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MALTE: CALCE o CEMENTO
Le malte: i componenti
nelle opere edilizie la corretta composizione delle malte e la loro scelta in base alla tipologia d’intervento riveste un’importanza fondamentale per la riuscita del lavoro finale. Comunemente la malta è definita come l’impasto di un legante con dell’acqua dove il legante da il nome alla malta stessa. A volte può essere aggiunto anche un inerte nell’impasto per aumentare le caratteristiche tecniche dello stesso, riducendo il fenomeno del ritiro e la conseguente formazione di crepe; caratteristica principale di tutte le malte è quella di resistere a sollecitazioni meccaniche, secondo vari gradi e tipologie, una volta terminato il processo di indurimento.
Generalmente le malte si dividono in due tipi: malte aeree, che fanno presa all’aria, e malte idrauliche, che fanno presa anche nell’acqua.
Gli inerti
esistono vari tipi di inerti e ma la sabbia è l’inerte maggiormente usato nella preparazione delle malte. Si suddivide a seconda della “granulometria”, ovvero la grandezza dei granuli che la compongono, in fine e media e grande. Nella composizione delle malte, logicamente, possono essere impiegati anche altri tipi di inerti a seconda delle peculiarità dell’intervento che si va ad effettuare; polvere di marmo, mattoni frantumati, argilla pozzolana sono utilizzati a seconda delle diverse situazioni.
L’acqua
è importante considerarla un componente importante quanto legante e inerte. La sua temperatura ottimale deve essere compresa tra i 10 e i 20 gradi. In generale, la maggior quantità d’acqua allunga il fenomeno della presa e conseguentemente il tempo di lavorabilità, una minore quantità determina invece una maggiore resistenza meccanica successiva.
I leganti: il Calce
Si ottiene dal carbonato di calcio, attraverso cottura, che provoca l’evaporazione dell’anidride carbonica lasciando il carbonato di calcio. Il carbonato di calcio che si ottinene dopo la cottura è detto anche calce viva; “spegnendo” la calce viva in acqua si ottiene un composto di colore bianco detto calce spenta (o aerea perché porta a termine il processo di indurimento solo all’aria). Per ottenere invece della calce idraulica è necessari che le pietre calcaree che vanno in cottura contengano argilla; si può ottenere calce idraulica anche in laboratorio, grazie all’aggiunta di componenti che ne aumentano la presa in acqua.
I leganti: il Cemento
si ottiene per cottura da rocce di origine sedimentaria, dette marne, dove sono presenti calcare e ossidi di ferro. Il cemento può essere naturale o artificiale, ovvero ottenuto attraverso l’impiego di additivi che in gradi diversi vanno a modificarne composizione e caratteristiche; il largo impiego di cementi artificiali trova forti oppositori che vedono l’utilizzo di questi cementi a volte pericoloso per i residui di lavorazione di cui sono composti. In commercio esistono molti tipi di cemento con peculiarità e funzioni diverse (cemento bianco, a pronta presa, pozzolanici…).
I diversi tipi di malta
per malta si intende la miscelazione di inerte legante ed acqua secondo ben definite quantità. La strumentazione necessaria per realizzare una malta varia a seconda delle quantità di malta richiesta: secchio, carriola, betoniera. In un impasto con secchio è importante prima miscelare nel secchio i componenti secchi (legante ed inerte) con una cazzuola, per poi aggiungere acqua in piccole quantità. In generale anche per l’impasto in carriola ed a terra è importante aggiungere l’acqua solo dopo aver miscelato inerte e legante, con le dovute differenze per le quantità impiegate. Nell’utilizzo della betoniera prima, a secco, si aggiunge l’inerte mentre la betoniera ruota, poi il legante e solo alla fine l’acqua necessaria alla presa. Logicamente le quantità d’acqua impiegate determinano impasti più o meno “grassi” ovvero la consistenza della malta (che è inversamente legata alla lavorabilità in termini temporali). Diverso invece il caso di malte monocomponenti (a base di solo gesso per esempio): in questo caso se la quantità è limitata è meglio versare dell’acqua in u recipiente e “spolverare” il gesso sopra l’acqua finché lo stesso non affonda all’interno del recipiente. Una volta raggiunto il colmo del recipiente si miscela con una spatola o cazzuola.
La malta a base di calce: utilizzata prevalentemente per la realizzazione di intonaci e come legante nella costruzione di muri. Le quantità dei vari componenti variano a seconda dell’impiego. Per gli intonaci fini i rapporti sono paritari (1-1-1) mentre nella costruzione di muri la malta deve essere ricca di inerte, la sabbia che duplica o triplica addirittura nell’impasto (1-2-1). Nella corretta posa della malta è importante ricordare che il supporto su cui si interviene deve essere abbondantemente bagnato prima della lavorazione per evitare che vi sia un assorbimento troppo forte di acqua da parte dell’opera muraria prima della presa compromettendo la stessa. Per opere murarie estrene viene logicamente utilizzata calce idraulica.
La malta a base di cemento: utilizzata nei lavori di muratura sia esterni che interni, sconsigliata nella realizzazione di intonaci. L’impiego del cemento permette di ridurre notevolmente i tempi di presa rispetto alla calce offrendo al contempo una buona resistenza. Nella preparazione si seguono le stesse indicazioni della preparazione di malte a base di calce, le proporzioni dell’impasto “sabbia e cemento”, sono di circa 4 (di sabbia) a 1, con una parte di acqua. Per quanto riguarda invece il calcestruzzo, questo viene ottenuto aggiungendo anche la ghiaia all’impasto (in pratica diviene il secondo inerte. Il Calcestruzzo, come noto viene usato nelle fondazioni e negli elementi strutturali con aggiunta di ferro all’interno. Il cemento rapido invece è un particolare tipo di cemento la cui presa è estremamente rapida; utilizzato soprattutto in piccoli lavori di riparazione e per questo si prepara in piccoli recipienti; si ottiene miscelando il cemento con due porzioni d’acqua.
La malta bastarda: si ottiene utilizzando due leganti nell’impasto (cemento e calce) ed è utilizzata sostanzialmente nella realizzazione di intonaci esterni e muri (come collante per mattoni). Se la presenza del cemento contribuisce ad aumentare l’impermeabilità, la calce, nella giusta proporzione, aumenta i tempi di presa per una maggiore lavorabilità finale della malta.
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Iniziate col mescolare a secco il cemento o la calce con la sabbia. Formate una specie di montagnola con un cratere in cima, dove versare l’acqua pari alla meta’ del volume complessivo. Poi versate le polveri nell’acqua e impastate a fondo.
La miscela pronta per l’uso dev’essere plastica, cioè facilmente modellabile con la cazzuola , e aderire alle superfici.
La malta composta di sola calce non e’ impermeabile e indurisce lentamente, mentre quella a base di cemento respinge l’acqua e indurisce prima. La malta composta da calce e cemento riunisce le caratteristiche di entrambe.
L’intonaco - le tre fasi: rinfazzo arriccio e velo
Il processo dell’intonacatura riguarda sia i muri interni che esterni della costruzione. L’intonaco generalmente assolve a diverse funzioni, come quella di proteggere le strutture murarie, svolgendo un’azione protettiva contro gli agenti atmosferici, ma anche semplicemente estetica in quanto è la finitura su cui poi si procede alla tinteggiatura.
Le caratteristiche tecniche di un buon intonaco sono quindi la traspirabilità (deve assorbire acqua e restituirla velocemente all’aria) nonché una buona permeabilità al vapore.
Per gli interni l’intonoco, oltre come già detto a rappresentare il fondo finale di rifinitura, deve essere in grado di assorbile l’umidità superficiale evitando fenomeni come la condensa, le muffe ed i gocciolamenti.
Esistono, oltre ai premiscelati, diversi tipi di intonaco, a seconda dell'uso previsto:
1. intonaco a base di calce, dove il legante è rappresentato da calce idraulica;
2. intonaco cemento-calce, dove il legante è rappresentato da una miscela di calce e cemento, con prevalenza di cemento;
3. intonaco calce-cemento, dove il legante è rappresentato da una miscela di calce e cemento, con prevalenza di calce;
4. intonaco a base di gesso, dove il legante è esclusivamente gesso, da usare prevalentemente per interni.
La sabbia utilizzata nell'intonaco e di prevalentemente di provenienza fluviale (naturale) o derivante da macinazione.
Generalmente un buon intonaco è composto da tre strati diversi: il rinfazzo, l’arriccio ed il velo.
Il rinfazzo, dello spessore di 1 o 2, si ottiene gettando con forza della malta sul muro con la cazzuola (la malta è fatta con sabbia piuttosto grande e la superficie ottenuta è grossolana). L’arriccio è il secondo strato dell’intonaco, spesso pochi millimetri, è applicato direttamente sul rinfazzo.
Il velo è la parte finale, costituito da malta fine, di finitura esterna della parete.
Per evitare fenomeni di fessurazione si procede all’esecuzione dell’intonaco in tre fasi diverse; per le nuove costruzioni, visto il probabile assestamento delle murature, è consigliabile costruire l’intonaco almeno dopo 40 giorni dalla realizzazione dei muri. Fondamentale bagnare sempre abbondantemente i muri prima di iniziare a realizzare l’intonacatura. Nel caso di pareti in pietra è sempre consigliabile martellare lievemente la pietra per favorire l’adesione della malta.
L’intonaco - come riparare una crepa o un rigonfiamento:
Strumenti: spatola, spazzola in ferro, recipiente per la malta, frattazzo o tavoletta.
Come si ripara l’intonaco:
fessure o rigonfiamenti provocate dall’umidità e dal gelo, piccole crede e cedimenti negli intonaci: sono questi i danni che il tempo a volte arreca ai nostri intonaci e che occorre riparare prima di intervenire con pitture superiori.
In realtà l’operazione non è difficile, a patto che siano piccoli interventi, basta solo un po’ di attenzione e in pochi semplici passaggi saremo in grado di preparare la parete per la tinteggiatura.
1. Prima di tutto occorre liberare la crepa da tutto l’intonaco cedevole circostante, con una piccola spatola. Eventuali rigonfiamenti vanno eliminati con una martellina, eliminando tutto l’intonaco sfaldato. A questo punto con una spatola in ferro asportare con decisione il sottofondo per creare una superficie levigata e porosa.
2. Preparare quindi la malta in quantità sufficiente alla riparazione, esistono anche in commercio malte già preparate (preparare la stessa ottenendo una pasta densa). Con un pennello bagnare accuratamente la superficie dove va posizionata la malta ripetendo l’operazione per far assorbire bene l’acqua.
3. Applicare quindi la malta in quantità sufficiente da ricoprire, utilizzando una spatola o una cazzuola. A questo punto lisciare l’area con un frattazzo o una tavoletta fino ad ottenere una superficie perfettamente levigata, eliminando ogni irregolarità presente.
Lasciare asciugare e quando la malta è perfettamente solidificata…passare alla tinteggiatura!
Tinteggiare
Tinteggiare, imbiancare, rinfrescare una parete è sicuramente un’operazione che, se non è mai stata fatta prima, può nascondere delle insidie. Pochi e semplici passaggi possono risolvere ogni problema.
Innanzitutto il colore: la scelta del colore è di fondamentale importanza. Prima di cominciare qualsiasi cosa è bene avere le idee chiare sulla tonalità che vogliamo dare alla pareti. Per questo è importante munirsi di una mazzetta colori e possibilmente fare delle prove prima di decidere. Qui troverai tutti i colori RAL sono i colori standard, codificati, che ti permettono di scegliere lo stesso colore in qualunque negozio andrai!
Inoltre assicurati che l'intonaco sottostante sia uniforme e non vi siano crepe prima di cominciare.
Se vuoi sapere come riparare una crepa leggi qui
1. Prima di cominciare assicurasi di avere tutto l’occorrente sia per la tinteggiatura (scala, rulli e pennellesse) sia per evitare di sporcare: carta gommata o anche nastro adesivo in carata (del tipo utilizzato dalla carrozzerie), teli in cellophane, carta da giornale.
2. Tinteggiare vuol dire a volte sporcare; è inevitabile, anche facendo molta attenzione può capitare che alcuni schizzi della tinta che utilizzate cadranno su pavimenti, prese stipiti… per questo prima di cominciare è bene coprire i mobili e il pavimento con cellophane (il pavimento anche con del cartone che permette una maggiore mobilità), ricoprire prese elettriche, battiscopa e telai delle porte con del nastro di carta.
3. Prima di imbiancare dobbiamo pensare alle pareti: in che stato sono? Se è presente della muffa va assolutamente tolta per evitare che dopo poco tempo ricompaia sulla nuova tinteggiatura (a volte è preferibile una mano di antimuffa). Vanno tolte polvere e ragnatele (anche con una scopa pulita).
4. I vecchi buchi vanno stuccati. Se sono molto grandi procedere per gradi, riempiendo e facendo asciugare lo stucco in pasta e carteggiando poi con della carta vetrata fine. Carteggiare anche le pareti ove necessario (rasatura) e stuccare gli spigoli, magari rovinati dal tempo.
5. La tinta va diluita con acqua a seconda delle indicazioni che ogni produttore fornisce (di solito in percentuale) per avere un buon risultato vanno passate almeno due mani di prodotto. Si può imbiancare sia con il pennello/pennellessa, sia con il rullo. Di solito si utilizza il rullo per superfici grandi mentre il pennello è per la finitura di angoli, spigoli e contorni di porte e finestre. Per imbiancare con il rullo, oltre allo stesso, occorrono vaschetta griglia e prolunga.
6. Una volta data la prima mano si deve aspettare che la tinta sia completamente asciutta per passare la seconda (dalle due alla quattro ore). Di solito si comincia ad imbiancare dal soffitto per poi fare le pareti laterali; è sempre meglio cominciare comunque dalle stanze meno frequentate per prendere un minimo di confidenza con gli strumenti che utilizzate e procedere di pari passo.
7. Se il colore che avete scelto è molto forte sicuramente dovrete passare più mani di tinta per coprire anche il vecchio.
Poche cose quindi, ma importanti. Una buona tinteggiatura può durare anche dieci anni, conservate comunque della tinta è una buona regola: può servire per piccoli ritocchi futuri.
Fonte: http://archivio.iav.it/Doc/Valerio_Minarelli/ARCHIVIO_MINARELLI/CANTIERE/I%20diversi%20tipi%20di%20malta.doc
Sito web da visitare: http://archivio.iav.it/
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
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"Ciò che sappiamo è una goccia, ciò che ignoriamo un oceano!" Isaac Newton. Essendo impossibile tenere a mente l'enorme quantità di informazioni, l'importante è sapere dove ritrovare l'informazione quando questa serve. U. Eco
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