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Se noi pensiamo all’insegnamento di una qualunque disciplina, la geometria per esempio, constatiamo che essa ha i propri termini e il proprio linguaggio (segmento in geometria ha un significato univoco, diverso da quello che può assumere la parola se riferita alla sociologia, dove può significare ‘fascia sociale’ o all’economia dove può significare ‘fascia di consumo’; l’espressione Il perimetro della circonferenza si ottiene moltiplicando il raggio per 2Π non si può trasformare con un’altra espressione più semplice). Bisogna familiarizzare con i termini e con il linguaggio specifico della disciplina, e memorizzarli, affinché si raggiunga la competenza prevista dai piani di studio e affinché lo studio effettuato sia poi utile nello scambio di conoscenze o nella soluzione di problemi della vita di tutti i giorni e nella professione. Come qualunque altra disciplina, la grammatica ha un proprio linguaggio e i propri termini. Anche con essi bisogna familiarizzare, e bisogna memorizzarli, perché la conoscenza della lingua in uso nel proprio Paese sia al livello previsto nei piani di studio e sia tale da permettere una reale ed efficace comunicazione ad ogni livello della scala sociale. Prima di affrontare lo studio della grammatica, è bene quindi riflettere sul fatto che essa si studia allo scopo di conoscere le regole e le variazioni della lingua per poterla poi usare consapevolmente nella comunicazione e raggiungere quindi una reale competenza linguistico-comunicativa. Questa è la somma della competenza pragmatica, della competenza sociolinguistica e della capacità linguistica. Un buon Sillabo deve cercare di promuovere armoniosamente tutte queste competenze e, a questo scopo, può risultare utile riprendere le macro funzioni comunicative, le varianti della lingua e i registri linguistici anche per ricordare meglio in quale o quali di esse le diverse strutture morfosintattiche siano maggiormente presenti e, conseguentemente, per esercitarvi gli studenti. Ogni apprendente deve essere dunque fatto consapevole, nei tempi e nei modi opportuni, che ogniqualvolta si parla e si scrive, questo atto si inserisce in una delle macro funzioni comunicative, nelle varianti della lingua e nei diversi registri.
A. Le macro funzioni comunicative sono:
Parlare o scrivere di sé senza un interlocutore con il quale dover negoziare i contenuti della propria comunicazione; le forme per eccellenza di questa funzione sono presentare se stessi, il monologo, la redazione e l’esposizione del curriculum; più in dettaglio, raccoglie: presentarsi, presentare qualcuno, presentare la propria esperienza di lavoro o di studio, illustrare il proprio curriculum, parlare di sé, della propria persona, del proprio carattere, ecc.
Dal punto di vista lessicale prevede un vocabolario limitato agli ambiti personale, di studio e professionale; dal punto di vista morfologico prevede tutte le occorrenze grammaticali, con più alta frequenza delle forme verbali del presente e del passato composto indicativo; dal punto di vista sintattico prevede un procedimento prevalentemente paratattico, mentre non prevede le strategie per la gestione e la negoziazione dell’apertura, della chiusura e dell’interruzione del discorso e per la presa di parola. Il registro linguistico di riferimento è quello standard, con salita verso il registro formale.
Parlare degli argomenti più disparati con una o più persone. La forma per eccellenza di questa funzione è il dialogo; più in dettaglio, prevede di chiedere e dare notizie o informazioni sugli ambiti di esperienza delle persone coinvolte nello scambio, orale o scritto.
Dal punto di vista lessicale prevede un vocabolario abbastanza ampio e riferito ai diversi ambiti in cui si decide di confrontarsi; dal punto di vista morfologico prevede tutte le occorrenze grammaticali, con una alta frequenza delle forme verbali del modo indicativo e con una buona presenza delle forme dell’imperativo, del congiuntivo, del condizionale e dei modi indefiniti del verbo; dal punto di vista sintattico prevede frasi brevi e periodi semplici, organizzati prevalentemente per paratassi o con una ipotassi abbastanza semplice. Dal punto di vista del discorso, prevede l’attivazione delle tecniche per la gestione e la negoziazione dell’apertura, della chiusura e dell’interruzione del discorso e per la presa di parola; prevede frequenti tratti soprasegmentari, come fonosimboli, interiezioni e richiesta di condivisione dei concetti espressi (Bah, io proprio non vi capisco! Uh, che meraviglia! Tu sei d’accordo, no?). I registri linguistici sono tutti da esercitare.
Dare ordini, consigli o consegne a persone singole o a più persone. La forma per eccellenza di questa funzione è un dialogo nel quale si ordina a qualcuno di fare qualcosa; più in dettaglio,
prevede di portare qualcuno a fare ciò che il parlante desidera con diverse forme di intensità di linguaggio. Dal punto di vista lessicale, presuppone un vocabolario essenziale, limitato all’ordine che si vuole trasmettere. Dal punto di vista morfologico, la funzione regolativa si può estrinsecare con la forma interrogativa del presente indicativo (Apri la porta?), con il condizionale semplice (Voi mi aiutereste in questa vicenda? Vorrei tanto che tu mi aiutassi!), con il futuro semplice (Tu mi risponderai subito!), con l’imperativo (Scrivi! Scriva! Scriviamo! Scrivete! Scrivano!), con il congiuntivo (Spero che tu faccia questo per me), con la domanda retorica (Mi chiedo se tu non possa fare una cosa per me…), con la perifrasi (Penso e ripenso a come chiederti di fare una certa cosa per me…), con una forma nominale (Silenzio!), con un gesto, con una onomatopea (Mario, zac!), con l’ironia (Ma il mio maritino oggi non vorrebbe fare il casalingo?). L’uso appropriato delle diverse forme ai registri linguistici è essenziale per una buona relazione sociale.
4. Per la funzione descrittiva-narrativa-argomentativa si tratta di:
Descrivere persone, cose, avvenimenti e riportare ragionamenti. La forma per eccellenza di questa funzione è il testo (descrittivo, narrativo, argomentativo) nei suoi veri generi (letteratura, giornali, saggi, film, pubblicità, poesia, ecc.), attraverso il quale si descrive e si racconta la vita, i suoi personaggi, le loro azioni e i loro pensieri. Dal punto di vista lessicale, presuppone un vocabolario molto esteso e un sempre più consapevole uso delle parole e del loro significato a seconda dei testi in cui esse si vanno a collocare. Dal punto di vista morfologico, prevede tutte le occorrenze della grammatica italiana, che vanno comprese e utilizzate prima in maniera semplice e poi sempre più complessa. Dal punto di vista sintattico prevede frasi più o meno ricche e periodi più o meno articolati nei quali sono reperibili informazioni centrali e informazioni periferiche, messe non sempre in ordine logico o di importanza. L’organizzazione del periodo è più o meno complessa e procede tanto per paratassi quanto per ipotassi. Dal punto di vista stilistico, prevede la conoscenza delle regole della retorica (inventio, elocutio, dispositio, ordo, adiectio, detractio), le figure retoriche, i diversi generi testuali e le loro caratteristiche salienti. E’ importante saper riconoscere i diversi registri linguistici dei testi presi in esami e saper produrre dei testi congrui al registro linguistico richiesto.
Raccontare i propri sogni, le proprie fantasie, organizzare giochi e finzioni. La forma per eccellenza è il racconto breve con il quale si racconta un sogno (Ho sognato che ero in un giardino pieno di fiori e che tu mi dedicavi la nostra canzone), o una fantasia (Mentre stavo al computer mi sono visto per un momento che stavo in un’isola tropicale e che bevevo latte di cocco al sole); vi siricorre quando siorganizza un gioco (Facciamo finta che tu eri il medico e io ero l’infermiera), oquando siorganizza una finzione (Adesso immaginiamo che tu eri al centro della scena con le spalle alla porta quando arrivava lui con il giornale e gridava…). Dal punto di vista lessicale prevede un vocabolario limitato alle esperienze che si raccontano e alla finzione che si organizza. Dal punto di vista morfologico prevede tutte le occorrenze della grammatica italiana con un uso esteso e significante del tempo imperfetto indicativo. Dal punto di vista sintattico prevede frasi abbastanza brevi e periodi altrettanto brevi con raro ricorso all’ipotassi con le congiunzioni subordinative più frequenti di causa, di fine, di concessione e di modo. Questa funzione prevede una riflessione attenta e consapevole sul valore modale del tempo imperfetto che ha un uso trasversale nel tempo (passato, presente e futuro) e che conferisce anche ad una storia vera l’alone di una storia immaginifica (Garibaldi sbarcava in Sicilia nel 1860 alla testa dei Mille e la gente gli correva incontro nella speranza di una società più giusta.)
Parlare in lingua della lingua stessa, descriverla e analizzarne i fenomeni. La forma per eccellenza è il saggio o la ricerca dello studioso, la spiegazione dell’insegnante di lingua italiana, l’interrogazione dello studente, la conversazione ‘dotta’. Dal punto di vista lessicale, prevede la conoscenza dei metatermini riguardanti la lingua (registro, sociolingua, vocabolario, alfabeto, lettere, ecc.) e la grammatica (verbo, pronome, accordo, ecc.) e un uso consapevole della metalingua, più elementare in un primo momento (Il verbo è una parola che indica l’azione), più complessa in seguito (Dal latino verbum, che significa la parola per eccellenza, il verbo è quella parte del discorso che indica…). Dal punto di vista morfologico, prevede tutte le occorrenze della grammatica italiana con un ricorso più frequente alle forme della descrizione e della argomentazione al presente (E’, si usa, si coniuga, al passato è irregolare, ecc. Oppure: Il Congiuntivo ha avuto alterne fortune in Italia, legate anche all’andamento della società e dei costumi. Infatti…). Dal punto di vista sintattico, prevede frasi abbastanza brevi, organizzate per più frequente paratassi. Dal punto di vista stilistico, si caratterizza per la frequenza delle definizioni e per una scelta appropriata dei termini, con scarso ricorso alle figure retoriche.
B. Le varianti della lingua da considerare e sulle quali esercitare gli studenti a livelli diversi e per passaggi successivi:
- la variante diacronica: come cambia la lingua attraverso il tempo (Gli al posto di le; Lei al posto
di voi; lei al posto di ella; che al posto di in cui, ecc.).
- la variante diatopica: come cambia la lingua da un luogo all’altro (Il diverso uso del passato
remoto e del congiuntivo nelle regioni italiane del nord e del sud).
- la variante diafasica: come cambia la lingua sulla base delle conoscenze e degli usi del parlante.
- la variante diastratica: come cambia la lingua sulla base della categoria sociale di appartenenza
(Dammi la penna→Mi dai la penna? →Mi daresti la penna, per cortesia?→Scusami tanto se ti
disturbo ma sono senza penna, mi presteresti la tua per un attimo?).
- la variante diamesica: Come cambia il linguaggio a seconda del mezzo attraverso il quale viene
trasmesso (‘Buonasera’: parlato faccia a faccia. ‘Signore e signori, buonasera’ alla TV.
‘Buonasera ai nostri ascoltatori’ alla radio. ‘Buonasera e benvenuti al nostro spettacolo’
a teatro).
C. I registri linguistici da considerare e sui quali esercitare gli studenti a livelli diversi e per passaggi successivi:
Sono varianti diafasiche e diastratiche che dipendono primariamente dal carattere dell’interazione e dal ruolo assunto dal parlante e dal destinatario (G. Berruto). Si possono riassumere, partendo dal registro più basso, in:
- registro popolare
-registro informale/colloquiale/familiare
-registro medio
-registro standard
-registro formale
-registro colto.
Per riassumere le caratteristiche dei registri dividendoli in ‘alti’ e ‘bassi’, si può osservare la seguente tabella:
|
Registri bassi |
Registri alti |
Articolazione sintattica |
Minimamente esplicitata |
Massimamente esplicitata |
Variazione lessicale |
Minima |
Massima |
Lessico |
Parole dal significato generico |
Parole dal significato specializzato |
Parole |
Poche, semplici, ricorrenti |
Molte, varie, complesse |
Velocità di eloquio |
Alta |
Bassa |
Le fonti utilizzate:
- Les langues vivantes : apprendre, enseigner, évaluer. Un Cadre européen commun de
référence”.Projet 2 d’une proposition de Cadre - Conseil de L’Europe.
- Galli De’ Paratesi, Nora, Livello soglia per l’insegnamento dell’italiano come lingua
straniera, Consiglio d’Europa.
- Prove INVALSI, Quadro di riferimento di italiano, Istituto Nazionale di Valutazione del
Sistema Educativo.
- Minciarelli, Fausto- Comodi, Anna, Sillabo per i cinque gradi del corso di lingua e
cultura italiana dell’Università per stranieri di Perugia, Perugia, Guerra. 2005.
- Lo Duca, Maria G. , Sillabo di italiano L2, Roma, Carocci, 2006.
- Dardano, Maurizio- Trifone, Pietro, Grammatica della lingua italiana, Bologna,
Zanichelli, 1995 .
- Andorno, Cecilia, Grammatica. Insegnarla ed impararla, Perugia, Guerra, 2003.
- Serianni, Luca: Italiano. Grammatica, sintassi, dubbi. Garzanti.
- Moretti, Giovanni Battista, L’italiano come prima o seconda lingua, Perugia, Guerra.
- De Mauro, Tullio, Dizionario avanzato dell’italiano corrente, Paravia.
- De Mauro, Tullio,Guida all'uso delle parole, Milano, Editori Riuniti.
- Berruto, Gaetano, Sociolinguistica dell'italiano contemporaneo, Roma, Carocci.
- Stern, H.H., Issues and options in Language Teaching, Oxford, Oxford University Press,
1992.
- Ciliberti, Anna, Manuale di glottodidattica, Roma, Carocci Editore, 2012..
Fonte: http://comprensivomontecastrilli.gov.it/wp-content/uploads/sites/46/2014/01/sillabo_nozionale.doc
Sito web da visitare: http://comprensivomontecastrilli.gov.it
Autore del testo: Istituto Comprensivo ‘Tenente F. Petrucci’ Responsabile e coordinatrice del progetto: A. Comodi
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"Ciò che sappiamo è una goccia, ciò che ignoriamo un oceano!" Isaac Newton. Essendo impossibile tenere a mente l'enorme quantità di informazioni, l'importante è sapere dove ritrovare l'informazione quando questa serve. U. Eco
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