I rischi psicosociali nei luoghi di lavoro

I rischi psicosociali nei luoghi di lavoro

 

 

 

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I rischi psicosociali nei luoghi di lavoro

 

LO STRESS OCCUPAZIONALE

Definizione
Lo stress lavorativo è determinato dai fattori di rischio cosiddetti “trasversali”, in quanto rappresentano dei rischi e per la salute e per la sicurezza sul lavoro. In letteratura scientifica non vi è accordo comune sulla definizione di stress, tuttavia gli Autori sono concordi nel riconoscerne l’origine nel meccanismo di attivazione da parte dell’organismo delle risorse che servono per affrontare situazioni critiche, causate da un evento che potrebbe mettere in pericolo il mantenimento dell’omeostasi. In pratica lo stress consiste in una risposta di adattamento che permette all’organismo di affrontare le situazioni che quotidianamente si presentano. Questa risposta può consistere in una reazione positiva detta “eustress” quando si manifesta come un aumento del livello di eccitazione e di attenzione, oppure in una reazione negativa detta “distress” quando le richieste che provengono dall’ambiente esterno non sono adeguate alle caratteristiche oggettive e soggettive dell’individuo, il quale non riesce quindi a farvi fronte con le proprie risorse interne.

 

 

Fattori stressogeni
I fattori che determinano l’inorgenza dello stress in ambito lavorativo possono essere esaminati secondo un modello psicosociale, che prevede l’interazione dei fattori legati all’organizzazione e gestione del lavoro con i fattori legati al contesto sociale e ambientale.

Fattori stressogeni legati al contenuto lavorativo:

  • Organizzazione del lavoro: a) carico di lavoro elevato (lavoro monotono e ripetitivo); b) ritmi di lavoro elevati (impossibilità di controllo sui tempi); c) pressione temporale d) lavoro a turni (orari lunghi, turno notturno, programmazione dei turni non scadenzata);
  • Ambiente di lavoro: attrezzature, metodi ed impianti non adeguati;

Fattori stressogeni legati al contesto lavorativo:

  • Interazioni sociali e rapporti interpersonali: a) carenza di comunicazione; b) scarsa condivisione degli obiettivi; c) scarso supporto sociale da parte di colleghi e superiori;
  • Possibilità decisionale: a) scarsa facoltà discrezionale; b) scarsa possibilità di controllo sul proprio lavoro;

Ricadute sulla salute

    • Patologie psichiatriche: ansia, depressione
    • Patologie cardiovascolari: ipertensione arteriosa, disturbi di circolo cardiaci e cerebrali;
    • Malattie infiammatorie croniche intestinali;
    • Disturbi muscolo-scheletrici;
    • Immunodepressione (maggiore suscettibilità alle malattie infettive e neoplastiche);
    • Dipendenze (fumo, alcol, droghe)

Ricadute sulla attività lavorativa

  • Scarso interesse sul lavoro, scarso rendimento, ricadute sul gruppo lavorativo

Ricadute sulla vita privata

  • Ripercussioni sulla vita familiare
  • Compromissione degli interessi personali

Burnout
Sindrome caratterizzata da 1) esaurimento emozionale 2) depersonalizzazione 3) riduzione delle capacità professionali. Si riscontra in lavoratori che svolgono professioni “di aiuto”: infermieri, assistenti sociali, psicologi, insegnanti, poliziotti. È una reazione alla tensione emozionale cronica provocata dal contatto continuo con persone che presentano gravi problematiche di natura fisica o sociale. È una particolare forma di stress lavorativo che deriva dall’interazione sociale tra l’operatore e il soggetto destinatario dell’aiuto. Insorge dopo circa un anno dall’inizio della professione all’interno di una istituzione e colpisce prevalentemente i soggetti più motivati ed impegnati, che maggiormente investono le proprie energie nella professione.

 

Valutazione del rischio

Non vi sono ad oggi delle linee guida che forniscano precisi strumenti per una valutazione adeguata del rischio da organizzazione del lavoro (rischio psicosociale). La valutazione del rischio psicosociale è fondamentale per:
a) Fare una valutazione epidemiologica dei livelli di stress occupazionale in una determinata popolazione lavorativa
b) Gestire il singolo caso, in ambito di giudizio di idoneità, in funzione della valutazione dei rischi psicosociali.

Esistono diversi strumenti di indagine, a disposizione del medico e del ricercatore, per valutare i livelli di stress occupazionale. Si tratta di questionari che indagano fattori di rischio, stress percepito e benessere psicofisico del lavoratore.Non andrebbero considerati, a parere di numerosi Autori, come strumenti clinici che ci diano indicazioni sull'eventuale stato patologico di un soggetto, bensì vanno intesi come degli strumenti epidemiologici, in grado di fornirci un dato relativo ad una determinata popolazione lavorativa esaminata in un determinato contesto lavorativo.

Strumenti che valutano fattori stressanti in ambiente di lavoro:

  • Work Organization Assessment Questionnaire (WOA). Si compone di 28 domande e valuta la presenza di fattori stressogeni correlati all'organizzazione e alla gestione del lavoro, così come percepiti dal lavoratore. Non sono stati stabiliti valori di riferimento. (1,2)

Strumenti che valutano i livelli di stress occupazionale:

  • Job Content Questionnaire (JCQ) di Karasek. Secondo il Demand-Control model proposto da Karasek (3), la condizione di Job strain è determinata dalla combinazione di elevato carico di lavoro (high job demand) e basso potere decisionale (low job control). Sulla base dei punteggi riportati nelle due sottoscale del JCQ, è possibile classificare i soggetti nelle quattro categorie di Job strain: a) High Job strain (elevata domanda-scarso controllo); b) passivi (scarsa domanda-scarso controllo); c) attivi (elevata domanda-elevato controllo); d) Low Job strain (scarsa domanda-elevato controllo). Il questionario inoltre indaga altri fattori psicosociali in grado di influire sulla condizione di stress lavorativo derivanti dalla condizione di “social support” (4,5). Attualmente sono disponibili 3 versioni del JCQ, una versione lunga (49 items) raccomandata da diversi Autori in ambito di ricerca, una versione intermedia (35 items) approvata dall’Autore, ed una versione breve in corso di validazione nella versione italiana.
  • Effort Reward Imbalance (ERI) Questionnaire. Si compone di 23 items riuniti in 3 sottoscale (impegno lavorativo, ricompense, eccessivo impegno)
  • Test di Valutazione Rapida dello Stress. Si compone di 13 items riuniti in 3 sottoscale (tensione, demoralizzazione, supporto sociale). Sono stati stabiliti dei valori di cut-off in base a evidenze sperimentali. (6,7)
  • Maslach Burnout Inventory. Si compone di 22 items suddivisi in tre sottoscale (esaurimento emotivo, depersonalizzazione, realizzazione personale). La valutazione è quantitativa, sono stati stabiliti dei valori di riferimento per tre gradi di gravità.
  • Job Satisfaction Scale (JSS). Si compone di 15 items riuniti in due sottoscale (soddisfazione intrinseca e soddisfazione estrinseca). Non vi sono valori di riferimento prestabiliti. (8)

Questionari che indagano la presenza di sintomi stress-correlati, benessere psicologico, ansia e depressione:

  • General Health Questionnaire. Si compone di 12 items (versione breve) o 28 items (versione standard) e indaga le condizioni generali di salute. E' in grado di individuare soggetti a rischio di sviluppare disturbi psichici non psicotici. Vi sono dei valori di cut-off prestabiliti che distinguono il soggetto normale dal patologico. (9)
  • Questionario di Goldberg (ansia/depressione). Si compone di 18 items suddivisi in due scale da 9 items (ansia e depressione). Esistono dei valori di riferimento stabiliti in studi sperimentali. (10-11)
  • Psychological Wellbeing Questionaire. Si compone di 84 items suddivisi in sei scale.Valori di riferimento variabili in diverse ricerche di diversi Autori. (12,13)

Contesto giuridico
La Direttiva quadro 89/391/CEE, che sancisce gli obblighi generali del datore di lavoro al fine di garantire la salute e la sicurezza dei lavoratori, prevede che il datore di lavoro adegui il lavoro all’individuo, scegliendo i metodi produttivi tali che le mansioni monotone ed i ritmi di lavoro abbiano minimi effetti sulla salute. La direttiva inoltre fornisce la definizione di stress, menzionando i provvedimenti aziendali (interventi sul processo di produzione) e individuali (esercizio fisico, promozione della salute, gestione dello stress) atti a prevenire lo stress lavorativo. La norma non indica una metodologia di valutazione, ma indica gli strumenti per l’analisi dei rischi, quali check-list dei fattori stressanti e questionari che indagano fattori lavorativi e stress lavorativo. Pur fornendo un importante contributo scientifico sullo stress occupazionale, la Direttiva 89/391/CEE non indica indirizzi preventivi ed il suo impatto a livello nazionale è risultato abbastanza ridotto. Infatti l’Italia, alla pari degli altri paesi europei, non contempla lo stress nella propria normativa in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Tuttavia, il D.Lgs 626/94 all’art. 4 stabilisce l’obbligo del datore di lavoro alla valutazione dei rischi lavorativi. Tra questi possono essere aanoverati i rischi da organizzazione del lavoro (stress lavorativo).

 

Bibliografia

  1. Griffiths A, Cox T, Karanika M, Khan S, Tomás JM. Work design and management in the manufacturing sector: development and validation of the Work Organisation Assessment Questionnaire. Occup Environ Med 2006; 63(10):669-75.
  2. N. Magnavita, F. Mammi, K. Roccia, F. Vincenti. WOA: un questionario per la valutazione dell’organizzazione del lavoro. Traduzione e validazione della versione italiana. G Ital Med Lav Ergon 2007; 29(3):663-5.
  3. Karasek RA. Job demands, job decision latitude, and mental strain: implications for job redesign. Adm Sci Q 1979; 24:285-307.
  4. Karasek R, Brisson C, Kawakami N, Houtman I, Bongers P, Amick B. The Job Content Questionnaire (JCQ): an instrument for internationally comparative assessments of psychosocial job characteristics. J Occup Health Psychol 1998; 3:322-55.
  5. Baldasseroni A, Camerino D, Cenni P, Cesana GC, Fattorini E, Ferrario M, Mariani M, Tartaglia R. La valutazione dei fattori psicosociali. Il Job Content Questionnaire. Fogli di Informazione ISPESL 2001; 3:20-32.
  6. A. Copertaro, M. Barbaresi, L. Tarsitani, F. Battisti, M. Baldassari, A. Picardi, M. Biondi. La valutazione rapida dello stress negli infermieri. G Ital Med Lav Ergon 2007; 29(3): 350-2.
  7. Tarsitani L, Biondi M. Sviluppo e validazione della scala VRS (Valutazione Rapida dello Stress). Medicina psicosomatica 1999; 3:163-77.
  8. N. Magnavita, A. Fileni, L. Magnavita, F. Mammi, K. Roccia, B. De Matteis, V. Colozza, M.V. Vitale. Soddisfazione da lavoro. Uso della Job Satisfaction Scale (JSS). G Ital Med Lav Ergon 2007; 29(3): 655-7.
  9. Goldberg DP, Gater R, Sartorius N, Ustun TB, Piccinelli M, Gureje O, Rutter C. The validity of two versions of the GHQ in the WHO study of mental illness in general health care.  Psychol Med 1997; 27(1):191-7.
  10. Goldberg D, Bridges K, Duncan-JonesP. Detecting anxiety and depression in general medical settings. BMJ 1988; 297:897-9
  11. N. Magnavita. Ansia e depressione nei luoghi di lavoro. Il questionario A/D di Goldberg. G Ital Med Lav Ergon 2007; 29(3): 670-1
  12. Ryff CD, Singer B. Psychological well-being: meaning, measurement, and implications for psychotherapy research. Psychother Psychosom 1996; 65(1):14-23
  13. Ruini C, Ottolini F, Rafanelli C, Ryff C, Fava GA. La validazione italiana delle Psychological Well-Being Scales (PWB). Rivista di Psichiatria 2003; 38: 117-130.

Fonte: http://www.csddl.it/csddl/attachments/587_STRESS_occupazionale_Fischetti.doc

Sito web da visitare: http://www.csddl.it

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