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G. Pascoli – Lavandare (dall’opera Mirycae, 1891)
FORMA METRICA: madrigale (due terzine più una quartina). I versi sono endecasillabi. Rime incatenate (ABA CBC) nelle terzine: “nero-leggiero”; “pare-lavandare”; “viene-cantilene”; alternate (DEDE) nella quartina: “frasca-rimasta” (assonanza); “paese-maggese”. Rime interne: “dimenticato-cadenzato”; “sciabordare-lavandare”.
Nel campo mezzo grigio e mezzo nero resta un aratro senza buoi, che pare dimenticato, tra il vapor leggero. E cadenzato dalla gora viene lo sciabordare delle lavandare con tonfi spessi e lunghe cantilene. Il vento soffia e nevica la frasca, e tu non torni ancora al tuo paese! Quando partisti, come son rimasta! Come l’aratro in mezzo alla maggese. |
Parafrasi: Figure retoriche:
7);
lo sciabordare (vv. 4-5);
“il vento soffia e nevica la frasca” (v. 6);
maggese” (v. 10);
|
Commento: Nella raccolta Myricae (parola latina, che significa “piccoli arbusti”, citazione virgiliana), Pascoli canta i motivi del mondo della natura, caricandoli di significati simbolici. Infatti, la sua poetica, detta “del fanciullino” (dal titolo di un saggio di poetica, da lui pubblicato nel 1897), consiste nel sapere trovare la poesia negli oggetti quotidiani, nella campagna e nella natura che ci circonda, osservandoli con lo stupore e la meraviglia di un bambino, che consentono di riscoprirne i lati segreti e la purezza originaria. Si tratta di componimenti generalmente brevi e lineari, che rappresentano quadretti di vita campestre che si caricano di significati misteriosi e spesso evocano l’idea della morte. È in quest’ottica che la celebrazione delle piccole cose e del “nido” si può leggere come un baluardo che il poeta erige contro le forze inquietanti e minacciose. |
G. Pascoli – X agosto (dall’opera Canti di Castelvecchio, 1903)
FORMA METRICA: sei quartine di decasillabi e novenari piani, in rima alternata (schema ABABCDCD). Parole in rima: “tanto-pianto”; “tranquilla-sfavilla; “tetto-insetto”; “spini-rondinini”; “tende-attende”; “lontano-piano”; “nido-grido”; “Perdono-dono”; “romita-addita”; “invano-lontano”; “mondi-inondi”; “immortale-male”.
San Lorenzo, io lo so perché tanto Ritornava una rondine al tetto : Ora è là, come in croce, che tende |
Parafrasi:
Figure retoriche:
una rondine” (v. 5); “pigola sempre più piano” (v. 12);
17); “che tende…/ che attende… / chepigola”(vv. 9-12);
“nido” (v.13); “di un pianto di stelle” (v. 23); “atomo opaco del
verme” (vv. 9-10); “addita / le bambole” (vv. 19-20); “mondi / |
Commento: |
G. Pascoli – Il gelsomino notturno (dall’opera Canti di Castelvecchio, 1903)
FORMA METRICA: sei quartine di novenari a rima alternata (ABAB)
E s’aprono i fiori notturni, Da un pezzo si tacquero i gridi: Dai calici aperti si esala Un’ape tardiva sussurra Per tutta la notte s’esala È l’alba: si chiudono i petali |
Parafrasi: Al calare delle tenebre (nell’ora in cui il poeta rivolge il pensiero ai suoi cari morti), si aprono i gelsomini, fiori notturni. Le farfalle notturne sono comparse tra i fiori bianchi. Da un bel po’ di tempo ormai i versi degli uccelli sono cessati: solo in una casa in lontananza ancora si bisbiglia. I piccoli uccelli dormono sotto le ali della madre, come gli occhi dormono sotto le ciglia. Dai calici aperti dei fiori proviene un odore simile a quello delle fragole rosse. Lontano, nella sala risplende una luce. L’erba cresce sulle fosse dei morti. Un’ape arrivata in ritardo ronza, trovando tutte le cellette già occupate. La costellazione delle Pleiadi splende nel cielo azzurro e, come una chioccia i suoi pulcini, si trascina dietro le sue stelle. Per tutta la notte si spande il profumo dei fiori che il vento porta con sé. La luce accesa va su per la scala, risplende al primo piano della casa, si è spento… Quando giunge l’alba, si chiudono i petali del fiore un po’ sgualciti; dentro la parte del fiore, molle e nascosta, dove stanno i semi, germoglia una nuova felicità, perché è stata concepita una nuova vita. Figure retoriche:
|
Commento: I Canti di Castelvecchio si propongono di continuare il programma poetico iniziato con la precedente raccolta Myricae: alle immagini quotidiane della vita di campagna, si alternano continuamente i temi della tragedia famigliare e delle ossessioni segrete del poeta, come l’eros e la morte. La collocazione delle liriche all’interno della raccolta è attentamente studiata secondo un ordine che segue quello delle stagioni. |
Fonte: https://germogliando.files.wordpress.com/2016/01/g-pascoli.docx
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