I riassunti , gli appunti i testi contenuti nel nostro sito sono messi a disposizione gratuitamente con finalità illustrative didattiche, scientifiche, a carattere sociale, civile e culturale a tutti i possibili interessati secondo il concetto del fair use e con l' obiettivo del rispetto della direttiva europea 2001/29/CE e dell' art. 70 della legge 633/1941 sul diritto d'autore
Le informazioni di medicina e salute contenute nel sito sono di natura generale ed a scopo puramente divulgativo e per questo motivo non possono sostituire in alcun caso il consiglio di un medico (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione).
La famiglia e gli studi
Eugenio Montale nacque a Genova il 12 ottobre 1896, ultimo di cinque figli, da una famiglia benestante. Compì gli studi nella città natale; terminate le elementari, si iscrisse alle tecniche in un istituto retto dai padri Barnabiti, ma la sua frequenza fu irregolare, perché in quel periodo non godeva di buone condizioni di salute; successivamente prese, con poco entusiasmo, un diploma di ragioniere. Il padre, comproprietario di un'azienda di prodotti chimici, intendeva introdurlo un po' alla volta nella sua ditta, ma Eugenio mostrava altri interessi: frequentava la biblioteca comunale, dove leggeva di tutto, anche se in modo poco programmatico. A orientare i suoi interessi verso la cultura umanistica contribuì la sorella Marianna, alla quale, a differenza dei fratelli avviati al commercio, era stato consentito dalla famiglia, non senza difficoltà, di frequentare la Facoltà di lettere: a lei Montale deve l'incontro con autori come Sant'Agostino, Pascal, Schopenhauer, Nietzsche.
Il paesaggio ligure, repertorio di immagini e di colori per la poesia di Montale
Tra gli elementi che concorsero a formare la sensibilità di Montale un ruolo di primo piano spetta al paesaggio ligure: il poeta trascorse le vacanze estive, per vent’anni, in una villa che la famiglia possedeva a Monterosso, una delle Cinque Terre. «Basta dire araucarie - scrive G. Nascimbeni -, pitosfori, eucalipti, tamarischi, agavi, carrubi, sambuchi, e subito ci si sente dentro la poesia di Montale. Il riscontro della memoria è ormai irresistibile. E si ripete, puntualissimo, quando dalla flora si passa alla fauna: ai galletti di marzo, alle ghiandaie, alle upupe, ai balestrucci, al picchio verde, alle folaghe, ai merli acquaioli. È un alto, inconfondibile, trasfigurato repertorio di colori e di presenze. Ma forse non sarebbe mai esistito senza le estati di Monterosso, senza la lunga familiarità con quella conca di scogli e di sassi che sta tra Vernazza e la Punta del Mesco. Il mondo di Ossi di seppia ha il suo centro tra quei botri e quei selvaggi agglomerati di sterpaglia, tra quei cimeli di canne, quegli orti assetati, quelle petraie, quei greti, quei secchi pendii battuti, per ogni mutamento del cielo, dal libeccio 0 dallo scirocco, dal maestrale o dalla tramontana».
L’esordio poetico
Nel 1916 Montale compose Meriggiare pallido e assorto, la sua prima poesia, che rimase, tuttavia, inedita finché non fu pubblicata insieme a Ossi di seppia.
- - Nel 1917, richiamato alle armi, dopo aver frequentato a Parma un corso per allievi ufficiali, partì per il Trentino e partecipò alle ultime azioni di guerra. Ritornato a Genova, entrò in contatto con gli ambienti intellettuali della città; conobbe tra gli altri il poeta Camillo Sbarbaro. Nel 1922 uscirono le prime poesie; intanto Montale si era accostato al gruppo antifascista che faceva capo a Piero Gobetti; fu sulla rivista “Il Baretti", fondata dall'intellettuale torinese, che comparvero i primi articoli di Montale e, per le stesse edizioni, Ossi di seppia, la prima raccolta poetica, pubblicata nel 1925; nello stesso anno Montale sottoscrisse il manifesto degli intellettuali antifascisti redatto da Croce e pubblicò sulla rivista milanese "L'Esame" l'Omaggio a Italo Svevo, che contribuì in misura rilevante a far conoscere l'opera dell'autore triestino.
A quegli anni risale anche l'incontro con il poeta americano E. Pound, che mise Montale a contatto con la letteratura angloamericana, facendogli apprezzare in modo particolare la poesia di T. S. Eliot, di cui il poeta italiano tradusse alcuni testi.
II soggiorno fiorentino; l’incontro con "Mosca" e "Clizia"
Nel 1927, ricevuta una proposta di lavoro dalla casa editrice Bemporad, Montale si trasferì a Firenze, dove rimase per oltre vent’anni. II soggiorno nella città, allora centro di una intensa attività culturale, fu determinante per la sua formazione. Nel capoluogo toscano Montale entrò presto in contatto con un vivace gruppo di intellettuali antifascisti (Vittorini, Gadda, Contini, Luzi, Bo, Bonsanti, Landolfi, Bilenchi); al loro fianco collaborò alla rivista "Solaria" e frequentò il caffè delle "Giubbe Rosse", assumendo a poco a poco il ruolo di un maestro, di un intellettuale capace di impartire una lezione di vita etica per il suo stesso rifiuto di atteggiarsi a profeta di verità e di certezze. Nel 1928 divenne direttore della biblioteca del Gabinetto Vieusseux, l'antico e prestigioso istituto culturale fiorentino.
A Firenze conobbe anche due donne destinate a contare molto nella sua vita: nel 1927 incontrò Drusilla Tanzi, a quel tempo sposata al critico d'arte Matteo Marangoni; la donna, di dieci anni più anziana del poeta, divenne compagna e poi moglie di Montale, che la rievocò, dopo che fu morta, con il nome di "Mosca", negli Xenia, una sezione di Satura a lei dedicata; nel 1933 conobbe Irma Brandeis, una giovane ebrea giunta dagli Stati Uniti per studiare la poesia di Dante; il poeta si legò a lei in un rapporto di intenso scambio affettivo e spirituale e la cantò con il nome di "Clizia" (così si chiamava una ninfa amata da Apollo, dio delle arti).
Nel 1938 Montale perse il posto che occupava al Gabinetto Vieusseux, perché era privo di tessera del Partito fascista, un requisito divenuto ìndispensabile per accedere agli impieghi pubblici; per il poeta fu l'inizio di un periodo difficile anche dal punto di vista economico; cercò di fronteggiare la situazione con l'attività di traduttore e collaborando a riviste che riuscivano a mantenere ancora un margine di autonomia. Nel 1939 uscì presso la casa editrice Einaudi la seconda raccolta: Le occasioni.
Durante gli anni della guerra, trascorsi quasi tutti a Firenze, Montale accentuò il suo impegno antifascista e soccorse amici perseguitati dal regime, come Carlo Levi e Umberto Saba ospitandoli nella sua casa; dopo la liberazione entrò a far parte del Comitato per la cultura del CLN toscano e si iscrisse per breve tempo al Partito d'Azione, partito questo che era nato nel luglio del 1942 dal confluire di movi
menti d'ispirazione liberale e socialista, che operarono durante la Resistenza. Nel 1945 fondò, con A. Bonsanti e A. Loria il settimanale culturale "II Mondo".
L’attività di giornalista a Milano, il crescere della fama, la morte della moglie
Nel 1948 fu assunto come redattore del "Corriere della Sera" e si trasferì a Milano per svolgere il nuovo lavoro, che gli permise di risolvere definitivamente i suoi problemi economici. AI "Corriere" lavorò fino al 1973; di lui restano numerosi articoli di terza pagina e servizi che compì come inviato speciale in diverse parti del mondo (Francia, Inghilterra, America, Palestina); dal 1955 divenne anche critico musicale per "II Corriere d'Informazione", un organo collegato al "Corriere della Sera". Nel 1956 uscì presso l'editore Neri-Pozza La bufera e altro, la terza grande raccolta poetica.
Intanto la sua fama cresceva e da ogni parte gli giungevano riconoscimenti ufficiali: nel 1956 riceve il Premio Marzotto, nel 1961 gli viene conferita la laurea ad honorem dall'Università di Milano, nel 1967 è nominato dal Presidente della Repubblica, Giuseppe Saragat, senatore a vita (a Palazzo Madama siede nel gruppo dei liberali). Nel 1974 diviene cittadino onorario di Milano.
Nel 1963 era morta, per una malattia dovuta alle conseguenze di una caduta, la moglie, che il poeta aveva sposato appena l'anno prima; dopo un periodo di silenzio, Montale riprenderà a scrivere dedicando a lei i primi versi che segnano una svolta nella sua poesia, che si fa più intima e familiare. II vuoto lasciato nella sua vita dalla scomparsa di "Mosca" fu colmato dalla presenza affettuosa di Gina Tiossi, la governante che era entrata tanti anni prima nella casa del poeta divenendo anche lei una delle presenze del mondo poetico di Montale.
II premio Nobel
La serie dei riconoscimenti tributati a Montale culmina nel conferimento del premio Nobel che nel 1975 lo consacra autore a livello mondiale. Montale fu attivo come poeta fino agli ultimi anni della vita; nel 1980 collaborò all'edizione della sua Opera omnia in versi, curata da G. Con
tini e R. Bettarini, per i tipi di Einaudi. Nonostante le malferme condizioni di salute, visse ancora per qualche tempo, vegliato amorosamente da Gina, «ultimo lare protettivo della sua esistenza terrena» (A. Marchese).
Morì il 12 settembre 1981 a Milano e fu sepolto, accanto alla moglie, nel cimitero di San Felice a Ema presso Firenze.
L’opera in versi
L'opera in versi di Montale, che è stata riunita solo alla fine in un unico volume, uscito nel 1980, è costituita dall'insieme delle singole raccolte. Esse, pur composte a lunga distanza di tempo e in sé concluse, si dimostrano collegate da una profonda coerenza di motivi e di ispirazione, al di là della varietà dei toni e dello stile, che caratterizzano una produzione poetica estesa nell'arco di un cinquantennio.
Le raccolte di poesie sono sette; le prime tre sono più compatte e appaiono organizzate attorno a nuclei tematici unitari, di cui il titolo pur nella sua allusività fornisce un'indicazione, e sono divise in sezioni nelle quali i componimenti sono disposti con criteri non cronologici ma gerarchici; le ultime quattro presentano, invece, una struttura più aperta, una mescolanza di elementi diversi e un'intonazione diaristica, come si arguisce dai titoli.
La prima raccolta s'intitola Ossi di seppia; essa fu pubblicata
nel 1925; come indica il titolo, tratta una materia arida (la negatività dell'esistenza), in uno stile anch'esso nudo e prosciugato.
La seconda, che s'intitola Le occasioni, titolo genericamente riconducibile al significato di "incontri", fu pubblicata nel 1939; in essa il poeta prosegue la ricerca avviata nel primo libro con una maggior ricchezza di temi e con un linguaggio più articolato.
La terza, La bufera e altro, uscita nel 1956, raccoglie le liriche scritte durante la guerra (la "bufera" a cui allude il titolo) e nell'immediato dopoguerra. I componimenti vertono sui temi esistenziali introdotti nel primo libro ed espressi ora in forme allegoriche e cifrate, non sempre comprensibili.
Satura, la quarta raccolta, uscita nel 1971, annuncia un notevole allargamento della tematica della poesia montaliana, che ora si apre anche alla quotidianità; la novità dei contenuti e del linguaggio, divenuto discorsivo, sembra segnare una frattura netta tra la precedente produzione di stile alto e quella che d'ora in poi seguirà.
Le ultime tre raccolte sono da alcuni considerate il quinto libro di Montale, in quanto sono accomunate dall'ordine cronologico dei componimenti, caratteristico del diario, e da affinità di contenuto e di stile. I titoli sono: Diario del '71 e del '72 (1973); Quaderno di quattro anni (1977); Altri versi (1980); i temi sono legati all'attualità e alla quotidianità e il linguaggio si arricchisce di termini moderni, tipici della cultura contemporanea.
Produzione in prosa
La produzione in prosa di Montale, che è di genere vario, comprende il volume Farfalla di Dinard uscito nel 1956, le antologie Auto da fè (1966) e Fuori di casa (1969) nonché una raccolta di Saggi (Sulla poesia) del 1976.
Le traduzioni
Montale ha lasciato un Quaderno di traduzioni (1948), che include testi di autori prevalentemente inglesi e americani (Shakespeare, Blake, Dickinson, Hopkins, Melville, Eliot, Pound). La sua attività di traduttore si colloca per la qualità sullo stesso piano della sua attività poetica.
Profilo critico
La visione della vita
Fin dalla prima raccolta Montale esprime una concezione del mondo ispirata a un pessimismo radicale, che, nel corso degli anni, non subirà modifiche: la vita umana gli appare priva di significato e di finalità, dominata dal senso del vuoto e dal malessere esistenziale né la natura può offrire all'uomo dei punti di riferimento, in quanto si presenta sotto apparenze illusorie o misteriose.
La ricerca metafisica percorre l'intera opera di Montale senza sfociare in una soluzione religiosa; tuttavia, le domande che egli si pone sono di natura religiosa; tutta la sua riflessione ruota attorno al problema dell'assenza di Dio, dello smarrimento e della impotenza dell'uomo.
Su tale visione pessimistica del mondo solo in parte sembrano aver agito cause storiche, come gli eventi negativi che accompagnarono la giovinezza e la maturità del poeta. Lo chiarisce lui stesso in una intervista rilasciata nel 1951: «Avendo sentito fin dalla nascita una totale disarmonia con la realtà che mi circondava, la materia della mia ispirazione non poteva essere che quella disarmonia. Non nego che il fascismo dapprima, la guerra più tardi, e la guerra civile più tardi ancora mi abbiano reso infelice; tuttavia esistevano in me ragioni di infelicità che andavano molto al di là e al di fuori di questi fenomeni».
La natura dell'impegno di Montale
È qui che si trova la ragione per cui c'è stato e c'è chi lo accusa di mancanza di impegno politico, o di atteggiamenti reazionari. Ma l'impegno di Montale è da intendersi in un senso più alto, come ininterrotta ricerca volta a conseguire una più profonda conoscenza della condizione umana, finalità che è uno dei caratteri costitutivi della poesia di Montale.
I caratteri della poesia di Montale, poeta "metafisico"
Montale rifiuta l'esperienza del radicalismo avanguardistico e si riallaccia ai poeti italiani di fine Ottocento, ai simbolisti francesi. Da D'Annunzio deriva alcune scelte linguistiche, respingendone, però, completamente l'ideologia, i temi, la visione dell'arte; da Pascoli attinge alcune caratteristiche stilistiche, come le onomatopee*, le allitterazioni*, ecc., ma anche nell'utilizzare i modelli altrui dimostra capacità di rielaborazioni originali. La sua poesia dal punto di vista lessicale* appare molto ricca e innovativa, mentre nella sintassi* e nella metrica* tende a conservare le misure classiche.
Fin dall'inizio nella lirica di Montale si annuncia un procedimento stilistico che si è convenuto di chiamare correlativo oggettivo, un termine mutuato dalle elaborazioni teoriche del poeta inglese T. S. Eliot; esso consiste nel mettere in correlazione stati d'animo, sentimenti, situazioni interiori con oggetti esterni che, pur essendo fortemente emblematici, mantengono una precisa nettezza di contorni. Egli riesce così a coniugare realismo e simbolismo, tradizione e modernità.
Per questo, pur essendo riconosciuto tra i padri dell'Ermetismo, non è ascrivibile in senso stretto a tale corrente: nella sua poesia la realtà non perde i contorni, la razionalità non viene meno. La sua arte non è programmaticamente oscura, ma può diventarlo per una densità che lui stesso non è riuscito a risolvere; a proposito del dibattuto carattere cifrato della poesia moderna, inclusa la sua, così si è espresso Montale: «Nessuno scriverebbe versi se il problema della poesia fosse quello di farsi capire; il problema è di far capire quel quid [qualcosa] al quale le parole sole non arrivano».
È difficile definire con una formula sintetica un'esperienza poetica complessa come quella di Montale e stabilirne la collocazione precisa nel panorama della ricca produzione novecentesca; ancora una volta può essere di aiuto una sua dichiarazione: «Se per poesia pura s'intende quella di estrazione mallarmeana io non appartengo a quella corrente. Non che io la respinga a priori, solo me ne dichiaro estraneo. C'è stata però, a partire da Baudelaire e da un certo Browning [poeta inglese dell'Ottocento], e talora dalla loro confluenza, una corrente di poesia non realistica, non romantica e nemmeno strettamente decadente, che molto all'ingrosso si può dire metafisica. lo sono nato in quel solco. [...] Tutta l'arte che non rinunzia alla ragione, ma nasce dal cozzo della ragione con qualche cosa che non è ragione, può anche dirsi metafisica».
- PAROLA CHIAVE -
CORRELATIVO OGGETTIVO: procedimento con il quale, nella poesia, gli stati d'animo vengono messi in relazione con oggetti del mondo esterno che abbiano caratteri fisici molto evidenti e siano tali da imprimersi con efficacia nella mente. Si tratta di un processa analogo a quello del simbolo e di tutte le tecniche che rappresentano la realtà in modo allusivo; tuttavia, mentre il simbolo è sfumato, il correlativo oggettivo presenta contorni netti e mentre il primo attesta, almeno ne! Simbolismo francese, la fiducia de( poeta nella possibilità di penetrare il mistero della realtà attraverso le sue forme, il correlativo si pone come un elemento indecifrabile dei mondo fenomenlco. II termine fu coniato dal poeta anglo-amerìcano T. S. Fliot, che lo utilizzò in un saggio di critica letteraria; da noi esso è stato introdotto da Montale, che ha fatto dei correlativo oggettivo il procedimento tipico della sua poesia.
Fonte: http://www.calamandrei2013.altervista.org/MONTALE.doc
Sito web da visitare: http://www.calamandrei2013.altervista.org
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
Il testo è di proprietà dei rispettivi autori che ringraziamo per l'opportunità che ci danno di far conoscere gratuitamente i loro testi per finalità illustrative e didattiche. Se siete gli autori del testo e siete interessati a richiedere la rimozione del testo o l'inserimento di altre informazioni inviateci un e-mail dopo le opportune verifiche soddisferemo la vostra richiesta nel più breve tempo possibile.
I riassunti , gli appunti i testi contenuti nel nostro sito sono messi a disposizione gratuitamente con finalità illustrative didattiche, scientifiche, a carattere sociale, civile e culturale a tutti i possibili interessati secondo il concetto del fair use e con l' obiettivo del rispetto della direttiva europea 2001/29/CE e dell' art. 70 della legge 633/1941 sul diritto d'autore
Le informazioni di medicina e salute contenute nel sito sono di natura generale ed a scopo puramente divulgativo e per questo motivo non possono sostituire in alcun caso il consiglio di un medico (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione).
"Ciò che sappiamo è una goccia, ciò che ignoriamo un oceano!" Isaac Newton. Essendo impossibile tenere a mente l'enorme quantità di informazioni, l'importante è sapere dove ritrovare l'informazione quando questa serve. U. Eco
www.riassuntini.com dove ritrovare l'informazione quando questa serve