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positivismo
I veristi si ispirarono ai naturalisti francesi (per primo Verga). Sia Naturalismo che Verismo avevano teorici e scritti teorici che spigavano cosa voleva dire essere veristi e naturalisti. Si parla di un’età del verismo in cui le poetiche del Carducci rientrano in senso lato.
Naturalismo francese: Balzac e Zola
Il personaggio filosofo e storico a cui i naturalisti si ispirano è H. Taine: diceva che tutto deve rappresentare il vero. I naturalisti non sono interessati tanto alla natura quanto alla società. L’individuo è determinato dalla natura e dalle condizioni che lo circondano. Le teorie deterministiche (anche nel darvinismo) sono applicate anche alla società.
Secondo Taine c’erano tre cose fondamentali che determinano il comportamento umano, e l’artista (il poeta) deve tenerne conto :
L’opera d’arte naturalista doveva rappresentare in modo più obbiettivo ed immediato possibile la realtà (tranche de vie). Lo fa in modo scientifico e quasi scettico: lo scrittore è quasi una sorta di scienziato, studioso della società.
Nel secondo ‘800 nasce il romanzo diviene un genere di massa, quindi con più ampia diffusione e con un pubblico più popolare.
Il modello principale in Italia è quello di Manzoni, soprattutto per la scelta della lingua, il fiorentino parlato. Verga era un manzonista convinto.
Nella seconda metà dell’ ‘800 nascono nuove forme di romanzo:
Giovanni verga (1840-1922)
PENSIERO E OPERE PRINCIPALI
(Solo titolo)
“La duchessa Delira” (solo abbozzo)Ciascuno di esso doveva riguardare uno strato sociale. In genere i racconti veristi riguardano gli strati più bassi, ma i romanzi non scritti si dovevano basare su personaggi via via più elevati. Già mastro Don Gesualdo appartiene alla piccola borghesia, la duchessa Delira alla nobiltà sfatta, Scipioni è un uomo di politica, e “L’uomo di lusso” parla di un artista, che nell’ottica di Verga, diventa un lusso per la società: quindi è un individuo ispirato, ma inutile proprio perché è un lusso.
I MALAVOGLIA
Racconta la storia di questa famiglia soprannominata I Malavoglia, che in realtà si chiamava Toscano. Racconta di un arco di tempo che va dal 1863 al ’77-’78. All’inizio la famigli era felice e prospera, con una casa e una barca, poi iniziano tutta una serie di eventi negativi che fanno precipitare la situazione (vengono meno le due braccia più importanti). Un grande debito contratto a causa dell’affare dei lupini gli fa perdere la Casa del Nespolo. Morto il padre, ‘Ntoni deve tornare dal servizio militare, e poi deve partire Luca, che muore nella battaglia di Lissa.
La vicenda è ambientata ad Aci-Trezza, in provincia di Catania. Padron ‘Ntoni è colui che tiene unita la famiglia, ancor più del figlio quando era in vita; parla e si esprime quasi sempre tramite proverbi, che simboleggiano la saggezza patriarcale..
‘Ntoni è un personaggio diverso, sedotto dal progresso, dal quale è portato alla perdizione. Padron ‘Ntoni ha il continuatore nel terzo nipote, Alessi.
Anche Lia, la nipote più giovane è travolta dal progresso, invece Mena è molto più simile al nonno e ad Alessi, tanto da rinunciare all’amore per compare Alfio.
MASTRO DON GESUALDO
Secondo del ciclo dei vinti. Uscì a puntate nel 1888, ma l’edizione definitiva è del 1889.
Viene scritto circa 8 anni dopo i Malavoglia, ed è un po’ l’ultimo grande romanzo verista.
1889 è anche l’anno di pubblicazione de “Il piacere”, uno dei più grandi romanzi di d’Annunzio.
Il protagonista è un muratore, un personaggio umile, ma che si arricchisce compie una sorta di salto sociale: diventa un piccolo borghese e assume il titolo di Don.
Però le sue umili origini gli vengono sempre rinfacciate.
La vicenda è ambientata in una piccola cittadina in provincia di Catania (gli studioso pensano sia la cittadina di Vizzini).
L’arco di tempo è più ampio di quello de “I Malavoglia”: va dal 1820-21 fino al 1848 (Sicilia pre-unitaria e dominata dai Borboni). È diversa anche l’ambientazione storica e l’ambiente sociale: si tratta infatti di piccola e media borghesia, ma anche l’ambiente della nobiltà decadente. Coerente con quello che era il progetto di toccare tutte le fasce sociali.
Romanzo diviso in 4 parti e 21 capitoli. È principalmente la storia di Gesualdo che sposa una nobile decaduta (Bianca Trao), che si era già compromessa nella relazione clandestina con un suo cugino (Ninì Rubiera).
Grazie a questo matrimonio, Gesualdo diventa ricco e ha una figlia, Isabella, che avrà poi una relazione con suo cugino. Per tacitare lo scandalo Gesualdo la fa sposare con un nobile, il duca De Leira. Gesualdo sarà poi in declino e morirà in solitudine.
Il mondo rappresentato è complesso e diversificato: si parla del popolo, ma anche di piccola borghesia e nobiltà sfatta. È presente una critica alla nobiltà in disfacimento anche morale. Anche il linguaggio è un po’ diverso, perché più ampia e complessa è la trattazione. Non c’è narratore corale perché le fasce sociali sono troppo diverse. Verga crea una sorta di narratore borghese, simile a quello che poi diventa Gesualdo.
La più articolata ambientazione costringe Verga a rivedere molte cose: con il verismo c’erano grandi problemi a descrivere le fasce più elevate.
Talvolta è anche presenta un’analisi psicologica.
È l’ultimo grande romanzo verista.
Questo romanzo è molto interessante, perché è anche storico in un certo senso: non c’è più la fiducia romantica di inizio secolo. Descrive una parabola discendente della Sicilia di quegli anni.
Lo stesso Gesualdo non è un personaggio poi così positivo, perché muore da solo: c’è una visione pessimistica.
Il pessimismo di verga si fa qui più acuto perché rivolto a due classi sociali: da un lato la nobiltà in decadenza e dall’altro la borghesia affaristica (che non bada che ai propri affari).
Non propone soluzioni a questi problemi, ma si limita a fare osservazioni.
Ambientazione analoga si troverà nella narrativa decadente, che avrà molti esponenti, tra cui d’Annunzio (che descrive il mondo della nobiltà decadente) e A. Fogazzaro, che in “Malombra” critica la nobiltà e la borghesia (romanzo del 1881).
L’evoluzione non è sempre vista in modo positivo,in “Malombra” giovane borghese che si innamora di una giovane contessina: lui è anche un artista fallita che ha una fine tragica.
Conia il termine di inetto, poi ripreso per descrivere il personaggio di Zeno Cosini.
I maggiori esponenti del verismo sono siciliani:
Verismo minore:
Fonte: http://firemusic.altervista.org/appunti/lett/06-positivismo_verga.doc
Sito web da visitare: http://firemusic.altervista.org/appunti/
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