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1. I fonemi dell’italiano
La divisione più comune dei suoni linguistici, secondo il modo d’articolazione, è quella tra vocali e consonanti.
I suoni vocalici si pronunciano modificando la posizione della cavità orale, mentre l’aria che sale dai polmoni fa vibrare le corde vocali ed esce dalla bocca senza incontrare chiusure e ostacoli. I suoni consonantici si ottengono quando l’aria che esce dai polmoni incontra l’ostacolo delle labbra, della lingua, dei denti che modificano l’emissione del suono, permettendo di formulare consonanti diversi.
L’italiano ha un sistema che comprende 28 fonemi: 7 vocalici, 21 consonantici.
1.1. Le vocali
In italiano, i grafemi vocalici sono cinque: a, e, i, o, u.
Essi esprimono sette suoni differenti, poiché e ed o toniche dispongono di due suoni diversi, uno aperto, pronunciato con suono largo e indicato con accento fonico grave (copèrta, mèrito, còsa, stòria), e uno chiuso, pronunciato con suono stretto e indicato con accento fonico acuto (mése, stélla, concórso, erróre).
L’accento fonico (acuto o grave) non è, di norma, segnalato; nei casi di dubbio, si può ricorrere a un dizionario generale, o a uno specifico, ortografico o ortoepico.
La distinzione tra la pronuncia aperta o chiusa delle vocali e ed o toniche è, essenzialmente, un fatto di proprietà espressiva. Nella pronuncia dell’italiano di molte regioni (Italia settentrionale, Lazio, Italia meridionale, Sardegna) questa differenza è assente, oppure è distribuita in modo diverso nelle parole.
1.2. Le consonanti
I 21 suoni consonantici dell’italiano si distinguono in base ai seguenti tratti distintivi: il modo di articolazione, il luogo di articolazione e il grado di articolazione.
a) In base al modo di articolazione, che indica il modo in cui si verifica la chiusura o il restringimento, si distinguono in:
- occlusive (o esplosive o momentanee), che si articolano mediante una chiusura completa del canale fonatorio seguita da una fuoriuscita improvvisa dell’aria: /p/, /b/, /t/, /d/, /k/, /g/;
- continue (o costrittive o fricative), che si articolano mediante un restringimento del canale fonatorio e una fuoriuscita continua dell’aria: /f/, /v/, /s/, /z/, /∫/;
- affricate (o semiocclusive), che si articolano mediante la combinazione di una fase di chiusura (occlusiva) e di una successiva di parziale apertura (continua) del canale fonatorio: /ts/, /dz/, /t∫/, /dз/;
- vibrante, che si articola facendo vibrare più volte la punta della lingua: /r/;
- laterali, che si articolano facendo fuoriuscire l’aria dai lati della lingua, appoggiando la punta della stessa sulla parte interna degli alveoli superiori: /l/, /λ/;
- nasali, che si articolano facendo penetrare il flusso dell’aria nelle fosse nasali; /m/, /n/, /η/.
b) In base al luogo di articolazione, che indica il luogo della cavità orale interessato dalla chiusura o dal restringimento, si distinguono in:
- bilabiali, articolate sulle labbra: /p/, /b/, /m/;
- labiodentali, articolate fra i denti superiori e il labbro inferiore: /f/, /v/;
- dentali, articolate fra la punta della lingua e i denti incisivi superiori: /t/, /d/, /n/;
- alveolari, articolate fra la punta della lingua e le gengive: /s/, /z/, /l/, /r/, /ts/, /dz/;
- palatali, articolate fra la lingua e il palato: /∫/, /λ/, /η/, /t∫/, /dз/;
- velari, articolate fra la lingua e il palato: /k/, /g/.
c) In base al grado di articolazione, cioè in base al comportamento delle corde vocali durante l’emissione del flusso d’aria, si distinguono in:
- sorde, articolate senza vibrazione delle corde vocali: /p/, /t/, /k/, /f/, /s/, /∫/, /ts/, /t∫/;
- sonore, articolate con vibrazione delle corde vocali: /b/, /d/, /g/, /v/, /z/, /l/, /r/, /λ/, /m/, /n/, /η/, /dz/, /dз/.
1.3. La lettera “h”
In italiano, la lettera h non rappresenta alcun suono; è solo un segno grafico o, come si dice di solito, una lettera muta. Essa si usa:
– per formare i digrammi ch e gh, cioè per rendere duro (o velare) il suono di c e g seguite dalle vocali e od i: pacchetto, rischio, ghepardo, ghianda;
– nella prima, seconda e terza persona singolare e nella terza persona plurale del verbo avere: ho, hai, ha, hanno, per distinguerle dalla congiunzione o, dalla preposizione semplice a, dalla preposizione articolata ai e dal sostantivo anno;
– in alcune interiezioni, per metterne in evidenza il valore esclamativo e suggerire l’idea del prolungamento del suono: ah, ahi, eh, oh ecc.;
– in parole o espressioni latine passate in italiano: habeas corpus, habitat, habitus, herpes, homo sapiens, humus ecc.;
– in parole italiane derivate da parole o da cognomi stranieri: handicappato (‘portatore di handicap’), hockeista (‘giocatore di hockey’), hertziano (dal nome del fisico H. R. Hertz), hegelismo ed hegeliano (dal nome del filosofo G. W. F. Hegel) ecc.;
– in numerosi stranierismi: hippy, hi-fi, hostess ecc.
2. L’accento
In quasi tutte le parole che vengono pronunciate quando si parla, esiste una sillaba che assume un particolare rilievo sonoro rispetto alle altre.
La vocale di questa sillaba viene pronunciata con un rafforzamento dell’emissione di aria. Questo rafforzamento è detto accento (o anche accento tonico).
L’italiano è una lingua ad accento libero, in quanto quest’ultimo può cadere su qualsiasi sillaba. A seconda della posizione dell’accento le parole si dividono in:
– tronche od ossitone, con l’accento sull’ultima sillaba: virtù, caffè, sarà ecc.;
– piane o parossitone, con l’accento sulla penultima sillaba: passare, nazione ecc.;
– sdrucciole o proparossitone, con l’accento sulla terzultima sillaba: classifica, psicologo, sillaba, trappola ecc.;
– bisdrucciole, con l’accento sulla quartultima sillaba: scivolano, scrivimelo ecc.;
– trisdrucciole, con l’accento sulla quintultima sillaba: recitamelo, telefonamelo ecc.
Quasi tutte le parole in italiano hanno il proprio accento. Le parole atone, cioè prive si accento, hanno una sola sillaba e si appoggiano sulla parola che segue (proclitiche) o su quella che precede, con cui si uniscono (enclitiche).
Sono parole atone gli articoli determinativi e indeterminativi, le particelle pronominali (mi, ti, si, ci, vi, ne, lo, la, li, le, gli), le congiunzioni e, o, ma, se, gli avverbi ci, vi, ne, non, le preposizioni.
L’italiano distingue tra l’accento tonico, proprio di ogni parola (a parte quei monosillabi che nella pronuncia si appoggiano alla parola seguente o a quella precedente), e l’accento grafico, che si usa solo in certi casi nella scrittura, in corrispondenza dell’accento tonico. Quindi, tutte le parole hanno un accento tonico, ma solo alcune hanno anche l’accento grafico.
I segni usati dall’ortografia italiana per indicare la vocale tonica di una parola sono (´ ) per l’accento acuto, che si mette sulla e e sulla o chiuse, e ( `) per l’accento grave, che si mette sulla e e sulla o aperte e sulle altre tre vocali.
È obbligatorio segnare l’accento:
– sulle parole tronche di due o più sillabe: caffè, libertà, canterò (futuro di cantare), portò (passato remoto di portare) ecc.;
– su alcuni monosillabi che contengono un dittongo ascendente: ciò, già, giù, più ecc.;
– su altri monosillabi, per distinguerli da parole uguali nella pronuncia o nella scrittura, ma di significato diverso:
è (voce del verbo essere) e (congiunzione)
lì (avverbio di luogo) li (pronome personale)
né (congiunzione) ne (pronome, avverbio)
tè (nome) te (pronome personale) ecc.
– sui composti di che: benché, finché, giacché, perché, poiché ecc.;
– sui composti di blu, re, su, tre: rossoblù, quassù, viceré, ventitré ecc.
3. I fenomeni fonetici di collegamento
Quando parliamo, pronunciamo le varie parole che compongono il nostro discorso l’una dietro l’altra, collegandole più o meno strettamente in gruppi abbastanza compatti, seguendo una certa intonazione e un certo ritmo, scandito dagli accenti tonici.
Per effetto di questa compattazione in gruppi, le parole, nei punti in cui vengono in contatto le une con le altre nell’ambito dei vari gruppi, subiscono delle modifiche che i linguisti chiamano fenomeni fonetici di collegamento o anche fenomeni di fonetica sintattica, in quanto sono dovuti agli incontri di fonemi che si trovano collegati all’interno di una sequenza ordinata di parole.
In italiano, i più importanti fenomeni fonetici di collegamento sono: l’elisione, il troncamento, la prostesi e il raddoppiamento fonosintattico.
Fonte: http://cis01.central.ucv.ro/litere/idd/cursuri/an_1/limba_straina/italiana/lb_it_an1.doc
Sito web da visitare: http://cis01.central.ucv.ro
Autore del testo: E. PÎRVU
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