Manzoni Odi civili

Manzoni Odi civili

 

 

 

I riassunti , gli appunti i testi contenuti nel nostro sito sono messi a disposizione gratuitamente con finalità illustrative didattiche, scientifiche, a carattere sociale, civile e culturale a tutti i possibili interessati secondo il concetto del fair use e con l' obiettivo del rispetto della direttiva europea 2001/29/CE e dell' art. 70 della legge 633/1941 sul diritto d'autore

 

 

Le informazioni di medicina e salute contenute nel sito sono di natura generale ed a scopo puramente divulgativo e per questo motivo non possono sostituire in alcun caso il consiglio di un medico (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione).

 

 

 

 

Manzoni Odi civili

ALESSANDRO MANZONI (1785-1873)

  • Nasce a Milano, dove visse quasi sempre, a parte brevi soggiorni in Toscana e a Parigi
  • Era figlio di un conte e di Giulia Beccaria (figlia di Cesare Beccaria); forse il suo vero padre fu il più giovane dei fratelli Verri. Il padre di Manzoni era più vecchio della madre, e i due si separarono e la Beccaria si trasferì a Parigi con Carlo Imbonati e il giovane Manzoni.
  • Tra il 1805 e il 1810 a Parigi frequenta i salotti degli “Ideologues” francesi, letterati vicini al Giansenismo francese. Diventa amico di Claude Florielle (anni in cui si forma il suo pensiero). Fino a quegli anni ebbe inclinazioni religiose molto tenui, ma nel 1810 tornò ad abbracciare la religione cristiana (conversione al cattolicesimo), che non avvenne però in modo improvviso (fu un processo lento, influenzato dalla frequentazione dei Giansenisti e padre Eustachio d’Egola)
  • 1812-1815, di nuovo in Italia si dedica alla composizione di alcune opere, tra cui gli “Inni Sacri”
  • 1820-1822 scrive due tragedie
    • “Conte di Carmagnola”
    • “Adelchi”
  • 1821-1823 lavora al romanzo incompleto “Fermo e Lucia
  • 1827 pubblica la prima edizione dei “Promessi Sposi
  • 1840-42
  • Pubblica la seconda e definitiva edizione: le trame sono praticamente identiche, c’è solo un’evoluzione, una elaborazione e correzione linguistica
  • 1842 “Storia della colonna infame”: è un saggio storico, pubblicato in appendice ai “Promessi sposi”, ed è la storia degli untori di Milano.
  • Manzoni scrisse un unico romanzo, poi si dedicò alla critica storica, pubblicando diversi saggi, tra cui uno comparativo tra la Rivoluzione Francese del 1789 e quella italiana del 1860. Scrisse però solo la parte sulla Rivoluzione Francese, perché la sua opera rimase incompiuta; il suo intento era quello di criticare questa rivoluzione , perché secondo lui era illegittima; esaltava invece quella italiana era più moderata
  • 1860 venne nominato senatore del Regno Sabaudo da Carlo Emanuele
  • 1873 muore a Milano

OPERE

  • “Carme in morte di Carlo Imbonati”, in endecasillabi sciolti, risente della forte influenza illuministica e di Parini
  • “Inni sacri”, 1815. Dovevano essere componimenti poetici di argomento religioso e frutto della sua avvenuta conversione, ognuno dei quali, 12 in tutto, dedicato ad una festa del cristianesimo. In realtà ne compose solo 4:
  •  “La resurrezione”
  • “Il nome di Maria”
  • “La Passione”
  • “La Pentecoste”, fu scritto solo più tardi, quindi è a parte. Ne compose un frammento del sesto “Ognissanti”

Questi poemetti sviluppano una serie di miti religiosi che mostra Dio in un duplice modo:

  • Dio consolatore, che porta salvezza
  • Come Dio dell’A.T. , duro e terribile

Risente dell’influsso del giansenismo francese. La contrapposizione tra eletti e dannati è vicina all’idea medievale di predestinazione alla salvezza o alla dannazione (contrapposizione netta tra bene e male)

  • Tra il ’12 e il ’15 si dedicò alla composizione di generi letterari molto diversi fra loro:
    “Odi civili”, di cui più famose, anche se ne scrisse di più:
  •  “Marzo 1821”, temi legati al risorgimento nazionale. La scrisse quando ritenevano imminente la spedizione militare di Carlo Alberto per l’invasione della Lombardia (ma questo non avvenne mai). Carlo Alberto voleva liberare la Lombardia dal dominio austriaco, ma abdicò e salì al trono Carlo Felice.
    Nel marzo 1821 si riteneva imminente questo avvenimento: Manzoni descrisse un immaginario evento che però in realtà non accadde mai. L’ode si collega ad una sua tragedia successiva, dedicata alla memoria di un patriota tedesco, morto per la sua terra.
    L’ode fu composta nel 1821, ma pubblicata solo successivamente: girò dapprima clandestinamente in forma manoscritta.
    nel suo scritto del 1823 “Il giuramento di Pontida”, Berchet riprende molto l’opera di Manzoni. Così come in un’altra opera di Berchet “Il romito del Cenisio”, in cui c’è la forte espressione di un pessimismo politico
  • “5 maggio”, giorno della memoria della morte di Napoleone, che aveva smosso le coscienze degli intellettuali d’Europa, fra cui anche Manzoni, in quest’ode fa trasparire la sua ammirazone per questo per questo personaggio. Le gesta di Napoleone vengono messe in un contesto di provvidenza divina, di cui Napoleone era lo strumento consapevole.
    (Le considerazioni politiche si mescolano a quelle religiose)

 

Marzo 1821

Teodoro Koerner è il patriota tedesco morto a Lipsia, che permette di esaltare tutti i patrioti che lottano per la patria.

Le strofe sono particolari, perché formate da 8 versi decasillabi, di cui il quarto è tronco. Questo metro rende il ritmo ripetitivo perché gli accenti cadono sempre in 3ª, 6ª e 9ª posizione. È lo schema imitato da Berchet e usato per il coro del “Conte di Carmagnola”.
Manzoni immagina che i soldati piemontesi abbiano varcato il Ticino e siano pronti a combattere gli Austriaci: si immagina che qui facciano un giuramento. Ci sono affermazioni ed esclamazioni nette e forti: è una retorica patriottica.
Manzoni afferma che se qualcuno vorrà impedire ai fratelli lombardi di unirsi ai fratelli piemontesi, dovrà fare una cosa impossibile, e cioè mandare a ritroso le acque degli affluenti del Po.
La figura retorica che dice che dovrà succedere qualcosa di impossibile prima che accada un’altra cosa si chiama “Adýnaton”.

Manzoni fa un accenno polemico sul fatto che l’Italia, sia nel presente che nel passato, ha aspettato vanamente l’aiuto di qualche popolazione straniera.

Vi è anche un accenno alla figura divina, che è il Dio biblico, vendicatore, che aiuterà gli Italiani a liberarsi dai dominatori, come fece per due volte con il popolo di Israele.

  • Passaggio del Mar Rosso nella fuga dall’Egitto (Manzoni accenna al fiume Ticino appena superato)
  • Giaele, una donna israeliana, che uccise re Sisara, che regnava sul popolo d’Israele, conficcandogli un martello nella tempia

Chi non parteciperà a quelle imprese eroiche si rammaricherà di non averlo fatto quando le sentirà raccontare dagli altri.
Nell’ultima strofa c’è un auspicio del riscatto nazionale. Santi colori = tricolore italiano
Il “Giuramento di Pontida” di Berchet, si rifà invece ad un episodio medievale, cioè il patto stretto dai comuni della lega lombarda contro l’imperatore tedesco Federico Barbarossa (1167)

  • Tragedie, abbastanza simili formalmente, ma concepite più come testi letterari che come opere da rappresentare. Le tragedie di Manzoni sono diverse per stile e linguaggio da quelle alfieriane.
    sono scritte in endecasillabi sciolti (come quelle alfieriane) e divise in 5 atti.
  • “Il conte di Carmagnola”, pubblicato nel 1820, si rifà ad un fatto storico: il protagonista è un comandante di ventura del XV secolo, Federico Bussone. Questo fu dapprima al servizio del duca di Milano, Filippo Maria Visconti, poi passò al servizio dei nemici, cioè la Repubblica di Venezia. La vicenda ruota attorno alla battaglia di Maclodio (1427), tra milanesi e veneziani, le cui milizie erano al servizio del Carmagnola, che compì un atto di clemenza: liberò un certo numero di prigionieri (era un gesto di pietà cristiana, perfettamente coerente con le leggi che regolavano i rapporti tra le pareti in battaglia).Da Venezia questo gesto fu visto come un atto di alto tradimento.
    Manzoni si propone di fare un discorso di contrasto tra la morale e la ragione di stato; l’autore si chiede se sia possibile conciliare le leggi dello stato con quelle della morale, e si risponde in maniera negativa.
    Questa tragedia fu recensita da un critico francese, Victor Chauvet, il quale rimproverava Manzoni di non aver rispettato le tre unità aristoteliche della tragedia (quelle di luogo, di tempo e di azione). In Italia le unità aristoteliche erano ancora rispettate, anche da Alfieri.
    Nel 1823 Manzoni gli rispose con una lunga lettera aperta: “Lettera a monsieur Chauvet”. Così facendo difende le sue scelte citando scrittori tragici, tra cui anche Shakespeare. Dalla lettera si capiscono gli obbiettivi del suo scritto: per lui l’attività letteraria deve trovare il giusto mezzo tra il vero e l’ideale, il contesto deve essere tra storico e reale, proprio come ne “I promessi sposi”, che è una vicenda inventata su sfondo storico (questi anni sono quelli in cui lavora al “Fermo e Lucia”)

 

Nella tragedia greca classica il coro era fondamentale, poiché pronunciava battute sull’azione tragica, o forniva indicazioni sulla trama.
Nelle tragedie alfieriane non c’è traccia di coro, ma Manzoni lo ripropone come una specie di intermezzo poetico che ha una funzione analoga a quella che aveva nella tragedia classica (dice che si era ritagliato un cantuccio come autore, in cui poteva dire la sua).
Il coro è un componimento con lo stesso metro di “Marzo 1821”, quindi formato da strofe di 8 versi decasillabi: è la rappresentazione della battaglia, che viene condannata aspramente come una lotta fratricida fra Italiani e Italiani.
Attraverso il coro Manzoni svolge il discorso nell’ambito della politica risorgimentale; il coro può essere accostato alla lirica patriottica.

  • “Adelchi”, molto simile al Carmagnola, scritto con lo stesso metro e con un’ambientazione storica (fu pubblicato nel 1822).
    L’ambientazione è medievale: Adelchi è il figlio di Desiderio, l’ultimo re longobardo ad opera dei Franchi. Storicamente Adelchi si rifugiò a Costantinopoli, mentre nella tragedia muore in battaglia.
    I popoli coinvolti sono i Franchi, i Longobardi e i “Latini”(cioè gli abitanti dell’Italia); Manzoni fa delle considerazioni molto pessimistiche: i Franchi sono visti come illegittimi, non autorizzati ad invadere un Paese straniero. Riteneva invasori anche i Longobardi e non condivide la posizione dal papato, che approfitta di queste situazioni per consolidare il proprio potere territoriale.
    Critica anche i Latini, che pensando di farsi aiutare, in realtà passano da un padrone all’altro.
    Rapporti tra questa tragedia ed altre opere:
      • “Discorso sopra alcuni punti della storia longobarda in Italia”,pubblicato in appendice all’”Adelchi”, in cui Manzoni percorre alcuni momenti dell’invasione longobarda.
      • “Osservazioni sulla morale cattolica”, in cui fa considerazioni negative sull’operato del papato. Con questo scritto Manzoni risponde a Sismondi, un critico di Ginevra, che in alcuni suoi scritti sosteneva la posizione attaccata da Manzoni; Sismondi sosteneva che la Chiesa di Roma avesse un’importanza maggiore nelle dominazioni italiane (in questi anni Manzoni è ancora vicino al giansenismo).

Adelchi è un personaggio anti-tragico in realtà, poiché non si presenta come eroe: è molto remissivo, tormentato da dubbi, ansie e che incarna le ragioni della morale religiosa contro le leggi della ragione di stato.
Anche Adelchi afferma che le due cose non sono conciliabili: la sua visione è più esplicita e pessimistica rispetto a “Il conte di Carmagnola”.

Adelchi, dice al padre cose che mai avrebbe detto un eroe tragico, e cioè di non essere troppo in pena per lui, perché muore in grazia di Dio. Dice anche di rallegrarsi di non essere più re, perché così non è più obbligato a compiere ingiustizie verso gli altri uomini.
Morale dell’inazione: non è possibile fare del bene per chi porta la corona (si possono fare solo ingiustizie, oppure subirle se si è esclusi dal potere).
Vi è l’orizzonte della religione, della consolazione, che si può avere solo dopo la vita terrena.

Carlo Magno qui non è idealizzato, ma visto come un re calcolatore, cinico per certi aspetti, e che utilizza la ragion di stato per calpestare gli altri.
Sua moglie Ermengarda, è sorella di Adelchi, dunque figlia di Desiderio; ella viene ripudiata per poter fare la guerra contro i longobardi

 

IL CORO DELL’ATTO TERZO (Adelchi)

È il primo coro importante, che descrive la discesa dei Franchi in Italia, e quindi la sconfitta dei Longobardi.
È un ritmo cadenzato, simile quasi ad una marcia militare. Manzoni esorta gli italiani a prendere in mano il proprio destino e a sollevarsi contro gli stranieri. Non si parla di Italiani, ma di latini (popolazione dell’Italia del tempo). I latini si illudono che i nuovi dominatori siano giunti per liberarli, ma non sarà così.
Il regno di Carlo Magno è descritto in decadenza: l’Italia è un regni in cui ci sono atri muscosi, i fiori sono cadenti, le fucine sono stridenti, ma anche arse, e i sono bagnati di sudore servo. Il popolo dell’Italia del tempo è descritto come una plebaglia dispersa che non ha nemmeno un volto: questo volgo si desta per il suono della battaglia illudendosi.
I Franchi sono descritti come “cani sciolti” e i longobardi come “trepide fiere”, piene di paure, perché cacciate dai Franchi. È illusorio per i latini pensare che il premio dei forti (Franchi) è quello di porre fine alle loro pene.
Le rovine sono “superbe” perché appartengono ad un antico e meraviglioso splendore. I Longobardi furono sconfitti, ma quelli aristocratici rimasero nei loro insediamenti, semplicemente passando da un regnante all’altro (quindi al servizio di Carlo Magno).
Manzoni fa un’esortazione ai patrioti del suo tempo di non aspettare l’aiuto straniero, ma di pensarci da se (anche i “Sepolcri” in un certo senso anticipano questo tema).
Ermengarda morente è la protagonista del secondo coro. Il Carlo Magno del Manzoni è sempre molto attento a dare di sé un’immagine pietosa: fa portare Adelchi morente al padre. Ma Adelchi lo smaschera e lo rivela per il personaggio che è, cioè che non esita a fare azioni meschine.

Nei “Promessi Sposi” non c’è più la morale dell’inazione,ma solo la politica del potere, oppure l’incapacità di chi è al potere, come il Ferrer. Lo stesso Ferrer parla con lingua doppia: parla al popolo dicendo di non uccidere il vicario di provvisione, e intanto dice qualcosa in spagnolo per non farsi comprendere. Si rivela poi solo quando il vicario è in salvo nella sua vera forma.
Dopo i “Promessi Sposi”, Manzoni, ritiene che il compito dello scrittore non sia tanto quello di inventare vicende, ma solo quello di ricostruire la realtà storica: abbandona la letteratura propriamente detta e abbraccia la storiografia. Tra le sue opere più importanti di questo periodo c’è “Storia della colonna infame”, un trattato in cui descrive minuziosamente il processo agli untori. La colonna di cui si parla è quella che fu costruita sulle rovine della casa di uno degli untori a ricordo della sua infamia. Si parla in particolare di due personaggi accusati di essere untori, cioè di essere coloro che intenzionalmente diffondono la peste usando particolari unguenti. Questi venivano accusati, nonostante le autorità fossero praticamente sicure che non esistevano gli untori: solo avevano bisogno di un capro espiatorio (il popolo era realmente convinto della loro esistenza).
Manzoni vuole denunciare la condanna degli innocenti per motivi politici (è una posizione generale). È simile alla critica posta dallo stesso Verri, con cui però entra in polemica perché Verri prende ad esempio gli untori che sotto tortura hanno ammesso la loro colpevolezza. Manzoni invece afferma che anche con la tortura (che allora era legalmente ammessa) si poteva dimostrare che gli untori sono innocenti: intende sottolineare la disonestà di chi, come i giudici, aveva potere sugli altri.

 

Fonte: http://firemusic.altervista.org/appunti/lett/03-manzoni.doc

Sito web da visitare: http://firemusic.altervista.org

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

Il testo è di proprietà dei rispettivi autori che ringraziamo per l'opportunità che ci danno di far conoscere gratuitamente i loro testi per finalità illustrative e didattiche. Se siete gli autori del testo e siete interessati a richiedere la rimozione del testo o l'inserimento di altre informazioni inviateci un e-mail dopo le opportune verifiche soddisferemo la vostra richiesta nel più breve tempo possibile.

 

Manzoni Odi civili

 

 

I riassunti , gli appunti i testi contenuti nel nostro sito sono messi a disposizione gratuitamente con finalità illustrative didattiche, scientifiche, a carattere sociale, civile e culturale a tutti i possibili interessati secondo il concetto del fair use e con l' obiettivo del rispetto della direttiva europea 2001/29/CE e dell' art. 70 della legge 633/1941 sul diritto d'autore

Le informazioni di medicina e salute contenute nel sito sono di natura generale ed a scopo puramente divulgativo e per questo motivo non possono sostituire in alcun caso il consiglio di un medico (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione).

 

Manzoni Odi civili

 

"Ciò che sappiamo è una goccia, ciò che ignoriamo un oceano!" Isaac Newton. Essendo impossibile tenere a mente l'enorme quantità di informazioni, l'importante è sapere dove ritrovare l'informazione quando questa serve. U. Eco

www.riassuntini.com dove ritrovare l'informazione quando questa serve

 

Argomenti

Termini d' uso, cookies e privacy

Contatti

Cerca nel sito

 

 

Manzoni Odi civili