I riassunti , gli appunti i testi contenuti nel nostro sito sono messi a disposizione gratuitamente con finalità illustrative didattiche, scientifiche, a carattere sociale, civile e culturale a tutti i possibili interessati secondo il concetto del fair use e con l' obiettivo del rispetto della direttiva europea 2001/29/CE e dell' art. 70 della legge 633/1941 sul diritto d'autore
Le informazioni di medicina e salute contenute nel sito sono di natura generale ed a scopo puramente divulgativo e per questo motivo non possono sostituire in alcun caso il consiglio di un medico (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione).
Breve indagine sulla situazione occupazionale degli stranieri in Italia
a cura di Tommaso Ronchini
Associazione Progrè
Introduzione: Il senso di una domanda.
Intendiamoci subito: la domanda "Che lavoro fanno gli immigrati?", posta in questi termini, non ha senso. Non esiste un generico "Mestiere degli stranieri" contrapposto al fantomatico "Lavoro degli italiani". Si tratta di una generalizzazione banale e fuorviante, che non aiuta a comprendere questa attualissima problematica in modo chiaro ed esaustivo. I più maliziosi potrebbero leggervi addirittura da una sottile venatura razzista: è ovvio che gli immigrati “spacciano, stuprano, si prostituiscono!”; o, nel migliore dei casi, “rubano il lavoro ai ‘nostri’ padri di famiglia”.
Naturalmente non è questo il nostro spirito. Al contrario, siamo convinti che il fenomeno migratorio sia uno dei più complessi ed importanti che l’Italia (e l’Europa intera) si ritrovi oggi ad affrontare; e riteniamo, allo stesso tempo, che questa tematica sia attualmente vittima di una diffusa e banalizzante disinformazione, oltre che di laceranti e retrogradi pregiudizi. Troppo spesso, infatti, dietro tanti slogan elettorali e manifesti politici dai toni violenti o, viceversa, eccessivamente buonisti, si nasconde una sostanziale incapacità, da parte dei nostri governanti, di comprendere e risolvere i problemi reali e concreti degli italiani e degli immigrati; troppo spesso la paura del "diverso" ci impedisce di instaurare un dialogo sereno e costruttivo con le comunità straniere presenti sul nostro territorio; e troppo a lungo è mancata, nel nostro Paese, una politica immigratoria solida e lungimirante.
Come ben sappiamo, però, da oltre vent'anni a questa parte l'Italia è terra di immigrazione: la presenza di donne e uomini stranieri nelle nostre città, nelle nostre case, nei "nostri" luoghi di lavoro è sempre più massiccia, implicando non poche problematiche di carattere sociale, culturale, religioso. Nonostante per cercare di governare e regolamentare questo fenomeno così imponente si siano susseguiti nel tempo vari interventi legislativi, purtroppo le soluzioni adottate non si sono sempre rivelate azzeccate o efficienti. Ma ciò che manca tuttora è specialmente quella conoscenza lucida ed oggettiva della situazione, dei fatti, dei numeri reali: tanto che il dibattito, offuscato da proposte inadeguate e filtrato da media spesso parziali e faziosi, scade continuamente in motti ridicoli e vergognosi, come "Padroni a casa nostra" o "Purtroppo non possiamo ancora sparare (sui migranti)". Che tutto fanno, fuorchè risolvere la questione in modo razionale e decisivo.
Ci sembra dunque opportuno e doveroso fare un pò di chiarezza, partendo da una analisi dei dati e dei fatti concreti, per andare oltre le campagne mediatiche altisonanti e dichiarazioni infondate: è vero che "gli immigrati ci rubano il lavoro"? è vero che "gli extracomunitari si dedicano principalmente allo spaccio della droga, alla prostituzione, ai furti ed alle rapine?" O, forse, la realtà è più complessa e meno catastrofica di quanto qualcuno vorrebbe farci credere?
Ecco perchè la domanda "che lavoro fanno gli stranieri?" appare forse generica ed imprecisa. Mentre interrogarsi su quali siano effettivamente le qualità e le potenzialità professionali degli immigrati, in quali settori produttivi essi siano maggiormente occupati, e su quali potrebbero essere le modalità più efficaci per garantire la loro piena integrazione nel mondo del lavoro (e, più in generale, all'interno della nostra società), diventa, oggi più che mai, un dovere fondamentale di tutti noi cittadini italiani. Consapevoli che non possiamo più rimandare quest'appuntamento con la storia, e che il nostro futuro dipende anche dalla nostra capacità di rapportarci con il complesso ed inarrestabile processo migratorio.
Il quadro legislativo
Immigrazione e mercato del lavoro sono due mondi legati a doppio filo: da una parte, come vedremo, la manodopera straniera rappresenta un ossigeno indispensabile per la nostra industria ed i nostri servizi; dall'altra, la titolarità di un posto di lavoro costituisce per gli extracomunitari il requisito fondamentale per poter entrare e rimanere legalmente nel nostro Paese. Secondo la legislazione vigente, infatti, la possibilità di ottenere un permesso di soggiorno è subordinata alla conclusione di un contratto di lavoro, senza il quale l’immigrato in teoria non può nemmeno entrare in Italia (se si escludono i visti turistici, i ricongiungimenti familiari e le richieste d’asilo: ma questa è un’altra storia). Il “lavoro degli immigrati” rappresenta dunque la chiave di volta del nostro sistema normativo e delle nostre politiche in materia: proprio per questo la nostra indagine vuole concentrarsi sulla realtà occupazionale degli stranieri, per capire in quali settori produttivi essi siano maggiormente presenti e per meglio comprendere come sia possibile, per un immigrato, arrivare e soggiornare in modo regolare e legale nel nostro Paese.
Preliminare all’analisi dei dati statistici è quindi senz’altro una breve analisi del Testo Unico sull'immigrazione, ovvero quel corpus normativo costituito dal decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, così come modificato dalla legge 30 luglio 2002, n. 189 (meglio nota come "Bossi- Fini"), dalla legge 24 luglio 2008, n.125 e dalla legge 15 luglio 2009, n. 94 (i due "Pacchetti- sicurezza"), il quale tenta di disciplinare i flussi migratori verso il nostro Paese. In particolare, la procedura prevista per la conclusione di un permesso di soggiorno per motivi di lavoro è la seguente (artt. 4, 5 e 5-bis T.U.I.):
I lavori degli immigrati: un po' di numeri
Una volta definita in termini generali la procedura prevista per il conseguimento del permesso di soggiorno per motivi di lavoro, è opportuno calarsi nella realtà dei fatti e dei dati statistici, per cercare di dare una risposta concreta e soddisfacente alle domande da cui siamo partiti. A tal fine, ci serviamo del preziosissimo dossier statistico Caritas- Migrantes 2010 e dell'altrettanto utile Rapporto EMN Italia "Mercato occupazionale ed immigrazione", nonchè ovviamente dei dati ISTAT.
Alla luce di queste statistiche, gli stranieri residenti in Italia al 1° gennaio 2010 risultano essere 4.235.059, pari al 7% della popolazione residente nel nostro Paese. È un dato importante, soprattutto perchè in costante aumento: nel 2009, per quanto si sia registrato un leggero calo rispetto agli anni precedenti, il numero di stranieri è aumentato di 343.764 unità (+ 8,8%). In particolare, circa la metà dei residenti stranieri proviene dall'est- Europa (2 milioni 86 mila individui, pari al 49,3% del totale), e di questi 1 milione 71 mila dai Paesi UE di nuova adesione (88.000 dalla sola Romania). Per quanto riguarda la loro ripartizione all'interno del territorio italiano, più del 60% risiede nel Nord del Paese, il 25,3% in una regione del Centro, e solo il restante 13,1% in una del Sud.
La forza lavoro straniera, poi, ammonta a 2.183.000 persone, rappresentando l'8,7% del totale (si ricordi che la popolazione incide del 7% sul totale). Gli occupati sono circa 1.956.000: l'8,2% degli occupati nel nostro paese. Interessante notare che quest'ultimo dato è aumentato del 59% dal 2005 al 2009. I disoccupati, quindi, sono attualmente circa 231.000. Il 2009 è stato, non dobbiamo dimenticarlo, l'anno della crisi finanziaria ed economica globale: degli effetti di tale crisi hanno risentito tanto gli italiani quanto gli stranieri. Infatti, il tasso di occupazione degli immigrati è calato, nel corso del 2009, dal 67,1% al 64,5%, mentre quello degli italiani ha registrato riduzioni più contenute (dal 58,1% del 2008 al 56,9% del 2009); a questo calo si associa un sensibile aumento del tasso di disoccupazione, passato per gli stranieri dall'8,8% del 2008 all’11,2% del 2009. Da un certo punto di vista, i tassi di occupazione e disoccupazione italiani e stranieri sono andati pressochè di pari passo (anche se agli immigrati, come abbiamo visto, è andata leggermente peggio), ma bisogna notare che, mentre la popolazione italiana è rimasta abbastanza stabile (la forza lavoro è incrementata di sole 22 mila unità), quella straniera è aumentata significativamente (rispetto al 2008, + 337mila persone con età compresa tra i 15 ed i 64 anni): pertanto, se, avuto riguardo agli italiani, ad un drastico calo degli occupati (- 532mila unità) si accompagna l'aumento dei disoccupati (+ 176mila unità), nel caso degli immigrati l'aumento della popolazione in età da lavoro comporta l'incremento sia dei disoccupati (+ 77mila) che degli occupati (+ 147mila).
Come sono distribuiti questi lavoratori stranieri sul territorio italiano? In che modo il loro costante aumento incide sul "nostro" mercato del lavoro? In quali settori produttivi il loro apporto risulta di maggior rilievo?
Le statistiche parlano chiaro: più del 62% della manodopera immigrata è collocato nelle regioni settentrionali (1.226 mila occupati); al Centro si contano circa 494mila occupati stranieri (25%), mentre nelle regioni meridionali sono presenti solo 236mila immigrati lavoratori regolari (13% del totale). Questo anche se, nel corso del 2009, l'aumento dei disoccupati autoctoni riguarda nel 40% dei casi una regione del Mezzogiorno: il trend positivo dei lavoratori stranieri, infatti, riguarda quasi esclusivamente il nord Italia (dove si colloca l'86% dei "nuovi occupati" immigrati).
L'incidenza degli immigrati è particolarmente forte nel settore dei servizi, dove trova occupazione oltre il 55% dei lavoratori stranieri: attività commerciali (8,9%), alberghi o ristoranti (8,4%) e, soprattutto, servizi alle famiglie (21,5%). In quest'ultimo campo lavora poco meno della metà delle donne immigrate (circa 700mila unità): è infatti il caso delle tanto conosciute "colf" e "badanti". Se l'agricoltura assorbe una percentuale minima di immigrati (4% circa), l'altro settore- chiave è l'industria. Qui trova lavoro il 40% degli occupati stranieri, con un picco notevole nelle costruzioni (313mila unità, il 18% circa dei lavoratori immigrati).
Tutti questi dati, però, rischiano di rimanere poco chiari se non vengono fatte alcune considerazioni ulteriori. In primis, occorre evidenziare la profonda differenza che intercorre tra la ripartizione degli occupati stranieri, di cui sopra, e quella degli occupati italiani: questi ultimi, infatti, si concentrano prevalentemente nel settore dei servizi (67,4%, di cui però nemmeno l'1% è occupato nei servizi alla famiglia). Non da meno l'industria, in cui lavora appena il 28,7% degli autoctoni, ed in particolare l'edilizia, dove sono occupati solo 7 italiani su cento.
In secondo luogo, molti immigrati possiedono titoli di studio e qualifiche professionali ben più elevate e specializzate rispetto a quelle richieste mediamente per il lavoro svolto: il 26% dei laureati stranieri esercita una professione operaia, il 37% una non qualificata. Per le donne questo dato assume proporzioni inquietanti: una su due (50,1%) è occupata in una professione per cui è richiesto un titolo di studio più basso di quello posseduto. Nel complesso, il 41,7% degli immigrati è sottoinquadrato: per gli italiani tale valore si attesta intorno al 18%! Alla bassa o nulla qualificazione professionale corrisponde, inoltre, una bassa retribuzione: tant’è vero che nel 2009 la retribuzione media mensile degli stranieri è del 23% inferiore a quella degli italiani (871€ contro 1258€!), dato che aumenta sensibilmente nelle regioni del Mezzogiorno (in cui gli immigrati guadagnano il 34% in meno degli italiani), e del quale risentono in particolar modo le donne. Lo svantaggio degli stranieri permane per coloro che sono occupati a tempo pieno: pertanto, il differenziale è dovuto solo in minima parte alla più elevata quota di lavoro part- time svolta dagli stranieri in confronto agli italiani, considerato oltretutto che il 17% degli immigrati lavora la sera (tra le 20 e le 23), il 10% la notte e oltre il 15% la domenica.
Quarta ed attualissima problematica è quella del lavoro a termine, o a "tempo determinato": se questa tipologia di contratto, infatti, non è certo vantaggiosa per gli italiani, per gli immigrati rappresenta un doppio rischio, visto che alla conclusione del rapporto di lavoro corrisponde il mancato rinnovo del permesso di soggiorno. Attualmente, questa situazione riguarda circa il 15,6% degli stranieri (contro il 13,1% degli autoctoni).
Ma rimane, a questo punto, un ultimo interrogativo non chiarito: perchè la situazione occupazionale degli immigrati risulta, nel complesso, "più rosea" di quella degli italiani (sottoinquadramento e retribuzione media a parte)? Davvero gli stranieri "rubano il posto" agli autoctoni?
Assolutamente no. Le ragioni sono molto semplici: il tasso di attività degli immigrati è molto più elevato rispetto a quello degli italiani:72,7% contro 61,6%. Gli stranieri, dunque, sono mediamente “più giovani ed attivi” degli autoctoni. In secondo luogo, come abbiamo visto, l'occupazione degli stranieri si concentra nei lavori meno qualificati e a bassa specializzazione: circa i tre quarti degli occupati stranieri, infatti, svolge una professione operaia o non qualificata (686mila unità, pari al 73,4%, contro il 32,9% degli italiani). Gli immigrati, rispetto a noi italiani, sono quindi molto più disponibili a svolgere qualsiasi tipo di mansione, anche la più degradante e umiliante, senza aver la pretesa di ricevere particolari gratificazioni (badanti agli anziani, saldatori, operai non specializzati, addetti alle pulizie ecc). D'altronde questi lavori, abbandonati e disprezzati da noi occidentali, non sopravvivrebbero senza l'apporto fondamentale della manodopera straniera.
Considerazioni conclusive
Alto tasso di attività, disponibilità a svolgere tutti i lavori, anche quelli a bassa qualifica e a bassa retribuzione, maggiore esposizione a condizioni di rischio, mancanza di pretesa di particolari gratificazioni economiche e professionali; se a questi fattori si aggiunge la fortissima motivazione a riuscire, visto che la migrazione è quasi sempre una scelta ineluttabile di sopravvivenza, e la grande pazienza a sopportare atteggiamenti ostili e diffidenti, o addirittura vere e proprie forme di sfruttamento, da parte degli italiani, la prospettiva iniziale è completamente ribaltata.
No, non c’è nessun “furto di lavoro”. Anzi, analizzando i numeri ci siamo resi conto che l'economia italiana ha un bisogno vitale di lavoratori immigrati: costano poco, si adattano moltissimo, svolgono quei mestieri che gli italiani non vogliono più fare. Ecco perché occorre rendersi conto che la realtà è profondamente diversa da come qualcuno vorrebbe farci credere. E diventa cruciale saper guardare al fenomeno immigratorio da una prospettiva diversa: non si possono fermare i flussi migratori con i mitragliatori, ma nemmeno con procedure burocratiche complesse e difficilmente comprensibili; bisogna invece affrontare e correggere, con coraggio e serietà, tutte quelle situazioni di degrado, di emarginazione ed illegalità ancora troppo diffuse nel nostro Paese: non certo per “ripulire le strade dai delinquenti”, ma per garantire agli immigrati condizioni di lavoro eque ed “umane”, salari sostenibili, diritti sociali e, perché no, anche politici.
Consapevoli che non può esistere, non è nemmeno pensabile, un futuro senza immigrati.
Fonte: http://www.progre.eu/wp-content/uploads/2011/07/Che-lavoro-fanno-gli-immigrati.doc
Sito web da visitare: http://www.progre.eu
Autore del testo: Tommaso Ronchini
Il testo è di proprietà dei rispettivi autori che ringraziamo per l'opportunità che ci danno di far conoscere gratuitamente i loro testi per finalità illustrative e didattiche. Se siete gli autori del testo e siete interessati a richiedere la rimozione del testo o l'inserimento di altre informazioni inviateci un e-mail dopo le opportune verifiche soddisferemo la vostra richiesta nel più breve tempo possibile.
I riassunti , gli appunti i testi contenuti nel nostro sito sono messi a disposizione gratuitamente con finalità illustrative didattiche, scientifiche, a carattere sociale, civile e culturale a tutti i possibili interessati secondo il concetto del fair use e con l' obiettivo del rispetto della direttiva europea 2001/29/CE e dell' art. 70 della legge 633/1941 sul diritto d'autore
Le informazioni di medicina e salute contenute nel sito sono di natura generale ed a scopo puramente divulgativo e per questo motivo non possono sostituire in alcun caso il consiglio di un medico (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione).
"Ciò che sappiamo è una goccia, ciò che ignoriamo un oceano!" Isaac Newton. Essendo impossibile tenere a mente l'enorme quantità di informazioni, l'importante è sapere dove ritrovare l'informazione quando questa serve. U. Eco
www.riassuntini.com dove ritrovare l'informazione quando questa serve