Manzoni Il conte di Carmagnola

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Manzoni Il conte di Carmagnola

ALESSANDRO MANZONI
Nacque a Milano il 7 marzo 1785 da Pietro e da Giulia Beccarla.
A causa dell’ambiente familiare poco propizio il giovane Manzoni fu avviato agli studi in collegi religiosi dove ricevette un’istruzione classica improntata anche però su una cultura illuministica, rafforzata dal grande esempio del nonno materno.
Periodo milanese. Negli anni tra il 1801 e il 1805 Manzoni fece molte esperienze di vita e di cultura nell’ambiente milanese. Molto fecondi furono i rapporti con gli esuli napoletani che lo introdussero alla conoscenza di Machiavelli, gli suscitarono l’interesse per la storia dei popoli, gli svelarono l’importanza dei valori delle tradizioni, lo introdussero a meditare il problema del riscatto nazionale.
Periodo parigino. Questo periodo segna una svolta nella formazione del Manzoni. Egli segue la madre a Parigi dopo che era morto Carlo Imbonati compagno della madre.
In questa occasione Manzoni scrive Carme in morte di Carlo Imbonati.
Il soggiorno parigino si protrasse per cinque anni e in questo periodo Manzoni si definì il suo mondo morale, poetico e ideologico.
Parigi era un crogiuolo dei più avanzati movimenti culturali, ricca di circoli culturali, detti circoli degli “ideologi”, che costituivano una vivace forza d’opposizione  al cesarismo napoleonico richiamandosi alle lezioni dell’illuminismo, agli ideali repubblicani e a un austero rigorismo.
Frequentando questi salotti Manzoni mise a fuoco interessi e problemi che saranno al centro della sua riflessione. Chiarisce a se stesso la funzione dell’arte (rinnovamento della società), rafforza il suo interesse per i problemi psicologici, accentua l’attenzione per la storia rivolgendo a lumeggiare le vicende dei popoli.

 

LA CONVERSIONE RELIGIOSA

Nel 1810, Manzoni abbraccia ufficialmente la religione cattolica.
Questa conversione non è da attribuirsi al ritrovamento di Enrichetta, ma ad un lungo processo di evoluzione e di maturazione psicologica di non facile ricostruzione per l’estremo riserbo in cui esso l’avvolse.
Secondo Manzoni la fede è capace di dare un centro alla vita e una validità non effimera, ma confermata dai suoi ideali e dal suo impegno.
La conversione maturò in ambienti giansenisti.
A Manzoni non interessava mettere in luce gli aspetti dottrinari teologici del cattolicesimo quanto piuttosto sottolineare, anche ripensando alla sua personale esperienza, l’importanza e gli effetti della fede nella vita degli uomini, la sua forza rigenerante e il suo messaggio di speranza.

 

IL CONTE DI CARMAGNOLA

Rapporti con l’ambiente lombardo
Manzoni supera la fase degli inni sacri e matura l’approdo al dramma storico, infatti, in virtù dell’esperienza parigina accoglie le nuove idee romantiche.
Composizione del dramma
L’opera non si pone come espressione della libera fantasia poetica di Manzoni ma come un’opera programmatica che cerca di tradurre nella concreta operazione artistica le teorie romantiche.
Il conte di Carmagnola è diviso in cinque atti e con un coro alla fine del secondo, trae lo spunto da una nota vicenda storica.
STORIA: Francesco di Bussone, condottiero di ventura, divenuto da umile origine Conte di Carmagnola grazie all’appoggio del duca di Milano, viene in sospetto al suo signore, invidioso e preoccupato della sua popolarità. Carmagnola passa al servizio di Venezia e ottiene una vittoria contro Milano nella guerra seguente. L’amico generoso del conte fa insospettire i commissari veneziani che controllavano le operazioni, i quali denunciano Carmagnola al senato, temendo che potesse tramare con il suo vecchio signore.
Il senato decide di processare Carmagnola per alto tradimento e condannato a morte.
Il vero storico
L’opera pone il fondamento del suo interesse sul vero.
Il rispetto della verità storica è al centro della problematica di Manzoni, perché solo in questo modo le opere drammatiche trovano la loro giustificazione e si riscattano dalla condanna moralista.
All’esigenza di verità storica rispondono anche le soluzioni formali e strutturali del dramma storico. Innanzi tutto l’abolizione delle unità aristoteliche di tempo e luogo: la tragedia abbraccia avvenimenti che si svolgono in sette anni e la scena cambia anche dentro un singolo atto. La battaglia contro queste regole è per Manzoni un fatto sostanziale perché quelle regole arbitrarie limitano la possibilità di riconoscere i fatti nella realtà; non è una battaglia per una poesia più bella ma per una poesia più vera.
Anche i cori rispondono ad uno scrupolo di oggettività. Il caro manzoniano è un momentaneo cambiamento di genere che introduce una pausa lirica di cui l’autore si serve per commentare un aspetto universale, evitando cosi intrusioni soggettive nel corso dell’azione stessa. Inoltre riserbando al poeta un cantuccio dov’egli possa parlare in persona propria, gli diminuiranno la tentazione d’introdursi nell’azione, e di prestare ai personaggi i suoi propri sentimenti.

LA POETICA DEL MANZONI
Manzoni affermava che la poesia deve proporsi “ il vero per oggetto, l’utile per scopo e l’interessante per mezzo”.
L’utile coincideva con la moralità in senso profondamente e rigorosamente cristiano.
La fede religiosa faceva tendere Manzoni  verso un’arte vera, che avesse per oggetto la realtà umana, che aderisse alla vita per diventare a sua volta strumento di vita.
Manzoni rigettava il Romanticismo che attribuiva importanza fondamentale al sentimento, alla passione intesa come presentimento dell’infinito; intendeva risalire di là dell’effimero dramma dell’io della passione, ai supremi valori spirituali trascendenti al Dio cristiano.
Nasce di qui il realismo manzoniano, che vede nella storia la fonte vera e più alta dell’ispirazione poetica. Il vero perseguito dalla poesia doveva essere il vero storico, la meditazione, di ciò che gli uomini operano e sentono, del loro cammino nel mondo, continuamente illuminato dalla Provvidenza e dalla Grazia.
L’aspetto più interessante della meditazione manzoniana sull’arte è il tentativo di distinguere il vero poetico dal vero storico, di trovare un ambito specifico e una finalità propria della poesia fra le due attività della vita dello spirito.

 

Il lavoro storico.
Compito dello storico: fare un’opera di periodizzazionee di gerarchizzazione degli avvenimenti.
Compito del poeta: esegue sugli avvenimenti un’opera di ordinazione e formalizzazione alla luce di una sua prospettiva precisa, che dia loro un senso e che per Manzoni è rappresentato dalla catastrofe.
La catastrofe
È il fatto, individuato tra tanti collegati, principale intorno a cui tutti gli altri vengano a raggrupparsi come mezzi o come ostacoli.

La verità storica

Il rispetto della verità storica è il punto centrale della poetica manzoniana
Il problema di Manzoni consiste nell’individuare il rapporto tra storia e poesia, nello stabilire con precisione il rispettivo campo d’azione.

Questa poetica si distaccava nettamente dalla nostra tradizione classicista. Manzoni rispecchia nella sua opera i problemi concreti dell’esistenza comune e assume soggetti largamente popolari, conformi alle memorie e alle impressioni giornaliere della vita di tutti. La scelta di questo contenuto implicava l’abbandono d’ogni accademismo e un rinnovamento radicale anche nello stile e nel linguaggio.

 

Fonte: http://spazioweb.inwind.it/tuttoberni_slap/ITALIANO/ALESSANDRO%20MANZONI.doc

Sito web da visitare: http://spazioweb.inwind.it/tuttoberni_slap

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