I riassunti , gli appunti i testi contenuti nel nostro sito sono messi a disposizione gratuitamente con finalità illustrative didattiche, scientifiche, a carattere sociale, civile e culturale a tutti i possibili interessati secondo il concetto del fair use e con l' obiettivo del rispetto della direttiva europea 2001/29/CE e dell' art. 70 della legge 633/1941 sul diritto d'autore
Le informazioni di medicina e salute contenute nel sito sono di natura generale ed a scopo puramente divulgativo e per questo motivo non possono sostituire in alcun caso il consiglio di un medico (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione).
APPUNTI DI ANALISI LOGICA
SOGGETTO
E’ quella persona o quella cosa che fa l’azione o si trova nella condizione particolare espressa dal verbo.
Per individuare il soggetto in una frase, chiediti sempre: Chi o cosa e che fa l’azione? Chi o cosa è che si trova in quella determinata situazione?
COMPLEMENTO OGGETTO
E’ quel nome (di solito è un nome) che rappresenta l’eventuale risposta alla domanda chi? cosa? che devi formularti subito dopo il verbo. Questa risposta NON DEVE ESSERE LA STESSA di quella che risponde alla domanda che ti sei già fatta per individuare il soggetto.
Esempi
(legenda: ssssss = soggetto, ooooo = complemento oggetto)
Chi è che o cosa è che guarda? Risposta: i gabbiani
Cosa guardano? Risposta: il mare
Quindi:
I gabbiani guardavano il mare
Chi è o cosa è che si infrange? Risposta: il rombo
Cosa si infrange? Risposta: non c’è (non deve essere il rombo, perché è la stessa risposta data alla domanda precedente)
Quindi:
Il rombo della marea si infrangeva sugli scogli
Sia il soggetto che il complemento oggetto non sono introdotti da preposizioni, ma sono accompagnati da articoli (di solito). Si può invece incontrare la preposizione articolata del, dei, dello... per indicare un po’, alcuni... In tal caso si parla, per il complemento oggetto, di oggetto partitivo:
Es. Ho comprato del pane (OGGETTO) , Dei ragazzi (SOGGETTO) sono stati visti al mercato
Non tutti i verbi ammettono un complemento oggetto. Quelli che lo possono avere si definiscono TRANSITIVI, quelli che non lo possono avere si definiscono INTRANSITIVI. Alcuni verbi sono sia transitivi che intransitivi (io giro il volante – verbo girare transitivo; la ruota gira – verbo girare intransitivo)
PREDICATO NOMINALE – VERBO ESSERE COME PREDICATO VERBALE
Il verbo essere costituisce il predicato nominale quando è in unione:
Nel predicato nominale, il verbo essere rappresenta la COPULA, il nome e/o l’aggettivo la PARTE NOMINALE
Esempi
(legenda: ssssss = copula, ooooo = parte nominale)
I gabbiani sono uccelli
Quell’uomo è alto
Mario è un medico
Antonio è il veterinario del mio gatto
Il verbo essere può costituire anche un predicato verbale, quando è sinonimo di trovarsi ed è seguito da un complemento di luogo.
Esempi
(legenda: ssssss = predicato verbale, ooooo = complemento luogo)
I gabbiani sono sulla riva
Quell’uomo è in casa
Nel cassetto ci sono un mucchio di fogli usati
DOPO IL VERBO ESSERE, PREDICATO NOMINALE O PREDICATO VERBALE, NON SI TROVA MAI IL COMPLEMENTO OGGETTO
LE PREPOSIZIONI
Le preposizioni si chiamano così perché sono messe davanti ad un nome, e servono a chiarire la funzione logica di quel nome dentro la frase (in sostanza, a chiarire che complemento è quel determinato nome).
Abbiamo infatti visto che una frase come la seguente:
la casa Antonio è lago collina città Ancona regione Marche
non vuol dire niente. Se invece inseriamo delle preposizioni, acquista un senso:
La casa di Antonio è sul lago nei pressi della collina vicino allacittà di Ancona nella regione delle Marche.
Così, risulta chiaro che:
Le preposizioni non sono solo di, a, da, in, con, su, per, tra, fra. Queste sono le preposizioni proprie, ma ne esistono molte altre: le improprie e le locuzioni preposizionali.
Nella tabella sono elencate alcune tra le principali preposizioni, ma non tutte.
LE PREPOSIZIONI
PROPRIE |
IMPROPRIE |
LOCUZIONI PREPOSIZIONALI |
di |
sotto, sopra, dentro, presso, mediante, contro, senza, durante, attraverso, |
a sinistra di, a destra di, per mezzo di, vicino a, nei pressi di, dentro a, sopra a, in conformita’ a, |
COMPLETA LA TABELLA
con i pronomi necessari, scrivendo con un colore diverso quelli che fungono da complemento oggetto e quelli che fungono da complemento di termine (A CHI?)
|
maschile |
|
femminile |
|
|||
Sing |
1 persona |
|
|
||||
Sing |
2 persona |
|
|
||||
Sing |
3 persona |
|
|
||||
Plur |
1 persona |
|
|
||||
Plur |
2 persona |
|
|
||||
Plur |
3 persona |
|
|
Cerca di individuare la differenza tra le seguenti frasi:
Amplia i seguenti verbi (o insieme di verbo servile + infinito) con pronomi in tutti i modi che ritieni possibili
GLI AVVERBI
L’avverbio è una parte del discorso invariabile.
A cosa serve?
Oggi: si tende a classificarli come atti a modificare specificare, determinare il significato della frase. Quindi, l’avverbio si riferisce attualmente ad una parte della frase, a più parti della frase, a più frasi.
Quella dei grammatici antichi (es. Prisciano, V sec. d.C.) è la definizione più semplice: l’avverbio completa e determina il significato del verbo a cui si accompagna: “ad verbum” = “che si colloca presso il verbo”.
I grammatici greci comprendono negli avverbi anche le interiezioni (esclamazioni: Oh, bah, mah, ohimè ecc.)
Gli avverbi possono essere:
Oggi in italiano sono produttivi i suffissi –mente e –oni: audacemente, silenziosamente, coraggiosamente, informalmente, gattoni, carponi
a. - mente
Tali avverbi (in genere di modo) si formano dall’aggettivo più il suffisso.
In latino, gli avverbi di modo si formano dall’aggettivo di prima classe più il suffisso -e (benigne, assidue, laboriose, incomposte)
In greco, gli avverbi di modo si formano dall’aggettivo + wV (iscuroV Ø iscurwV)
L’aggettivo italiano cui si unisce il suffisso –mente è al femminile (pazza-mente, bella-mente, aspra-mente, pacifica-mente). Il motivo della base aggettivale femminile è evidente se consideriamo che questi avverbi derivano da un originario complemento di modo latino: il latino usava espressioni del tipo con atteggiamento sereno, che venivano rese con il caso ablativo del nome di III femminile mens-mentis (mente, disposizione, atteggiamento) più l’aggettivo di prima classe necessario, ovviamente concordato al femminile: serena mente.
b. -oni
Esempi: ginocchioni, gattoni (base nominale: gatto, ginocchio), ruzzoloni (base verbale: ruzzolare). Questi avverbi sono usati solo per descrivere certe posizioni del corpo umano, e sono qualificativi. Sono inoltre forme particolarmente espressive, perché non indicano una posizione o un'andatura equilibrata o naturale, ma una serie di movimenti innaturali: bocconi, gomitoni, ciondoloni, penzoloni, balzelloni, saltelloni, sdruccioloni, tastoni, tentoni.
Questo suffisso in epoca moderna non è produttivo tanto quanto il suffisso -mente
L’IMPERFETTO
E’ un tipico tempo “aspettuale”: infatti segnala un’azione incompiuta nel passato (in latino “imperfectum” vuol dire “non compiuto”, mentre “ perfetto” vuol dire “compiuto”). Si tratta quindi del tempo che esprime un’azione passata le cui coordinate restano inespresse.
La differenza con il passato remoto risulta dai seguenti due esempi:
In 1 il processo era in corso di svolgimento, e non siamo in grado di inferire se è stato portato poi a termine o no; in 2 si inferisce sia che il processo è iniziato in quel preciso momento, sia che è stato portato a termine.
Si distinguono vari tipi di imperfetto:
Era in più bel chiaro di luna: l’ombra della chiesa si stendeva bruna e spiccata sul piano erboso e lucente della piazza: ogni oggetto si poteva distinguere, quasi come di giorno (Manzoni)
Il legno di ginepro ardeva sul caminetto e la piccola tavola del tè era pronta. La luce entrava dalle tende rosse (D’Annunzio)
Quante volte al giorno l’immagine di quella donna veniva a cacciarsi d’improvviso nella sua mente, e si piantava lì, e non voleva muoversi! (Manzoni).
Questo imperfetto può segnalare la durata di un’azione in un dato arco di tempo:
La Juve non perdeva da quindici giornate; Un’accoppiata che non si verificava da sette anni (dal Corriere della Sera)
Due esempi giornalistici: della grave situazione si rendeva immediatamente conto un anziano pescatore, il quale, vestito com’era, si lanciava in acqua, sollevava il corpo inerte del giovane e lo portava sulla banchina dove tentava disperatamente di tenerlo in vita con la respirazione bocca a bocca. Purtroppo i suo i sforzi risultavano vani (Il Mattino, 28-11-1986); Nel 1887 nasceva a Rio de Janeiro Heitor Villa Lobos (La Repubblica, 19-06-1987)
Sarebbe quasi preferibile parlare di imperfetto di intenzione più che di modestia: infatti questo tempo si adopera anche per disporsi all’ascolto: un commesso dice spesso: desiderava?
Di valore simile è l’imperfetto che si usa nelle situazioni di imbarazzo, per negare una realtà spiacevole trasferendola nel passato. In Pirandello (Il giuoco delle parti) Leone sorprende Guido a casa di sua moglie. Guido dice: Oh, Leone… Ero qua, a bere un bicchierino… -Alle dieci e mezzo? - Già… difatti… ma stavo per andare…
Per periodo si può intendere in modo molto semplice la porzione di testo che va da punto a punto. Tale porzione sarà composta da un certo numero di frasi (una sola o più di una), tante quante il numero di verbi che possiamo individuare.
Le frasi tra di loro possono essere in rapporto di coordinazione o di subordinazione.
LE FRASI COORDINATE
Ogni frase che costituisce il periodo mantiene la sua autonomia: è compiuta ed ha un senso.
La coordinazione avviene attraverso congiunzioni dette coordinanti.
I periodi costituiti prevalentemente da frasi coordinate si definiscono paratattici. Se la coordinazione avviene tramite segni di punteggiatura (frequentemente virgole) si parla di periodi costituiti da frasi coordinate per asindeto.
COORDINAZIONE COPULATIVA: avviene attraverso le congiunzioni e, né, anche, pure, altresì, inoltre; nemmeno, neanche, neppure.
Presuppone due frasi sullo stesso piano, che “sommano” il proprio contenuto, in negativo o in positivo.
Il rapporto tra i due elementi coordinati può essere indicato come (A + B)
Esempi:
COORDINAZIONE AVVERSATIVA: avviene attraverso le congiunzioni ma, tuttavia, però, nondimeno, pure (eppure), sennonché (se non che), bensì. Tra due o più frasi c’è contrapposizione, parziale (A però B) o totale (non A ma B).
Esempi:
COORDINAZIONE DISGIUNTIVA: avviene attraverso le congiunzioni o, oppure, ovvero.Tra due o più frasi c’è esclusione reciproca (A o B).
Esempi:
COORDINAZIONE CONCLUSIVA: avviene attraverso le congiunzioni dunque, quindi, perciò, pertanto. La frase coordinata si presenta come una deduzione logica o come una sintesi conclusiva di ciò che si è detto prima (A quindi B)
Esempi:
COORDINAZIONE ESPLICATIVA: avviene attraverso le congiunzioni cioè, ossia, ovvero, vale a dire, per essere precisi, se vogliamo, infatti, difatti (queste ultime due possono anche avere funzione argomentativa, ricavando da un dato particolare la causa che l’ha determinato (Paolo non c’era: infatti mi aveva detto di non sentirsi bene).
La seconda frase del periodo di cui sopra spiega, precisa e riformula ciò che è stato detto nella prima.
Esempi:
NESSI CORRELATIVI:
In alcuni casi l’elemento che introduce la coordinazione ha un corrispettivo precedente: si dice allora che le due frasi sono marcate da nessi correlativi.
Nessi correlativi sono:
et al.
LE PROPOSIZIONI SUBORDINATE
Una proposizione subordinata si caratterizza per la mancanza di autonomia, ossia per la necessità di dipendere da una proposizione che la regge, la quale a sua volta può rimandare ad un’altra proposizione, creando una sorta di “catena”. I periodi caratterizzati da numerosi rapporti di subordinazione si definiscono ipotattici.
Normalmente si dice che una frase subordinata non può “stare da sola”, perché isolata non ha senso. Questa definizione classica delle subordinate comunque è poco potente: legittimamente possono sorgerci dubbi ed obiezioni, quando definiamo “dopo che il sole sorse” una subordinata perché manca qualcosa, mentre definiamo “e se ne andò contento” come coordinata a qualcos’altro perché può stare da sola; in realtà, nessuna di queste due proposizioni potrebbe avere senso isolata.
Per questi motivi è meglio procedere ad un’attenta classificazione delle congiunzioni subordinanti: ogni volta che se ne incontra una, avremo una subordinata di un certo tipo.
Le subordinate possono essere:
CONGIUNZIONI SUBORDINANTI
Introduce delle frasi subordinate completive esplicite, che vogliono il modo o congiuntivo o indicativo
Le completive svolgono la funzione del complemento oggetto (proposizione oggettiva) o del soggetto (proposizione soggettiva)
In pratica, una completiva è o una proposizione oggettiva o una proposizione soggettiva.
Esempio di passaggio da una frase semplice ad un periodo principale-oggettiva
Il periodo, composto da un’unica proposizione principale semplice, può essere scisso nelle due frasi che seguono:
Questo nuovo periodo è composto da una reggente e da una subordinata introdotta da “che”
Altri esempi sullo stesso modello:
1. Desideriamo la tua salute
Analisi del periodo:
1. E’ nota la diligenza di Marco
Analisi del periodo:
LE PROPOSIZIONI SUBORDINATE OGGETTIVE E SOGGETTIVE
FORMA IMPLICITA
Le proposizioni oggettive:
In genere, sono introdotte da di più l’infinito. In questi casi, il soggetto della subordinata deve essere uguale a quello della reggente
Risulta ovvio che l’infinito presente è utilizzato quando c’è contemporaneità tra l’azione della principale e quella della subordinata, o quando la subordinata esprime un’azione che avverrà nel futuro rispetto al tempo della principale.
L’infinito passato, invece, è usato quando l’azione della subordinata è avvenuta prima di quella della principale.
E’ evidente quindi che tra i tempi verbali esiste un rapporto di anteriorità, posteriorità, contemporaneità.
Le proposizioni soggettive:
Anche queste sono introdotte da di più l’infinito.
In genere la incontriamo con verbi quali mi sembra, mi pare. In questi casi il soggetto della secondaria coincide con la persona del complemento di termine della principale:
Possibile costrutto esplicito della frase precedente:
ANALISI LOGICA E DEL PERIODO
Si dice che il pastore Aristeo fosse figlio di Apollo e della ninfa Cirene.
Un giorno le sue api morirono, e ad Aristeo sembrava di non avere alcuna possibile spiegazione del fatto. Si ricordò comunque che poteva rivolgersi alla madre, perciò si recò da lei e le disse: “Sono diventato povero. Tutte le api sono morte. Puoi aiutarmi?”
Cirene, volendo aiutare il figlio, gli rispose: “Va’ da Proteo, fallo addormentare e legalo. Lui ti dirà la verità sulle tue api”
Al pastore sembrò di avere ricevuto un buon consiglio, quindi obbedì alla madre.
Consideriamo il periodo:
Vado a casa velocemente affinché guardiamo la partita
Andai a casa velocemente affinché guardassimo la partita
Le FINALI IMPLICITE si hanno preferibilmente se tra reggente e subordinata c’è identità di soggetto. Si preferisce quindi, in questo caso, utilizzare per o acon l’infinito:
Esempi riassuntivi
ANALISI LOGICA E DEL PERIODO
Servio Tullio, il sesto re di Roma, è famoso soprattutto per il censimento dei cittadini, infatti c’erano a Roma molti abitanti e si doveva conoscerne il numero.
Servio Tullio morì di morte violenta. Tarquinio il Superbo fu l’ultimo re di Roma: regnò con arroganza e violenza, quindi i Romani lo cacciarono dalla città.
Nel 509 a.C. termina il periodo monarchico di Roma, ed inizia la repubblica.
Raccontavano anche che un giorno questo animale disse alla sua padrona: “Perché non mi hai dato la stessa voce canora dell’usignolo?”
La dea gli rispose che l’usignolo ha sicuramente una bella voce, ma non può gareggiare con il pavone per la bellezza dei colori delle penne.
SUBORDINATE OGGETTIVE/SOGGETTIVE
ANALISI LOGICA E DEL PERIODO
I Greci mandarono gli Spartani alle Termopili perché contrastassero l’assalto dei Persiani. Ai soldati il vate Megistia profetizzò che sarebbero morti il giorno successivo. Poi dei disertori annunciarono che, per vincere la resistenza greca, i Persiani erano saliti sul monte.
Leonida congedò una parte dei suoi perché scampassero alla morte, ma pensava che non si addicesse a lui abbandonare il proprio posto.
LE PROPOSIZIONI CAUSALI
Le congiunzioni subordinanti causali esprimono una relazione di causa tra la reggente e l’affermazione contenuta nella proposizione subordinata.
Le subordinate causali esplicite contengono naturalmente un modo finito, che per lo più è l’indicativo (modo della certezza). La causale può collocarsi prima o dopo la reggente.
Esempi:
Le subordinate causali implicite si costruiscono con:
Esempi:
Era triste per aver discusso aspramente con il datore di lavoro
I vescovi, per essersi il clero mescolato ai nazionali, si fecero aiutare dal popolo (Carducci, Prose, 270)
Esempi:
Gesù, conoscendo la loro malizia, disse: “Perché mi tentate?”
Avendo Cesare attaccato battaglia, i Galli si difesero strenuamente.
Esempi:
Rinfrancati dal calore, i mughetti odoravano più forte che mai (identità di soggetto)
Circondata mattina e sera dalle donne di servizio, non riuscivo mai ad incontrarla da sola (diversità di soggetti)
In greco, le causali esplicite sono introdotte da oti e l’indicativo
In latino, le causali esplicite sono introdotte da quia, quod, quoniam più l’indicativo
LE PROPOSIZIONI RELATIVE
Le proposizioni secondarie relative sono introdotte spesso da CHE (ma non solo, come vedremo)
CHE in questo caso non è una congiunzione, bensì un pronome (elemento che sta al posto di un nome).
Il pronome relativo ha la funzione di mettere in relazione una reggente con una sua subordinata, richiamando un termine immediatamente espresso (un sostantivo) che si definisce antecedente.
“Che” è il pronome che introduce la proposizione relativa, incastonata nella principale come spesso succede. L’antecedente di “che” è ovviamente “il libro”
Di norma il pronome relativo ha come antecedente un nome determinato (di norma, perché ad esempio nel caso di nomi propri non è possibile: Andrea, che è mio amico…)
Alcuni modi, non potenti, per riconoscere il che relativo dal che congiunzione sono:
Il pronome relativo si può trovare sottoforma di che o di cui. Quando abbiamo che, dobbiamo pensare che la sua funzione nella frase sia di soggetto o di complemento oggetto; quando troviamo forme con cui, la loro funzione è quella di altri complementi.
Il pronome relativo che ha quindi anche in italiano una sua “declinazione”, che di seguito definiremo:
Soggetto: Il cane …………. mi ha seguito appartiene a mio nonno
Compl. di specificazione: Quel cane, ………. conosco il padrone, è molto simpatico
Compl. di termine: Il cane, …………….. ho dato da mangiare, appartiene a mio nonno
Compl. oggetto: Il cane ………… hai incontrato appartiene a mio nonno
Complementi indiretti: Il cane, …………… sono andato in città, appartiene a mio nonno
Il modo ………………. ti sei comportato non è corretto
La casa ………………. vivo è piuttosto nuova
La casa …………….. sto ritornando è molto lontana
La casa ……………… sto andando è molto lontana da qui
Quindi:
Nel caso di complementi di luogo, …………….. è sostituibile con ………………., preceduto o no da preposizione
il pronome relativo variabile è costituito da il quale, la quale, in tutte le funzioni possibiliIL COMPLEMENTO PREDICATIVO
Il complemento predicativo consiste in un nome o in un aggettivo che, riferito al soggetto o al complemento oggetto, serve a determinare e a completare il significato del verbo.
Questo complemento, tra le altre possibilità, ricorre frequentemente dopo verbi:
Il complemento predicativo si presenta o senza preposizione o con le preposizioni di, a, in, per. Può essere introdotto anche da come.
ESEMPI
DA NON DIMENTICARE:
Ciò che permette di distinguere il predicativo e il nome del predicato dall’attributo è il fatto che i primi due dipendono da un verbo, il terzo dipende da un nome:
H H H H H H H H H H H H H H H H H H H H H H H H H
Tutte le informazioni sulla grammatica italiana sono tratte dall’opera:
Grammatica italiana – italiano comune e lingua letteraria, di Luca Serianni con la collaborazione di Alberto Castelvecchi, UTET, Torino, 2002.
ANALISI LOGICA E DEL PERIODO
Si sa che i Privernati, avendo rinnovato la guerra contro i Romani, alla fine, persa ogni speranza di salvezza, mandarono ambasciatori al console C. Marcio per chiedergli la conclusione della pace
Un giovane, avendo preso a nolo un asino per recarsi da Atene a Megara, oppresso dal calore meridiano, scese dall’asino e si sedette alla sua ombra. L’asinaio gli disse di avergli dato a nolo solo l’asino e non l’ombra, perciò entrambi andarono in tribunale.
Questa storiella venne raccontata da Demostene in tribunale perché i giudici non volevano ascoltare la sua difesa.
LE PROPOSIZIONI TEMPORALI
Le congiunzioni subordinanti causali esprimono una relazione di tempo con la proposizione reggente
Le subordinate temporali esplicite contengono naturalmente un modo finito, che per lo più è l’indicativo, in quanto modo della certezza. La temporale, come la causale, può collocarsi prima o dopo la reggente.
La temporale introdotta da quando può esprimere relazioni di contemporaneità (quando lo vide, si fermò) o di anteriorità (quando ebbero cenato, la volpe disse); nel caso dell’anteriorità, spesso nella temporale ci sono tempi composti.
Quando può esprimere un’azione ripetuta, con il presente o con l’imperfetto (quando mi invitava a cena, lo pregavo di farmi portare anche il cane)
La congiunzione subordinante dopo che presuppone una relazione di anteriorità (dopo che gli alleati avranno preso atto che i patti vanno rispettati, si discuterà)
Le subordinate temporali implicite si costruiscono con:
ANALISI LOGICA E DEL PERIODO
Molti raccontano che uno spartano, essendo zoppo, era stato ritenuto inadatto al servizio militare. Essendo andato comunque al campo, venne deriso dai suoi commilitoni, ma egli non fu scosso dalle loro beffe.
Tutti sanno che la maestà regale era stimata da Alessandro Magno la maggiore di tutte le dignità e che perciò egli era molto avido di onori.
Dopo aver conseguito vittorie incredibili, aveva desiderato di essere considerato un dio perché i Greci gli tributassero onori divini.
Il modo congiuntivo in italiano consta di 4 tempi:
Il modo congiuntivo, oltre ad avere alcuni usi come tempo principale (vedi il congiuntivo esortativo: “che mangi, una buona volta!”)si usa nelle proposizioni secondarie. Abbiamo già visto, ad esempio, l’uso del congiuntivo:
AMARE (diatesi attiva)
presente imperfetto
che io ami
che tu ami
che egli ami
che noi amiamo
che voi amiate
che essi amino
che io amassi
che tu amassi
che egli amasse
che noi amassimo
che voi amaste
che essi amassero
passato trapassato
ANALISI LOGICA E DEL PERIODO
Un uccello aveva fatto il nido in un campo di grano. Quando fu tempo di mietitura, disse ai piccoli che durante la sua assenza badassero alle messi. Essendo la madre ritornata, i piccoli le raccontarono che il padrone del campo aveva dato una falce al figlio perché tagliasse le messi.
ANALISI LOGICA E DEL PERIODO
Narrano che Cesare, dopo aver saputo che i nemici, poiché la situazione era loro favorevole, avevano deciso che avrebbero attaccato durante la notte, esortando i legionari affinché utilizzassero tutto il loro coraggio nello scontro, si preparò alla battaglia.
ANALISI LOGICA E DEL PERIODO
Spesso parliamo di antica mitologia greca.
La mitologia è una materia difficile, tuttavia è considerata da tutti un’affascinante fonte di notizie sul mondo antico.
Sappiamo che i nomi degli dei sono diversi, e che i medesimi dei sono chiamati dai Greci e dai Romani con nomi differenti.
Si sa ad esempio che Dioniso, dio greco, è chiamato dai Romani Libero. Dioniso porta una corona di tralci di vite ed è adorato come dio del vino, perciò risulta molto simpatico…
Il fatto che le Baccanti celebrino periodicamente riti a Dioniso è noto a tutti.
ANALISI DEL PERIODO E LOGICA
Dopo che era scoppiata la guerra tra Romani e Sabini a causa dell’oltraggio del rapimento delle ragazze, poiché i Sabini si stavano avvicinando a Roma, avendo incontrato la vergine Tarpea che era scesa a prendere l’acqua, le promisero che le avrebbero dato molti doni che lei avrebbe considerato preziosi, ma lei in cambio doveva permettere che l’esercito sabino entrasse a Roma.
ANALISI DEL PERIODO E LOGICA
Essendo Nasica andato dal poeta Ennio e chiedendo di lui, la serva rispose che Ennio non era in casa, ma Nasica capì che la donna parlava per ordine del padrone e che quello era dentro. Nasica, fingendo di credere alle parole della donna, tornò via.
Essendo Caio Lutazio Catulo console, nel ventitreesimo anno della guerra punica mosse guerra ai Cartaginesi, perché questi non acquistassero molta forza e Roma potesse vincerli facilmente.
ANALISI LOGICA E DEL PERIODO
Mi ricordo che Panfilo, mio amico ed ospite, mi narrava che Verre gli aveva portato via un recipiente d’oro molto bello, e di essere per questo tornato a casa, quel giorno, molto triste e turbato.
Panfilo riteneva il suo oggetto un’opera eccezionale, e credeva che non gli sarebbe stato mai restituito. Infatti, Verre gli chiese altri oggetti. Panfilo si recò da Verre, e si mostrò triste. Si lamentò di non possedere altro, e disse di aver già subito un furto. Per questo, affermò che nessuno gli avrebbe portato via altri oggetti preziosi.
Fonte: http://amalia.fuss.bz.it/e-learning/courses/ITALIANOIH201314/document/grammatica/Grammatica.doc
Sito web da visitare: http://amalia.fuss.bz.it
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
Il testo è di proprietà dei rispettivi autori che ringraziamo per l'opportunità che ci danno di far conoscere gratuitamente i loro testi per finalità illustrative e didattiche. Se siete gli autori del testo e siete interessati a richiedere la rimozione del testo o l'inserimento di altre informazioni inviateci un e-mail dopo le opportune verifiche soddisferemo la vostra richiesta nel più breve tempo possibile.
I riassunti , gli appunti i testi contenuti nel nostro sito sono messi a disposizione gratuitamente con finalità illustrative didattiche, scientifiche, a carattere sociale, civile e culturale a tutti i possibili interessati secondo il concetto del fair use e con l' obiettivo del rispetto della direttiva europea 2001/29/CE e dell' art. 70 della legge 633/1941 sul diritto d'autore
Le informazioni di medicina e salute contenute nel sito sono di natura generale ed a scopo puramente divulgativo e per questo motivo non possono sostituire in alcun caso il consiglio di un medico (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione).
"Ciò che sappiamo è una goccia, ciò che ignoriamo un oceano!" Isaac Newton. Essendo impossibile tenere a mente l'enorme quantità di informazioni, l'importante è sapere dove ritrovare l'informazione quando questa serve. U. Eco
www.riassuntini.com dove ritrovare l'informazione quando questa serve