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TRA OTTOCENTO E NOVECENTO: DECADENTISMO E SIMBOLISMO
1. L’irrazionalismo antipositivista
Negli anni fra il 1870 e il 1900, accanto ai fattori che alimentano la tendenza positivisti sta, se ne sviluppano altri che – inizialmente diffusi solo in gruppi minoritari di intellettuali – concorrono a generare valori di ordine assai diverso, sintetizzabili, in ambito filosofico, sotto la denominazione di irrazionalismo, da intendersi come tendenza a negare la razionalità della realtà e la possibilità della ragione di conoscerne e governarne le leggi e, perfino, di rappresentarla con verosimiglianza in ambito artistico, data la sua sostanziale non conoscibilità da parte dell’uomo.
I fattori che spingono in tale direzione, destinati ad affermarsi negli anni della Prima Guerra Mondiale, la cui deflagrazione, per taluni aspetti, contribuiscono a determinare, possono essere sintetizzati in alcuni punti fondamentali.
Di fronte al progressivo manifestarsi di tale crisi, fra gli intellettuali si diffondono sempre più concezioni antipositiviste. Emergono così nuovi atteggiamenti, nell’ambito della filosofia, della cultura e della politica, che si intrecciano con l’affermazione, in ambito letterario ed artistico, di Decadentismo e Simbolismo. In estrema sintesi, le principali nuove tendenze sono rappresentate dalle concezioni qui di seguito elencate.
La caratteristica più evidente della tendenza irrazionalista che emerge dal tramonto dell’età del Positivismo è la sua disorganicità: essa è cioè accomunata dal rifiuto delle concezioni precedentemente prevalenti, ma è lacerata al proprio interno da contraddizioni e non costituisce un’unitaria visione del mondo. La tendenza antipositivisia, sul piano filosofico, ha fra i suoi punti di riferimento alcuni importanti pensatori e scrittori, da Friedrich Nietzsche (1844-1900), che proclama il morte delle illusioni metafisiche, allo spiritualista francese Henri Bergson (1859- 1941), che contrappone al tempo lineare la durata interiore e al razionalismo scientista l’intuizione, ai quali si affianca il padre della psicanalisi Sigmund Freud (1856-1939).
2. Il Decadentismo
Radicalmente contrapposta alle concezioni positiviste, naturaliste e veriste, negli ultimi decenni dell’Ottocento, si afferma una nuova corrente letteraria che, nella nostra trazione critica, prende il nome di Decadentismo.
Del termine è invalso un duplice uso: in senso lato, esso indica una tendenza che, sviluppando princìpi e intuizioni di precursori quali lo statunitense Edgar Allan Poe (1809-1849) e il francese Charles Baudelaire (1821-1867), ha come principali esponenti, in ambito lirico, i poeti francesi Arthur Rimbaud (1854-1891) e Paul Verlaine (1844-1896) considerati, insieme a Stéphane Mallarmé (1842-1898), i “padri” del Simbolismo, stile che influenza gran parte della poesia del Novecento, e come principali modelli di narratori, il francese Joris-Karl Huysmans (1848-1907) e l’irlandese Oscar Wilde (1854-1900) che introducono la figura dell’antieroe esteta e decadente.
In quest’ultima accezione più estesa, il Decadentismo include importanti scrittori italiani che si ricollegano alle sue concezioni, a partire da Giovanni Pascoli e da Gabriele d’Annunzio, suoi iniziatori nella penisola, per giungere a Italo Svevo e a Luigi Pirandello.
Il Decadentismo inteso in senso storicamente determinato si afferma a Parigi nel decennio 1870-1890, prendendo le mosse dal distacco, da parte di un gruppo di poeti francesi, dalla poesia accademica rappresentata dai cosiddetti Parnassiani e dal rifiuto del culto del dato oggettivo teorizzato da Positivismo e Naturalismo. Intellettuali, artisti e scrittori si ritrovano e si riconoscono in concezioni comuni; fra le loro riviste, fondata nel 1886, emerge Le Décadent, che prende spunto dal primo verso di Langueur, un sonetto pubblicato nel 1883 da Paul Verlaine: «Je suis l’Empire à la fin de la décadence». All’ottimismo dei contemporanei, gli scrittori denominati con disprezzo decadenti dai detrattori oppongono la propria condizione di sradicati, ostentano pessimismo e disgusto per il mondo, contrappongono a quella che considerano la grigia realtà e l’ipocrisia sociale la fuga verso una bellezza insolita e preziosa, nascosta nel mondo del mistero e dell’ignoto. Per raggiungere tale scopo, da assaporare nella solitudine o con un piccolo gruppo di eletti compagni, lo scrittore decadente, come il giovane Arthur Rimbaud, fa uso di alcool e droghe che lo mettano in contatto con un mondo allucinatorio, che egli ritiene magico e sacro, nascosto sotto l’apparenza della percezione sensibile. Il poeta si trasforma così, come scrive Rimbaud, in un veggente, poiché la sua sensibilità coltivata esasperatamente lo mette a contatto con realtà misteriose che egli esprime nei propri versi ma anche in maledetto, per la vita sregolata che deve condurre e per il suo conflitto con la realtà e con le regole sociali.
In sintesi, le caratteristiche che accomunano i Decadenti, che pure spesso si rifanno a concezioni, poetiche, modi di vivere e scrivere anche assai diverse, possono essere riassunte in alcuni punti fondamentali, che si intrecciano in misura più o meno accentuata con le tendenze irrazionaliste coeve.
3. Il Simbolismo
Il Simbolismo, anch’esso nato a Parigi, imprime alla tendenza decadente un’ulteriore svolta, destinata ad influenzare la poesia europea del XX secolo. Ufficialmente, il movimento ha origine con la pubblicazione, sul quotidiano Le Figaro, del manifesto letterario del poeta Jean Moréas (1856-1910), nel quale si afferma che la poesia deve basarsi sul puro suono della parola: il simbolo si stacca così da ogni riferimento alla realtà esterna ed entra in relazione con l’interiorità del poeta, fondando la poesia pura ed acquisendo una valenza polisemica nuova, in quanto aperta a innumerevoli interpretazioni. Il principale esponente del tendenza è il grande poeta parigino Stéphane Mallarmé (1542-1898), precedentemente incluso nell’antologia Poètes maudits (“Poeti maledetti”, 1861) curata da Paul Verlaine. Nel periodico Le Symboliste (edito dal 1886), nei suoi interventi critici e nelle sue opere sono espressi, al più alto livello, i princìpi della poetica e i migliori risultati artistici della tendenza.
Giovano a chiarire la poetica e le caratteristiche del Simbolismo due esemplari quartine di un sonetto senza titolo redatto da Mallarmé nel 1887, proposte qui di seguito: «Ses purs angle très haut dédiant leur onyx, / L’Angoisse, ce minuit, soutient, lampadophore, / Maint rêve vespéral brûlé par le Phénix/ que ne recueille pas de cineraire amphore // Sur les crédences, au salon vide: nul ptyx, / Aboli bibelot d’inanité sonore / (Car le Maître est allé puiser des pleurs au Styx / Avec ce seul objet dont le Néant s’honore)».
Questa la traduzione: «Con le sue pure unghie che dedicano alto l’onice / L’Angoscia, questa mezzanotte, sostiene, portatrice di fiaccola, /Vari sogni vesperali, arsi dalla Fenice, / E non accolti da alcuna anfora cineraria // Sulle credenze nella sala vuota: nessuna increspatura, / Fronzolo abolito d’inanità sonora / (Poiché il Maestro è andato ad attingere pianti allo Stige / Con quell’unico oggetto di cui il Nulla si onora)».
Anche se la lirica verte sull’evocazione di un’angoscia e di un’assenza metaforicamente personificate in simboli fino a costituire figurazioni allegoriche, vano sarebbe cercare di dare un senso logico a tutti gli elementi che compongono le quartine, accomunate innanzitutto dall’eleganza e dalla bellezza delle immagini e dei suoni. Ciò che indubbiamente si percepisce, è il senso di frantumazione e di sconfitta che predomina al di là delle splendide forme verbali, metaforiche e sonore che costituiscono il testo.
Alla poesia di Mallarmé e al senso di scacco, inutilità e frammentazione presente nei suoi versi si riallacceranno, direttamente o indirettamente, tutti i principali poeti europei del primo Novecento: si pensi, in area anglosassone, al celebre verso di The Waste Land di Thomas Stearns Eliot (1888-1965): These fragments I have shored my ruins.
Vi sono critici che pongono in relazione la concezione pessimistica dell’arte decadente e simbolista con la crisi novecentesca del ruolo sociale del letterato. Senza negare l’influenza di tale fattore, la causa della crisi che si protrae per l’intero secolo, è molto più profonda e complessa, come evidenziano altre ipotesi. Non va però dimenticato che, nei Paesi extraeuropei e nell’Europa stessa, esistono scrittori che si collocano al di fuori della tendenza decadente e simbolista: da un lato, autori
che si ispirano a ideali religiosi, di impegno politico e sociale o, semplicemente, non legati a una visione pessimista della realtà e della vita; dall’altro, gli autori della cosiddetta letteratura di consumo che non possono essere ignorati.
Fonte: http://www.luzappy.eu/Decadentismo%20e%20simbolismo.docx
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