Verbi ausiliari

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Verbi ausiliari

I verbi ausiliari      
Gli ausiliari propriamente detti dell’italiano sono due: esseree avere.
Per quanto riguarda la collocazione dell’ausiliare, esso di norma precede immediatamente il participio a cui si riferisce: ho parlato, siamo andati.
Tra ausiliare e participio possono interporsi elementi semanticamente «deboli», come avverbi o congiunzioni: Non ho ancora letto la lettera arrivata stamattina. Abbiamo già affrontato quest’argomento.
Per quanto riguarda l’uso dell’ausiliare, nell’italiano si possono identificare tre gruppi di verbi:
a) verbi che usano solo avere:i verbi transitivi e alcuni verbi attivi intransitivi: Paolo ha comprato due dischi nuovi; Ieri ho dormito dalle due alle quattro.           
b) verbi che usano soltanto essere: i verbi riflessivi, i verbi usati in forma impersonale, la maggioranza dei verbi intransitivi, i verbi alla forma passiva: Marco si è vestito per uscire; Non ci siamo accorti di nulla; Questo romanzo è scritto da Luigi Pirandello.
c) verbi che usano l’uno o l’altro variando significato in ciascun caso: alcuni verbi intransitivi, come aumentare, correre, crescere ecc, e i verbi impersonali relativi a fenomeni atmosferici: Sono corso a casa. / Ho corso tutta la giornata; È piovuto tanto. / Ha piovuto tutta la notte.
L’uso dell’ausiliare temporale è oscillante anche con un verbo che regge un verbo all’infinito: Luigi è dovuto andare in città; Ieri ho dovuto comprare un nuovo libro.
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Quando l’ausiliare temporale è essere, il participio passato si accorda obbligatoriamente in genere e in numero con il soggetto. Ciò, forse, perché l’ausiliare essere, marcando più la condizione, lo stato, che l’azione, richiede al participio passato più una forza predicativa nominale che verbale.
Nel caso dell’ausiliare avere, che sottolinea il ruolo di agente diretto dell’azione del soggetto, il participio passato rimane di solito invariato, nella forma di maschile singolare.
Quando il complemento oggetto è espresso con un pronome clitico incontriamo le seguenti situazioni:
a) Se si tratta di un pronome clitico di terza persona (lo, la, li, le), l’accordo del participio passato con il complemento oggetto è obbligatorio, a causa delle confusioni che possono apparire, specialmente nella pronuncia, per il fatto che, se il pronome-complemento oggetto di terza persona precede l’ausiliare avere, al singolare, la vocale finale del pronome atono tende ad essere omessa, situazione indicata nella lingua scritta con l’uso dell’apostrofo: Ieri ho parlato con Carla. L’ho incontrata all’Università.
b) Se il complemento oggetto è rappresentato da uno dei pronomi mi, ti, ci, vi, l’accordo del participio passato con l’oggetto è facoltativo: I Rossi ci hanno invitato a cena martedì. I Rossi ci hanno invitati a cena martedì.
            c) Per quanto riguarda il ne partitivo, la concordanza è preferita se il verbo è seguito da un complemento oggetto e questo indica il genere e il numero di ne: In vacanza ho letto molti libri. Ne ho letti molti.
Se il complemento oggetto non indica il numero e il genere del ne partitivo, si preferisce la forma invariata del participio passato: Carlo ha bevuto della birra in abbondanza. Ne ha bevuto in abbondanza.

 

Fonte: http://cis01.central.ucv.ro/litere/idd/cursuri/an_1/limba_straina/italiana/lb_it_an1.doc

Sito web da visitare: http://cis01.central.ucv.ro

Autore del testo: E. PÎRVU

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