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TEORIE MOTIVAZIONALI
Gli studi sulla motivazione di propongono non solo di descrivere come le persone si comportano, ma anche di spiegare perché si verificano certi comportamenti e a prevedere comportamenti futuri. In questo modo giungono a dar conto sia delgi aspetti di similarità dei comportamenti messi in atto da individui diversi, sia delle loro differenze.
Negli studi sulla motivazione si scontrano due rappresentazioni del soggetto. La prima vede l’individuo “spinto dalle spalle” dai suoi bisogni interni (istinti, pulsioni), eventualmente “attivati” dalla percezione di un certo aspetto dell’ambiente esterno. La seconda vede l’individuo intenzionalmente orientato a perseguire degli obiettivi e delle mete, al di là delle contingenze interne o esterne
Motivazione => energia che alimenta la dinamica delle azioni individuali e la dirige e la orienta verso il conseguimento di finalità generali o specifiche (Quaglino 1999)
Motivazione e attività di lavoro
le teorie classiche
Maslow 1954, individua dei bisogni primari (b. fisiologici, b. di sicurezza) e dei bisogni secondari (di affetto, di stima, di autorealizzazione)
Mc Clelland (1961), bisogno di potere + affiliazione + successo + competenza
Herzberg (1959)individua due tipi di obiettivi: obiettivi di igiene (sicurezza sul lavoro, retribuzione, ….) e obiettivi di motivazione (responsabilità, riconoscimento, carriera), entrambi portano a un aumento della motivazione
Vroom (1964) la motivazione corrisponde a: valenza (quanto mi piace l’attività/ la ricomensa => intrinseco/estrinseco), da -1 a +1; per aspettative (quanto mi sento capace di farcela => autostima / auto efficienza) da 0 a 1; per strumentalità (il risultato mi darà la ricompensa => probabilità) da 0 a 1
Adams (1963) la motivazione è data dal rapporto tra impegno (prestazione, sforza, energia) e risultato (riconoscimento, ricompensa, stima) e dal rapporto con gli altri
Locke (1975) => gli obiettici dirigono l’attenzione e la concentrazione, mobilitano l’azione e lo sforzo sul compito, incoraggiano la persistenza dello sforza, facilitano l’elaborazione e lo sviluppo di strategie, conducendo dunque alla prestazione
Fonte: http://www.appuntiunito.it/wp-content/uploads/2013/12/psicologia-del-lavoro.doc
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