Pirandello teatro

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Pirandello teatro

 

 

 

BIOGRAFIA

Luigi Pirandello nasce il 28 giugno 1867 in una villa chiamata il “Caos” vicino Girgenti l’attuale Agrigento. Tutta la sua famiglia aveva partecipato attivamente alle lotte antiborboniche e per l’unità d’Italia quindi il poeta crebbe con quegli ideali che avevano unito l’Italia. Ricevette l’istruzione elementare in casa e poi frequentò i primi due anni dell’istituto tecnico, ma lo abbandonò per dedicarsi agli studi umanistici che dal 1980 proseguì a Palermo. Al termine del liceo, rientrò insieme alla sua famiglia a Girgenti dove per un breve periodo aiutò il padre Stefano nella gestione delle solfare. Si iscrisse poi sia alla facoltà di lettere che a quella di legge dell’università di Palermo dove conobbe Ernesto Monaci. Nel 1889 dovette abbandonare l’università a causa di un contrasto con il preside e sotto il consiglio di Monaci, s’iscrisse all’università di Bonn in Germania dove nel 1891 si laureò in filologia romanza.
Rientrato in Italia si stabilì a Roma e venne presentato a Luigi Capuana che lo introdusse negli ambienti letterari e giornalistici.
Pirandello si sposò nel 1894 con la bella e ricca Antonietta Portulano e si trasferì definitivamente a Roma con la moglie.
Il 1903 fu l’anno della rovina per Luigi, infatti, dopo la crisi economica provocata dall’allagamento delle solfare del padre, la moglie di Pirandello entrò in depressione e si abbatté su di lei una grave forma di paranoia. Pirandello, non diede mai agio alla gente di sospettare qualcosa e non negò mai alla moglie le sue cure più affettuose; ma questo non bastò a calmarla e dovette prendere la decisione di ricoverarla in una casa di cura, dove vi morirà nel 1959.
Nel 1923 grazie ai grandi successi ottenuti, si recò prima a Parigi e poi a New York per assistere alle rappresentazioni delle proprie opere.
Successivamente chiese l’iscrizione al partito fascista e l’anno seguente assunse la direzione del “Teatro d’Arte” di Roma, dove collaborò con l’attrice Marta Abba. Conseguì il premio Nobel per la letteratura nel 1934.

 

Nel 1936 Pirandello si ammalò di polmonite e morì nella sua casa romana il 10 dicembre del 1936. Data la sua grande notorietà, Mussolini voleva indirgli i funerali di stato, ma restò deluso quando scoprì che in un suo testamento, Pirandello dichiarò che voleva essere trasportato al cimitero con il “carro dei poveri”. Le sue ceneri riposano in un cratere scavato sotto il pino a lui più caro vicino alla sua casa a Girgenti.

PENSIERO

Il suo pensiero si basa sul contrasto tra la vita e la forma, egli svolge una ricerca continua sull'identità della persona nei suoi aspetti più profondi, dai quali dipendono sia la concezione che ogni persona ha di sé, sia le relazioni che si hanno con gli altri. Egli mette in evidenza il contrasto esistente tra la inarrestabilità  della vita, che presenta contemporaneamente molteplici aspetti a volte  anche contraddittori, e l'esigenza di cristallizzare questi continui cambiamenti in immagini stabili, alle quali ancorare la conoscenza che si ha, o meglio si crede di avere, di sé e degli altri.
Da questo contrasto nasce il relativismo psicologico del Pirandello che si svolge in due sensi: in senso orizzontale e in senso verticale.
Il relativismo orizzontale, riguarda il rapporto che si ha con gli altri e secondo lui, gli uomini sono liberi, ma possono essere paragonati a delle marionette nelle mani di un burattinaio che in questo caso è la vita. Infatti quando veniamo al mondo, ci inseriamo in un contesto già determinato, che ci assegna una parte e ci obbliga a muoverci secondo uno schema ben definito che noi accettiamo o per pigrizia o per convenienza.
Questo relativismo orizzonale, si materializza nell’opera Il fu Mattia Pascal:
Mattia Pascal è un impiegato alla biblioteca di un paese ligure chiamato Miragno. Un giorno in seguito ad una lite con la moglie e con la suocera, decide di fuggire via da Miragno con l’intenzione di imbarcarsi per l’America, ma durante una sosta a Montecarlo, vince un grande somma di denaro e decide di ritornare a casa, ma una volta in treno, legge sul giornale che a Miragno, è stato trovato un omo morto in un mulino e che è stato riconosciuto come Mattia Pascal. Dopo un primo smarrimento, pensò di potersi finalmente liberare della sua vecchia forma e ne assunse una nuova, quella di Adriano Meis e si stabilì in una pensione a Roma dove si innamorò della figlia del proprietario e volendola sposare, si rende conto che non può farlo perché non ha una forma ufficiale, dopodichè un ladro lo deruba ma non può denunciare l’accaduto perché non è riconosciuto ufficialmente, così stanco di questa nuova forma, decise di riprendere quella di Mattia Pascal, così inscenò il suicidio di Adriano Meis sul ponte Margherita sul Tevere lasciando un biglietto con le sue generalità.
Quindi divenne di nuovo Mattia Pascal e rientrò a Miragno ma ben presto si accorse che la moglie si era risposata ed aveva avuto anche un figlio; se avesse voluto, con l’aiuto della legge che ora riconosceva la sua forma, avrebbe potuto rifarsi la sua famiglia ma non volle farlo perché si sentiva ormai un estraneo. Decise così di ritirarsi in solitudine ed ogni tanto si recava al cimitero per visitare la sua tomba e se qualcuno lo fermava e gli chiedeva chi fosse, lui rispondeva io sono il fu Mattia Pascal.
Se il relativismo orizzontale, riguarda il rapporto che si ha con gli altri individui, quello verticale riguarda il rapporto che si ha con se stessi, con il proprio subconscio. Infatti dalla profondità dell’animo umano affiorano sempre sentimenti diversi che fanno cambiare lo spirito delle persone e non permette loro di riconoscersi in una personalità ben definita. L’opera che rappresenta questo relativismo verticale, è Uno , nessuno e centomila:
Un giorno Vitangelo Moscarda, il protagonista del romanzo, venne informato dalla moglie che lui aveva il naso pendente verso destra e che ha molti difetti. Da questa rivelazione Vitangelo intraprende la strada che lo porterà alla follia. Il fatto che più gli provoca disagio, non è che è pieno di difetti, ma che per moltissimi anni non è stato quello che lui credeva di essere e ognuno lo ha visto in un modo diverso. Così decise di demolire tutte le forme che la gente si erano fatte di lui e decise di vivere senza una coscienza come una pianta o una pietra.
Notiamo che l’uomo è nello stesso tempo uno, nessuno e centomila: uno perché è quello che di volta in volta lui crede di essere, nessuno perché dato il suo velocissimo mutamento, non riesce a fissarsi un’immagine ben definita; centomila perché ciascuna delle persone che lo avvicinano, gli attribuiscono una forma diversa.

Nelle prime opere del Pirandello si nota immediatamente la sicilianità di queste ultime, perché svolte in un ambiente pieno di pregiudizi, miti e credenze popolari. Per quanto riguarda il suo pensiero, diciamo che può avere tre genesi, ossia:

  • La genesi filosofica scientifica, nella quale il pensiero di Pirandello deriva dalla crisi del positivismo avutasi tra la fine dell’ ‘800 e gli inizi del ‘900 che ha come effetto la sfiducia nella scienza e in tutto quello che poteva dare qualche certezza. Così nello opere pirallendiane, il protagonista non è più l’uomo intero, aggrappato a dei valori oggettivi, ma un uomo frantumato che si trova solo e si sente diverso non soltanto dagli altri ma anche da se stesso. E riapprodiamo nel concetto espresso dall’opera Uno, nessuno e centomila.
  • La genesi politico – sociale: Pirandello descrive nelle sue opere la società del suo tempo a cavallo tra due secoli, e rappresenta soprattutto la piccola borghesia costituita da impiegati, insegnanti ecc.. tutti consumati da un profondo malessere vittime delle condizioni alienanti della società.
  • Genesi Biografica: sono rinchiusi un po’ tutti i momenti della vita del Pirandello soprattutto la distruzione delle solfare del padre, eventi che portano Pirandello ad avere una concezione pessimistica della vita, inducendolo a penetrare negli abissi dello spirito umano.

 

Secondo Pirandello quando l’uomo scopre il contrasto tra la forma e l’essere, può avere tre possibili reazioni:

  1. La reazione passiva ossia quella dei più deboli, che si rassegnano alla forma che li imprigiona perché incapaci di ribellarsi.
  2. La reazione ironico - umoristica cioè quella di chi non si rassegna alla maschera e visto che non se ne può liberare, sta al gioco.
  3. La reazione drammatica, quella che hanno le persone esasperate che né si rassegnano né riescono a sorridere umoristicamente alla vita.

L’umorismo Pirandelliano, è definito anche come il “sentimento del contrario” che nasce da due forze diverse ma unite: il sentimento e la ragione; il sentimento osserva i casi che la vita ci propone, mentre la ragione li analizza. Si porta avanti come esempio quello di una vecchia signora che si trucca e si tinge i capelli volendo sembrare una ragazzina. La prima reazione vendendola in quel modo, è quella di ridere avvertendo la comicità della situazione perché la vecchia signora è il contrario di ciò che dovrebbe essere ovvero una donna seria; questo è il momento dell’avvertimento del contrario.
Ma  poi interviene la ragione, che con la riflessione vuole rendersi conto del perché di quell’ atteggiamento e si scopre che quel modo di truccarsi è una forma di autoinganno perché si scopre che la vecchia si riduce in quel modo perché vuole trattenere ancora l’amore del marito che è un uomo più giovane di lei. Questo è il sentimento del contrario, perché alla comicità subentra la pietà per il dramma della povera donna.

OPERE

Pirandello inizio la sua attività letteraria con le raccolte in versi, ma c’è da dire che queste hanno poca importanza artistica mentre ben più importanti sono le novelle, i romanzi, le commedie i drammi.
Le novelle dovevano essere 365 infatti il titolo doveva essere Novelle per un anno ma pirandello riuscì a scriverne soltanto 246.
I romanzi del Pirandello sono sette : L’esclusa, Il fu Mattia Pascal, Suo marito, I vecchi e i giovani, Si gira, Uno nessuno e centomila.

L’ESCLUSA
È il primo romanzo pubblicato nel 1901.
Marta Aiala è sorpresa dal marito mentre legge la lettera di un ammiratore, l’avvocato Gregorio che abita al piano superiore. Proclamando invano la sua innocenza, Marta venne cacciata via da casa dal marito anche se è in attesa di un bimbo. Essa si rifugia nella casa paterna dove viene accolta felicemente da tutti tranne che dal padre che sentendosi disonorato si chiude in una stanza ed affida la gestione del patrimonio ad un nipote che successivamente manderà tutto in rovina, morirà pochi mesi dopo nello stesso giorno in cui Marta mette alla luce un bimbo morto. Per aiutare la famiglia mandata in rovina dal cugino, Marta inizia a studiare e superati tutti gli esami ottiene l’incarico di maestra, ma questo lavoro è impossibile, perché agli occhi di tutti in paese lei è un’adultera. Con l’appoggio del suo ex spasimante l’avvocato Gregorio, ottenne il trasferimento in una scuola di Palermo dove per un po’ trova pace. Intanto il marito rendendosi conto dell’innocenza della moglie, le chiede perdono ed ella accetta di riunirsi col marito. Marta che aspetta un bimbo, confessa le sue colpe ma il marito Rocco Pentagora che l’aveva cacciata via di casa, quando ella era innocente, ora non si sente di cacciarla via perché non può fare più a meno di lei.

Nel condannare la società egoistica attenta alle apparenza, Pirandello mette in luce la situazione umoristica della protagonista che viene “esclusa” dalla famiglia quando è innocente ed è in attesa di un figlio legittimo e viene riaccolta in famiglia quando essa è davvero colpevole ed in attesa di un figlio illegittimo.

 

TEATRO

La parte più importante della produzione del Pirandello, è quella teatrale. Come già detto egli diresse il Teatro d’arte di Roma anche grazie a Ruggero Ruggeri e Marta Abba, e rappresento le sue commedie nei teatri più importanti d’Europa e delle Americhe. Come nella sua poetica, egli affida all’arte il compito di smascherare la realtà così Pirandello chiamò il suo teatro “teatro dello specchio” perché in esso si rappresenta la vita nuda senza maschera, con tutto quello che presenta; in questo modo chi assiste allo spettacolo si vede come in uno specchio e si vede così com’è e diventa migliore. Alla base del suo teatro c’è la forte esigenza di strappare gli uomini dalle falsità.
Pirandello compose 43 opere teatrali nel corso di tre fasi distinte. Il primo momento è ancora caratterizzato da una coerenza con i temi e i modi del teatro veristico, in prevalenza si tratta di testi composti in siciliano. La seconda  fase va dal 1917 al 1926 dove videro la luce le opere più famose di Pirandello. In questo periodo vanno notati tre drammi: Sei personaggi in cerca d’autore, Ciascuno a suo modo, Questa sera si recita a soggetto. In cui Pirandello adoperò l’artificio del “Teatro nel Teatro” coinvolgendo gli stessi spettatore messi in difficoltà nel distinguere tra la finzione della rappresentazione dalla vita reale. Il tema di questa rappresentazione è il teatro stesso, il modo come esso nasce e il rapporto che c’è tra autori, personaggi inventati e attori.
A partire dal 1926 inizia la terza fase che accanto ai drammi di natura filosofica, affiora un’ispirazione mitica e surrealistica, infatti nei drammi che comporrà in questa fase, Pirandello sembra avvertire un’ansia di spiritualismo che gli fa scoprire alcuni valori universali, identificabili nella naturalità delle cose, a patto che l’uomo si spogli dell’orgoglio della propria ragione e faccia crollare tutti i falsi miti della civiltà moderna.

 

Fonte: http://www.controcampus.it/wp-content/uploads/2012/05/Pirandello.doc

Sito web da visitare: http://www.controcampus.it/

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

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