Foni fonemi grafemi

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Foni fonemi grafemi

    1. SUONI DELL’ITALIANO: FONI, FONEMI E GRAFEMI.

Le lingue sono composte da un sistema di suoni che sono organizzati in parole; le parole sono organizzate in frasi e in periodi in modo da costruire testi parlati e scritti.
Suoni, parole e testi ( cioè fonetica, morfologia, sintassi e testualità) sono livelli di analisi della lingua.

Il linguaggio umano, dunque,  si basa essenzialmente sulla produzione e sulla ricezione di suoni articolati, che chiamiamo foni. I foni sono analizzati e studiati dalla fonetica. I suoni del linguaggio articolato sono prodotti dall’apparato fonatorio : ciascuna lingua seleziona un numero di foni nella gamma dei suoni possibili. Il numero dei foni usati in una lingua è dunque sempre minore rispetto ai suoni possibili e producibili. Ricordiamo anche che il linguaggio verbale ha la possibilità di produrre un numero elevatissimo di parole  grazie alle combinazioni di una quantità relativamente ridotta di foni.

    La comunicazione avviene anche attraverso linguaggi non verbali , attraverso le espressioni del viso ad esempio (tratti mimici) o i gesti e le posture del corpo (tratti cinesici).

I foni hanno una realizzazione fisica, concreta, che varia non solo da lingua a lingua ma anche da individuo a individuo.

I foni costituiscono la più piccola unità di analisi della lingua. I foni, considerati  isolatamente, sono privi di significato.
Nelle lingue distinguiamo una doppia articolazione:
- il primo livello è quello dei suoni privi di significato (/o/, /a/, /e/, /l/, /s/)
- il secondo livello comprende tutte le unità dotate di significato, composte dalla combinazione dei suoni (“solo”, sale”, “leso”, “liso”) .

 Per questa proprietà fondamentale tutte le lingue riescono a esprimere una gamma illimitata di significati attraverso le parole utilizzando un numero limitato di foni.

I foni hanno un corrispettivo scritto nei grafemi: non sempre ad un solo fono corrisponde un solo segno grafico.
In italiano ad esempio il trigramma gli di figli, agli indica un unico suono, cioè il fono della laterale palatale.

Possiamo considerare i foni come elementi in astratto, classificandoli e studiandoli come elementi che hanno capacità distintiva all’interno di una determinata lingua, e dunque individuano significati distinti: individuiamo così i fonemi.

I fonemi di una lingua sono inventariabili attraverso la “prova di commutazione” con sequenze coppie di parole , dette coppie minime, che differiscono per un singolo elemento e proprio per quella variazione identificano foni e significati diversi .
Per l’italiano possiamo trovare una sequenza di tante coppie minime per quanti sono i foni (ad esempio  male/mele, tino/vino, fino/pino, pane/cane, sane/lane ecc.). In teoria è sufficiente l’esistenza di una sola coppia minima per individuare un fonema.

I foni e i fonemi dell’ italiano si realizzano nella fase  espiratoria, come per la massima parte delle lingue. Con l’inspirazione dell’aria esterna si producono suoni detti avulsivi o clicks: in alcune lingue dell’Africa Meridionale hanno valore di fonemi, in italiano sono prodotti ad esempio per esprimere con valore fonosimbolico il bacio scoccato in aria o il verso di disappunto o disapprovvazione.

 

  FONEMI DELL’ITALIANO.
Il numero dei fonemi dell’italiano può essere  considerato di 30 fonemi :

  1. sette vocali toniche: i, e aperta e chiusa, a, o aperta e chiusa, u.
  2. cinque consonanti che in posizione intervocalica ammettono solo il grado intenso: gl, gn, sc, ci, gi
  3. la consonante sempre di grado tenue z
  4. quindici consonanti che possono essere tenui o intense in posizione intervocalica: p, b, m, t,d, n, c, g, f, v, s, r, l, ci, gi.
  5. Le semiconsonanti i e u    

L’ inventario dei fonemi dell’italiano presenta aspetti di oscillazione da 30 a 45 perché ad esempio possono essere considerate coppie minime quelle che interessano 15 consonanti intervocaliche intense (cane-canne, pale-palle,casa-cassa,rosa-rossa,fato-fatto ecc.)

 

 VOCALI. 
Quando il flusso dell’aria percorre il canale espiratorio senza incontrare ostacoli si determina una vocale: nella realizzazione delle vocali dell’italiano le corde vocali vibrano. In italiano le vocali sono gli unici foni che costituiscono il nucleo della sillaba e quindi possono ricevere l’accento tonico. In posizione tonica, accentata, le vocali dell’italiano (di base toscana) sono sette e si rappresentano disposte secondo il triangolo vocalico, cioè uno schema in cui le singole unità sono disposte secondo la posizione della lingua in fase articolatoria.

Possiamo descrivere il sistema vocalico italiano con il seguente schema:

 /a/  : vocale centrale, prodotta con l’apertura massima della cavità orale e la lingua abbassata
/ e/ /i/:  vocali anteriori o palatali, articolate con la lingua verso il palato duro
/o/ /u/:  vocali velari o posteriori, articolate con la lingua contro il palato
tre vocali posteriori o velari, dette così perché la parte più alta della lingua le articola andando sempre più indietro verso il velo palatino. Queste vocali sono dette anche procheile posteriori o labiali, perché richiedono una protusione , cioè un arrotondamento e una spinta in avanti delle labbra.

In posizione atona le vocali si riducono a cinque, perché manca l’opposizione tra e e o aperti e chiuse .
In finale di parola in italiano non compare mai la /u/ atona (tranne parole straniere o cognomi e toponimi sardi) ma solo la /u/ tonica ( virtù, lassù, tribù).

La grafia dell’italiano non distingue tra vocali chiuse e aperte; la distinzione tra vocali chiuse e aperte di fatto non è realizzata dai parlanti secondo una pronuncia standard, ma risente delle pronunce regionali.

 CONSONANTI.
Per una prima descrizione del sistema consonantico italiano consideriamo quattro fattori:

  1. modo di articolazione, cioè il modo in cui viene superato l’ostacolo che si frappone al flusso d’aria nella cavità orale per cui distinguiamo occlusive, affricate, fricative,
  2. punto o luogo di articolazione, cioè il luogo in cui si verifica l’ostacolo al flusso d’aria nella cavità orale per cui distinguiamo labiali, dentali, labiodentali, palatali, uvulari,

c) comportamento delle corde vocali cioè la loro vibrazione o non vibrazione al passaggio dell’aria per cui distinguiamo tra sorde e sonore,
d) partecipazione o non partecipazione delle fosse nasali cioè apertura o chiusura per cui    distinguiamo le nasali.

Considerando dunque modo e luogo di articolazione e sonorità/sordità possiamo così descrivere le consonanti italiane  :

p: occlusiva bilabiale sonora
b: occlusiva bilabiale sonora
t: occlusiva dentale sorda
d: occlusiva dentale sonora
c: occlusiva velare sorda
g: occlusiva velare sonora

z: affricata dentale sorda (la razza umana)
z: affricata dentale  sonora (il pesce razza)
c: affricata palatale sorda (cielo)
g: affricata palatale sonora (gelo)

m: nasale bilabiale
n: nasale dentale
gn: nasale palatale

f: fricativa labiodentale sorda
v: fricativa labiodentale sonora
s: fricativa dentale sorda      (presente)
z: fricativa dentale sonora
sc: fricativa palatale

r: liquida dentale rotata
l: liquida dentale laterale
gl: liquida palatale laterale

La lunghezza consonantica è un tratto caratterizzante dell’italiano. Le quindici consonanti italiane possono essere pronunciate come brevi o tenui e sono indicate graficamente con un solo segno grafico (“pala”) ; possono essere pronunciate come lunghe o intense in posizione intervocalica ( nel caso delle occlusive anche tra vocale e /r/ o /l/) e graficamente sono rese con la grafia doppia (“palla”).
La “doppia” nella grafia e il fono intenso nella pronuncia segnalano anche una differenza di significato:
 copia-coppia, libra-libbra, nona-nonna, cadi-caddi, fioco-fiocco, sugo-suggo, coma-comma, cane-canne, cacio-caccio, regia-reggia, pala-palla, caro-carro, tufo-tuffo, piove-piovve, casa-cassa, caro-carro.
In posizione intervocalica per cinque consonanti in italiano la pronuncia è solo intensa :
figlio, bagno, lascia, pezza, mezzo, gazza
Per le prime tre palatali la grafia è un digramma o trigramma , per le ultime due affricate palatali la grafia è doppia.
In posizione intervocalica è sempre breve la grafia della /z/ affricata alveolare: nazione.
La lunghezza consonantica è un tratto fonologico tipico dell’italiano: altre lingue europee utilizzano le doppie  solo nella grafia e non per distinzione dal punto di vista  fonologico. 

1.2 LE GRAFIE DELL’ITALIANO.

I grafemi dell’alfabeto italiano sono 21, a cui si aggiungono altre cinque lettere (j,k,w,x,y) entrate nell’uso con parole straniere o presenti già per grafie antiche. I grafemi hanno una grafia per la maiuscola e una per la minuscola.
Nello schema elenchiamo la grafia della maiuscola, della minuscola e il nome italiano della lettera:
A a  - a                         
B b   - bi
C c   - ci
D d   - di
E e    - e
F f    -effe
G g    - gi
H h   -acca
I i      - i
J j    - i lungo
K k  - cappa
L l    - elle
M m  - emme 
N n   - enne
O o    - o
P p    - pi
Q q   - qu
R r    - erre
S s    - esse
T t     - ti
U u   - u
V v   -vu, vi
W w  - vu doppio, vi doppio
X x     - ics

 

Y y     - ipsilon, i greco
Z z       -zeta

I nomi delle lettere non si identificano con la pronuncia fonetica. I nomi delle lettere sono femminili (la zeta, la pi ) e invariati al plurale .
La corrispondenza tra grafia e pronuncia non è sempre univoca nelle scritture alfabetiche naturali : in italiano, come in polacco, spagnolo, turco, la corrispondenza è maggiore, in altre lingue, come inglese o francese, è più marcata la divergenza.
Nell’uso scientifico la trascrizione dei suoni è fatta con alfabeti fonetici, e prevalentemente con l’alfabeto dell’AFI (“Associazione Fonetica Internazionale”).
In italiano 11 lettere dell’alfabeto su 21 hanno valore univoco:
1 grafema = 1 fonema
a, b, d, f, l, m, n, p, r, t, v.
Per i restanti 10 grafemi distinguiamo :
grafemi polivalenti: grafemi che hanno valore fonematico diverso a secondo della combinazione e della posizione in cui si trovano.
Sono grafemi polivalenti c, g, s, z (casa, cinema, gatto, gita, smetto, sei, zio, azoto) e e,o.
I grafemi c e g hanno valore velare davanti alle vocali  a, o, u, e a consonante; hanno valore palatale davanti a i ed e (casa, cinema,cloro, gatto, gita, glaciale).
I grafemi s e z rendono sia il fonema sordo  che il sonoro ( smetto, sei, zio, azoto).
I grafemi e, o rendono i suoni aperti e chiusi delle vocali toniche.
Grafemi diacritici: grafemi che non corrispondono ad un suono, ma sono utilizzati in combinazione con altre lettere per rappresentare un suono non rappresentabile con un solo grafema. In italiano h è il grafema diacritico principale, e la sua funzione è quella di indicare la pronuncia velare di c e g davanti a i,e, ed ha valore diacritico (e distintivo dagli omofoni) nel presente indicativo del verbo avere (ho, hai, hanno).
I gruppi di grafemi (due o tre) sono indicati come digramma e trigramma.
In italiano i gruppi di grafemi sono i seguenti:
ch, gh,: chiesa, ghiotto
 gn+a, e, i, o,u :  lasagna, montagne, bagno, gnu
gl+i  : agli
sc+ i, e: sciatore, scena
ci+ a, o, u: ciao, cioccolata, panciuto
gi+ a, o, u:  giacca, adagio, giù
sci+ a,o, u: sciame, sciocco, asciutto
gli+ a, e, o, u :  medaglia, moglie, figlio, fogliuto .
Grafemi sovrabbondanti: per ragione storiche in alcune parole si distingue la grafia q da c
In nessi labiovelari sordi: cuore ma quota. Per indicare il grado intenso la grafia è cqu: acqua, nacque.
L’uso dei grafemi e dei segni paragrafematici ( punteggiatura, accenti, apostrofi, uso della maiuscola, divisione delle parole) secondo la norma dell’italiano standard è regolato dall’ortografia.  

 

Fonte: http://elearning.moodle2.unito.it/lingue/pluginfile.php/10354/mod_resource/content/1/grammatica%20e%20lessico%202005.doc

Sito web da visitare: http://elearning.moodle2.unito.it

Autore del testo: P.Bianchi C.Marello

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