I riassunti , gli appunti i testi contenuti nel nostro sito sono messi a disposizione gratuitamente con finalità illustrative didattiche, scientifiche, a carattere sociale, civile e culturale a tutti i possibili interessati secondo il concetto del fair use e con l' obiettivo del rispetto della direttiva europea 2001/29/CE e dell' art. 70 della legge 633/1941 sul diritto d'autore
Le informazioni di medicina e salute contenute nel sito sono di natura generale ed a scopo puramente divulgativo e per questo motivo non possono sostituire in alcun caso il consiglio di un medico (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione).
Le lettere della lingua italiana sono elencate in un ordine preciso che si chiama Alfabeto:
A B C D E F G H I J K L M N O P Q R S T U V W X Y Z.
Per ordinare delle parole secondo l’ordine alfabetico, va considerata la prima lettera di ogni parola.
Es. APE è prima di CANE.
Se le prime lettere sono uguali, vanno considerate le seconde, e così via…
Es. AQUILA è prima di ASINO.
UN ALLEATO SPECIALE: IL VOCABOLARIO
Il vocabolario (o dizionario) è un libro in cui sono raccolti i vocaboli (parole) di una lingua.
Per ogni vocabolo, nel dizionario troviamo:
Osservazioni:
esistono anche dei dizionari speciali che ti possono aiutare. Ad esempio
La divisione in sillabe serve per andare a capo in modo corretto.
Ricordiamo le sillabe difficili:
. le DOPPIE si dividono sempre (es. mam-ma).
. CQ si dividono sempre (es. ac-qua).
. MP e MB si dividono sempre (es. im-pa-ra-re, bam-bi-no).
. PR- BR – FR – GR – TR – DR – CR: sempre unite
. GNA - GNE - GNI - GNO – GNU: sempre unite
. SCI – SCE: sempre unite.
. GLIA – GLIE – GLI – GLIO –GLIU: sempre unite.
Alcune parole vogliono CIE:
cielo, cieco, società, specie, superficie, sufficiente, insufficiente, efficiente, deficiente, socievole, pasticciere, braciere, crociera arciere artificiere.
Si usa CIE anche nei plurali dei nomi che al singolare terminano in CIA preceduta da una vocale.
Es. CAMICIA CAMICIE, FARMACIA FARMACIE
Alcune parole vogliono GIE:
Effigie, igiene e loro derivati.
Si usa GIE anche nei plurali dei nomi che al singolare terminano in GIA preceduta da una vocale.
Es. VALIGIA VALIGIE CILIEGIA CILIEGIE
Alcune parole con GN vogliono la I anche se dopo c’è una vocale:
compagnia (es.fammi compagnia), e alcuni verbi che hanno la radice che finisce in GN, alla prima persona plurale (es.disegn-iamo, sogn-iamo, segn-iamo, ecc)
Alcune parole vogliono SCIE:
scienza,coscienza, usciere e loro derivati (es. onnisciente, scientifico, scienziato, fantascienza, scientificamente, cosciente, coscienzioso, incosciente, coscienziosamente, scie – plurale di scia - ecc…)
Il gruppo QU si usa quando dopo la U c’è un’altra vocale. Ma ci sono delle parole che fanno eccezione e che vogliono la C anche se dopo la U c’è una vocale:
CUORE, CUOCO, SCUOLA, CUOIO, TACCUINO, PERCUOTERE, RISCUOTERE, SCUOTERE, CIRCUITO, ARCUATO, PROFICUO, COSPICUO, INNOCUO, EVACUAZIONE, CUI (pronome, ad es.le persone a cui voglio bene).
L’unica parola italiana che si scrive con la doppia Q è SOQQUADRO (= confusione visiva, disordine).
Si usa il suono CQ:
nascere: NACQUI, NACQUE, NACQUERO;
tacere: TACQUI, TACQUE, TACQUERO;
piacere: PIACQUI, PIACQUE, PIACQUERO;
giacere: GIACQUI, GIACQUE, GIACQUERO).
In alcune parole il gruppo GLI mantiene i due suono G e L distaccati: GLICINE, GLICERINA, NEGLIGENZA ANGLICANO, GEROGLIFICO.
La Z non si scrive doppia nelle parole che finiscono in ..zia, ..zio, ..zione (es. vizio, stazione, eccezione, ecc..).
Si usa mettere l’accento quando la voce “cade” sull’ultima lettera di una parola.
PERO nome di albero (il pero è fiorito) non è PERO’ congiunzione (non ho fame però mangio)
Ci sono alcune parole che vogliono l’accento per non confonderle con altre con significato diverso:
DÀ (verbo: non mi dà la penna) DÌ (giorno: tre volte al dì) TÈ (la bevanda),
SÉ (quando significa se stessi), |
DA (preposizione semplice: vengo da Roma) |
Altri monosillabi vogliono l’accento:
DÀ (verbo: non mi dà la penna) DÌ (giorno: tre volte al dì) TÈ (la bevanda),
SÉ (quando significa se stessi), |
DA (preposizione semplice: vengo da Roma) |
I monosillabi NON accentati sono:
STO – STA – FU – FA – VA – TU – TE - TRE – RE – BLU – SU – ME – SO – STA – TRA – QUI – QUA
VA L’ACCENTO PERò SUI MULTIPLI DI TRE (ES. ventitré, centotrè…)
L’APOSTROFO (elisione)
L’apostrofo si usa
Es. LA OCA (L’OCA) D’ACCORDO, SENZ’ALTRO
da’ (sta per dai: da’ subito la penna a Luca!)
di’ (sta per dici: di’ quello che sai!)
fa’ (sta per fai: fa’ presto!)
sta’ (sta per stai: sta’ fermo!)
va’ (sta per vai: va’ via di qui!)
to’ (sta per togli nel senso di prendi: to’, io non lo voglio).
IL TRONCAMENTO
Alcune parole possono perdere la parte finale che davanti a parole che iniziano per consonante.
Es. ho avuto un gran male di mare.
È un grande bello ragazzo.
Questo modo di scrivere si chiama TRONCAMENTO.
Le parole che subiscono il troncamento non vogliono l’apostrofo .
LA PUNTEGGIATURA
I segni di punteggiatura più importanti sono i seguenti:
IL PUNTO FERMO
Indica una pausa lunga e separa una frase dall’altra.
Dopo vuole la lettera maiuscola
IL PUNTO INTERROGATIVO (O DI DOMANDA)
Serve per esprimere una domanda, per chiedere qualcosa, per interrogare.
Dopo vuole la lettera maiuscola
IL PUNTO ESCLAMATIVO
Si usa quando si vuole esprimere un sentimento come meraviglia, stupore, paura, dolore, gioia, ecc, ma anche per comandare o per fare una battuta spiritosa.
Dopo vuole la lettera maiuscola
LA VIRGOLA
Serve per fare una pausa breve in una frase un po’ lunga, per collegare insieme più frasi dello stesso discorso o per fare un elenco
Dopo vuole la lettera minuscola
I DUE PUNTI
I due punti servono all’inizio di un elenco che si sta per fare; per spiegare meglio quello che si è appena detto (per fare un esempio o un’osservazione);prima di un discorso diretto;
Dopo vogliono la lettera minuscola
IL PUNTO E VIRGOLA
Il punto e virgola serve per separare due frasi che però sono molto legate l’una all’altra.
E’ una pausa un po’ più breve del punto e un po’ più lunga della virgola.
Dopo vogliono la lettera minuscola
I PUNTINI DI SOSPENSIONE
Servono per interrompere una frase quando non è necessario finirla subito; per dare alla frase un tono di mistero o un tono scherzoso
ATTENZIONE: dopo i tre puntini di sospensione, SE LA STESSA FRASE DOPO CONTINUA, NON CI VA LA MAIUSCOLA
LE VIRGOLETTE
Si inseriscono dopo i due punti per introdurre un discorso diretto e si chiudono quando il discorso diretto è finito e riprende a parlare il narratore.
Dopo vogliono la lettera maiuscola.
LE PARENTESI
le parentesi servono per inserire una precisazione che spiega meglio un testo.
Es. La mia vicina di casa (si chiama Lisa) viene dalla Romania.
IL DISCORSO DIRETTO
Osserva:
La farfalla chiede alla coccinella :” Vuoi venire con me?”.
La coccinella risponde: “ Volentieri!”.
Quando riportiamo in un testo quello che sta dicendo un personaggio scriviamo un DISCORSO DIRETTO.
Il discorso diretto è introdotto da verbi come dire, domandare, rispondere, spiegare, esclamare, aggiungere, ecc …
Dopo uno di questi verbi bisogna scrivere
: “Lettera maiuscola …..! oppure ? oppure. oppure… poi ”.
La nuova frase inizia con la lettera maiuscola.
Le virgolette aperte fanno aprire la bocca al personaggio, le virgolette chiuse la fanno chiudere.
Esempi:
Claudia chiede a sua cugina : “Cosa vuoi in regalo per il tuo compleanno?”.
Federico e Stefano ammettono: “Va bene, siamo stati noi.”.
Il gatto esclama: “E’ inutile che scappi, topolino, tanto ti prendo!”.
La nonna prese il libro e cominciò a raccontare: “C’era una volta …”.
UN NARRATORE UN PO’ INVADENTE
A volte può capitare che il narratore si inserisca in mezzo al discorso diretto per spiegare chi sta parlando.
In questo caso si spezza il discorso diretto con delle lineette, lasciando la lettera minuscola alle parole del narratore.
Es. “Sta’ un po’ dritto – dice la maestra – altrimenti ti viene la gobba!”.
“Ma insomma! – protestò Luca – Chi è che mi prende la gomma senza chiederla?”.
“ Martina! – chiamò la mamma dal terrazzo – Vieni su chè è pronto!”.
IL DISCORSO INDIRETTO.
Nel discorso indiretto i personaggi non parlano direttamente, ma è sempre il narratore che racconta i loro dialoghi.
Per trasformare il discorso diretto in discorso indiretto devo cambiare alcuni verbi e usare alcune paroline importanti: come CHE, SE, DI ecc…
Es.
D.D. La sorellina chiede a Nicola: “Sai dov’è la mamma?”
D.I. La sorellina chiede a Nicola SE sa dov’è la mamma.
D.D. La mamma ricorda a Pietro: “E’ ora che tu faccia i compiti!”
D.I. La mamma ricorda a Pietro CHE è ora che lui faccia i compiti
D.D. Il vigile ordina ai bambini: “ Passate sulle strisce!”.
D.D. Il vigile ordina ai bambini DI passare sulle strisce.
L’H NEL VERBO AVERE
Il verbo AVERE, nel modo indicativo tempo presente, alla 1°, 2° e 3° persona singolare e nella 3° plurale VUOLE L’H
IO HO (1° PERS. SING.)
TU HAI (2° PERS. SING.)
EGLI HA (3° PERS. SING.)
NOI ABBIAMO
VOI AVETE
ESSI HANNO (3° PERS. PLUR.)
Attenzione a non confondere:
Ho con O (congiunzione)
Hai con AI (preposizione articolata)
Ha con A (preposizione semplice)
Hanno con ANNO (i 12 mesi)
Un trucchetto per non confonderli:
Sostituisci mentalmente:
il suono O con AVEVO
il suon AI con AVEVI
il suono A con AVEVA
il suono ANNO con AVEVANO:
se le frasi “funzionano bene”, allora hai di fronte il verbo avere e ci va l’H.
es. io ho (avevo) fame : la frase “funziona”, quindi è verbo avere e ci va l’H
io vado A (aveva) casa : la frase “non funziona” quindi non è verbo avere e NON ci va l’H
ricorda sempre:
…ATO, …ITO, …UTO, ….. L’H HAN SEMPRE VOLUTO!
Es. io ho mangiato, tu hai dormito, egli ha bevuto.
ARE, …ERE, …IRE, ….L’H FAN FUGGIRE!
Es. vado a mangiare, poi a correre, poi a dormire.
L’ACCENTO NEL VERBO ESSERE
Il verbo ESSERE nel tempo indicativo presente, alla 3° persona singolare vuole l’accento:
io sono
tu sei
egli è
noi siamo
voi siete
essi sono
attenzione a non confondere
E’ verbo essere da E congiunzione (che non ha l’accento)
Per riconoscerlo facilmente prova a sostituirlo con ERA. Se la frase “funziona”, allora è verbo essere e ci va l’accento.
Es. La mamma e il babbo sono partiti (la mamma era il babbo sono partiti) : non funziona, quindi non è verbo essere, quindi non ci va l’accento
La mamma è buona (la mamma era buona): OK, funziona, quindi è verbo essere, quindi ci va l’accento
LE ESCLAMAZIONI
(O INTERIEZIONI) PROPRIE
L’ESCLAMAZIONE (O INTERIEZIONE) è una parte invariabile del discorso con la quale esprimiamo un sentimento improvviso di gioia, stupore, perplessità, dolore, spavento,...
In molte esclamazioni troviamo la lettera H: bisogna quindi fare attenzione a non confonderle con il verbo avere!!!
Come fare?
Ricordati che il verbo avere ha sempre l’H all’inizio di parola (ho, hai, ha, hanno), nelle esclamazioni, invece, l’H è in mezzo o alla fine (Fa eccezione EHI! che si può scrivere anche HEI!)
Esistono molti tipi di INTERIEZIONI. Quest’anno studieremo quelle “proprie”.
Ecco le esclamazioni più comuni:
INTERIEZIONI PROPRIE
AHI ! OHI ! AHIMÉ ! OHIMÉ ! esprimono DOLORE;
OHI ! OHÉ ! OLÀ ! EHI! esprimono RICHIAMO;
DEH ! SU! ORSU’! esprimono PREGHIERA;
AUFF ! UFF! esprimono IMPAZIENZA;
OHIBÒ ! BHE’? esprimono INCREDULITÀ; NEGAZIONE;
EHM ! esprimono LIEVE MINACCIA;
MAH ! BOH! UHM! esprimono INCERTEZZA, DUBBIO;
PUH ! PUAH ! esprimono DISPREZZO, RIPUGNANZA.
AH! EH! IH! OH! UH! esprimono VARI SENTIMENTI …
Le parti del discorso
Le parti del discorso possono essere variabili o invariabili:
VARIABILI: NOMI (Luisa, vigile) ARTICOLI (un,la..) VERBI (essere, andare,..) AGGETTIVI (bello, buona,..) PRONOMI (io,voi, …)
|
INVARIABILI PREPOSIZIONI (di, in,..) AVVERBI (lontanamente, spesso, ..) ESCLAMAZIONI (ahimè!, oh…) CONGIUNZIONI (e, o, ..)
|
Il nome è una parte variabile del discorso.
L’articolo
L’articolo è una parte variabile del discorso costituito da una parola che si mette prima del nome.
Si distinguono in:
ARTICOLI DETERMINATIVI
e
ARTICOLI INDETERMINATIVI
GLI ARTICOLI DETERMINATIVI
|
MASCHILI |
FEMMINILI |
SINGOLARI |
IL , LO |
LA |
PLURALI |
I , GLI |
LE |
RICORDA:
LO si usa davanti ai nomi comuni, maschili, singolari che cominciano con:
LO si apostrofa (L’) davanti ai nomi comuni, maschili, singolari che cominciano con una vocale (lo albero = l’albero).
GLI si usa davanti ai nomi comuni, maschili,plurali che cominciano con:
LA si apostrofa (L’) davanti ai nomi comuni, femminili, singolari che cominciano con una vocale (La arancia = l’arancia).
Gli articoli indeterminativi
|
MASCHILI |
FEMMINILE |
SINGOLARI |
UN, UNO |
UNA |
RICORDA:
UNO si usa davanti ai nomi comuni, maschili,singolari che cominciano con:
UNA si apostrofa UN’ davanti ai nomi comuni femminili singolari che cominciano con una vocale (un’anatra).
Ricorda:
LA e UNA si apostrofano anche davanti agli aggettivi e ai pronomi femminili singolari che cominciano con una vocale).
Es. un’esile fanciulla (aggett.)
L’altra (pron.)
Un bambino
triste
Un bambino
arrabbiato
disegno
disegno
disegno
Un bambino
spaventato
disegno
Un bambino
felice
Un bambino
Un nome può essere precisato meglio se è accompagnato da un aggettivo, che ci dice com’è quel nome (dal latino, aggettivo significa “che aggiunge”).
Felice, triste, arrabbiato, spaventato sono qualità e l’aggettivo che precisa queste qualità si chiama AGGETTIVO QUALIFICATIVO.
maschile
femminile
singolare
plurale
I gradi dell’aggettivo qualificativo
IL GRADO COMPARATIVO
Disegno di quattro pastelli:
uno blu di due quadretti,
uno giallo di due quadretti,
uno verde di quattro quadretti e
uno rosso di sei quadretti
Osserva:
Grado comparativo DI maggioranza
La misura dei pastelli è stata confrontata
Il pastello rosso è più grande di quello verde
Disegno
di un pastello verde medio e uno rosso grande
IL GRADO SUPERLATIVO
Un altro grado dell’aggettivo, oltre al grado positivo e al grado comparativo, è quello del SUPERLATIVO.
Noi usiamo il superlativo quando esprimiamo una qualità al massimo grado.
Disegno di tanti bambini, tra cui una più alta degli altri.
Disegno di Erika da sola.
Erika è altissima.
IL GRADO SUPERLATIVO
PUO’ ESSERE:
1. RELATIVO: la qualità “più alta” è al massimo grado, ma in relazione ai compagni di classe.
(relativo = in relazione a qualcuno o a qualcosa)
2. ASSOLUTO: la qualità “altissima” è al massimo grado e non ci sono neanche confronti con qualcuno o qualcosa (assoluto = libero da relazioni, senza limiti). Attenzione: il superlativo assoluto si può esprimere in molti modi:
I GRADI DELL’AGGETTIVO QUALIFICATIVO |
|||
Grado POSITIVO |
Morbido |
Precisa una qualità |
|
Grado COMPARATIVO |
DI MAGGIORANZA : Più morbido di … |
Precisa un confronto tra due termini di paragone |
|
Grado SUPERLATIVO |
ASSOLUTO
|
Morbidissimo |
Non precisa nessun confronto |
RELATIVO |
Il più morbido di… (o tra….) |
Precisa un confronto fra un elemento e un gruppo di elementi ben definito |
Aggettivi qualificativi particolari
Grado positivo |
Grado comparativo di maggioranza |
Grado superlativo assoluto |
BUONO |
più buono di o MIGLIORE di |
buonissimo o OTTIMO |
CATTIVO |
più cattivo di o PEGGIORE di |
cattivissimo o PESSIMO |
GRANDE |
più grande di o MAGGIORE di |
grandissimo o MASSIMO |
PICCOLO |
più piccolo di o MINORE di |
piccolissimo o MINIMO |
ALTO |
più alto di o SUPERIORE a |
altissimo o SUPREMO ( o SOMMO) |
BASSO |
Più basso di o INFERIORE a |
bassissimo o INFIMO |
ESTERNO |
più esterno di o ESTERIORE |
ESTREMO |
INTERNO |
Più interno di o INTERIORE |
INTIMO |
Attenzione: naturalmente, non si potrà dire ad es.”lui è più migliore di me” , perché migliore è già comparativo; si dirà invece:”lui è migliore di me”.
Ecco altri superlativi assoluti particolari:
acre ACERRIMO
celebre CELEBERRIMO
aspro ASPERRIMO
misero MISERRIMO
integro INTEGERRIMO
Il verbo
Il verbo è una parte variabile del discorso.
E’ la parola più importante della frase.
Può indicare:
- un’azione;
- un movimento;
- un modo di essere;
- un modo di sentire.
Il verbo è formato da una parte invariabile, la radice, e da una parte variabile, la desinenza.
Esempi:
Don – are
(radice) (desinenza)
Tem - ere
(radice) (desinenza)
Cap - ire
(radice) (desinenza)
a seconda della desinenza che hanno all’infinito, i verbi si possono dividere in tre CONIUGAZIONI:
- se terminano in ARE sono della PRIMA CONIUGAZIONE
- se terminano in ERE sono della SECONDA CONIUGAZIONE
- se terminano in IRE sono della terza coniugazione.
I verbi ESSERE e AVERE sono di CONIUGAZIONE PROPRIA
I verbi FARE e DIRE appartengono alla II coniugazione anche se terminano in ARE (in latino infatti erano chiamati fac – ere e dic – ere).
I TEMPI DEI VERBI
Ogni verbo può avere dei TEMPI SEMPLICI o dei TEMPI COMPOSTI.
I tempi semplici sono formati da una sola parola, mentre i tempi composti sono formati da due parole.
I tempi composti di un qualsiasi verbo si formano con il tempo semplice del verbo essere o del verbo avere più il participio passato di quel verbo (i participi passati sono quelli che terminano in –ATO, -ITO, - UTO).
I verbi ESSERE e AVERE, dunque, aiutano a volte tutti gli altri verbi e per questo si chiamano AUSILIARI (ausilio = aiuto).
Ma ci sono alcuni casi in cui questi due verbi sono indipendenti.
Quando ESSERE non è ausiliare ma INDIPENDENTE, indica:
Quando il verbo AVERE non è ausiliare ma INDIPENDENTE, indica:
I modi dei verbi
Ogni verbo può essere coniugato in diversi tempi, ma anche in diversi MODI.
I MODI dei tempi si dividono in due grandi gruppi:
i MODI FINITI e i MODI INDEFINITI.
CONGIUNTIVO
MODI FINITI
CONDIZIONALE
IMPERATIVO
Ogni tempo di questi modi si può riferire al presente o al passato. Solo l’indicativo ha anche il futuro.
Le persone che compiono queste azioni di modo finito sono:
IO (I persona)
TU (II persona) singolare
EGLI/ESSO/ESSA/ELLA/LUI/LEI (III persona)
NOI (I persona)
VOI (II persona) plurale
ESSI/ESSE/LORO (III persona)
2. I MODI INDEFINITI non indicano né la persona, né il tempo in cui si svolge l’azione. Essi si chiamano:
INFINITO
PARTICIPIO MODI INDEFINITI
GERUNDIO
Aggiungere tavole dei verbi regolari delle tre coniugazioni, + essere e avere (far lasciare almeno 7/8 pagine per le seguenti spiegazioni:).
Il modo indicativo
Il modo indicativo esprime un’azione certa. E’ il modo della realtà.
Es. L’anno scorso andai a visitare Venezia.
Andai = l’azione è certamente avvenuta nel passato.
Es. Camminavo in mezzo alla folla.
L’azione,prolungata nel tempo, è certamente avvenuta nel passato.
Es. Oggi sono a Roma
l’azione avviene certamente nel momento in cui si parla.
Es. Quando tornerò, avrò tante cose da raccontarti
L’azione deve ancora avvenire, ma avverrà certamente.
Il MODO INDICATIVO ha OTTO tempi:
TEMPI SEMPLICI |
TEMPI COMPOSTI |
PRESENTE |
PASSATO PROSSIMO |
IMPERFETTO |
TRAPASSATO PROSSIMO |
PASSATO REMOTO |
TRAPASSATO REMOTO |
FUTURO SEMPLICE |
FUTURO ANTERIORE |
il modo congiuntivo
Il congiuntivo può esprimere, a seconda delle situazioni, dubbio, speranza, timore, possibilità, ecc…
Consegnare ai bambini le tre vignette già disegnate e con i fumetti.
I vignetta:
Viene espresso un dubbio (sembra che sia…) e una speranza (spero che me ne diano…).
TEMPI SEMPLICI |
|
PRESENTE |
Che io parli |
IMPERFETTO |
Che io parlassi |
TEMPI COMPOSTI |
|
PASSATO |
Che io abbia parlato |
TRAPASSATO |
Che io avessi parlato |
LA PREPOSIZIONE
La preposizione è una delle parti invariabili del discorso e serve a collegare le parole nella frase e metterle in relazione tra di loro.
Le preposizioni si dividono in semplici ed articolate
Le PREPOSIZIONI SEMPLICI sono:
DI A DA IN CON SU PER TRA FRA
Alcune preposizioni semplici si fondono, a volte, con l’articolo determinativo e formano le PREPOSIZIONI ARTICOLATE
|
IL |
LO |
LA |
L’ |
I |
GLI |
LE |
DI |
DEL |
DELLO |
DELLA |
DELL’ |
DEI |
DEGLI |
DELLE |
A |
AL |
ALLO |
ALLA |
ALL’ |
AI |
AGLI |
ALLE |
DA |
DAL |
DALLO |
DALLA |
DALL’ |
DAI |
DAGLI |
DALLE |
IN |
NEL |
NELLO |
NELLA |
NELL’ |
NEI |
NEGLI |
NELLE |
CON |
COL |
- - |
- - |
- - |
COI |
- - |
- - |
SU |
SUL |
SULLO |
SULLA |
SULL’ |
SUI |
SUGLI |
SULLE |
PER |
PEL (SOLO POETICO) |
- - |
- - |
- - |
PEI |
- - |
- - |
L’ARTICOLO PARTITIVO
L’articolo partitivo sostituisce il plurale degli articoli indeterminativi (che manca) e indica una parte di un insieme, una quantità. Esso può essere sostituito da “un po’ di…”, “una parte di…” “alcuni o alcune…”
Es. ho invitato degli amici.
Attenzione: non confondere gli articoli partitivi con la preposizione articolata DI+ art (che significa “che appartiene a..”)
Es.
Queste calze sono delle mie sorelle (appartengono a…) : PREPOSIZIONE ARTICOLATA
Ho comprato delle calze (= alcune calze): ARTICOLO PARTITIVO
Fonte: http://files.maestradaniela-bis.webnode.it/200000232-aba44ac9a7/Quaderno%20delle%20regole%20di%20Grammatica.doc
Sito web da visitare: http://files.maestradaniela-bis.webnode.it
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
Il testo è di proprietà dei rispettivi autori che ringraziamo per l'opportunità che ci danno di far conoscere gratuitamente i loro testi per finalità illustrative e didattiche. Se siete gli autori del testo e siete interessati a richiedere la rimozione del testo o l'inserimento di altre informazioni inviateci un e-mail dopo le opportune verifiche soddisferemo la vostra richiesta nel più breve tempo possibile.
I riassunti , gli appunti i testi contenuti nel nostro sito sono messi a disposizione gratuitamente con finalità illustrative didattiche, scientifiche, a carattere sociale, civile e culturale a tutti i possibili interessati secondo il concetto del fair use e con l' obiettivo del rispetto della direttiva europea 2001/29/CE e dell' art. 70 della legge 633/1941 sul diritto d'autore
Le informazioni di medicina e salute contenute nel sito sono di natura generale ed a scopo puramente divulgativo e per questo motivo non possono sostituire in alcun caso il consiglio di un medico (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione).
"Ciò che sappiamo è una goccia, ciò che ignoriamo un oceano!" Isaac Newton. Essendo impossibile tenere a mente l'enorme quantità di informazioni, l'importante è sapere dove ritrovare l'informazione quando questa serve. U. Eco
www.riassuntini.com dove ritrovare l'informazione quando questa serve