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Capitolo I
1.1 Norme tecniche ed organismi normatori.
L’esigenza di definire delle norme tecniche si pose dopo la rivoluzione industriale per facilitare gli scambi di informazioni tecniche all’interno delle aziende industriali. All’inizio furono le aziende ad adottare delle norme interne che permettevano di risolvere problemi di comunicazione tra i suoi vari reparti, ma alla fine del 1800 si pose il problema di unificare le diverse norme aziendali, che spesso erano in contraddizione tra di loro, e si costituirono alcuni organismi normatori nazionali.
La presenza di enti normatori nazionali non limitò le aziende nell’emanazione di norme interne, soprattutto se queste non erano in contraddizione con le norme nazionali o coprivano dei settori in cui non vi erano delle norme nazionali, così anche oggi osserviamo che molte aziende adottano delle norme tecniche aziendali ( NTA).
La costituzioni degli tanti organismi nazionali, se da un lato favorì lo sviluppo industriale su scala nazionale, rappresentò anche un limite quando il commercio dei prodotti e lo scambio delle informazioni tecniche coinvolgevano più nazioni.
Dopo la seconda guerra mondiale, il mercato di molti prodotti era diventato internazionale, per cui si avvertì l’esigenza di costituire organismi normatori internazionali per l’emanazione di norme tecniche internazionali.
Alcuni importanti enti di normazione nazionali sono:
ANSI |
American National Standard Institute |
AFNOR |
Association Francaise de Normalisation |
DIN |
Deutsche Industrie Normen |
UNI |
Ente Nazionale Italiano di Unificazione |
CEI |
Comitato Elettrotecnico Italiano |
BS |
British Standards |
Molte volte accanto agli enti nazionali esistono anche organizzazioni tecniche di categoria, associazioni industriali, ecc. che emanano specifiche o norme, come ASME ( American Society of Mechanical Engineers), IEEC ( Institute of Electrical and Electronic Engineers), UNAVIA ( Commissione Tecnica di Unificazione nell’Aeronautica), ATA ( Air Transport Association of America), AECMA ( European Association of Aerospace Industries), FAR ( Federal Aviation Regulation), FAA ( Federal Aviation Administration),ecc.. ASTM (American Society for Testing and Materials).
I principali enti normatori internazionali sono:
ISO |
International Standards Organization |
IEC |
International Electrotechnical Commission |
CEN |
European Committee for Standardization |
CENELEC |
Comitato Europeo per la Normazione Elettrotecnica |
Dal principio del secolo ad oggi, l’evoluzione della normazione non si è solo concretizzata in un allargamento di orizzonti geografici: la normazione ha infatti subito anche una sensibile evoluzione concettuale, che l’ha portata ad abbracciare significati sempre più ampi.
Oggi l’attività di normazione ha per oggetto anche la definizione dei processi, dei servizi e dei livelli di prestazione, intervenendo così in tutte le fasi di vita del prodotto, nelle attività di servizio e si occupa anche di definire gli aspetti di sicurezza, di organizzazione aziendale (UNI EN ISO 9000) e di protezione ambientale (UNI EN ISO 14000), così da tutelare le persone, le imprese e l’ambiente.
Nel mondo:
ISO International Standards Organization IEC lnternational Electrotechnical
Commission.
In Europa:
CEN European Committee for Standardiz. CENELEC Comitato Europeo per la
Normazione Elettrotecnica,
ETSI European Telecommunication
Standards Institute,
Nelle singole nazioni, in Italia...
UNI Ente Nazionale Italiano di Unificaz.
Unificazione.
CEI Comitato Elettrotecnico Italiano
In altri paesi:
AFNOR Association Française de
Normalisation.
BS British Standards
DIN Deutsche Industrie Normen,
ANSI American National Standards
Institute
ASME American Society of
Mechanical Engineers
ASTM American Society for Testing
and Materials
API American Petroleum Institute
AWS American We/ding Society
IEEC Institute of Electrical and
Electronic Engineers
Fig. 1 : Principali enti e/o organizzazioni che emanano norme
Secondo la Direttiva Europea 98/34/CE del 1998 si definisce come norma una specifica tecnica approvata da un organismo riconosciuto a svolgere attività normativa per applicazione ripetuta o continua, la cui osservanza non sia obbligatoria e che appartenga ad una delle seguenti categorie:
Le norme, quindi, sono documenti che definiscono le caratteristiche (dimensionali, di prestazioni, ambientali, di sicurezza, di organizzazione ecc.) di un prodotto, processo o servizio, secondo lo stato dell'arte. L’iter che porta alla nascita di una norma si articola in diverse fasi: la messa allo studio, la stesura del documento, l'inchiesta pubblica, l'approvazione da parte della CCT e la pubblicazione. Le parti economico/sociali interessate possono prendere parte all'iter di elaborazione di una norma, partecipando ai lavori di Commissione o inviando all'ente di normazione i propri commenti.
La messa allo studio
Gli organi preposti dell'organismo di normazione elaborano uno studio di fattibilità che mette in relazione la situazione del mercato con le necessità normative, valutano le risorse e le competenze da coinvolgere, nonché i benefici. Se il risultato dell'analisi è positivo si procede alla stesura del progetto di norma.
La stesura del documento
L'organismo di normazione svolge una funzione di coordinamento dei lavori, mettendo a disposizione la propria struttura organizzativa, mentre i contenuti delle norme vengono definiti dagli esperti esterni che, in ambito europeo ed internazionale, vengono nominati dai singoli Paesi.
La discussione della bozza di norma, messa a punto tramite il lavoro a distanza su internet e/o per mezzo di apposite riunioni, ha come obiettivo l'approvazione consensuale della struttura e dei contenuti tecnici del progetto di norma.
L'inchiesta pubblica
Il progetto di norma approvato viene reso disponibile al mercato, mediante comunicazione sui canali d'informazione degli organismi di normazione (per una durata variabile in funzione della tipologia del documento) al fine di raccogliere commenti ed ottenere il più ampio consenso: tutte le parti economico/sociali interessate, in particolare coloro che non hanno potuto partecipare alla prima fase della discussione, possono così contribuire al processo normativo. Negli ambiti europei ed internazionali, tali commenti possono essere inoltrati al CEN e all'ISO soltanto tramite gli organismi di normazione nazionali.
La pubblicazione
La versione definitivamente concordata tiene conto delle osservazioni raccolte durante l'inchiesta pubblica. Nel caso di norme nazionali, il progetto finale viene esaminato dalla Commissione Centrale Tecnica per approvazione, mentre a livello europeo ed internazionale, viene sottoposto al voto degli organismi di normazione nazionali al fine di essere ratificato e pubblicato come norma.
A livello europeo ogni membro CEN ha l'obbligo di recepire le norme EN (che diventano UNI EN in Italia) eventualmente pubblicandole nella propria lingua, e ritirando quelle nazionali esistenti sul medesimo argomento. Tale obbligo non esiste invece per le norme ISO che possono essere volontariamente adottate (con la sigla UNI ISO in Italia).
Qualsiasi norma tecnica deve avere le seguenti caratteristiche:
Ogni norma è individuata dalla sigla dell’ente di normazione e da un numero, che viene assegnato in modo progressivo, per cui diventa difficile la ricerca delle norme riguardanti un particolare settore.
Per facilitare la ricerca delle norme, l’ISO adottò un sistema di classificazione per le Norme Tecniche denominato ICS (International Classification for Standards). Dal 1997 tutte le norme ISO oltre al numero contengono sulla prima pagine la classificazione ICS, ciò ha permesso di fornire un criterio univoco e razionale alla struttura di cataloghi e repertori di norme tecniche. Tale classificazione é stato favorevolmente accolto dalla maggioranza dei membri ISO ed è stata adottata da alcuni di loro.
L'UNI, in qualità di membro dell'ISO, già dall' edizione 1993 del suo catalogo ha sostituito il vecchio criterio di classificazione, basato sulla CDU (Classificazione Decimale Universale) ormai ritenuta obsoleta da quasi tutti gli Enti normatori, con la ICS.
Il sistema di classificazioni ICS si articola sulla base di un ordinamento gerarchico consistente di tre livelli numericamente rappresentati e separati tra di loro da un punto.
Costituito dalle prime due cifre, definisce 41 campi di applicazione, denominati "campi fondamentali", in cui le norme possono trovare applicazione.
Esempio:
43 - Tecnica dei Veicoli Stradali
17 – Metrologia e misurazioni
21 – Sistemi e componenti meccanici per uso generale
Si compone di complessivi 358 gruppi, rappresentati da tre cifre precedute da quelle del campo fondamentale sopra descritto.
Esempio:
21 - Sistemi e componenti meccanici per uso generale
21.060 – Elementi di collegamento
É un'ulteriore esplosione dei 358 gruppi di cui sopra. Viene rappresentato dalla ultime due cifre.
Esempio:
21 - Sistemi e componenti meccanici per uso generale
21.060 – Elementi di collegamento
21-060.10 -Viti, viti prigioniere etiranti
Le norme così classificate sono proposte in tutti i campi nei quali possono trovare applicazione. Per esempio, la norma "UNI 9940 - Gruppi di sicurezza idraulica per riscaldatori ad accumulo - Requisiti e prove" è rintracciabile nel presente catalogo nei due punti seguenti:
13.120 Sicurezza domestica e
91.140.70 Apparecchi Sanitari
Ad ogni Organismo normatore nazionale è lasciata facoltà di introdurre un ulteriore livello laddove sia giustificato dalla presenza di numerose norme di diversa tipologia in un medesimo gruppo o sottogruppo. Questo ulteriore sotto-sottogruppo è costituito da due cifre precedute da un trattino.
L'ambito dinamico della normazione, in continua evoluzione col progredire della tecnica, può rendere l'ICS soggetto ad aggiornamenti, da parte dell'ISO, per cui l'attuale classificazione è senz'altro destinata ad arricchirsi e a perfezionarsi nel corso del tempo.
Viene mostrata la prima pagina della norma UNI EN ISO 5456 emanata nel febbraio del 2001 che definisce i metodi di proiezione.
La presenza delle sigle UNI EN ISO, indica che è una norma nazionale, europea ed internazionale. La classificazione ICS è 01.100.01
Capitolo II
Alcune Norme principali del Disegno Tecnico
2.1 Metodi di disposizioni delle proiezioni
Il Disegno Tecnico utilizza principalmente le proiezioni ortografiche per rappresentare degli oggetti e solo raramente per scopi puramente di presentazione commerciale di un prodotto si possono utilizzare le proiezioni assonometriche o prospettiche.
La più recente Norma che illustra i vari metodi di proiezione è la UNI EN ISO 5456 del 2001 ( ICS 01.100.01). La norma ISO 5456 è costituita da 4 parte, nella prima parte (5456-1) vi è una panoramica dei metodi di proiezione, nella parte 5456-2 sono descritte le proiezioni ortografiche e i metodi di disposizione delle proiezioni o viste, nella parte 5456-3 sono descritte le proiezioni assonometriche, infine nella quarta parte (5456-4) sono descritte le proiezioni prospettiche.
Le sei proiezioni ortografiche di un oggetto sono individuate da una direzione a cui viene assegnata una lettera minuscola dell’alfabeto, mentre la corrispondente vista è indicata dalla lettera maiuscola.
La vista maggiormente rappresentativa dell’oggetto viene scelta come vista principale e rappresenta la vista frontale. Le sei viste sono così designate:
Vista in direzione |
Vista |
Designazione della vista |
a |
frontale |
A |
b |
dall’alto |
B |
c |
da sinistra |
C |
d |
da destra |
D |
e |
dal basso |
E |
f |
posteriore |
F |
Rispetto alla vista A occorre ruotare le altre viste in modo da avere su un unico foglio di disegno tutte le altre viste. La Norma ISO 5456 prevede quattro metodi di disposizione delle viste che vengono indicati come : primo diedro, terzo diedro, frecce di riferimento, rappresentazione ortografica speculare.
Nel metodo del I diedro ( spesso indicato come metodo europeo) l’oggetto è situato tra l’osservatore ed i piani di proiezione, le posizioni delle viste rispetto alla vista A sono determinate dalla rotazione dei piani di proiezione attorno a linee coincidenti o parallele agli assi principali del sistema di riferimento in modo da avere la vista sullo stesso piano su cui è riportata la vista A, ovviamente la vista ruotata non deve sovrapporsi alla vista A. Pertanto, con il metodo del I Diedro, le viste sono disposte rispetto alla vista principale A nel modo seguente:
Il segno grafico che identifica questo metodo, che va sempre posto nel cartiglio, è anche riportato nella Figura 2.1.
Figura. 2.1 : Metodo I diedro
Nel metodo del Terzo Diedro ( metodo americano) il piano di proiezione è disposto tra l’oggetto e l’osservatore e le posizioni delle varie viste rispetto alla vista principale A sono determinate dalla rotazione dei piani di proiezione, che sono coincidenti o paralleli ai piani principali, in modo da avere sullo stesso piano della Vista A le altre viste.
La disposizione delle viste col metodo del III diedro e il relativo simbolo sono riportate nelle seguente Figura 2.2.
Nei casi in cui si preferisce posizionare liberamente le viste rispetto alla vista principale si deve utilizzare il metodo delle frecce di riferimento. Con tale metodo,sulla vista principale viene riportata una freccia a cui è associata una lettera maiuscola, che indica la direzione di proiezione della vista. Le viste così identificate possono essere disposte liberamente sul foglio di disegno e nessun simbolo grafico è previsto per identificate questo metodo.
Il metodo delle frecce di riferimento è particolarmente utile se una faccia dell’oggetto non è parallela a nessun piano principale, per cui alcune entità geometriche appartenenti alla faccia presentano rapporti di proiezione differenti da uno se sono proiettate sui piani principali. Il metodo delle frecce di riferimento può essere utilizzato in aggiunta agli altri due metodi.
Nei disegni di costruzione può essere utilizzato il metodo della rappresentazione ortografica speculare, in cui la vista dell’oggetto è una riproduzione dell’immagine in uno specchio disposto, di norma, parallelamente ad un piano dell’oggetto. La vista ottenuta tale metodo deve contenere la traccia del piano dello specchio e una lettera maiuscola per l’indicazione della vista.
Figura 2.2 : Metodo III Diedro
Figura 2.3 : Metodo delle frecce di riferimento
Figura 2.4 Metodo rappresentazione ortografica speculare
2.2 Formato dei fogli, riquadro delle iscrizioni, ecc.
I disegni dovrebbero essere eseguiti su fogli di dimensioni minime compatibili con la necessaria chiarezza richiesta per poter analizzare e leggere la rappresentazione grafica dell’oggetto. I fogli sono disponibili in formati della serie principale ISO-A (UNI EN ISO 5457), dove il formato A0 ha una forma rettangolare avente superficie uguale ad 1 m2 e il rapporto tra i lati uguali a sqrt(2). Se si divide il formato A0 secondo il lato maggiore si ottiene il formato A1 dove il rapporto tra i lati è uguale a quello di A0. Analogamente è possibile definire formati più piccoli.
I formati più grandi vengono indicati con 2A0, 3A0, ecc. e si ottengono raddoppiando, triplicando, ecc. la lunghezza dal formato A0. Per esigenza di riproduzione i grandi formati nA0 hanno una lunghezza che non è esattamente uguale a n volte la lunghezza del formato A0, perché è previsto uno spazio di sovrapposizione di larghezza uguale a 148.5 mm. Pertanto le larghezze dei formati 2A0, 3A0 sono rispettivamente uguali a L=2x1189-148.5=2229.5 e L=3x1189-2x148.5=3270.
La designazione del formato dei fogli deve essere collocata sul bordo dell’angolo inferiore destro del foglio. Tutti i formati devono prevedere dei margini contenuti entro i bordi del foglio rifiliato. Sul bordo sinistro la larghezza del margine è di 20 mm mentre per gli altri bordi la larghezza dei margini è di 10 mm.
Per facilitare la riproduzione del disegno si devono prevedere quattro segni di centratura che sono posizionati all’estremità dei due assi di simmetria del foglio rifilato.
I fogli devono presentare un sistema di riferimento lungo i margini del foglio al fine di consentire l’immediata individuazione di particolari aree del disegno. Generalmente, i riferimenti verticali sono contrassegnati da lettere maiuscole ( non si utilizzano le lettere I e O), mentre i riferimenti orizzontali sono dei numeri. Le larghezze delle divisioni in cui si collocano i riferimenti sono di 50 mm a partire dagli assi di simmetria del formato rifilato. Per il formato A4 i riferimenti sono collocati solo sul lato destro del foglio.
Il foglio deve contenere sia il disegno sia il riquadro delle iscrizioni ( cartiglio), la cui collocazione per i formati da A1 ad A3 è in corrispondenza dell’angolo inferiore destro della zona di disegno, questi formati devono essere posizionati orizzontalmente. Per il formato A4, che va posizionato verticalmente, il riquadro delle iscrizioni è situato lungo il lato corto della zona per il disegno.
Formato dei fogli rifilati e non e zona esecuzione disegno |
||||||
Designazione |
Dim. Foglio rifilato |
Zona disegno |
Foglio non rifilato |
|||
A0 |
841 |
1189 |
821 |
1159 |
880 |
1230 |
A1 |
594 |
841 |
574 |
811 |
625 |
880 |
A2 |
420 |
594 |
400 |
564 |
450 |
625 |
A3 |
297 |
420 |
277 |
390 |
330 |
450 |
A4 |
210 |
297 |
180 |
277 |
240 |
330 |
Il riquadro delle iscrizioni ( UNI 8187, ISO 7200) contiene informazioni relative alla identificazione, interpretazione e gestione del disegno. La forma del riquadro delle iscrizioni è rettangolare e viene suddiviso in tante caselle le cui dimensioni non sono vincolate dalla norma ma dipendono dalle specifiche informazioni inscritte. Alcune informazioni sono presenti sempre come l’identificazione dell’Azienda, l’oggetto, il disegnatore, data, la Scala, il simbolo del metodo di disposizione delle viste, ecc..
Le dimensioni del riquadro delle iscrizioni sono conseguenza della sua posizione sul formato A4, pertanto esso ha una larghezza di 190 mm ( per fogli con margine sinistro di 10 mm) o di 175 mm ( per fogli con margine sinistro di 25 mm), mentre la sua altezza non deve superare 148.5 mm che è la metà dell’altezza del formato A4.
Nell’ambito di una stessa azienda, il riquadro delle iscrizioni deve avere un’identica configurazione per i diversi formati.
Nelle aziende con una organizzazione semplice, per contenere la quantità di documenti in circolazione, è preferibile riportare nel riquadro anche una telegrafica descrizione degli aggiornamenti. Se lo spazio del riquadro non è sufficiente a contenere le informazioni può espandersi verso l’alto, come nel caso di un disegno di complessivo di un prodotto assemblato per cui occorre riportare nel riquadro anche una sommaria descrizione riguardanti tutte le componenti o parti del prodotto.
Per identificare le parti vengono riportate nel disegno complessivo delle linee di richiamo (UNI EN ISO 6433-97) con dei numero di posizione per ogni parte. Se i numeri di posizione sono inscritti in una circonferenza, le linee di richiamo devono essere dirette verso il centro della parte. In Fig. 2.1 sono mostrati esempi di linee di richiamo.
Fig. 2.4 Linee di richiamo e numeri di posizione
Per una migliore leggibilità del disegno è preferibile disporre i numeri di posizione secondo linee orizzontali o verticali. L’assegnazione dei numeri di posizione deve rispettare un ordine che può dipendere:
Nel cartiglio ogni componente è identificata dal numero di posizione e spesso anche da un Part/Number, che è un codice assegnato dall’azienda a quel particolare componente.
Il riquadro delle iscrizioni è solo una parte del disegno che contiene informazioni scritte, altre informazioni sono contenute in documenti allegati ai disegni complessivi o di dettaglio come la Distinta Componenti ( UNI ISO 7573), che è l’elenco completo di tutti i componenti del prodotto. La corrispondenza tra gli elementi di una distinta componenti e la loro rappresentazione sul corrispondente disegno viene espletata dai numeri di posizione o dal Part/Number.
E’ possibile compilare diverse distinte per scopi differenti come il rilevamento dei tempi, la gestione delle scorte, ecc..
La Distinta Componenti, spesso denominata “Lista Dettaglio”, può non essere compilata per prodotti semplici, se è possibile inserire tutte le informazioni nel Riquadro delle Iscrizioni. Viceversa, se esiste una Distinta Componenti essa deve essere identificata dallo stesso codice del relativo disegno e per poterla meglio distinguere da altri documenti, la norma raccomanda che il codice sia preceduto dal prefisso “distinta”.
La Distinta Componenti è strutturata in più colonne in cui vengono riportate le informazioni sotto le intestazioni seguenti:
Nella colonna “individuazione” si riporta il numero di posizione o codice della parte come indicato sul disegno.
La colonna “descrizione” riporta il nome della parte o una sua sommaria descrizione. Nel caso di parti normalizzate ( per esempio viti, chiodi, ecc.) la loro designazione deve essere conforme a quella prevista dalle norme specifiche.
Nella colonna “quantità” si indica, per ciascuno componente, il numero totale degli elementi utilizzati per la costruzione del prodotto rappresentato nel disegno complessivo.
La colonna “riferimenti” viene utilizzata per richiamare componenti che non vengono completamente rappresentati sul disegno, come le parti rappresentati in altri disegni, normalizzati, ecc..
La colonna “materiali” riporta il tipo e la qualità di materiale utilizzato e se esso è normalizzato occorre indicare la sua designazione normalizzata.
La distinta componenti può contenere altre informazioni necessarie per il prodotto finito come: codice di magazzino, massa unitaria, stato di fornitura, note.
La sequenza delle iscrizioni sulla distinta deve essere la stessa usata dai numeri di posizione apposti sul disegno complessivo. Se la distinta componenti è indicata sul disegno (cartiglio) la sequenza deve essere dal basso verso l’alto, con le intestazioni delle colonne alla base.
Spesso nell’angolo superiore destro del foglio è riportata la Colonna Modifiche in cui si indica la descrizione della revisione del disegno, con data e firma di chi l’ha approvata.
Su molti fogli di disegni aerospaziali vi sono delle caselle complementari come:
5 |
|
|
Smussi non quotati |
Rugosità |
||||
4 |
|
|
||||||
3 |
|
|
Trattamento termico |
|||||
2 |
|
|
||||||
1 |
|
|
N. Modello |
|||||
N |
Descrizione |
Quant. |
Data |
|||||
Disegnatore |
Controllore |
Quote senza indicazione di tolleranza |
Scala |
Simbolo |
||||
DITTA |
Titolo del disegno |
Esempio di Cartiglio o Riquadro delle iscrizioni.
Fonte: https://www.docenti.unina.it/downloadPub.do?tipoFile=md&id=100174
Sito web da visitare: https://www.docenti.unina.it
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
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I riassunti , gli appunti i testi contenuti nel nostro sito sono messi a disposizione gratuitamente con finalità illustrative didattiche, scientifiche, a carattere sociale, civile e culturale a tutti i possibili interessati secondo il concetto del fair use e con l' obiettivo del rispetto della direttiva europea 2001/29/CE e dell' art. 70 della legge 633/1941 sul diritto d'autore
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"Ciò che sappiamo è una goccia, ciò che ignoriamo un oceano!" Isaac Newton. Essendo impossibile tenere a mente l'enorme quantità di informazioni, l'importante è sapere dove ritrovare l'informazione quando questa serve. U. Eco
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