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ETA DEL DEACDENTISMO E EDL SIMBOLISMO
Verlaine “io mi sento come l’impero alla decadenza…..”
Giovanni PASCOLI (1855-1912)
Il titolo dell’opera deriva dal nome latino delle tamerici, che sono delle piante. Si rifà all’inizio dell’egloga IV di Virgilio, in cui quest’ultimo diceva che avrebbe affrontato temi più alti delle basse tamerici. Pascoli invece dice la cosa opposta, e cioè che si accontenterà di parlare di cose basse.
Ci sono temi abbastanza diversi tutti paralleli e intrecciati:
Il contrasto tra natura e morte riamane irrisolto, perché non c’è possibilità di conciliazione tra i due aspetti: sono some due mondi che non comunicano.
T3 à X Agosto (pag.477)
È il testo forse meglio riuscito di Pascoli, ma non si sa quando sia stato composto.
Anche se tratta della morte del padre non la cita mai in modo esplicito. Crea una sorta di parallelo fra l’immagine della rondine che viene uccisa da un cacciatore e un uomo che tornando a casa (portando due bambole in dono) viene ucciso.
È composto da 6 quartine di versi endecasillabi e novenari alternati con schema della rima ABAB. Il novenario non è un verso tipico della poesia italiana; Pascoli ne fa grande uso, soprattutto per suggerire un andamento cantilenante, il tono dimesso e umile delle sue poesie.
La struttura è simmetrica:
Nella strofa III la rondine cade ad ali aperte: l’immagine ricorda quella di una croce, dunque c’è un riferimento alla religiosità cristiana.
Un altro riferimento più vago alla religiosità cristiana è presente nella strofa IV, in cui l’uomo morente trova un filo di voce per perdonare i suoi uccisori.
Entrambi non torneranno dalle loro famiglie e i rondinini sono destinati morire perché rimangono senza cibo. Allo stesso modo la famiglia di Pascoli dovrà affrontare ristrettezze economiche.
La rondine tende i lombrichi al cielo, l’uomo le bambole.
Nella VI strofa cielo e terra rimangono comunque distinti, sono due mondi inconciliabili: il cielo si limita ad inondare la terra del suo pianto. La terra è qualcosa di infinitamente piccolo (atomo), oscurato dalla malvagità degli uomini.
T4 à L’assiuolo (pag.479)
È un esempio della poesia della morte intrecciata a quella della natura. Pascoli parte dalla descrizione di un paesaggio piuttosto ameno, ma questa immagine viene trasfigurata in un’immagine che evoca la morte, che è sempre presente in questa raccolta.
L’assiuolo è un uccello, un piccolo rapace notturno , che emette un verso simile all’onomatopea chiù.
Sono 3 strofe di versi novenari, di cui i primi 5 piani, il 6° tronco, il 7° piano, seguito dall’onomatopea chiù.
Nella II strofa c’è la triplice anafora e alcune allitterazioni, come quelle della R e della F nel v.12, e quella della I nel v. 21.
Come spesso accade nei suoi componimenti, anche questo si apre con una domanda. Dai campi arriva la voce dell’assiuolo in questo paesaggio notturno. Un sussulto lo percuote come se sentisse un grido nella sua mente. L’assiuolo non viene mai nominato esplicitamente, dunque si può accostare il richiamo a quello dei morti. Diventa un po’ più esplicito nell’ultima strofa, in cui è introdotta esplicitamente la figura della morte.
I sistri erano anticamente strumenti musicali formati da piccole lame attaccate ad un bastoncello: erano usati nei riti funebri rivolti alla dea egizia Iside (dea della luna). Le porte invisibili che sono sollecitate dai sistri e che non si aprono più sono quelle dell’aldilà. Nell’antichità si poteva comunicare con il regno dei morti, oggi però non è così: la morte è qualcosa di definitivo, e come cielo e terra, vita e morte, non possono entrare in contatto.
T6 à Novembre (pag.481)
Pubblicata nel 1891 entra già nella prima edizione. Il paesaggio è autunnale, ma il clima è più mite e l’aria più tiepida: in apparenza potrebbe essere in paesaggio primaverile. Infatti nella II strofa c’è la descrizione di un paesaggio autunnale diverso da come ce lo si aspetta.
Il terreno sotto il piede sembra quasi cavo: descrizione cupa e funebre.
La primavera è l’inizio della vita, l’autunno la conclusione del ciclo vitale.
III strofa: estate fredda dei morti: il cadere delle foglie è un ‘immagine associata alla morte evocata sia dal paesaggio autunnale, sia dall’estate dei morti.
Sono 3 strofe di 4 versi, di cui i primi 3endecasillabi e l’ultimo un quinario con schema della rima ABAB.
Consonanti aspre, con allitterazione della R per esempio.
SCHEDA à La civetta
È un esempio di descrizione della natura e della morte come qualcosa di misterioso, che arriva all’improvviso. Sono paure e timori ancestrali, che toccano il fondo dell’animo umano.
La descrizione è quella di un paesaggio notturno: il cipresseto (il cipresso è la pianta funebre per eccellenza) si tinge di tinte funebri ed è presente un carattere spettrale. Fra i rami ci sono nidi addormentati, minacciati dalla civetta: l’immagine è quella della morta, ma anche di minacce oscure che incombono su ciascuno e sul nido familiare. I cipressi sono illuminati dalla luce solare: la luna era un elemento quasi immancabile nella poesia sui cimiteri. Era collegata anche ai riti dell’aldilà: dea Proserpina e Diana.
III strofa: i cipressi formano un nero colonnato, che ricorda quasi una sorta di mausoleo. Il tema della morte è intrecciato alla descrizione naturale.
L’autore fa leva sulle paure più inconsce dell’uomo, non è una paura portata da un pensiero razionale.
Nella VI e VII strofa c’è l’anafora della parola morte.
Il volo della morte (civetta) è impalpabile, molle come il vento, che però passa sul mondo con occhi ben aperti. Il nido non è mai pienamente sicuro.
Con alcuni artifici di suono, Pascoli, esprime determinati stati d’animo: la parola poetica è utilizzata anche in quanto musicalità.
1909 “Nuovi poemetti”
Sono due raccolte distinte, ma molte delle poesie sono scritte nello stesso periodo. Pascoli supera definitivamente il frammentismo, e il tono è decisamente narrativo. Si discosta dalla descrizione naturalistica per raccontare delle storie, delle vicende umane.
Il metro è quasi sempre la terzina dantesca rima concatenata. Il ritmo è molto più monotono perché si tratta dell’endecasillabo aminore, che ha accento principalmente in 4a, a differenza di quello amajore che ha accento principale in 6 a: il ritmo risulta più cadenzato.
Sperimentalismo linguistico: in alcuni di questi poemetti usa anche parole straniere, o uno strano linguaggio che mescola parole italiane e straniere.
Il tema sociale dell’emigrazione è largamente presente in entrambe le raccolte: milioni di abitanti di tutta Italia emigrarono in quasi tutti i paesi del mondo. Vi sono molti riflessi nella letteratura, a volte in modo alto, a volte con forte retorica.
Di questo ci sono tre esempi:
Il tema principale è il dramma di questi italiani che sono costretti a lasciare la loro terra, a emigrare e fare i lavori più umili. Ci sono pregiudizi verso gli italiani negli altri paesi, proprio come ci sono ora verso gli stranieri (situazione rovesciata).
Vedere T5 a pag.451
Pascoli dice che l’emigrazione non è la soluzione per risolvere i problemi, perché dovrebbe essere l’Italia a dare loro ricchezza.
Anche “La luna e i falò” di Cesare Pavese è una storia di emigrazione.
“Pietole” è la storia di un contadino che all’inizio del ‘900 deve emigrare oltre mare; si sovrappongono questo e il secondo contadino. C’è però una sovrapposizione anche con Virgilio.
Pascoli fa tutta una serie di riferimenti alle opere di Virgilio, tra cui le “Georgiche” a la stessa “Eneide”, con cui Virgilio esaltava la prosperità e la fecondità dell’Italia.
Pascoli all’inizio aderì al socialismo, ma non fu mai un’adesione di fatto: vagheggiava un avvenire in cui tutti i lavoratori fossero accomunanti dagli stessi diritti (principi ideali e molto velleitari).
Poi aderì ad ideali di tipo nazionalistico, che partivano da posizioni simili per quanto riguarda l’emigrazione. Visione della patria in maniera patriottica (il fascismo riprenderà questi temi), esaltazione della nazione dei lavoratori.
T2 à La grande proletaria si è mossa (pag.439)
Discorso intriso di patriottismo, con qualche venatura di razzismo che esalta l’entrata dell’Italia nel conflitto della Guerra di Libia.
Nell’ultima parte del discorso è importante il riferimento al concetto di pangermanesimo (=grande nazione tedesca, forte nazionalismo): parallelo con la gioventù panitalica con retorica patriottarda nazionalista.
“Poeti conviviali” (1904): 17 relativamente brevi composizioni poetiche.
Fu anche prosatore di argomento classico e mitologico. Sono ispirati a una produzione letteraria comparsa sul “Convito”, rivista stipulata da d’Annunzio. Tali poeti sono detti conviviali perché sono ispirati da quei poemi recitati dagli antichi greci e latini durante i banchetti.
Spiegano certe scelte e certi orientamenti politici che Pascoli fece nell’ultima parte della sua vita.
Fonte: http://firemusic.altervista.org/appunti/lett/08-decadentismo_pascoli.doc
Sito web da visitare: http://firemusic.altervista.org
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