Elettrotecnica campo magnetico

Elettrotecnica campo magnetico

 

 

 

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Elettrotecnica campo magnetico

CAMPO MAGNETICO

Può essere generato da un corpo magnetizzato (magnetite: magnete naturale) o da un filo percorso da corrente.
I magneti perdono la loro magnetizzazione si surriscaldati o se si scuotono violentemente.

Si riconosce dalla capacità di attrarre polvere di ferro, che si dispone visualizzando le linee di campo ( ogni elemento si dispone parallelamente al campo).

Analogie con il campo elettrico:

  • Generato da più magneti.
  • Poli di segno uguale si respingono e opposto si attraggono.
  • Corpo magnetico di prova (ago magnetico).
  • Le linee di campo con un magnete a bara somigliano a quelle ottenuta da un dipolo elettrico.
  • Tra due poli di una calamita il campo è uniforme e le linee parallele, come in due piastre elettrizzate.
  • I due poli di un magnete hanno comportamento opposto.

Differenze con il campo elettrico:

        • Non è possibile separare i poli e studiarli singolarmente (neanche se si taglia in due il magnete).
        • Il corpo di prova per eccellenza è un ago magnetico (come quello della bussola) libero di ruotare: un polo viene respinto e uno attratto. L’equilibrio si raggiunge quando l’ago si dispone nella direzione del campo (tangente al campo).
        • Non vi sono linee di forza ma di campo, perchè le linee di forza non sono tangenti al campo, ma perpendicolari.
        • Le linee di forza del campo elettrico sono aperte (si può  avere un campo radiale), qui sono chiuse.
        • Non agisce una forza ma una coppia di forze (uguali in modulo, parallele ma discordi).

 

Come misurarlo?

  • Nessuna reazione tra due oggetti elettrizzati o tra un oggetto elettrizzato e un magnete.
  • Quantità di magnetismo attraverso il corpo di prova →(abbandonata)
  • Analogia con Coulomb: valida solo se un poli molto vicino e uno molto lontano →(abbandonata)
  • Momento magnetico dell’ago = p(quantità di magnetismo) * l (formula utilizzabile per tutti i corpi che si comportano come aghi).

                       ↓

  • abbandonata perchè Oersted scoprì una relazione profonda tra magnetismo ed elettricità: un filo percorso da corrente (o cariche in moto) genera un campo magnetico, che fa ruotare, ad esempio, un ago magnetico nelle vicinanze.
  • Esperimenti di Ampere: se cariche in moto generano un campo magnetico, che a sue volta agisce su una corrente, anche due correnti possono interagire.

F = 2*107 * i1*i2*l / d → Correnti parallele si attraggono se discordi e si respingono se concordi.

  • Ampère si spiega il fenomeno dell’interazione fra elettricità e magnetismo attraverso delle correnti intorno ai magneti, che producono il campo magnetico (diventano solenoidi); l’ago si dispone perpendicolarmente al flusso di corrente perchè le cariche intorno a lui vanno in quella direzione: falso! Correnti fittizie.
  • Difficoltà nello studio del campo magnetico per la grande varietà di sorgenti e corpi di prova. Laplace suggerì la  formula per determinare la forza  che si ottiene  usare come sorgente un magnete, e come corpo di prova un tratto di circuito percorso da corrente.

(figura)
→  →          →
F = i * l Λ B
↓         ↓
vettore intensità      vettore campo magnetico

Il Prodotto vettoriale di due vettori è un terzo vettore di:

    • direzione perpendicolare al piano individuato da a e b;
  • Image ternadestraProdotto vettoriale in un sistema destrogiroverso è quello che dalla sua "punta" appare antioraria la rotazione che porta il vettore a sul vettore b.

In alternativa:
"Regola della mano destra":se il pollice della mano destra indica il verso del primo vettore (a) che costituisce il prodotto esterno e l'indice il verso del secondo vettore (b), allora il dito medio, disposto ortogonalmente al palmo della mano, indica il verso del vettore prodotto vettoriale

Così abbiamo una forza e non una coppia, perchè nel magnete è immerso solo un lato del circuito.
Modulo: F = i * B * l * sin a

  • Formula di Biot-Savarat: B = m0/2p * I/d
  • Formula di Laplace con dentro sostituita la formula di Biot-Savarat da la formula di Ampère se i due fili sono paralleli (a = 90°). Il vettore campo della prima formula è riferito ad un campo magnetico prodotto da un’altra corrente (in questo caso un altro filo), quindi troviamo il prodotto delle due intensità di corrente.

Il momento magnetico.
Se, invece di un filo rettilineo, nel campo magnetico c’è una spira, anche su di essa agisce una coppia di forze che la fa ruotare: si puó considerare un dipolo magnetico. Convenzionalmente, consideriamo il polo nord della spira il lato in cui si vede la corrente girare in senso antiorario.

(figura)

I lati orizzontali, di lunghezza b, formano un angolo acon il campo magnetico e sono percorsi da correnti di verso opposto: le due forze hanno verso opposto e, per la formula di Laplace, tendono ad allontanare i due lati e quindi a deformare la spira.
I lati verticali, di lunghezza a, subiscono entrambi una F = B * I * a, che mette la spira in rotazione.

  • Momento meccanico della spira = Forza * braccio = B * I * a * b * sina = B * I * S * sina: dipende dalle caratteristiche del campo, quelle della spira e la sua posizione. La spira smette di ruotare quando questo momento è nullo, quindi quando è perpendicolare al campo magnetico.
  • Momento magnetico della spira: ms= I * S: è un vettore perpendicolare alla superficie della spira, rivolto verso chi vede la spira ruotare in senso antiorario. Tale formula si generalizza per qualunque forma di una spira.

                                                                                                            →      →

  • Il momento meccanico allora diventa M = ms * B * sina = ms Λ B

 

Il campo magnetico non agisce solo su intere correnti, ma anche su una singola carica, purchè si muova.

Seconda legge dell’elettrodinamica o Forza di Lorentz:

→  →     →                   →           →         →   →             
F = i*l Λ B = ΔQ/ΔT * v*ΔT  Λ B = q*v Λ B

legame: tratto di conduttore percorso da corrente (insieme di elettroni)

  • Se si tratta di un elettrone q = -e; se si tratta di una corrente q = - n*e (somma delle forze di Lorentz esercitate su ogni particella).

 

La forza di Lorentz non  né acceleratrice né frenante, ma deflettente: fa cambiare di direzione la velocità:

    • v ┴ B: la forza ha intensità massima, essendo il seno uguale a 1, ed è perpendicolare sia a v che a B, quindi anche allo spostamento: funge da forza centripeta; il lavoro fatto dal campo magnetico sulla carica è nullo (non c’è variazione di velocità, e quindi di energia cinetica).La carica assume un moto circolare uniforme sul piano di v (tangente alla circonferenza) e di F (radiale).

Conosciamo:

      • la forza
      • l’accelerazione (= F/m)
      • il raggio (a = F/m = V²/r → r = V*m / q*B): più è intenso il campo magnetico, minore è la curvatura.
      • il periodo (= 2pr / V = 2p  m/q*B): non dipende dalla velocità!
      • la frequenza
        • v ∕∕ B: la forza di Lorentz è nulla, essendo il seno uguale a 0. Il campo magnetico non ha alcun effetto sulle cariche.
        • V obliqua rispetto a B: in questo caso, la velocità della carica si puó scomporre in una componente v perpendicolare al campo e una componente v∕∕ parallela al campo. La risultante è un moto elicoidale (circolare con traslazione: il raggio non cambia ma la carica si sposta).

 

Quando una particella carica si muove in una regione in cui ci sono sia un campo elettrico che un campo magnetico:

Somma vettoriale delle due forze: F = q * (E + vΛB).

campo elettrico      campo magnetico

Su questo principio si basa il funzionamento del Ciclotrone, il primo acceleratore di particelle mediante campi elettrici, nato con lo scopo di studiare la costituzione subatomica e subnucleare della materia. Il primo Ciclotrone fu inventato nel 1930 dallo statunitense Lawrence.
I campi elettrici devono essere molto intensi e lunghissimi per far raggiungere alle particelle velocità vicine a quella della luce: dunque non sarebbe possibile costruire un acceleratore rettilineo, ma viene utilizzata la forza di Lorentz per mantenere la particella in un orbita circolare, negli anelli di accumulazione.
.
Un ciclotrone è formato da due elettrodi cavi (in cui è fatto il vuoto) a forma di semicerchio, su cui sono presenti dei solchi all’interno dei quali si muove la particella; tra i due D il campo elettrico varia in modo sinosuidale, mentre all’interno è nullo. Il tutto è immerso in un campo magnetico perpendicolare alle basi delle D. La particella, in questo caso l’elettrone, viene inizialmente attratto dalla lastra positiva, ma non si ferma su di essa grazie alla forza di Lawrence, che fa variare di direzione la velocità nel senso opposto. La velocità aumenta sempre di più, e con essa il raggio (traiettoria a spirale), finche non viene raggiunta la velocità scelta o finisce lo spazio: a questo punto la particella viene espulsa lungo la tangente alla curva che sta percorrendo.
Per non frenare la particella una volta sull’altro elettrodo, è necessario che ogni mezzo periodo il campo elettrico inverta polarità; ma poichè il periodo varia ad ogni giro, perchè aumentano velocità e raggio, bisogna effettuare varie sincronizzazioni.

Lo spettrografo di massa permette di separare gli isotopi (differente numero di neutroni, quindi peso diverso) dagli elementi chimici, a seconda della traiettoria. Poiché il raggio dipende dalla massa, particelle con uguale velocità e carica immerse in uno stesso campo magnetico hanno traiettorie (raggio di curvatura) diverse a seconda della massa.

Le particelle attraversano una camera di ionizzazione (condensatore attraversato da un fascio di elettroni, che urtano contro le particelle e le ionizzano tutte con la stessa carica) e un selettore di velocità, che viene superato solo dalle particelle non deviate dal campo elettrico e magnetico perché la fenditura alla fine è piccola; ne escono particelle con la stessa velocità (E/B).

La particelle attraversano poi un campo magnetico, che vengono deviate a seconda della massa. Alla fine si trova un contatore che verifica la posizione con cui arrivano.

 

Thompson scoprí come misurare il rapporto carica/massa di una particella: fece attraversare un tubo a vuoto da un fascio di raggi catodici, e osservo la posizione in cui colpivano una lastra fotografica posta al termine del tubo.


Il raggio di elettroni viene deviato verso la lastra positiva in presenza del solo campo elettrico. Il moto è parabolico:
- X = V0 * t → t = X / V0
- Y = ½ * a * t² = ½ * q/m * E * t² = e*E / 2m  * X²/V² : è la deviazione.
Quando esce dal campo di muove di moto rettilineo uniforme lungo la tangente nel punto k; perchè esca dal campo bisogna imporre: - X = L
- Y = d
→ e / m = 2d*V² / E*L². Trovo allora E (ad esempio con il teorema di Gauss), e la velocità, mettendo prima del sistema un selettore di velocità, che faccia entrare nel tubo solo particelle con v = E/B.

Il magnetismo nella materia. Le sostanze si comportano diversamente in un campo magnetico; la permeabilità magnetica del vuoto o del mezzo si usa per classificare le proprietà magnetiche delle sostanze. È simile alla costante dielettrica: m0 * mr = m. La permeabilità relativa è il rapporto fra il campo magnetico nel mezzo e quello nel vuoto.
Le sostanze si classificano in:

  • Diamagnetiche (mr < 1): vengono debolmente respinte dai poli di una calamita. Si oppongono al flusso di campo magnetico che le attraversa e al loro interno il campo è un po’ più debole.
  • Paramagnetiche (mr > 1): vengono debolmente attratte. Il campo che le attraversa viene debolmente facilitato ed è leggermente rafforzato.
  • Ferromagnetiche (mr >> 1): vengono fortemente attratte. Il campo al loro ’interno è notevolmente rafforzato.

Le sostanze si comportano diversamente in un campo magnetico perchè hanno al loro interno una diversa disposizione dei dipoli elementari (il magnetismo dipende dal moto degli elettroni intorno al nucleo).
In presenza di un campo i dipoli si orientano: nelle sostanze ferromagnetiche si orientano tutti, essendo già parzialmente ordinati; in quelle diamagnetiche non si orientano tutti, perchè inizialmente erano disordinatissimi: il momento magnetico risultante (somma fra momento della rotazione e momento magnetico di Spin) è nullo. Ma non perchè gli elettroni sono fermi!

Il flusso del campo magnetico.
Nel campo elettrico, in presenza di un numero finito di cariche puntiformi, si applica la somma vettoriale della legge di Coulomb; ma se il numero di cariche è infinito, serve il Teorema di Gauss (F = SQ / e0). Ci aspetteremmo dunque il flusso del campo magnetico proporzionale alla somma delle cariche magnetiche (quantità di magnetismo). Tuttavia, non esistono poli magnetici isolati, quindi si annullano: il flusso del campo magnetico attraverso una superficie è sempre nullo.
Ciò si può spiegare anche facendo riferimento alle linee di forza, che nel campo magnetico sono chiuse, a differenza di quello elettrico, in cui erano aperte (andavano da una carica all’altra, da un conduttore all’altro): le linee di forza escono da un polo ed entrano nell’altro → il flusso in un caso è positivo e nell’altro negativo, quindi si annulla.
Quindi il teorema di Gauss serve solo dal punto di vista concettuale ma non da informazioni sul campo magnetico.

La circuitazione.
Preso un vettore, la sua circuitazione lungo una linea chiusa è la somma vettoriale tra i prodotti scalari V*ΔL.

     →           →         
C (v) = Σ(v*ΔL)

Il significato fisico della circuitazione è il lavoro: L = F*S = q*E * S = k * Qq/(ra-rb). In un campo conservativo, il lavoro non dipende dalla traiettoria ma dalla posizione iniziale e finale.; se la traiettoria è chiusa, il lavoro è nullo.

 

 

 

Attraverso la circuitazione si da un’altra definizione di campo conservativo: campo a circuitazione nulla.
Il campo magnetico non è conservativo perchè la circuitazione non è generalmente nulla, ma solo in casi particolari (ad esempio quando lo spostamento ha verso opposto al campo, o quando vi sono due correnti generatrici di uguale modulo e verso opposto, o quando non c’è corrente nel filo).
COROLLARIO: Non esistono linee di forza del campo elettrico chiuse: se così non fosse, la circuitazione non sarebbe nulla perchè lo spostamento sarebbe sempre positivo (stessa direzione del campo, come in quello magnetico).

 

Filo percorso da corrente che genera un campo magnetico:
→            →                 →
C (B) = Σ(B*ΔL) = B* (ΔL1+ΔL2+...ΔLn) =
→                             →                        →
= B * 2πr = μ0/2π * I/r * 2πr = μ0 * I :

È l’analogo del teorema di Gauss: come il flusso del vettore campo elettrico è proporzionale alla somma delle cariche interne, così la circuitazione del vettore campo magnetico è proporzionale alla somma delle correnti concatenate.

Il limite della circuitazione per n(numero delle suddivisioni)→∞, quindi per Δx→0, è un integrale che mi da precisamente il risultato.

 

 

Il Solenoide è equivalente al condensatore perché genera un campo magnetico uniforme al suo interno, trascurabile all’esterno. Se viene immerso in un campo magnetico, ruota e si dispone con le linee di forza parallele al campo magnetico esterno.
Si considera convenzionalmente polo Nord quello da cui si vede la corrente girare in senso antiorario.

                                                    →
Teorema della circuitazione: C (B) = μ0 * i. Nel caso della spira mi conviene prendere un rettangolo che racchiuda il vettore campo:

Circuitazione fuori: trascurabile

 

Circuitazione nulla

 

Circuitazione nulla

  



     →            →            →
C (B) = Σ(B*ΔL) = B* L=  μ0 * I = μ0 * N * I

ogni spira viene considerata un piccolo circuito elettrico

B = μ0*N*I / l

 

 

La corrente alternata e la corrente indotta

Inversione dell’esperimento di Oesterd: se una corrente produce un campo magnetico intorno a sà, forse un campo magnetico può creare una corrente.

Faraday condusse più esperimenti apparentemente non collegati tra loro, e scoprì che, all’interno di una spira immersa in un campo magnetico (generato da un magnete o da una corrente), può essere generata una corrente, chiamata corrente indotta, da una variazione del numero di linee di forza magnetica da cui viene attraversata, quindi di flusso del vettore campo magnetico (ecco il legame fra i tanti esperimenti!). I fattori che possono far variare il flusso sono il campo, la superficie attraversata o l’angolo.
La corrente si forma per induzione elettromagnetica, da una forza elettromotrice che equivale alla differenza di potenziale creata da un generatore, se esso ci fosse:
F = V = - ΔΦ (B) / Δt (flusso ≠ 0 non è attraverso un magnete ma la superficie della spira)

La sequenza degli eventi è: MAGNETE (campo magnetico) → FORZA ELETTROMOTRICE / DIFFERENZA di POTENZIALE → CORRENTE INDOTTA in un filo → PRODUZIONE di ENERGIA MECCANICA → EFFETTO JOULE: riscaldamento della resistenza con dispersione di calore → funzionamento dell’utilizzatore.

Il flusso varia nel caso che la spira, completamente immersa nel campo magnetico, ruoti e non si sposti semplicemente; oppure nel caso che si sposti, non completamente immersa nel campo, ma entrando o uscendo da esso; infine, nel caso che si avvicini o si allontani dal magnete. La spira, comunque, deve essere sempre in movimento, altrimenti il flusso non cambia e non viene generata corrente.
Il flusso può anche essere generato da un campo che varia sinusoidalmente nel tempo.

Primo esperimento di Faraday: spostamento di un magnete verso la spira.
La corrente generatasi nella spira è tale da respingere il polo più vicino del magnete. Questo conferma la conservazione dell’energia: se la corrente generasse un campo diretto nello stesso verso del campo generato dal magnete, questo, invece di incontrare resistenza, verrebbe accelerato, e si creerebbe energia dal nulla. Il segno della forza è negativo proprio per questo.

Movimento di un conduttore all’interno di un campo magnetico uniforme (entra o esce):

Il conduttore si muove perpendicolarmente al campo magnetico, entrandovi dentro con velocità V; secondo il legame metallico, nel conduttore cono presenti, nel livello energetico più esterno, elettroni di conduzione, liberi di muoversi; la forza magnetica, perpendicolare al piano individuato da B e V (qv Λ B), individua la direzione dell’estremità positiva, quindi sposta gli elettroni (cariche negative) verso l’estremità in basso. Si crea quindi una corrente elettrica indotta, che dura fin quando dura il movimento del conduttore, come se dentro vi fosse un generatore che mantiene una differenza di potenziale).

Movimento di una spira all’interno di un campo magnetico uniforme (entra o esce):

ΔV = f.e.m. = U/q = L/q = F*l /q = q*V*B*sinα *l / q = V * B * l *sinα =
↓                                                           ↓
lunghezza conduttore                                 velocità = spazio/tempo

= Δx/Δt * B * l * sinα = ΔS * B/Δt * sinα
↓                         ↓
rimane invariato perchè è il          superficie della spira
lato all’interno del campo

  • Se la spira sta entrando dal campo, l’area interna ad esso varia, aumenta con il tempo.

Tale formula è variazione di flusso / variazione di tempo, perchè il seno dell’angolo che la spira forma con le linee di campo è uguale al coseno che la normale, uscente dalla superficie della spira, forma con le linee di campo (sinα = cos 90-α). Il flusso varia con il variare dell’aria.
Φ = B*l*v*Δt = B*ΔS

Variazione istantanea di flusso: limite per Δt→0 del rapporto incrementale ΔΦ/Δt (forza elettromotrice) = derivata del flusso:

f.e.m. i = -Φ’(B)(t) = - B*l*v (sono tutte costanti che rappresentano il coefficiente angolare della retta BLv*x)

istantanea

Rotazione di una spira  (moto circolare uniforme) all’interno di un campo magnetico uniforme

  •  Φ (B)(t) = B * S * cosα = B * S * cos (ωt) = Φ0 * cos (ωt)
  • F = - Φ’ = -B*S * [-sin(ωt)] * ω = B*S*ω * sin (ωt) = F0 * sin (ωt)

      ↓
forza elettromotrice SINUSOIDALE quindi CORRENTE SINUSOIDALE (alternata):

  • I = V / R = B*S*ω*sin(ωt) / R = I0 * sin (ωt) : oscilla tra un massimo ed un minimo ed ogni mezzo periodo inverte polarità. Qualitativamente: la spira ruota e ogni volta che compie mezzo giro la faccia in alto deve assumere il verso NORD, quindi la corrente cambia verso.

Omega (ω) perde significato come velocità angolare ma definisce il periodo perchè ω = 2π / T

L’effetto Joule nella corrente alternata.
Nella corrente continua abbiamo un effetto termico, un effetto chimico e un effetto magnetico. Trattiamo il primo: il lavoro, ovvero l’energia trasportata dalla corrente, si trasforma per effetto Joule in calore e non in una variazione di energia cinetica (la velocità della corrente è costante): il conduttore si riscalda. La potenza è il lavoro speso per unità di tempo.

  • L = i² * R
  • W = L / Δt = i² * R / Δt

Poichè, nella corrente alternata, l’intensità varia sinusoidalmente, bisogna dividere il lavoro in intervallini molto bravi tali da poter considetare la corrente costante; se si prendesse la corrende media, questa sarebbe zero perchè oscilla tra un minimo ed un massimo ed ogni mezzo periodo si annulla.
Bisogna quindi fare l’integrale:

∫[a,b] I²(t) * R * dt = ∫[0,T] I²(t) * R * dt = I0² * R * ∫[0,T] sin²(ωt) * dt → formule di bisezione.....

Integrale indefinito = ½ t – 1/4 * sin(2ωt)
Integrale definito = I0² *R*T / 2

Intensità efficace della corrente CONTINUA: intensità che dovrebbe avere una corrente continua per avere lo stesso effetto Joule (spendere la stessa energia nello stesso intervallo di tempo):

I0² *R*T / 2 = X² *R*T →→ X = I0 / √2 : viene utilizzato come valore medio.

  • Si può calcolare con un comune amperometro a effetto termico: misura l’effetto Joule e trava l’intensità efficace.

 

Tensione efficace: V = I0/√2 * R

Valore medio di una F(x) continua e definite in [a,b] → valor medio della corrente.

Teorema: З (esiste) f(c) = ∫[a,b] f(x) dx  /  b-a

                           valor medio

Valor medio del quadrato della corrente alternata: non della corrente perchè sarebbe 0, variando sinusoidalmente.

Im = ∫[0,T]  I0² * sin²(ωt) dt / T-0 = I0²*T / 2  /  T = I0²/2 = lavoro/R / T

I0²*R * T/2

L’induttanza.
Un circuito si trova sempre immerso nel campo magnetico prodotto dalla sua stessa corrente e che interagisce con esso.
Le linee di campo del campo magnetico generato da una corrente cono tutte concatenate con il circuito: il flusso è autoconcatenato alla corrente.

Coefficiente di autoinduzione o induttanza: L = Φ(B) / I : dipende dalle caratteristiche geometriche del crcuito e dalle caratteristiche del mezzo (permeabilità magnetica), ma non dalla corrente (vedi dopo).

  • Unità di misura: V*s / A = Ω*s = Henry

Ogni circuito ha sempre un’induttanza e una resistenza, e può avere una capacità (se condensatore).

Lsolenoide = Φ(B) / I = N*B*S*cosα / I = N * S *  μ0*N*I / l*I = μ0 * N² *S  / l

il campo è ┴ alla superficie di ogni spire: α = 0

Lspira = B*S / I = μ0*I/l * S  /  I = μ0*S / l = μ0*S / 2r = μ0*πr² / 2r = μ0*πr /2

Se in un circuito vi è corrente alternata (variabile nel tempo), produce un campo magnetico variabile, che può a sua volta produrre una corrente, chiamata auto-indotta: non viene creata energia dal nulla perchè la uova corrente si oppone all’altra.
La corrente auto-indotta può essere generata anche in una corrente continua, quando si apre o chiude il circuito (interruttore): si sovrappone alla corrente principale e tende a compensare la variazione di corrente; ha lo stesso verso di I se questa è diminuita, verso opposto se è aumentata.
Se non vi fosse l’extracorrente, alla chiusura o apertura del circuito, per la legge di ohm, la corrente raggiungerebbe il valore di regime V/R nel primo caso, il valore 0 nel secondo. Invece vi è un ritardo in questo processo, che dipende dall’induttanza dei circuiti (caratteristice del circuito e non della corrente) ed è rilevante solo in quelli a grande induttanza (es. bobine), mentre irrilevante nei circuiti ohmici.

f.e.m. indotta = - ΔΦ (B) / Δt = - L * ΔL/Δt : come se fosse inserita un’altra pila (un altro ΔV)

autoflusso: non è nullo perchè la superficie è aperta.

 

  • Extracorrente di chiusura: I = ε / R (1-e-R/L * t)

 

 

 

  • Extracorrente di apertura: I = ε/R * e-R/L * t

 

 

 

τ = L/R : costante di tempo.

  • Ha le dimensioni di un tempo: L/R = Φ/I / Ω = V*s / A  /  Ω = Ω*A*s / A  /  Ω = s
  • Più è grande R rispetto ad L, tanto minore è τ e più rapida è la salita della corrente alla chiusura del circuito.

 

Confronto Solenoide – condensatore :

SOLENOIDE

CONDENSATORE

Campo elettrico uniforme all’interno di modulo:
E = σ/ε0.

Campo elettrico uniforme all’interno di modulo:
B = (Nµ0i)/L.

Campo trascurabile all’esterno.

Campo trascurabile all’esterno.

Capacità: C = (ε0  S)/d

Induttanza: L = (N2 µ0 S)/L

Sia la capacità che l’induttanza dipendono dalle caratteristiche geometriche del condensatore/solenoide.

Le linee di forza sono perpendicolari alle lastre elettrizzate.

Le linee di campo sono parallele all’asse del solenoide, quindi perpendicolari alle sua facce.

Il lavoro che un generatore compie per caricare un condensatore è pari a: L = U = ½ C V2

Il lavoro compiuto da un generatore per portare la corrente da 0 al valore di regime è: U = ½ L i2

In un circuito RC, l’andamento della carica che si deposita sulle lastre è:
Processo di carica: Q(t) = CV (1 - e-t/RC)
Processo di scarica: Q(t) = CV e-t/RC

In un circuito dove è presenta un solenoide, la corrente varia in questo modo:
Extracorrente di chiusura: I(t) = ε/R (1 – e-(R/L)t)
Extracorrente di apertura: I(t) = ε/R e-(R/L)t

Costante di tempo: τ = R*c
- verifica dimensionale... : secondi

Costante di tempo: τ = L/R
- verifica dimensionale... : secondi

In entrambi i casi, dopo 4 o 5 costanti di tempo, rispettivamente la carica e la corrente hanno raggiunto il loro valore massimo/minimo.

Energia elettromagnetica in un circuito:

  • A circuito chiuso, quando si è raggiunta l’intensità di regime, la potenza erogata dal generatore è uguale a quella che viene dissipata nel circuito per effetto Joule.
  • Al momento della chiusura, è presente un’extracorrente che si oppone ad un’accelerazione istantanea degli elettroni. Poichè questi accelerano nel tempo, una parte della W erogata viene dissipata per effetto Joule, un’altra parte viene utilizzata per la variazione di energia cinetica: viene, cioè, immagazzinata nel circuito sotto forma di energia elettromagnetica o energia intrinseca della corrente.

 

I * R = ε (ΔV della pila) + εautoindotta  → ε = I*R - ( - L *ΔI/Δt)

Werogata = ε*I = I²*R + L*I* ΔI/Δt : W erogata dal generatore > W dissipata.

Uerogata = Werogata * Δt = I²*R*Δt + L*I* ΔI

Sommando i valori ottenuti per variazioni infinitesime di U:

Uelettromagnetica = ∫[0,I] L*I dI  →  Integrale indefinito = L * I²/2
Integrale definito = ½ * L * I²

 

 

Fonte: https://sezioned.files.wordpress.com/2008/05/il-magnetismo2.doc

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Elettrotecnica campo magnetico

 

 

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