Materie plastiche

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Materie plastiche

LE MATERIE PLASTICHE

LE MATERIE PLASTICHE POSSONO ESSERE:

  • Sostanze naturali come il caucciù, che è una resina prodotta da un albero specifico”Hevea Brasiliensis”,  e sono dette resine naturali
  • Materiali di origine artificiale ottenuti con procedimenti chimici, la caratteristica di questi materiali è di essere plastici.

La maggior parte delle materie plastiche utilizzate oggi deriva dal petrolio. Da questa materia prima l’industria petrolchimica ricava resine che rispondono alle più svariate esigenze, ormai hanno sostituito i materiali tradizionali, come legno,metalli, vetro e fibre tessili.
Le ragioni di questo successo stanno nella facilità di lavorazione delle materie plastiche e nel loro basso costo.


STORIA

LE MATERIE PLASTICHE ARTIFICIALI
La storia delle materie plastiche artificiali ha inizio nell’Ottocento: nel 1839 l’americano Goodyear scopri il metodo per conferire alla gomma naturale proprietà meccaniche notevolissime, mettendo a punto l procedimento di vulcanizzazione. Esso consisteva nella cottura a vapore del caucciù,effettuata in presenza di zolfo. L’applicazione di questa scoperta diede inizio all’industria dello pneumatico e quindi allo sviluppo dei mezzi su strada.
Nel 1870, l’americano Hyatt, nel ricercare un materiale che sostituisse l’avorio nelle palle da biliardo, realizzò celluloide, mescolando canfora e nitrocellulosa . per molti anni furono fabbricate con la celluloide le pellicole cinematografiche.
LE MATERIE PLASTICHE SINTETICHE
Nel 1906, il belga Baekeland fabbricò numerosi oggetti con una nuova sostanza, chiamata bakelite, prima resina sintetica, (ottenuta da prodotti naturali come la cellulosa). Con opportuni trattamenti la bakelite era in grado di imitare materiali come legno e marmo.
La produzione industriale si sviluppò rapidamente soprattutto dopo la seconda guerra mondiale: dalle 80 mila tonnellate annue prodotte nel 1925 si è arrivati ai 200 milioni di tonnellate dl 1990.
Tra le nuove invenzioni ricordiamo in particolare quella del polipropilene (moplen) da parte dell’italiano  Giulio Natta nel 1963.


MATERIE PLASTICHE  CARATTERISTICHE PRODUZIONE E PROPRIETA’

CARATTERISTICHE
L’industria petrolchimica utilizza prodotti intermedi ottenuti  dalla lavorazione del petrolio e del metano . Il petrolio greggio viene suddiviso nei suoi componenti liquidi e gassosi nelle raffinerie, attraverso un processo chiamato distillazione frazionata. La quantità di petrolio e di metano al settore petrolchimico è molto limitata in media 4%, mentre la maggior parte è destinata ai consumi energetici.
La produzione
Le materie della materia prima la (virgin nafta) vengono spezzati in elementi semplici (monomeri) e poi ricostruiti in lunghe catene (polimeri). Questi ultimi sono la resina sintetica da cui si ottiene la plastica.
Virgin nafta
La virgin nafta è un prodotto ottenuto dalla distillazione del petrolio. Questo liquido oleoso è prodotto nelle raffinerie e arriva attraverso un oleodotto nell’impianto petrolchimico dove si producono le plastiche. Nell’impianto petrolchimico ci sono due impianti in sequenza:  steam craking  e autoclavi di polimerizzazione.
Steam craking:
E’ una costruzione metallica fatta di caldaie e recipienti a pressione  dove la virgin nafta viene investita da getti di vapore che spaccano le sue molecole complesse. Alla fine si ottiene una sostanza liquida o gassosa, formata da molecole semplici (monomeri).
polimeri:
L’autoclave di polimerizzazione è un grosso recipiente a pressione dove il liquido o il gas viene scaldato a temperature elevate (oltre 300°). Le molecole semplici cioè i monomeri rompono i loro legami e formano molecole molto lunghe cioè i polimeri.
Plastica
Il polimero che esce dall’autoclave è una resina sintetica, cioè un prodotto molle e pastoso con spiccate proprietà plastiche. Esso viene poi mescolato con sostanze di carica come coloranti, indurenti, plastificanti e si ottiene la plastica.

 LE PROPRIETA’

LE CARATTERISTICHE DI BASE E LE PRINCIPALE PROPRIETÀ SONO RIASSUNTE NELLA SEGUENTE TABELLA

Caratteristiche chimico-fisiche

Composizione

Sostanze organiche macromolecolari(polimeri)

Peso molecolare

elevato

Peso specifico

 

Conducibilità elettrica

Capacità di opporre resistenza alla corrente elettrica in genere le materie plastiche sono isolanti

Comportamento al calore

Le resine termoplastiche si possono fondere e rimodellare più volte.
Resine termoindurenti si possono fondere e modellare una sola volta

PROPRIETÀ MECCANICHE

Durezza

Buona capacità di resistere all’abrasione

Resistenza alle sollecitazioni

Buona capacità di resistere alle forze esterne

Elasticità

Buona capacità di riacquistare la forma primitiva

Resilienza

Buona resistenza agli urti

 

 

PROPRIETA’ TECNOLOGICHE

Plasticità

Ottima capacità di essere deformate da forze esterne

Duttilità

Ottima capacità di lasciarsi ridurre in fili

Malleabilità

Ottima capacità di lasciarsi ridurre in lamine sottili

Lavorabilità

Si lasciano lavorare facilmente (ottima)

LE MATERIE PLASTICHE
Sono dette materie plastiche quei materiali artificiali con struttura macromolecolare che in determinate condizioni di temperatura e pressione subiscono variazioni permanenti di forma. Si dividono in termoplastici, termoindurenti ed elastomeri. Le gomme, pur avendo chimicamente e tecnologicamente molti aspetti in comune con le materie plastiche, non sono normalmente considerate tali.

  • Termoplastiche: sono dette termoplastiche quelle materie plastiche che acquistano malleabilità, cioè rammolliscono, sotto l'azione del calore.

In questa fase possono essere modellate o formate in oggetti finiti e quindi per raffreddamento tornano ad essere rigide. Questo processo, teoricamente, può essere ripetuto più volte in base alle qualità delle diverse materie plastiche.

  • Termoindurenti: sono un gruppo di materie plastiche che, dopo una fase iniziale di rammollimento dovute al riscaldamento, induriscono per effetto di reticolazione tridimensionale; nella fase di rammollimento per effetto combinato di calore e pressione risultano formabili.

Se questi materiali vengono riscaldati dopo l'indurimento non ritornano più a rammollire, ma si decompongono carbonizzandosi.

  • Elastomeri: la loro caratteristica principale è una grande deformabilità ed elasticità; possono essere sia termoplastici che termoindurenti.

Nella chimica, le materie plastiche sono generalmente il risultato della polimerizzazione di una quantità di molecole base (monomeri) per formare catene anche molto lunghe. Si parla di omopolimeri se il monomero è unico, copolimeri se il polimero è ottenuto da due o più monomeri diversi, e di leghe polimeriche se il materiale è il risultato della miscelazione di due monomeri che polimerizzano senza combinarsi chimicamente.
Un materiale plastico è in genere composto da molecole polimeriche di diversa lunghezza, per cui è necessario conoscere la distribuzione dei pesi molecolari per determinare le proprietà chimico-fisiche del materiale plastico in esame.
Le materie plastiche si ottengono dalla lavorazione del petrolio


Le materie plastiche
Cosa sono
Sono costituite dai polimeri sintetici, con aggiunta di vari additivi che ne migliorano le caratteristiche e ne abbassano il costo. Hanno proprietà plastiche accentuate cioè, se vengono sottoposte a sollecitazioni meccaniche, subiscono variazioni di forma e dimensione che si conservano nel tempo.
Caratteristiche
Le materie plastiche hanno avuto un incredibile successo nei più svariati campi di applicazione perchè sono dotate di molte caratteristiche positive:
leggerezza, potere isolante termico, acustico ed elettrico, buona resistenza a trazione, ottima resistenza chimica, resistenza agli agenti atmosferici.
Esse sono però per la maggior parte infiammabili ed alcune liberano gas tossici, hanno una temperatura di utilizzo piuttosto bassa, sono poco rigide, non sono biodegradabili, tendono a deteriorarsi per scissione (dei legami intramolecolari, cioè depolimerizzano, dovuta alle radiazioni UV e visibili).
Applicazioni
Si usano nelle costruzioni per coperture, gronde e pluviali, infissi, pavimentazioni, tubi per l'acqua e gas, scarichi fognari, isolanti termici ed acustici, impermeabilizzanti, tinteggiature.

Nel settore del restauro servono come consolidanti e protettivi; nella decorazione pittorica entrano nella formulazione di colori per artisti e sono utilizzate anche nel campo della scultura.


TECNOLOGIA DELLA PRODUZIONE DELLE MATERIE PLASTICHE

Le macchine per produrre oggetti in plastica sono di vario genere; in ogni tipo di lavorazione, tuttavia,la resina, in granuli o in polvere, va resa plastica con il calore per poterla poi modellare.
La produzione delle materie plastiche prevede varie fasi di lavorazione.

PRIMA FASE

Dal petrolio alle resine sintetiche
La sostanza che ci permette di produrre resine sintetiche è la virgin nafta distillato del petrolio. Da essa grazie a due diversi procedimenti chiamati cracking si ottengono diverse molecole semplici (monomeri – polimeri).
Le resine prodotte si dividono in : termoplastiche e termoindurenti.

SECONDA FASE

Trasformazione delle resine
Per realizzare un materiale plastico per il successivo utilizzo occorre unire alle resine sintetiche degli additivi, cioè sostanze che conferiscono al materiale particolari caratteristiche e ne migliorano l’aspetto e la resistenza meccanica.
Le miscele così ottenute vengono poi trasformate in granuli, polveri o paste a seconda delle esigenze industriali.


GLI ADDITIVI

COLORANTI

conferiscono il colore all’oggetto finale

RIEMPITIVI

Aumentano la rigidità e migliorano le proprietà meccaniche

ANTIOSSIDANTI

Proteggono il prodotto finale dalla degradazione chimica

PLASTIFICANTI

Rendono il prodotto finale più flessibile

ESPANDENTI

Rendono il prodotto finale più leggero

STABILIZZANTI

Limitano la degradazione del prodotto dovuta agli agenti atmosferici

TERZA  FASE

La lavorazione vera e propria
I semilavorati, granuli, polveri, paste, grazie a sofisticate macchine sono pronti a diventare gli oggetti con cui ci confrontiamo ogni giorno.
Le tecniche di lavorazione delle materie plastiche variano a seconda del tipo di prodotto finale da mettere sul mercato.
Le principali sono lo STAMPAGGIO  per compressione, per iniezione, per estrusione, per soffiatura, per calandratura, per espansione.
STAMPAGGIO PER COMPRESSIONE
E’ la tecnica generalmente utilizzata per la lavorazione dei materiali termoindurenti. Le resine ammorbidite dal calore, sono compresse tra uno stampo e un controstampo e indurendosi prendono la forma voluta.
STAMPAGGIO PER ESTRUSIONE
Questa tecnica viene praticata sia per i materiali termoplastici che termoindurenti. La resina scaldata viene spinta da un pistone attraverso una matrice che ne detterà la forma successiva.
STAMPAGGIO PER INIEZIONE
E’ la tecnica generalmente utilizzata per i materiali termoplastici. I granuli di resina vengono inseriti all’interno di un iniettore cilindrico riscaldato in cui è presente una vite senza fine che ruotando spinge la resina attraverso un foro di uscita. Quest’ultimo è collegato a uno stampo apribile,all’interno del quale i polimeri si raffredderanno prendendone la forma.
SOFFIATURA
Questa tecnica è utilizzata per la produzione di oggetti cavi: il materiale fuso viene immesso nello stampo e sottoposto a un getto d’aria calda compressa che lo fa aderire alle pareti dello stesso. (bottiglie,ecc…)
CALANDRATURA O LAMINAZIONE
Il materiale riscaldato e pastoso viene fatto passare attraverso dei cilindri che ruotano in senso inverso diminuendone lo spessore.

 

Fonte: http://www.icalbavilla.it/wp-content/uploads/2012/12/LE-MATERIE-PLASTICHE2.doc

Sito web da visitare: http://www.icalbavilla.it/

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

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Materie Plastiche

Sono dette materie plastiche quei materiali artificiali con struttura macromolecolare che in determinate condizioni di temperatura e pressione subiscono variazioni permanenti di forma. Si dividono in termoplastici, termoindurenti ed elastomeri. Le gomme, pur avendo chimicamente e tecnologicamente molti aspetti in comune con le materie plastiche, non sono normalmente considerate tali.

  • Termoplastiche: sono dette termoplastiche quelle materie plastiche che acquistano malleabilità, cioè rammolliscono, sotto l'azione del calore.

In questa fase possono essere modellate o formate in oggetti finiti e quindi per raffreddamento tornano ad essere rigide. Questo processo, teoricamente, può essere ripetuto più volte in base alle qualità delle diverse materie plastiche.

  • Termoindurenti: sono un gruppo di materie plastiche che, dopo una fase iniziale di rammollimento dovute al riscaldamento, induriscono per effetto di reticolazione tridimensionale; nella fase di rammollimento per effetto combinato di calore e pressione risultano formabili.

Se questi materiali vengono riscaldati dopo l'indurimento non ritornano più a rammollire, ma si decompongono carbonizzandosi.

  • Elastomeri: la loro caratteristica principale è una grande deformabilità ed elasticità; possono essere sia termoplastici che termoindurenti.

Chimicamente, le materie plastiche sono generalmente il risultato della polimerizzazione di una quantità di molecole base (monomeri) per formare catene anche molto lunghe. Si parla di omopolimeri se il monomero è unico, copolimeri se il polimero è ottenuto da due o più monomeri diversi, e di leghe polimeriche se il materiale è il risultato della miscelazione di due monomeri che polimerizzano senza combinarsi chimicamente.
Un materiale plastico è in genere composto da molecole polimeriche di diversa lunghezza, per cui è necessario conoscere la distribuzione dei pesi molecolari per determinare le proprietà chimico-fisiche del materiale plastico in esame.
Le materie plastiche si ottengono dalla lavorazione del petrolio.

Sviluppo storico

Una radio in bachelite del 1933

1855: il chimico svizzero Georges Audemars produce in laboratorio il rayon.
1909: il chimico belga-statunitense Leo Hendrik Baekeland produce la bachelite.
1954: il chimico italiano Giulio Natta produce il polipropilene isotattico (commercializzato con il nome Moplen).
1963: Ziegler e Natta ottengono il premio Nobel per la chimica come riconoscimento dei loro studi sui polimeri.

 

Caratteristiche

Le caratteristiche vantaggiose delle materie plastiche rispetto ai materiali metallici e non metallici sono la grande facilità di lavorazione, l'economicità, la colorabilità, l'isolamento acustico, termico, elettrico, meccanico (vibrazioni), la resistenza alla corrosione e l'inerzia chimica, nonché l'idrorepellenza e l'inattaccabilità da parte di muffe, funghi e batteri. La plastica si ottiene dalla lavorazione del petrolio.
Lo smaltimento dei rifiuti plastici, quasi tutti non biodegradabili, avviene di solito per riciclaggio o per stoccaggio in discariche: bruciando materiali plastici negli inceneritori infatti si generano diossine (solo per quanto riguarda i polimeri che contengono atomi di cloro nella loro molecola, come ad esempio il PVC), una famiglia di composti tossici. Queste difficoltà hanno incentivato negli ultimi anni la diffusione della bioplastica, in cui una piccola percentuale di resina è sostituita da farine vegetali quale quella di mais.

Aggiunta di cariche

Alla base polimerica vengono aggiunte svariate sostanze ausiliarie (dette "cariche" o additivi) in funzione dell'applicazione cui la materia plastica è destinata.
Tali sostanze possono essere plastificanti, coloranti, antiossidanti, lubrificanti ed altri componenti speciali.
Le cariche hanno quindi la funzione (tra le altre) di stabilizzare, preservare, fluidificare, colorare, decolorare, proteggere dall'ossidazione il polimero, e in genere modificarne le proprietà reologiche (lavorabilità), aspetto e resistenza in funzione dell'applicazione che se ne intende fare.

Lavorazioni delle materie plastiche

 

Molte materie plastiche (nylon, teflon, plexiglass ecc.) si prestano bene a processi di produzione industriale con macchine utensili in modo del tutto analogo ai materiali metallici; per questo vengono spesso prodotte in semilavorati (barre, profilati, lastre eccetera) da cui i prodotti finiti (ad esempio boccole, rulli, anelli, perni, ruote) vengono ricavati con lavorazioni meccaniche.
Tra le lavorazioni a cui vengono sottoposte le materie plastiche, si annoverano:

  • stampaggio per compressione
  • stampaggio ad iniezione
  • stampaggio per trasferimento
  • formatura per estrusione
  • calandratura
  • spalmatura
  • colata
  • soffiaggio
  • termoformatura
  • estrusione in bolla
  • pultrusione

Stampaggio per compressione
Lo stampaggio per compressione è un processo di lavorazione impiegato per le materie plastiche termoindurenti (ma talvolta è utilizzato anche per i termoplastici).
Nello stampaggio per compressione il polimero, inizialmente in forma di polvere o pellet (pastiglie), viene sottoposto ad elevate pressioni, e in questa maniera si realizza il processo di reticolazione.

Stamapaggio ad iniezione
La lavorazione più usata per produrre in serie oggetti in plastica è lo stampaggio ad iniezione. Si fa con speciali presse (dette "presse per iniezione termoplastica"), che fondono i granuli di materia plastica e la iniettano ad alta velocità e pressione negli stampi, dove il polimero, raffreddandosi, assume la geometria voluta.[5]
Lo stampaggio per iniezione viene impiegata nel caso di materiali termoplastici.

Stampaggio per trasferimento
Nello stampaggio per trasferimento il polimero viene portato ad una temperatura tale da rammollirsi e al tempo stesso evitando la reticolazione, che viene svolta successivamente, in uno stampo chiuso in cui la massa rammollita viene trasferita (da cui il nome del processo).

Formatura per estrusione
Nella formatura per estrusione il materiale viene spinto grazie ad una vite attraverso un'apertura. La forma finale del polimero (che fluisce in maniera continua) dipende dalla geometria dell'apertura.
Questo processo si utilizza per i materiali termoplastici e talvolta per quelli termoindurenti.

Termoformatura
Un altro processo che ha una buona applicazione nella produzione di prodotti in plastica è la termoformatura, dove si parte da granuli di polistirolo o polipropilene. Si tratta dell'estrusione di film o di lastre che vengono fatte passare, a temperatura adeguata, in uno stampo nel quale l'oggetto voluto viene forgiato con la pressione dell'aria compressa o dell'aria atmosferica, con attrezzature di produzione molto economiche.

Estrusione in bolla
Un metodo diffuso per ottenere pellicole di polietilene è l'estrusione in bolla. Consiste nel far passare il polimero scaldato dall'estrusore attraverso una filiera circolare posta in posizione orizzontale. Il film ottenuto è raffreddato e fatto passare attraverso una calandra di traino che chiude il sistema. È anche inserita dell'aria per aumentare il volume del sistema, gonfiando ciò che assomiglia molto ad un pallone. In questo modo si produce il film termoretraibile usato per produrre imballaggi.

Pultrusione
La pultrusione è un processo continuo che permette di produrre profilati plastici
rinforzati da fibre, come ad esempio la fibra di carbonio e la fibra di vetro.

Polimeri termoplastici

I polimeri termoplastici possono esseri fusi e rimodellati più volte. Hanno una struttura molecolare "a catena aperta", ovvero presentano un basso grado di reticolazione.

Polietilene

Esistono varie tipologie di polietilene. Tra queste abbiamo:

HDPE (polietilene ad alta densità): È resistente agli urti.
Usi: Cosmetici, contenitori per detersivi, tubi per l'acqua e tubi per gas.
LDPE (polietilene a bassa densità): È la plastica più leggera. È sensibile al calore ma resiste agli agenti chimici. Ha un buon isolamento elettrico.
Usi: Sacchetti, imballaggi, pellicole per alimenti

Polistirene

 

PS (polistirene o, meno comunemente, polistirolo): Duro e rigido.
Usi: Scotch per le auto, giocattoli, oggetti d'arredamento.
Polistirene espanso: Resina polistirenica a forma schiumosa; ha bassissimo peso specifico e conducibilità termica; buona elasticità.
Usi: Imballaggi, isolamento termico ed elettrico dei muri

 

Altri polimeri termoplastici:

PET (polietilene tereftalato): Consente di ottenere fogli sottili e leggeri. Resistente al calore fino a 250 °C ed impermeabile ai gas.
Usi: Contenitori per liquidi, vaschette per frigo e forno.
PVC (polivinilcloruro o cloruro di polivinile): È la plastica più utilizzata. Ha buone proprietà meccaniche.
Usi: Finestre, serramenti esterni, giocattoli, bottiglie, contenitori, grondaie.
PP (polipropilene): È resistente al calore ed agli agenti chimici. Ha un buon isolamento elettrico.
Usi: Nel settore casalingo, parti di elettrodomestici, imballaggi.
PA - poliammide (nylon): Una fra le prime plastiche scoperte. Resistente all'usura e non infiammabile.
Usi: Ingranaggi, apparecchi radiotelevisivi, abbigliamento.
Resine acriliche: Simili al vetro perché sono trasparenti.
Usi: fusori delle lampade, coperture trasparenti, oggetti d'arredamento.
nitrato di cellulosa e/o celluloide: La prima plastica in assoluto ad essere scoperta. Simile alla madreperla
Usi: pettini, tasti, oggetti che imitano l'avorio.
PLA (acido oolilattico): prodotta utilizzando come materia prima il mais, tramite un processo biotecnologico che permette di ottenere capacità produttiva elevata e una gamma di prodotti diversificati;
Usi: contenitori compostabili.

Polimeri termoindurenti

Possono essere formati una sola volta, perché, se sottoposti al calore una seconda volta, carbonizzano.

 

Resine termoindurenti

Resine fenoliche: Le caratteristiche dipendono dai materiali con cui sono mescolate.
Usi: Settore casalingo, mobili per televisori.
Resine ureiche: Dure e colorate. Hanno buone proprietà meccaniche e sono facilmente lavorabili.
Usi: Spine, prese, elettrodomestici, interruttori.
Resine melamminiche: Buona resistenza alle alte temperature e all'umidità.
Usi: Laminati, settore casalingo, arredamenti, vernici.
Resine epossidiche: Eccellente adesività, resistenza al calore e chimica. Inoltre possiedono buone proprietà meccaniche e sono ottimi isolanti elettrici.
Usi: Vernici, rivestimenti, adesivi e materiali compositi.
Resine poliesteri insature: Sono leggere, facilmente lavorabili e resistenti agli agenti atmosferici.
Usi: Piscine, coperture per tetti.
Resine vilnilestere: Caratteristiche molto simili alle resine poliestere ma dotate di migliori caratteristiche chimiche e meccaniche.
Usi: Manufatti sportivi (canoe, piccole imbarcazioni), serbatoi per uso alimentare.

Classificazione della plastica

Le plastiche si classificano con un sistema americano detto SPI (Society of the Plastics Industry), che consiste in un triangolo (che è il simbolo del riciclo) con un numero dentro (che corrisponde a un tipo di plastica).

Abbreviazione

Nome del polimero

Usi

PETE o PET

Polietilene tereftalato o arnite

Riciclato per la produzione di fibre poliestere, fogli termoformati, cinghie, bottiglie per bevande. (vedi: Riciclaggio delle bottiglie in pet)

HDPE

Polietilene ad alta densità

Riciclato per la produzione di contenitori per liquidi, sacchetti, imballaggi, tubazioni agricole, basamenti a tazza, paracarri, elementi per campi sportivi e finto legno.

PVC o V

Cloruro di polivinile

Riciclato per tubazioni, recinzioni, e contenitori non alimentari.

LDPE

Polietilene a bassa densità

Riciclato per sacchetti, contenitori vari, dispensatori, bottiglie di lavaggio, tubi, e materiale plastico di laboratorio.

PP

Polipropilene o Moplen

Riciclato per parti nell'industria automobilistica e per la produzione di fibre.

PS

Polistirene o Polistirolo

Riciclato per molti usi, accessori da ufficio, vassoi per cucina, giocattoli, videocassette e relativi contenitori, pannelli isolanti in polistirolo espanso (es. Styrofoam).

ALTRI

Altre plastiche, tra le quali Polimetilmetacrilato, Policarbonato, Acido polilattico, Nylon e Fibra di vetro.

 

 

Fonte: http://194.116.86.2/omarpoint/2f(2009-10)/FISICA/materiali%20plastici/Materie%20Plastiche%20Corretto.doc

Sito web da visitare: http://194.116.86.2/omarpoint/

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

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