Macchina asincrona

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Macchina asincrona

 

Nella trattazione esposta in questi appunti si immagina che il campo rotante abbia una distribuzione dell'induzione nel traferro perfettamente sinusoidale e che il rotore sia di tipo avvolto (nel caso di rotore a gabbia il comportamento è lo stesso purché il numero delle sbarre che costituiscono la gabbia sia sufficientemente elevato).

Campo rotante bifase e trifase

E' tale un campo magnetico di intensità costante la cui direzione ruota in un piano con moto uniforme. E' del tutto simile a quello che può essere ottenuto con la rotazione di un magnete permanente o di un solenoide eccitato in corrente continua.
Componenti rotatorie di un campo alternativo sinusoidale.

La circolazione nel solenoide di una corrente alternata sinusoidale i(t) = IM·sen(w·t) produrrà lo sviluppo lungo il suo asse x di un campo sinusoidale h(t) = HM·sen(w·t). Si dimostra che, in ogni istante, il campo sinusoidale h(t) è pari alla somma vettoriale di due campi ed di intensità pari ad HM/2 e ruotanti in sensi contrapposti alla velocità angolare w [rad/s] pari alla pulsazione del campo sinusoidale. Infatti, se si conta il tempo a partire dall'istante in cui è h(t) = 0 , cioè dall'istante in cui i due vettori ed sono contrapposti, allora dopo un certo tempo t i due vettori avranno ruotato dello stesso angolo a = w·t , per cui si potrà scrivere:

Osservazione: per la rappresentazione si conviene di fissare le componenti rotatorie ed nella posizione che esse assumono, rispetto all'asse orientato x lungo il quale si sviluppa il campo sinusoidale, nell'istante t = 0 [s].
Conclusione: una bobina percorsa da corrente sinusoidale i(t) crea lungo il suo asse x un campo magnetico alternativo sinusoidale h(t) equivalente a due campi ed di intensità costante e pari alla metà valore massimo del campo sinusoidale, simmetricamente ruotanti in versi opposti. Si deduce che, sovrapponendo due o più campi alternati di eguale ampiezza e frequenza, agenti in direzioni opportune ed opportunamente sfasati nel tempo, è possibile ottenere che le rispettive componenti rotatorie in un dato verso si annullino e che invece le componenti rotatorie nell'altro verso si sommino così che l'effetto risultante sia un campo rotante puro di intensità costante.

Campo rotante bifase.


Le due bobine siano uguali e con gli assi x1 ed x2 fra di loro ortogonali. Le correnti di eccitazione delle bobine (e quindi i campi magnetici da esse originati) siano sinusoidali di eguale valore massimo ed eguale pulsazione, con i1(t) in quadratura in anticipo su i2(t). Il campo rotante che ne consegue ha intensità pari a:

infatti le componenti ed si elidono perché opposte. La velocità con la quale ruota il campo rotante è uguale alla pulsazione delle correnti nelle bobine ed il verso di rotazione è quello che va dalla direzione positiva del campo sfasato in anticipo alla direzione positiva del campo sfasato in ritardo (il verso, quindi, cambia invertendo la corrente in uno dei due avvolgimenti).

Campo rotante trifase.


Le tre bobine siano uguali e con gli assi orientati a 120° tra di loro (con x1 in anticipo su x2 ed in ritardo su x3 ), le tre correnti sinusoidali (e quindi i corrispondenti campi magnetici) abbiano lo stesso valore massimo e la stessa pulsazione w ma siano sfasate tra di loro di un terzo di periodo, con i1(t) in anticipo su i2(t) ed in ritardo su i3(t).

Il campo rotante che si genera ha intensità pari a:

in quanto le componenti , , formando una terna simmetrica si elidono. Il campo rotante ruota alla velocità w con lo stesso verso già descritto a proposito del campo bifase.
Osservazione:
Per i campi multipolari, se 2·p è il numero di poli ed f [Hz] la frequenza delle correnti sinusoidali che alimentano le bobine, si ha la velocità del campo rotante:

Principio generale di funzionamento

La figura sottostante a sinistra riporta le principali parti costituenti un normale motore asincrono, con particolare riferimento al motore con rotore a gabbia. Il disegno vuole essere una vista in sezione del motore, col piano di sezione normale all'asse longitudinale della macchina (asse dell'albero del motore). Non sono quindi rappresentate le due calotte che completano la chiusura protettiva ed i cuscinetti che sostengono l'albero tenendolo centrato sull'asse di rotazione. Inoltre per lo statore non sono riportati gli avvolgimenti induttori (del tipo aperto per correnti alternate trifase) che sostengono il campo rotante, ma è solo riportata la vista a forma di corona circolare di uno dei lamierini ferromagnetici che compongono il pacco statorico per il quale sono raffigurate le cave (separate da denti) destinate a contenere i conduttori attivi dell'avvolgimento statorico. Per il rotore sono in vista le sezioni delle barre di alluminio che compongono la gabbia di scoiattolo che costituisce l'avvolgimento d'indotto della macchina (non compaiono gli anelli di cortocircuito della gabbia stessa) e la vista di uno dei lamierini del pacco rotorico.
La figura di destra riassume invece il principio di funzionamento.

Gli avvolgimenti trifasi statorici, alimentati da una terna simmetrica di tensioni e quindi percorsi da una terna trifase di correnti sinusoidali, generano un campo magnetico rotante di intensità B [Wb /m2] la cui velocità n1 [g / 1'] dipende dalla frequenza di alimentazione f1 [Hz] e dal numero p di coppie polari secondo la relazione:

Immaginando inizialmente il rotore fermo, n2 = 0 , tale campo rotante, bipolare nella rappresentazione, taglierà trasversalmente i conduttori attivi rotorici raffigurati che costituiscono i lati attivi di una spira chiusa in cortocircuito. Nella spira si svilupperà, grazie alla legge generale dell'induzione elettromagnetica, una forza elettromotrice indotta che farà circolare una corrente I2 col verso di figura. Tale corrente interagirà col campo magnetico rotante induttore dando luogo a delle forze elettromagnetiche di intensità Fe dirette in modo tale da formare una coppia motrice CM . A causa della coppia motrice il rotore si metterà in movimento nello stesso senso del campo rotante. Mano a mano che il rotore acquista velocità sotto l'azione della coppia diminuirà la velocità con la quale il campo rotante taglia i conduttori attivi di rotore e con essa le correnti rotoriche e la coppia motrice. Idealmente, se si trascurano gli attriti, la coppia motrice si annulla quando la velocità n2 del rotore eguaglia la velocità n1 del campo rotante. In realtà, anche se il motore è a vuoto (cioè senza coppie frenanti applicate al suo albero), le perdite meccaniche dovute all'attrito nei cuscinetti ed alla ventilazione del rotore nell'aria, fanno si che sia sempre n2 < n1 e che quindi permanga la piccola coppia motrice necessaria a vincere la coppia resistente.
Se, col motore alimentato (e quindi col campo rotante induttore presente) e funzionante a vuoto, si applica una coppia frenante all'albero si ha che il rotore rallenta così che aumenta la velocità con la quale il campo rotante taglia gli avvolgimenti rotorici. Aumenta quindi la corrente rotorica e con essa la coppia motrice fino a che la coppia motrice eguaglierà la coppia resistente esterna ripristinando nuove condizioni di equilibrio dinamico ad una velocità del rotore inferiore alla precedente. Nel caso in cui la coppia frenante sia eccessiva, il rotore rallenterà fino a fermarsi ed il motore si troverà a funzionare nella condizione di cortocircuito (o rotore bloccato) non sostenibile se non per un breve istante di tempo a causa dell'elevata intensità delle correnti negli avvolgimenti.

Forze elettromotrici indotte negli avvolgimenti di statore

La figura sottostante rappresenta attraverso un disegno panoramico due poli successivi del campo rotante, un Nord ed un Sud, raffigurati attraverso il profilo sinusoidale che i valori locali di induzione assumono. Bi è un valore generico dell'induzione, BMAX il suo valore massimo, Bm il valore medio per polo. E' inoltre raffigurata la porzione di statore interessata dai due poli, ipotizzando di avere due cave per polo e per fase e quindi sei cave sotto l'effetto del medesimo polo. In ciascuna cava è calato l'avvolgimento d'indotto ed i lati attivi di tale avvolgimento sono visti in sezione. Se il campo rotante taglia i lati attivi scorrendo con velocità lineare Ve [m/s] da sinistra verso destra, in ciascun lato attivo si svilupperà una forza elettromotrice indotta avente verso entrante nei conduttori tagliati dal polo Nord e verso uscente nei conduttori tagliati dal polo Sud. I lati attivi appartenenti alla stessa fase (1, 1', 2, 2' per la prima, 3,3',4,4' per la terza, 5,5',6,6' per la seconda) sono collegati in serie tra di loro. La figura rappresenta lo schema panoramico dell'intero motore se i suoi poli sono due, metà dell'intero se i suoi poli sono quattro, un terzo dell'intero se i suoi poli sono sei, eccetera.

Si supponga che il campo rotante (di velocità n1 [g /']) abbia una distribuzione d'induzione sinusoidale nel traferro e che si muova con una velocità lineare costante Ve [m / s] rispetto agli avvolgimenti di statore. In ciascun conduttore attivo posto nelle cave di statore si indurrà una f.e.m. di valore istantaneo ei(t) = bi(t)·l·Ve [V], dove bi(t) [Wb / m2] è il valore istantaneo della componente d'induzione normale al conduttore ed l [m] è la lunghezza attiva del conduttore.
Poiché l'induzione è sinusoidale nello spazio e scorre con velocità costante, in ogni conduttore si induce una f.e.m. sinusoidale nel tempo. Si deduce che il tempo T [s] che impiega l'intera onda di induzione (che occupa il doppio di un passo polare t [m]) a tagliare il conduttore corrisponde al periodo della f.e.m. indotta nel conduttore medesimo. Per essa la frequenza varrà:

Il valore efficace della f.e.m. indotta nel conduttore si potrà esprimere con Ei = B·l·Ve [V] ed in tale espressione il valore efficace B non ha alcun significato fisico perché l'induzione varia sinusoidalmente nello spazio, mentre la f.e.m. varia sinusoidalmente nel tempo. Tuttavia si può legare il valore di B al valore medio Bm che l'induzione ha attraverso un polo (ovvero in un semiperiodo dell'onda sinusoidale dell'induzione) mediante la relazione:

L'espressione del valore efficace della f.e.m. indotta diventa così:

Poiché Bm [Wb/m2] è il valore medio d'induzione attraverso una espansione polare, chiamando con Fpp [Wb] il flusso per polo e con Sp [m2] la sezione trasversale di un polo, si avrà:

che sostituita nell'espressione del valore efficace della f.e.m. indotta dà:

Infine, considerando che per comporre una fase statorica si collegano N1 conduttori in serie e che l'avvolgimento sarà caratterizzato da un coefficiente di Blondel Kb1 e da un eventuale coefficiente di accorciamento di passo Kp1 , il valore efficace che assume la f.e.m. indotta in ciascuna fase statorica varrà:

che, riassumendo tutte le costanti, si riduce alla:

Osservazione: il fattore Kf è analogo al fattore di forma delle grandezze alternate e se la distribuzione dell'onda d'induzione al traferro è sinusoidale vale:

Osservazione: il fattore di Blondel Kb tiene conto del fatto che la sommatoria vettoriale delle N1 f.e.m. indotte nei conduttori collegati in serie che costituiscono una fase statorica è inferiore al prodotto Ei·N1 che ne costituisce la somma aritmetica per via del fatto che le varie f.e.m. sono tra di loro sfasate:

In questa espressione q identifica il numero di cave per polo e per fase mentre aec rappresenta l'angolo elettrico di cava, ovvero l'angolo di sfasamento tra le f.e.m. indotte nei conduttori posti in due cave adiacenti. Tale angolo si calcola con:

dove amc è l'angolo meccanico di cava (calcolabile dividendo 360° per il numero totale di cave statoriche e p è il numero di paia di poli dell'avvolgimento statorico).
Osservazione: il fattore di accorciamento di passo Kp tiene conto del fatto che, per eliminare dall'onda della f.e.m. indotta le componenti armoniche dovute alla non perfetta sinusoidalità della distribuzione dell'induzione nel traferro, molto spesso si ricorre a raccorciare il passo, ovvero i conduttori posti in una cava non vengono collegati in serie con quelli che si trovano nella cava distante un passo polare bensì con quelli che si trovano in una cava più vicina. Raccorciando di un terzo di passo polare si elimina la componente armonica del terzo ordine, raccorciando di un quinto del passo polare si elimina la componente armonica del quinto ordine, eccetera. Il fattore di passo si determina mediante l'espressione:

dove b è il passo di spira, ovvero l'angolo elettrico abbracciato da una spira dell'avvolgimento (ovviamente b = 180° se il passo è intero).

Grandezze che caratterizzano il rotore

- f.e.m. indotta in ciascuna fase rotorica: che, riassumendo tutte le costanti, si riduce alla .Tale f.e.m. risulta essere variabile al variare delle frequenze rotoriche;
- velocità meccanica del rotore: n2 [g/1'];
- velocità con la quale il campo rotante taglia i conduttori di rotore: (n1 - n2) [g/1'];
- scorrimento assoluto:

- scorrimento percentuale: s% = 100·s ;
- dall'espressione dello scorrimento assoluto si ricava: n2 = n1·(1 -s) [g/1'];
- essendo la velocità n1 del campo rotante legata alla frequenza f1 di alimentazione degli avvolgimenti statorici dalla , analogamente si avrà per il rotore:

cioè la frequenza rotorica varia con lo scorrimento;
- sostituendo nell'espressione della E2 ad f2 l'espressione appena ricavata si ottiene l'espressione .Chiamando la f.e.m. rotorica quando lo scorrimento vale 1 (ovvero quando il rotore è fermo) e quindi le frequenze rotoriche sono uguali a quelle statoriche, si avrà , cioè la f.e.m. rotorica varia con lo scorrimento ;
- rapporto di trasformazione del motore m = E1/E2(1) = (KA1·N1) / (KA2·N2) ;
- reattanza di dispersione di una fase rotorica X2(s) = X2(1)·s dove X2(1) è la reattanza a rotore bloccato quando le frequenze rotoriche sono uguali a quelle statoriche ;
- corrente in una fase rotorica I2(s) = E2(s) / Z2(s) , variabile con lo scorrimento essendo variabili sia la f.e.m. che la parte reattiva dell'impedenza.

Reazione rotorica

Le f.e.m. indotte negli avvolgimenti rotorici E2(s) generano delle correnti I2(s) negli avvolgimenti stessi (essendo questi chiusi in cortocircuito). Tali correnti, circolando in avvolgimenti polifasi simmetrici ed essendo sostenute da sistemi simmetrici di f.e.m. producono un campo rotante, detto campo rotante di indotto, il quale ha lo stesso numero di coppie polari del campo rotante induttore (quello originato dalle correnti presenti negli avvolgimenti statorici). La velocità del campo d'indotto rispetto al rotore vale:

Per ricavare la velocità del campo d'indotto rispetto allo statore bisognerà sommare alla sua velocità rispetto al rotore la velocità del rotore rispetto allo statore (n1 -n2) + n2 = n1. Si osserva così che il campo d'indotto ruota nel traferro con la stessa velocità del campo rotante induttore, qualunque sia la velocità n2 propria del rotore (equivale a dire che i due campi conservano invariata durante la rotazione la loro posizione reciproca).Ne consegue che le correnti rotoriche, qualunque sia il funzionamento del motore, esercitano una reazione rotorica d'indotto sul sistema induttore (avvolgimenti statorici) con la stessa frequenza f1 propria degli avvolgimenti statorici. Ovvero l'effetto di reazione delle correnti rotoriche I2(s) sullo statore è perfettamente analogo all'effetto di reazione, in un trasformatore, della corrente I2 circolante negli avvolgimenti secondari sugli avvolgimenti primari, indipendentemente dalla rotazione meccanica del rotore. Tutto ciò rende il circuito equivalente del motore analogo a quello del trasformatore. Infatti ciascuna fase dello statore è concatenata con un flusso FC alternato sinusoidale di frequenza f1 (purchè sia sinusoidale la distribuzione nel traferro del flusso per polo e sia costante la velocità del campo rotante) e, come nei trasformatori, se sono costantì la tensione e la frequenza di alimentazione dovrà essere pressoché costante la f.e.m. indotta in ciascuna fase statorica che, a sua volta, presuppone la costanza di FC e quindi della forza magnetomotrice che sostiene il flusso ( nelle equazioni seguenti Ri è la riluttanza del circuito magnetico):
a vuoto:

a carico:



proprio come nei trasformatori.

Circuito equivalente


Essendo la macchina trifase, si fa riferimento ad una fase del motore equivalente Y/Y (quindi le correnti sono uguali a quelle di linea, mentre le tensioni sono quelle stellate che andranno moltiplicate per al fine di ottenere quelle concatenate di linea).
Per quanto riguarda lo statore, il suo circuito equivalente è uguale a quello del primario di un trasformatore, valgono le stesse identiche considerazioni con l'osservazione che la f.e.m. indotta è originata dal taglio degli avvolgimenti statorici da parte del campo magnetico rotante avente distribuzione sinusoidale nel traferro, mentre nei trasformatori la stessa f.e.m. indotta era originata dalla concatenazione con l'avvolgimento primario del flusso utile variabile sinusoidalmente nel tempo.
Per quanto riguarda il rotore, si devono considerare:
a) la resistenza ohmica di una fase equivalente a stella R2 [W] indipendente dalla velocità del motore;
b) la reattanza di dispersione di una fase equivalente a stella dovuta ai flussi dispersi di rotore Xd2(s) [W]. Tale reattanza non è costante ma varia al variare della velocità del rotore (cioè è funzione dello scorrimento s ). Infatti, variando lo scorrimento, varia il valore della frequenza rotorica così che:

dove Xd2(1) è la reattanza di dispersione rotorica a rotore bloccato. Si osserva che Xd2(1) è il massimo valore che la reattanza può assumere, infatti mano a mano che il rotore acquista velocità lo scorrimento diminuisce ( s = 1 all'avviamento, s vale pochi centesimi a regime, s = 0 teoricamente a vuoto). Si può quindi dire che l'impedenza rotorica vale:

Considerando che la f.e.m. stellata che agisce su ciascuna fase rotorica vale , la corrente che circola in ciascuna fase del rotore sarà data da:

Si osserva che la corrente che circola in ciascuna fase del rotore, quando esso ruota con scorrimento s , è la stessa che si avrebbe se il rotore fosse fermo ( s = 1 ) ma con la resistenza ohmica di ogni fase rotorica aumentata dal valore R2 [W] al valore [W].

La quantità rappresenta la potenza trasmessa dallo statore al rotore. Tale potenza sarà pari alla somma della potenza dissipata per effetto joule nella resistenza rotorica e della potenza elettrica trasformata in meccanica (potenza meccanica generata):

Pertanto, sdoppiando il termine nella somma:

si possono mettere in evidenza separatamente la potenza persa per effetto joule PJR e la potenza meccanica generata PM per ciascuna fase. Ci riduciamo così al circuito equivalente di una fase Y/Y sopra disegnato. In tale circuito, che altro non è che l'interpretazione circuitale dell'equazione (*) , le frequenze rotoriche sono le stesse dello statore essendo f2(1) = f1. Osserviamo che se il rotore è bloccato (situazione all'avviamento) si ha s = 1 ed e pertanto tutta la potenza trasmessa viene dissipata per effetto joule, invece se il rotore raggiunge la velocità del campo magnetico rotante (cosa naturalmente impossibile) si ha ed così che il circuito rotorico risulta aperto e quindi sono nulle sia la corrente rotorica che la potenza trasmessa.
Come per il trasformatore, è possibile riportare allo statore (primario) gli elementi del rotore (secondario) dando luogo al circuito equivalente:


Se poi si trascura la c.d.t. nello statore, ovvero si ritiene la f.e.m. indotta nello statore E1 costante ed uguale alla tensione applicata V1Y , ovvero si suppone che la macchina funzioni a flusso per polo costante, si potrà trasportare i due rami trasversali a monte di tutto ed ottenere così il circuito equivalente semplificato ridotto a statore riportato sopra, per il quale:
Re' = R1 + R2' [W] , Xe' = Xd1 + Xd2'(1) [W]

Caratteristica elettromeccanica

Questa caratteristica fornisce il valore della coppia elettromagnetica generata CM [N·m] in funzione dello scorrimento s . Per ricavarla bisogna far riferimento al circuito equivalente coi parametri di rotore riportati allo statore:

Per prima cosa possiamo scrivere:

dove PM [W] è la potenza meccanica generata, W2 [rad /s] è la velocità angolare del rotore.
La velocità angolare vale:

dove W1 è la velocità angolare del campo rotante.
Con riferimento al circuito equivalente coi parametri del rotore riportati allo statore, la potenza meccanica generata è legata alla resistenza fittizia RM'(s) dalla relazione:


Dividendo per l'espressione di W2 e semplificando si ha infine:

Se si fa riferimento al circuito equivalente semplificato, confondendo E1 con V1Y si ha:

L'andamento qualitativo di tale funzione è il seguente:

Il caratteristico andamento della funzione CM = f(s) si giustifica osservando che quando s = 0 si ha CM = 0 . All'aumentare di s aumenta pure CM , per valori di s molto piccoli, potendosi trascurare a denominatore s·[Xd2(1)]2 rispetto , si ha che CM cresce con legge proporzionale con s e la caratteristica è rettilinea:

La CM raggiunge il massimo quando i due termini a denominatore sono uguali:

Si osserva che la massima coppia esprimibile dal motore dipende unicamente dalla reattanza di dispersione rotorica e, quindi, dalla estensione del traferro tra statore e rotore. Inoltre, essendo di solito Xd2(1) = (5 ÷ 10)·R2 , sarà sCMAX = (0,1 ÷ 0,2).
Per valori di s maggiori di sCMAX la coppia diminuisce all'aumentare dello scorrimento e tende asintoticamente al valore zero.
All'avviamento, essendo s = 1 , la coppia vale:

Si può facilmente verificare che il tratto di funzionamento stabile è quello che va dall'origine (funzionamento a vuoto) allo scorrimento di massima coppia.
Il corretto dimensionamento del motore deve prevedere una coppia di normale funzionamento inferiore a CMAX / 2 così che la macchina sia in grado di far fronte a temporanei sovraccarichi di coppia superiori al 100%.
Osservazione : lo studio rigoroso della funzione CM = f(s) potrebbe essere fatto impiegando i noti metodi dell'analisi matematica, i risultati sarebbero comunque quelli esposti.

Bilancio delle potenze


La figura sopra disegnata mostra il flusso delle potenze nel motore, a partire dalla potenza elettrica assorbita PA fino alla potenza meccanica utile erogata all'albero P . Sono inoltre mostrate le coppie trasmesse nelle varie sezioni con la relativa velocità in giri al minuto.
Potenza elettrica assorbita:

Perdite nel ferro di statore:

dove PFen sono le perdite nel ferro rilevate con la prova a vuoto condotta con tensione ( V1n ) e frequenza nominali. Tali perdite avvengono a vuoto nel solo statore, infatti la frequenza rotorica è circa zero essendo la velocità a vuoto del motore di pochissimo inferiore alla velocità del campo rotante e quindi le perdite nel ferro di rotore sono a vuoto quasi nulle.
Perdite nel rame di statore PJS = 3·R1·I12 [W], dove R1 è la resistenza ohmica di una fase statorica a stella. Tale resistenza è uguale a quella di una fase se le fasi sono collegate a stella, è un terzo di quella di una fase se le fasi sono collegate a triangolo. Invece è sempre la metà di quella misurata tra morsetto e morsetto, qualunque sia il collegamento interno tra le fasi.
Perdite addizionali di statore:

dove PADSn sono le perdite addizionali quando la corrente ( I1n ) e la frequenza sono quelle nominali.
Perdite addizionali di rotore PADR [W] sono trascurabili perché, a regime, le frequenze rotoriche sono piccolissime e, con esse, le perdite addizionali. All'avviamento, essendo le frequenze rotoriche uguali a quelle statoriche, è lecito attribuire al rotore delle perdite addizionali pari a quelle proprie dello statore.
Perdite nel ferro di rotore PFeR [W] sono del tutto trascurabili a regime o a vuoto essendo piccolissime le frequenze rotoriche, mentre all'avviamento si possono considerare pari a quelle statoriche (essendo la massa di ferro rotorico paragonabile alla massa di ferro statorico e, all'avviamento, le frequenze rotoriche uguali alle statoriche).
Potenza trasmessa dallo statore al rotore PT = PA - PFeS - PJS - PADS = P + Pm + PJR [W] essendo a regime trascurabili le PADR e le PFeR. Nel caso in cui le frequenze rotoriche non siano trascurabili (avviamento) si dovranno considerare le PADR e le PFeR come estranee alla potenza trasmessa in quanto si intende trasmessa solo la potenza effettivamente raccolta nel circuito rotorico. Nel circuito equivalente, la potenza trasmessa è calcolabile con:

dove R2 è la resistenza ohmica a stella di una fase rotorica.
Perdite nel rame di rotore:

si osserva che quando il rotore è bloccato si ha PJR = PT , ovvero tutta la potenza trasmessa è dissipata per effetto joule negli avvolgimenti rotorici.
Potenza meccanica generata PM = P + Pm = PT -PJR = PT·(1-s) [W], sul circuito equivalente tale potenza è rappresentata da PM = 3·RM·I22 ove:

Perdite meccaniche Pm [W] che dipendono dalla velocità e si rilevano con la prova a vuoto condotta a velocità pari (o molto prossima) a quella nominale.
Potenza meccanica utile P = PM - Pm [W] è la potenza meccanica resa all'asse dal motore.
La potenza nominale Pn [W] riportata sulla targa è la potenza meccanica utile in condizioni nominali di funzionamento.
Coppia elettromagnetica generata:

è la coppia discussa assieme alla caratteristica elettromeccanica, non è tutta utile perché in parte serve a vincere la coppia resistente dovuta alle perdite meccaniche. Si osserva che W1 e W2 [rad / s] sono le velocità angolari rispettivamente del campo rotante e del rotore. All'avviamento questa potenza è calcolabile, oltre che con l'espressione canonica già vista, anche con:

Coppia utile:

è la coppia che il motore eroga all'albero.
Coppia nominale CEI:

è una coppia convenzionale.
Rendimento convenzionale:

Osservazione : si definiscono perdite costanti al variare del carico le perdite nel ferro e le perdite meccaniche, si definiscono perdite sotto carico le perdite per effetto joule negli avvolgimenti, le perdite addizionali e le perdite elettriche nelle spazzole (se esistenti).

Separazione delle perdite nel ferro dalle perdite meccaniche

a) Mediante motore tarato : dopo aver fatto la prova a vuoto a tensione e frequenza nominali ed aver ricavato la somma delle perdite costanti (PFeS + Pm)n , si accoppia il motore in prova ad un motore tarato (il quale permette di ricavare la potenza meccanica resa al suo albero una volta che sia nota la potenza elettrica assorbita) e con esso si fa ruotare il motore in prova alla sua velocità nominale senza che la macchina venga alimentata. In queste condizioni la potenza resa dal motore tarato coincide con le sole perdite meccaniche Pm del motore in prova e, quindi, le perdite nel ferro si avranno per differenza PFeSn = (PFeS + Pm)n - Pm .
b) Metodo del motore a vuoto : dopo aver fatto la prova a vuoto a tensione Vn e frequenza nominali ed aver ricavato la somma delle perdite costanti (PFeS + Pm)n , si fa un'altra prova a tensione V' ridotta (comunque non ridotta in quantità tale da far ridurre in misura apprezzabile la velocità a vuoto del motore) rilevando le nuove perdite (PFeS + Pm)' . Siccome le perdite meccaniche sono legate solo alla velocità di rotazione, esse rimarranno costanti e pari a Pm , mentre le perdite nel ferro, a valori bassi di saturazione, sono proporzionali al quadrato della tensione, si potrà scrivere:

c) Metodo della interpolazione grafica : si eseguono diversi rilievi delle perdite costanti (PFeS + Pm)* per valori della tensione V* applicata al motore variabili da poco più della tensione nominale fino ad un valore inferiore Vmin per il quale comunque non vari sensibilmente la velocità a vuoto (la frequenza deve essere sempre quella nominale). Per ogni prova sarà (PFeS + Pm)* = Pmis* - Pac* - PJS0* dove Pmis* è la potenza misurata dal sistema di misura, Pac* è l'autoconsumo del sistema di misura e PJS0* = 3·R1·I10*2 è la potenza persa per effetto joule negli avvolgimenti di statore. Con i valori misurati si costruisce il diagramma della funzione (PFeS + Pm) = f(V) :

Tale diagramma avrà l'aspetto di un ramo di parabola avente il vertice sull'asse delle ordinate e la concavità rivolta verso l'alto. Estrapolando il tratto rilevato sperimentalmente al valore V = 0 si ottengono evidentemente le Pm in quanto le perdite nel ferro con tensione applicata nulla sono nulle. Per estrapolare correttamente, si ricordi che la parabola interseca l'asse delle ordinate con tangente perpendicolare all'asse stesso, oppure si ricordi che tracciando il grafico (PFeS + Pm) = f(V2) l'andamento sarà rettilineo e quindi più facilmente riproducibile. Leggendo il valore di ordinata in corrispondenza di V = Vn si avrà (PFeS + Pm)n per cui sarà PFeSn = (PFeS + Pm)n - Pm .
d) Caso del motore con rotore avvolto : si esegue dapprima la prova a vuoto a tensione e frequenza nominali con gli avvolgimenti rotorici in cortocircuito e si rilevano le perdite costanti (PFeS + Pm)n = Pmis - Pac - PJS0 . Quindi, senza togliere l'alimentazione al motore, si apre il circuito rotorico tramite un interruttore precedentemente collegato ai suoi morsetti e, in brevissimo tempo, si rilevano le perdite costanti in tali condizioni PFeSn = Pmis* - Pac* - PJS0* . Tali perdite saranno costituite dalle sole perdite nel ferro in quanto, essendo il rotore aperto, sarà nulla la corrente rotorica che in precedenza sviluppava la coppia motrice necessaria a vincere le perdite meccaniche e quindi mancherà nella potenza elettrica assorbita la componente Pm . Come si è già fatto notare, è importante che il rilievo venga fatto prima che il motore perda sensibilmente velocità altrimenti, a causa dell'aumentare delle frequenze rotoriche, crescono le perdite nel ferro di rotore (che devono invece essere trascurabili) e la prova non è più valida. Note (PFeS + Pm)n e PFeSn sarà Pm = (PFeS + Pm)n - PFeSn .

Diagramma circolare

Considerando la macchina funzionante a flusso per polo costante, si può ritenere che al variare dello scorrimento sia E1 = V1Y costante e, nel circuito equivalente ridotto alla statore porre il ramo trasversale a monte di tutto:

Per la legge di Ohm si ha:

Dividendo entrambi i membri dell'equazione per si otterrà:

nella quale il primo membro è un vettore costante al variare dello scorrimento ed in quadratura in ritardo rispetto . Il secondo membro è invece composto di due termini che rappresentano due vettori dipendenti dallo scorrimento, tali da essere sempre in quadratura tra di loro (col secondo in anticipo sul primo) e tali da dare somma costante pari al vettore espresso dal primo membro. Da quanto detto risulta evidente che i tre vettori rappresentano i tre lati di un triangolo rettangolo inscritto in una circonferenza di diametro pari al primo membro dell'equazione che è pure l'ipotenusa del triangolo, mentre al variare dello scorrimento il vertice cui fanno capo i due cateti (rappresentati dai due termini a secondo membro dell'equazione) si muove sulla circonferenza, così che al variare dello scorrimento il luogo dei punti descritto dal vettore sarà una circonferenza.
Siccome , anche l'estremo del vettore rappresentante la corrente assorbita dal motore descriverà, al variare dello scorrimento, una circonferenza.

Nella figura sopra è mostrato il diagramma circolare del motore asincrono. L'orientamento è determinato dalla posizione assegnata al flusso concatenato con una delle tre fasi statoriche (variabile sinusoidalmente essendo il campo rotante distribuito sinusoidalmente nel traferro e ruotante a velocità costante) e della relativa tensione stellata (ovviamente in anticipo di 90° come nei trasformatori) applicata alla stessa fase. Prefissata la scala delle correnti 1[mm] = a [A] e scelto un generico punto di funzionamento P al quale sarà associato lo scorrimento s , si ha la seguente corrispondenza tra segmenti orientati e correnti:


Sul diagramma circolare assumono particolare rilievo i seguenti punti:
a) Po , punto di funzionamento a vuoto per il quale s = 0 , I1'(s) = 0 , I1(s) = I10 ;
b) Pc , punto di funzionamento in cortocircuito per il quale s = 1 , I1(s) = IAV ;
c) P¥ , punto di funzionamento a scorrimento infinito per il quale R2'/s = 0 ;
d) Px , punto di funzionamento a corrente di reazione reattiva per il quale lo scorrimento è negativo e pari a s = - R2'/R1 in quanto deve essere R1 + R2'/s = 0.

Interpretazione del Diagramma circolare

Il diagramma circolare viene normalmente dedotto dalle seguenti prove fatte sul MAT:
1) misura della resistenza equivalente a stella di una fase statorica R1 , tale valore deve ovviamente essere riferito alla temperatura convenzionale di riferimento (che dipende dalla classe di isolamento della macchina);
2) prova a vuoto dalla quale di ricava la corrente assorbita I10 ed il relativo fattore di potenza cosjo;
3) prova a rotore bloccato (prova di cortocircuito) dalla quale si ricava la corrente di avviamento IAV ed il relativo fattore di potenza cosjcc (valori riferiti alla temperatura convenzionale di riferimento).
Gli sfasamenti in ritardo jo e jcc delle correnti rispetto alla tensione permettono di individuare le direzioni delle correnti e e, attraverso i moduli delle correnti stesse, i punti Po e Pc. Sapendo che il centro del diagramma circolare ha la stessa ordinata del punto Po e che il segmento Po__Pc è una corda della circonferenza, basterà tracciare l'asse di tale corda per ottenere il centro C come intersezione dell'asse con la semiretta orizzontale mandata da Po. Centrando in C con raggio C__Po si traccia infine il diagramma circolare.

Pur essendo il diagramma circolare un diagramma di correnti, esso può essere utilizzato per determinare tutte le grandezze che caratterizzano il funzionamento del MAT. Allo scopo è necessario individuare le seguenti tre rette di riferimento:
retta delle potenze assorbite : è la semiascissa positiva del diagramma;
retta delle potenze meccaniche erogate : è la semiretta mandata dal punto Po e passante per Pc;
retta delle coppie (o delle potenze trasmesse) : è la semiretta mandata dal punto Po e passante per P¥ . Tale semiretta si può tracciare dopo aver determinato il punto Ec che separa il segmento Pc__Bc in due parti Pc__Ec , Ec__Bc. Il segmento Pc__Bc rappresenta le perdite complessive nel rame all'avviamento, il segmento Pc__Ec rappresenta le perdite nel rame di rotore all'avviamento, il segmento Ec__Bc rappresenta le perdite nel rame di statore all'avviamento. Queste ultime si possono calcolare con la relazione Pjscc = 3·R1·IAV2 [W] e riportare, attraverso un'opportuna scala delle potenze, come segmento Ec__Bc.
I fattori di scala con i quali leggere il diagramma circolare sono i seguenti:
1[mm] = a [A] , 1[mm] = 3·V1Y·a = w [W]

Considerati un generico punto P sul diagramma circolare e gli adeguati fattori di scala, si ha la seguente corrispondenza tra segmenti e caratteristiche del motore:
O__P corrente assorbita;
fattore di potenza;
Po__P corrente di reazione;
P__A potenza elettrica assorbita;
B__A perdite costanti;
E__B perdite nel rame di statore;
D__E perdite nel rame di rotore;
P__D potenza meccanica erogata;
P__E potenza trasmessa e coppia;
rendimento;
scorrimento.
Si osservi che per il fattore di potenza, il rendimento e lo scorrimento di possono anche costruire adeguate scale graduate, riducendo così a semplici costruzioni grafiche le operazioni necessarie per conoscere tali caratteristiche.
Tutte queste caratteristiche possono essere infine riassunte in funzione della corrente assorbita dal motore, dando così luogo ai seguenti diagrammi:

Si osserva come, in un motore correttamente dimensionato, la corrente di funzionamento nominale I1N si collochi in modo tale da realizzare condizioni prossime a quelle di massimo rendimento e massimo fattore di potenza, oltre a permettere un più che considerevole sovraccarico di coppia. Risultano ovvi i motivi di tale scelta.
Nel trarre le caratteristiche di funzionamento dal diagramma circolare si sono effettuate le seguenti approssimazioni:
a) si è considerata la macchina funzionante a flusso per polo costante, oltre che a tensione e frequenza costanti.
b) si è assunto nullo lo scorrimento in corrispondenza del funzionamento a vuoto, in realtà così non è essendo presente la coppia frenante dovuta alle perdite meccaniche che obbliga il motore a sviluppare un'adeguata (seppure piccola) coppia motrice.
c) il punto Po è determinato dalla I10 e dal cosjo, ma entrambe queste grandezze sono relative ad una condizione di scorrimento non nullo ed alla presenza di perdite (seppure piccole) nel rame della macchina. In effetti il punto Po così determinato risulta spostato più in alto rispetto al punto di funzionamento ideale a vuoto.
d) al variare dello scorrimento sicuramente variano sia le perdite nel ferro di rotore PFeR che le perdite meccaniche Pm , più precisamente le PFeR aumentano mentre le Pm diminuiscono all'aumentare dello scorrimento. Nel diagramma circolare, invece, si assume costante la somma (PFeS + PFeR + Pm) riassunta dal segmento B__A. Tale approssimazione risulta accettabile considerando la variazione di segno opposto per le perdite suddette.
e) la costruzione è basata sull'ipotesi di valutare le perdite nel rame di statore trascurando la corrente a vuoto rispetto alla corrente di reazione.
f) la potenza trasmessa viene valutata sul diagramma senza il contributo delle perdite meccaniche (conglobate nelle perdite costanti e quindi nel segmento B__A). Questo fatto influisce poco sulla coppia calcolata sul diagramma stesso, infatti tale coppia risulta essere intermedia tra quella generata e quella erogata definite precedentemente.
In base a semplici considerazioni sul diagramma, risulta facile individuare per quali punti si ha il massimo per il f.d.p., per il rendimento, per la potenza assorbita, per la potenza erogata, per la coppia.
Esistono delle costruzioni corrette del diagramma circolare (tutte tendenti ad innalzare leggermente il centro C) che rimediano parzialmente agli errori dovuti alle approssimazioni sopra ricordate. Tuttavia, considerando il procedimento sperimentale dal quale trae origine il diagramma stesso, tali correzioni possono essere ritenute inutili e quindi omesse.

Doppia funzione del reostato di avviamento

Assume grande importanza la coppia allo scorrimento s = 1 , cioè all'avviamento:

Essendo R22 << [Xd2(1)]2 si ha:

dalla quale si deduce che per aumentare la coppia di spunto è necessario aumentare la resistenza rotorica. A ciò provvede il reostato di avviamento inserito in serie a ciascuna fase rotorica grazie al quale la resistenza per fase rotorica assume il valore R2* > R2 . L'effetto di una maggiore resistenza rotorica è quello di fare aumentare lo scorrimento per il quale si ha la massima coppia mantenendo invariata la coppia massima. Per avere la massima coppia proprio all'avviamento bisogna rendere R2* = Xd2(1) e pertanto si dovrà disporre un reostato di resistenza Ra = Xd2(1) - R2 . Se invece si desidera dare luogo alla massima coppia in corrispondenza di un valore di scorrimento sCMAX* > sCMAX è facile verificare che sarà necessario un reostato di resistenza:

in quanto lo scorrimento di massima coppia è direttamente proporzionale alla resistenza rotorica.

Quale seconda funzione, il reostato riduce la corrente assorbita all'avviamento aumentandone anche il fattore di potenza.
Ad avviamento completato il reostato deve essere disinserito in quanto, a parità di coppia generata, lo scorrimento del motore è tanto più grande ed il rendimento è tanto più piccolo quanto più è grande la resistenza rotorica.

Funzionamento a 50 e 60 [Hz] con tensione applicata costante

Si immagini di avere un motore costruito per funzionare alla tensione V ed alla frequenza f = 50 [Hz]. Ci si chiede come si modificheranno le grandezze più caratteristiche se, mantenendo costante la tensione, si porta la frequenza a f* = 60 [Hz].
Campo rotante:
la velocità del campo rotante:

risulta essere direttamente proporzionale alla frequenza di alimentazione:

Flusso per polo:
il flusso, e quindi l'induzione nella macchina, risulta essere inversamente proporzionale alla frequenza di alimentazione. Questo fatto è facilmente dimostrabile ricordando l'espressione della forza elettromotrice (e quindi della tensione applicata a meno delle cadute di tensione nell'avvolgimento statorico):

Si avrà quindi:

Perdite nel ferro:
quelle per correnti parassite non variano in quanto esse dipendono dal quadrato sia dell'induzione che della frequenza e tali grandezze variano in misura inversamente proporzionale tra di loro. Quelle per isteresi diminuiscono all'aumentare della frequenza perché dipendono linearmente dalla frequenza e secondo un esponente maggiore di uno ( o 1,6 o 2 a secondo che sia BM < 1 [Wb / m2] o BM ³ 1 [Wb / m2] ) dall'induzione. In definitiva le perdite nel ferro diminuiscono leggermente all'aumentare della frequenza.
Corrente assorbita a vuoto e parametri trasversali:
considerando la piccola diminuzione delle perdite nel ferro conseguentemente all'aumento della frequenza, è lecito ritenere pressoché costante la componente attiva della corrente assorbita a vuoto. Questo significa considerare il parametro trasversale Ro del circuito equivalente invariato nel funzionamento a 50 e 60 [Hz]. Per quanto riguarda la componente magnetizzante della corrente assorbita a vuoto, si dovrà tenere conto del fatto che il flusso per polo varia con legge inversamente proporzionale con la frequenza e quindi anche la corrente magnetizzante seguirà la medesima variazione. Questo significa considerare il parametro trasversale Xm del circuito equivalente direttamente proporzionale alla frequenza:

Resistenza equivalente:
tale parametro, considerando che tiene conto soprattutto delle perdite ohmiche (ed in parte, molto minore, delle perdite addizionali) negli avvolgimenti, non varia con la frequenza e quindi ha lo stesso valore Re' sia a 50 che 60 [Hz]. Per quanto riguarda le perdite addizionali, che comunque sono una piccola frazione di quelle ohmiche, si ha che esse sono proporzionali al quadrato della frequenza.
Reattanza equivalente:
tale parametro del circuito equivalente, che tiene conto degli effetti autoinduttivi e dell'impegno di potenza reattiva causato dalle dispersioni di flusso, varia proporzionalmente con la frequenza essendo notoriamente la reattanza proporzionale alla frequenza (a parità di coefficiente d'autoinduzione):

Diagramma circolare:

legenda: O , O* origini del sistema di assi coordinati a 50 e 60 [Hz];
O__A corrente assorbita a vuoto a 50 [Hz];
O*__A corrente assorbita a vuoto a 60 [Hz];
C , C* punti di funzionamento in cortocircuito a 50 e 60 [Hz];
D , D* punti a scorrimento infinito a 50 e 60 [Hz];
A__C , A__C* rette potenze rese a 50 e 60 [Hz];

A__D , A__D* rette coppie a 50 e 60 [Hz];

Da quanto premesso, risulta facile disegnare il diagramma circolare relativo al funzionamento a 60 [Hz] se è noto quello relativo a 50 [Hz]. I due diagrammi conviene che siano tracciati mantenendo in comune il punto A di funzionamento a vuoto. Ne consegue che i punti O ed O* relativi all'origine dei vettori rappresentanti le correnti assorbite saranno distinti essendo la componente magnetizzante della corrente assorbita a vuoto dal motore a 60 [Hz] più piccola di quella relativa al funzionamento a 50 [Hz]. Anche i diametri AB ed AB* dei cerchi saranno diversi, più precisamente sarà AB* = AB·0,833 perché il diametro, a parità di tensione applicata, risulta essere inversamente proporzionale alla reattanza equivalente.
Per quanto riguarda i punti C* e D* sul diagramma a 60 [Hz] relativi rispettivamente agli scorrimenti 1 ed ¥ , si possono facilmente determinare attraverso la costruzione grafica rappresentata in figura.
Vediamo la dimostrazione per il punto C* di corto:

Dalla figura:

Quindi ed il punto C* rappresenta effettivamente il punto di funzionamento in cortocircuito a 60 [Hz].
Avendo ora i due diagrammi circolari a disposizione diventa possibile effettuare, anche quantitativamente, qualsiasi confronto tra il funzionamento del motore a 50 e 60 [Hz]. Ad esempio si può verificare che la corrente assorbita a parità di coppia aumenta con la frequenza, a parità di scorrimento diminuisce, a parità di potenza resa aumenta. Occorre tenere presente che mentre le scale delle correnti e delle potenze sono le stesse per i due diagrammi, quelle delle coppie variano in ragione inversa della frequenza (essendo la velocità del campo rotante proporzionale alla frequenza).Caratteristica meccanica:

La coppia di avviamento vale:

Ricordando che la reattanza di dispersione dipende dalla frequenza e trascurando a denominatore R22 rispetto Xd2(1)2 si ha che la coppia di avviamento è inversamente proporzionale al cubo della frequenza:

La coppia massima vale:

Per quanto sopra detto risulta evidente come la massima coppia sia inversamente proporzionale al quadrato della frequenza. Sia per la coppia di avviamento che per la coppia massima si può inoltre affermare che la loro diminuzione in seguito ad un aumento della frequenza è ancora più marcata di quanto appena detto, infatti all'aumentare della frequenza aumenta pure la reattanza di dispersione dello statore così che aumenta la caduta di tensione statorica ed, a parità di tensione applicata, diminuisce la f.e.m. E1 e con essa la coppia.
Lo scorrimento per il quale si ha la massima coppia vale:

Per quanto sopra detto risulta evidente come tale scorrimento vari in misura inversamente proporzionale con la frequenza. La differenza non dipende invece dalla frequenza, infatti risulta essere e, mentre n1 aumenta con la frequenza, sCMAX diminuisce con la frequenza.
Dall'espressione generale della coppia motrice generata:

e nel caso di piccoli scorrimenti, così che a denominatore si possa trascurare Xd2(1)2 rispetto R22 , si dimostra che a coppia costante lo scorrimento è inversamente proporzionale alla frequenza.
Potenza meccanica erogata:
è importante tenere presente la legge meccanica con cui varia la coppia resistente delle macchine operatrici al variare della velocità, questo per valutare le conseguenze che un aumento della frequenza e quindi della velocità ha sulla potenza meccanica erogata (e quindi anche sulla corrente assorbita) dal motore.
Per le macchine utensili la coppia resistente non dipende dalla velocità e quindi la potenza erogata dal motore cresce proporzionalmente con la frequenza.
Per le pompe centrifughe ed i ventilatori la coppia resistente è proporzionale al quadrato della velocità e quindi la potenza erogata dal motore cresce proporzionalmente col cubo della frequenza.

Funzionamento a tensione diversa dalla nominale e frequenza costante

Se la macchina è poco satura, le variazioni contenute di tensione si ripercuotono pressoché proporzionalmente sul flusso per polo cosicché, risultando ancor valide le espressioni della coppia, si può dedurre che la coppia massima e la coppia di spunto, dipendendo dal quadrato della tensione, avranno variazioni notevolmente più grandi di quelle presentate dalla stessa tensione d'alimentazione (se la tensione aumenta di molto, a causa della saturazione del circuito magnetico, il flusso magnetico aumenta meno della tensione così che le coppie aumentano assai meno).
Considerando il diagramma circolare, sempre nell'ipotesi di variazioni contenute della tensione così che si possa ritenere costante la permeabilità del circuito magnetico e quindi anche i parametri del circuito equivalente, accade che gli sfasamenti in ritardo sulla tensione della corrente assorbita a vuoto e della corrente di cortocircuito rimarranno invariati mentre i valori delle correnti stesse varieranno proporzionalmente alle tensioni. Quindi i due diagrammi per due tensioni diverse V1 e V1* si corrisponderanno secondo una similitudine geometrica, essendo ( V1/V1* ) il rapporto di similitudine. Si possono quindi disegnare i due diagrammi per le due diverse tensioni (il diagramma di diametro maggiore sarà relativo alla tensione maggiore), tenendo comune il punto di funzionamento a vuoto. Avendo a disposizione i due diagrammi circolari si possono fare tutti i confronti desiderati tra le due diverse condizioni di funzionamento.
Ad esempio, è facile verificare che, a parità di coppia sviluppata, saranno maggiori sia la corrente assorbita che lo scorrimento quando la tensione è minore, così che si avranno maggiori perdite negli avvolgimenti, mentre la minore tensione determinerà minori perdite nel ferro. Il rendimento potrà essere sia maggiore che minore, tutto dipende dalle variazioni delle perdite, e questo potrà essere verificato sui diagrammi circolari.

Metodi di avviamento

All'avviamento si ha negli avvolgimenti rotorici la stessa frequenza propria degli avvolgimenti statorici ed una perfetta analogia col trasformatore in cortocircuito. Tutto questo determina l'assorbimento di una corrente molto più grande di quella nominale (anche 8 ÷ 10 volte), con un bassissimo fattore di potenza ( < 0,2r ) essendo Xd2(1) >> R2.
Per tali motivi, l'avviamento a piena tensione, specie se il motore è di media o grande potenza, provoca perturbazioni inaccettabili nella rete di distribuzione cui esso è allacciato. Si sono quindi messi a punto diversi metodi di avviamento, tutti tendenti a ridurre l'intensità della corrente assorbita e, per alcuni, ad aumentare sia il fattore di potenza che la coppia sviluppata.

Avviamento mediante reostato.

E' possibile solo per i motori con rotore avvolto e ad anelli. Consiste nel collegare in serie, prima dell'avviamento, a ciascuna fase rotorica una resistenza addizionale Ra così da aumentare la resistenza rotorica stessa da R2 a (R2 + Ra). Si ottiene in tal modo una riduzione dell'intensità di corrente assorbita, un aumento del fattore di potenza, un aumento della coppia di spunto (questi aspetti sono già stati discussi a proposito della doppia funzione del reostato di avviamento). E' adatto ad avviare il motore sotto carico.
A titolo di approfondimento vediamo come, utilizzando il diagramma circolare, sia possibile calcolare il valore Ra del reostato affinché la coppia di spunto assuma il valore desiderato CAV* , noti che siano il rapporto di trasformazione m ed R2.

Sul diagramma la coppia di avviamento propria del motore è CAV individuata dal segmento Pc__Ec , mentre la corrente assorbita è IAV. Utilizzando la scala delle coppie si può determinare la lunghezza del segmento Pc*__E* corrispondente alla coppia di spunto desiderata CAV* , quindi si individua il nuovo punto di avviamento Pc* . Si osserva come la nuova corrente di spunto IAV* sia più piccola e meno sfasata che non quella precedente. Siccome Pc* è il nuovo punto di cortocircuito, il segmento Pc*__E* rappresenta, nella scala delle potenze, anche le perdite nel rame di rotore all'avviamento. Si può quindi scrivere:
PJRCC* =3·(R2 + Ra)·I2AV*2 = 3·(R2 + Ra)·m2·IAV'*2 [W]
dove IAV'* è la corrente di reazione all'avviamento pari al segmento Po__Pc* . Risolvendo rispetto Ra si ottiene infine:

che è quanto si cercava.

Avviamento Y/D.

Si utilizza per motori di potenza fino a 20 [KW] ed aventi l'avvolgimento statorico collegato con le fasi a triangolo nel funzionamento normale. Il rotore può essere indifferentemente del tipo avvolto od a gabbia. Si presta solo per avviamenti a vuoto essendo la coppia di spunto notevolmente ridotta.
La figura sottostante riporta lo schema di potenza di un avviamento Y/D ( u , v , w sono i morsetti d'inizio delle fasi statoriche del motore, x , y , z sono i morsetti d'uscita delle fasi statoriche del motore. Non sono riportati i dispositivi di protezione).

All'avviamento, l'interruttore Y deve essere chiuso così che il MAT parta con gli avvolgimenti statorici a stella. Dopo aver chiuso l'interruttore di linea L si dovrà attendere che il motore abbia raggiunto circa l'ottanta percento della velocità a vuoto prima di aprire l'nterruttore Y e, subito dopo, chiudere l'interruttore D relativo al funzionamento con gli avvolgimenti statorici a triangolo. E' importante che l'interruttore D venga chiuso solo dopo avere aperto l'interruttore Y per evitare il cortocircuito tra due fasi. Ovviamente accade che viene a mancare per un breve intervallo di tempo l'alimentazione al motore, così che nell'istante in cui essa si ripristina si presenta una punta di corrente assorbita che può provocare gravi disturbi elettrici nella linea di alimentazione ed altrettanto gravi disturbi elettromagnetici nell'ambiente circostante.
L'avviamento a Y comporta la riduzione di tre volte della corrente assorbita (per capirlo basta considerare l'equivalenza tra due carichi trifasi equilibrati, di eguale impedenza, ma alimentati l'uno a stella e l'altro a triangolo) e di tre volte della coppia di spunto (perché la coppia dipende dal quadrato della tensione applicata ed a stella la tensione è più piccola che non a triangolo).

Avviamento mediante autotrasformatore.

E' più costoso dello Y/D , tuttavia è adottato comunemente per i motori di potenza più elevata in quanto elimina le punte di corrente all'avviamento non mancando mai la tensione durante l'avviamento. Il rotore può essere indifferentemente del tipo avvolto od a gabbia. Inoltre permette di rendere più graduale l'avviamento essendo possibile adottare per l'autotrasformatore più prese intermedie. Anche per questo tipo di avviamento, considerando la dipendenza della coppia dal quadrato della tensione ed il basso valore che di solito si adotta per la tensione iniziale, si deve avere il motore a vuoto.
La figura sottostante riporta lo schema di potenza di un avviamento mediante un autotrasformatore ad un'unica presa intermedia ( u , v , w sono i morsetti d'inizio delle fasi del motore, x , y , z sono i morsetti d'uscita delle fasi del motore. Non sono riportati i dispositivi di protezione).
La successione delle operazioni da eseguirsi per avviare il motore è la seguente: per primo viene chiuso l'interruttore T1 così che l'autotrasformatore sia predisposto per il funzionamento a stella. Poi si chiude T2 (conservando chiuso T1 ) ed il motore viene alimentato tramite l'autotrasformatore ad una tensione pari a 0,5·Vn. Quindi si apre T1 così che il motore venga alimentato attraverso le bobine di reattanza dell'autotrasformatore che si trovano in serie alla linea. Per ultimo si chiude T3 ed il motore si trova ad essere alimentato a piena tensione essendo le bobine di reattanza cortocircuitate.

Nel caso preso in considerazione di un autotrasformatore ad un'unica presa intermedia, la coppia all'avviamento è ridotta ad 1/4 (essendo la tensione 1/2 della nominale) ed anche la corrente assorbita è ridotta ad 1/4 della nominale (purché si supponga il motore come un carico d'impedenza costante: infatti al motore è applicata metà della sua tensione nominale ed esso assorbirà metà della corrente normale di avviamento; questa corrente poi è ridotta ancora della metà essendo il rapporto di tensione dell'autotrasformatore due ad uno).
Gli autotrasformatori per questo impiego, essendo destinati ad un servizio di durata limitata (1 minuto circa), lavorano con elevati valori di induzione magnetica (fino a 1,6 [Wb/m2]) e con elevati valori di densità di corrente (fino a 20 [A /mm2]). Per questo motivo sono molto più compatti e meno costosi degli autotrasformatori per il servizio continuo (il costo e l'ingombro possono essere ulteriormente ridotti adottando autotrasformatori con due sole fasi collegate a " V ").

Avviamento mediante reattanze o resistenze statoriche.

Può essere adottato nel caso di piccoli motori alimentati da reti di modesta portata. Il rotore può essere indifferentemente del tipo avvolto od a gabbia. Rispetto all'avviamento Y/D presenta il vantaggio di non avere interruzioni nell'alimentazione. Le reattanze vengono bypassate mediante un cortocircuito ad avviamento completato. La coppia di spunto si riduce secondo il quadrato della tensione applicata, la corrente assorbita si riduce in misura pressoché proporzionale alla tensione applicata.

Motori col rotore a doppia gabbia.

Discutendo l'influenza di R2 sul comportamento del motore abbiamo visto come all'avviamento sia conveniente un elevato valore di R2 , per favorire una elevata coppia di spunto associata ad una corrente assorbita bassa e poco sfasata, mentre in marcia normale è conveniente un basso valore di R2 , per favorire un basso scorrimento ed un elevato rendimento. Un modo semplice ed ingegnoso di soddisfare tali contrastanti esigenze consiste nel costruire il circuito rotorico in forma di doppia gabbia. Viste in sezione, due generiche barre, esterna Be ed interna Bi (tra di loro poste in parallelo mediante gli anelli frontali), si presentano nel seguente modo:

La gabbia esterna ha barre di sezione molto minore di quelle della gabbia interna, quindi sarà R2e >> R2i . La gabbia interna, essendo molto più immersa nel ferro rotorico, è autoconcatenata con una maggior quantità di flusso disperso così da avere un coefficiente di autoinduzione molto maggiore Ld2i >> Ld2e.
All'avviamento, essendo le frequenze rotoriche le più alte (uguali a quelle statoriche), l'impedenza di ciascuna barra è determinata soprattutto dalla componente reattiva (proporzionale alla frequenza) e, quindi, la barra interna avrà una impedenza maggiore della barra esterna. La corrente rotorica circolerà prevalentemente nella gabbia esterna che, avendo elevata resistenza, favorirà ottime condizioni di avviamento.
Mano a mano che l'avviamento procede, le frequenze rotoriche diminuiranno fino a ridursi a qualche frazione di Hertz (velocità a vuoto) o pochi Hertz (velocità a carico nominale). Per tale motivo l'impedenza di ciascuna barra sarà sempre più determinata dalla componente ohmica e, quindi, la barra esterna avrà una impedenza sempre più grande della barra interna. La corrente rotorica circolerà sempre più nella gabbia interna che, avendo bassa resistenza, favorirà ottime condizioni di marcia nominale.
Un motore a gabbia semplice, se avviato a piena tensione, presenta l'assorbimento di una corrente 6 ÷ 8 volte la nominale ed una coppia di spunto sempre minore della nominale. L'avviamento a piena tensione è consentito solo per motori di piccola potenza (< 3 [KW]) ed a vuoto; per potenze maggiori si deve effettuare un avviamento a tensione ridotta e sempre col motore a vuoto. Un motore a doppia gabbia, se avviato a piena tensione, assorbe una corrente mai superiore di 4 volte la nominale ed una coppia di spunto che può essere anche il doppio della nominale. Avviandolo a tensione ridotta la corrente supera non di molto quella nominale e la coppia può eguagliare la nominale, per cui è possibile anche l'avviamento a carico. I motori vengono costruiti con la gabbia semplice per potenze fino a 20 [KW], a doppia gabbia per potenze fino a circa 10.000 [KW] (per potenze attorno ai 20 [KW] si costruiscono motori con gabbia a barre alte che hanno un comportamento intermedio tra i due).

Il comportamento elettrico di un motore a doppia gabbia si discosta sensibilmente da quanto visto finora. Infatti i parametri elettrici del rotore (resistenza e induttanza) risultano essere variabili al variare dello scorrimento. Il diagramma delle correnti è sensibilmente circolare nella parte prossima al funzionamento nominale, ma presenta un insellamento nella vicinanza della condizione di cortocircuito (in coincidenza della migrazione della corrente rotorica dall'una all'altra gabbia). All'insellamento della caratteristica di corrente corrisponde un insellamento della caratteristica meccanica.

Variazione della velocità dei MAT

Il normale motore a induzione soddisfa ottimamente le esigenze degli azionamenti a velocità praticamente costante. Molte applicazioni richiedono invece diverse velocità di funzionamento o addirittura una velocità regolabile con continuità in un certo campo. I metodi più comuni per variare la velocità sono i seguenti:

Variazione del numero delle coppie polari.

Variando il numero di coppie polari varia la velocità del campo rotante (secondo la relazione n1 = 60·f1/p ) e quindi anche la velocità del motore. L'avvolgimento di statore può essere progettato in modo che con semplici variazioni nei collegamenti degli avvolgimenti si possa cambiare il numero di poli nel rapporto 2 a 1 (si parla di avvolgimenti a poli commutabili). Si può quindi scegliere l'una o l'altra delle due velocità sincrone. Il rotore è quasi sempre del tipo a gabbia, un rotore di tale tipo infatti presenta il vantaggio di non avere un numero di poli naturale e di dar luogo ad un campo di rotore con lo stesso numero di poli del campo statorico induttore. Se si usasse un rotore avvolto, si introdurrebbe una ulteriore complicazione giacché dovrebbe essere variato anche il numero di poli dell'avvolgimento di rotore. Con due avvolgimenti di statore indipendenti, ciascuno del tipo a poli commutabili, si possono avere quattro distinte velocità sincrone.
Uno degli schemi più usati è quello Dahlander nel quale ciascuna fase si compone di due bobine distinte che possono essere collegate in serie (bassa velocità) od in parallelo (alta velocità). La figura sottostante fa riferimento, attraverso lo schema elettrico e lo schema panoramico, alla prima fase di un motore avente 12 cave statoriche. A sinistra è raffigurato il collegamento serie dal quale si ottengono 4 poli (bassa velocità), a destra il collegamento parallelo dal quale si ottengono 2 poli (alta velocità).

Variando il tipo di collegamento varia, oltre alla velocità del campo rotante, anche l'induzione al traferro e quindi si possono produrre, per lo stesso motore, diverse caratteristiche coppia-velocità:

la figura mostra tre possibilità nel collegamento per tre motori aventi identica caratteristica coppia-velocità nel collegamento a velocità alta.
Il collegamento (a) dà luogo a una coppia massima pressoché uguale ad entrambe le velocità (per la bassa si collegano T1, T2, T3 alla linea e si lasciano aperti T4, T5, T6 mentre per l'alta si collegano T4, T5, T6 alla linea e si cortocircuitano T1, T2, T3). Viene usato negli azionamenti che chiedono pressappoco la stessa coppia con entrambe le velocità, ad esempio nei carichi in cui l'attrito è preponderante e negli argani. Questo collegamento è detto a coppia costante.
Il collegamento (b) determina una coppia pressoché doppia alla velocità inferiore (per la bassa si collegano T4, T5, T6 alla linea e si cortocircuitano T1, T2, T3 mentre per l'alta si collegano T1, T2, T3 alla linea e si lasciano aperti T4, T5, T6). Viene applicato ad azionamenti che chiedono potenza pressoché costante, ad esempio macchine utensili. Questo collegamento è detto a potenza costante.
Il collegamento (c) dà luogo ad una coppia massima notevolmente più ridotta alla velocità inferiore (per la bassa si collegano T1, T2, T3 alla linea e si lasciano aperti T4, T5, T6 mentre per l'alta si collegano T4, T5, T6 alla linea e si cortocircuitano T1, T2, T3). Viene utilizzato per azionamenti che richiedono meno coppia alle basse velocità, come ventilatori e pompe centrifughe. Questo collegamento è detto a coppia variabile.
Le caratteristiche meccaniche per i tre tipi di motore a poli commutabili appena visti sono:

Variazione della frequenza.

La velocità del campo rotante di un motore ad induzione può essere regolata variando la frequenza di alimentazione. Per mantenere pressoché costante l'induzione, andrebbe anche variata la tensione di alimentazione in misura direttamente proporzionale alla frequenza (questo perché il flusso per polo è direttamente proporzionale alla f.e.m. statorica e quindi, a meno della c.d.t. negli avvolgimenti statorici, alla tensione applicata ed inversamente proporzionale alla frequenza di alimentazione). In tal modo la coppia massima rimane pressoché costante. Un motore a induzione usato in questo modo presenta caratteristiche simili a quelle di un motore in corrente continua ad eccitazione indipendente a flusso costante e tensione d'armatura variabile.
Per regolare la frequenza si può usare una macchina ad induzione a rotore avvolto o, molto meglio, si può usare un convertitore statico di frequenza.

Variazione della tensione di alimentazione.


La coppia elettromagnetica sviluppata da un motore a induzione è proporzionale al quadrato della f.e.m. statorica e quindi, a meno della c.d.t. negli avvolgimenti statorici, della tensione applicata. Osservando il grafico si nota come si modifica la caratteristica dimezzando la tensione. Se la coppia resistente Cr è pressoché costante, la velocità si riduce da n2n a n2* con il quasi annullamento dei margini di sovraccarico. Questo metodo di variazione della velocità, anche a causa del basso rendimento, è praticamente usato per i piccoli motori a gabbia per il comando di ventilatori.

Variazione della resistenza rotorica.

Abbiamo già visto come si modifica la caratteristica meccanica al variare della resistenza rotorica di un motore a rotore avvolto, con tensione e frequenza di alimentazione costanti. E' evidente che, se la coppia resistente è costante, ad un aumento della resistenza di rotore corrisponde un aumento dello scorrimento e, quindi, una diminuzione di velocità.
Verifichiamo quel che succede nel motore studiando il diagramma circolare:

Se il motore deve sviluppare una coppia costante definita dal segmento P__E , il punto P di funzionamento rimarrà costante e, con esso, rimarranno costanti la corrente assorbita I1 , la corrente di reazione, la corrente rotorica, lo sfasamento j1 , la potenza elettrica assorbita pari a P__A. Ovviamente rimarrà costante anche la potenza trasmessa essendo individuata dal medesimo segmento della coppia. Aumentando la resistenza rotorica da R2 a (R2+Ra) , a parità di corrente assorbita, aumenta la perdita per effetto Joule negli avvolgimenti di rotore in tutte le condizioni di funzionamento. Più precisamente le perdite nel rotore all'avviamento aumentano da Pc__Ec a Pc*__Ec* ed il punto di funzionamento in corto passa da Pc a Pc* , la retta delle potenze rese ruota quindi verso l'alto. Inoltre le perdite nel rame di rotore nella condizione di funzionamento indicata dal punto P aumentano da E__D a E__D* . Infine la potenza meccanica resa diminuisce da P__D a P__D* , in definitiva diminuisce il rendimento. Per ultimo, essendo il punto di funzionamento più vicino al punto di cortocircuito si avrà un maggior scorrimento e quindi una più bassa velocità.
Avendo a disposizione il diagramma circolare, risulta facile individuare quantitativamente tutte le grandezze discusse, in particolare la velocità prima e dopo l'inserzione della resistenza Ra in serie all'avvolgimento di rotore:

Si osserva come, a coppia costante, aumentando la resistenza rotorica diminuiscono nella stessa misura sia la potenza meccanica resa che la velocità.
Si può anche facilmente dimostrare che, sempre a coppia costante, lo scorrimento è direttamente proporzionale alla resistenza rotorica:

dividendo membro a membro si ottiene infine:

come si voleva dimostrare. Lo stesso risultato si ottiene assumendo rettilineo il primo tratto della caratteristica meccanica e considerando la sua equazione semplificata.
Questo metodo di variazione della velocità ha caratteristiche simili al controllo di velocità di un motore in corrente continua eccitato in derivazione e regolato per mezzo di resistenze in serie all'avvolgimento d'armatura. Il suo principale inconveniente consiste nel basso rendimento alle ridotte velocità.

Variazione della velocità mediante motori in cascata.


Questo tipo di collegamento di due macchine asincrone è stato impiegato nella trazione elettrica in corrente alternata. Esso consiste nel collegare meccanicamente sullo stesso albero le due macchine, alimentando direttamente dalla rete lo statore della prima e prelevando le tensioni indotte agli anelli della prima per alimentare lo statore della seconda macchina. E' evidente che, dato l'accoppiamento meccanico, le velocità di rotazione dei due rotori saranno sempre identiche. Il reostato collegato al rotore della seconda macchina si utilizza per agevolare l'avviamento del gruppo.
Vediamo qual è la velocità a vuoto del gruppo. Si supponga per semplicità che le due macchine abbiano uguali caratteristiche elettriche e numero di coppie polari rispettivamente p1 e p2. Via via che il gruppo acquista velocità, la frequenza f2 delle correnti rotoriche della prima macchina e statoriche della seconda diminuisce e, perciò, la velocità di sincronismo della seconda sarà n2 < n1.
Per la prima macchina si può scrivere:

Per la seconda:

Risolvendo rispetto n2 si ottiene infine:

Tale relazione dimostra che la velocità del gruppo è praticamente ridotta rispetto alla velocità del primo motore secondo il rapporto p1 / (p1 + p2). Se i due motori accoppiati in cascata hanno lo stesso numero di coppie polari, la velocità del gruppo è metà della velocità di ciascun motore; se i due motori hanno numero diverso di coppie polari, impiegando i motori singolarmente o accoppiati in cascata è possibile ottenere tre diverse velocità.
Considerando che:

si può dire che si realizza, a vuoto, la velocità che presenterebbe un motore costruito con un numero di coppie polari pari a (p1 + p2) ed alimentato alla frequenza f1.
A carico, la velocità differirà di poco rispetto quella che si aveva a vuoto.
Per quanto riguarda le potenze meccaniche, trascurando le perdite, si può dimostrare che la potenza totale sviluppata dal gruppo si ripartisce tra le due macchine in parti proporzionali al rispettivo numero di poli. Il primo motore assorbe dalla rete una potenza PA1 che in parte fornisce all'albero sotto forma meccanica PM1 , in parte fornisce al secondo motore sotto forma elettrica PA2 che esso, a sua volta, trasforma in meccanica PM2 e cede all'albero. Ricordando che la potenza viene trasmessa dallo statore al rotore alla velocità di sincronismo, la potenza trasmessa dallo statore al rotore dal primo motore vale:

mentre la potenza meccanica vale:

Ora, a meno delle perdite, si ha:

Sostituendo alle potenze le loro espressioni:
Mettendo a rapporto PM1 con PM2 si ottiene infine:

come si voleva dimostrare.
In ogni caso l'intera potenza (PM1 + PM2) deve passare attraverso la prima macchina che funziona in parte come motore ed in parte come trasformatore di alimentazione della seconda. Questo fatto abbassa notevolmente sia il rendimento che il f.d.p. del gruppo.

Variazione della velocità mediante Inverter.

L'Inverter è essenzialmente un'apparecchiatura statica elettronica che converte una tensione continua in una terna di tensioni sinusoidali controllabili in ampiezza e frequenza. L'Inverter permette il completo comando e controllo dei motori asincroni trifasi. Più precisamente, attraverso l'Inverter è possibile: a) avviare il motore con predeterminate caratteristiche di accelerazione, b) assegnare al motore una determinata velocità, c) variare con continuità la velocità del motore, d) frenare il motore con una determinata decelerazione.
Il principio di funzionamento consiste nell'alimentare il motore con una terna sinusoidale di tensioni variabili in ampiezza e frequenza in modo tale che il rapporto (V1/f1) rimanga per quanto possibile costante (così che sia costante e pari al valore nominale il flusso per polo nella macchina) e che la corrente assorbita dal motore non superi il valore nominale per non incorrere in pericolosi sovrariscaldamenti della macchina.
Se V1n ed f1n sono i valori nominali dell'alimentazione del motore, l'Inverter provvede a fornire al motore una tensione di caratteristiche variabili nel seguente modo:

Si individuano tre zone di funzionamento.
La prima è chiamata regione a coppia costante e copre le frequenze da zero alla nominale e quindi le velocità dall'avviamento alla nominale. In tale zona, essendo:

avremo che rimarrà costante la coppia massima esprimibile dal motore mentre la velocità del campo rotante varierà proporzionalmente alla frequenza. La corrente assorbita dal motore non si discosterà sensibilmente dalla nominale, considerando che in prima approssimazione la corrente di reazione può essere ritenuta pari a:

e che la tensione applicata, la f.e.m. statorica e la reattanza di dispersione aumentano in eguale misura. L'andamento della tensione applicata in funzione della frequenza è teoricamente una retta se si trascura la resistenza R1. In effetti la presenza della resistenza degli avvolgimenti statorici richiede una compensazione alle basse velocità al fine di garantire la costanza della corrente primaria e della coppia massima, quindi alla frequenza zero serve la presenza di una tensione VR1 = R1·I1n.
La seconda è chiamata regione a potenza costante. Arrivati alla tensione nominale in corrispondenza della frequenza nominale, se si desidera aumentare ulteriormente la velocità bisognerà aumentare la frequenza oltre f1n senza tuttavia aumentare la tensione oltre V1n al fine di evitare possibili guai derivanti da cedimenti nell'isolamento della macchina ed eccessive perdite nel ferro. Per tale motivo la tensione viene mantenuta al valore nominale e, quindi, aumentando la frequenza si avrà una diminuzione (secondo la legge dell'inversa proporzionalità) del flusso per polo e della coppia massima esprimibile dal motore. La potenza resa dal motore rimane costante essendo la potenza direttamente proporzionale alla velocità angolare (e quindi alla frequenza) ed alla coppia. La costanza della potenza, unitamente alla costanza della tensione applicata, permette di ritenere, in prima approssimazione, costante e pari al valore nominale la corrente assorbita.
La terza è chiamata regione a potenza decrescente ( o a corrente limitata). Si manifesta a partire dalla frequenza f* >> f1n per la quale le reattanze di dispersione del circuito equivalente si elevano talmente da impedire il passaggio della corrente nominale. In tal caso la corrente rotorica risulta inversamente proporzionale alla frequenza e, siccome anche il flusso per polo varia in misura inversamente proporzionale alla frequenza, accade che la coppia diminuisce con legge inversamente proporzionale col quadrato della frequenza. La potenza erogata, essendo al solito proporzionale sia alla velocità angolare che alla coppia, diminuirà secondo la legge inversamente proporzionale alla frequenza.
Qualunque sia la regione di funzionamento, come si è dimostrato in occasione del confronto tra il funzionamento a 50 e 60 [Hz], accade che la differenza tra la velocità a vuoto n1 e la velocità che determina la massima coppia nCMAX è costante in quanto non dipende dalla frequenza:
Dn = n1 - nCMAX = n1·sCMAX = costante
e quindi, se la coppia è costante, è lecito ritenere costante lo scostamento in velocità tra la velocità a regime e la velocità a vuoto, qualsiasi sia la frequenza.
Da quanto sopra detto risulterà la possibilità di variare la velocità del motore secondo la seguente caratteristica (riferita ad un motore avente due coppie polari, tensione nominale 380 [V], frequenza nominale 50 [Hz]):

Per quanto riguarda la frenatura del motore, è possibile effettuarla mediante iniezione di corrente continua (condizione standard), mediante frenatura dinamica (condizione opzionale), mediante recupero d'energia (solo se il raddrizzatore d'ingresso a monte dell'Inverter è bidirezionale).
Ovviamente, questo tipo di regolazione esige non solo un Inverter con regolazione della tensione e della frequenza, ma anche che il motore risulti idoneo alle notevoli variazioni di velocità cui sarà sottoposto in quanto esso, se del tipo autoventilato, alle basse velocità risulterà male raffreddato, mentre alle alte velocità presenterà un eccesso di perdite meccaniche. Occorrerà verificare pure se i cuscinetti saranno idonei a sopportare la massima velocità prevista. Naturalmente, oltre alla variazione della velocità, esistono altri importanti problemi come quelli della protezione contro le sovracorrenti e i guasti.
Un semplice schema a blocchi dell'intero sistema può essere il seguente:

dove (a) sono gli ingressi / uscite di controllo, (b) è la rete trifase di alimentazione alla tensione e frequenza nominali, (c) è l'interfaccia esterna, (d) è il circuito di controllo, (e) è il raddrizzatore d'ingresso (deve essere bidirezionale se si desidera la frenatura a recupero d'energia), (f) raggruppa l'Inverter col suo filtro. Si tenga presente che, mentre nella sezione R, S, T la tensione e la frequenza sono costanti e pari al valore nominale, nella sezione u, v, w la tensione e la frequenza possono essere variate.
Lo sviluppo dei convertitori statici (da corrente continua a corrente alternata, da corrente alternata a corrente continua) ha portato ad apparecchiature in grado di trattare elevate potenze con accettabili valori di rendimento ed affidabilità maggiore di quella garantita dalle macchine elettriche rotanti che svolgevano la stessa funzione. Inoltre si è avuta una sensibile riduzione dei costi dei convertitori statici e tutto questo ha consentito la revisione e la riutilizzazione di schemi di azionamenti realizzati nel passato con ingegnose applicazioni delle macchine elettriche, quali i metodi Kramer, Scherbius, Ward-Leonard.
Una ulteriore applicazione dei convertitori statici si ha negli azionamenti a controllo vettoriale, nei quali si regola, in modo indipendente, la frequenza, il flusso e la coppia. Di tutte queste ulteriori applicazioni dell'Inverter per la regolazione dei motori ad induzione noi non parliamo (sia per la complessità che per l'estensione di tali argomenti).

Altri modi di funzionamento della macchina asincrona


Il funzionamento come motore della macchina è delimitato dal tratto di circonferenza che va dal punto Po (motore a vuoto) al punto Pc (motore a rotore bloccato) ed è stato ampiamente discusso. Si ricorda solo che, assumendo positive la potenza elettrica PEL entrante nella macchina e la potenza meccanica PME uscente dalla macchina, tali potenze nel funzionamento come motore sono entrambe positive. Inoltre la coppia elettromagnetica generata CM è anch'essa positiva, perché concorde col verso di rotazione del campo rotante. Sul diagramma PEL è rappresentata dal segmento P1__A1 , PME dal segmento P1__D1 , CM dal segmento P1__E1. Riassumendo:
0 £ s £ 1 , PEL > 0 , PME > 0 , CM > 0
Il funzionamento come freno della macchina si ha quando il rotore è portato in rotazione con verso opposto a quello del campo rotante e, perciò, con scorrimento s > 1 , a tale funzionamento corrisponde sul diagramma il tratto tra i punti Pc e P¥. Si nota che la macchina continua ad assorbire potenza elettrica dalla rete essendo il segmento P2__A2 ancora al di sopra della retta delle potenze elettriche, ma contemporaneamente essa assorbe anche potenza meccanica dall'albero essendo il segmento P2__D2 al di sotto della retta delle potenze meccaniche. La coppia elettromagnetica continua ad essere positiva, cioè favorevole al verso di rotazione del campo rotante ma opposta al verso di rotazione del rotore e, quindi, agisce da coppia frenante; il segmento che la rappresenta è P2__E2 ancora al di sopra della retta delle coppie. Entrambe le potenze, elettrica e meccanica, essendo assorbite dalla macchina, saranno dissipate al suo interno per effetto Joule. Questo funzionamento viene applicato per arrestare il moto di un motore già in funzione, basta scambiare rapidamente fra loro due fili di alimentazione in modo da invertire il senso di rotazione del campo rotante, si parla di frenatura in controcorrente. Naturalmente, per evitare che il motore prenda a girare in senso opposto dopo essersi arrestato, bisognerà distaccare l'alimentazione quando la frenatura è completata. Riassumendo:
s > 1 , PEL > 0 , PME < 0 , CM > 0
Il funzionamento come generatore della macchina asincrona corrisponde, sul diagramma circolare, al tratto Po__P¥ che sta al di sotto della retta delle coppie. Perché la macchina si trovi in tale stato è necessario che sia allacciata ad una rete in grado di fornire la potenza reattiva necessaria a sostenere il campo magnetico rotante e la potenza reattiva impegnata dalle reattanze di dispersione e che il rotore venga trascinato da un motore esterno (ad esempio una turbina) nello stesso senso del campo rotante, ma ad una velocità n2 > n1, così che lo scorrimento sia negativo. In tale modo di funzionamento risulta facile verificare che è s < 0 , PEL < 0 , PME < 0 , CM < 0 , ovvero la potenza elettrica è erogata verso la rete, la potenza meccanica è assorbita dall'albero e la coppia elettromagnetica agisce nel senso contrario al campo rotante ed al senso di rotazione del rotore e, quindi, è una coppia frenante. Sul diagramma, PEL corrisponde a P3__A3 , PME corrisponde a P3__D3 , CM corrisponde a P3__E3 Si osserva che la parte di diagramma circolare cui corrisponde una effettiva erogazione di potenza attiva è solo quella sottostante l'ascissa, infatti solo per tale tratto risulta essere ovvero la potenza elettrica è erogata e non assorbita. Si deve ancora osservare che dell'intero tratto di diagramma circolare possibile, ci si limita ad utilizzare quello cui corrisponde il tratto stabile della caratteristica meccanica (anzi, in maniera ancor più restrittiva, quello limitato dal punto di intersezione di sinistra con l'ascissa e dal punto di massima potenza elettrica che è quello di minima ordinata). Per finire ricordiamo che i generatori asincroni trovano impiego nelle centrali ausiliarie o nelle centrali di cogenerazione funzionanti in parallelo con le centrali base equipaggiate con generatori sincroni (alternatori) che devono fornire la potenza reattiva necessaria all'asincrono.

Si può inoltre avere il generatore asincrono in funzionamento isolato. In tal caso, non essendo disponibile una rete tenuta in tensione da alternatori che possano fornire la corrente magnetizzante necessaria agli avvolgimenti statorici per sostenere il campo rotante, è necessario collegare ai morsetti statorici una batteria trifase di condensatori secondo lo schema sotto riportato:

L’avviamento deve avvenire col carico staccato, ovvero a vuoto. Nel momento in cui si pone in rotazione il rotore del generatore sincrono (mediante il motore esterno), il leggero magnetismo residuo del ferro rotorico genera una piccola f.e.m. negli avvolgimenti statorici (come se si trattasse di un alternatore) e quindi genera una tensione d’uscita sufficiente a produrre una piccola corrente capacitiva verso i condensatori. L’erogazione di corrente capacitiva è del tutto equivalente all’assorbimento della corrente magnetizzante induttiva con la quale viene sostenuto il campo rotante e con ciò si rafforza l’induzione al traferro. L’aumento dell’induzione al traferro comporta l’aumento della tensione d’uscita e della corrente capacitiva erogata e con questo l’aumento ulteriore dell’intensità dell’induzione al traferro: in pochi secondi si raggiunge la saturazione della macchina e si stabilizza la tensione d’uscita di normale funzionamento col campo rotante sostenuto dalla corrente capacitiva erogata verso la batteria di condensatori, si parla quindi di autoeccitazione. Conclusosi l’avviamento del generatore asincrono, applicando un carico mediante la chiusura dell’apposito interruttore, potrà avere inizio l’erogazione di potenza attiva (dalla velocità del rotore dipenderà la frequenza della tensione generata).
In caso di corto circuito o di forte sovraccarico si ha la rapida smagnetizzazione della macchina che comporta la cancellazione del magnetismo residuo e l’impossibilità di dare luogo alla autoeccitazione nella successiva manovra di riavvio. Bisogna quindi provvedere a ripristinare il magnetismo residuo e questo si realizza inviando per un breve tempo una opportuna corrente continua negli avvolgimenti di statore.
La presenza dei condensatori può dar luogo a fenomeni di risonanza (visto la natura induttiva dei circuiti statorici del generatore asincrono) con conseguenti possibili sovratensioni che devono essere opportunamente limitate e smorzate.
Una situazione analoga a quella sopra descritta si può presentare nel caso di un motore asincrono trifase munito di una batteria di condensatori di rifasamento permanentemente inserita. Infatti quando viene tolta la tensione di alimentazione per arrestarne la marcia può accadere che durante la fase transitoria dell’arresto la macchina si autoecciti e passi quindi a funzionare come generatore a causa dell’inerzia meccanica del sistema rotore-carico. Se ciò accade si determinano pericolose sovratensioni nella fase iniziale del transitorio.
Infine la macchina asincrona può essere impiegata anche diversamente dal motore o dal generatore. Tali impieghi possono essere quelli dello sfasatore, del regolatore di tensione, del convertitore di frequenza. Il livello della trattazione da noi fatta esclude di prendere in considerazione tali impieghi.

Metodi di frenatura dei motori asincroni

Riassumiamo i più usati metodi di frenatura:
Frenatura meccanica. Viene applicata una coppia resistente per attrito (ovviamente dopo avere distaccato il motore dalla alimentazione). L'energia cinetica delle masse rotanti viene dissipata nel dispositivo frenante esterno al motore (che quindi non viene sollecitato termicamente). Viene usata su motori chiamati trifasi autofrenanti, impiegati per il comando di macchine operatrici e particolarmente di macchine utensili.
Frenatura controcorrente. E' già stata discussa, si osserva che appena effettuata l'inversione lo scorrimento assume un valore pari quasi a 2 , per cui negli avvolgimenti rotorici diventano molto alte sia le frequenze che le f.e.m. indotte. Per limitare l'intensità delle correnti rotoriche (e quindi di quelle statoriche) è necessario, all'atto dell'inversione, inserire delle resistenze rotoriche (se il motore è ad anelli) oppure abbassare la tensione di alimentazione. Tale tipo di frenatura risulta piuttosto energico.
Frenatura per iniezione di corrente continua. Il circuito di statore, dopo essere stato distaccato dalla linea di alimentazione trifase, viene alimentato mediante corrente continua la quale genera entro il motore un campo magnetico fisso, costante. Gli avvolgimenti rotorici, tagliando tale campo costante, diventano sede di f.e.m. , e quindi di correnti, alternate che, interagendo col campo costante producono una coppia frenante. Tutta l'energia cinetica sottratta alle masse rotanti viene trasformata in calore per effetto Joule negli avvolgimenti rotorici. L'azione frenante può essere variata variando l'intensità della corrente continua iniettata, il momento frenante inizia dolcemente per poi aumentare ed annullarsi all'arresto del motore. Questo tipo di frenatura viene normalmente realizzato negli azionamenti con Inverter.
Frenatura dinamica. E' particolarmente adatta per i motori azionati tramite Inverter. Si realizza riducendo la frequenza di alimentazione (e quindi la velocità del campo rotante), dando così luogo ad uno scorrimento negativo. La macchina asincrona si trova a funzionare come generatore e, quindi, ad erogare potenza elettrica sottraendola all'energia cinetica di rotazione. Tale potenza elettrica può essere dissipata su di una resistenza di frenatura esterna al motore, collegata immediatamente a monte dell'Inverter. Se poi il raddrizzatore d'ingresso è del tipo bidirezionale, l'energia elettrica generata durante la frenatura può essere riversata in rete (e non dissipata in una resistenza) dando così luogo alla frenatura dinamica con recupero d'energia.
Frenatura per commutazione di poli. Si attua nei motori a poli commutabili quando avviene la commutazione su di una velocità inferiore. Accade che lo scorrimento diventa negativo e, quindi, la macchina si trova a funzionare come generatore così che la coppia elettromagnetica esercita un'azione frenante.

Impuntamento e vibrazioni nei MAT

Il numero delle cave rotoriche deve risultare diverso (generalmente maggiore) dal numero delle cave statoriche e, questo, per ridurre due inconvenienti:
a) il fenomeno dell'impuntamento, per il quale il rotore, nei motori con debole coppia di spunto, tende a bloccarsi alla partenza nella posizione di minima riluttanza del circuito magnetico che si verifica quando coppie di denti statorici e rotorici si trovano affacciati in corrispondenza fra loro. Infatti, il passaggio ad una posizione diversa fa aumentare la riluttanza e quindi diminuire il flusso per polo e, conseguentemente, la coppia motrice che potrebbe non essere più adeguata a vincere la coppia resistente.
b) la rumorosità e le vibrazioni, dovute a forze radiali che nascono dall'interazione di campi rotanti di statore e rotore aventi frequenze superiori al campo principale e detti campi armonici (originati dalla non perfetta sinusoidalità della distribuzione di induzione nel traferro).
La riduzione degli inconvenienti sopra citati è ancor più accentuata se il numero di cave statoriche e rotoriche, oltre che diversi, sono anche primi tra di loro (in tal modo saranno meno numerosi i denti affacciati, per qualsiasi posizione del rotore rispetto allo statore).
Inoltre, specie per i rotori a gabbia, un ulteriore miglioramento si ha se le cave di rotore non sono disposte parallelamente all'asse longitudinale della macchina, ma inclinate di una quantità pari al passo polare delle cave di statore.

Motore asincrono monofase

Sono motori frazionari (cioè di piccola potenza, anche inferiore al KiloWatt) ampiamente utilizzati negli elettrodomestici più diffusi in quanto funzionano alimentati da tensioni monofase. Il loro rotore è quasi sempre del tipo a gabbia, mentre lo statore presenta un avvolgimento principale monofase (che può essere multipolare) ed un avvolgimento ausiliario (necessario unicamente per l'avviamento).

Trascurando l'avvolgimento ausiliario ed immaginando presente il solo avvolgimento principale, se si alimenta il motore con una tensione alternata sinusoidale si originerà un campo magnetico alternativo e sinusoidale che, come abbiamo visto a suo tempo, può essere pensato come la composizione di due campi rotanti con versi opposti. La velocità dei due campi controruotanti sarà pari a n1 = 60·f1/p , mentre la loro intensità sarà la metà di quella del campo alternato. Ciò permette di sostituire idealmente la macchina monofase con due motori trifasi eguali calettati sullo stesso albero e collegati ad una linea trifase di tensione concatenata pari alla tensione di alimentazione del motore monofase, con l'avvertenza di dare luogo a due campi rotanti con versi opposti.

Facciamo ruotare l'albero comune alle due macchine con una certa velocità n2 di verso concorde col verso della velocità del campo rotante della macchina di sinistra, si avranno i seguenti due scorrimenti:

tra di loro vincolati dalla ovvia relazione (sS + sD) = 2. L'andamento della coppia motrice CM della macchina monofase sarà ovviamente dato dalla composizione dei diagrammi relativi alle coppie CMS e CMD delle due macchine trifasi equivalenti. Si ha la particolarità che la coppia di spunto della macchina monofase è nulla. I campi di stabilità sono ovviamente costituiti dai rami ab e cd.
Cerchiamo di determinare le correnti che circolano nel rotore della macchina monofase. Ricordando l'equivalenza istituita tra macchina monofase e due macchine trifasi, per la macchina di sinistra, indicando con s il suo scorrimento, si ha alla frequenza mentre nella macchina di destra si ha alla frequenza essendo E2(1) la f.e.m. indotta all'avviamento la stessa per entrambi i motori. Le correnti circolanti nel rotore delle macchine di sinistra e di destra valgono rispettivamente:

dove Xd2(1) è la reattanza di dispersione all'avviamento, comune per entrambi i motori. Quando le due macchine sono ferme (s = 1) si ha I2S = I2D = I2AV. Al variare dello scorrimento si osserva che la I2D resta praticamente costante per ogni condizione di funzionamento perché è, per 0 < s < 1, trascurabile rispetto [Xd2(1)]2 , inoltre è fortemente sfasata in ritardo sulla f.e.m. ed ha, infine, una frequenza molto più alta di quella di I2S. In definitiva, nel rotore della macchina monofase circola una corrente fortemente in ritardo sulla f.e.m. che richiama dalla linea esterna una corrente altrettanto in ritardo per cui il f.d.p. di un motore asincrono monofase è molto basso.
Per creare una coppia di spunto nel motore asincrono monofase e renderlo così autoavviante si ricorre all'avvolgimento ausiliario (di poche spire), collegato elettricamente in parallelo al principale (detto anche avvolgimento di marcia) e collocato nelle cave statoriche in modo tale da risultare, rispetto al principale, sfasato nello spazio di 90°. All'avvolgimento ausiliario si pone in serie un condensatore in modo tale che la corrente da esso assorbita risulti quasi in quadratura con quella assorbita dall'avvolgimento principale. In tal modo si realizza un sistema bifase in grado di produrre un campo rotante che, se opportunamente dimensionato, può fornire una sufficiente coppia di spunto. Si può disinserire l'avvolgimento ausiliario ad avviamento avvenuto mediante l'impiego di un interruttore centrifugo.
Il basso f.d.p. proprio del motore monofase obbliga praticamente al rifasamento, che può essere fatto lasciando inserito il condensatore di avviamento, oppure utilizzando un secondo condensatore.
L'inversione di marcia all'avviamento si ha invertendo il collegamento alla rete monofase del solo avvolgimento ausiliario.

 

Fonte: http://www.itisanzeno.it/index.php/download/category/30-prof-cristanello?download=221:masincrona

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