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CLASSI DI PAROLE.
Le parole possono essere definite come sequenza di suoni e unità portatrici di significato (albero), separate graficamente dalle altre da spazi (albero verde) e dotate di coesione interna.
La parola per essere tale deve possedere un significato associato a una funzione grammaticale, cioè una forma espressiva stabile costituita da una sequenza di suoni o di grafemi compatta, al cui interno non si possono inserire altri elementi né mutarli nell’ordine di sequenza. La parola deve possedere anche una sua autonomia, cioè una mobilità di posizione all’interno della frase.
La grammatica tradizionale classifica le parole in un certo numero di classi, dette parti del discorso. Le parti del discorso tradizionalmente riconosciute sono nove:
nome
pronomi
aggettivi
verbi
articoli
avverbi
preposizioni
congiunzioni
interiezioni.
Queste classi nella grammatica tradizionale sono stabilite:
- sulla base di criteri formali (cioè le caratteristiche flessive e sintattiche delle parole)
- sulla base di criteri semantici (cioè sulla base del significato delle parole)
- sulla base di criteri formali integrati con criteri semantici.
L’ oscillazione nella selezione dei criteri e la possibilità di mettere in evidenza aspetti formali o semantici genera a volte definizioni insufficienti o incoerenti: ad esempio per definire ‘nome’ possiamo ricorrere a criteri semantici – ad esempio con una definizione del tipo “il nome si riferisce a persone, animali , cose, entità astratte”- ma dal punto di vista del significato con definizioni orientate semanticamente non possiamo spiegarci del tutto la differenza tra amare e amore, correre e corsa, bontà e buono né è sufficiente a questo fine identificare i verbi con il concetto di ‘attività’.
Per questi motivi la linguistica moderna definisce le parti del discorso solo a partire dalle proprietà formali delle parole, dalla loro flessione e dai rapporti sintattici con cui si legano l’una all’altra.
Le parti del discorso costituiscono così concetti grammaticali che possono essere utilizzati per lo studio scientifico del linguaggio ma anche per sviluppare la riflessione linguistica a scuola.
E’ importante però ricordare che le parti del discorso non sono degli ‘universali’, cioè non tutte le lingue del mondo hanno le stesse classi di parole e le stesse categorie morfologiche: ad esempio il cinese sembra non avere preposizioni, il giapponese fonde in una sola classe aggettivi e verbi, molte lingue non hanno articoli.
Sappiamo che anche in italiano una parola può appartenere a più parti del discorso:
Non andare a forte velocità in macchina
Non andare forte in macchina
forte può essere avverbio e aggettivo, sopra e sotto possono essere preposizioni e avverbi.
CLASSI APERTE E CLASSI CHIUSE
Alcune parti del discorso ammettono un numero illimitato di parole, per altro implementabile con neologismi o nuove formazioni, e perciò sono dette classi aperte.
Altre, viceversa, sono costituite da un numero definito di parole e sono definite come classi chiuse.
In italiano sono classi aperte :
il nome, il verbo, l’aggettivo e l’avverbio.
Sono classi chiuse:
Fonte: http://elearning.moodle2.unito.it/lingue/pluginfile.php/10354/mod_resource/content/1/grammatica%20e%20lessico%202005.doc
Sito web da visitare: http://elearning.moodle2.unito.it
Autore del testo: P.Bianchi C.Marello
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