI DIDATTICHE: la validità e l’efficacia del processo di insegnamento-apprendimento dipenderanno pertanto in notevole misura dalla qualità delle informazioni sulla base delle quali l’insegnante compie le proprie scelte didattiche.
In questo senso la valutazione assume il giusto significato di accertamento sistematico finalizzato alla messa a punto e al controllo delle procedure didattiche, la validità delle quali é misurabile sulla base della loro efficacia nel condurre i diversi allievi al conseguimento di livelli omogenei di apprendimento attraverso itinerari educativi flessibili e differenziati.
Il momento del controllo, quindi, non può e non deve sostituire un elemento fine a se stesso, non va inteso cioè come un giudizio "retrospettivo" che si limita a prendere atto di processi già compiuti, bensì deve rispondere soprattutto all’esigenza di controllare i processi nel loro svolgersi, soddisfacendo l’esigenza di disporre di dati attendibili per elaborare, verificare, correggere, e riformulare il proprio progetto educativo. Quest’ultimo diviene in tal modo il vero oggetto della valutazione: "valutare gli allievi é utile solo se i dati che si ricavano possono essere immediatamente utilizzati per la ristrutturazione dei processi didattici", (Vertecchi B., 1975)
La raccolta di dati circa il comportamento e l’apprendimento degli allievi, acquista un preciso significato educativo solamente se essa risponde a precise finalità pedagogiche e didattiche, cioè se produce informazioni utili per soddisfare una serie di esigenze didattiche che possiamo schematicamente ricondurre a tre gruppi fondamentali.
a)- Prima dell’intervento didattico: acquisire preventivamente una conoscenza
accurata degli apprendimenti già padroneggiati dagli allievi in virtù delle attività didattiche ad essi offerte in precedenza, stabilire in quale misura ciascun allievo é in possesso dei prerequisiti generali e specifici ritenuti necessari per intraprendere il nuovo processo di apprendimento; determinare, quantitativamente e qualitativamente, le differenze individuali all’interno del gruppo al fine di predisporre le corrispondenti alternative didattiche in termini di itinerari e di procedure.
b)- Durante l’intervento didattico: conoscere sistematicamente il grado di
progresso e le difficoltà incontrate dagli allievi a livello di ciascuna tappa del percorso di avvicinamento agli obiettivi perseguiti; chiarificare e adattare gli obiettivi stessi alla luce dell’attività svolta e dei dati emersi; controllare continuamente la reale efficacia e validità delle procedure, degli strumenti e dei metodi adottati al fine di potervi apportare tempestivamente tutte le necessarie modifiche; verificare le modalità con cui gli allievi rispondono alle stimolazioni ed alle opportunità didattiche che vengono loro offerte; differenziare i trattamenti didattici e individuare le procedure alternative più adeguate sulla base dei risultati forniti dagli alunni a livello di ciascuna tappa intermedia dell’itinerario didattico.
c) - Al termine dell’intervento didattico: accertare il grado di raggiungimento
degli obiettivi per i quali il processo didattico era stato progettato; verificare la reale validità e significatività di tali obiettivi alla luce dell’esperienza svolta; determinare l’efficacia e la validità dei metodi, dei contenuti, degli strumenti e degli itinerari adottati per il conseguimento degli scopi prefissi ed in funzione della loro adeguatezza alle caratteristiche degli alunni.
VALUTAZIONE DIAGNOSTICA: corrisponde a quella particolare attività di
verifica, condotta al momento di intraprendere un nuovo processo di insegnamento-apprendimento, destinato ad accertare la dimensione (qualitativa e quantitativa) di quelle variabili relative al comportamento e all’apprendimento dell’allievo che sono direttamente implicate in tale processo e la cui conoscenza é finalizzata a produrre informazioni utili su cui fondare le scelte circa la programmazione e la realizzazione dell’intervento didattico.
VALUTAZIONE FORMATIVA: (termine coniato e introdotto da Scriven nel 1967) indica quel tipo di accertamento sistematico che accompagna costantemente il processo didattico nel suo stesso svolgersi, al fine di fornire tempestivamente le informazioni circa l’apprendimento dell’allievo necessarie ad adattare in modo efficace l’azione didattica alle sue esigenze individuali e ad attivare, ove si renda necessario, le opportune procedure didattiche compensative.
Non si tratta di una sorta di anticipazione della valutazione finale, ma la sua funzione fondamentale é piuttosto quella di consentire un controllo sistematico delle varie tappe di avvicinamento agli obiettivi intermedi o finali e di mettere l’insegnante in condizione di valutare in qualsiasi momento l’efficacia degli interventi educativi e degli itinerari di apprendimento che egli ha programmato, suggerendo le eventuali modifiche da apportare al processo in corso.
Si tratta dunque di un tipo di valutazione che segue passo passo l’intero sviluppo del processo di insegnamento-apprendimento, il quale, in tal modo, assume le proprietà di un  processo dinamico ed autoregolativo.
Si può ritenere, infatti, che la "valutazione svolge in maniera ottimale le sue funzioni quando é continua, cioè quando accompagna il processo educativo e quello di apprendimento per guidare e motivare quanti vi operano, in forme diverse, e per fornire loro di continuo una verifica sicura e puntuale", ( Calonghi L., 1976)
Questo tipo di valutazione acquista particolare rilevanza all’interno del “Mastery Learning” (apprendimento per padronanza), cioè di quell’insieme di procedure di educazione individualizzata teorizzate e sperimentate da Bloom, Carrol e collaboratori.
Secondo i promotori del Mastery Learning é possibile, se si migliorano le qualità dell’attività educativa, far sì che la maggior parte degli allievi (dal 75 al 90%) ottenga risultati di alto livello, corrispondente a quello di solito ottenuto da una ristretta minoranza.
A tal fine gli insegnanti devono "programmare la costruzione di una serie di test di controllo in itinerari attraverso i quali non si mira a formulare delle classificazioni di livelli (dare voti, ecc.), ma piuttosto a depistare i punti non compresi e le lacune presentate dagli allievi ... Gli insegnanti, difatti, rappresentate le padronanze cognitive degli alunni, predisporranno gli itinerari di apprendimento alternativi, svolti per gruppi di livello, per facilitare il recupero di quanti hanno perduto il passo", (Rosati L.)
VALUTAZIONE SOMMATIVA: (o complessiva) è quella attività di verifica,
condotta al termine di un processo didattico temporalmente definito o di un elemento significativo di esso, la quale riguarda la sintesi finale dei vari apprendimenti specifici prodotti nell’allievo, cioè il grado di conseguimento di quegli obiettivi finali o intermedi per i quali l’intero processo didattico (o un suo elemento particolare) é stato progettato e realizzato. Tutte le verifiche intermedie condotte sistematicamente nel corso dello sviluppo del processo didattico (valutazione formativa) dovranno confluire in una valutazione globale del processo stesso basata sulla analisi della somma degli effetti finali da esso prodotti (valutazione sommativa).
Questo tipo di accertamento conclusivo deve consentire soprattutto una determinazione della validità degli obiettivi perseguiti e un’analisi dell’idoneità degli itinerari e delle soluzioni adottate a livello didattico.
VALUTAZIONE: INFORMAZIONE RETROATTIVA: un tratto comune che caratterizza i tre tipi di valutazione (diagnostica, formativa e sommativa) è costituito dal fatto che in ogni caso gli accertamenti sono finalizzati ad avere immediati riflessi sulle decisioni circa la progettazione, la realizzazione, il controllo e la convalida dei processi didattici.
Bisogna sempre tener presente che la messa a punto di una programmazione non é altro che un sistema assai complesso ed articolato di ipotesi didattiche che, come in ogni procedimento di sperimentazione, devono essere confermate, confutate o ridefinite attraverso un processo sistematico di verifica.
"Ogni metodo scientifico, ogni ricerca, ogni operazione compiuta per risolvere un problema si conclude con il momento della verifica. E poiché il lavoro, qualsiasi lavoro, è una successione di operazioni, il momento del controllo o della verifica è necessario per passare da un’operazione all’altra. Se l’operazione, al momento della verifica, si rende conto dello scarto tra l’effetto voluto e quello raggiunto, torna indietro e si corregge.
Se non vi è scarto si procede oltre. Egli rinforza il suo comportamento. Infatti ripete le stesse operazioni che lo hanno condotto al successo o, tutt’al più, le varia per renderle meno faticose o meno costose in fatto di energia.
Egli perfeziona così le sue tecniche operative e consegue risultati sempre migliori", (Izzo D., 1976).
Questo tipo di processo è sostanzialmente fondato sul concetto cibernetico di feed-back (retroazione); ad ogni operazione compiuta consegue una "informazione retroattiva" (il feed-back) che ci informa degli effetti sortiti dalla nostra azione e che ci pone pertanto in condizione di valutarne l’efficacia e di apportare tutte le eventuali modifiche necessarie.
In caso contrario la nostra attività educativa non può che risolversi in un vero e proprio procedere alla cieca, con il rischio evidente di non sapere mai a che punto ci si trova e dove si andrà a finire.
VERIFICA: è il momento della raccolta sistematica di informazioni allo scopo di  accertare l'effettivo raggiungimento di un obiettivo.
È quindi il momento di misurazione: "è il momento cruciale di tutta la programmazione: le verifiche documentano se è fondata o no: e, se fondata, in che misura gli obbiettivi stabiliti come prevedibili, sono stati raggiunti." 
La premessa esplicita gli scopi della verifica che vengono riferiti a quattro gruppi:
1) Gli alunni: sulla disponibiltà ad apprendere e sulla maturazione del senso di responsabilità.
2) La programmazione: per permettere agli insegnanti di introdurre per tempo quelle modificazioni o integrazioni che risultano opportune.
3) I docenti: l'attività di valutazione e di verifica deve consentire agli insegnanti di valutare l'approfondimento della loro "preparazione psicologica", culturale e didattica.
4) La famiglia e la scuola: la comunicazione dei risultati deve documentare quanto la scuola ha fatto o si impegna a fare per lo sviluppo del singolo.
I gestori delle verifiche sono i docenti e gli alunni, questi ultimi hanno il diritto di conoscere la propria posizione rispetto agli obiettivi raggiunti o da raggiungere e devono poter integrare o modificare i procedimenti qualora si fossero dimostrati carenti o improduttivi.
La fase della verifica è condizione indispensabile per assicurare l'efficienza e l'efficacia della programmazione, perché ne è condizione indispensabile.
La verifica si articola strutturalmente in tre momenti:
A) La scelta dell'oggetto da sottoporre ad accertamento costituisce il primo passo da compiere per effettuare il controllo scolastico;
B) Scelto l'oggetto si presenta l'esigenza del raggiungimento da parte dell'alunno;
C) Il risultato dell'accertamento viene interpretato e viene formulato un giudizio nei suoi confronti, che può essere di sufficienza oppure no.
- La prima fase del controllo scolastico, riguarda l'individuazione dell'oggetto del controllo.
- La seconda fase del controllo scolastico, riguarda l'acquisizione di informazione intorno all'oggetto stesso.
- La terza fase del controllo scolastico, è un atto di valutazione espresso sui risultati dell'informazione, intorno all'oggetto di controllo.
Per quanto riguarda invece i tempi delle verifiche, si hanno:
- verifiche di ingresso
- verifiche di processo
- verifiche sommative
Esse si differenziano sui tempi di esecuzione:
- La prima è fatta una volta all'anno, a settembre e serve per verificare i prerequisiti;
- La seconda è fatta più volte durante l'anno, tante quanto sono le tappe intermedie. Serve per accertare il rendimento degli allievi durante il processo di istruzione/ apprendimento.
Possono essere:
a) diagnostiche, per accertare eventuali lacune;
b) di sondaggio, per misurare il livello massimo di profitto e quindi le differenze di rendimento tra gli allievi;
c) formative, per misurare le abilità e le capacità raggiunte con i processi di apprendimento al fine di accertare il livello minimo di padronanza.
- La terza ed ultima fase viene fatta a fine anno e risulta dalla somma dei risultati complessivi raggiunti dagli allievi al termine di un ciclo formativo.
Le verifiche di processo dovendo essere catalogate, abbisognano di strumenti per una raccolta sistemica e continuativa riguardo a:
1) Sviluppo dei quadri di conoscenza e di abilità;
2) Alla disponibilità ad apprendere;
3) Alla maturazione del senso di sé, di ogni alunno.
Per gli strumenti si dice che:
1) Saranno vari ma precisi per verificare solo quello che è stato integrato;
2) In alcuni casi sarà utile rifarsi a prove oggettive.

 

Fonte: http://s674f46e4388a92fa.jimcontent.com/download/version/1282227581/module/4395282062/name/Glossario%20pedagogico.doc

Sito web da visitare: http://s674f46e4388a92fa.jimcontent.com

Autore del testo: Mario Gori

Il testo è di proprietà dei rispettivi autori che ringraziamo per l'opportunità che ci danno di far conoscere gratuitamente i loro testi per finalità illustrative e didattiche. Se siete gli autori del testo e siete interessati a richiedere la rimozione del testo o l'inserimento di altre informazioni inviateci un e-mail dopo le opportune verifiche soddisferemo la vostra richiesta nel più breve tempo possibile.

 

GLOSSARIO PEDAGOGICO

  • Accessibile ai disabili: servizi o barriere architettoniche resi fruibili ai soggetti disabili.

 

  • Adeguata rappresentanza dei lavoratori disabili: prevista nella legislazione vigente e prevede l'inserimento nel mondo del lavoro di quote di persone disabili.

 

  • Alunno in difficoltà: espressione comunemente usata per definire un alunno portatore di handicap.

 

  • Approccio: atto di chi si accosta a qualcuno o a qualcosa per conoscerne aspetti, intenzioni, aspettative. In ambito pedagogico e psicologico, rispetto al lavoro che si intende assumere, il modo di porsi e di farsi carico del problema. Primo  contatto con un problema,  scelta di una modalità di interazione, di conoscenza, in base alle teorie di riferimento. Esistono tre livelli di approccio: sul deficit, sui requisiti ed ecologico. Alcune tipologie:
  • Approccio clinico : intervento individuale che agisce su situazioni specifiche, in modo empirico e ravvicinato quindi  diretto, conoscitivo-diagnostico ed educativo.
  • Approccio cognitivista e neuropsicologico contemporaneo: rivolto alle operazioni mentali che risultano compromesse rispetto ad un modello di funzionamento cognitivo standard e si sviluppa attraverso un percorso sequenziale di fasi di apprendimento.
  • Approccio comportamentista classico : rivolto al  comportamento problematico, da modificare attraverso tecniche di estinzione/sostituzione con comportamenti alternativi e loro rafforzamento mediante l’esercizio e il rinforzo;
  • Approccio della pedagogia speciale:  ricerca delle modalità ottimali di insegnamento per favorire l'acquisizione di abilità in soggetti con difficoltà.
  • Approccio ecologico-globale : diretto all’integralità, alla presa in carico globale, alla multidimensionalità della persona e del suo ambiente. Relativo all’interezza del fenomeno, all'educazione ecologica e si basa su una diagnosi ecologica. Si distingue in ecologia di 1° livello, riferita alla totalità della persona ed ecologia di 2° livello riferita anche al contesto di vita o situazione.
  • Approccio metacognitivo : rivolto alla possibilità che il soggetto possiede di controllare attraverso la rappresentazione, i processi implicati nell'apprendimento e di adottare strategie funzionali al successo del compito.
  • Approccio psicodinamico : va ad incidere sulla personalità del bambino, sui suoi stati emotivi, sui suoi vissuti che influenzano fortemente il processo di apprendimento;
  • Approccio psico-sociale: rivolto al contesto sociale, ambientale e culturale e alla rete di relazioni che il soggetto costruisce in esso.
  • Approccio sistemico : inerente alle relazioni interpersonali e soprattutto familiari che influenzano l’intero sviluppo psicologico del bambino e più o meno direttamente anche il suo processo di apprendimento

 

  • Area di sviluppo: Dalla psicologia dello sviluppo, la prospettiva che analizza le singole disabilità in base ad ogni  ambito  di maturazione degli apparati organici o delle funzioni psichiche: cognitivo, affettivo-relazionale, linguistico, sensoriale, motorio-prassico, neuropsicologico, autonomia personale e sociale.  Costituiscono la struttura del modello ministeriale di Profilo Dinamico Funzionale. Sinonimo di Asse.

 

  • Area d'intervento prioritaria: in riferimento agli obiettivi privilegiati dell'azione didattica indica genericamente le aree di sviluppo, o assi, a cui è diretta.

 

  • Asse cognitivo: detta anche area di sviluppo cognitiva. Prende in esame l'organizzazione e la coordinazione del pensiero in tutte le sue manifestazioni.

 

  • Assistente educativo: figura professionale a cui viene affidata l'autonomia e la comunicazione  degli alunni disabili.

 

 

  • Assistenza di base: introdotta con il CCNL Scuola del 1995, viene così definita da quello del 2003: "ausilio materiale per l'accesso, l'uscita e lo spostamento nei locali scolastici, per l'uso dei servizi igienici e la cura dell'igiene personale" viene fornita dai collaboratori scolastici e  concorre, in modo rilevante  al percorso di integrazione scolastica. In passato di  competenza dell'ente locale ora viene affidata  a terzi, in appalto e ai collaboratori scolastici, qualificati con appositi corsi per assistere i casi particolarmente gravi.

 

  • Associazioni dei disabili: gruppi  di persone che si organizzano con lo scopo di  rappresentare  e di farsi carico dei diritti e delle rivendicazioni delle persone con handicap e possono comprendere docenti e familiari dei soggetti disabili.

 

  • Atteggiamento pietistico: indica quella prospettiva di chi si pone nei confronti della persona disabile in modo compassionevole, che non la vede soggetto di diritti  come tutti gli altri cittadini ma  con ruolo subordinato. In tal modo il soggetto si sente umiliato e discriminato, sente di suscitare pietà e  che può aspettarsi aiuto solo in base al buon cuore del prossimo.

 

  • Atto di indirizzo e coordinamento: Abbreviazione usuale del titolo del DPR 24.02.'94: "Atto di indirizzo e coordinamento relativo ai compiti delle unità sanitarie locali in materia di alunni portatori di handicap". In tale documento normativo vengono fornite le indicazioni dettagliate per la compilazione della Diagnosi Funzionale, del Profilo Dinamico Funzionale e del Piano Educativo Individualizzato con le relative verifiche.

 

 

  • Barriere: b. architettoniche: gli ostacoli materiali che si nascondono in una città come gradini troppo alti, porte strette, ascensori angusti, scale alte e faticose, strade ecc. B . mentali: le più dure da distruggere consistono nei  pregiudizi e nelle mentalità grette di gruppi sociali culturalmente arretrati o razzisti. B. normative: quando le leggi impediscono le pari opportunità tra cittadini di diverse condizioni.

 

  • Buone prassi: attività educative fondate sulla  mobilità, accessibilità, integrazione, socializzazione, educazione permanente e con  interventi a favore delle persone con handicap gravi e delle loro famiglie. Contribuiscono ad elevare la qualità dell'integrazione scolastica dei disabili.

 

  • Canale di comunicazione diverso da attivare: in alcuni casi di disabilità in cui un canale comunicativo è interrotto dal deficit, si possono attivare o potenziare strumenti comunicativi alternativi.

 

  • Certificazione dell'handicap: le nuove procedure per la segnalazione e la certificazione dei casi di disabilità sono sancite dalla Pronuncia prot. 11889, 20 dicembre 2005. Si parla di certificazioni facili quando si rileva la tendenza a segnalare bambini per ottenere l'insegnante di sostegno a scuola anche di fronte a casi di disabilità lievissima o disagio socio-ambientale.

 

  • Check list: elenco strutturato e gerarchicamente progressivo delle abilità che compongono una prestazione.
  • Comorbilità : Pur interessando abilità diverse, i disturbi possono coesistere in una stessa persona - ciò che tecnicamente si definisce “comorbilità”.

 

  • Comportamento bersaglio: condotta inadeguata da ridurre o da sopprimere come stereotipie, errori, cadute di tensione, ecc.

 

  • Concetto di persona handicappata: soggetto portatore di handicap, soggetto in difficoltà “E’ persona handicappata colui che presenta una minorazione fisica, psichica o sensoriale, stabilizzata o progressiva, che è causa di difficoltà di apprendimento, di relazione o di integrazione lavorativa e tale da determinare un processo di svantaggio sociale o di emarginazione.” (Legge n. 104 del 5.2.1992, art. 3 comma 1).

 

  • Concetto di rete: nell'istituzione scolastica coesistono reti formali e informali, reti a livello interpersonale, costituite da docenti e non docenti, reti di unità interne (il team di classe, le commissioni di progetto, gli incontri collegiali) ed esterne operatori extrascolastici, cooperative, contatti scuola-lavoro, volontariato. In generale s'intende un intervento integrato tra diverse responsabilità istituzionali e servizi sul territorio.

 

  • Condizione di vita: riferita al soggetto disabile indica la qualità della vita dello stesso tenendo conto del contesto, delle caratteristiche del deficit e del suo recupero  definendo  il grado di integrazione socio-culturale raggiunto. Si auspica una radicale normazione della presa in carico del progetto globale di vita delle persone con disabilità.

 

  • Cooperative Learning: una delle metodologie didattiche che rientrano nel principio della pedagogia cooperativa secondo il quale ciascun alunno è risorsa  reciprocamente per l'altro. Risulta particolarmente opportuno per  l'integrazione dei soggetti disabili.

 

  • Cooperazione: può essere intesa fra alunni  o può  indicare  alcune forme di mutuo insegnamento fra insegnanti di sostegno anche in ambito europeo.

 

  • Coordinazione oculo-manuale: una delle specificazioni funzionali dell'area motoria indicata comunemente come schema motorio di base.

 

  • Curricolo implicito: in generale si intende l'organizzazione degli spazi e dei tempi che permetterà successivamente di praticare le azioni specificate nella programmazione didattica. Il curricolo implicito riguarda in modo particolare le relazioni dentro la scuola (tra soggetti diversi aventi ruoli, status e autorità diversi) e le modalità in cui tali relazioni sono attivate. Riguarda anche le scelte di tipo organizzativo/logistico dentro l’istituto, che rappresentano comunque i rapporti gerarchici, l’immagine che la scuola si dà della funzione, del ruolo e dei poteri che alle singole categorie sono affidati e riconosciuti. Il “curricolo implicito” riguarda l’insieme delle competenze trasversali non strettamente attinenti alla sfera educativa, ma a quella della relazione, della comunicazione, della capacità organizzativa, costruite nel complesso dell’attività formativa della scuola.

 

  • Deficit: dal latino deficěre, letteralmente ciò che manca per completare una qualità. Il deficit può essere sensoriale, motorio, intellettuale, ecc. e rappresenta una mancanza “oggettiva” cioè facilmente verificabile. Es.: deficit intellettuale: il livello dell’insufficienza mentale espresso in termini quantitativi.

 

  • Deprivazione socio-culturale: può essere ricondotta ad una serie di svantaggi dovuto all'esposizione ad ambienti di vita con scarse stimolazioni sensoriali, linguistiche, relazionali, intellettive. A volte può essere confusa con forme lievi di  disfunzione cerebrale.

 

  • Descrizione funzionale: breve sintesi descrittiva per evidenziare il grado di difficoltà e le potenzialità del soggetto disabile.

 

  • Diagnosi: consiste nel riconoscere una patologia sulla base sia di quanto descrive il paziente stesso o coloro che gli stanno vicino, sia dei sintomi rilevati dal medico durante la visita (diagnosi clinica), sia ancora attraverso l’interpretazione degli esami specialistici e delle analisi di laboratorio eseguiti. Anche in psicopedagogia si parla di diagnosi di fronte a tutti i casi di soggetti che appaiono difficili, disturbati nel comportamento o nel carattere. La diagnosi che corrisponde alla fase della osservazione è sempre pluridimensionale emergendo da un confronto, una analisi ed una discussione degli elementi raccolti da diversi punti di vista e dunque con tecniche differenti. La diagnosi può essere intesa come conoscenza approfondita, empirica ed ermeneutica, di singoli soggetti o singole situazioni, colti nel loro senso, oltre le apparenze e nella loro interezza. Alcune tipologie:
  • Diagnosi declaratoria: In ambito speciale o patologico, è quella diagnosi che si limita a dichiarare formalmente la patologia o la sindrome.
  • Diagnosi differenziale: Atto diagnostico individuale che considera, in parallelo, più ipotesi diagnostiche.
  • Diagnosi educativa: Atto diagnostico elaborato dal pedagogista sullo stato e sull’andamento di un servizio educativo o di una sua componente e quindi si configura come una diagnosi dei processi educativi.
  • Diagnosi evolutiva: Atto diagnostico del pedagogista o di più operatori sullo stato e sull’andamento evolutivo generale di un  individuo o di un suo aspetto particolare. Può essere definita più esattamente diagnosi dei processi evolutivi individuali.
  • Diagnosi Funzionale: Atto diagnostico relativo alle diverse funzioni dell'uomo, al loro stato o andamento evolutivo, in individui normali o tipici.si compone di due parti: diagnosi clinico medica (modello C del DPR 24 febbraio '94) e valutazione psicologica e sociale (modello D del DPR 24 febbraio '94) finalizzata all'individuazione delle potenzialità del soggetto attraverso la "descrizione analitica della compromissione funzionale dello stato psicofisico dell'alunno handicappato" e contiene "l'anamnesi familiare, gli aspetti clinici (anamnesi fisiologica e patologica, diagnosi clinica), gli aspetti psicosociali (area cognitiva, affettiva relazionale, linguistica sensoriale, motorio-prassica, neuropsicologica, autonomia). Elaborata e controfirmata dalle figure dell'UMEE.
  • Diagnosi speciale: Atto diagnostico relativo ad individui interessati da disabilità, disagio o particolari diversità.
  • Didattica: teoria e pratica dell’ insegnamento
  • Didattica individualizzata: l’azione formativa individualizzata pone obiettivi comuni per tutti i componenti del gruppo-classe, ma è concepita adattando le metodologie in funzione delle caratteristiche individuali dei discenti.
  • Didattica personalizzata: L’azione formativa personalizzata ha, in più, l’obiettivo di dare a ciascun alunno l’opportunità di sviluppare al meglio le proprie potenzialità

 

 

 

  • Didattica speciale: in caso di disabilità si evidenziano bisogni educativi speciali quindi la didattica deve trovare delle risposte attraverso dimensioni operative appropriate rivolte al raggiungimento di obiettivi su misura per il bambino.

 

  • Differenziazione: Nell'insegnamento la "capacità di ideare e far evolvere dispositivi di differenziazione".

 

  • Difficoltà: termine che ritroviamo spesso come sinonimo  per indicare il bambino disabile.

 

  • Diritto di cittadinanza: per chi vive una situazione di handicap spesso si tratta di un diritto disatteso in larga misura, nel senso che non tutti i diritti che le leggi garantiscono per ogni cittadino possono essere fruiti di fatto dalle persone disabili.

 

  • Disabile: individuo che per condizioni soggettive, genetiche o acquisite, manifesta insufficienze o sofferenze che rendono nettamente tipica la sua personalità rispetto all’età, al contesto ambientale e culturale e nella vita quotidiana. Termine usato, a volte, come sinonimo di handicappato, sottolinea in una persona, i suoi deficit (fisici, sensoriali e mentali) che tuttavia non necessariamente si devono tradurre in handicap.

 

  • Disabilità: Situazione di disfunzione, deficit o ritardo, a carico di una o più funzioni umane, che comporta difficoltà nella vita quotidiana.

 

  • Disagio socio-educativo : ci si riferisce ad una condizione di disadattamento del disabile causata da condizioni sociali inadeguate o carenti e da interventi educativi inappropriati.

 

  • Discalculia: La discalculia è una difficoltà specifica nell’apprendimento del calcolo che si manifesta nel riconoscimento e nella denominazione dei simboli numerici, nella scrittura dei numeri

.

  • Discriminazione: atteggiamento di rifiuto o emarginazione verso le persone disabili.

 

  • Disfunzione: È una alterazione del funzionamento “normale”, sia del sistema corporeo, sia di quello psichico. Tale nozione ha un carattere relativo in quanto la normalità o l’anormalità di un atteggiamento, di un comportamento, insomma di un funzionamento, dipende dal modello di normalità che si assume. Si può sostenere che certe disfunzioni, considerate tali in un determinato ambiente culturale o in un determinato tempo, di fatto non lo sono più in un altro ambiente, in un altro tempo e con una concezione del mondo diversa

 

  • Disgrafia: La disgrafia è un disturbo specifico dell’apprendimento, in assenza di deficit intellettivi e neurologici, che incide sulle funzioni fondamentali della scrittura.

 

  • Dislessia: La dislessia è una difficoltà che riguarda la capacità di leggere e scrivere in modo corretto e fluente. 
  • Disordine: indica un comportamento, una patologia, definita anche disturbo qualitativo.

 

  • Disortografia: La disortografia è la difficoltà a tradurre correttamente i suoni che compongono le parole in simboli grafici
  • Disturbo: termine comune con il quale vengono indicate numerose patologie che rientrano nelle sindromi qualitative i cui indicatori sono la diversità funzionale, le differenti abilità e in generale una condizione che può essere definita disordine. Nel caso in cui il disturbo o il comportamento risulti alterato quantitativamente si preferisce parlare di deficit o minorazione.

 

  • Diversamente abile: neologismo piuttosto abusato con valenza positiva e propositiva, che mette in evidenza non la mancanza ma la capacità del soggetto di operare comunque in modo originale. Si tratta di una espressione non accettata da tutti gli addetti ai lavori e non riconosciuta scientificamente come sinonimo di disabile.

 

  • Diversità: concetto positivo e negativo assieme, a seconda del giudizio di valore che viene attribuito alle  molteplici caratteristiche del soggetto disabile, anche in considerazione dei contesti ambientali di riferimento. Ad esempio, possiamo intendere diversità come ricchezza per lo scambio e la crescita umana oppure come difficoltà o disagio che si incontra nel momento in cui per primi ci si sente diversi, esclusi, "fuori luogo"; come difficoltà nell'incontro con l’altro diverso da me, visto semplicemente come "altro" e quindi potenzialmente pericoloso. Educare alla diversità: dimensione naturale auspicata del sistema formativo.
  • DSA: ( disturbi specifici di apprendimento)- DSA sono di origine neurobiologica; allo

stesso tempo hanno matrice evolutiva e si mostrano come un’atipia dello sviluppo, modificabili
attraverso interventi mirati.

  • Educabilità: principio pedagogico che afferma la possibilità di aiutare lo sviluppo umano in qualsiasi condizione soggettiva o oggettiva.

 

  • Educazione clinica: processo di aiuto allo sviluppo della personalità o di sue componenti, attraverso attività di mediazione o relazione di aiuto. Azione intenzionale, scientificamente orientata, che tiene conto dei bisogni soggettivi del disabile.

 

  • Eziologia: studio delle cause delle diverse sindromi. In passato si tendeva a distinguere tra cause ereditarie o innate e cause ambientali o acquisite. Negli ultimi anni le ricerche teoriche affermano che programma genetico e influenza ambientale operano attraverso una interazione continuativa.

 

  • FISH, Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap: raggruppa circa trenta associazioni di persone con disabilità e relativi familiari suddivisa in undici federazioni regionali. Per informazioni sulla sua attività di può consultare il sito: www.superando.it.

 

  • Formazione di base dei docenti di sostegno: è molto diversificata in relazione alla contingenza temporale  in cui si sono specializzati e al relativo orientamento culturale dei contenuti dei programmi dei corsi.

 

  • Gestire l'eterogeneità: intervento didattico con specifiche strategie dirette all'integrazione in seno ad un gruppo classe.

 

  • GLH, Gruppo di Lavoro per l'Handicap: incardinato presso ciascun USR, composto esclusivamente da personale scolastico, con funzioni tecnico-professionali (CC.MM. n. 227/1975 [20], n. 216/1977[21] e D.M. n. 122/1994), per l’istruttoria delle assegnazioni di personale di competenza dell’USR.

 

  • GLHI: Presso ogni scuola è istituito un gruppo di studio e di lavoro d’Istituto (GLHI) composto da: insegnanti, operatore dei servizi, familiari e studenti. Il Gruppo ha il compito di collaborare alle iniziative educative e di integrazione predisposte dal Piano Educativo (Legge 104/92, art. 5, comma 2).

 

  • GLHO: gruppo di lavoro operativo costituito da: operatori designati dall’ASL, insegnanti curriculari, docente di sostegno,  genitori dell’alunno e rappresentanti istituzionali che se ne occupano. Redige il Piano Educativo Personalizzato o Individualizzato, documento nel quale vengono descritti gli interventi finalizzati alla piena realizzazione del diritto all’educazione, all’istruzione ed all’integrazione scolastica ( DPR 24.2.1994, art. 5).

 

  • GLIP: gruppo di lavoro per l'integrazione scolastica, è istituito presso l'Ufficio Scolastico Regionale, dura in carica tre anni ed è composto da: un ispettore Tecnico, un esperto della scuola, due esperti designati degli Enti Locali, due esperti designati dalle Unità Sanitarie Locali, tre esperti designati dalle associazioni delle persone handicappate. I compiti del GLIP sono: consulenze e proposte al Provveditore agli Studi, consulenze alle singole scuole, collaborazioni con gli Enti Locali e le Unità Sanitarie locali per la conclusione e la verifica dell'esecuzione degli accordi di programma, impostazione e attuazione dei piani educativi individualizzati  e altre attività inerenti all'integrazione degli alunni in difficoltà di apprendimento.

 

  • GLIS: All’interno degli Istituti è presente il GLIS, gruppo di lavoro per l’integrazione scolastica. Tale gruppo è composto da docenti di attività di sostegno, collaboratori del Dirigente scolastico, operatori ASL e rappresentanti dei genitori; esso si impegna nella diffusione, all’interno degli Istituti, di cultura dell’integrazione.

 

  • Gratificazioni: rinforzi verbali, sociali o fisici, utilizzati nelle strategie comportamentiste.

 

  • Gruppo tecnico di ispettori: esperti con competenza sull'handicap,  formano i collaboratori scolastici statali.

 

  • Handicap: Situazione di penalizzazione o svantaggio dell'individuo che ha origine nel momento della nascita o nel corso della sua esistenza e che lo condiziona  in modo consistente. Di solito è così definito il ritardo o la limitazione nello sviluppo e nella possibilità di utilizzare una determinata funzione fisica o psichica. A seconda delle funzioni compromesse, si parla di handicappati sensoriali: ciechi e ambliopi, sordi o sordomuti, ecc., motori: spastici, mutilati negli arti, ecc. e anche mentali: down, deboli mentali, psicotici, ecc. L’handicap è sempre tale in relazione ad una situazione sociale e culturale. Sembra corretto parlare di deficit che diventano handicap solo quando la società o il gruppo di appartenenza li considera tali. Un qualsiasi portatore di deficit, sia pure in modo e con intensità anche molto differenti, è in grado di sviluppare delle capacità compensatorie rispetto alla propria menomazione, tanto da non doversi considerare compromesso il suo sviluppo personale globale. Nel determinare lo stato di handicap contano moltissimo sia le reazioni della società, sia il modo con cui il singolo individuo portatore di un deficit vive la sua menomazione. La condizione di inferiorità e di emarginazione  dipende in larga misura dal modo in cui una società (o un gruppo specifico) considera e gestisce il deficit.

 

 

  • ICF (International classification o functioning, disability and Health): descrive e misura la salute e la disabilità della popolazione. Strumento per classificare, non le persone, ma le caratteristiche della salute delle persone, all'interno del contesto di vita degli  individui e i relativi  impatti ambientali. L'ICF rappresenta una nuova vision  dell'handicap, non solo culturale, che intende superare gli indicatori basati sull'incapacità mettendo in evidenza gli elementi  positivi  della vita e il modo in cui le persone convivono con la loro patologia che può essere migliorata  per un'esistenza maggiormente produttiva e arricchente.

 

  • Inclusione sociale: o prospettiva inclusiva; sinonimo di integrazione, inserimento, o promozione sociale; attraverso opportune strategie educative la si può incentivare al fine di rimuovere forme di discriminazione.

 

  • Insegnante di sostegno: docente specializzato, in possesso di un titolo di studio biennale, è contitolare  della classe a cui viene assegnato e nella quale  è inserito l'alunno disabile. Gli sono affidati i compiti di coordinamento,  di diretto intervento con l'alunno e di elaborazione del Progetto Educativo Individualizzato; è corresponsabile delle azioni educative predisposte per la generalità degli allievi e partecipa a pieno titolo alle attività di programmazione.

 

  • Inserimento: il superamento delle situazioni di emarginazione degli alunni handicappati che in passato venivano inseriti in classi speciali. Esso consiste nell'apertura delle classi comuni anche ai soggetti con handicap per garantire la socializzazione e la possibilità di sfruttare al massimo le sue potenzialità. Non comporta automaticamente il raggiungimento di una vera integrazione scolastica.

 

  • Integrazione: graduale sviluppo e maturazione delle funzioni del sistema nervoso o dello psichismo, secondo un ordine capace di dare loro una fondamentale unità. In psicologia, si parla di integrazione anche per indicare l’avvenuto processo di assimilazione e di incorporazione di nuovi elementi nella struttura psichica già posseduta dall’individuo. In una accezione sociologica, il termine viene usato per indicare l’avvenuto adattamento al sistema  socio-culturale e lavorativo di riferimento. Per integrazione scolastica s'intende  un processo che coinvolge una rete di operatori anche extrascolastici  che mira  al superamento di tutti gli interventi, che tendono al  semplice inserimento senza  alcuna modificazione da parte degli ambienti di accoglienza. Tale prospettiva  esige una serie di adattamenti reciproci, da parte sia  del soggetto disabile sia dell’ambiente scolastico nel suo complesso, come  risultato di un processo culturale che va provocato, organizzato e realizzato. Tutto ciò richiede una professionalità ricca  di competenze pedagogiche, didattiche ed anche tecnologiche di non poco conto.

 

  • Interventi "in solitaria" riferito al ruolo dell'insegnante di sostegno come operatore specialistico. Si auspica che tali interventi vengano sostituiti da una prospettiva "orizzontale", reticolare, diffusa, che  attiva e mette  in sinergia le risorse di una molteplicità di attori significativi,  si parla quindi di sostegno integrato e di percorso di corresponsabilità.

 

  • Intervento: sinonimo di strategia. I. sui requisiti: agisce sulle abilità sottostanti al deficit con lo scopo di ottenere un loro potenziamento, ad esempio: intervenire sui processi di memorizzazione per potenziare la lettura, il calcolo, la scrittura, ecc. i. sul deficit: definito anche educativo, riabilitativo, ecc. e rivolto alla menomazione stessa, cioè a quella limitata funzionalità che non permette al soggetto di ottenere risultati o prestazioni “nella norma”.

 

  • Ippoterapia: riabilitazione equestre, l'insieme di quelle tecniche che sfruttando in vario modo il rapporto che s'instaura tra il paziente e il cavallo secondo un programma terapeutico specifico determina un miglioramento nell'autonomia del disabile.

 

  • Istituto di riabilitazione: luogo predisposto alla cura e alla riabilitazione di soggetti in situazione di disabilità per brevi o lunghi periodi.

 

  • Istituzione di posti in deroga: in riferimento all'assegnazione degli insegnanti di sostegno, la legislazione (Legge Finanziaria per il 1998 n. 449/'97, art. 4 comma 3) prevede  un insegnante specializzato ogni gruppo di 138 alunni complessivamente frequentanti gli istituti scolastici statali della provincia. L'espressione indica la possibilità di avere una quota di insegnanti di sostegno in più rispetto a quanto  indicato dalla regola generale.

 

  • Item : singola unità di cui è costituito uno strumento di misura. Può essere una domanda, un’ affermazione , un problema da risolvere, uno stimolo a cui reagire, una frase da completare.

 

  • Kit diagnostico di ingresso: insieme di strumenti e/o materiali di raccolta, o di osservazioni predisposti per l’osservazione di individui o di gruppi nella fase iniziale di un servizio o percorso scolastico.

 

  • K di Cohen: indice di affidabilità che misura l’ accordo interosservatori. Viene calcolato considerando anche la percentuale di accordo dovuta al caso.
  • Legge 170/2010 : Nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico

 

 

  • Logopedista: operatore specializzato nella riabilitazione del linguaggio.

 

  • Mancata applicazione legislativa: riferita alla presa d'atto che nonostante la legislazione in favore dell'integrazione dei disabili,  in Italia, sia tra le più avanzate,  una gran parte di essa è rimasta inattuata.
  • Marginalità: definisce un  disagio sociale simile all'emarginazione, presuppone forme diverse di discriminazione e può condurre alla devianza.

 

  • Metodo: insieme di criteri e di norme in base ai quali si compie o deve essere compiuto un determinato processo o una certa procedura, a garanzia del suo successo, della sua efficacia, dell’accettabilità del suo prodotto.

 

  • Minorato – Minorazione: il significato rimanda a deficit o handicap, ormai poco usato, possiede una connotazione negativa.
  • Misure dispensative: Le misure dispensative sono invece interventi che consentono all’alunno o allo studente di non svolgere alcune prestazioni che, a causa del disturbo, risultano articolarmente difficoltose e che non migliorano l’apprendimento

 

 

  • Neuropsichiatra infantile: il medico specialista della disciplina che studia e cura le malattia mentali e psichiche; produce la documentazione necessaria ad attestare lo stato di disabilità del soggetto, in base ad essa l' insegnante di sostegno viene assegnato alla classe.

 

  • Normalizzazione: consiste in un processo che tende, rispetto ad un determinato quadro di riferimento, a rendere l'individuo consapevole del proprio disturbo o deficit, ad accettarlo e conviverci ristabilendo un equilibrio con il contesto sociale. Costituisce la finalità principale di ogni processo rieducativo. È frequente tuttavia l’uso di questo termine con riferimento all’azione volta a uniformare o a standardizzare opinioni, atteggiamenti e comportamenti.

 

  • Obiettivo: è una parola derivante dal latino dalla fusione dei due termini ob iactum=lanciato in avanti 
  • Operatore socio-sanitario: termine con il quale si indica genricamente una delle seguenti figure professionali:  assistente sociale, terapista della riabilitazione, psicomotricista, logopedista, ecc.

 

  • Organizzazioni dei disabili: insieme di persone, anche insegnanti, che rappresentano e si fanno carico dei diritti e delle rivendicazioni delle persone diversamente abili.

 

  • Osservazione  controllata: un’ osservazione in cui il ricercatore esercita un grado medio o massimo di controllo sulle condizioni in cui osserva.
  • Osservazione dissimulata : un’ osservazione in cui i soggetti non sono consapevoli di essere osservati.

 

  • Osservazione etnografica : un’ osservazione in cui l’ osservatore partecipa al gruppo o comunità che intende studiare.
  • Osservazione etologica : un’ osservazione condotta nell’ ambiente naturale in cui un dato comportamento si manifesta spontaneamente, nella quale l’ osservatore non influenza in alcun modo il comportamento osservato.

 

  • Osservazione naturalistica : un’ osservazione in cui il ricercatore esercita un grado minimo di controllo sull’ oggetto di studio e sulla situazione.
  •  Osservazione quasi-sperimentale :un’ osservazione guidata da ipotesi, sistematica e continuativa nel tempo.

 

  • Pari opportunità: parità di trattamento dei bambini e dei giovani con disabilità.

 

  • Patologia: scienza medica che ha come oggetto lo studio delle malattie e il cattivo funzionamento degli organi; per estensione può indicare il fenomeno stesso della malattia nella sua comparsa e nel suo decorso. Si definisce patologico sia il  quadro anomalo proprio di chi è affetto da una malattia sia, per estensione, tutto ciò che sembra uscire dalla normalità pur senza interessare la dimensione medica.

 

  • PDF: Profilo Dinamico Funzionale: atto successivo alla Diagnosi Funzionale, previsto nell'art. 12 della L. 104 del '92, delinea un quadro diagnostico ed operativo di un soggetto portatore di handicap e costituisce un'analisi dello sviluppo potenziale dell'alunno, nei tempi brevi o medi, secondo i parametri maggiormente compromessi. Tale documento diagnostico dettagliato raccoglie i contributi conoscitivi di plurale provenienza: di ambito  tecnologico, ecologico, dinamico e funzionale.

 

  • PDP : piano didattico personalizzato. Il PDP è atto dovuto in presenza di alunni con DSA. Viene redatto collegialmente dal Consiglio di Classe, completato dalle programmazioni curricolari, e concordato con la famiglia. Deve essere consegnato alle famiglie all’inizio di ogni anno scolastico, e deve essere consultabile dai docenti che vengono a sostituire i titolari delle classi. Il PDP deve valersi anche della partecipazione diretta dell’allievo (in età adeguata), per renderlo parte attiva del processo di apprendimento. Ai Dirigenti Scolastici e agli OOCC spetta il compito di assicurare l’ottemperanza piena e fattiva a questi impegni.
  • Pedagogia clinica: scienza empirico-ermeneutica che osserva, descrive e teorizza i processi della formazione umana studiando: lo sviluppo umano, gli elementi, le condizioni e le modalità che lo favoriscono, l’andamento evolutivo dell’individuo ed i suoi bisogni educativi. Si articola in scienze dello sviluppo umano e in scienze dell’educazione rispetto a  casi individuali, gruppi, e situazioni.

 

  • Pedagogia speciale: scienza dei processi della formazione in individui, gruppi, servizi, interessati da disabilità, disagio o forte differenza; si esercita come scienza dello sviluppo patologico e scienza dell’educazione speciale.

 

  • PEI : Piano Educativo Individualizzato:  previsto nell'art. 12 della L. 104 del '92.E' un documento stilato da un gruppo di lavoro formato da docenti, medici, educatori, riabilitatori, ecc. In esso vengono stabiliti gli aspetti di programmazione didattico-educativa, riabilitativa e di socializzazione per l'anno scolastico in corso. Esso contiene le aree o assi di sviluppo potenziale del soggetto stesso nonché la valutazione dei livelli raggiunti.

 

  • Percentile : valore che delimita una porzione percentuale di una distribuzione ordinata di punteggi. Ad esempio il 50° percentile individua il valore che divide a metà la distribuzione; il 30° percentile divide il 30% inferiore dal 70% superiore della distribuzione.
  • Percorso di corresponsabilità: se ne parla nella Pronuncia prot. n. 11889, 20 dicembre 2005, a proposito dei processi di formazione del personale della scuola, nella cura della legislazione, negli interventi di politica sociale e sanitaria per migliorare i trattamenti, l'accesso alle cure, rispetto dei diritti delle persone e dei gruppi, per l'adozione dei provvedimenti necessari e conseguenti.

 

  • Pregiudizio: costituisce una delle barriere mentali che portano a leggere la disabilità o l'handicap come qualcosa di cui vergognarsi, da nascondere, da emarginare o da giustificare. Il presupposto di  qualsiasi comportamento discriminatorio nei confronti dei soggetti disabili.

 

  • Presa in carico globale: indica l’approccio alla totalità della persona, ecologica, sia nella diagnosi che nel trattamento educativo o riabilitativo anche nel contesto vitale.

 

  • Problema: termine spesso usato per riferirsi a qualche forma di disabilità o di disagio sociale.

 

  • Processi lessicali: processi lessicali riguardano la capacità di attribuire il nome ai numeri.
  • Processi semantici: I processi semantici riguardano la capacità di comprendere il significato dei numeri

 

  • Progetto educativo clinico: atto di previsione e sviluppo di situazioni o interventi educativi diretti a singoli casi, a specifiche situazioni, a contesti, a gruppi, a problemi.

 

  • Promozione: P. scolastica: i diritti dei bambini e dei giovani disabili ad un pari trattamento nell'insegnamento e in ogni situazione educativa. P. sociale:  dei diritti e delle opportunità delle persone disabili. P. sanitaria: la salute con azioni concertate tra diversi soggetti pubblici e privati.

 

  • Pronuncia: prot. 11889, 20 dicembre 2005: documento legislativo emanato dal Ministero

dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca. Dipartimento per l'Istruzione. Direzione generale per gli ordinamenti scolastici- ufficio IX Segreteria del consiglio Nazionale  della Pubblica Istruzione. Pronuncia di propria iniziativa su: "Modalità e criteri per l'individuazione dell'alunno come alunno come soggetto portatore di handicap, ai sensi dell'art. 35, della Legge 289/2002 (Finanziaria 2003).

  • Quadro clinico: descrizione complessiva ed efficace dei sintomi di una patologia o di una situazione di disabilità.

 

  • Qualità dell'inclusione: viene intesa come qualificazione del processo di integrazione scolastica e sociale dei minori in situazione di handicap.

 

  • Questionario a domande aperte : indica uno strumento atto a rilevare esperienze, conoscenze e motivazioni in cui le risposte sono ampie e articolate.
  • Questionario a domande chiuse : indica uno strumento atto a rilevare esperienze, conoscenze e motivazioni in cui le risposte sono predefinite dal ricercatore.

 

  • Relazione di aiuto: situazione educativa diretta a favorire i processi di sviluppo.

 

  • Requisiti: Condizioni propedeutiche all’esercizio di funzioni: requisiti motori, percettivi, intellettivi, ecc.

 

  • Resilienza: la capacità umana di affrontare traumi e avversità della vita, superarle e uscirne rafforzato e/o trasformato; sono particolarmente utili nell'approccio alla disabilità gli interventi specifici che vanno a rafforzare la possibilità di reagire positivamente alle difficoltà e il desiderio di ripartire utilizzando la propria forza interiore.

 

  • Riabilitazione: intervento terapeutico che mira al ripristino delle normali funzioni o abilità esistenti, anche in casi di inattività o inefficienza di una parte del corpo per varie ragioni traumatizzata o che risente degli effetti di lesioni cerebrali. Riabilitazione fisioterapica, psicomotoria, ecc.

 

  • Rieducazione: ha la stessa estensione di significato del termine educazione ma si riferisce a quel particolare lavoro educativo il cui inizio si colloca in un momento spostato in avanti rispetto all’avvio della consueta storia educativa di ogni individuo. Si parla infatti di rieducazione a proposito di ragazzi difficili ma anche a proposito di soggetti che hanno subito traumi o lesioni e che di conseguenza hanno perduto abilità, capacità o funzioni. Lo scopo della rieducazione è quello di stimolare il soggetto a riprendere il corso della propria formazione e di giungere attraverso cambiamenti, trasformazioni e nuove acquisizioni, ad una capacità di agire e interagire in modo appropriato.

 

  • Risorsa: sussidi, tecnologie, laboratori o altro materiale in dotazione della scuola. Risorse umane:  tutte le persone che interagiscono con il disabile e danno un contributo al suo sviluppo o alla sua integrazione. Risorsa o peso: inerente al concetto "diversità" che deve  essere visto come risorsa e non più come peso, danno, deficit.

 

  • Ritardo: può riferirsi in generale ad un livello apprenditivo rallentato o ad una specifica disfunzionalità. Si parla di ritardo mentale con molta frequenza per definire con efficacia una patologia dalle caratteristiche ambigue, con sindromi a  variabilità individuale e sovrapposizioni con altre patologie. Lo troviamo nei manuali nosologici ICD-10 e il DSM - IV - TR per indicare scarso adattamento all'ambiente o mancato sviluppo di condotte adattive e deficit nell'uso di strategie consapevoli e finalizzate nell'azione e nel pensiero.

 

  • Ritmo di apprendimento: si fa riferimento ai tempi personali con cui l'allievo disabile  apprende. L'intervento didattico deve tenere conto necessariamente di tale gradualità.

 

  • Scale di livello: Strumento diagnostico convenzionale, a scala, per la rilevazione e misurazione di singole funzioni  in livelli, classi, categorie, gerarchicamente organizzati.

 

  • Schemi: automatismi comportamentali appresi e registrati neurologicamente, patterns, schemi motori, schemi psicomotori (relativi ai requisiti psichici coordinativi del movimento).

 

  • Sé: funzione cognitiva complessa, relativa allo stato di consapevolezza e di conoscenza che l’io costruisce su se stesso.

 

  • Soggetto portatore di handicap: viene definito anche soggetto in difficoltà, con problemi, difficile, disabile.

 

  • Sostegno: azione di supporto, di aiuto e di coordinamento, diretta a facilitare l'integrazione degli alunni disabili a scuola, da parte di un'insegnante specializzato; s. integrato: si fa riferimento alla insufficienza di una  unica tipologia  di sostegno sostituita dall' intreccio di  più interventi  in un sistema complesso di risorse coordinate a titolo professionale o di volontariato.

 

  • Strategia: intervento mirato alla soluzione o alla facilitazione di un problema. In ambito educativo il termine indica una procedura condotta in riferimento ad orientamenti teorici in materia di apprendimento, sviluppo mentale, educazione didattica ecc. In tal senso una corretto piano di lavoro educativo e/o didattico non può prescindere da opportune strategie strettamente connesse ad obiettivi e finalità. Possiamo avere delle strategie legate non solo  a specifiche teorie pedagogiche (Es.: strategie comportamentiste, cognitiviste, psicodinamiche, ecologiche, ecc.) ma anche a  buone pratiche esperenziali.
  • Strumenti compensativi: Gli strumenti compensativi sono strumenti didattici e tecnologici che sostituiscono o facilitano la prestazione richiesta nell’abilità deficitaria.

Svantaggio – Svantaggiato: Si parla di svantaggio per indicare quelle situazioni economiche, quegli ambienti socioculturali ed educativi, fortemente deprivati, che sono all’origine di molte prestazioni individuali insufficienti. Analogamente si definiscono svantaggiati quei soggetti, in particolare bambini e adolescenti, che evidenziano soprattutto a partire dall’età scolare carenze e ritardi,  nello sviluppo del linguaggio e della conoscenza. Per tali soggetti la normale realtà scolastica, si rivela di solito ostile o difficilmente comprensibile al punto che la condizione di svantaggio, anziché tendere ad un risanamento e ad un superamento, si aggrava talmente che il soggetto  non è più in grado di uscire.

  • Tecnica: In una prima accezione, indica ogni organico procedimento messo in atto per realizzare praticamente certi orientamenti e certi principi teorici generali. Si parla, in questo senso, di tecniche dell’insegnamento, di tecniche psicoterapeutiche, di tecniche di tempo libero, ecc. Tecniche di facilitazione: la facilitazione è una sorta di arte di gestire la diversità e la complessità. Può essere applicata a tutti i campi della formazione. Esistono strategie di f. o approcci alla f. che rispondono ai diversi bisogni.

 

  • Terapia: sinonimo di trattamento, indirizzata al ripristino di abilità relative ad una o più aree di sviluppo. T. occupazionale: un insieme ordinato di attività che tendono al recupero e al miglioramento delle funzioni umane intese nella loro globalità.

 

  • Terapista della riabilitazione: figura professionale, componente dell'UMEE, contribuisce alla compilazione della DF e del PDF, opera in centri specializzati.

 

  • Test: strumento per la misura di caratteristiche psicologiche

 

  • Titolo biennale monovalente, polivalente: il titolo di studio richiesto per la formazione iniziale degli insegnanti di sostegno (DPR  n.970 del 1975).

 

  • Trattamento: In generale sta per cura o terapia di un individuo che abbia particolare bisogno di assistenza medica, psicologica, pedagogica, ecc. Si parla così di trattamento medico, farmacologico, psicoanalitico, pedagogico. Il trattamento può prevedere una modalità di intervento per la soluzione dei problemi, attivando sinergie tra i vari settori specialistici. Il trattamento segue una scansione procedurale, prima l'approccio, cioè la modalità di assunzione del caso, poi le strategie cioè le modalità di azione educativa, terapica o didattica.
  • UMEE: Unità Multidisciplinari per l'Età Evolutiva: Applicazione del DPR 24.02.94. E' costituita  dalle seguenti figure professionali: neuropsichiatra infantile, psicologo dell'età evolutiva, assistente sociale, terapista della riabilitazione (fkt), psicomotricista, logopedista, psicopedagogista.
  • Utenti scolastici eterogenei :  riferito ad alunni in differenti condizioni socioculturali e/o di livello di apprendimento.

 

  • Validità : indica la capacità di uno strumento di misurare la caratteristica che effettivamente intende misurare.
  • Validità predittiva : indica la capacità di uno strumento di predire un comportamento o una caratteristica psicologica nel futuro.

 

  • Volontariato: insieme delle attività svolte gratuitamente e volontariamente da privati cittadini o da associazioni  a sostegno delle situazioni di handicap

 

 

 

Fonte: http://www.centropedagogico-pharus.it/public/upload/files/1337861800-glossario_pedagogico.doc

Sito web da visitare: http://www.centropedagogico-pharus.it/

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