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LE FASI DEL PESSIMISMO E L’EVOLUZIONE DEL CONCETTO DI NATURA
LEOPARDI : “ POETA DEL DOLORE”
L’elemento fondamentale della vita del LEOPARDI è il fatto di essere stata trascorsa nella sofferenza e nell’infelicità. A chi insinuò che il suo pessimismo dipendeva dalla sua particolare situazione fisica, il LEOPARDI stesso rispose indignato adducendo prove filosofiche del suo pessimismo.
L’esperienza della deformità e della malattia non rimase un motivo di lamento individuale ma divenne un formidabile strumento di conoscenza.
Forse fu proprio l’esperienza del dolore che gli consentì di guardare dentro l’animo umano, più a fondo di tanti altri, e di scoprire aspetti della realtà ignoti.
Esiste un nesso molto stretto tra la sua concezione del mondo , la sua poetica e la sua poesia. Nel suo sistema filosofico,si possono distinguere 4 fasi del suo pessimismo.
La prima fase è il cosi detto “PESSIMISMO INDIVIDUALE”, fase che è collocata prima della crisi del 1819 e del fallito tentativo di fuga da casa. Il giovane LEOPARDI constata la propria angoscia individuale e si convince di essere destinato alla sofferenza e all’infelicità, senza nessuna possibilità di scampo.
Da adulto, tramite i ricordi, affida alla poesia “Il passero solitario”, questa presa di posizione. All’iniziale paragone tra la vita del passero e quella del poeta, si sostituisce l’antitesi: mentre il passero alla fine della sua vita non si pentirà delle sue abitudini, perché così vuole la sua natura, il poeta , invece, che sa di vivere contro natura, rimarrà nel dolore di non avere vissuto la sua età più bella : la giovinezza.
Successivamente, dopo il 1919, il LEOPARDI giunge ad una prima sistemazione delle sue riflessioni, di concezione del mondo: è la fase che comunemente si definisce del “PESSIMISMO STORICO”.
Assistiamo nello “Zibaldone” cosi come nei Canti, al tentativo di giustificare e razionalizzare la propria sofferenza individuale, inserendola in una riflessione più vasta sulla condizione umana. Il LEOPARDI concepisce ora l’infelicità come una condizione propria dell’uomo moderno.: l’uomo antico fu felice perché visse secondo natura, fonte delle illusioni, si creò della vita un’immagine bella e grande e seppe viverla per realizzarla.
Ma accanto all’immaginazione l’uomo venne a poco a poco sviluppando la propria razionalità, che lo portò ad indagare e a scoprire sempre più la realtà della propria condizione. L’uomo acquisisce così la consapevolezza della vanità delle illusioni. Il mondo è dominato da leggi meccaniche ed immutabili. Ed ecco la prima antinomia: l’umanità antica fu grande e felice perché credeva nelle illusioni, nelle favole, l’umanità moderna è infelice perché vive secondo ragione ed ha coscienza della propria infelicità. Ne scaturisce così la seconda antinomia: NATURA / RAGIONE : principio positivo il primo, principio negativo il secondo.
Che la ragione sia la causa dell’infelicità dell’uomo, è chiaramente espresso nella poesia “A Silvia”
Silvia simboleggia le illusioni della giovinezza, ma “All’apparir del vero, tu misera cadesti”: è la ragione che distrugge i sogni.
LA TEORIA DEL PIACERE ( DA INSERIRE DOPO LA FASE DEL PESSIMISMO STORICO)
Tra il 1819 e il 1823 , il sistema della natura e delle illusioni, entra progressivamente in crisi. Il LEOPARDI abbraccia definitivamente il sensismo illuministico e consolida il punto di vista materialistico, ispirato al meccanicismo settecentesco. E’ respinta ogni ipotesi sull’esistenza di elementi spirituali e ultraterreni. Il corpo umano è esclusivamente materia pensante. Ne consegue che la causa dell’infelicità umana sta nel rapporto del bisogno dell’individuo di essere felice e la possibilità di soddisfacimento oggettivo.
Nasce a questo proposito , quella che LEOPARDI chiama la teoria del piacere. L’uomo aspira naturalmente al piacere, egli ha un bisogno infinito di piacere e perciò questo è destinato a non essere soddisfatto. Deluso da ciò, l’uomo cerca le illusioni, sperando con esse di raggiungere la felicità. Se nella fase precedente era la ragione la causa del dolore, ora invece la responsabilità viene fatta cadere sulla natura che infonde all’uomo il bisogno infinito di piacere senza poi poter in alcun modo soddisfare tale bisogno.
E’ la terza fase, quella del “PESSIMISMO COSMICO” che andrà sempre più affermandosi nella fase conclusiva del pensiero leopardiano.
La vita della Natura si attua secondo leggi eterne ed immutabili che non tengono conto della realtà dei singoli esseri: il ciclo di perenne trasformazione della materia travolge l’uomo come ogni altro essere vivente, in un destino di sofferenza e di morte cui nulla può opporsi , e che condanna al dolore ogni forma di vita, non solo l’uomo.
La Natura appare ora non più solo maligna, ma ancor peggio, indifferente. “ Immaginavi che il mondo fosse fatto per causa tua?” risponde la Natura alla constatazione dell’islandese dell’impossibilità dell’uomo di ottenere il piacere accusandola di essere la vera responsabile dell’infelicità. Per scagionarsi, essa, si dichiara inconsapevole dell’arrecare danno all’uomo. La N. si dichiara in sostanza indifferente al destino dell’uomo e ciò aggrava ulteriormente la valutazione leopardiana della condizione umana: l’uomo è una presenza insignificante nell’universo.
La stessa posizione è presa dalla N. nel “Canto notturno..” ma qui è lo stesso pastore a rendersi conto della sua indifferenza al proprio dolore: “ ..ma forse del mio dir poco ti cale” risponde il pastore alla luna silenziosa.
Il dolore quindi è l’unica realtà per tutti gli esseri viventi, anzitutto perché esistere significa lottare per sopravvivere, in un lotta fatalmente perduta perché condizionata dalle inevitabili scadenze biologiche della decadenza e della morte.
Siamo così giunti all’ultima fase del suo pensiero filosofico: il pessimismo eroico. Così ,se in un primo momento, il LEOPARDI aveva visto nella ragione la nemica dell’uomo, ora conclude vedendo nella ragione la liberatrice dell’uomo dai falsi miti . Questo messaggio viene lasciato alla poesia “La ginestra”che costituisce una sorta di testamento spirituale del poeta.
La ginestra, che è l’unico segno di vita sulle pendici desolate del Vesuvio, continua a vivere, nonostante la sua precaria esistenza, conscia della propria sorte.
Per il LEOPARDI allora l’unica dignità dell’uomo sta nella capacità di leggere sino in fondo il proprio destino, senza tremare, rifuggendo da ogni illusione consolatoria quale l’idea di libertà , di patria, di premio ultraterreno.
Egli che ha avuto questo coraggio, che si è separato da ogni illusione per credere solo nell’eternità e nella grandezza del Nulla, si sente non il più debole e malato ma il più coraggioso e grande tra gli uomini; e solo quando tutti avranno come lui preso coscienza della propria condizione, l’umanità liberata infine dalla illusioni, saprà trovare la forza di superare ogni discordia per stringersi in un’unione fraterna contro l’indifferenza della Natura.
E’ il messaggio della solidarietà umana che il L ci lascia in eredità e che costituisce ( dal mio punto di vista ) Il più attuale, dei messaggi che il poeta del dolore, potesse lasciarci.
LA POETICA E IL SUO RAPPORTO CON IL ROMANTICISMO
Strettamente collegato al suo pensiero, è la poetica.
L’età primitiva, l’età degli antichi e dei classici, è per sua natura l’età della poesia, che nella sua essenza è, per il LEOPARDI prodotto dell’immaginazione e della fantasia. L’ età moderna invece è un’epoca impoetica, è l’epoca della ragione, della filosofia, della disillusione.
Nel “Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica”,composto nel 1818 e inviato alla “Biblioteca italiana”, il LEOPARDI difende i classici e polemizza contro i romantici: solo gli antichi sono i diretti imitatori della poesia, i moderni sono imitatori di imitatori. Proprio perché quella degli antichi fu l’unica autentica esperienza poetica, l’uomo moderno non po7uò fare a meno del modello e dell’insegnamento degli antichi. I poeti moderni devono cercare di valorizzare il più possibile quel periodo più vicino alla natura cioè lì infanzia.
Tra le favole e le verità, il LEOPARDI sceglie le favole perché mettono in moto la fantasia , coinvolgono tutto l’animo e creano uno stato di piacere.
Per il LEOPARDI la poesia moderna non deve essere allora un’imitazione passiva degli antichi, ma sull’esempio di essi, una imitazione della natura che ogni uomo porta in sé.
Partendo da queste premesse, non meraviglia che egli si opponesse decisamente alla scuola romantica italiana: dei romantici infatti il LEOPARDI rifiuta i contenuti storici, le esigenze di popolarità, la fiducia in una missione morale ed educatrice dell’arte.
Per questo fu poco conosciuto o misconosciuto al suo tempo da quegli stessi ambienti letterari che si riconoscevano invece nel Manzoni e che lo consideravano un maestro e una guida.
Tuttavia nei fini ultimi da assegnare alla letteratura, il LEOPARDI è d’accordo con i romantici, cioè sulla necessità di un profondo rinnovamento della cultura e della poesia.
Questo giovane, semisepolto in una dotta biblioteca, rifiutava con lo stesso sdegno dei romantici, gli insipidi esercizi accademici che Madame De Stail aveva denunciato nel suo articolo.
Muovendo però da questi principi , il LEOPARDI si accosterà sempre più alle posizioni romantiche.
Il poeta constata che all’uomo moderno, non è in realtà concessa una poesia di immaginazione ma solo una poesia sentimentale e filosofica non fondata sulle illusioni, ma sulla caduta di esse o tutt’al più sulla nostalgica rievocazione delle illusioni ( che è poi il grande tema della sua poesia).
Cardine fondamentale della sua opera è la poetica dell’indefinito e del vago. Egli riproduce con il linguaggio quella sensazione di indefinito e di vaga immaginazione propria della fanciullezza. L’indefinito o l’infinito è quell’elemento di incompletezza che lascia uno spazio da colmare e che diventa importantissimo in quanto concede al poeta quello spazio nel quale egli può manifestare il suo mondo interiore. Per il LEOPARDI l’indefinito è un elemento già di per se stesso poetico proprio perché permette al poeta di non riprodurre meccanicamente la realtà ma di rappresentarla e vederla attraverso il suo “occhio interiore”. Esemplare è in questo senso l’idillio “L’infinito”.
La siepe costituisce un limite spaziale, chiude l’orizzonte, per aprire però al poeta quello spazio infinito del fantasticare. Il poeta immagina “interminati spazi” “sovrumani silenzi” “profondissima quiete”: il sogno , anche se fatto con la coscienza della ragione (“ io nel pensier mi fingo”) è molto più piacevole della realtà.
Un altro aspetto fondamentale della sua poetica , è la funzione attribuita alla memoria, al ricordo: “Poetica delle ricordanze”
E’ la memoria della prima infanzia o comunque di un passato anche solo relativamente remoto, che consente di attenuare e rendere più vaga e poetica anche l’esperienza del dolore.
Ciò che è lontano nel tempo e nello spazio, ciò che è nella penombra, ciò che è vagamente sentito, ciò che è immaginato e non percepito, sono stati di coscienza essenzialmente poetici perchè mascherano la percezione diretta della realtà, confondono i contorni delle cose, esercitando nell’uomo, la poetica per eccellenza: l’immaginazione.
L’IO EMPIRICO (ciò che si fonda sull'esperienza pratica e non su teoremi )
E’ una delle più importanti novità della sua poesia. Generalmente i poeti del passata ( vedi ad es. Petrarca) manifestavano un “ io ideale”, tracciavano cioè storie di animi esemplari, idealizzando la propria esperienza ( vedi anche Dante nella Vita Nova).
LEOPARDI invece manifesta nella sua poesia il suo io, le sue vicende sentimentali, le sue problematiche esistenziali, le sue angosce: queste tematiche sono l’essenza stessa della sua poesia.
La sua poesia è quindi ben radicata nella concreta esperienza biografica e il lettore coglie questo minor distacco tra poesia e persona concreta del poeta. Nella poesia leopardiana non vi sono schemi letterari. E’ questa un’importante novità che si inserisce pienamente nella concezione romantica dell’arte. C’è un rapporto diretto tra vita e letteratura
IL LEOPARDI MODERNO
Il LEOPARDI ha il potere ancora oggi di coinvolgere , con la sua poesia , il lettore. I temi e le risposte che egli individua, il rapporto con la natura, il bisogno di valori e di significati, i meccanismi spietati della società borghese, sono tutti elementi fortemente moderni.
Le domande che il pastore errante fa alla luna, sono le domande , che prima o poi tutti gli uomini si sono fatti e sempre si faranno, perché il bisogno di dare un significato alla nostra vita , è un bisogno intrinseco dell’uomo.
Ma la luna è muta, e il silenzio della luna è il silenzio della Natura che è assolutamente indifferente ai destini umani. E’ la difficoltà dell’uomo moderno ad avere risposte convincenti.
Tuttavia il LEOPARDI rifiuta di arrendersi : se la vita è un deserto allora bisogna essere coma la ginestra, che nonostante tutto, nonostante la natura a lei così ostile , continua a vivere.
L’umanità liberata dalla illusioni, saprà quindi trovare la forza di superare ogni discordia per stringersi in un’unione fraterna contro l’indifferenza della Natura.
E’ il messaggio della solidarietà umana che il LEOPARDI ci lascia in eredità e che costituisce ( dal mio punto di vista ) Il più attuale dei messaggi, che il poeta del dolore, potesse lasciarci.
Fonte: http://ginanni.racine.ra.it/riservata_sirio/4a_sirio/italiano/mod_2_ita/leopardi.doc
Sito web da visitare: http://ginanni.racine.ra.it/
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
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