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Dante (1265-1321)
Dante nasce tra il mese di maggio e quello di giugno del 1265, data abbastanza sicura perché nell’Inferno dice di essere del segno dei gemelli. Sulla sua biografia non vi sono molte informazioni. Muore a Ravenna nel 1321 a 55 anni.
Suo padre si chiamava Alighiero Alighieri e sua madre Bella, questa famiglia risale ai Cacciaguida (crociate).
La famiglia di Dante appartiene alla nobiltà guelfa cittadina (parte vicino al papa, mentre i ghibellini difendono le prerogative imperiali). Nel 1266 i guelfi prendono il potere a Firenze. I guelfi sono divisi in 2: bianchi e neri.
La formazione scolastica di Dante non è molto conosciuta, è solo noto che ha soggiornato a Bologna e che a 20 anni sposa Gemma Donati tramite un matrimonio pianificato.
Il poeta partecipa alla vita culturale fiorentina: nel 1295 è iscritto all’arte dei Medici e Speziali (un tipo di università). Prima, nel 1289, Dante è anche soldato e partecipa alla battaglia di Campaldino, in cui Firenze cerca di conquistare il paese e il castello di Caprona contro gli Arentini.
Nel 1300 Dante diventa priore di Firenze.
La divisione in bianchi e neri dei guelfi è dovuto a due convinzioni diverse secondo le quali una parte segue la famiglia dei Cerchi e l’altra la famiglia dei Donati, che sono molto più legati al papa Bonifacio VIII.
Dante è convinto della divisione papato-comuni (o signorie) e si schiera con i guelfi bianchi pur avendo sposato una Donati.
Nel 1301 Bonifacio VIII chiama Carlo di Valais, chiedendo aiuto alla Francia per scacciare i bianchi di Firenze. Carlo si reca a Firenze e aiuta i neri a salire al potere, permettendogli di esiliare Dante da Firenze, che in quel momento si trova a Roma per interloquire col papa. Il poeta ha il permesso di rientrare solo se paga una multa, ammettendo che è nel torto. Non accetta. Tenta comunque di rientrare ma non gli viene concesso l’armistizio, perciò cominci a pellegrinare tra varie corti italiane: la prima è quella degli Scaligeri, a cui dedica il Paradiso.
Trascorre gli ultimi anni della sua vita a Ravenna da Guido Novello da Polenta, nipote di Francesco da Rimini, la figura dantesca del V canto dell’Inferno.
Dante muore nel 1321 probabilmente a causa della malaria.
Al giorno d’oggi non si possiedono autografi di Dante. Esistono 700 manoscritti della Commedia, il più retrodatato è del 1336.
I filologi costituiscono uno stemma (una specie di albero genealogico) e un’edizione critica, cioè ricostruire la versione più attendibile di un testo in mancanza d’autografi più vicini alla volontà dell’autografo.
Boccaccio è il primo commentatore di Dante e introduce l’aggettivo divina per qualificare la Commedia.
In un’edizione del 1555 a cura di Ludovico Dolce viene dato il titolo di “Divina Commedia” all’opera di Dante.
In gioventù Dante ha scritto “La Vita Nuova”, un’opera compiuta del 1293-94, di cui la prima edizione critica è stata pubblicata nel 1907, con quella commentata da Guglielmo Gomi come riferimento.
Prossimetro = opera in cui confluiscono delle poesie e dei commenti (esile trama biografica, testi commentati in prosa)
Dante dice di avere letto il “De Consolatione Philosophie” di Boezio (filosofo medievale) per consolarsi della morte di Beatrice, per poi comporre la Vita Nuova.
Si può considerare un testo in cui si narra la storia d’amore tra lo scrittore e la sua gentilissima donna, in cui ci sono incontri, sogni,… Tutto il livello vede il poeta cantare il tema della funzione beatificante della donna.
L’amore citato nel libro è platonico, cioè spirituale. Bisogna però tenere conto anche del fatto che Dante camuffa, a volte, la realtà.
Dante usa spesso perifrasi, come ad esempio “donne ch’avete intelletto d’amore” , per evitare ripetizioni.
La Vita Nuova è composta da 5 stanze di cui 3 sono centrali, ognuna ha 14 endecasillabi e lo schema di rime: ABBA ABBC CDD CEE.
madonna = donna = Beatrice
Stanza 5 (congedo)
La canzone dantesca inaugura un nuovo stile, perché esprime un amore che si innalza ad un livello superiore, un amore che tende alla perfezione celeste.
Della Commedia non vi sono manoscritti autografi, il primo testo risale al 1336 e quindi vi è un problema filologico. Si è cercato di ricorrere a vari metodi, ma il più valido è stato quello Lachman.
Metodo Lachman: ricostruire lo stemma scegliendo il testo che ha meno errori, questo metodo è valido, ma per la Commedia si esaurisce, dato che vi sono contaminazioni orizzontali, cioè errori in tutti i manoscritti.
Opere minime:
Dante personaggio è diverso da Dante poeta.
L’inferno si trova vicino a Gerusalemme, è un vortice conico rivolto verso il basso, è situato nell’emisfero boreale e più si scende più la pena aumenta. Diametralmente opposto all’inferno ci è la montagna del purgatorio.
Durante il suo viaggio Dante incontrerà fiumi, cerchi, guide, soldati e una miriade di personaggi che parleranno o verranno osservati. Bisogna dunque tener presente:
1-12 Dante perde la cognizione della verità
“lago del cor” parte interna del cuore in cui risiedono gli spiriti vitali
“notte” condizione spirituale di smarrimento
“lo passo” passaggio
“piaggia deserta” pendio deserto del colle
“’l piè fermo sempre era ‘l più basso” è faticoso risalire in superficie
“lonza” specie di lince che rappresenta la lussuria (peccato che ostacola la risalita)
37-43 Ci indicano che il viaggio è stato iniziato in primavera e più precisamente il 21 marzo (l’equinozio di primavera), questo è un buon auspicio
“leone” incute paura a Dante e rappresenta la superbia (altro peccato che ostacola)
“lupa” rappresenta l’avarizia, radice di tutti i mali e impedisce a Dante di proseguire il viaggio
55-57 Figura del giocatore d’azzardo
“mi si fu offerto” mi apparve
“chi per lungo silenzio paree fioco” simbolicamente Virgilio che non ha contorni ben precisi, che rappresenta la ragione.
76 “noia” sofferenza, pena, angoscia
“largo fiume” tante parole da dire
“vagliami” desidera che
“volume” testi
stile tragico = stile alto e sublime (proprio quello stile di cui è maestro Virgilio)
Dante nel De Vulgari Eloquentia parla di tre stili: tragico, comico o mediano, elegiaco o basso, umile, e poi vi è il bello stile (opere poetiche)
“veltro” cane da caccia, in senso metaforico nuovo salvatore
“sapienza ed amore e virtute” parole chiave
“feltro” tonaca modesta
Divisione in sequenze:
31-60 Apparizione delle tre fiere: Dante retrocede verso la selva
100-111 La profezia del veltro
112-136 L’unica via di salvezza: il viaggio nell’Oltretomba
Questo canto introduttivo dell’intero poema si presenta folto di motivi, aspetti fondamentali per tutta l’opera:
Questo canto è il proemio dell’Inferno ed inizia con l’invocazione alle muse (=protasi), una dichiarazione dell’argomento tipica dei poemi classici.
Come mai un poeta Cristiano invoca delle divinità pagane? Perché sia l’Eneide che l’odissea che l’Illiade iniziano con un’invocazione alle muse, che è di buon auspicio.
Il primo canto finisce all’alba e il secondo comincia alla sera, perché il viaggio nella selva oscura non può che cominciare con le tenebre: è simbolico.
“Sostenere la guerra” sostenere un cammino pieno di insididie
“cammino sì della pietate” angoscia
“tosta” rapida, esitazione psicologica
“pusillanimi” ignavi (coloro che in vita non hai mai preso alcuna posizione, nessuno schieramento)
“limbo” antinferno (chi non è stato battezzato)
Beatrice vuole catturare la benevolenza di Virgilio, perché ha visto Dante nello smarrimento e chiede al maestro di aiutarlo. Virgilio le chiede il motivo per il quale è scesa nell’Inferno e lei risponde che non teme l’Inferno ma teme ciò che nuoce altrui. La risposta alla domanda di Virgilio del perché non teme l’Inferno è che è stata creata in modo che le pene non la tocchino e dichiara di essere scesa su invito di S. Lucia, che ha ricevuto l’invito della Madonna, che a sua volta ha avuto pena della condizione di Dante. Virgilio accetta così l’incarico.
“S. Lucia” grazia dominante
127-132 similitudine: spiega come sta Dante (un fiore che si riapre al mattino così Dante si sente non appena
gli è giunta la notizia all’orecchio)
127-142 Dante si rinfranca
Altri viaggi nell’Oltretomba:
E’ un viaggio voluto da Dio, la sua impresa si pone come una sorta di prosecuzione dei viaggi di Omero e S. Paolo. Al tempo di Dante l’Impero ha perso la sua autorità e la chiesa è corrotta, Dante deve indicare la via per far si che queste due istituzioni possano riprendere le loro consuetudini
Inizia con la porta dell’Inferno.
Dante non coglie subito il significato dell’iscrizione sulla porta dell’Inferno ( non riesce a concepire il concetto di eterno). Virgilio gli consigli a di lasciare ogni paura e di annientare ogni pusillanimità
22-69 Prima schiera di dannati: gli ignavi
Dante riconosce Celestino V, che ha rifiutato la carica di pontefice
Contrappasso = relazione fra peccato e pena
La pena dei pusillanimi è correre per sempre dietro ad una bandiera, dato che in vita non hanno mai preso posizioni. In più sanguinano, perché ancora, in vita non hanno mai versato sangue per niente e nessuno (contrappasso per contrapposizione)
Per Dante esiste solo una cosa eterna: l’amore verso Dio.
31 bufera infernale: i peccatori carnali che sottomettono alla ragione la passione
I lussuriosi non avranno mai la speranza di fermarsi (contrappasso per analogia), sono travolti dalla bufera della passione, volano in modo casuale e la seguono in eterno.
Dante vede delle ombre che si rincorrono una dietro l’altra
Pietà: se Dante non avesse provato questo sentimento non avrebbe potuto proseguire il viaggio. Oggi significa compassione, allora significava angoscia.
Dante vede due anime che volano insieme e chiede informazioni. Una è Francesca, figlia di Guido, mentre l’altro è Paolo Malatesta. Francesca sposa il deforme e zoppo Gianciotto Malatesta, dato che questo matrimonio permette di porre pace fra le due casate. Lei però si innamora del cognato, con il quale viene sorpresa dal marito, che li uccide entrambi. Il tutto accadde nel 1280. L’amore tra i due è ciò che li conduce nella bufera.
come due colombe spinte dal desiderio amoroso volano verso il loro nido con le ali spiegate condotte dalla volontà di accoppiarsi
Solitamente è l’uomo a parlare, mentre in questo caso parla Francesca.
Dante e Virgilio sono a riparo dalla bufera, e così anche i due innamorati quando vengono chiamati da Dante
100-102 l’amore trova accesso nel cuore nobile (concetto stilnovista), fece innamorare Paolo della mia
bellezza fisica e mi fu tolto in un modo che mi strazia
Questi versi riprendono le teorie dell’amor cortese dal testo de Amore di Cappellano: è inevitabile che un cuore nobile subito si innamori, la fonte dell’innamoramento è la bellezza rilevata dallo sguardo (vedi anche Al cor gentil reimpaira sempre amore v. 22)
“il modo ancor m’offende” il modo in cui conquistò paolo oppure il fatto che è stata uccisa nel peccato senza possibilità di redimersi
103-105 l’amore che non permette a nessuna persona che sia amata di non ricambiare l’amore mi indusse ad
innamorarmi della bellezza di Paolo con tale intensità che come vedi la passione non mi ha lasciata
Anche per la donna alla base dell’amore c’è la bellezza fisica.
106-108 L’amore ci condanna e ci ha condotti alla morte carnale che attende Gianciotto nell’ultimo cerchio
(traditore dei parenti)
112-114 Dante rispose “oimè quanti dolci pensieri e quanto desiderio portò questi all’Inferno”.
Dante è ansioso di sapere come mai non sono riusciti a controllare la passione
116-120 i dolori di Francesca fanno piangere Dante ma le chiede per quale ragione l’amore le concedette di
conoscere certi desideri
124-126 se hai come desiderio di conoscere le radici del nostro amore lo dirò piangendo e parlando
contemporaneamente
127-129 un giorno leggevano insieme le avventure di Lancillotto e di come l’amore si impossessò di lui
senza alcun sospetto eravamo soli
La vicenda di Lancillotto era un esempio di amore cortese
130-132 per più volte quella lettura ci indusse a guardarci negli occhi e ci fece impallidire ma solo un passo
vinse la nostra resistenza morale
133-138 metonimia: disiato riso
quando leggemmo che la bocca desiderata di Ginevra fu baciata da un così eroico amante, che per
l’eternità non sarà separato da lei, Paolo mi baciò tutto tremante: il libro ed il suo autore furono il tramite che ci indusse a rivelarci il nostro amore, quel giorno non andammo più avanti con la lettura
“galeotto” stalliere che fece da tramite per Lancillotto e Ginevra
ellisse: più non vi leggemmo avanti
139-142 mentre lo spirito di Francesca raccontò tutto questo e lo spirito di Paolo pianse, Dante sviene
Dante dinanzi alle donne antiche prova il tormento che riguarda anche questo episodio. L’autore prova tanta pietà, perché? Cosa vuol dire pietà? Perché Dante desidera parlare con loro? Perché Dante dimostra tanta preoccupazione?
Francesca ricostruisce la sua vicenda, non si pente di ciò che ha commesso, anzi, rappresenta la sua storia come una forza fatale, come se l’amore li avesse spinti in un vortice da cui nn riescono a tornare (la loro pena). Dante utilizza delle forme della lirica cortese. Medita sulla storia perché è turbato, si chiede come un sentimento così nobile, fatto da dolci pensieri, possa condurre a esiti così dolorosi, possa causare la dannazione. Dante concentra il suo interesse sul momento in cui la dichiarazione nascosta diventa esplicita, si interessa a come si manifesti questo amore.
Vi è la caduta nel peccato che viene delineata dall’episodio di Lancillotto; chiarisce tutto l’episodio. Dante implicitamente presenta il gesto come un attento e doloroso riesame di tutta la letteratura cortese. La poesia cortese sublima la passione amorosa, cioè la rappresenta in termini idealizzati, rendendola affascinante; spinge a cadere nel peccato facendo dimenticare che la passione amorosa ha un carattere carnale e sensuale, cioè la passione amorosa possiede in sé una natura peccaminosa. Dante condanna l’adulterio, anche se le insidie sono belle. La differenza delle due bocche è che la bocca di Ginevra è desiderata mentre quella di Francesca è reale. Emerge una distanza tra letteratura e vita: ciò che vi è nella letteratura può ispirare qualcosa di sensuale. Paolo e Francesca si innamorano l’uno della bellezza dell’altra.
Dante maturo si distacca dalla letteratura cortese, nella quale si è esercitato in gioventù. Supera questa dimensione e approda ad una conquista religiosa e morale, a una concezione di poesia diversa. Guinizzelli e d’Agnel sono piazzati nel purgatorio (26), perché stanno espiando i loro peccati di lussuria. Dante supera la passione amorosa, ma la ricorda dato che anche lui era così. In questo modo capiamo perché Francesca parla, è la stessa cosa che accade in vita: la sensualità coinvolge entrambi. C’è un rovesciamento del codice cortese: Dante denuncia le insidie che vi sono dietro ad esso.
Il conflitto delle interpretazioni
Foscolo ha presentato Francesca come un’eroina redente dall’invincibile forza dell’amore. Dante, come teologo, condanna le gesta di Francesca, però come uomo le condivide. La critica più recente rovescia quest’interpretazione, perché rivaluta il concetto di pietà, nel senso di angoscia, sottolineando che il poeta condanna moralmente questo peccato e la letteratura cortese, questo senza cedimenti, anche s esi riconosce che è presente una forte emotività.
1-12 terzo cerchio
Al riprendere dei sensi che perse a causa della compassione per i cognati, si accorge di essere circondato da nuovi tormenti e nuovi tormentati (l’anticipazione del complemento oggetto mette in risalto l’impatto visivo)
9 non ha mai nuove regole e nuove qualità (monotonia)
Dante incontra i golosi (gli ingordi), predatori di cibo diventati prede di cerbero, abituati a sensazioni olfattive gradevoli ora vivono nella puzza, la loro bestialità si riflette nella pena che li rende simili ad animali (contrappasso per analogia e contrasto)
sei un cerbero = persona arcigna, irosa
“Cerbero” nell’Eneide riescono a calmarlo buttandogli una focaccia con miele ed altre dolci sostanze nelle fauci
13-21 con le sue tre gole latra sopra la gente. Ha gli occhi rossi, la barba unta e nera (come un
ingordo), un grande ventre e le zampe unghiate. Graffia gli spiriti, li spella e li squarta. La pioggia li fa urlare come cani: si girano spesso perché cercano di ripararsi con uno dei due fianchi.
“vermo” Lucifero
Ciacco è il primo di 33 anime fiorentine.
Cerbero rappresenta anche la discordia civile.
81-84 E gli altri che si adoperarono per Firenze vorrei sapere se il cielo li ospita tra le sue dolcezze l’Inferno li avvelena
100-105 Così passammo la sozza mistura a passi lenti, toccando un po’ la vita futura. Io chiesi: Maestro,
questi tormenti cresceranno dopo il giudizio o saranno minori?
106-108 E lui a me: torna alla tua scienza, secondo la quale tanto una cosa è più perfetta tanto più sente il
bene e sarà così anche per il dolore
112-115 Seguimmo il bordo del cerchio, giungemmo al punto dove si scende all’altro, qui trovammo Pluto
Pluto: Dio della ricchezza trasformato in guardiano che presiede il cerchio degli ignavi
Canto 7
Non coincide d’ora in poi, il rapporto tra cerchio e canto, perché in questo canto ci sono due schiere di dannati.
La ricchezza è il grande nemico dell’umanità
Nuovi dannati che spingono un enorme masso: gli avari in una direzione e i prodighi nell’altra, quando si incontrano si rinfacciano ognuno la pena dell’altro. Il giorno del giudizio gli avari usciranno con il pugno alzato, in simbolo che hanno tenuto tutto, mentre i prodighi con la testa rasata rappresentante il dispendio totale. Dante non riconosce nessuno in questo cerchio, perché i dannati durante la loro vita si comportarono in modo ottuso e nn si facevano riconoscere.
ci sono sia pene morali che fisiche
26 sia da una parte che dall’altra cercavan di spingere i massi con il petto
i dannati spingono i massi col petto. Dante chiede al suo maestro cos’è la fortuna, intesa come destino
30 i dannati si rinfacciano la loro pena (perché sciupi? Perché spendi?)
chercute: chierici (hanno la pelata ma sono avari)
La pena dei prodighi e degli avari è dolorosa, ma soprattutto inutile: il loro spingere il masso senza scopo equivale al loro vano affaticamento sulla Terra (contrappasso per analogia).
Dio prevede tutto.
La funzione della Fortuna è di attuare e nascondere il volere di Dio (nel de Monarchia la fortuna equivale alla divina previdenza).
106-130 Questo corso d’acqua va nella palude Stigia, che poi incontra Dite; questi scoscendimenti separano
il IV dal V cerchio. E io che stavo guardando vidi gente nel pantano, completamente nude (come gli ignavi nel III canto, v.65) con un’espressione crucciata. Non solo si percuotevano con le mani, ma anche con i piedi, la testa, il petto e i denti, dilaniandosi a vicenda (contrappasso per analogia)
Virgilio: Ora vedi le anime di coloro che son stati iracondi e tra loro vi sono quelli tristi, che sotto l’acqua sospirano e lo fanno pullulare come ci dice l’occhio (il fiume è pieno di dannati). Dicono: tristi siam stati in vita, ora ci attristiamo. Non riescono a parlare e a finire la frase, e quindi vagano nella lurida pozza.
Sono gli iracondi tristi (acidiosi) che fanno gorgogliare l’acqua con i loro sospiri.
La pena degli iracondi è quella di rivoltare la loro ira sugli altri, smembrandosi.
Fonte: http://www.myskarlet.altervista.org/Scuola/Dante%20-%20La%20divina%20commedia.doc
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Autore del testo: non indicato nel documento di origine
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"Ciò che sappiamo è una goccia, ciò che ignoriamo un oceano!" Isaac Newton. Essendo impossibile tenere a mente l'enorme quantità di informazioni, l'importante è sapere dove ritrovare l'informazione quando questa serve. U. Eco
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