New economy

New economy

 

 

 

I riassunti , gli appunti i testi contenuti nel nostro sito sono messi a disposizione gratuitamente con finalità illustrative didattiche, scientifiche, a carattere sociale, civile e culturale a tutti i possibili interessati secondo il concetto del fair use e con l' obiettivo del rispetto della direttiva europea 2001/29/CE e dell' art. 70 della legge 633/1941 sul diritto d'autore

 

 

Le informazioni di medicina e salute contenute nel sito sono di natura generale ed a scopo puramente divulgativo e per questo motivo non possono sostituire in alcun caso il consiglio di un medico (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione).

 

 

 

 

New economy

Internet è un’unica, sconfinata Rete globale composta da più reti locali alle quali sono allacciati dispositivi di comunicazione come computer, telefoni cellulari o altro. Al giorno d’oggi esso coinvolge a diversi livelli le vite delle persone comuni come delle aziende, ed è diventato quindi un modo molto efficace per lavorare, fare affari, concludere contratti, pubblicizzare la propria impresa e, perché no, divertirsi!
In questo nostro breve percorso nel vasto mondo di Internet abbiamo voluto prendere in esame i cambiamenti che la Rete ha apportato all’economia tanto da rendere necessaria la coniazione del termine New Economy per definire il nuovo modo di “fare impresa”.
Il lavoro ha seguito un percorso logico che è stato suddiviso in più sezioni raggruppate in riferimento alle tre materie coinvolte nel progetto:

Economia Aziendale

  • “Internet e la New Economy” con una rapida analisi delle conseguenze portate dalle nuove tecnologie e delle regole per lavorare nel mercato on-line;
  • “L’evoluzione delle aziende” con la definizione del nuovo concetto di azienda e la valutazione della possibilità per le imprese di costruirsi un proprio sito;
  • “Il commercio elettronico” con la distinzione tra B2B (Business to Business) e B2C (Business to Consumer)
  • “La pubblicità on-line” un approfondimento sul nuovo modo per farsi conoscere a livello mondiale con i relativi costi e ricavi.
  •  
  • Geografia
  • “Le tre rivoluzioni industriali” con particolare riferimento alla terza rivoluzione, in cui stiamo a tutt’oggi vivendo;
  • “La globalizzazione” ovvero l’abbattimento dei confini nazionali.

Lingua Inglese
In questa conclusiva parte abbiamo affrontato gli aspetti più essenziali di Internet e dell’E-Commerce puntando l’accento sui vantaggi per le imprese e su come lavora il mercato on-line.

            Il motivo che ci ha spinto a scegliere Internet e la New Economy come argomento del nostro progetto è stato la curiosità per quello che ormai è il futuro, a dire la verità non molto remoto, a cui andiamo incontro e quindi la consapevolezza che, per dei giovani che stanno per affacciarsi al mondo del lavoro, è indispensabile conoscerne almeno le nozioni di base.

 

INTERNET E LA NEW ECONOMY

 

Internet ha creato una nuova economia, basata sulla “democrazia dell’informazione”, sulla facile possibilità di accedere, attraverso una stessa piattaforma tecnologica, a un’ingente quantità di dati, informazioni, notizie.
Tutto questo contribuirà a cambiare radicalmente la nostra vita. Il progressivo incorporamento (in chips a buon prezzo) di informazioni e conoscenze, in tutti gli oggetti che quotidianamente usiamo, comporterà alcuni cambiamenti tra i quali la dematerializzazione della ricchezza e la sua sostituzione con la conoscenza. Si parla quindi di una nuova “era”, quella digitale, la quale condurrà uno sviluppo socioeconomico i cui benefici saranno ad appannaggio dei consumatori e degli utenti finali che si mostreranno sensibili a questo cambiamento. Tale cambiamento è paragonabile alla rivoluzione industriale, se lo si guarda in relazione alla enorme quantità di trasformazioni che si stanno verificando in un periodo di tempo molto breve.

            La rete mondiale di Internet ha creato nuove opportunità per le aziende e gli individui, mettendo loro a disposizione un ambiente comune. Internet è il trascinatore della nuova rivoluzione industriale, dove tutti possono operare senza confini, come un’azienda virtuale. Gli strumenti di Internet sono fondamentali per portare le aziende ad un livello di competitività mai raggiunto prima. L’informazione risulta così determinante, costituendo un punto di forza per progettare, costruire ed emettere sul mercato prodotti rinnovati rapidamente. Internet amplia le opportunità di aziende e persone con la possibilità di raggiungere chiunque, dovunque ed in qualsiasi momento. Le aziende aumentano la loro capacità di raggiungere mercati distanti e organizzare sistemi di produzioni virtuali, basati sulla decentralizzazione della produzione (ed una conseguente maggior rapidità nel fornire i prodotti al cliente).
Queste situazioni stanno portando delle significative modifiche sia nel modo di “fare impresa”, sia nel modo in cui gli utenti finali si rapportano con le imprese. La New Economy comporta una nuova concezione d’impresa, caratterizzata da alcuni principi chiave:

  • Secondo il cosiddetto “effetto rimando” le imprese vengono considerate virtuali, grazie alle tecnologie attuali (Internet in particolare); l’impresa si converte in un ricevitore di ordini (via Internet), che lo rimanda al produttore di componenti, il quale, a sua volta lo rimanda a colui che dovrà realizzare il prodotto assemblato, da qui all’operatore logistico che lo porterà direttamente a casa nostra. Questa concezione cambia totalmente l’economia perché semplifica l’intero processo e rende economicamente più conveniente il prodotto stesso.
  • All’interno dell’impresa non è tanto importante la grandezza, quanto la velocità e la capacità di adattarsi prima degli altri ai cambiamenti che si susseguono, acquisendo così importanti vantaggi competitivi. Oggi le imprese “veloci” vincono su quelle “lente”, come prima le grandi imprese abbattevano senza difficoltà le piccole imprese.
  • Il denaro non rappresenta una barriera all’entrata nella New Economy; qui è molto più importante il progetto, che permette di generare nuove opportunità imprenditoriali. Tutto questo provoca una “esplosione” di imprese in ambito digitale, e soprattutto in Internet, che da niente hanno acquisito un valore di svariati miliardi.

LE 10 REGOLE
PER LAVORARE CON LA NEW ECONOMY

 

Internet sta cambiando l’impostazione delle strategie d’impresa sui classici concetti di “mercato”, “concorrenza”, “marketing”, “attenzione al cliente”, “bilancio”.
Il risultato di questa rivoluzione è la New Economy, retta però da 10 regole ferree:

  • Intangibilità: I principi dell’economia digitale fanno sì che la grandezza dell’impresa non si misura con i propri beni tangibili. Il valore dell’impresa è nella sua capacità di innovare i suoi prodotti/servizi, e soprattutto nella capacità di reazione ai cambiamenti, non solo tecnologici, ma anche sociali ed economici

Le imprese della New Economy cercano di evitare i costi fissi a favore dei costi variabili, ad esempio non comprare un locale per la sede ma affittarlo; affidare l’amministrazione dell’impresa ad un consulente professionista piuttosto che avere una risorsa interna specializzata.

  • Non esiste lo spazio: Se prima per fare affari era indispensabile la vicinanza del venditore e del compratore, da qui derivava l’importanza della localizzazione dell’impresa, naturalmente il più possibile vicino ai potenziali compratori. Oggi la rete ha definitivamente rotto tale necessità, perché, per passare da un cliente all’altro, è sufficiente solo un click del mouse. Si parla quindi di come non esitano più distanze: Internet è diventato un mercato aperto (globale).

 

  • La velocità di risposta: Alcuni studi hanno evidenziato come il traffico su Internet aumenti di 10 volte ogni 100 giorni (mediamente). Così anche chi opera su Internet deve esser ugualmente veloce nel vendere, nel comprare, nel trasferire. Attraverso la rete un compratore può soddisfare un suo desiderio in tempo reale e l’impresa venditrice deve risolvere tutta la transazione in tempo reale. La velocità può essere un elemento critico di successo per l’impresa, la quale per sopravvivere deve saper reagire ai costanti cambiamenti della rete e a concorrere con nuove imprese.
  • Il capitale umano: Per le imprese di Internet il capitale umano è il più importante, quello che fa la differenza con le altre imprese. Le persone che ideano nuovi prodotti e servizi e che conoscono il contesto competitivo sono le chiavi di Internet e sono i veri protagonisti di questa rivoluzione. Internet è talmente nuovo che trovare delle figure professionali è praticamente impossibile, quindi anche una piccola, ma significativa, esperienza diventa un punto forte per attrarre l’interesse di quelle aziende che decidono di affrontare il mondo di Internet e della New Economy. Il mercato sta premiando sempre più i giovani imprenditori (con idee innovative); infatti, ciò che oggi serve di più, dopo il capitale, sono le idee. Anche perché stanno nascendo banche ed istituzioni finanziarie disposte a scommettere su nuove idee inerenti ad Internet.

 

  • Clienti insufficienti: La legge di Metcalfe ci dice che le tecnologie hanno valore unicamente se la gente le utilizza, e che l’utilità di un sito web è uguale al numero dei suoi utenti elevato al quadrato. L’obiettivo è quello di raggiungere una massa critica di clientela, solo allora potremo cominciare a parlare di redditività della nostra iniziativa sul web.
  • La personalizzazione: Il sistema per attirare i clienti consiste nella capacità di personalizzare i prodotti e servizi offerti, e per fare ciò, è necessario conoscere i gusti e le preferenze dei consumatori. L’obbiettivo finale è la fidelizzazione. Esiste comunque la tecnologia necessaria per riconoscere l’utente che sta visitando per più volte la pagina web e rendere il suo processo di acquisto più comodo e rapido.

 

  • Dall’intermediario all’“infomediario”: Internet ha provocato la scomparsa degli intermediari avvantaggiando la vendita diretta. Si comincia a parlare di un nuovo tipo di intermediazione (infomediario), capace di filtrare i dati e le informazioni utili ai clienti, associando un significativo valore aggiunto alla catena domanda-offerta.
  • Il servizio: Se gli utenti di Internet, hanno acquistato grazie alla rete un maggiore potere contrattuale, anche le imprese che operano sulla stessa rete, acquisiscono nuove opportunità, visto che non c’è più bisogno di andare in centro città, per comparare prezzi e qualità dei vari prodotti e servizi. Essendo Internet con tutte le sue possibilità, un servizio aggiuntivo per tutto quello che compriamo nella rete, dobbiamo far sì che sia sempre molto efficace. In rete possiamo trovare software intelligenti che aiutano l’utente a trovare l’offerta più favorevole, consentendo il successo delle aziende che offrono prezzi più vantaggiosi o prodotti e servizi unici.

 

  • La convenienza del prezzo: Il prezzo su Internet è sempre stato un elemento per attirare i clienti. Una volta eliminati gli intermediari che non apportano il valore aggiunto, i prezzi diventano molto più concorrenziali rispetto a coloro che non vendono in rete. Il web ha eliminato la concorrenza “devastante” della guerra sui prezzi, spostandola alla competizione sui migliori servizi.
  • Tutti sono acquirenti: L’economia digitale ha fatto in modo che tutto il mondo diventi un potenziale cliente di qualsiasi prodotto immaginabile, non esistono più distanze, cioè quelle barriere che separano la soddisfazione di un desiderio dall’impulso all’acquisto.

 

 

IL CONCETTO D’AZIENDA
NELL’ERA DELLA NEW ECONOMY

 

            Nella New Economy le aziende click (aziende che operano quasi esclusivamente via computer) stanno avendo il sopravvento sulle aziende brick (aziende che producono beni tradizionali).

            In ogni periodo storico sono state elaborate diverse definizioni del concetto d’azienda, che ponevano l’attenzione alla struttura organizzativa, all’attività svolta, al fine aziendale. I diversi concetti susseguitisi nel tempo tenevano conto delle specifiche realtà: così all’inizio del secolo, l’azienda rappresentava “una somma di capitali da amministrare”. In seguito si è giunti a considerarla come “una coordinazione economica retta per il soddisfacimento dei bisogni umani”.
Tuttavia, le aziende che operano nella New Economy non rispecchiano le tendenze di questi concetti: ciò è verificabile nelle aziende che producono beni/servizi completamente digitalizzabili che possono essere venduti interamente via web (aziende click). Infatti, diversamente dalle tradizionali aziende brick (letteralmente “aziende mattone”, cioè che producono beni difficilmente digitalizzabili), le aziende click si caratterizzano per l’uso quasi esclusivo di risorse immateriali e per una struttura organizzativa virtuale, senza confini, dove non esiste una vera e propria combinazione produttiva di mezzi fisici e persone. I processi produttivi si basano sempre più sulle conoscenze tecnologiche di microelettronica e di informatica in modo da innovare il prodotto; l’organizzazione commerciale si basa sull’e-business e si concretizza in acquisti e vendite dove le transazioni avvengono in real time utilizzando portali verticali e reti business to business (B2B), dove spesso per agevolare la scelta appaiono proiezioni di negozi virtuali sullo schermo di un computer.   
Ponendo l’accento più sulle componenti immateriali dell’organizzazione (le conoscenze, il patrimonio intellettivo, la creatività delle persone che vi operano), piuttosto che sulle componenti materiali (coordinazione di beni per la fabbricazione del prodotto), anche il concetto d’azienda tende ad essere rivisitato. Oggi si ritiene, che ciò che valorizza la produzione sia l’innovazione, per la quale occorrono l’intelligenza, la creatività, l’intuito, le capacità manageriali, altre conoscenze tecniche dei singoli individui che cooperano nell’attività aziendale.

Nel vasto mondo della New Economy non operano solo aziende che svolgono la loro attività sul Web ma vi rientrano diverse tipologie di imprese che in differenti modi sono collegati con il commercio on-line.
Da questo punto di vista è possibile individuare quattro tipologie fondamentali che corrispondono ad altrettante aree operative:

  • Imprese che operano nell'ambito delle infrastrutture, cioè di tutto ciò che costituisce la rete e ne rende possibile l'utilizzo: telecomunicazioni, fibre ottiche, hardware e software, apparati di collegamento. Tali imprese rappresentano "l'ossatura" della New Economy;
  • Imprese che operano nell'ambito delle applicazioni, attraverso la creazione di software sia finali sia intermedi (database, programmi per la gestione dei siti, software multimediali ecc.)
  • Imprese intermediarie che si dedicano alla creazione di portali sia orizzontali (generalisti) sia verticali (specialistici), all'aggregazione e all'assemblaggio dei siti, alla gestione dei banner, alla creazione di archivi sinottici sui molteplici siti d'asta (cosiddetti spider).
  • Imprese dedite all'e-commerce.

           
Come si vede non tutte le imprese New operano esclusivamente tramite il "click" in quanto alcune di esse conservano quella fisicità che caratterizza le imprese Old (brick). L'elemento comune che le unisce è quindi la tecnologia digitale, ed è per questo motivo che vengono anche definite imprese "brick and click".
AZIENDE DI PRODOTTI
E
AZIENDE DI SERVIZI

 

Negli anni ’70 l’informatica. Un decennio dopo le telecomunicazioni. Oggi Internet e la sua rivoluzione: tutti progressi e mutamenti che hanno costretto le aziende informatiche a profonde riflessioni sulle proprie strategie. Oggi, poi, a differenza del passato, molti nomi importanti del panorama informatico hanno dovuto decidere se focalizzarsi sui prodotti, siano questi hardware o software, o sui servizi, dove l’offerta include la consulenza, la realizzazione di soluzioni più o meno complesse e ripetitive, ma sempre più basate su tecnologie di terze parti, la manutenzione e gestione delle soluzioni e dei sistemi di informatica e telecomunicazione.
Per le aziende focalizzate sui prodotti la rivoluzione indotta da Internet è ormai un fatto acquisito e facilmente comprensibile non solo dagli specialisti (e-commerce ed e-procurement stanno diventando temi di conoscenza e dibattito diffuso): i rapporti con fornitori da un lato e distributori o clienti finali dall’altro sono sempre più basati sulla rete che rende possibile sceglierli, a prescindere dalla loro localizzazione geografica, per avere sempre il meglio alle condizioni più vantaggiose, nonché definire e mettere a punto strategie di marketing e di offerta sempre più mirate al bisogno del singolo cliente.
Il valore strategico di Internet è forse meno evidente per le aziende di servizi, dove il prodotto è la risorsa umana che, attraverso le proprie conoscenze e competenze, molte delle quali sono per loro natura locali, aiuta il cliente a trasformare le tecnologie in fattori di efficienza e competitività: Internet può aiutare a mettere in relazione il bisogno con la disponibilità della risorsa adeguata ma questa, a differenza del prodotto, è tanto più fruibile e competitiva (competenze e costo) quanto più è localizzata vicino a chi esprime il bisogno.
Affidarsi ad un partner di servizi significa ricevere una soluzione completa composta da prodotti diversi, scelti, assemblati e armonizzati in modo da costituire un unicum. E’ così che la tecnologia, a patto che sia ben disegnata, oltre ad abbattere i costi, può riposizionare un’azienda.
Per questo motivo le aziende di servizi devono essere in grado di sviluppare strategie ad hoc sulla singola azienda cliente, attraverso l’interazione continuativa, basata sulla conoscenza condivisa delle regole globali, ma soprattutto di quelle locali, del business in cui il cliente opera. Contemporaneamente è fondamentale capire che le tecnologie migliori sono spesso (e nel caso dell’Italia praticamente sempre) quelle sviluppate su mercati internazionali più innovativi sul fronte della domanda. E’ proprio qui che Internet ridiventa un fattore abilitante e strategico anche per le aziende di servizi, per lo sviluppo e la condivisione di una conoscenza globale, che si realizza operando quotidianamente su più mercati e interagendo con partner tecnologici internazionali e globali.

LE OPPORTUNITA'
PER LE IMPRESE

 

Esistono differenti tipologie di siti, dai più semplici ai più complessi, che si differenziano per obiettivi e funzionalità. La scelta di quale direzione prendere, prima di creare un sito Internet, è molto strategica. Il sito è un importante strumento di comunicazione verso il mondo esterno e una scelta azzeccata può influenzare fortemente il mercato cui un’azienda si riferisce, ampliandolo.
Evidentemente, una scelta frettolosa, indotta dalla volontà di essere presenti a tutti i costi, operata con poca cura e poca attenzione alle strategie di marketing aziendale, rischia di non produrre alcun risultato e di restare un puro costo. Molti siti prodotti negli anni passati con notevole sforzo finanziario e di aggiornamento tecnologico per   le aziende, oggi sono in crisi o sul punto di chiusura.

 

  • Perché creare un sito in azienda

 
Internet ha incontrato un periodo di boom negli ultimi anni e, come sempre succede con le novità di grande portata, c'è chi ha affrontato la sfida in modo professionale e chi invece, con spirito pionieristico ma improvvisato, si è lanciato alla conquista della nuova frontiera. I primi, se hanno agito nel tempo in modo oculato, hanno avuto successo e hanno costruito aziende serie che oggi possono vantare una vasta competenza nel settore. Tra i secondi, c'è qualcuno che ha prodotto molti danni e qualcun altro che invece ha avuto fortuna, riuscendo a crescere pur in questo difficile mercato.
Questa breve analisi è per spiegare come molte aziende siano rimaste scottate da consulenti improvvisati, da persone senza competenza o che, peggio, hanno fatto spendere loro parecchio denaro senza risultati, oppure con riflessi addirittura dannosi per l’immagine dell'azienda stessa. Molte imprese, inoltre, si sono affidate a persone o strutture che avevano minime competenze nella programmazione in Html o a persone interne all'azienda, di solito responsabile Edp, nello convinzione che fare un sito Internet significasse semplicemente costruire alcune pagine con una bella grafica e con i testi mutuati da una brochure.  Tutto senza comprendere che un sito web è uno strumento strategico, strettamente legato sia alle strategie di comunicazione sia a quelle di marketing e ai piani di sviluppo futuro dell’azienda.

Quando si valuta la possibilità di aprire un proprio spazio su Internet è bene partire dall’inizio, e cioè ponendosi alcune domande molto semplici: che cosa mi aspetto da una presenza sul web? Esistono già in rete attività analoghe alla mia? Come si stanno comportando? A chi mi voglio rivolgere? Quali saranno i contenuti del sito? Perché i visitatori dovrebbero essere interessati al mio sito? Rispondere onestamente a queste domande è di fondamentale importanza non solo per chiunque si stia avvicinando per la prima volta a un esperienza su Internet, ma anche per chi già possiede un sito e probabilmente non è soddisfatto dei risultati ottenuti. Mettere on-line un sito non è la soluzione ai problemi di un’azienda e farlo con un sito sbagliato potrebbe rivelarsi un pericoloso boomerang. Soprattutto adesso che è finita la fase degli esperimenti e si inizia, finalmente, a operare con maggiore serietà. Una campagna pubblicitaria sbagliata in televisione può causare grossi danni all’immagine di un’azienda; non ci sono motivi per cui lo stesso non possa accadere anche su Internet.
Un sito va quindi innanzitutto pensato: bisogna valutare attentamente i motivi che ne richiedono la creazione, pensare i contenuti, comprendere che è necessario mantenere vivo il sito a partire dal primo giorno della sua pubblicazione. Un sito che sa di vecchio è fuori posto in un ambiente così incline al cambiamento come è quello del web.

  • Il sito di immagine

 

Un sito Internet può avere diverse funzioni e viene studiato, già in fase di progettazione, con un’architettura adeguata ai suoi obiettivi. Ci sono aziende che necessitano di un sito di immagine o sito brochure, perché il loro obiettivo è quello di mostrare la propria immagine al mercato, magari espandendo il numero di contatti su categorie molto specializzate, sparse in tutto il mondo. I siti di immagine sono costruiti per essere esteticamente molto attraenti, con un’organizzazione spesso impeccabile, ma lasciano poco spazio all’intera attività, perché non sempre rientra negli obiettivi dell’azienda. Sceglie questo tipo di soluzione chi offre un prodotto o un genere di servizio molto personalizzato, per il quale non esiste un listino vero e proprio, oppure per il quale è indispensabile il contatto approfondito e successivo con la rete commerciale aziendale. Siti poco interattivi, dunque, che hanno come scopo primario la diffusione dell'immagine e la creazione di contatti, che poi si realizzano per vie tradizionali.

 

  • Il sito catalogo

Altre aziende scelgono invece il sito catalogo. Sono generalmente siti rivolti al mercato Business-to-Business e permettono un contatto costante e semplificato con i clienti, che acquistano prodotti standard o personalizzabili in numero elevato di pezzi. Il sito presenta i prodotti o i servizi, ordinati in un database, completi ove necessario di scheda tecnica o di caratteristiche. I più evoluti hanno l'opzione di ordine o di acquisto on-line, sviluppando, una rete di E-commerce. Il contatto che si stabilisce può essere diretto, vale a dire tra cliente e azienda, oppure tra cliente e distributori (sempre passando attraverso il sito dell'azienda, che possiede il link con i distributori autorizzati). In questo caso, è il distributore che provvede direttamente all'invio della merce, mentre nel primo caso è tutto diretto dall'azienda.
Un'ulteriore opzione è la possibilità di integrare il catalogo con alcune informazioni sui prodotti che provengono direttamente dal sistema gestionale dell'azienda: per esempio, di ogni prodotto si può indicare al cliente il numero di pezzi disponibili a magazzino, oppure, nel caso di ridotta disponibilità, ipotesi dei tempi di consegna. Il sito catalogo è utile nel caso di aziende che hanno una vasta gamma di prodotti, un continuo aggiornamento degli stessi e un parco clienti fedele, che acquista lotti con modalità costante. La vendita diretta via Internet non sostituisce comunque il ruolo della rete commerciale, semplicemente può rendere più snelle alcune operazioni di routine. Il mantenimento del rapporto con il cliente e tutta l'area di new business potranno così essere sviluppate con maggiore attenzione.

 

  • Il sito E-commerce

È quello che riscuote oggi maggior interesse. Erroneamente si pensa che l'E-commerce sia l'unica soluzione per fare business su Internet: non è così, ma questo è oggi lo strumento di punta per la maggior parte delle aziende. Quelle che intendono affrontare l'E-commerce, però, devono legare strettamente la strategia aziendale e quella relativa al commercio elettronico in un piano operativo coerente. Il commercio elettronico è uno strumento che permette alle imprese di migliorare le proprie performance attraverso l'uso di network informatici. Proprio per le sue caratteristiche ampie, il sito di E-commerce è differente dalla vendita di prodotti on-line da catalogo: un sito di commercio elettronico che funziona contribuisce ad accrescere la profittabilità dell'azienda e la sua quota di mercato, migliora il servizio al cliente e la diffusione dei propri prodotti sul mercato. La percezione più diffusa di questi siti, comunque, è quello di ambiti virtuali che vendono prodotti e servizi.
Una percezione rischiosa, soprattutto sul piano strategico. Innanzitutto bisogna eliminare l'ambiguità relativa al concetto di E-commerce, che comprende un numero più ampio di attività. L'E-commerce è solo una delle tante possibilità che la rete e gli strumenti informatici offrono. Internet è prima di tutto un grande mezzo di comunicazione e di contatto, che deve essere sfruttato nel pieno delle sue possibilità dalle aziende che vogliono fare business on-line. Non è sufficiente mettere una vetrina di prodotti su una pagina web, perché l'E-commerce non è il punto di partenza di una strategia, ma è una delle sue conseguenze, quasi certamente fallimentare se non integrata con altri servizi specificamente diretti all'utente-navigatore.

Quali sono le attività che si possono intraprendere con un sito di E-commerce? Innanzitutto, la compravendita di beni e di servizi per via telematica, poi la diffusione di contenuti informativi digitali, le contrattazioni di borsa, il trasferimento elettronico di fondi, le polizze di carico elettroniche, le gare d'appalto e le vendite all'asta, il design e la progettazione in collaborazione, la selezione in linea dei fornitori, il marketing diretto dei beni e dei servizi per il consumatore e l'assistenza post-vendita. I dati diffusi dall'osservatorio Anee (Associazione dei servizi e dei contenuti multimediali) sul commercio elettronico in Italia, edizione 2000, sono in crescita: l'offerta E-commerce rivolta al consumatore finale è cresciuta del 346,67% tra la fine del 1998 e il primo semestre 2000 (da 300 siti attivi alla fine del '98 si è passati ai 1040). Le tipologie sono essenzialmente due: i siti che, giunti a una fase di maturità, hanno integrato l’E-commerce tra i servizi già esistenti del sito, e quelli nati direttamente per fare E-commerce. La percentuale di siti che hanno chiuso i battenti, nello stesso periodo di riferimento, è del 19%. Altro dato importante, su cui riflettere per quanto riguarda lo sviluppo sul territorio dell’E-commerce, è che i siti di commercio elettronico sono per il 43% situati nel Nord-Ovest e per il 19% nel Nord-Est; mentre il Centro arriva al 26%, il Sud soltanto all'11%. Il maggior numero di transazioni, in ogni caso, avviene nei mercato Business-to-Business. La parte di vendita di prodotti e servizi, dunque, che oggi sembra identificare in modo esclusivo l'E-commerce, è la porzione meno rilevante delle attività che un'impresa può svolgere sulla rete.

In conclusione, è veramente necessario per tutte le imprese realizzare un sito di E-commerce? Non è obbligatorio. Se l'azienda si è rivolta a un consulente serio, questi saprà consigliare la strada migliore da percorrere, mettendo bene in evidenza vantaggi e svantaggi. Saprà far capire quando non è il caso di investire tempo e risorse umane e tecnologiche in un progetto, evitando che lo sforzo sia destinato al fallimento. L'azienda, da parte sua, dovrà impegnarsi per fornire al consulente tutti gli elementi necessari alla valutazione, con estrema chiarezza sulle strategie di marketing e di comunicazione e sui piani e gli obiettivi per il futuro. L'E-commerce non e un dovere, ma può essere un errore, se viene valutato non correttamente. Allo stesso tempo, è invece doveroso che un'azienda sia aggiornata su tutte le possibilità che gli strumenti informatici e la rete attualmente offrono, integrandoli con le strategie tradizionali di sviluppo.

 

  • Intranet ed extranet

Le facilitazioni, l'efficienza e l'organizzazione consentite da Internet si possono tradurre anche a livello aziendale, generando una comunità interna all'azienda stessa, che metta in comunicazione tutti i dipendenti e i collaboratori. Questa rete è detta Intranet e serve a connettere tutti i dipendenti di un'azienda tra loro, sia i dispositivi fissi (pc in azienda) sia i portatili. Questa rete deve essere considerata come esclusiva per l'azienda e le informazioni che vi circolano devono essere protette dall'ingresso di altri utenti. I meccanismi di protezione sono detti «firewall» (pareti di fuoco). Alcune funzioni aziendali si occuperanno del controllo e della distribuzione delle informazioni, una sorta di editore aziendale che mette a punto il «corporate wide web», la rete che collega tutta l'azienda.
Le informazioni che viaggiano sulle reti Intranet possono essere di tre tipi: corporate, ovvero informazioni relative all'azienda nel suo complesso; istituzionali, informazioni generali, per esempio relazioni periodiche, bilanci, prodotti, newsletter, Faq; informazioni operative, ovvero normative, regolamenti, procedure, specifiche tecniche di prodotto, listini, procedure di sicurezza, temi di interesse specifico e piani operativi.

Il collegamento con i clienti, i fornitori, le società di supporto e consulenza avvengono invece tramite la rete Extranet. In pratica, diverse aziende che hanno rapporti commerciali tra loro si collegano con una rete che usa come mezzo di comunicazione e di trasporto Internet, ma che è retta da un sistema che consente accessi controllati. Attraverso Extranet passano il processo di approvvigionamento da parte dei fornitori (supply chain management), la distribuzione e vendita verso i clienti industriali e, infine, il processo di progettazione e sviluppo prodotto, ovvero l’interazione con i partner di progetto, clienti e fornitori, tramite tecnologie Internet.

DALL'ANALISI DEL PROGETTO
ALLA PUBBLICAZIONE DEL SITO

  • L’analisi

           
Il primo passo per la nascita di un sito è definire i bisogni e obiettivi del proprio progetto web, chiarendo il quadro dei “compe­titor” e la situazione operativa e tecnica dell’azienda.
La maggior parte delle impre­se italiane sono oggi costrette da Internet a una profonda riflessione su se stesse, andando a esami­nare tutti i punti salienti della pro­prio organizzazione aziendale. L’impresa che ieri aveva un PC collegato a Internet non può pen­sare domani di aprire un sito di E-commerce senza un adeguato lavoro di preparazione. Sono ne­cessarie due cose: esperienza di­retta del web, graduale, impa­rando a conoscere lo strumento e, contemporaneamente, un pia­no di riorganizzazione.
Il processo di business reengi­neering consiste nel riconfigurare una specifica area di business o tutta la struttura di un’organizzazione. Tale processo può essere innescato o rafforzato dall’adozione di Internet e dall’impatto delle transazioni elettroni­che, e porta con sé anche un ripensamento dell’approccio di marketing strategico.

Molte aziende hanno un’idea molto precisa dei loro clienti e dei loro concorrenti nel mercato reale, ma nessuna nell’on­-line, fino a oggi snobbato o sottovalutato. Ecco che quindi diventa importante un ap­profondito studio iniziale che vada a tracciare un profilo dell’impresa il più preciso pos­sibile, con particolare attenzione a tutto quello che sarà sostanziale per lo svi­luppo del progetto Web.
La definizione di una stra­tegia di web marketing è il presupposto per arrivare ad avere un sito di successo. Se l’azienda compie un lavoro ac­curato di analisi può arrivare a delineare una strategia di web marketing mirata, che in­dichi la direzione da seguire. Importante è definire un obiet­tivo finale e dei traguardi intermedi che consentano di ve­rificare nel tempo la corret­tezza del piano. E’ normale prevedere degli aggiustamen­ti e dei cambiamenti, il World Wide Web è un universo in continua evoluzione con milioni di soggetti in azione e inte­razione, che fatalmente influenzano e modificano le strategie studiate a tavolino.

Fondamentale per la riuscita del progetto complessivo è la stesura di un piano di lavoro dettagliato con tempi, attori, costi e obiettivi. Un sito è un cantiere sempre aperto, che quindi va gestito in tutte le fasi. Molte aziende sottovalutano l’impatto sulla propria organizzazione nella fase iniziale e non considerano assolutamente quelle successive di mantenimento e sviluppo. Inoltre, per le sue caratteristiche, il Web ricade nelle competenze di molte aree aziendali e quindi va creato un gruppo che sia espressione di tutte le anime dell’impresa: produzione, com­merciale, marketing, EDP e direzione. Il management e/o la proprietà devono cre­dere al progetto e comunicarlo a tutta l’azienda, cercando di coinvolgerla. In caso contra­rio il sito sarà vissuto solo co­me un lavoro in più.
Chi professionalmente svi­luppa progetti web per le aziende sa che uno dei prin­cipali problemi è quello di ave­re degli interlocutori precisi all’interno dell’impresa, in grado di decidere senza do­vere ogni volta consultare tut­te le gerarchie interne. Per questo è fondamentale che sia stato approvato un piano det­tagliato e che sia stato dato mandato a una persona per attuarla.

 

  • La struttura

           
Ci sono siti che danno un’informazione completa ai propri na­vigatori con 30 pagine, altri so­no poco esaurienti con mille pa­gine. Decisa a priori che profondità dare ai propri contenuti, è importante costruire il flow-chart del sito.
Schematizzando le varie aree del web e i livelli gerarchici si possono più facilmente delinea­re quelli che saranno i flussi di navigazione all’interno del sito, identificando quelli principali. L’analisi del log file, successiva alla pubblicazione, darà poi in­dicazioni precise sugli effettivi comportamenti dei navigatori all’interno delle pagine azienda­li.
Un sito Web può essere navi­gato in verticale e in orizzonta­le. Progettando i flussi non si de­ve dimenticare la possibilità/op­portunità di muoversi trasversalmente tra le sezioni, non quindi partendo dalla homepage ma ar­rivando a una determinata sot­to-area di una pagina paralle­la di un’altra area. Costringere l’utente a ripartire ogni volta dall’inizio può essere frustrante e, probabilmente, lo convincerà a non visitare più il sito, in ogni pagina devono essere previsti tut­ti i link necessari e sufficienti per raggiungere ogni parte del sito.

 

  • L’interfaccia

           
Un’interfaccia grafica di navigazione chiara deve dare un’im­mediata visibilità ai contenuti, orientando rapidamente il navi­gatore verso quelli di suo inte­resse.
Arrivando sulla homepage il navigatore deve poter capire tre cose:

  • Chi siete
  • Che cosa fate
  • Che cosa c’è nel vostro sito

         Sembrano indicazioni banali, ma facendo un giro sulla rete ci si può facilmente rendere conto che spesso queste sem­plici regole non vengono ri­spettate. Lo studio e la realiz­zazione dell’interfaccia grafi­ca del sito è il momento più creativo, sintesi tra le esigen­ze funzionali di plancia di comando e le necessità di comu­nicazione pubblicitaria. Parti­colarmente importante è ovviamente la homepage, dove il navigatore in pochi secondi de­cide se proseguire nell’esplorazione o cliccare verso un al­tro lido. Quindi solo un’inter­faccia accuratamente pensata e pesata può essere veloce, ac­cattivante, originale, completa, chiara e in linea con l’imma­gine coordinata dell’azienda.
Per il momento Internet è an­cora informazione e non tele­visione. Se pubblicate un annuncio su un quotidiano o uno spot alla radio, tutti i lettori e ascoltatori riceveranno lo stes­so messaggio senza alterazio­ni. On-line, al contrario, a mo­dificare il messaggio saranno: il monitor, il browser, il proces­sore, la velocità di connessione, il sistema operativo e le im­postazioni del computer dell’utente che ha chiamato l’indirizzo WWW. Di conseguenza è più opportuno puntare sui contenuti che sugli ef­fetti spettacolari, che possono essere pienamente apprezzati solo da una parte dei naviga­tori.

 

  •  Lo sviluppo

           
Tutte le scelte tecnologiche legate alla generazione dei contenuti, in particolare lo studio e la realiz­zazione di databa­se, devono essere compiute tenendo conto della scalabilità e della manutenzione quoti­diana. E’ difficile pensare oggi a un sito costituito solo da pagine html sta­tiche, come all’al­ba della rete, quan­do inserire un’im­magine era già una grande conquista.            

La formazione del perso­nale aziendale è uno dei fat­tori cruciali per il proseguimento nel tempo del proget­to. Per avere un sito web di qualità è necessario affidare a un partner professionale la progettazione, la realizza­zione e lo sviluppo delle at­tività. Nessuno però potrà so­stituirsi all’azienda nell’ag­giornamento e nell’evoluzio­ne dei contenuti, che devono essere facilmente gestibili dal personale interno. Un pro­getto correttamente imposta­to prevede un passaggio di  know-how dalla Web agency all’impresa, con la forma­zione di alcune figure che concretamente gestiranno il sito, senza dover dipendere completamente dall’esterno.

 

  •  La pubblicazione

           
Per quanto accuratamente preparato ed eseguito, un sito non sarà mai perfetto e pronto alla pubblicazione on-line senza un periodo di debugging. E ne­cessario quindi riservarsi alcu­ni giorni di prove sotto un in­dirizzo riservato, divulgato a un numero ristretto di persone che controllano tutte le aree del sito, si­mulando i comportamenti più strani e inusuali, verificando che siano state previste tutte le possibili situazioni.
In particolare, con i databa­se è importante sottoporli a prove di resistenza, valutando per esempio la loro capacità di ri­sposta a un numero elevato di interrogazioni contemporanee: si tratta di una delle criticità da esaminare con più attenzione, perché un navigatore che non trova quello che cerca in pochi secondi è un cliente perso.

Dal primo minuto che il web aziendale è rag­giungibile on-line co­mincia l’interazione con il mondo. Le azio­ni per comunicare la nascita di un sito aziendale sono molte e diverse tra loro:

  • Motori di ricerca e directories
  • Newsgroup e chat
  • Mailing list
  • Banner e  sponsorizzazioni on-line
  • Ufficio stampa
  • Advertising sui media tradizionali
  • Eventi e below the line

 

                       

IL COMMERCIO ELETTRONICO

 

              L’espressione “commercio elettronico” (Electronic Commerce o E-commerce) viene utilizzata per designare la vendita di beni e servizi tramite sistema di comunicazione elettronica, ed in particolare, via Internet. Si parla di commercio elettronico in senso stretto, quando sia la selezione e la scelta degli articoli, che il pagamento, avvengono tramite Internet. Quando l’ordine invece avviene in rete ma il pagamento è effettuato in altro modo, si tratta di commercio elettronico in senso lato (transazioni on-line). Tra la vasta gamma di attività inglobata nel commercio elettronico, ci sono la compravendita per via elettronica di beni e servizi, forniture di contenuto digitale, scambi di titoli, selezione in linea dei fornitori, vendita diretta al consumatore.
L’azienda che intende entrare nel commercio elettronico deve affrontare le problematiche classiche di un qualsiasi nuovo mercato, ed in questo caso, identificare le variabili di marketing, oppure la creazione di un’infrastruttura che supporti il mercato elettronico, avere una buona conoscenza dei soggetti economici che intervengono nel mercato. Il commercio elettronico coinvolge, oltre a chi vende (merchant) e chi acquista (il cliente), anche una serie di soggetti necessari alla realizzazione del commercio in rete ovvero: il soggetto che sviluppa i contenuti (la vetrina elettronica), l’Internet service provider (che offre la connessione ad Internet), il soggetto che supporta la gestione on-line delle transazioni (incluso il pagamento) ed infine, il soggetto che si fa carico della consegna della merce acquistata (se si tratta di beni tangibili). Il tutto è gestito dal Commerce Service Provider (CSP). Questo soggetto sottoscrive accordi con business partner che operano nei settori:

  • Tecnologico per la fornitura di specifici servizi nelle fasi di ideazione, realizzazione ed integrazione dei contenuti (vetrine/cataloghi)
  • Finanziario  per l’accertamento di solvibilità dei pagamenti a rate
  • Trasporto - logistica per offrire servizi a condizioni facilitate ai merchant che intendono vendere beni fiscali.

Un sensibile ritardo, valutabile in almeno due anni rispetto agli Stati Uniti, si riscontra in particolare nello sfruttamento delle opportunità offerte dall’E-commerce. Circa mille aziende hanno avviato, nell’ultimo anno, siti di commercio elettronico, ma la gran parte di esse usano ancora il Web come una semplice vetrina di comunicazione, senza la possibilità di acquisti on-line. I settori di appartenenza delle aziende realmente attive nella vendita on-line appartengono, oltre ai settori classici dell’informatica, del turismo e dell’editoria, a quelle “forti” dell’economia italiana: abbigliamento, alimentari, artigianato, preziosi. Inoltre il 75% delle pmi ha un collegamento a Internet. A farla da padrone è l’industria con il 52%; seguono il commercio 21% e l’edilizia 13%. Stranamente i servizi sono solamente all’8%.
Le aziende italiane hanno di fronte la competitività del futuro, in buona parte basata su un uso innovativo delle tecnologie avanzate come l’E-commerce. Dopo aver effettuato una ricerca parallela tra il Nord America e l’Italia, si è verificato che circa il 60% degli americani ha fatto shopping on-line (considerata come l’attività di ricercare e comparare prezzi e caratteristiche di beni e servizi, indipendentemente dall’acquisto successivo) contro il 32% degli utenti italiani.

  • Gli acquisti on-line nei diversi paesi del mondo

 

              Con la crescita dell’utilizzo di Internet nel mondo, i consumatori di alcuni paesi mostrano una maggiore propensione a comperare on-line certi prodotti e servizi rispetto ai consumatori americani. E’ quanto emerge da uno studio della società americana su Internet. La ricerca ha riscontrato alcuni dati, che sono in controtendenza rispetto alle aspettative di alcuni paesi. Per esempio, in nazioni come Cina e Svezia, tipicamente meno orientate verso il libero mercato, la percentuale di persone disposte a comperare azioni e fondi di investimento on-line è più alta che negli Stati Uniti, mentre in Corea del Sud la percentuale è uguale a quella americana. In Venezuela invece, molte persone acquistano software on-line, mentre gli americani preferiscono acquistarne attraverso altri canali. Gli unici paesi con dati inferiori agli USA sono Brasile, Australia, Olanda e Giappone. Di contro, per quanto riguarda computer e hardware, gli Stati Uniti sono al primo posto. La ricerca inoltre suggerisce alle aziende Internet americane di cominciare a guardare oltre i confini nazionali perché, ci sono nuove nazioni emergenti (Cina e Argentina su tutte) dove i navigatori sono disposti ad acquistare informazioni oltre che ai prodotti. Anche per quanto riguarda gli acquisti di abbigliamento, musica e viaggi, le scelte hanno riservato qualche sorpresa: circa il 25% dei navigatori giapponesi compra on-line vestiti e accessori, rispetto al 7% negli Stati Uniti. Il 72% degli utenti indiani acquista cd on-line contro il 41% degli americani. L’acquisto on-line di viaggi e biglietti viene fatto dal 42% degli utenti cinesi, percentuale di poco inferiore a quella statunitense (49%). I mercati europei più promettenti per l’E-commerce si trovano in Germania, Francia e Italia, mentre quelli con il più alto tasso di crescita sono l'America latina , la Cina e la Corea del Sud.

 
LE LEGGI DA RISPETTARE

 

  • Le basi giuridiche dell’E-commerce

Anche nel commercio elettronico vale la regola della chiarezza, della inequivocabilità, che valgono anche per la comunicazione commerciale non sollecitata fin dal momento che il destinatario la riceve. Inoltre è obbligatorio che i soggetti che inviano comunicazioni commerciali non sollecitate per posta elettronica consultino e rispettino i registri negativi nei quali sono registrate le persone fisiche che non desiderano ricevere tali comunicazioni. Informazioni da fornire nei rapporti di E-commerce. L’operatore di E-commerce deve fornire e rendere facilmente accessibile ai clienti e alle competenti autorità le seguenti informazioni:

  • Il nome del prestatore;
  • L’indirizzo geografico;
  • Gli estremi che permettono di contattare rapidamente il prestatore e di comunicare direttamente ed efficientemente con lui, compreso l’indirizzo di posta elettronica;
  • Il registro commerciale presso il quale deve essere iscritto;
  • Qualora un’attività sia soggetta ad autorizzazione, gli estremi della competente autorità di controllo;

Per quanto riguarda le professioni regolamentate:

  • L’ordine professionale o istituzionale analoga, presso cui il fornitore sia inscritto;
  • Il titolo professionale e lo stato membro in cui è stato rilasciato;
  • Un riferimento alle norme professionali vigenti nello stato membro di stabilimento nonché le modalità di accesso alle medesime;
  • Numero di partita Iva.
  • I prezzi dei servizi devono essere iscritti in modo chiaro e inequivocabile, e devono essere segnalati particolarmente se comprendono le imposte e i costi di consegna.
  • Le  autorizzazioni burocratiche

Dopo aver registrato il sito e prima ancora di essere presenti sul Web occorre ottenere alcune autorizzazioni burocratiche la cui mancanza potrebbe causare oltre a sanzioni, anche la cessazione dell’esercizio dell’attività stessa. Il legislatore italiano ha previsto tramite il decreto Bersani che le attività da esercitare on-line possano essere raggruppate in due grandi categorie: alimentari e non alimentari. Per poter svolgere le prime sono richiesti dei requisiti di ordine morale e professionale; per le seconde sono sufficienti requisiti di ordine morale.
Requisiti di ordine morale:

  • Non essere stati dichiarati falliti;
  • Non aver subito condanne, con sentenza passata in giudicato per delitto non colposo con pena detentiva non inferiore a tre anni;
  • Non aver riportato due o più condanne con pena detentiva o pecuniaria nei cinque anni antecedenti l'inizio attività;
  • Non essere sottoposti a misure preventive come persone pericolose per la sicurezza e per la pubblica moralità, o essere stati dichiarati delinquenti;

Requisiti di ordine professionale:

  • Possedere un titolo professionale per il commercio relativo al settore merceologico alimentare;
  • L'aver esercitato in proprio negli ultimi cinque anni e per almeno due anni attività  commerciale per vendita di alimentari al dettaglio o all'ingrosso, sia come dipendente che come addetto alla vendita o all'amministrazione;
  • L'essersi  iscritto negli ultimi cinque anni al Registro esercenti il commercio per uno dei gruppi merceologici;

Verificata la presenza dei requisiti richiesti occorre effettuare una comunicazione per la richiesta di avvio dell'attività di commercio elettronico al comune:

  • Di residenza, se il titolare è persona fisica;
  • In cui si trova la sede legale, se il titolare è persona giuridica.

Tale comunicazione deve essere inviata al comune. Trascorsi 30 giorni dalla data della ricevuta di ritorno o dal timbro effettuato dal comune, si può iniziare l'attività.
Le sanzioni previste per chi non di adegua a queste procedure possono portare alla cessazione dell'attività o a pene amministrative da 5 a 30 milioni di lire.

 

  • Le modalità di tassazione

Dal punto di vista fiscale il commercio elettronico può essere distinto in:

  • Diretto: relativo alla cessione di beni che siano trasformabili in bit (per esempio software)
  • Indiretto: relativo alla cessione di beni con consegna non virtuale

Sulla base delle norme vigenti il luogo di tassazione è quello nel cui territorio il bene sia stato effettivamente utilizzato. Così facendo si considerano effettuate in Italia le vendite a privati di beni virtuali fatte da soggetti residenti o che comunque in Italia abbiano una stabile organizzazione.
Tale principio penalizza il prestatore comunitario poiché dovrà applicare l'imposta del proprio paese anche nella vendita extra-Cee. Diversamente, un venditore statunitense vende al privato comunitario senza imposta poiché considera la cessione alla stregua di una normale esportazione.
La nota proposta di direttiva cerca di limitare tale distorsione stabilendo che se il prestatore extra-Cee vende beni virtuali per oltre 100 mila euro in Europa nel corso dell'anno dovrà applicare l'Iva  del paese privato acquirente. Nel caso in cui il prestatore venda in diversi paesi della comunità europea, potrà scegliere di aprire la propria posizione Iva in uno solo di essi.
IL BUSINESS TO BUSINESS
(B2B)

Con il Business to Business si individuano gli aspetti di commercio elettronico che interessano due imprenditori; non si vende un prodotto direttamente al consumatore finale, ma si fornisce materie prime ad un altro imprenditore, il quale le trasforma in prodotti finiti.
Il Business to Business è l'attività in rete a supporto delle transazioni commerciali tra aziende. 
In alcuni casi si può altrimenti parlare di E-procurement ovvero di quella parte del commercio che si occupa dell’approvvigionamento tra aziende.

 

Il B2B assume  varie caratteristiche:

  • I rapporti commerciali interessano un numero limitato di soggetti;
  • La selezione dei prodotti  è realizzata sulla base di una comune classificazione;
  • Gli importi delle transazioni sono elevati e non vengono gestiti on-line;
  • È richiesta una collaborazione stretta tra la gestione produttiva e amministrativa.

Esso può svolgersi anche nelle forme delle aste on-line, dove le aziende mettono all'asta il surplus di prodotti, come accade nei siti www.ibazar.it e www.aucland.it . 

 

  • Il contratto quadro nel B2B

Gli imprenditori/professionisti che vogliono ricorrere al Business to Business da un punto di vista legale devono dare valore giuridico alle proprie operazioni. Devono regolare i loro rapporti in modo che siano definiti i reciproci interessi sostanziali, ma anche in modo che si ottenga tutela legale in caso di contenzioso.
In Italia  il potere di regolare i rapporti commerciali attraverso accordi contenenti valore legale tra le parti (autonomia negoziale) è garantito dal codice civile. Essenziali per il contratto: l'accordo, la causa, l'oggetto. Le parti devono regolamentare i propri contratti elettronici così da far notare l'esistenza di un accordo conforme all'ordinamento.

 

Per la validità di un contratto di commercio elettronico è essenziale determinare:

  • L'oggetto del contratto, il quale deve essere certo, lecito, determinato o determinabile;
  • La ragione sociale dell'operazione;
  • I soggetti contraenti;
  • La conclusione del contratto;
  • I mezzi di comunicazione con i quali i contraenti vogliono interagire.

Non essendoci ancora una disciplina contrattuale che regoli i rapporti di commercio elettronico, sono le parti che stabiliscono le condizioni di validità ed efficacia dei futuri contratti che concluderanno attraverso strumenti tecnologici. In sostanza le parti all'inizio dei loro rapporti o alla stipula del contratto, devono definire le condizioni con le quali usano il commercio elettronico.
I punti essenziali dell'accordo sono:

  • Le condizioni di validità del contratto;

L'obbligo delle parti a ritenere vincolante il contratto in via telematica, le parti indicano dove si conclude  e quando si ritiene concluso.

  • La prova del contratto;

Le parti si devono accordare in modo da considerare i messaggi come mezzo di prova dei    rapporti reciproci, devono essere accordati inoltre i sistemi di sicurezza, i sistemi anti-intrusione e le modalità di registrazione e conservazione dei messaggi;

  • La responsabilità;

Le parti stabiliscono le responsabilità per i danni imputabili a terzi in relazione all'uso dei servizi telematici.

IL BUSINESS TO CONSUMER
(B2C)

Il Commercio elettronico nella forma Business to Consumer coinvolge un imprenditore e i consumatori finali. Questa forma di commercio via Internet ha alcune caratteristiche:

  • I prodotti sono offerti a tutti i clienti della rete;
  • La classificazione dei prodotti è operata dal sito e presentata al cliente;
  • Gli importi delle transazioni sono contenuti (mediamente intorno ai 100 euro);
  • È richiesta una collaborazione stretta tra raccolta degli ordini e gestione della logistica;
  • I pagamenti sono preferibilmente effettuati on-line;
  • I vantaggi risiedono principalmente nella velocità, ampiezza della scelta e personalizzazione del servizio.

 

  • Gli adempimenti amministrativi

          
Per aprire un negozio elettronico è necessario rispettare il decreto legislativo 114/98, noto anche come legge Bersani. L’attività commerciale virtuale deve rispettare le regole dell’attività commerciale del mondo reale che esaminano i requisiti soggettivi di idoneità e delle pratiche burocratiche collegate all’attività, ma è necessario procedere, diversamente dalle altre, al coordinamento degli elementi strutturali dell’E-commerce del decreto legislativo 114/98, tenendo conto anche della legislazione delle vendite a distanza.    
Il contenuto della circolare del ministro dell’industria, commercio e artigianato del 1° giugno 2000 n. 3487/C avente per oggetto la legge Bersani, fornisce indicazioni sulla disciplina di applicazione dell’attività di vendita tramite commercio elettronico nei limiti del decreto legislativo del 31 marzo 1998, n. 114. Definisce il commercio elettronico con la definizione datagli dalla Commissione Ue, cioè come un’iniziativa europea che svolge attività commerciali e di transazioni per via elettronica e che comprende attività come la commercializzazione di beni e servizi per via elettronica, la distribuzione on-line di contenuti digitali, l’effettuazione per via elettronica di operazioni finanziarie e di borsa, gli appalti pubblici per via elettronica e altre procedure di tipo transattivo delle pubbliche amministrazioni. La circolare si occupa della parte del commercio elettronico  inteso come attività di vendita di beni.

 

  • Le definizioni del dlgs 114/98

Il decreto legislativo definisce il commercio all’ingrosso (attività svolta da un professionista che concerne l’acquisto di merci in nome e per conto proprio e la  rispettiva vendita ad altri commercianti sotto forma di commercio interno, di importazione e di esportazione) e il commercio al dettaglio (attività svolta da un professionista che concerne  l’acquisto di merci in nome e per conto proprio e la  rispettiva vendita, su aree private in sede fissa o attraverso altre forme di distribuzione, al consumatore finale). Definisce inoltre le vendite a favore di dipendenti da parte di enti, imprese, pubblici o privati, di soci di cooperative di consumo, di aderenti a circoli privati, nonché la vendita nelle scuole, negli ospedali e nelle strutture militari a favore di coloro che possono accedervi; la vendita per mezzo di apparecchi automatici; la vendita per corrispondenza o tramite televisione o altri sistemi di comunicazione e le vendite presso il domicilio di consumatori.

  • L’E-commerce come vendita al dettaglio

Il commercio elettronico, ossia l’attività svolta nella rete Internet attraverso un sito Web (E-commerce), ove sia svolta nei confronti dei consumatori finali e assuma forme di commercio interno, è soggetta alle discipline redatte nell’art. 18 del decreto n. 114.
L’articolo 18 della legge Bersani individua la disciplina della vendita per corrispondenza, televisioni o altri sistemi di comunicazioni:

  • Comunicazione al comune nel quale l’esercente ha la residenza, se persona fisica, o, nel caso di società, la sede legale;
  • Termine dilatorio di 30 giorni tra il ricevimento della comunicazione da parte del comune e l’inizio dell’attività;
  • Dichiarazione della sussistenza se possesso dei requisiti per l’esercizio dell’attività prescritti dall’art. 5 del decreto n. 114, nonché il settore merceologico di attività.

 

  • Il vademecum del ministero

Il ministero approfondisce gli aspetti giuridici del commercio elettronico e la sua comunicazione al comune. La comunicazione deve essere effettuata tramite il modello COM 1, ovvero tramite l’informazione degli stessi elementi contenuti nel modello. Il modello COM 1 riguarda la comunicazione per l’apertura, il subingresso, le variazioni, la cessazione degli esercizi di vicinato e l’attivazione del commercio elettronico di cui dovranno essere compilati solo i riquadri compatibili dell’art.18. Nonostante il modello riguardi gli esercizi di vicinato, non valgono i limiti di superficie massima (fino a 150 o 250 mq, a seconda che la popolazione di un comune superi o meno i 10 milioni di abitanti), considerando che il commercio si svolge su rete telematica. Le indicazione possono essere comunicate al comune in forma libera.

 

  • I codici deontologici

La tutela del cittadino/utente/consumatore in Internet può svilupparsi in tre direzioni: normativo, tecnologico o attraverso discipline di autoregolamentazioni attraverso codici. I codici di condotta a livello comunitario sono lo strumento per enunciare le regole deontologiche sulla comunicazione commerciale. È necessario incoraggiare la loro elaborazione o il loro aggiornamento per l’autonomia delle organizzazioni e associazioni professionali. Uno degli obiettivi della direttiva è di elaborare sistemi rapidi e affidabili, così da rimuovere le informazioni illecite e disabilitarne l’accesso.

 

  • Contratti conclusi per via elettronica

Necessari per effettuare contratti in via elettronica sono i provvedimenti che la rendano possibile, cioè che gli attribuiscano efficacia, validità e autenticità.
Esclusi dalla forma elettronica sono i contratti:

  • Che costituiscono o trasferiscono diritti relativi a beni immobili, diversi da quelli in materia di locazione;
  • Che richiedano per legge l'intervento di organi giurisdizionali, pubblici poteri;
  • Di fideiussione o di garanzia  da coloro che agiscono a fini che non interessano la loro attività;
  • Disciplinati dal diritto di famiglia o di successione.

Vari sono i comportamenti da osservare durante le trattative e dopo la stipulazione del contratto.
Prima dell'attuazione dell'ordine da parte del cliente è necessario che l'operatore di commercio elettronico adempia obblighi informativi, (i quali non sono applicabili ai contratti conclusi con messaggi di posta elettronica).
Effettuato l'ordine da parte del cliente, il prestatore deve inviare, per via elettronica, la conferma  al destinatario, importante per quest'ultimo, che ha così la sicurezza del ricevimento e dell'accettazione.
Fondamentale è rispettare le clausole legislative abusive e vessatorie di contratti "porta a porta" e di contratti a distanza.

PREVISIONI
DELL'E-COMMERCE

L'Italia, con 14 milioni di navigatori e oltre 6 milioni di siti di aziende, è pronta per il decollo dell'E-commerce; quest'anno il suo valore d'affari dovrebbe superare i 27mila miliardi con oltre 4 milioni di acquirenti (+90%). L'Italia potrà realizzare un buon commercio elettronico solo se le Internet company sapranno:

  • Riempire di contenuto l'offerta;
  • Proporre un brand riconosciuto;
  • Organizzare le aziende (marketing, logistica, innovazione) in modo da soddisfare il cliente.

Tutte le iniziative che non rispettano questi tre fattori critici di successo sono destinate al fallimento.
Fattore importante è la concorrenza, che in seguito al grande accanimento che porta, alla onerosità degli investimenti e alle perdite, fa finire facilmente le imprese fuori gioco. Ad esempio nel B2C, pur in presenza di sostenuti tassi di crescita, l'anno scorso, i "Web seller" hanno registrato perdite medie del 36% sul fatturato, considerando sia i costi operativi che gli investimenti di start up.
Tuttavia, il "Web seller" conferma il suo successo nelle "dot com", cioè in quelle aziende che operano anche un'attività tradizionale: possono così condividere le spese di start up e i costi operativi con l'azienda-madre, disponendo così di un brand riconosciuto e di un portafoglio clienti di partenza. Le società di E-commerce "pure" non faranno profitti per molti anni, mentre quelle della “dot com” avendo il vantaggio di ammortizzare i costi con le attività di distribuzione via catalogo e attraverso negozi, potranno trarre un guadagno.

Nel 2000 il canale on-line ha fatturato circa 12 miliardi, ma il vero boom arriverà entro un paio di anni. Lo sviluppo dell'E-commerce in Italia è legato non a prodotti tradizionali, ma a quelli a buon mercato e di difficile reperibilità. Si stima che nell'ultimo trimestre del 2000 il 25% degli italiani, cioè circa 14 milioni, ha navigato su Internet e che circa 2 milioni hanno effettuato almeno un acquisto nell'anno. Il business generato via Internet è stato di 11.400 miliardi. Si prevede che nel 2003 il valore del commercio elettronico supererà i 100.000 miliardi di acquirenti on-line (il 34% degli utenti Internet) che inoltrerà gli ordini via Web. Oggi il 65% dell'E-commerce è costituito da transazioni B2B-producement e solo il restante 35% è da attribuire al B2C.
La leadership del B2B-producement è destinata a rafforzarsi alla fine del 2003, quando si prevede che raggiungerà un peso del 77%. A livello mondiale si stima che i navigatori siano quasi 360 milioni, di cui 95 europei, destinati a salire a 140 milioni nel 2003, l'80% della popolazione.   

 

 

LE SPESE E I RICAVI
DELLA PUBBLICITA’
DI CHI OPERA SULLA RETE

 

E’ ormai noto che nel commercio la pubblicità assume un ruolo di fondamentale importanza in quanto essa è il punto di partenza per promuovere un’azienda; ma la pubblicità può essere anche la linfa vitale per le imprese che operano sul web.
Guardando alla rete come la più grande vetrina in cui esporre i propri prodotti è evidente come essa animi gli interessi di chi è intenzionato a iniziare un’operazione di marketing. Ma il rapporto tra pubblicità e commercio on-line presenta aspetti ben più variegati e problematiche giuridico e fiscali non di poco conto. In primo luogo occorre tener conto che la pubblicità è nel contempo uno dei business maggiormente vantaggiosi per chi opera in rete ma anche una delle voci di spesa maggiormente significative che sono presenti nei bilanci delle web company. L’esigenza di farsi conoscere, di dare visibilità al proprio sito portano spesso a far crescere a dismisura gli investimenti pubblicitari soprattutto nelle prime fasi di vita delle aziende.

 

  • Una fonte di guadagno
  •  
  • Se si vuole creare un business on-line facilmente come primo obiettivo si cercherà di ottenere il massimo vantaggio economico dai ricavi pubblicitari. Gli stessi sono correlati alle inserzioni pubblicitarie ospitate dal sito (solitamente sotto forma di banner): i banner non sono altro che i pronipoti delle inserzioni pubblicitarie sui giornali che hanno come fine quello di rendere visibile un prodotto o un marchio nei confronti dei visitatori (che a loro volta prendono il posto dei lettori). Chiaramente i risultati che possono raggiungersi sono direttamente proporzionali al numero di frequentazioni che il sito registra (più è frequentato maggiori saranno le tariffe che potranno richiedersi agli inserzionisti). Altri fattori che possono portare a differenziare le tariffe sono per esempio la capacità, o la possibilità, di centrare i segmenti del mercato richiesti dall’inserzionista. Ma la pubblicità on-line non è solo questo.

            Un altro business è quello che comporta il fatto di offrire gratis una serie di servizi chiedendo in cambio unicamente le notizie concernenti le abitudini dei visitatori. Il fine è quello di creare una sorta di banca dati che cataloghi per abitudini, propensioni e caratteristiche tutti i visitatori secondo la logica “ti regalo un servizio se ti fai conoscere”. I dati possono poi essere venduti per essere utilizzati a fini di marketing. Maggiori sono le informazioni che si riescono a carpire maggiori saranno le possibilità che le stesse possano trovare un mercato interessante.

  •             Un altro modello che ha registrato successo è quello che consente ai navigatori di ricevere via e-mail messaggi di una certa categoria gratuitamente e dopo aver dato il proprio consenso, ai quali vengono abbinati messaggi pubblicitari. Con questo sistema solitamente è più facile inviare la pubblicità al target di pubblico prescelto e più propenso a percepirla.
  •  
  •  
  • Quanto si spende

I siti proprio perché hanno la funzione di offrire al pubblico dell’impresa la propria immagine, devono essere sempre più raffinati e pronti ad assolvere le esigenze degli utenti. Velocità, precisione ed armonia sono quindi caratteristiche fondamentali che devono essere il risultato di un intreccio e cooperazione di professionalità diverse. Ma la professionalità costa e quindi anche il sito costa. Ecco perché la maggior parte delle web company, soprattutto nella fase iniziale dell’attività, concentrano i propri sforzi ed investimenti sulla promozione ed evoluzione del sito affinché quest’ultimo sia in grado di rispondere in pieno alle esigenze sopra viste. L’obiettivo è solitamente quello di renderlo visibile, di facile accesso e gestione (facilità di navigare il sito, di raggiungerlo, di poterne cogliere tutte le opportunità offerte). Lo scopo da raggiungere è che il sito sia il più possibile conosciuto.
Per entrare a pieno titolo nella New Economy l’impresa deve quindi in primo luogo sostenere i costi di ideazione e realizzazione del sito web e anche di pubblicità dello stesso.

  •  
  •  
  • Farsi conoscere on-line
  • Gli operatori
  • Editori on-line
  • Motori di ricerca
  • Portali
  • Siti web
  • Gli strumenti
  • Banner
  • Strategie di marketing
  • Mail advertising
  • Offerte promozionali
  • Concorsi e premi
  • Gli obiettivi
  • Conoscenza del prodotto o del marchio
  • Raccolta di dati da utilizzare in ambito pubblicitario
  • Visibilità del sito
  •  
  • Le norme europee
  •              

            La direttiva 200/31/Ce dell’8 giugno 2000 pubblicata sulla Gazzetta delle Comunità europee del 17 luglio 2000 ha dedicato ampio spazio alla regolamentazione dei servizi pubblicitari elettronici. La comunità si è resa ben presto conto che la materia pubblicitaria, vuoi per i rischi insiti nei confronti dei navigatori vuoi per la grande importanza economica del settore, era una delle prime che doveva trovare alcune regole giuridiche ben individuate.

  •  
  •  
  • I ricavi pubblicitari

            Quanto incassato per la prestazione di servizi pubblicitari da un’impresa della New Economy è da qualificare come ricavi dell’attività da classificare (solitamente) nella voce A1 del Conto Economico redatto nel rispetto dell’art. 2425 del Codice Civile. I ricavi devono essere iscritti (sulla base delle regole civilistiche generali) secondo il principio di competenza e unicamente qualora siano certi. Ciò significa in sostanza che deve in primo luogo verificarsi a quale periodo deve riferirsi il ricavo pubblicitario ma è impossibile dettare una regola specifica: tante possono essere le ipotesi contrattuali altrettante le correte soluzioni contabili.
Ai fini delle imposte dirette la regola che deve trovare applicazione è quella prevista dall’art. 75 del Tuir secondo cui i ricavi, le spese e gli altri componenti positivi e negativi, per i quali le precedenti norme del presente capo non dispongono diversamente, concorrono a formare il reddito nell’esercizio di competenza. Il principio di competenza trova due diverse modalità applicative nei confronti dei ricavi (e delle spese) derivanti da cessioni di beni o prestazioni di servizi: la prima considera la data di consegna o spedizione per i beni mobili, la seconda considera la data in cui le prestazioni sono ultimate. Essendo i ricavi pubblicitari da qualificare come prestazioni di servizi è chiaro che la regola da applicare è quella per cui il ricavo concorrerà alla formazione del reddito imponibile alla data in cui le stesse sono ultimate.
Anche in campo fiscale occorrerà chiaramente verificare la tipologia contrattuale.

  • I costi pubblicitari

 

            Il trattamento contabile e fiscale dei costi pubblicitari è sostanzialmente uguale a quanto già visto per i ricavi della stessa natura. Sarà il principio di competenza che guiderà la loro iscrizione in bilancio e la loro concorrenza al reddito imponibile.
Su questo tema sono però necessarie altre considerazioni con riguardo alla loro contabilizzazione, essendo infatti possibile che gli stessi siano imputati nel Conto Economico interamente quando sostenuti o al contrario che siano considerati spese relative a più esercizi e quindi prima capitalizzate e poi imputate in più conti economici grazie al processo di ammortamento.
Essendo uno dei primi obiettivi delle web imprese quello di farsi conoscere e di conquistare la fiducia del pubblico sotto forma di investimenti pubblicitari massicci, è possibile che tra questi costi siano compresi anche quelli di creazione e lancio del sito. Chiaramente la gestione contabile di tali costi diviene fondamentale soprattutto se si considera che sono spesso sostenuti nei primi periodi di attività quando i ricavi sono ancora poco rilevanti (o addirittura assenti).
I criteri per la capitalizzazione e l’ammortamento dei costi di pubblicità sono dettati dal codice civile che impone che tali costi siano ammortizzati in ogni esercizio in relazione alla possibilità della loro utilizzazione futura. E’ in ogni caso imposto in cinque anni il limite massimo del periodo d’ammortamento, mentre ai fini fiscali sarà applicabile l’art. 74 del Tuir che ne prevede la deducibilità nell’esercizio in cui sono stati sostenuti o in quote costanti nello stesso e nei quattro anni successivi.

Costi e ricavi pubblicitari
Þ I COSTI PUBBLICITARI

Le alternative

Possono essere:

  • Imputati a conto economico;
  • Capitalizzati se: a) produrranno benefici economici futuri; possono essere valutati e quantificati; c) la procedura ottiene il consenso del collegio sindacale

Le regole contabili

Nel caso 1 devono essere imputati a conto economico secondo il principio di competenza.
Nel caso 2 devono essere attivati e poi ammortizzati.

L’ammortamento

5 anni

Le regole del Tuir

Nel caso 1 devono essere imputati secondo il principio di competenza di cui all’art. 75 del Tuir.

Þ I RICAVI PUBBLICITARI

Le regole contabili

Devono essere imputati a conto economico secondo il principio di competenza.

Le regole del Tuir

Devono essere imputati secondo il principio di competenza di cui all’art. 75 del Tuir.

  • La direttiva europea IVA

            I dubbi e le difficoltà dovrebbero essere superati quando per i servizi elettronici saranno introdotte le nuove regole di territorialità preannunciati da una nuova direttiva europea sul tema. Anche i servizi pubblicitari dovrebbero rientrare nel novero dei servizi per cui verranno introdotte deroghe al regime ordinario.

Le regole tra operatori economici

PRESTAZIONE

COMMITTENTE

PRESTATORE   DEL SERVIZIO

LUOGO DI UTILIZZO

IVA ITALIANA

Servizi pubblicitari

Italiano

Italiano

Italia

Si

Servizi pubblicitari

Italiano

Italiano

Cee

Si

Servizi pubblicitari

Italiano

Italiano

Extra Cee

No

Servizi pubblicitari

Italiano

Cee

Italia

Si

Servizi pubblicitari

Italiano

Cee

Cee

Si

Servizi pubblicitari

Italiano

Cee

Extra Cee

No

Servizi pubblicitari

Italiano

Extra Cee

Italia

Si

Servizi pubblicitari

Italiano

Extra Cee

Cee

Si

Servizi pubblicitari

Italiano

Extra Cee

Extra Cee

No

Servizi pubblicitari

Cee

Italiano

Italia

No

Servizi pubblicitari

Cee

Italiano

Cee

No

Servizi pubblicitari

Cee

Italiano

Extra Cee

No

Servizi pubblicitari

Extra Cee

Italiano

Italia

Si

Servizi pubblicitari

Extra Cee

Italiano

Cee

No

Servizi pubblicitari

Extra Cee

Italiano

Extra Cee

No

 

SVILUPPO DELLA COMUNICAZIONE

NELLA SOCIETA’ E NELLA RETE INTERNET

 

Negli ultimi secoli il nostro pianeta ha attraversato tre eventi molto importanti che hanno mutato profondamente, in positivo, la nostra società. Questi eventi sono le Tre Rivoluzioni Industriali. Per parlare dello sviluppo della Comunicazione nella società e nella Rete Internet, è necessario partire parlando dei seguenti eventi storici:

  • la Prima Rivoluzione Industriale (fine XVIII secolo / seconda metà XIX secolo) apre l’Età paleotecnica e si caratterizzò per la diffusione della meccanizzazione attuata grazie all’applicazione della macchina a vapore in vari settori industriali e nei trasporti, utilizzando una nuova fonte di energia: il carbon fossile. Diversi furono i fattori che favorirono l’inizio di questo fenomeno nell’Inghilterra del diciottesimo secolo: l’iniziativa privata e la libera concorrenza gettarono le basi del liberalismo economico; nacque il sistema di fabbrica a partire dal settore tessile; il carbone veniva richiesto anche dalla siderurgia e dalla metallurgia. In questo periodo i mezzi di comunicazione conoscono un notevole sviluppo: la rivoluzione dei trasporti usufruì del miglioramento delle strade e dei canali navigabili, ma soprattutto dell’invenzione della nave a vapore e della ferrovia che si avvantaggiarono dell’uso di tipi di ferro più resistenti. I nodi ferroviari determinarono nuove localizzazioni industriali mentre i collegamenti tra regioni e porti marittimi favorirono il commercio mondiale.

Sul piano economico-sociale la prima rivoluzione industriale portò alla nascita della borghesia industriale e del proletariato di fabbrica.
Le esigenze della produzione industriale spinsero le potenze europee ad adottare politiche coloniali di tipo imperialista, specie nel sud est asiatico e in Africa. Il grande capitalismo si affermo negli Stati Uniti d’America nella seconda metà del diciannovesimo secolo. La valorizzazione di materie prime e di fonti energetiche si accompagnò ad una massiccia immigrazione dall’Europa, al popolamento da est verso ovest, all’ampliamento del mercato interno, alla nascita di forti concentrazioni finanziarie.

  • Nuove fonti energetiche (elettricità e petrolio) innescarono la Seconda Rivoluzione Industriale (fine XIX secolo / seconda metà XX secolo) aprendo l’Età neotecnica.

Le prime centrali idroelettriche sorsero alla fine del diciannovesimo secolo. Fattori geografici favorevoli consentirono la valorizzazione delle risorse idriche con la costruzione di centrali elettriche in Europa, Nord America, Russia e, più tardi, nelle zone equatoriali. La possibilità di distribuzione capillare a grande distanza (elettrodotti) originò la diffusione dell’industrializzazione di nuovi Paesi. L’elettrificazione permise la nascita di nuove industrie, modificando radicalmente i processi produttivi precedenti. Alcuni piccoli motori elettrici si mostrarono molto più efficienti e flessibili di una grande macchina a vapore. Nacquero inoltre nuovi sistemi di trasporto (metropolitana, ferrovie di superficie, ascensori) che permisero la nascita di grandi città.
L’invenzione del motore a combustione interna rese vantaggioso lo sfruttamento del petrolio sia come carburante sia come combustibile per le centrali termoelettriche. Sorsero le industrie petrolchimiche, nacquero l’automobile e l’aereo. Lo sfruttamento petrolifero, iniziato negli Stati Uniti interessò ben presto il Medio Oriente, con riflessi geo-politici e geo-economici.
La seconda rivoluzione si accompagnò allo sviluppo delle fasce costiere dove sorsero porti industriali con la lavorazione di base delle materie prime sbarcate, specie in Paesi, come Italia e Giappone, favoriti da una buona posizione geografica. Le industrie leggere si diversificavano intanto in numerosi settori e si espandevano grazie allo sviluppo della viabilità.
L’Età neotecnica si manifestò in ritardo nell’Europa orientale dove si affermò il sistema socialista. Esso si fondava politicamente sul partito unico marxista ed economicamente sulla collettivizzazione dei mezzi di produzione e sulla pianificazione.

  • La Terza Rivoluzione Industriale è quel periodo storico attuale che va dai primi anni ’80 fino ad oggi e vede lo sviluppo su scala mondiale degli enormi e complessi sistemi di comunicazione e soprattutto della Rete Internet. I protagonisti di questa rivoluzione sono, senza dubbio, la Rete e le nuove tecnologie hardware per la costruzione dei Personal Computer (vedi scheda “ARPANET”).

Il termine rivoluzione appare forse inappropriato, in quanto con tale parola si designano fenomeni i cui cambiamenti sono repentini e bruschi; è quindi meglio definire questo fenomeno Comunicazione Globale, perché il perno attorno cui ruota il sistema industriale è la comunicazione.

I collegamenti informatici permettono rapidi movimenti finanziari con la conseguente mobilità dei capitali sfruttata dalle multinazionali. La rapidità delle telecomunicazioni ha trasformato il mondo in un villaggio globale.
Nei paesi avanzati, la terza rivoluzione è resa possibile dall’informatica. Si è sviluppato il terziario avanzato o quaternario in cui le aziende esplicano servizi di informazione basati sull’uso dell’elettronica e della telematica. Il massiccio ingresso della robotica e dell’informatica in fabbrica ha convinto gli industriali che è più conveniente ed economico investire in robot. A partire dagli anni ’80 le novità tecnologiche modificarono l’organizzazione della produzione soprattutto nel campo occupazionale: il numero dei membri della classe operaia cominciava a decrescere a favore di un terziario in forte espansione. Ma anche la forza lavoro di questo settore subì delle robuste riduzioni a partire dagli anni Ottanta.

Durante la storia dell’uomo, la fonte di ricchezza è sempre stata il controllo delle risorse naturali: terra, oro, petrolio. Ora, improvvisamente, acquistano sempre più importanza il “sapere” e la “conoscenza”. L’economia basata sul sapere prende quindi il posto dell’economia basata sull’industria.

La diffusione delle innovazioni tecnologiche ad un ritmo così elevato è da ricondurre alla concorrenza a livello internazionale dovuta all’abbandono dell’ispirazione keynesiana e del Welfare State. Il termine chiave per comprendere gli anni Ottanta è deregulation, il quale implica di rimettere al primo posto le leggi della libera iniziativa privata e di abolire l’economia statalista imputata come la principale responsabile della crisi fiscale dello stato. Bisogna ricordare che la diffusione del nuovo liberismo è stata facilitata dalla completa mondializzazione dei processi economici e tutto ciò è reso possibile dall’uso dell’elettronica miniaturizzata. Perciò anche la terza rivoluzione si appoggia su di una ideologia liberista, essa ha mutato i rapporti di produzione e ha reso egemone il terziario, ha sfruttato nuove fonti di energia e ha prodotto una diversa divisione internazionale del lavoro. Nel corso delle suddette rivoluzioni si è verificato uno spostamento dei lavoratori tra i tre settori dell’attività economica: durante le prime due rivoluzioni, i lavoratori lasciavano l’agricoltura ed entravano nelle attività manifatturiere e minerarie; nella terza rivoluzione, i lavoratori stanno lasciando il settore manifatturiero per entrare nel settore dei servizi che si presenta in forte sviluppo.
Lo sviluppo propone naturalmente delle diversità al suo interno: mentre in Asia sono decollati alcuni paesi classificati come NIC (New Industrialized Country) e le cosiddette “Tigri Asiatiche” (Hong Kong, Singapore, Taiwan e Corea del Sud), i paesi socialisti entreranno in una colossale recessione economica. 

CHE COS’ E’ LA GLOBALIZZAZIONE?

 

“Globalizzazione” è parola alla moda e “globale” sostituisce ormai nel linguaggio corrente i vecchi sinonimi quali: internazionale, universale, planetario, mondiale, che, ovviamente vogliono dire la stessa cosa. Ma globale ha una sfumatura in più: esso nasce come definizione economica ed è associato al mercato, a quello delle merci come a quello del lavoro, a quello dei capitali come, soprattutto, a quello dei titoli finanziari.
La globalizzazione è il tentativo che gli attori economici, sfruttando l'enorme avanzamento delle tecnologie, stanno perseguendo per unificare il mondo.


Nella cartina a fianco sono rappresentati i tre poli principali del “sistema-mondo”: in rosa USA e Canada i quali contribuiscono per il 27,5% alla formazione del PIL mondiale; in giallo l’Unione Europea con una quota di PIL del 31%; in blu il Giappone e il Sud-Est asiatico con il 19%.

Le nuove possibilità offerte dalla telematica unite a quelle dell'informatica, entrambe ormai disponibili a costi trascurabili e quindi accessibili in tutti gli ambienti, creano una rete di strade percorribili in tempo reale attraverso tutto il pianeta, scavalcando non solo la distanza fisica ma anche le eventuali barriere che gli Stati abitualmente frapponevano.

 

La globalizzazione è innanzitutto un fenomeno economico e sotto questa angolazione essa va esaminata, non senza qualche sorpresa. Infatti la globalizzazione risulta più o meno imponente a seconda del metro che usiamo per misurarla. Se facciamo lo sforzo di voltarci indietro non di dieci o venti anni, ma allunghiamo lo sguardo sino a prima del 1914, ossia agli anni precedenti la grande guerra, e confrontiamo la globalizzazione di quel mondo, che usciva da un secolo e mezzo di battaglie liberiste e di guerre coloniali, con quello di oggi, scopriamo che la quota di investimenti stranieri su quelli nazionali era allora maggiore di oggi. Ma anche maggiori di oggi erano i flussi di emigranti rispetto alla popolazione, ed anche, in rapporto al prodotto lordo, i movimenti di capitale attraverso le frontiere.
Si tenga conto inoltre che prima del 1914 esistevano ancora gli imperi austriaci, russi e ottomani i cui movimenti interni non potevano essere denominati allora transazioni internazionali, come lo sarebbero oggi, quando quelle entità politiche sono suddivise in numerosi Stati autonomi.
Solo con il 1944, a Bretton Woods, si posero le basi della ricostruzione di un ordine monetario mondiale, ma la divisione del mondo in blocchi, il processo di decolonizzazione che infittì la maglia dei confini fra i popoli, il timore di un nuovo evento bellico mondiale, la crisi petrolifera degli anni Settanta resero oltremodo lento il processo di liberalizzazione dell'economia mondiale. Esso si è accelerato dopo gli anni Ottanta giungendo tuttavia a superare, in dimensioni, la libertà economica de la belle époque, in solo due settori: il movimento di merci e quello dei capitali finanziari.
Entrambe le due crescite sono state provocate da fatti tecnici, prima ancora che da accadimenti politici o da modifiche legislative. Entrambe hanno certamente beneficiato delle azioni condotte dal Fondo Monetario Internazionale (IMF), in particolare verso i paesi emergenti, per ridurre i rischi di cambio, ma in definitiva l'accrescimento degli scambi di merci e di titoli trova la sua maggiore giustificazione nell'enorme riduzione dei costi di trasporto per le prime, e nelle nuove tecnologie informatiche e telematiche per i secondi.


IMF (International Monetary Found) Istituto entrato in funzione il 27 dicembre 1945 con l’intento di assicurare attraverso la cooperazione internazionale un sistema ordinato e stabile di cambi. I paesi membri devono fissare una parità iniziale della loro unità monetaria col dollaro o con l’oro impegnandosi a mantenerla entro strettissimi limiti di oscillazione, conservando il diritto di attingere al Fondo per eliminare gli squilibri temporanei delle loro bilance dei pagamenti; per gli squilibri permanenti invece devono ricorrere alla Banca Internazionale.

Sia la riduzione dei costi di trasporto che l'apertura ai movimenti di capitali hanno arrecato benefici al nostro Paese. La diffusione del container, infatti, ha ridotto soprattutto i costi di trasporto dei prodotti manufatti favorendo in tal modo un paese come l'Italia, importatore di materie prime ed esportatore di beni trasformati, e che oggi può vendere nei più lontani angoli del globo a prezzi di poco superiori a quelli all'uscita dalla fabbrica.
Si pensi che oggi inviare del Chianti da Castellina a São Paulo in Brasile, a parte l'imballaggio e lo svuotamento del container, a carico uno del viticoltore e l'altro del magazzino all'ingrosso, costa come spedire del carbone o del rottame di ferro, dal momento che il container non viene mai aperto e il suo trasbordo dal camion alla nave, dalla nave al treno e dal treno al camion avviene attraverso semplici sollevamenti da parte di particolari gru con un impiego di tempo, di energia e di denaro non diversi e in alcuni casi inferiori a quelli della merce solida indifferenziata.
La riduzione dei costi dei trasporti merci ha enormemente contribuito alla specializzazione internazionale ed ha in questo sicuramente avvantaggiato la nostra industria: si pensi, per fare un esempio, che Pininfarina può inviare due carghi aerei alla settimana di carrozzerie di auto a Detroit dove vengono montati nei loro châssis. Allo stesso modo i paesi emergenti del Sud-Est inviano quotidianamente i dischi di memoria negli Stati Uniti, in Europa, in Giappone per essere montati sui computer.
La riduzione dei costi di trasporto dovuta a miglioramenti della tecnica, l'abbattimento più o meno massiccio, ma generalizzato dei dazi e dei contingenti, il lento ma crescente smantellamento dei diritti portuali e aeroportuali e dei monopoli ferroviari, marittimi ed aerei ci stanno avvicinando ad un mercato globale delle merci, dove la localizzazione del centro di produzione sarà sempre meno importante. La scelta del luogo dove produrre sarà quindi sempre più guidata da considerazioni quali il livello della tassazione, il peso degli adempimenti amministrativi e legali, il costo del lavoro, il comportamento, le attitudini e il tipo di specializzazione della manodopera e dei dirigenti, la cultura d'impresa, la dotazione di infrastrutture, la mancanza di criminalità e la stabilità politica.
Nella seconda metà del ‘900 si sono verificati alcuni importanti fenomeni politico-economici che hanno contribuito ad accelerare il processo di globalizzazione. In particolare:

  • il progetto di unificazione monetaria europea,
  • la fine del bipolarismo,
  • il passaggio dal GATT al WTO.  

L’Unificazione Monetaria Europea ha contribuito alla formazione di un “villaggio globale” in quanto ha permesso la libera circolazione dei beni, dei servizi, delle persone e dei capitali all’interno della comunità, l’adozione di una moneta unica, l’Euro, il tutto regolato da una politica monetaria e da una disciplina delle politiche di bilancio comuni.

GATT (General Agreement on Tarifs and Trade) Accordo siglato a Ginevra nel 1947con lo scopo di promuovere gli scambi su scala mondiale attraverso l’abbattimento progressivo di ogni forma di dazio o  protezionismo. Nel 1995 si è trasformato in WTO (World Trade Organization), organizzazione dotata di maggiori poteri di controllo. Il principio ispiratore del GATT-WTO è sempre stato il liberoscambismo quindi il suo ruolo nella formazione dell’attuale economia globale si è rivelato di primaria importanza.

Non è quindi la geografia, intesa come maggiore o minore vicinanza ai centri di consumo ed alle grandi vie di comunicazione, a definire la possibilità di crescita e di nuovi insediamenti produttivi, ma l'ambiente nelle sue componenti economiche, sociali, giuridiche, politiche e di dotazione di infrastrutture avanzate.
Lo stesso fenomeno avviene in numerosi settori dei servizi, grazie alla diffusione dei processi di comunicazione telematica in rete. Si pensi ad esempio che un unico centro informatico della Citybank, in Texas, tratta tutte le operazioni di tutte le filiali sparse nei quattro angoli del mondo. Al momento tale processo di globalizzazione interessa solo la produzione: per quel che riguarda la vendita e la fornitura di servizi la vicinanza con il consumatore sembra ancora fondamentale anche se si dovrà sviluppare una tendenza a ridurre le distanze, e quindi i costi, fra i clienti ed i fornitori di questi servizi. Tuttavia, anche se in una prospettiva più che decennale, man mano che prenderanno piede le vendite di merci e l'offerta di servizi per via telematica e se verrà introdotta e si diffonderà l'uso della moneta informatica, anche la necessità della vicinanza fisica fra venditore e compratore potrà affievolirsi.

 

 

 

 

@: In gergo chiocciola, oppure “at”, serve a separare, all'interno di un indirizzo personale (address) sulla Rete, il nome o la sigla dell'intestatario dal provider che gli fornisce l'accesso alla Rete.

Account:Un account presso la vostra banca vi dà i mezzi per accedere al vostro danaro; nello stesso modo un account su un computer fornisce spazio e mezzi per lavorare su files e dati. Generalmente un account è formato da una login (username) e da una password. La login permette al computer di riconoscervi, mentre la password è necessaria a evitare che altre persone usino il vostro account. Login e password vanno digitati ogni volta che si tenta di accedere al computer sul quale si possiede l'account.

Aziende Brick: Aziende che producono beni tradizionali.

Aziende Click: Aziende che operano quasi esclusivamente per via computer.

B2B: Con la sigla si identificano tutte quelle iniziative tese ad integrare le attività commerciali di un'azienda con quella dei propri clienti o dei propri fornitori, dove però il cliente non sia anche il consumatore finale del bene o del servizio venduti ma sia un partner attraverso il quale si raggiungono, appunto, i consumatori finali.

B2C:E' l'acronimo di Business to Consumer e, contrariamente a quanto detto per il B2B, questo identifica tutte quelle iniziative tese a raggiungere il consumatore finale dei beni o dei servizi venduti.

Banner: Striscione pubblicitario, E’ il simbolo della pubblicità su Internet e indica il tipico rettangolo grafico che promuove questo o quel prodotto sulle pagine Web. In genere supporta il cosiddetto “click through” : cliccando sopra il banner si viene trasportati nel sito dell’inserzionista, che ha pagato l’inserimento del banner sulla pagina di provenienza.

Below the line: Forme di comunicazione diverse dall'advertising. Sono convenzionalmente collocate "below the line" le attività di comunicazione realizzate al di fuori dei media classici: sponsorizzazione, promozione, pr (relazioni pubbliche), direct marketing, etc.

Brand: Marca. Nome, termine, simbolo, disegno o loro combinazioni, che mirano a identificare i beni o i servizi di un’impresa o di un gruppo di imprese, e a differenziarli da quelli dei concorrenti.

Brochure: Fascicolo, opuscolo.

Browser: E’ un programma in grado di visualizzare le informazioni provenienti dal meccanismo del WWW. Esistono browser "grafici", come Netscape, Internet Explorer, Aweb che sono in grado di visualizzare, oltre al testo, anche immagini grafiche (sono in grado cioè di trattare gli ipermedia); altri browser come Linx possono visualizzare documenti composti da solo testo (rappresentati comunque nel comodo formato di ipertesto). I browser sono attualmente utilizzati come accesso al WWW, ma quasi tutti possono anche facilitare l'accesso a ftp, telnet, newsgroup, e-mail ed altro. Con questi strumenti Internet diventa una grande enciclopedia interattiva consultabile in modo semplice da chiunque.

Chat: Indica il tipico scambio di frasi di testo digitale velocemente sulla tastiera. Viene anche chiamata messaggistica istantanea (la posta, invece, è “in differita”) perché il dialogo ha luogo in tempo reale. Può avvenire tra due o più persone.

Clausole vessatorie: L’art.1469bis C.c. definisce vessatorie “…le clausole che, malgrado la buona fede, determinano a carico del consumatore un significativo squilibrio dei diritti e degli obblighi derivanti dal contratto.”

Client-Server:Con il termine Client-Server ci si riferisce ad un particolare metodo di interazione tra due programmi. Un programma (client) inoltra una richiesta ad un secondo programma (server) e si mette in attesa di una risposta. La richiesta è relativa ad un servizio che solo il programma server è in grado di soddisfare. Un server può svolgere compiti “semplici” come ad esempio riportare la data corrente oppure compiti “più complessi” come eseguire le operazioni di memorizzazione o di reperimento delle informazioni su un file ogni volta che un client inoltra una richiesta. Nell'ambito di una rete questo paradigma offre notevoli vantaggi in quanto client e server vengono eseguiti su computers diversi e, nella maggioranza dei casi, anche geograficamente distanti.

Contratto: Il contratto è l’accordo di due o più parti per costituire, regolare o estinguere tra loro un rapporto giuridico patrimoniale (art. 1321 C.c.)

Cyberspazio: Il termine fu coniato in un romanzo di fantascienza, Negromante, dallo scrittore William Gibson. Designava un’immaginaria “nuvola” o matrice informativa alla quale erano collegate macchine, robot e uomini. Oggi definisce lo spazio virtuale occupato da Internet.

Database: Archivio “dinamico” di dati digitali. Può contenere e ordinare secondo vari criteri un'enorme quantità di informazione. Insieme di informazioni multiutente. Supporta spesso la selettività ad accesso casuale e le “viste” multiple o i livelli di astrazione di dati sottostanti.

Debugging: Eliminazione degli errori di un programma in fase di collaudo.

Dematerializzazione: Riduzione dell’incidenza delle componenti fisiche dei prodotti e incremento dell’incidenza delle componenti immateriali.
Deregulation: E’ il termine per indicare l’assenza o la limitazione al minimo di regole e di vincoli nello svolgimento di una attività economica, all’insegna del "libero mercato".
Digitalizzabile: Informazione analogica che può essere convertita in informazione digitale.

Directory: E’ un archivio di siti, o altre risorse on-line, suddivisi e organizzati per categorie e sottocategorie, controllati, valutati e classificati da un team di persone. Una ricerca all’interno di una directory normalmente offre risultati più precisi e attendibili rispetto a quelli di un semplice motore di ricerca, che si limita a fornire un elenco di siti non recensiti ma catalogati in base a titolo e a parole chiave.

Dominio: E’ il nome o alias che designa un nodo di Internet. Questo nodo può essere un’intera rete locale o un singolo server. Il dominio si suddivide in due sezioni, una di primo e una di secondo livello. Il primo livello raggruppa i secondi in base a una ripartizione geografica (.it, .de, .fr, ecc.) o di tipologia del servizio (.com, .net, .org). Per esempio, in virgilio. It, “virgilio”  è il nome di secondo livello che identifica il server del servizio, “.it” è il dominio geografico di primo livello. A un determinato dominio possono rispondere più server di diverso tipo (Web, Ftp, posta, ecc.)

Download: Prelievo, scaricamento. E’ l’operazione che permette al computer locale del richiedente di ricopiare un file dal server Web o Fpt in cui risiede.

E-Commerce: Commercio elettronico. Sono tutte le attività di compravendita che si possono effettuare su Internet, con l’ausilio di carta di credito o sistemi analoghi.

EDP: (Electronic Data Processing). Supporto informativo che si occupa dell’elaborazione di dati interni ed esterni all’impresa, in riferimento ai rapporti che essa intrattiene con soggetti esterni.

E-Mail: E-Mail è l'abbreviazione di Electronic Mail (posta elettronica), un sistema che abilita una persona a comporre un messaggio su di un computer e a trasmetterlo attraverso un network a un'altra persona che lo leggerà sul proprio terminale. Inoltre con E-Mail è possibile inviare altri tipi di dati, come programmi, immagini, ecc. Il servizio di E-Mail può essere considerato un efficiente alternativa al tradizionale servizio di posta.

E-procument: Identificano tutti i sistemi il cui scopo è quello di automatizzare i rapporti che intercorrono normalmente tra un'azienda ed i suoi fornitori nell'ambito dei processi di approvvigionamento.

Extranet: Internet cui possono accedere anche soggetti esterni di azienda, quali clienti e fornitori.

Faq: (Frequently Asked Question). Liste di domande più frequenti su un determinato tema, con relative risposte.

Fibra ottica: Filamento lungo e sottile di materiale trasparente, quale il vetro o il plexiglas, ad estremità piane, atto a convogliare con elevato rendimento un flusso di energia raggiante, generalmente luminosa, da una estremità all’altra sfruttando il fenomeno della riflessione totale.

Fideiussione: L’art. 1936 del C.c. definisce “…fideiussore colui che, obbligandosi personalmente verso il creditore, garantisce l’adempimento di un’obbligazione altrui.”

Firewall: Barriera di sicurezza frapposta in genere tra una rete aziendale e la rete Internet, per impedire indebite intrusioni da parte di utenti non autorizzati. Si tratta di appositi dispositivi hardware e software che controllano i flussi di dati in arrivo ed in partenza.
Flow-Chart: Diagramma di flusso. Il diagramma di flusso indica la migliore strategia per la soluzione di un problema.

FTP: FTP (File Tranfer Protocol). Si tratta di un tipo di protocollo che permette ad un utente dal proprio computer di accedere ai files memorizzati su altri computer. Il computer che mette a disposizione l'archivio dei files utilizza un programma (chiamato server) che accetta le richieste di accesso da parte di programmi (client) in esecuzione su altri computer “dislocati” sulla rete.

Globalizzazione: Indica la dimensione mondiale assunta dal mercato; un mercato è globale quando in ogni parte del mondo si producono e si  vendono gli stessi beni. Si tratta di un fenomeno recente, favorito principalmente dal livellamento dei bisogni, dalla standardizzazione delle produzioni e dalla tempestività delle comunicazioni.

Hardware: Dispositivo elettronico che compone un computer: mother board, scheda di espansione, ecc.

Homepage: E’ la prima pagina di un sito, la più importante. Come nella prima pagina di un giornale o di una rivista, nella home trovi tutte le informazioni che ti servono per muoverti all’interno del sito: anticipazioni sugli argomenti trattati, indici, link ad altre pagine...

Host: Computer collegato alla rete che ospita servizi e risorse e dà accesso al proprio spazio virtuale a chiunque navighi su Internet.
HTML: (Hyper-Text Markup Language) E’ il linguaggio usato per la creazione di pagine per il WWW (World Wide Web). E' formato da una serie di elementi, chiamati Tags, attraverso i quali è possibile far eseguire al browser operazioni quali: formattazione e colorazione del testo, inserimento di immagini e links, etc. Un documento HTML ha Tags di apertura e di chiusura che producono il loro effetto su tutto ciò che fra essi è compreso.

HTTP: (HyperText Transfer Protocol). E’ il protocollo di comunicazione tipico dei servizi Web, e viene usato come prefisso per dire ai Browser che quell’indirizzo si riferisce ad un servizio Web e non ad altro.

Hyperlink: Ipercollegamento. E’ la caratteristica primaria di un servizio interattivo. Può essere una frase, un’immagine o un simbolo che, con un semplice click, permettono di spostarci verso un punto ben definito all’interno della stessa pagina o in un documento esterno (che può risiedere sullo stesso server o su un altro computer). In genere come parola o frase sottolineata e colorata in blu o altro colore diverso dal testo generico.

Indirizzo IP: Per rendere universale un sistema di comunicazione quale è Internet, è necessario stabilire un metodo globalmente accettato per identificare i computer ad esso collegati. A tale scopo viene associato ad ogni computer connesso un particolare indirizzo univoco detto indirizzo IP (da TCP/IP). Così come il classico indirizzo formato da: nazionalità, città, via e numero civico ci permette di rintracciare una persona nel mondo, analogamente un indirizzo IP, vista la struttura di Internet, serve ad identificare un computer sulla rete, naturalmente i parametri dell'indirizzo non identificano la Nazionalità, la città etc. ma bensì il dominio di appartenenza del computer. Un esempio di indirizzo IP è il seguente: 195.120.131.81 come si può notare si tratta di una parola di 32 bit.

Interfaccia: Indica il modo in cui un sistema operativo si presenta all’utente.

Internet: Internet è l'unione di migliaia di reti collegate da un insieme comune di protocolli tecnici che consentono agli utenti di ciascuna rete di comunicare o di utilizzare i servizi situati su una qualsiasi delle reti componenti, attualmente comprende reti come la National Science Foundation Network (NSFNET), la Australian Academic and Research Network (AARNet), la NASA Science Internet (NSI), la Swiss Academic and Research Network (SWITCH) e circa 10 mila altre reti, grandi e piccole, commerciali e di ricerca. Esistono altre grandi reti geografiche che non si basano sui protocolli di TCP/IP (che è la “lingua” parlata dai computers connessi a Internet) e che di conseguenza non sono considerate come appartenenti a Internet. Tuttavia, le comunicazioni reciproche sono possibili mediante posta elettronica grazie ai gateway (punti di accesso), che svolgono la funzione di “traduttori” tra i diversi protocolli di rete interessati.

Internet Service Provider: (ISP) è una società o un'ente che mette a disposizione delle persone private o, ad altre società o enti, la connessione ad Internet. Generalmente, dopo la stipula di un contratto, la persona è abilitata all'accesso mediante il rilascio di un account sul computer del fornitore.

Intranet: Designa genericamente una rete locale, aziendale o universitaria, che usa il protocollo Ip ed è collegata a Internet. Spesso, tra Internet e Intranet viene collocato il firewall.

Ipertesto: Un ipertesto permette una lettura di un testo elettronico in modo non sequenziale; questa caratteristica è resa possibile grazie ai links cui funzione principale è quella di “saltare” ad una nuova posizione sullo stesso testo oppure su un testo diverso. Si creano in questo modo dei collegamenti logici che possono semplificare notevolmente l'accesso alle informazioni da parte del lettore. Ipertesti e la loro estensione ipermedia sono alla base del WWW.

Link: E’ una parola evidenziata (sottolineata, di colore diverso, in reverse etc, la "forma" del link dipende dal tipo di programma di lettura o, nel caso Internet, dal browser utilizzato) su cui è possibile “cliccare” per raggiungere una nuova posizione nella pagina corrente oppure in un nuovo documento.
Log-File: File nel quale si registra automaticamente quanto compare sullo schermo durante un collegamento.

Mailing list: Lista postale o “di distribuzione”. E’ un servizio, in genere gratuito, che prevede l’invio di una serie di messaggi a tema a un elenco di indirizzi e-mail. Tutti gli iscritti alla lista possono inviare i loro messaggi e il sistema provvede a rispedirli a tutti gli altri componenti del gruppo. Ve ne sono decine di migliaia sui più svariati argomenti, più o meno gestiti da un amministratore centrale, e possono produrre molte decine di messaggi.

Merchant: Esercente on-line.

Modem: Dispositivo MOdulatore DEModulatore che converte in analogico il segnale digitale di un personal computer, adattandolo così al trasporto sulla linea telefonica. E’ l’apparecchio classico utilizzato in casa e in molte altre aziende per collegarsi ad Internet.

Mother Board: Scheda principale del computer. E’ il vero cuore del computer, in quanto è il dispositivo che ne mette in comunicazione tutte le parti.

Motore di ricerca: E’ un software che trascorre i giorni e le notti a passare in rassegna l’intera Rete, o delle porzioni, ne interpreta il contenuto e vi costruisce sopra un indice ricercabile per parole chiave. Il motore, o “ragno”, permette di individuare i documenti relativi a uno specifico tema esemplificato dalle parole chiave e ritrovare il link più probabile per arrivare all’informazione. Quando una redazione di “umani” interviene sull’archivio di pagine ordinandole per categoria, il motore si trasforma in “directory” o guida.

Navigatore: E’ la persona che frequenta e utilizza la Rete

Newsgroup: Bacheca elettronica (in inglese, bulletin board) che i lettori interessati all'argomento intorno al quale si raccoglie il newsgroup possono leggere, così come possono rispondere ai messaggi lasciati da altri utenti. In genere, ci sono alcuni fili di discussione che procedono contemporaneamente, ma tutti hanno un tema comune. Ci sono approssimativamente 900 newsgroups e il loro numero è in continuo aumento. Due sono i tipi di newsgroup: quelli moderati e quelli non moderati. I Nei primi non è concesso ai singoli di comunicare direttamente con il newsgroup. I messaggi vanno al moderatore, che stabilisce se diffondere o meno il messaggio all'intero gruppo. I newsgroup non moderati consentono ai lettori di affiggere direttamente i messaggi destinati agli altri lettori.

On-line: In linea. Indica una comunicazione o un servizio usufruibile via Internet e, più in generale, lo stato di colui (o dell’oggetto) che è collegato alla Rete.

Osservatorio Web Economy: Istituto che ha la finalità di svolgere un monitoraggio puntuale e aggiornato dello sviluppo dell'Internet Economy in Italia.

Portale: E’ un sito Internet che si pone come punto di partenza ideale per la navigazione. Tende sempre più a diventare un sito di orientamento e di fruizione di servizi o informazioni di vario genere e di carattere universale (portale generalista o orizzontale), oppure specialistico come nel caso dei Vortal (Vertical Portal, portale verticale).

Protocollo: Un protocollo è la "lingua" usata da due computers per comunicare. Due persone possono comunicare solo se entrambe parlano la stessa lingua, allo stesso modo due computers si "capiscono" solo se accordano sul formato che devono avere i dati al momento della comunicazione, cioè, solo se stabiliscono un protocollo comune. I protocolli "parlati" dai computers connessi a Internet sono tutti inclusi in TCP/IP.

Reengineering: Processo di riprogettazione delle strutture organizzate delle imprese allo scopo di renderle maggiormente flessibili e snelle.

Siti Internet: Luogo virtuale che forma il mondo Internet, insieme di pagine telematiche consultabili via Internet. Allo stesso indirizzo URL e stesso norme di dominio, possono convivere più siti distinti, spesso gli uni sub ospitati dagli altri. Siti di una ceta dimensione e pregio sogliono utilizzare un singolo nome di dominio univoco.

Software: Programma o insieme di programmi

Spider: Particolare tipo di programmi robot utilizzati per l’esplorazione e catalogazione automatica di pagine e siti WEB. Sono in grado di leggere una qualsiasi pagina WEB, estrarne le parole salienti contenute, solitamente dal titolo, dai links ecc., indicizzare tale pagina in base a tali parole, copiarne tutti i links nella propria lista di pagine da visitare e quindi passare alla prossima pagina contenuta in tale lista.

TCP/IP: (Transmission Control Protocol/Internet Protocol). E’ il nome collettivo di una famiglia di più di 100 protocolli di trasmissione dati utilizzati per organizzare in rete elaboratori e apparati di trasmissione dati. TCP/IP è stato sviluppato per interconnettere gli host delle reti ARPANET, PRNET (packet radio) e SATNET (packet satellite). Queste tre reti sono ormai in pensione, ma TCP/IP è tuttora in vita. Viene attualmente usato nella grande rete internazionale di reti chiamata Internet, che annovera tra i suoi membri università, istituti di ricerca, enti statali e molte corporation. TCP/IP viene a volte utilizzato anche da altre reti, particolarmente quelle locali che collegano numerosi computer di tipo diverso, oppure che collegano stazioni di lavoro per applicazioni tecniche.

Webcam: Sono ormai migliaia le piccole telecamere collegate ai server di Internet. Molto comuni sono quelle puntate dai grattacieli delle città importanti. Altre gettano un occhio, spesso indiscreto e provocatorio, negli uffici e nelle stanze in cui lavorano e vivono gli Internauti.

WWW: World Wide Web, "ragnatela di ampiezza mondiale". Identifica le risorse che in Internet possono essere utilizzate mediante il protocollo http usando un Web browser.

BIBLIOGRAFIA

Giornali:

  • Il sole 24 ore
  • Itali@oggi .it (con cd-rom allegato)
  • Italia Oggi
  • La vita dell’Alleanza

Libri:

  • Beligni, Lacchini “Citt@dini virtuali? I problemi sociali della globalizzazione”
  • Conti, Lanza Dematteis, Nano “Economia e territorio” BOMPIANI
  • Astolfi, Barale, Ricci “Entriamo in azienda 3” TRAMONTANA
  • “Il bello di Internet: guida ai siti Internet in Italia e nel mondo” VIRGILIO.IT
  • Scaccabarozzi, AA.VV. “La nuova geografia del sistema mondo” ARNOLDO MONDADORI SCUOLA
  • Bentini, Riley “New Economy Commercial Interest” LONGMAN
  • Ricci, Alcune riflessioni sul concetto d'azienda nell'era della new economy “Professione professore” TRAMONTANA
  • Devastato, Dall'impresa a rete all'impresa in rete “Scuola duemila” PARAMOND

Siti:

  • http://dante.bdp.it
  • www.4nes.it
  • www.adline.it
  • www.agora.stm.it
  • www.giba.it
  • www.imli.com
  • www.informaticaworld.com
  • www.interfree.it
  • www.itis-setificio.co.it
  • www.lazioimprese.it
  • www.microsoft.com
  • www.mix.it
  • www.neweconomyindex.org
  • www.oneonline.it
  • www.pcself.com
  • www.piemonteinprese.it
  • www.planetweb.it
  • www.servitec.it
  • www.softhare.it

 

Fonte: http://www.itclucca.lu.it/areeprogetto/2001_5IA/I%20SERVIZI%20COLLEGATI%20ALLA%20NEW%20ECONOMY.doc

Sito web da visitare: http://www.itclucca.lu.it

Autore del testo: Liang Zhongjie Martinelli Sara Paolini Walter Saracino Daniela

Il testo è di proprietà dei rispettivi autori che ringraziamo per l'opportunità che ci danno di far conoscere gratuitamente i loro testi per finalità illustrative e didattiche. Se siete gli autori del testo e siete interessati a richiedere la rimozione del testo o l'inserimento di altre informazioni inviateci un e-mail dopo le opportune verifiche soddisferemo la vostra richiesta nel più breve tempo possibile.

 

New economy

 

 

I riassunti , gli appunti i testi contenuti nel nostro sito sono messi a disposizione gratuitamente con finalità illustrative didattiche, scientifiche, a carattere sociale, civile e culturale a tutti i possibili interessati secondo il concetto del fair use e con l' obiettivo del rispetto della direttiva europea 2001/29/CE e dell' art. 70 della legge 633/1941 sul diritto d'autore

Le informazioni di medicina e salute contenute nel sito sono di natura generale ed a scopo puramente divulgativo e per questo motivo non possono sostituire in alcun caso il consiglio di un medico (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione).

 

New economy

 

"Ciò che sappiamo è una goccia, ciò che ignoriamo un oceano!" Isaac Newton. Essendo impossibile tenere a mente l'enorme quantità di informazioni, l'importante è sapere dove ritrovare l'informazione quando questa serve. U. Eco

www.riassuntini.com dove ritrovare l'informazione quando questa serve

 

Argomenti

Termini d' uso, cookies e privacy

Contatti

Cerca nel sito

 

 

New economy