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LA NASCITA E L’EVOLUZIONE DEL MOVIMENTO SINDACALE IN ITALIA
Il movimento sindacale in Italia nasce nella prima metà dell’ottocento con le prime società operaie di mutuo soccorso che si sviluppano soprattutto nelle zone industrializzate del Paese. Gli associati versano un contributo in modo da formare un fondo finanziario che viene utilizzato ai fini solidaristici, specie quando, per causa di forza maggiore, come la malattia o l’infortunio sul lavoro, un socio si trova in difficoltà economiche.
Verso la fine dell’ottocento nascono le prime leghe dei lavoratori con finalità più specificatamente sindacali, cioè per organizzare sindacalmente i lavoratori: prima sorgono le leghe dei lavoratori industriali, poi quelle dei contadini e dei braccianti.
Tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, progressivamente si fa sempre più forte l’esigenza di un coordinamento dell’azione delle varie organizzazioni aventi carattere sindacale: nascono così le prime camere del lavoro. Esse organizzano e sostengono le lotte operaie e contadine per la difesa delle libertà sindacali e politiche, in favore di condizioni abitative più civili contro il carovita e contro la violenza delle forze dell’ordine.
Nel 1906 nasce a Milano la Confederazione generale del lavoro (CGL), di orientamento socialista che, per la prima volta, organizza sul piano nazionale numerose camere del lavoro.
Nel 1918 sotto la spinta della dottrina sociale della Chiesa si costituisce la Confederazione italiana del lavoro (CIL), la prima confederazione sindacale di ispirazione cattolica.
Dopo la prima guerra mondiale, durante il regime fascista viene vietata ogni organizzazione autonoma alle classi lavoratrici, inquadrate in organismi sindacali fedeli al fascismo di cui rispecchiano fedelmente gli interessi, le corporazioni fasciste.
Durante la resistenza armata al nazifascismo ed al termine della seconda guerra mondiale, il movimento sindacale riprende vigore. Nel 1944 nasce la CGIL, al cui interno vengono rappresentate tutte le principali componenti sindacali: i lavoratori di area socialista, comunista e cattolica.
Nel 1950 a seguito di una scissione dalla CGIL operata dai membri del direttivo legati alla democrazia cristiana, si forma la CISL e sempre nello stesso periodo escono dalla CGIL i sindacalisti che fanno riferimento ai partiti politici socialdemocratico e repubblicano che fondano la UIL, essi da un lato si pongono in contrapposizione della CGIL che resta, comunque il sindacato con il maggior numero di iscritti, dall’altro non vogliono aderire alla CISL perché la ritengono eccessivamente legata agli ambienti cattolici.
Negli anni sessanta le grandi lotte operaie e sindacali e, in particolare l’ondata di scioperi che caratterizza la stagione dei rinnovi contrattuali del 1969, conosciuta con il nome di “autunno caldo”, determinano un progressivo riavvicinamento delle tre confederazioni che sfocia , nel
1972, nella costituzione della Federazione Unitaria CGIL, CISL e UIL con la prospettiva di unificare i tre sindacati. E’ il momento di massima forza del movimento sindacale italiano, che riesce ad ottenere alcune importanti conquiste per il mondo del lavoro, specie con l’approvazione della legge 300/70, lo statuto dei lavoratori.
Negli anni ottanta questo processo di unificazione subisce una battuta d’arresto: acuirsi delle frizioni tra i sindacati ha di fatto allontanato la realizzazione di questo obiettivo che rientra, tuttavia, nelle aspirazione di molti lavoratori italiani
Il ruolo ed il potere contrattuale del sindacato sembrano ridimensionarsi a partire dalla seconda metà degli anni ottanta. Questo fenomeno viene attribuito ad una serie di cause
► L’elevato numero di disoccupati che indebolisce la forza contrattuale dei lavoratori, in Italia oltre il 10% della forza lavoro
► La crisi delle politiche economiche interventiste e degli stessi principi di solidarietà e di assistenza che hanno contraddistinto la nascita dello Stato sociale
► Il forte ridimensionamento del peso del settore industriale a favore di quello terziario che è caratterizzato dalla presenza di unità produttive di piccole dimensioni e quindi più difficilmente sindacalizzabili
► Il diffuso senso di sfiducia dei cittadini verso ogni forma di rappresentanza politica che ha coinvolto anche la dirigenza sindacale, proprio a causa del nuovo ruolo assunto dal sindacato.
Anche i datori di lavoro sono organizzati in strutture territoriali e di categoria, per la tutela dei propri interessi e per contenere o contrastare le forme di lotta dei sindacati dei lavoratori: tali forze associative sono comunemente definite sindacati degli imprenditori. In realtà l’uso del termine sindacato in questo caso è improprio: più correttamente occorre ricordare che il sindacato si è storicamente caratterizzato come associazione dei lavoratori subordinati per la tutela dei loro interessi. Le principali organizzazioni sindacali dei datori di lavoro sono: la Confederazione Generale dell’industria, (CONFINDUSTRIA), dell’agricoltura (CONFAGRICOLTURA), dei coltivatori diretti (COLDIRETTI), del commercio, turismo e servizi (CONFCOMMERCIO), dell’artigianato (CONFARTIGIANATO) ed, infine, della piccola e media industria (CONFAPI).
Fonte: http://www.educational.rai.it/materiali/file_lezioni/57227_635947857121757975.docx
Sito web da visitare: http://www.educational.rai.it
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