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LE REGIONI D’ITALIA NELL’ETA DEI METALLI
1. Definizione e inquadramento cronologico
Verso il VII millennio a.C. presso le società neolitiche del Vicino Oriente iniziò la lavorazione di un materiale completamente diverso da quelli fino ad allora usati, un materiale naturale che portato ad alta temperatura fondeva assumendo, una volta raffreddato, la forma del contenitore che lo raccoglieva: é la nascita della metallurgia. La lavorazione dei metalli trovò una applicazione diffusa solo a partire dal V millennio, e solo nel corso del IV e III millennio a.C. arriverà nel continente europeo.
Con riferimento alla tipologia di metallo lavorato, l’età dei metalli viene così suddivisa:
Dato che il momento d’inizio della lavorazione di questi metalli è diverso nelle diverse regioni del mondo (in alcune zone del mondo non è ancora conosciuta la lavorazione dei metalli, gli uomini vivono ancora al tempo della pietra), non ha molto senso indicare una datazione assoluta, è preferibile accompagnare la datazione ad un particolare luogo; è quindi meglio dire l’età del Rame per l’Italia settentrionale va dal 3300 al 2300 a.C. piuttosto che dire, in assoluto l’età del Rame va dal IV millennio al III millennio senza specificare la zona di riferimento.
Con riferimento all’Italia settentrionale possiamo la seguente suddivisione dell’età dei metalli:
2. Dalla nuova tecnologia importanti impulsi a mutamenti economici e sociali
Presso le comunità neolitiche la lavorazione dei metalli ebbe grande importanza, essa fornì un grande impulso a mutamenti nel campo economico e nei rapporti sociali; in particolare tale lavorazione accentuò:
3. L’età del Rame nelle diverse regioni d’Italia
Durante l’età del Rame le popolazioni residenti nella penisola italiana adottano una serie di innovazioni, soprattutto grazia alla lavorazione del metallo, che porteranno ad una profonda trasformazione nella vita di tutti i giorni, tra le più significative abbiamo:
Gli influssi sulla vita quotidiana di queste innovazioni sono evidenti. L’adozione dell’aratro trascinato dagli animali consentì, ad esempio, di lavorare suoli fino ad allora impossibili da sfruttare per scopi agricoli, inizia in tal modo la colonizzazione di nuovi terreni con il conseguente disboscamento: l’uso del carro favorì il trasporto e lo scambio commerciale. Vediamo ora come si è sviluppata l’età del rame nelle diverse regioni d’Italia.
Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria
Solo con l’età del Rame, grazie alle favorevoli condizioni atmosferiche, inizia una stabile occupazione della Valle d’Aosta. Si colloca in questo periodo la pratica di usare dei grossi blocchi di pietra (megalitismo) per scopi diversi dalla costruzione di edifici. Ne sono un esempio i ritrovamenti di tombe “megalitiche” ad Aosta, nell’area di San Martin. Lo scavo di San Martin ha consentito di ricostruire la lunga evoluzione nei modi d’utilizzo dell’area stessa.
Nel periodo tardo neolitico il territorio coincidente con l’attuale Piemonte subisce l’influenza di due diverse civiltà. Il territorio di pianura e le colline subiscono l’influenza della cultura del vaso a bocca quadrata; mentre la zona montuosa subisce l’influenza della civiltà di Chassey (che aveva la sua sede nella valle del fiume Rodano tra Svizzera e Francia). Per il periodo non abbiamo in Piemonte ritrovamenti di particolare rilevanza, segnaliamo solo quelli della città di Alba cha vanno dal Neolitico all’età del Bronzo.
In Liguria l’età del Rame si caratterizza per la presenza di numerose sepolture collettive e in ciò si distingue dalla cultura di Remedello (in provincia di Brescia), diffusa in Lombardia e nel Veneto, che praticava l’inumazione singola. Due realtà liguri, particolarmente interessanti, che possiamo far risalire all’età del Rame, si trovano agli estremi del territorio regionale: sul monte Bego (territorio ora francese) dove si trovano 100.000 incisioni rupestri; nel territorio della Lunigiana, ai confini con la Toscana, dove troviamo numerose lastre in pietra (di forma umana) che testimoniano la presenza di una comunità umana piuttosto sviluppata.
Lombardia, Veneto, Trentino, Friuli
Come abbiamo già accennato, durante l’età del Rame si diffonde in Lombardia la cultura di Remedello (così definita nel 1931, dopo il ritrovamento di una necropoli a Remedello in provincia di Brescia). La cultura di Remedello si caratterizza per la pratica di inumazione di singoli individui, e per l’accompagnare i defunti con un corredo costituito da oggetti che mettono in evidenza posizione sociale, età, sesso dell’individuo sepolto. Nel periodo conclusivo dell’età del Rame (dal 2500 al 2300 a.C.) si diffonde anche in Lombardia (come in gran parte dell’Italia settentrionale) la cultura della Ceramica Campaniforme (o Vaso Campaniforme), ne sono testimonianza i reperti trovati nel sito di Monte Covolo (Brescia).
Nel periodo Neolitico anche il Veneto venne toccato dalla cultura dei vasi a Bocca Quadrata e anche il Veneto subì una trasformazione culturale ad opera di tale cultura. Alla fine del IV millennio a.C. la precedente cultura subì un rapido processo di disgregazione e gli insediamenti umani tesero a concentrarsi nelle zone collinari. Durante l’età del Rame anche il Veneto è toccato dallo sviluppo della cultura di Remedello. Da segnalare ritrovamenti di carattere megalitico a Sovizzo, vicino a Vicenza. Anche nel Veneto si diffuse, verso la fine dell’età del Rame, la cultura del Vaso Campaniforme.
In Trentino Alto Adige è stato fatto il ritrovamento più importante relativo all’età del Rame in Italia. Nel 1991 venne scoperto, casualmente tra i ghiacciai delle Val Senales, il corpo mummificato di un uomo vissuto nel periodo 3300-3150 a.C. (assieme all’uomo fu ritrovato anche il suo equipaggiamento), dato che il ritrovamento fu fatto nelle vicinanze del rifugio Similaun, l’uomo ritrovato venne battezzato “uomo di Similaun”. Il ritrovamento di un’ascia di rame a corredo dell’uomo di Similaun ha portato ad una revisione dell’inizio dell’età del Rame per l’Italia settentrionale (precedentemente si faceva iniziare l’età del Rame all’inizio del III millennio). La scoperta del Similaun ha consentito di fare delle scoperte molto interessanti relative alla vita nell’età del Rame. Anche nel Trentino sono state trovate strutture funerarie di tipo megalitico, a Velturno in provincia di Bolzano.
Nel Friuli Venezia Giulia sono stati fatti dei ritrovamenti di lame di pugnali di pietra caratteristici della cultura di Remedello (a Marano Lagunare, Aquileia, San Lorenzo Isontino, Capriva del Friuli, ecc.). Altri ritrovamenti riferibili al periodo Eneolitico sono stati fatti a Sach di Sotto (nel comune di Meduna, in provincia di Pordenone) questo sito, scavato di recente, ha portato alla luce materiale che si può inquadrare nella sfera della cultura del Vaso Campaniforme, in Friuli sono inoltre rilevabili influenza riferibili alla cultura di Ljubjana.
Emilia, Toscana, Marche, Umbria
Anche in Emilia il passaggio dal Neolitico all’età del Rame è collegato all’arrivo di gruppi appartenenti alla cultura del Remedello. Un sito di particolare importanza, riferibile alla cultura di Remedello, è quello di Spilamberto (tra Modena e Bologna); nella necropoli di Spilamberto sono stati fatti dei ritrovamenti che documentano l’importanza assunta dai guerrieri in questa età. Anche in Emilia nell’ultimo periodo Eneolitico si diffonde la cultura del Vaso Campaniforme, come è testimoniato dai ritrovamenti di Sant’Ilario d’Enza e Rubiera, tra Reggio Emilia e Modena.
L’età del Rame vede in Toscana lo sviluppo della cultura del Rinaldone (diffusa in particolare nella valle del fiume Fiora, sul confine con il Lazio) che si caratterizza per l’inumazione in tombe a “forno” e a “fossa”. Sul confine con la Liguria, nel territorio della Lunigiana, si sono ritrovati reperti di natura megalitica (statue-stele incise di forma umana). Ritrovamenti riferibili alla cultura del Vaso Campaniforme sono stati fatti nella zona di Sesto Fiorentino, vicino a Firenze.
Nelle Marche si sviluppa durante l’Eneolitico quella che viene definita cultura di Canelle (dai ritrovamenti dell’insediamento fortificato di Canelle d’Acervia). Anche sulle pendici del Monte Conero (vicino ad Ancona) sono stati fatti dei ritrovamenti di necropoli riferibili all’età del Rame.
L’Umbria documenta per l’età del Rame diversi movimenti migratori di gruppi umani provenienti dalle pianure.
Lazio, Abruzzo,Campania, Molise
Anche il Lazio, come la Toscana, vede il diffondersi, nell’età del Rame, della cultura del Rinaldone (presso il lago di Bolsena). Successivamente, nella tarda età del Rame, anche il Lazio sarà toccato dalla cultura del Vaso Campaniforme.
In Abruzzo abbiamo, per il periodo Eneolitico, dei ritrovamenti di un villaggio presso Ortucchio (vicino ad Avezzano, nella piana di Fucino). Il villaggio, causa l’impaludamento della zona, sorgeva sopra un lastricato di pietre.
Per la Campania il momento di passaggio dal Neolitico all’età del Rame è testimoniato dalla cultura del Gaudo (così detta perché a Gaudo, a 1 Km da Paestum, è stata trovata una necropoli appartenente a questa cultura) della prima metà del II millennio. Esaminando i corredi funebri e l’architettura delle 34 tombe della necropoli di Gaudo (caratteristiche per la particolare forma detta “a forno” scavate nella roccia) si è arrivati alla conclusione che queste popolazioni avevano una forte connotazione guerriera ed erano riunite in clan familiari. La cultura del Gaudo dal nucleo campano si diramerà in Basilicata e in Calabria. Sempre a Paestum sono state trovate tracce della cultura di Laterza (il cui centro propulsore era nell’area apulo-materana), successiva a quella del Gaudo e protrattasi fino al Bronzo antico. La cultura di Laterza presenta una produzione piuttosto diversificata (anfore, scodelle, ciotole, bracciali, ecc.) sulla quale la decorazione incisa è piuttosto varia.
Puglia, Basilicata,Calabria
Anche in Puglia il passaggio dal Neolitico all’Eneolitico è attestato verso la prima metà del III millennio con l’affermarsi della cultura di Andria (conosciuta quasi esclusivamente grazie alle necropoli). In una fase successiva si diffonde nella regione la tradizione della Ceramica a Squame, e quindi, verso la fine dell’età del Rame, si diffonde la cultura di Laterza (nome che deriva dal sito pugliese al confine con la Basilicata) con l’usanza di seppellire i morti in tombe a grotticella.
La cultura di Laterza si diffuse anche in Basilicata, in particolare nel territorio di Matera e in quello di Melfi, mentre la cultura del Gaudo è attestata nella vallata del fiume Agri e del fiume Sinni. Elementi delle due cultura sono stati ritrovati nelle grotte di Latronico.
La cultura di Laterza si diffuse anche in Calabria.
Sicilia e Sardegna
In Sicilia l’età del Rame si caratterizza per la diffusa frammentazione culturale. Nella fase terminale dell’Eneolitico è documentata la presenza della cultura dei Vasi Campaniformi.
In Sardegna il passaggio dal Neolitico all’età del Rame è collegato allo sviluppo della cultura di San Michele di Orzieri, in provincia di Sassari, (alcuni studiosi preferiscono considerare questa cultura come appartenente al tardo Neolitico). Il pieno Eneolitico, nella prima metà del III millennio, trova la sua espressione nella cultura di Monte Claro. Nella fase finale dell’Eneolitico si segnala la diffusione della cultura del Vaso Campaniforme. Nell’età del Rame la Sardegna si inserisce stabilmente negli scambi tra popolazioni appartenenti al Mediterraneo occidentale e popolazioni appartenenti al Mediterraneo orientale.
4. L’età del Bronzo nelle diverse regioni d’Italia
Elementi caratterizzanti l’età del Bronzo
Rispetto all’età precedente nell’età del Bronzo si nota una accelerazione dei mutamenti economici e sociali conseguenti alla diffusione delle nuove tecnologie.
Nel panorama europeo, pur piuttosto frastagliato, possiamo individuare per il periodo indicato alcuni elementi comuni:
Per comodità l’età del Bronzo viene suddivisa secondo lo schema seguente:
Durante l’età del Bronzo nell’Italia del nord abbiamo lo sviluppo della cultura delle palafitte (Bronzo antico) e delle terramare (Bronzo medio). Al centro e al sud abbiamo, invece, per il Bronzo medio e recente, lo sviluppo della cultura appenninica e subappenninica.
In gran parte delle penisola italiana con il Bronzo finale compare la cultura proto-villanoviana, caratterizzata dalla pratica dell’incinerazione dei defunti. Verso la fine di questa fase si formano, al centro e al nord, i primi centri proto-urbani, sedi delle future città etrusche e venete.
Nel periodo finale dell’età del Bronzo, inizio età del Ferro, anche l’Italia è interessata alle migrazioni di popoli detti “Indoeuropei” provenienti dal centro Europa (tra questi i Veneti, il termine “veneti” deriva da una parola della lingua indoeuropea che significa “conquistatori”, i Latini e gli Osco-Umbri).
Prima di vedere le diverse regioni d’Italia nell’età del Bronzo, vale la pena ricordare come nella vicina Austria, nel territorio di Salisburgo, durante l’età del Bronzo si sviluppo uno dei centri estrattivi di rame più importanti, tale centro, famoso anche per le lavorazioni metallurgiche, diverrà un importante punto di incontro di genti provenienti da luoghi molto diversi tra loro.
Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria
Nell’età del Bronzo medio il Piemonte è interessato al fenomeno dello svilupparsi di villaggi palafitticoli, sorti sulle sponde dei laghi alpini (ad esempio sul lago di Viverone vicino ad Ivrea e ad Arona sul lago Maggiore).
In Liguria durante l’età del Bronzo abbiamo il formarsi, sulle sommità delle alture, di villaggi arroccati, detti castellari. Anche il Liguria durante il Bronzo finale si diffuse la pratica dell’incinerazione dei defunti.
Lombardia, Veneto, Friuli, Trentino
Durante l’età del Bronzo antico Lombardia, Veneto e Trentino furono interessati dallo sviluppo della cultura di Polada (dal nome del sito di una torbiera nel comune di Lonato, vicino al lago di Garda, dove sono stati fatti i primi ritrovamenti). La cultura di Polada si caratterizza per la costruzione di villaggi su palafitte che si diffondono inizialmente sulle sponde del lago di Garda e altri laghi alpini, per espandersi, poi (durante il Bronzo medio), in diverse zone della pianura Padana (su territori fluviali e palustri a nord del Po). La cultura di Polada vede una fase di declino irreversibile nel periodo del Bronzo recente.
La scelta di luoghi umidi per fondare i propri villaggi (formati da non più di 200-300 persone) si spiega:
Della popolazioni della cultura di Polada conosciamo soprattutto la produzione ceramica (boccali, tazze, anfore, ecc.). La pratica funebre di queste popolazioni prevedeva l’inumazione del corpo.
Per la Lombardia gli insediamenti più significativi relativi alla cultura di Polada si trovano proprio a Polada (nel comune di Lonato, Brescia). Nel Veneto la cultura di Polada è attestata in alcuni paesi attorno al lago di Garda (Peschiera, Lazise); a Fimòn in territorio vicentino; nel territorio basso veronese (sul fiume Mincio); ad Arquà Petrarca (sui Colli Euganei in provincia di Padova); nell’alto Polesine a Canàr (lungo il Po in provincia di Rovigo).
Per il Trentino ritrovamenti riferibili alla cultura di Polada sono stati fatti vicino ai laghi di Fiavé e di Ledro (in provincia di Trento).
Sempre nel Trentino sono da segnalare degli insediamenti posti in posizioni sopraelevate dette castellieri, forniti di strutture difensive costituite da sassi sovrapposti a secco a formare delle mura di cinta.
Anche il territorio del Friuli mostra, per l’età del Bronzo, diversi insediamenti di tipo castellieri, anche nelle zone di pianura. Nel pieno dell’età del Bronzo le popolazioni friulane subiscono l’influsso culturale delle popolazioni residenti nell’importante centro metallifero posto in Austria.
Emilia, Toscana, Marche, Umbria
Il territorio dell’Emilia si caratterizza, nell’età del Bronzo medio, per lo sviluppo e la diffusione della cultura delle Terramare (il nome deriva da “terra marno”, cumuli di terra, nera e grassa, formatisi con gli ammassi di rifiuti di insediamenti umani). Gli insediamenti della cultura “terramaricola” sono piuttosto diffusi nella pianura Padana, anche a nord del Po in territorio veneto e lombardo. La dimensione degli abitati delle terramare indica che questi siti raramente comprendevano più di 100 abitanti, oltre alle zone abitative vere e proprie erano previste anche aree dedicate alla lavorazioni di vario tipo (osso, corno, metalli, ecc.). In alcuni casi gli abitati erano circondati da fossati. Con il Bronzo recente la cultura delle terramare sparisce piuttosto velocemente, probabilmente a causa di un lungo periodo di avversità climatiche che hanno provocato una prolungata carestia.
Le regioni della Toscana, delle Marche e dell’Umbria, sono tutte interessate al diffondersi, nella media e recente età del Bronzo, della cultura Appenninica (così chiamata per il suo diffondersi lungo la catena appenninica fino alla Puglia).
L’economia della cultura Appenninica era prevalentemente pastorale (sono stati ritrovati diversi attrezzi per la lavorazione del latte) e le sue comunità praticavano il seminomadismo stagionale. Questa cultura si caratterizza per la particolare produzione ceramica decorata con incisioni e intagli.
In Toscana i principali ritrovamenti riferentisi alla cultura Appenninica sono stati fatti sul monte Cetona (vicino a Chianciano Terme), nelle Marche a Filottrano (in provincia di Macerata).
Lazio, Abruzzo, Campania, Molise
Anche nel Lazio sviluppa, nell’età del Bronzo medio, la cultura Appenninica e dal XV sec. a.C. si nota un graduale processo di differenziazione sociale che porterà al formarsi di una elite, come è testimoniato dalla presenza di tombe a tumulo di carattere monumentale. L’aumento di ricchezza nella seconda metà del II millennio è testimoniato anche dal ritrovamento di “ripostigli” (luoghi che raccoglievano accumuli di materiale metallico, sia lavorato che in pani, di cui non si è ancora ben compreso il reale utilizzo, forse servivano solo come dimostrazione di ricchezza) sul monte Rovello, sulla Tolfa, ecc. Tracce della cultura Appenninica nel Lazio sono state trovate anche a Civitavecchia.
Anche l’Abruzzo e il Molise sono stati interessati allo sviluppo della cultura Appenninica.
Alcune popolazioni della Campania vennero in contatto nel XVI sec. a.C. con gruppi Micenei arrivati nei territori campani forse alla ricerca di metallo da lavorare (testimonianze micenee sono date dalla presenza di ceramica di quei popoli). Anche in Campania si diffuse, nell’età del Bronzo medio, la cultura Appenninica, come testimoniano i ritrovamenti di Tufariello di Buccino e di Ischia.
Puglia, Basilicata, Calabria
Durante l’età del Bronzo Puglia, Basilicata e Calabria sono interessate sia dalla cultura Appenninica sia, a partire dal XVI sec. a.C., dai contatti con la cultura micenea.
La realtà seminomade della cultura Appenninica si trasformerà con in secoli, facendo nascere degli insediamenti stabili posti generalmente su alture naturalmente difese a controllo del territorio e degli itinerari più frequentati.
Il rapporto con genti popolazioni della cultura greca micenea, rappresentante un modello culturale più elaborato, innescò nelle popolazioni residenti nelle regioni indicate dei processi di rapida trasformazione che porteranno ad una maggiore differenziazione sociale e al formarsi di elite dominanti.
I più significativi centri abitativi della Basilicata, per l’età del Bronzo, sono: Tappo Daguzzo (lungo il fiume Ofanto), Latronico (nella valle del Sinni). Sono state anche individuate delle necropoli vicino a Matera (Parco dei Monaci, San Francesco). Per il Bronzo recente si segnala il sito di Termitito (dove sono stati ritrovati diversi resti di lavorazioni ceramiche molto fini, provenienti dall’area egea). Nel Bronzo finale anche in Basilicata si diffonde il rito dell’incinerazione dei defunti, le ceneri venivano quindi deposte all’interno di urne a forma biconica (significativi, a tal proposito, sono i ritrovamenti di Timmari presso Matera).
I rapporti con il mondo miceneo sono attestati in Calabria (grazie ai ritrovamenti ceramici) nei siti ionici di Baglio di Trebisacce e Francavilla Marittima, e nel sito tirrenico di Braia a Mare (ai confini con la Basilicata).
Tra gli insediamenti abitativi della Puglia, risalente al Bronzo medio, uno dei più interessanti si trova a Madonna di Ripalte, tale insediamento assumerà struttura protovillanoviana nell’età seguente. Sempre all’inizio del Bronzo medio si può far risalire un sito sotterraneo (ipogeo) in località Terra di Corte (nel comune di San Ferdinando di Puglia). Dal materiale ritrovato sembrerebbe che il sito di Terra di Corte avesse una funzione rituale, luogo d’incontro per gruppi umani anche piuttosto numerosi. Un altro sito sotterraneo è stato individuato a Madonna di Loreto (presso Barletta), questo sito, accuratamente sigillato, è stato indagato dal 1987 e le scoperte fatte sono particolarmente significative: 150 spoglie di una elite aristocratica con innumerevoli suppellettili. Altro sito interessante si trova nella Grotta di Manacore (pochi chilometri a sud di Peschici).
Sicilia e Sardegna
Nell’età del Bronzo la Sicilia risente notevolmente dell’influenza della civiltà micenea (segni evidenti dell’influsso di tale civiltà sono testimoniati dalla cultura di Castelluccio (dal nome del paese in provincia di Siracusa). Evidenti tracce dell’influsso miceneo sono presenti nelle isole Eolie (Lipari, Panacea, Filicudi), nella Sicilia sud-orientale (a Thapsos, ad esempio, dove sono stati individuati anche degli edifici con il cortile centrale, ad imitazione delle regge micenee). Di particolare importanza il sito, risalente all’età del Bronzo finale, di Pantalica (sempre in provincia di Siracusa). Pantalica costituiva un centro abitato piuttosto vasto che, grazie alla sua particolare posizione, era isolato dalla piana circostante. Proprio a Pantalica ci sono testimonianze di una forma di governo monarchico (esiste nella parte più alta del pianoro un edificio chiamato “anaktaron”, o casa del “wanox”, il capo dei guerrieri nella lingua micenea). L’aspetto più suggestivo di Pantalica è costituito dalla necropoli che si trova ai bordi del piano sopraelevato, qui si possono notare diverse tombe a grotticella scavate nella roccia.
In Sardegna inizia, nell’età del Bronzo antico, quella che viene definita la civiltà nuragica (dal nome dei “nuraghi”, caratteristiche costruzioni a torre formati da blocchi di pietra sovrapposti a secco). La civiltà nuragica, che durerà fino alla conquista romana, trova la sua prima espressione nella cultura del Bonnannaro. Centro vitale del comunità nuragica era il villaggio costruito, solitamente, vicino ai nuraghi fortificati; di questi villaggi sono stati trovati reperti a Serra Orios (presso Dorgali in provincia di Nuoro) a Serraci (vicino ad Iglesias). La cultura nuragica si caratterizza per il culto dell’acqua (sono stati ritrovati 30 “pozzi sacri” in tutta l’isola) e la pratica megalitica legata al culto del morti. Anche per la Sardegna sono attestati contatti con la cultura micenea, reparti di ceramica micenea sono stati trovati nell’area di Orosei, sul monte Zara, a Nora.
5. Età del Ferro
La lavorazione del ferro è attestata in periodi diversi nelle diverse regioni d’Europa. Uno dei centri europei più conosciuti, legati all’età del Ferro, è Hallstatt (sito delle Alpi austriache dove sono state scoperte 2500 tombe). Il sito di Hallstatt, sviluppatasi a partire dal X sec. a.C., ha portato testimonianze di una comunità molto ricca (corredi funebri formati da spade, pugnali, asce in ferro e bronzo, armamenti in bronzo, oro, ferro e perle di ambra e vetro). La cultura di Hallstatt si caratterizza per la pratica di seppellire i defunti di alto rango in grandi tumuli, in alcuni casi accompagnati anche con i carri a quattro ruote.
In Italia l’età del Ferro inizia nel IX sec. a.C. anche se la diffusione della lavorazione di questo metallo si avrà (per la difficoltà di fondere il metallo che richiede alte temperatura) solo dal VII secolo. Le due culture rappresentative dell’età del Ferro in Italia sono la cultura di Golasecca (per l’Italia nord-occidentale) e quella Villanoviana (per l’Italia centrale).
La cultura di Golasecca (dal nome del paese vicino al lago Maggiore, tra Piemonte e Lombardia, dove sono stati trovati i primi reperti agli inizi del XIX secolo) si sviluppo nel IX sec. a.C. in un’area piuttosto limitata tra i fiumi Po, Serio e Sesia. Di questa cultura sono state accertate le origini celtiche, le informazioni che possediamo sono legate alle necropoli sparse sul territorio (a Golasecca, Sesto Calende, Castelletto Ticino), le tombe hanno una struttura particolare: tumuli di terra circolare di diametro variabile da 3 a 10 metri (i “Cromlech”).
La cultura villanoviana interessò alcune regioni d’Italia (Emilia, Toscana, Lazio, alcune zone della Campania). Il nome “villanoviana” con cui si designa questa cultura deriva da “Villanova” cittadina vicina a Bologna dove nel 1853 venne scoperta una ricca necropoli. Per la cultura villanoviana vi sono testimonianze dei frequenti rapporti con il mondo greco (e con l’area mediterranea in genere). Il rito funebre di questa cultura prevedeva l’incinerazione del defunto e la deposizione delle ceneri in urne di terracotta poste nelle tombe assieme ad un corredo.
Nell’età del Ferro il territorio italiano è interessato a trasformazioni radicali, l’arrivo di nuove popolazioni d’origine indeuropea (Celti, Veneti, Umbri, Latini, ecc.) che si fermeranno in diverse regioni della penisola; il formarsi di numerose colonie greche nell’Italia meridionale (in quella che verrà chiamata “Magna Grecia” la “grande Grecia”); l’inizio della colonizzazione fenicia prima e cartaginese poi di vasti territori in Sicilia e Sardegna. Una serie di eventi di straordinaria importanza per la storia del nostro paese, nei secoli che precedono lo sviluppo della grande civiltà di Roma antica. Della distribuzione e delle caratteristiche delle diverse popolazioni nella penisola italiana prima delle conquiste di Roma antica parleremo nel modulo dedicato allo studio della civiltà di Roma antica
Fonte: https://edadamo.files.wordpress.com/2010/11/prima-le-regioni-ditalia-nelletc3a0-dei-metalli.doc
Sito web da visitare: https://edadamo.files.wordpress.com
Autore del testo: E. d’Adamo
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