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LA POETICA DEL FANCIULLINO
La prosa del Fanciullino è la riflessione più sistematica di Pascoli sulla poetica.
I venti capitoletti del Fanciullino partono con l’idea che esistano due età poetiche , fanciullezza e vecchiaia, quest’ultima sa dire, ma la prima, la più ingenua , sa vedere.
Qui è evidente il contatto con la concezione dei decadenti, soprattutto con Rimbaud, secondo il quale il poeta è un veggente. Per Pascoli il fanciullo scopre nelle cose somiglianze e relazioni più sorprendenti; dunque il poeta ormai vecchio, quindi non vede, dice ciò che ha visto da fanciullo, quindi ciò che il fanciullo vede non sono i temi “adulti”.
Inoltre, Pascoli deriva l’idea che la poesia sia la prima forma di conoscenza e linguaggio, il poeta è colui che illumina l’oscurità, in questa maniera il poeta appare una sorta di Dio o di mago , che si sforza a comprendere e a ridire i linguaggi non umani, ad esempio, il canto degli uccelli.
Il fanciullino di Pascoli guarda alle sensazioni. Pascoli insieme a D’Annunzio è una delle prime voci del decadentismo italiano.
Dunque se il fanciullino “vede” le cose in maniera discontinua, slegata, accosta immagini in maniera prelogica, se non irrazionale, così sarà anche la sua poesia; il poeta-fanciullino accosta il nome della cosa più piccola a quella più grande e viceversa, gli sfuggono le giuste dimensioni; inoltre, il fanciullino, non soffre di manie di superiorità nei confronti della natura, anzi s’immerge in essa, parla con gli animali e alle nuvole, le sue parole sono quelle incontaminate della gente semplice di campagna.
Pascoli è fondamentalmente un poeta simbolista, come i poeti decadenti anche la sua parola perde la propria funzione informativa, di messaggio puro e semplice,ma si rifà nella soggettività dell’io-poeta e dice le cose non come sono, ma come le sente, quindi per Pascoli il paesaggio non è mai una visione ordinata. La poesia di Pascoli è analitica, cioè il suo sguardo si fissa su tanti particolari diversi, in modo tale che questi oggetti man mano si facciano centro della rappresentazione.
L’opera di Pascoli rompe la tradizione, rifiutando i generi e le forme del passato, per dar vita ad un linguaggio nuovo, ma da un punto di vista metrico, Pascoli appare sia tradizionale che rivoluzionario, infatti conserva la rima, che i romantici avevano messo in discussione, preferendo l’endecasillabo libero; ma egli opera un cambiamento tale da rendere irriconoscibile i metri e i ritmi consueti, infatti il ritmo tende a divenire la cantilena dei bambini(ritorno all’infanzia).
Pascoli predilige accostare le immagini l’una all’altra, ed è per questo che lo si è detto “impressionista”. Inoltre, Pascoli rompe con la tradizione; i suoi periodi spesso si collegano tra loro non logicamente, ma analogicamente, cioè per forza di simboli; gli oggetti valgono non per ciò che sono, ma per ciò che da essi la coscienza coglie.
Un’altra tecnica utilizzata da Pascoli è la sinestesia:essa accosta le parole con significato diverso, esempio, si associano il livello visivo con il livello uditivo. Tecnica analogia e metodo della sinestesia ci dicono che Pascoli ha utilizzato per la prima volta un linguaggio onirico, ovvero gli elementi offerti dalla lingua irrazionale dei sogni: mette sullo stesso piano reale ed irreale, sognando ad occhi aperti, per esempio, inscenando impossibili colloqui tra vivi e morti.
Anche il lessico è coinvolto nello sperimentalismo di Pascoli. Il poeta-fanciullo si apre alle umili cose della campagna e dunque amplia il vocabolario poetico: parole gergali e onomatopee, come il gre gre delle rane, il don don delle campane…ecc.. Pascoli vuole costruire una specie di lingua della poesia, un linguaggio chiuso, staccato dalla lingua comune.
Fonte: http://classe5acomm.altervista.org/Doc/LA_POETICA_DEL_FANCIULLINO.doc
Sito web da visitare: http://classe5acomm.altervista.org
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