Pascoli poemi conviviali e la poesia latina

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Pascoli poemi conviviali e la poesia latina

Giovanni Pascoli
La vita
Giovanni Pascoli è il maggior poeta italiano appartenente al filone simbolista decadente. Nasce nel 1855 a San Mauro di Romagna; trascorre un infanzia tranquilla fino a quando il 10 agosto del 1867 viene ucciso il padre Ruggero con una fucilata, da autori ancora ignoti. Morti anche due fratelli e la madre, nel ’71 si trasferisce a Rimini, dove conclude gli studi liceali. Nel ’73 si iscrive all’Università di Bologna (dove ha come maestro Carducci) grazie a una borsa di studio, successivamente persa per aver partecipato a una manifestazione contro il ministro della Pubblica Istruzione. Nel 1879 passa alcuni mesi in carcere per aver partecipato a una manifestazione socialista, dopo i quali riprende gli studi, laureandosi nel 1882 in letteratura greca. Nel ’95 viene nominato professore di grammatica latina e greca all’Università di Bologna. Dopo aver insegnato in diversi licei ed essersi trasferito in diverse università, nel 1905 Pascoli diventa titolare della cattedra di letteratura italiana a Bologna, succedendo a Carducci. Poco prima della morte, avvenuta a Bologna nel 1912, Pascoli pronunciò l’importante discorso, La grande Proletaria si è mossa, dedicato all’impresa coloniale italiana in Libia.
Il Fanciullino
Il fanciullino venne pubblicato nel 1897 sulla rivista fiorentina “Il Marzocco”; questa prosa è il più importante saggio poetico di Pascoli; il poeta coincide con il “fanciullino”, ovvero con quella parte infantile dell’uomo che negli adulti tende ad essere normalmente soffocata dalla ragione. Il poeta, invece, vedendo il mondo con gli occhi di un bambino, diventa l’unico interprete. In questo modo viene riaffermata la funzione sociale del poeta come vate e profeta.
Le Opere
Le raccolte poetiche più importanti sono: Myricae, Poemetti e Canti di Castelvecchio. I Canti di Castelvecchio furono pubblicati per la prima volta nel 1903 a Bologna; Castelvecchio è un paese della Garfagnana, dove Pascoli aveva acquistato una villetta e stabilito la propria dimora insieme alla sorella Maria. L’opera è composta da due filoni: quello naturalistico e quello familiare, riguardante la morte del padre. I due filoni si intrecciano: nel filone naturalistico, il ritmo delle stagioni allude all’alternanza della vita e morte, mentre l’uccisione del padre mostra una perdita irreparabile segnata dalla cattiveria umana e quindi estranea al ritmo naturale. Il tema della morte: la morte viene vista come minacciosa, perchè può avvenire in qualsiasi momento; la figura del morto diventa simbolo della morte stessa:Pascoli ricorda i morti con malinconia, ma allo stesso tempo ha paura, poichè avere un contatto con il morto significa morire. Pascoli riprende la denominazione “Canti” e alcuni temi dai canti leopardiani. La lingua è ricca di termini tecnici e popolari (ad esempio i nomi degli strumenti agricoli), ma anche di termini aulici della tradizione lirica e letteraria.
I Poemetti furono pubblicati per la prima volta nel 1897, una seconda nel 1900 e una terza nel 1904, con il titolo mutato in Primi Poemetti. C’è inanzitutto la tendenza alla narrazione, con l’introduzione di testi lunghi e di personaggi, spesso dialoganti. Come tutti gli intellettuali anche Pascoli teme l’innovazione: lui la vede in maniera negativa perchè commercializza l’arte e distrugge la bellezza della natura. Pascoli contrappone alla società di massa, nata dopo la rivoluzione industriale, alla natura e alla poesia; la poesia racchiude i valori cancellati dalla società industriale, mentre la bontà naturale si esprime nella vita umile del mondo contadino. Ma la natura viene vista da Pascoli anche come angosciosa e minacciosa. In quest’opera viene rispolverata la terzina dantesca, impiegata da Pascoli in quasi tutti i testi. Lo sperimentalismo di Pascoli si manifesta soprattutto nella lingua utilizzata, che si rivela nell’uso di termini dialettali, soprattutto garfagnini, e dal ricorso a lingue speciali, come l’italiano dialettale americanizzato parlato dagli emigranti negli Stati Uniti, presente nel poemetto Italy.
I Poemi conviviali e la poesia latina
Pascoli, che fino ad allora aveva scritto una poesia campagnola, capisce che la poesia per diventare un capolavoro deve essere scritta ricorrendo a tradizioni e lingue morte(latino e greco). I poemi conviviali vengono pubblicati nel 1904; il titolo deriva dalla rivista “Il convito”, alla quale Pascoli collaborava in quegli anni. Il motto posto all’apertura della raccolta, ripreso da Virgilio, era: “non a tutti piaciono le piante basse”; con il termine piante basse il poeta si riferiva alle “tamerici” che davano il titolo al primo libro pascoliano e quindi il motto stava a significare le intenzioni di Pascoli di alzare il tono rispetto alle opere precedenti. Pascoli si serve di operazioni di post-modernismo: per essere originale utilizza cose già fatte. L’opera è composta da 17 poemetti, situati soprattutto in ambientazioni greche classiche; il linguaggio è di tipo classico, riprodotto dall’utilizzo di termini tecnici e frequenti nomi propri di origine dotta. La poesia latina di Pascoli, raccolta nei Carmina, è un modo personale di Pascoli per esprimersi, ma in maniera artificiale, cioè non spontanea, ma ricercata.
La critica
I contemporanei di Pascoli lodano e criticano la sua poesia: a Benedetto Croce l’opera pascoliana non piace, mentre fra le posizioni più favorevoli spiccano Renato Serra, Contini e Pasolini. Quest’ultimi due hanno principalmente studiato il linguaggio della sua poesia e il suo ruolo nel’900.

 

Fonte: http://riassuntibuse.altervista.org/Giovanni%20Pascoli.doc

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