Pirandello il sentimento del contrario
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Pirandello il sentimento del contrario
Luigi Pirandello (1867-1936)
- I) Nasce ad Agrigento nel 1867, da una famiglia dell'agiata borghesia, proprietaria di una miniera di zolfo. Sia la madre che il padre parteciparono attivamente alla campagna garibaldina in Sicilia. Dopo aver frequentato il liceo classico a Palermo, Pirandello si iscrive alla facoltà di Lettere dell'Università di Roma, dedicandosi soprattutto alla filologia romanza. In seguito a un violento litigio con un docente, si trasferisce a Bonn nel 1889, dove nel '91 si laurea con una tesi sul dialetto di Agrigento. A Bonn resta come lettore d'italiano per un anno.
- II) Nel '93 torna in Italia. L'anno dopo si sposa con la figlia di un socio di suo padre. Il matrimonio era stato quasi "combinato". Si stabilisce con la famiglia a Roma ed entra nella vita culturale e letteraria del suo tempo, collaborando a numerosi periodici: stringe amicizia con Luigi Capuana, mentre resta ostile al D'Annunzio. Nel '97 assume, come incaricato, l'insegnamento di Letteratura italiana (stilistica) presso l'Istituto superiore di Magistero a Roma; nel 1908 ne diventa professore ordinario insegnando sino al 1922.
- III) Nel 1903 una frana con allagamento distrugge la miniera di zolfo nella quale erano stati investiti sia i capitali di suo padre che la dote di sua moglie, la quale, già sofferente di nervi (sospettava continuamente che il marito la tradisse), si ammala gravemente, cominciando a manifestare i primi segni di uno squilibrio psichico che la condurrà poi in manicomio. Pirandello reagisce a questa situazione conducendo a Roma vita ritirata (per non offrire pretesti alla follia della moglie, ma inutilmente) e lavorando intensamente, anche per far fronte alle difficoltà economiche (insegna, scrive e dà lezioni private).
- IV) Tuttavia, le sue novelle, raccolte poi col titolo Novelle per un anno, e i suoi romanzi (L'esclusa, Il turno, Il fu Mattia Pascal e altri), nonché i suoi saggi (in particolare L'umorismo) passano quasi inosservati. La celebrità gli giunge soltanto in età matura, quando -a partire dal 1916- si rivolge quasi interamente al teatro. Le sue commedie, talvolta accolte con dissensi clamorosi, si impongono al pubblico soprattutto dopo la fine della I guerra mondiale. Ottengono vasta risonanza Liolà, Pensaci Giacomino!, Così è (se vi pare), Sei personaggi in cerca d'autore, L'uomo dal fiore in bocca, Enrico IV e molte altre commedie.
- V) Nel 1921 inizia ad ottenere grande successo anche all'estero (Praga, Vienna, Budapest, Usa, Sudamerica...), oscurando la fama del D'Annunzio. Nel '24 si iscrive al partito fascista, pochi mesi dopo l'assassinio di Matteotti e forte sarà la sua polemica con Amendola. Tuttavia, Pirandello, che si era iscritto solo per aiutare il fascismo a rinnovare la cultura, restandone presto deluso, non si è mai interessato di politica. Nel '29 il governo Mussolini lo include nel primo gruppo dell'Accademia d'Italia appena fondata (insieme a Marinetti, Panzini, Di Giacomo...): questo era allora il massimo riconoscimento ufficiale per un artista italiano, ma Pirandello non se ne dimostra affatto entusiasta. Nel '25 assume la direzione di una compagnia teatrale di Roma, che resterà in vita sino al '28. Nel '34 gli viene conferito il premio Nobel per la letteratura. Muore di polmonite a Roma nel '36.
IDEOLOGIA E POETICA
- VI) Essendo siciliano, anche Pirandello muove da moduli veristi con novelle paesane, ma da subito il suo verismo è caricaturale e grottesco, inteso a scardinare polemicamente i nessi logici della realtà, soprattutto laddove questi nessi non sono altro che pregiudizi borghesi. I suoi temi di fondo sono già tutti presenti nel suo primo romanzo, L'esclusa (1901) che narra la storia di una donna cacciata di casa dal marito perché ritenuta, ingiustamente, adultera, poi riammessa proprio quando l'adulterio l'ha realmente compiuto.
- VII) I temi di fondo sono:
- a) il contrasto tra apparenza (o illusione) e realtà (o tra forma e vita), nel senso che l'uomo ha degli ideali che la realtà impedisce di vivere, poiché la realtà si ferma all'apparenza e non permette all'uomo di essere se stesso;
- b) l'assurdità della condizione dell'uomo, fissata in schemi precostituiti (adultero, innocente, ladro, iettatore, ecc.): a ciò Pirandello cercherà di opporre il sentimento della casualità o imprevedibilità delle vicende umane; molte sue commedie rappresentano situazioni inverosimili o paradossali, proprio per mettere meglio in luce l'assurdità dei pregiudizi borghesi;
- c) le molteplici sfaccettature della verità (tante verità quanti sono coloro che presumono di possederla) espresse col "sentimento del contrario" (che è alla base del suo umorismo e che viene utilizzato per vanificare ogni possibile illusione).
- VIII) Secondo Pirandellol'uomo è troppo assurdo per essere capito (mentre la natura è più semplice, inconsapevole, felice, anche se resta un paradiso perduto e rimpianto). Il borghese si dibatte fra ciò che sente dentro (sempre mutevole) e il rispetto che deve alle convenzioni sociali (sempre fisse e stereotipate). La "forma" o "apparenza" è l'involucro esteriore che noi ci siamo dati o in cui gli altri ci identificano; la "vita" invece è un flusso di continue sensazioni che spezza ogni forma. Noi crediamo di essere "forme stabili" (personalità definite): in realtà tutto ciò è solo una maschera dietro cui sta la nostra vera vita, fondata sull'inconscio, cioè sull'istinto e sugli impulsi contraddittori. Parafrasando un titolo di un suo romanzo, si potrebbe dire che noi siamo "uno" (perché pretendiamo di avere una forma), "nessuno" (perché non abbiamo una personalità definita) e "centomila" (perché a seconda di chi ci guarda abbiamo un aspetto diverso).
- IX) L'uomo, in definitiva, è soggetto al caso, che lo rende una marionetta, che gli impedisce di darsi una personalità. Ogni personaggio teatrale è immerso in una tragica solitudine che non consente alcuna vera comunicativa: sia perché il dialogo non ha lo scopo di far capire le cose o di risolvere i problemi, ma solo di confermare l'assurdità della vita; sia perché ogni tentativo di comprendersi reciprocamente è fondato sull'astrazione delle parole (sofistica), che non riflettono più valori comuni, ma solo la comune alienazione (i dialoghi sono cervellotici e filosofici). D'altra parte, questa è una delle novità del teatro pirandelliano, che lo avvicina molto a quello di Brecht, Ionesco, Beckett..., dandogli una rilevanza mondiale.
- X) Il "sentimento del contrario", tuttavia, potrebbe portare al suicidio o alla follia, se assolutizzato. Pirandello evita questa soluzione affermando che in un'epoca decadente, dove tutto è relativo, solo un'arte umoristica è possibile, un'arte cioè che sappia cogliere i sotterfugi e le piccole meschinità delle persone, senza però che tutto questo divenga oggetto di riso. L'uomo non può far di meglio: ecco perché merita compassione. L'umorista non solo denuncia il vuoto della società borghese, le costruzioni artificiose con cui cerchiamo di ingannare gli altri e noi stessi, ma ha pure pietà dell'uomo che si comporta così, condizionato com'è dal più generale mentire sociale.
- XI) Pirandello non ha mai cercato le cause dell'alienazione che caratterizza tutti i suoi personaggi, presi dalla piccola borghesia (impiegati, insegnanti, ecc.). Egli ne attribuisce, in modo generico, alla storia e al caso la responsabilità. Solo nel romanzo I vecchi e i giovani scorge nel fallimento degli ideali risorgimentali e borghesi di libertà e giustizia, la causa storica e sociale della moderna crisi d'identità.
IL FU MATTIA PASCAL
Il fu Mattia Pascal viene pubblicato per la prima volta nel 1904; è il terzo romanzo scritto da Pirandello, nel quale egli sperimenta nuove soluzioni narrative e presenta i suoi temi tipici.
Pirandello scrive la storia della vita di Mattia Pascal, che dopo una gioventù dissipata, deve affrontare una vita matrimoniale che è un inferno e nella quale egli sente annullata la sua dignità di uomo. Grazie ad una fortunata vincita a Montecarlo diviene economicamente sufficiente ed apprende di essere stato identificato dai familiari nel cadavere di un suicida. Invece di approfittare della liberazione dalla forma sociale per vivere immerso nel fluire della vita, Mattia Pascal si sforza di costruirsi un'identità nuova: cambia aspetto fisico, si dà il nome di Adriano Meis e si crea una nuova "maschera". In lui resta, perciò, insuperabile l'attaccamento alla vita sociale, alla "trappola"; quindi soffre per questa sua nuova condizione che lo costringe a vivere estraniato dagli altri. Tenta di riprendere la sua vecchia identità, ma, ritornato a casa, scopre che sua moglie nel frattempo si è risposata ed ha avuto una figlia: non gli resta altra scelta che adattarsi alla sua condizione sospesa di "forestiere della vita", contemplando gli altri dall'esterno nella sua consapevolezza di non essere più nessuno.
I temi principali del romanzo sono:
- la "trappola" delle istituzioni sociali che imprigionano il flusso vitale;
- la critica dell'identità individuale
- l'estraniarsi dal meccanismo sociale da parte di chi ha "capito il giuoco".
In questo romanzo Pirandello applica per la prima volta le sue teorie sull'umorismo: la realtà, attraverso il gioco paradossale del caso viene grottescamente distorta, suscitando il comico, ma a questo è accostata l'autentica sofferenza del protagonista; scatta il "sentimento del contrario", in cui tragico e comico sono indissolubilmente congiunti.
Il fu Mattia Pascal è narrato dal protagonista stesso in forma retrospettiva; il racconto è focalizzato sull'io narrato, sul personaggio mentre vive i fatti, e non sull'io narratore che li ha già vissuti. Si ha così un punto di vista soggettivo, parziale, mutevole e sostanzialmente inattendibile ed inaffidabile, che contribuisce a dare il senso della relatività del reale.
Pirandello avverte l'impossibilità di scrivere un romanzo tradizionale in un'età che ha visto crollare le certezze in una totalità ordinata del reale: alla narrazione unisce la riflessione su di essa; inoltre avverte che l'ordine attraverso cui sono presentati i fatti narrati è puramente convenzionale e che ha potuto offrire un intreccio organico solo grazie alla "distrazione".
Fonte: http://www.itisfermi-serale.it/rufo/LUIGI%20PIRANDELLO.doc
Sito web da visitare: http://www.itisfermi-serale.it
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
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