Appunti di grammatica

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Appunti di grammatica

APPUNTI DI ANALISI LOGICA

SOGGETTO
E’ quella persona o quella cosa che fa l’azione o si trova nella condizione particolare espressa dal verbo.
Per individuare il soggetto in una frase, chiediti sempre: Chi o cosa e che fa l’azione?   Chi o cosa è che si trova in quella determinata situazione?

COMPLEMENTO OGGETTO
E’ quel nome (di solito è un nome) che rappresenta l’eventuale risposta alla domanda chi? cosa? che devi formularti subito dopo il verbo.  Questa risposta NON DEVE ESSERE LA STESSA di quella che risponde alla domanda che ti sei già fatta per individuare il soggetto.

Esempi
(legenda: ssssss = soggetto, ooooo = complemento oggetto)

  1. I gabbiani guardavano il mare

 

Chi è che o cosa è che guarda? Risposta: i gabbiani
Cosa guardano? Risposta: il mare

Quindi:
I gabbiani guardavano il mare

  1. Il rombo della marea si infrangeva sugli scogli

 

Chi è o cosa è che si infrange? Risposta: il rombo
Cosa si infrange? Risposta: non c’è (non deve essere il rombo, perché è la stessa risposta data alla domanda precedente)

Quindi:
Il rombo della marea si infrangeva sugli scogli

 

Sia il soggetto che il complemento oggetto non sono introdotti da preposizioni, ma sono accompagnati da articoli (di solito). Si può invece incontrare la preposizione articolata del, dei, dello... per indicare un po’, alcuni... In tal caso si parla, per il complemento oggetto, di oggetto partitivo:
Es. Ho comprato del pane (OGGETTO) , Dei ragazzi (SOGGETTO) sono stati visti al mercato

Non tutti i verbi ammettono un complemento oggetto. Quelli che lo possono avere si definiscono TRANSITIVI, quelli che non lo possono avere si definiscono INTRANSITIVI. Alcuni verbi sono sia transitivi che intransitivi (io giro il volante – verbo girare transitivo; la ruota gira – verbo girare intransitivo)

PREDICATO NOMINALE – VERBO ESSERE COME PREDICATO VERBALE

Il verbo essere costituisce il predicato nominale quando è in unione:

    • con un aggettivo
    • con un nome (con o senza articolo)
    • con un nome + aggettivo (con o senza articolo)

Nel predicato nominale, il verbo essere rappresenta la COPULA, il nome e/o l’aggettivo la PARTE NOMINALE

Esempi
(legenda: ssssss = copula, ooooo = parte nominale)

I gabbiani sono uccelli
Quell’uomo è alto
Mario è un medico
Antonio è il veterinario del mio gatto

Il verbo essere può costituire anche un predicato verbale, quando è sinonimo di trovarsi ed è seguito da un complemento di luogo.

Esempi
(legenda: ssssss = predicato verbale, ooooo = complemento luogo)

I gabbiani sono sulla riva
Quell’uomo è in casa
Nel cassetto ci sono un mucchio di fogli usati

DOPO IL VERBO ESSERE, PREDICATO NOMINALE O PREDICATO VERBALE, NON SI TROVA MAI IL COMPLEMENTO OGGETTO

LE PREPOSIZIONI
Le preposizioni si chiamano così perché sono messe davanti ad un nome, e servono a chiarire la funzione logica di quel nome dentro la frase (in sostanza, a chiarire che complemento è quel determinato nome).
Abbiamo infatti visto che una frase come la seguente:

la casa Antonio è lago collina città Ancona regione Marche

non vuol dire niente. Se invece inseriamo delle preposizioni, acquista un senso:

La casa di Antonio è sul lago nei pressi della collina vicino allacittà di Ancona nella regione delle Marche.
Così, risulta chiaro che:

    • Antonio è il complemento di specificazione
    • lago, collina, città e regione sono tutti singoli complementi di luogo
    • Ancona e Marche sono complementi di denominazione

Le preposizioni non sono solo di, a, da, in, con, su, per, tra, fra. Queste sono le preposizioni proprie, ma ne esistono molte altre: le improprie e le locuzioni preposizionali.
Nella tabella sono elencate alcune tra le principali preposizioni, ma non tutte.

 

LE PREPOSIZIONI

PROPRIE
(svolgono solo la funzione di preposizione)

IMPROPRIE
(svolgono anche altre funzioni – avverbi – entro la frase)

LOCUZIONI PREPOSIZIONALI
(insieme di più parole da considerare come un’unica preposizione – in genere prep. semplice, nome, prep semplice)

 

di
a
da
in
con
su
per
tra
fra

 

sotto, sopra, dentro, presso, mediante,  contro, senza, durante, attraverso,

 

a sinistra di, a destra di, per mezzo di, vicino a, nei pressi di, dentro a, sopra a, in conformita’ a,

COMPLETA LA TABELLA

con i pronomi necessari, scrivendo con un colore diverso quelli che fungono da complemento oggetto e quelli che fungono da complemento di termine (A CHI?)

 

maschile

 

femminile

 

 

Sing

 

1 persona

 

 

 

Sing

 

2 persona

 

 

 

Sing

 

3 persona

 

 

 

Plur

 

1 persona

 

 

 

Plur

 

2 persona

 

 

 

Plur

 

3 persona

 

 

 

Cerca di individuare la differenza tra le seguenti frasi:

    • Mi ama;      Ama me
    • L’ho visto;  Ho visto lui
    • L’odio è un brutto sentimento,  L’odio profondamente!
    • Gli dico la verità; dico loro la verità
    • La voglio vedere; voglio vederla
    • I soldati guardavano lui e il fucile impauriti;   I soldati lo guardavano e il fucile impauriti
    • Di questa cosa nessuno mi aveva detto nulla;  A me di questa cosa nessuno mi aveva detto nulla
    • A me mi piace la carne; La carne mi piace

 

Amplia i seguenti verbi (o insieme di verbo servile + infinito) con pronomi in tutti i modi che ritieni possibili

  1. Voglio parlare
  2. posso vedere?
  3. Devo incontrare?
  4. Desidero ascoltare
  5. Desidero anticipare

 

GLI AVVERBI

L’avverbio è una parte del discorso invariabile.
A cosa serve?
Oggi: si tende a classificarli come atti a modificare specificare, determinare il significato della frase. Quindi, l’avverbio si riferisce attualmente ad una parte della frase, a più parti della frase, a più frasi.
Quella dei grammatici antichi (es. Prisciano, V sec. d.C.) è la definizione più semplice: l’avverbio completa e determina il significato del verbo a cui si accompagna: “ad verbum” = “che si colloca presso il verbo”.
I grammatici greci comprendono negli avverbi anche le interiezioni (esclamazioni: Oh, bah, mah, ohimè ecc.)

Gli avverbi possono essere:

  • semplici: non suddivisibili in unità minori: oggi, ieri, tardi, ivi, più. Alcuni avverbi derivanti dal latino in origine non erano semplici, ma suddivisibili in unità minori: avanti (ab ante) domani (de mane) dietro (de retro) allora (ad illam horam) qui (eccum hic).
  • derivati: si ottengono da altre forme mediante un suffisso.

 Oggi in italiano sono produttivi i suffissi –mente e –oni: audacemente, silenziosamente, coraggiosamente, informalmente, gattoni, carponi  
a. - mente
Tali avverbi (in genere di modo) si formano dall’aggettivo più il suffisso.
In latino, gli avverbi di modo si formano dall’aggettivo di prima classe più il suffisso -e (benigne, assidue, laboriose, incomposte)
In greco, gli avverbi di modo si formano dall’aggettivo + wV (iscuroV Ø iscurwV)

L’aggettivo italiano cui si unisce il suffisso –mente è al femminile (pazza-mente, bella-mente, aspra-mente, pacifica-mente). Il motivo della base aggettivale femminile è evidente se consideriamo che questi avverbi derivano da un originario complemento di modo  latino: il latino usava espressioni del tipo con atteggiamento sereno, che venivano rese con il caso ablativo del nome di III femminile mens-mentis (mente, disposizione, atteggiamento) più l’aggettivo di prima classe necessario, ovviamente concordato al femminile: serena mente. 
b. -oni
Esempi: ginocchioni, gattoni (base nominale: gatto, ginocchio), ruzzoloni (base verbale: ruzzolare). Questi avverbi sono usati solo per descrivere certe posizioni del corpo umano, e sono qualificativi. Sono inoltre forme particolarmente espressive, perché non indicano una posizione o un'andatura equilibrata o naturale, ma una serie di movimenti innaturali: bocconi, gomitoni, ciondoloni, penzoloni, balzelloni, saltelloni, sdruccioloni, tastoni, tentoni.
Questo suffisso in epoca moderna non è  produttivo tanto quanto il suffisso -mente

  • composti: Questi avverbi sono composti da due elementi diversi: dappertutto (da per tutto), indietro (in dietro), talora (tal ora) talvolta (tal volta), oltremodo (oltre modo), suppergiù (su per giù)

 

  • locuzioni avverbiali: sono unità costituite da due o più parole, disposte in serie fissa: a poco a poco, per caso, tutt’a un tratto, passo passo, or ora, quasi quasi, di sicuro, a stento, con sforzo.

L’IMPERFETTO

 

E’ un tipico tempo “aspettuale”: infatti segnala un’azione incompiuta nel passato (in latino “imperfectum” vuol dire “non compiuto”, mentre “ perfetto” vuol dire “compiuto”). Si tratta quindi del tempo che esprime un’azione passata le cui coordinate restano inespresse.
La differenza con il passato remoto risulta dai seguenti due esempi:

  • Quando arrivò la notizia, Andrea faceva tranquillamente colazione”
  • Quando arrivò la notizia, Andrea fece tranquillamente colazione

 

In 1 il processo era in corso di svolgimento, e non siamo in grado di inferire se è stato portato poi a termine o no; in 2 si inferisce sia che il processo è iniziato in quel preciso momento, sia che è stato portato a termine.

Si distinguono vari tipi di imperfetto:

  • Imperfetto descrittivo: tipico delle descrizioni, vi si colgono bene i valori aspettuali di incompiutezza e duratività:

Era in più bel chiaro di luna: l’ombra della chiesa si stendeva bruna e spiccata sul piano erboso e lucente della piazza: ogni oggetto si poteva distinguere, quasi come di giorno (Manzoni)
Il legno di ginepro ardeva sul caminetto e la piccola tavola del tè era pronta. La luce entrava dalle tende rosse (D’Annunzio)

  • Imperfetto iterativo: sottolinea il carattere abituale e ripetuto di un’azione, e spesso è accompagnato da un avverbio o da un’espressione temporale:
Mio padre si alzava sempre alle quattro del mattino

Quante volte al giorno l’immagine di quella donna veniva a cacciarsi d’improvviso nella sua mente, e si piantava lì, e non voleva muoversi! (Manzoni).
Questo imperfetto può segnalare la durata di un’azione in un dato arco di tempo:
La Juve non perdeva da quindici giornate; Un’accoppiata che non si verificava da sette anni (dal Corriere della Sera)

  • Imperfetto narrativo (o storico, o cronistico): assume spesso connotati perfettivi, che sembrano in contrasto con la natura imperfettiva del tempo. Questo si spiega con la funzione stilistica dell’imperfetto narrativo, che è quella di prolungare la durata dell’azione espressa dal verbo, immobilizzandola agli occhi del lettore.

Due esempi giornalistici: della grave situazione si rendeva immediatamente conto un anziano pescatore, il quale, vestito com’era, si lanciava in acqua, sollevava il corpo inerte del giovane e lo portava sulla banchina dove tentava disperatamente di tenerlo in vita con la respirazione bocca a bocca. Purtroppo i suo i sforzi risultavano vani (Il Mattino, 28-11-1986); Nel 1887 nasceva a Rio de Janeiro Heitor Villa Lobos (La Repubblica, 19-06-1987)

  • Imperfetto conativo: enuncia fatti rimasti a livello di progettazione, desiderio, rischio di accadimento: Bel lavoro mi faceva fare!; Un altro po’ ammazzavo compare Santo (Verga); Per poco, sabato, non avevo un conflitto con quelli del terzo (Vittorini)
  • Imperfetto di modestia: non indica un’azione di tempo passato, ma si adopera per esprimere un desiderio presente con un tono garbato di apparente rinuncia, frequentissimo nel parlato: volevo un caffè; venivo per parlarti; cercavo te… ecc.  Sembra quasi che il soggetto voglia dire: volevo questo, ma, se non è possibile, non importa, ne faccio a meno.

Sarebbe quasi preferibile parlare di imperfetto di intenzione più che di modestia: infatti questo tempo si adopera anche per disporsi all’ascolto: un commesso dice spesso: desiderava?
Di valore simile è l’imperfetto che si usa nelle situazioni di imbarazzo, per negare una realtà spiacevole trasferendola nel passato. In Pirandello (Il giuoco delle parti) Leone sorprende Guido a casa di sua moglie. Guido dice:  Oh, Leone… Ero qua, a bere un bicchierino… -Alle dieci e mezzo?  - Già… difatti… ma stavo per andare…

 

ANALISI DEL PERIODO

 

Per periodo si può intendere in modo molto semplice la porzione di testo che va da punto a punto. Tale porzione sarà composta da un certo numero di frasi (una sola o più di una), tante quante il numero di verbi che possiamo individuare.
Le frasi tra di loro possono essere in rapporto di coordinazione o di subordinazione.

 

PARTE 1

LE FRASI COORDINATE

Ogni frase che costituisce il periodo mantiene la sua autonomia: è compiuta ed ha un senso.
La coordinazione avviene attraverso congiunzioni dette coordinanti.
I periodi costituiti prevalentemente da frasi coordinate si definiscono paratattici. Se la coordinazione avviene tramite segni di punteggiatura (frequentemente virgole) si parla di periodi costituiti da frasi coordinate per asindeto.

COORDINAZIONE COPULATIVA: avviene attraverso le congiunzioni e, né, anche, pure, altresì, inoltre; nemmeno, neanche, neppure.
Presuppone due frasi sullo stesso piano, che “sommano” il proprio contenuto, in negativo o in positivo.
Il rapporto tra i due elementi coordinati può essere indicato come (A + B)

Esempi:

  • Tu suoni e io canto
  • Resiste e s’avanza e si rinforza (Tasso)
  • Qualche uccello di mare se ne va né sosta mai (Montale)
  • Io non voglio andarmene né devo farlo
  • viene una signorina e parla di cose nuove. Ci confrontiamo, e anche si discute
  • Sono stanco, inoltre voglio andare a casa presto.

 

COORDINAZIONE AVVERSATIVA: avviene attraverso le congiunzioni ma, tuttavia, però, nondimeno, pure (eppure), sennonché (se non che), bensì. Tra due o più frasi c’è contrapposizione, parziale (A però B)  o totale (non A ma B).

Esempi:

  • Non sbadigliava per il sonno, bensì aveva fame
  • E’ tardi, però non ho sonno
  • Ho esaminato le varie proposte, ma non ve n’è una interessante
  • Lei arrossì, nondimeno gli rispose
  • Capisco le tue ragioni, eppure non riesco a convincermi

 

COORDINAZIONE DISGIUNTIVA: avviene attraverso le congiunzioni o, oppure, ovvero.Tra due o più frasi c’è esclusione reciproca (A o B).

Esempi:

  • Vado a Roma oppure mi reco a Milano per lavoro
  • O vai a casa oppure mi aspetti all’angolo di via X
  • Per cena preferisci la carne o il pesce?

 

COORDINAZIONE CONCLUSIVA: avviene attraverso le congiunzioni dunque, quindi, perciò, pertanto. La frase coordinata si presenta come una deduzione logica o come una sintesi conclusiva di ciò che si è detto prima (A quindi B)

Esempi:

  • Antonio si aspettava uno scontro, quindi si preparò il discorso nei minimi particolari
  • tua madre è andata a fare la spesa, quindi prima di pranzo non torna
  • Il tribunale ha deciso, dunque mettiti l’animo in pace

 

COORDINAZIONE ESPLICATIVA: avviene attraverso le congiunzioni cioè, ossia, ovvero, vale a dire, per essere precisi, se vogliamo, infatti, difatti (queste ultime due possono anche avere funzione argomentativa, ricavando da un dato particolare la causa che l’ha determinato (Paolo non c’era: infatti mi aveva detto di non sentirsi bene).
La seconda frase del periodo di cui sopra spiega, precisa e riformula ciò che è stato detto nella prima.

Esempi:

  • Scrivo queste cose in italiano, cioè le traduco da un’altra lingua
  • Voleva raggiungere il suo scopo, ossia porre un ostacolo insormontabile tra lui e la moglie (da Pirandello)

 

NESSI CORRELATIVI:

In alcuni casi l’elemento che introduce la coordinazione ha un corrispettivo precedente: si dice allora che le due frasi sono marcate da nessi correlativi.

Nessi correlativi sono:

  • sia… sia
  • non solo… ma anche
  • nonché… non
  • vuoi … vuoi 

et al.

 

 

LE PROPOSIZIONI SUBORDINATE

Una proposizione subordinata si caratterizza per la mancanza di autonomia, ossia per la necessità di dipendere da una proposizione che la regge, la quale a sua volta può rimandare ad un’altra proposizione, creando una sorta di “catena”. I periodi caratterizzati da numerosi rapporti di subordinazione si definiscono ipotattici.
Normalmente si dice che una frase subordinata non può “stare da sola”, perché isolata non  ha senso. Questa definizione classica delle subordinate comunque è poco potente: legittimamente possono sorgerci dubbi ed obiezioni, quando definiamo “dopo che il sole sorse” una subordinata perché manca qualcosa, mentre definiamo “e se ne andò contento” come coordinata a qualcos’altro perché può stare da sola; in realtà, nessuna di queste due proposizioni potrebbe avere senso isolata. 
Per questi motivi è meglio procedere ad un’attenta classificazione delle congiunzioni subordinanti: ogni volta che se ne incontra una, avremo una subordinata di un certo tipo.

Le subordinate possono essere:

  • esplicite: se contengono un verbo di modo finito (indicativo, congiuntivo, condizionale)
  • implicite: se contengono un verbo di modo indefinito (infinito, participio, gerundio)

CONGIUNZIONI SUBORDINANTI

  • Che

Introduce delle frasi subordinate completive esplicite, che vogliono il modo o congiuntivo o indicativo
Le completive svolgono la funzione del complemento oggetto (proposizione oggettiva) o del soggetto (proposizione soggettiva)
In pratica, una completiva è o una proposizione oggettiva o una proposizione soggettiva.

Esempio di passaggio da una frase semplice ad un periodo principale-oggettiva

 

  • Aspetto il tuo arrivo:
  • (io) = soggetto sottinteso
  • Aspetto = p. verbale
  • Il tuo arrivo = c. ogg. + attributo

 
Il periodo, composto da un’unica proposizione principale semplice, può essere scisso nelle due frasi che seguono:

  • Aspetto che tu arrivi:
  • (io) = soggetto sottinteso
  • Aspetto = p. verbale
  • Che = congiunzione subordinante
  • tu = soggetto
  • Arrivi = p. verbale

Questo nuovo periodo è composto da una reggente e da una subordinata introdotta da “che”

  • Analisi del periodo 2:
  • Io aspetto = principale (reggente)
  • Che tu arrivi = proposizione oggettiva esplicita

 

Altri esempi sullo stesso modello:

1.  Desideriamo la tua salute

  • (noi) = sogg. sottinteso
  • desideriamo = predicato verbale
  • la tua salute = compl. ogg. + attributo
  • Desideriamo che tu stia bene
  • (noi) = sogg. sott.
  • desideriamo = predicato verbale
  • che = congiunzione subordinante
  • tu = soggetto
  • stia bene = predicato verbale

Analisi del periodo:

  • noi desideriamo = principale
  • (che) tu stia bene = proposizione subordinata esplicita oggettiva

1.  E’ nota la diligenza di Marco

  • E’ nota = predicato nominale
  • la diligenza = soggetto
  • di Marco = complemento di specificazione
  • E’ noto che Marco è diligente
  • E’ noto = predicato
  • che = congiunzione subordinante
  • Marco = soggetto
  • è diligente = predicato nominale

Analisi del periodo:

  • E’ noto  = principale (impersonale: c’è un soggetto generico)
  • (che) Marco è diligente = proposizione subordinata esplicita soggettiva

 

LE PROPOSIZIONI SUBORDINATE OGGETTIVE E SOGGETTIVE
FORMA IMPLICITA

Le proposizioni oggettive:

In genere, sono introdotte da di più l’infinito. In questi casi, il soggetto della subordinata deve essere uguale a quello della reggente

  • Credo (io) di andare (io) a Milano domani
  • Ritengo (io) di avere (io) un’opinione ben definita riguardo a questo argomento
  • Sanno (loro) di non aver avuto (loro) molto tempo per completare il lavoro, ma dicono (loro) di avere raggiunto comunque (loro) un risultato soddisfacente.

 

Risulta ovvio che l’infinito presente è utilizzato quando c’è contemporaneità tra l’azione della principale e quella della subordinata, o quando la subordinata esprime un’azione che avverrà nel futuro rispetto al tempo della principale.
L’infinito passato, invece, è usato quando l’azione della subordinata è avvenuta prima di quella della principale.
E’ evidente quindi che tra i tempi verbali esiste un rapporto di anteriorità, posteriorità, contemporaneità.

 

  • Credevo (io, nel passato) di poter fare fronte alla situazione (io, sempre in un momento passato, ma contemporaneo a quello della principale)
  • Mi rendevo conto (io, in un tempo passato) di non aver saputo reagire in modo adeguato (io, in un tempo precedente a quello in cui “mi rendevo conto”)
  • Mi resi conto di non aver saputo reagire in modo adeguato

Le proposizioni soggettive:

Anche queste sono introdotte da di più l’infinito.

In genere la incontriamo con verbi quali mi sembra, mi pare. In questi casi il soggetto della secondaria coincide con la persona del complemento di termine della principale:

  • Mi pare (a me) di sentire (io) un telefono
  • Sembrava loro (a loro, III pers. plur.) di non aver saputo (loro stessi, in un tempo anteriore) rispondere bene alle domande.

Possibile costrutto esplicito della frase precedente:

  • Sembrava loro che gli studenti (altro soggetto, non quello ricavabile dal compl. di termine loro) non avessero saputo rispondere bene alle domande

 

ANALISI LOGICA E DEL PERIODO

Si dice che il pastore Aristeo fosse figlio di Apollo e della ninfa Cirene.
Un giorno le sue api morirono, e ad Aristeo sembrava di non avere alcuna possibile spiegazione del fatto. Si ricordò comunque che poteva rivolgersi alla madre, perciò si recò da lei e le disse: “Sono diventato povero. Tutte le api sono morte. Puoi aiutarmi?”
Cirene, volendo aiutare il figlio, gli rispose: “Va’ da Proteo, fallo addormentare e legalo. Lui ti dirà la verità sulle tue api”
Al pastore sembrò di avere ricevuto un buon consiglio, quindi obbedì alla madre.

LE PROPOSIZIONI FINALI

 

  • Affinché, perché (+ congiuntivo)  ð FINALE ESPLICITA
  • Per, a (+ infinito presente) ð FINALE IMPLICITA

Consideriamo il periodo:

Vado a casa velocemente  e guardiamo insieme la partita

Analisi del periodo:

vado a casa velocemente = principale

e = congiunzione coordinante

guardiamo insieme la partita = frase coordinata

 

Per esprimere più chiaramente ed in modo più complesso il legame tra la prima e la seconda frase, possiamo rendere la seconda subordinata alla prima:

Vado a casa velocemente affinché guardiamo insieme la partita

Il rapporto tra la principale e la sua subordinata è ora chiaramente di scopo: il fine per cui corro a casa (azione espressa dalla proposizione reggente) è quello di guardare la partita con qualcuno (azione espressa dalla proposizione subordinata).

Le FINALI ESPLICITE sono introdotte, come si è detto, da affinché, perché seguite dal congiuntivo. In particolare, si ha:

  • il congiuntivo presente in dipendenza da un presente o da un futuro della reggente
  • il congiuntivo imperfetto in dipendenza da un passato della reggente

 

Vado a casa velocemente affinché guardiamo la partita
Andai a casa velocemente affinché guardassimo la partita

 

In genere, le finali esplicite non hanno lo stesso soggetto della reggente.

Le FINALI IMPLICITE si hanno preferibilmente se tra reggente e subordinata c’è identità di soggetto. Si preferisce quindi, in questo caso, utilizzare per o acon l’infinito:

Vado a casa velocemente e guardo la partita  Ô  Vado a casa velocemente per guardare la partita.

 

Esempi riassuntivi

  • Finali esplicite:
  • Il direttore sollecita l’amministrazione affinché si realizzi al più presto un incontro con il dissidente russo
  • Ti dico tutto questo affinché tu possa formarti un’opinione più precisa sulla questione
  • Ti avevano chiamato perché tu potessi conoscere i motivi della decisione presa il giorno prima
  • Finali implicite:
  • Andava lui stesso a far la spesa ogni mattina
  • Vengo domani a mangiare con voi come promesso
  • Si trovava lì per seguiregli amici in vacanza

 

 

  • Nonostante, sebbene, per quanto, benché (+ congiuntivo), anche se (+ indicativo)
  • Da (+ infinito), così, tanto, talmente … che (+ indicativo)
  • Che (pronome, segue un nome, mentre il “che” completivo segue un verbo; + indicativo o congiuntivo)

ANALISI LOGICA E DEL PERIODO

  • Tra i re di Roma, Lucio Tarquinio Prisco fu il quinto. Venne esule con grande dignità da Corinto in Etruria, tuttavia si trasferì presto a Roma. Fu in città molti anni e fu amico del re Anco Marzio, quindi gli usurpò il regno con la frode. Si distinse per capacità amministrativa.

 Servio Tullio, il sesto re di Roma, è famoso soprattutto per il censimento dei   cittadini, infatti c’erano a Roma molti abitanti e si doveva conoscerne il numero.
Servio Tullio morì di morte violenta. Tarquinio il Superbo fu l’ultimo re di Roma: regnò con arroganza e violenza, quindi i Romani lo cacciarono dalla città.
Nel 509 a.C. termina il periodo monarchico di Roma, ed inizia la repubblica.

 

  • Gli antichi ritenevano che il pavone, per la magnificenza e lo splendore delle sue penne, fosse sacro alla dea Giunone, e che anche alla dea piacesse moltissimo per la sua bellezza.

Raccontavano anche che un giorno questo animale disse alla sua padrona: “Perché non mi hai dato la stessa voce canora dell’usignolo?”
La dea gli rispose che l’usignolo ha sicuramente una bella voce, ma non può gareggiare con il pavone per la bellezza dei colori delle penne.

 

 

SUBORDINATE OGGETTIVE/SOGGETTIVE

  • Il mio amico mi saluta e mi dice che forse mi chiamerà domani
  • Il mio amico mi salutò e mi disse che mi avrebbe chiamato l’indomani
  • Alessandro Magno sperò che anche Diogene sarebbe presto giunto
  • Si tramanda che Cesare disse che i soldati avrebbero dovuto essere consegnati al generale
  • Dicono che in India ci siano alberi grandissimi, e che ci saranno ancora per lungo tempo 
  • Si sa che Crasso aveva dovuto combattere in Aquitania e che in battaglia aveva usato un tattica molto efficace. In questo modo risultò vincitore.

 

 

 

ANALISI LOGICA E DEL PERIODO

  • condurre l’analisi del periodo attraverso schemi che evidenzino i rapporti di subordinazione-reggenza
  • riscrivere il periodo cambiando il tempo dal passato al presente

 

I Greci mandarono gli Spartani alle Termopili perché contrastassero l’assalto dei Persiani. Ai soldati il vate Megistia profetizzò che sarebbero morti il giorno successivo. Poi dei disertori annunciarono che, per vincere la resistenza greca, i Persiani erano saliti sul monte.
Leonida congedò una parte dei suoi perché scampassero alla morte, ma pensava che non si addicesse a lui abbandonare il proprio posto.
LE PROPOSIZIONI CAUSALI

  • Perché, poiché, dal momento che, a causa del fatto che, dal momento che (+ indicativo) ð CAUSALE ESPLICITA
  • Per (+ infinito passato), gerundio, participio passato ð FINALE IMPLICITA

 

Le congiunzioni subordinanti causali esprimono una relazione di causa tra la reggente e l’affermazione contenuta nella proposizione subordinata.

Le subordinate causali esplicite contengono naturalmente un modo finito, che per lo più è l’indicativo (modo della certezza). La causale può collocarsi prima o dopo la reggente.
Esempi:

  • Poiché molte cose non vanno, si sente spesso parlare di una grande riforma
  • Imponente è l’azione costruttiva delle piante, dal momento che permette la formazione di depositi che con il tempo possono accrescersi
  • La richiesta fu sempre sostenuta, perché l’investimento era senza dubbio dei migliori

Le subordinate causali implicite si costruiscono con:

  • per e l’infinito passato. Generalmente il soggetto è lo stesso della reggente, ma può essere anche diverso, ed in tal caso è posposto (messo dopo) al suo predicato verbale.

Esempi:
Era triste per aver discusso aspramente con il datore di lavoro
I vescovi, per essersi il clero mescolato ai nazionali, si fecero aiutare dal popolo (Carducci, Prose, 270)

  • Gerundio, presente e/o passato. Il soggetto può coincidere con quello della reggente o essere diverso (gerundio assoluto)

Esempi:
Gesù, conoscendo la loro malizia, disse: “Perché mi tentate?”
Avendo Cesare attaccato battaglia, i Galli si difesero strenuamente.

  • Participio passato. Anche in questo caso il soggetto può coincidere con quello della reggente o essere diverso.

Esempi:
Rinfrancati dal calore, i mughetti odoravano più forte che mai (identità di soggetto)
Circondata mattina e sera dalle donne di servizio, non riuscivo mai ad incontrarla da sola (diversità di soggetti)

In greco, le causali esplicite sono introdotte da oti e l’indicativo
In latino, le causali esplicite sono introdotte da quia, quod, quoniam più l’indicativo

 

 

 

LE PROPOSIZIONI RELATIVE

Le proposizioni secondarie relative sono introdotte spesso da CHE (ma non solo, come vedremo)
CHE in questo caso non è una congiunzione, bensì un pronome (elemento che sta al posto di un nome).
Il pronome relativo ha la funzione di mettere in relazione una reggente con una sua subordinata, richiamando un termine immediatamente espresso (un sostantivo) che si definisce antecedente.

  • il libro che leggo è noioso:
  • il libro è noioso = reggente principale
  • che leggo = subordinata relativa esplicita I grado

“Che” è il pronome che introduce la proposizione relativa, incastonata nella principale come spesso succede. L’antecedente di “che” è ovviamente “il libro”
Di norma il pronome relativo ha come antecedente un nome determinato (di norma, perché ad esempio nel caso di nomi propri non è possibile: Andrea, che è mio amico…)

  • Antonio, che è andato a Roma, tornerà domani
  • La casa che ho visto ieri mi piace
  • Il cane che mi ha seguito non se ne è più andato
  • Il condottiero che ha vinto la battaglia è stato portato in trionfo
  • Hanno incontrato degli amici che hanno detto loro che il progetto era stato accolto positivamente.

 

Alcuni modi, non potenti, per riconoscere il che relativo dal che congiunzione sono:

  • il che relativo ha un antecedente costituito da un sostantivo, un pronome personale, un infinito con valore di sostantivo
  • il che congiunzione segue un verbo che appartiene all’area semantica di dichiarare,  dire, credere, pensare (ma anche, purtroppo, sostantivi affini: dire: c’è la convinzione che i risultati saranno positivi è diverso dal dire la convinzione che tutti hanno è di un risultato nel complesso positivo)
  • il che relativo può spesso essere convincentemente sostituito da il quale, la quale, quando funge da soggetto.

Il pronome relativo si può trovare sottoforma di che o di cui. Quando abbiamo che, dobbiamo pensare che la sua funzione nella frase sia di soggetto o di complemento oggetto; quando troviamo forme con cui, la loro funzione è quella di altri complementi.
Il pronome relativo che ha quindi anche in italiano una sua “declinazione”, che di seguito definiremo:

Soggetto:                          Il cane …………. mi ha seguito appartiene a mio nonno
Compl. di specificazione:   Quel cane, ………. conosco il padrone, è molto simpatico
Compl. di termine:             Il cane, …………….. ho dato da mangiare, appartiene a mio nonno
Compl. oggetto:                 Il cane ………… hai incontrato appartiene a mio nonno
Complementi indiretti:      Il cane, …………… sono andato in città, appartiene a mio nonno    
                            Il modo ………………. ti sei comportato non è corretto  
La casa ………………. vivo è piuttosto nuova
La casa …………….. sto ritornando è molto lontana
La casa ……………… sto andando è molto lontana da qui
Quindi:

  • il pronome relativo invariabile è costituito da ………… per il compl. oggetto e il soggetto, da ……………..  per i casi indiretti, preceduto da preposizione (tranne che per il c. di termine, per il quale si può scegliere)

Nel caso di complementi di luogo, …………….. è sostituibile con ………………., preceduto o no da preposizione

il pronome relativo variabile è costituito da il quale, la quale, in tutte le funzioni possibili

IL COMPLEMENTO PREDICATIVO

Il complemento predicativo consiste in un nome o in un aggettivo che, riferito al soggetto o al complemento oggetto, serve a determinare e a completare il significato del verbo.
Questo complemento, tra le altre possibilità, ricorre frequentemente dopo verbi:

  • simili ma non uguali al verbo essere: sembrare, rimanere, nascere, vivere, morire, diventare, risultare, riuscire
  • cosiddetti appellativi (cioè che esprimono l’idea di chiamare) estimativi (cioè che indicano un giudizio su qualcuno) elettivi (cioè che indicano una scelta, una preferenza, dal verbo latino eligere di III coniugazione, da cui anche l’italiano elezione)  

Il complemento predicativo si presenta o senza preposizione o con le preposizioni di, a, in, per.  Può essere introdotto anche da come.

ESEMPI

  • Gli escursionisti sono dati per dispersi  (predicativo del soggetto)
  • Il re prese in moglie una donna di umili origini (pred. dell’oggetto)
  • Molti ragazzi prendono a modello gli eroi della televisione (pred. dell’oggetto)
  • Tutti considerano Gino un ottimo medico (pred. dell’oggetto)
  • Ciampi è stato eletto Presidente della Repubblica (pred. del soggetto)
  • Questo discorso mi risulta nuovo (pred. del soggetto)
  • Mario è rimasto sconcertato (pred. del soggetto)
  • Andrea è vissuto molto povero  (pred. del soggetto)
  • Lo spettacolo è riuscito gradito a tutti (pred. del soggetto)

DA NON DIMENTICARE:

Ciò che permette di distinguere il predicativo e il nome del predicato dall’attributo è il fatto che i primi due dipendono da un verbo, il terzo dipende da un nome:

  • Mio fratello è un uomo sensibile  ß attributo: dipende dal sostantivo uomo
  • Mio fratello è considerato sensibile ß  pred. del soggetto: dipende dal verbo estimativo considerare
  • Mio fratello è sensibile ß nome del predicato: segue alla copula espressa dal verbo essere

 

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Tutte le informazioni sulla grammatica italiana sono tratte dall’opera:
Grammatica italiana – italiano comune e lingua letteraria, di Luca Serianni con la collaborazione di Alberto Castelvecchi, UTET, Torino, 2002.

 

ANALISI LOGICA E DEL PERIODO

  • condurre l’analisi del periodo attraverso schemi che evidenzino i rapporti di subordinazione-reggenza

 

Si sa che i Privernati, avendo rinnovato la guerra contro i Romani, alla fine, persa ogni speranza di salvezza, mandarono ambasciatori al console C. Marcio per chiedergli la conclusione della pace

 

Un giovane, avendo preso a nolo un asino per recarsi da Atene a Megara, oppresso dal calore meridiano, scese dall’asino e si sedette alla sua ombra. L’asinaio gli disse di avergli dato a nolo solo l’asino e non l’ombra, perciò entrambi andarono in tribunale.
Questa storiella venne raccontata da Demostene in tribunale perché i giudici non volevano ascoltare la sua difesa.

 

LE PROPOSIZIONI TEMPORALI

  • Quando, mentre, nel momento in cui, prima che, dopo che ð TEMPORALE ESPLICITA
  • Prima di (+ infinito presente o passato), dopo (di) (+ infinito passato), gerundio, participio passato ð TEMPORALE IMPLICITA

 

Le congiunzioni subordinanti causali esprimono una relazione di tempo con la proposizione reggente

Le subordinate temporali esplicite contengono naturalmente un modo finito, che per lo più è l’indicativo, in quanto modo della certezza. La temporale, come la causale, può collocarsi prima o dopo la reggente.
La temporale introdotta da quando può esprimere relazioni di contemporaneità (quando lo vide, si fermò) o di anteriorità (quando ebbero cenato, la volpe disse); nel caso dell’anteriorità, spesso nella temporale ci sono tempi composti.
Quando può esprimere un’azione ripetuta, con il presente o con l’imperfetto (quando mi invitava a cena, lo pregavo di farmi portare anche il cane)

La congiunzione subordinante dopo che presuppone una relazione di anteriorità (dopo che gli alleati avranno preso atto che i patti vanno rispettati, si discuterà)

Le subordinate temporali implicite si costruiscono con:

  • Prima di, dopo (di) più l’infinito presente o passato. In questi casi il soggetto della reggente deve essere lo stesso di quello della principale
  • Dopo avervi apposto la firma, unisce i documenti agli atti del procedimento
  • Prima di passare, telefonerò

 

  • Gerundio, per lo più presente, per esprimere una relazione di contemporaneità. Il più raro gerundio passato indica un’azione anteriore. In questi casi il soggetto spesso è identico a quello della reggente, talvolta è diverso (gerundio assoluto)
  • Camminando, guardavo le vetrine
  • La padrona, avendo veduto chi le entrava in casa, scese le scale di corsa (Manzoni, adattamento)
  • Passando le ore, sempre più si convinceva che le avevano dato un’informazione sbagliata (Buzzati)

 

  • Participio passato, che esprime una relazione di anteriorità. Può avere lo stesso soggetto della reggente oppure un soggetto diverso (participio assoluto):
  • Preceduti dalla Vittorina, ci dirigemmo verso la stalla (Bassani)
  • Adesso, taciutasi la voce, tutto rientrava nell’ordine consueto (Tomasi di Lampedusa)

ANALISI LOGICA E DEL PERIODO

Molti raccontano che uno spartano, essendo zoppo, era stato ritenuto inadatto al servizio militare. Essendo andato comunque al campo, venne deriso dai suoi commilitoni, ma egli non fu scosso dalle loro beffe.

Tutti sanno che la maestà regale era stimata da Alessandro Magno la maggiore di tutte le dignità e che perciò egli era molto avido di onori.
Dopo aver conseguito vittorie incredibili, aveva desiderato di essere considerato un dio perché i Greci gli tributassero onori divini.

 

IL CONGIUNTIVO

 

Il modo congiuntivo in italiano consta di 4 tempi:

  • due semplici (presente e imperfetto)
  • due composti con l’ausiliare (passato e trapassato)

Il modo congiuntivo, oltre ad avere alcuni usi come tempo principale (vedi il congiuntivo esortativo: “che mangi, una buona volta!”)si usa nelle proposizioni secondarie. Abbiamo già visto, ad esempio, l’uso del congiuntivo:

  • nelle oggettive (“credo che tu sia partito troppo in anticipo…”)
  • nelle finali (“Cesare convocò un’assemblea perché le legioni venissero a conoscenza della sua strategia”; “Cesare convoca un’assemblea perché le legioni vengano a conoscenza della sua strategia”)

                                               AMARE (diatesi attiva)

 presente                                                         imperfetto

 

che io ami
che tu ami
che egli ami
che noi amiamo
che voi amiate
che essi amino

 

 

che io amassi
che tu amassi
che egli amasse
che noi amassimo
che voi amaste
che essi amassero

  

 


     

 

 passato                                                             trapassato

ANALISI LOGICA E DEL PERIODO

Un uccello aveva fatto il nido in un campo di grano. Quando fu tempo di mietitura, disse ai piccoli che durante la sua assenza badassero alle messi. Essendo la madre ritornata, i piccoli le raccontarono che il padrone del campo aveva dato una falce al figlio perché tagliasse le messi.

ANALISI LOGICA E DEL PERIODO

Narrano che Cesare, dopo aver saputo che i nemici, poiché la situazione era loro favorevole, avevano deciso che avrebbero attaccato durante la notte, esortando i legionari affinché utilizzassero tutto il loro coraggio nello scontro, si preparò alla battaglia.

ANALISI LOGICA E DEL PERIODO

Spesso parliamo di antica mitologia greca.
La mitologia è una materia difficile, tuttavia è considerata da tutti un’affascinante fonte di notizie sul mondo antico.
Sappiamo che i nomi degli dei sono diversi, e che i medesimi dei sono chiamati dai Greci e dai Romani con nomi differenti.
Si sa ad esempio che Dioniso, dio greco, è chiamato dai Romani Libero. Dioniso porta una corona di tralci di vite ed è adorato come dio del vino, perciò risulta molto simpatico…
Il fatto che le Baccanti celebrino periodicamente riti a Dioniso è noto a tutti.

 

ANALISI DEL PERIODO E LOGICA

Dopo che era scoppiata la guerra tra Romani e Sabini a causa dell’oltraggio del rapimento delle ragazze, poiché i Sabini si stavano avvicinando a Roma, avendo incontrato la vergine Tarpea che era scesa a prendere l’acqua, le promisero che le avrebbero dato molti doni che lei avrebbe considerato preziosi, ma lei in cambio doveva permettere che l’esercito sabino entrasse a Roma.

 

ANALISI DEL PERIODO E LOGICA

Essendo Nasica andato dal poeta Ennio e chiedendo di lui, la serva rispose che Ennio non era in casa, ma Nasica capì che la donna parlava per ordine del padrone e che quello era dentro. Nasica, fingendo di credere alle parole della donna, tornò via.

Essendo Caio Lutazio Catulo console, nel ventitreesimo anno della guerra punica  mosse guerra ai Cartaginesi, perché questi non acquistassero molta forza e Roma potesse vincerli facilmente.

ANALISI LOGICA E DEL PERIODO

Mi ricordo che Panfilo, mio amico ed ospite, mi narrava che Verre gli aveva portato via un recipiente d’oro molto bello, e di essere per questo tornato a casa, quel giorno, molto triste e turbato.
Panfilo riteneva il suo oggetto un’opera eccezionale, e credeva che non gli sarebbe stato mai restituito. Infatti, Verre gli chiese altri oggetti. Panfilo si recò da Verre, e si mostrò triste. Si lamentò di non possedere altro, e disse di aver già subito un furto. Per questo, affermò che nessuno gli avrebbe portato via altri oggetti preziosi.

Fonte: http://amalia.fuss.bz.it/e-learning/courses/ITALIANOIH201314/document/grammatica/Grammatica.doc

Sito web da visitare: http://amalia.fuss.bz.it

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