La scuola Toscana

Guittone e i poeti toscani
1) BONAGIUNTA ORBICCIANI di Lucca (nato verso il 1220)
Trasferì in Toscana le esperienze della lirica siciliana; fece un'attiva opera di mediazione culturale, che verso il 1250, spostò il centro della poesia in volgare dalla corte di Federico II e di Manfredi (a Palermo) nell'Italia centrale; in tal modo pose, sia pure inconsapevolmente, le premesse per il Dolce Stil Novo.

2) CHIARO DAVANZATI di Firenze (vissuto nella seconda metà del '200)
Divulgò i temi caratteristici della poesia provenzale e siciliana.

3) GUITTONE D'AREZZO nato verso il 1235, morto nel 1294.
Fu di parte guelfa e, turbato dalle vicende della sua città (Arezzo), si recò in volontario esilio. Verso i trenta anni, in seguito ad una profonda crisi spirituale, abbandonò moglie e figli e si fece frate.
Di lui ci restano molte opere importanti per la comprensione della sua poetica:
a) Numerose lettere in volgare
b) 50 Canzoni
c) Oltre 200 sonetti
Guittone non è un aristocratico, ma un borghese che partecipa attivamente alla realtà quotidiana del Comune, che è molto più movimentata di quella in cui vivevano provenzali e siciliani.
Perciò, pur usando gli schemi poetici tradizionali, non crea nelle sue poesie un'atmosfera di sogno e d'incanto, distaccata dalle reali vicende della vita, ma esprime le sue reazioni a quanto accade nella sua anima e nella società in cui vive. Quindi l'amore non è l'unico tema della poesia guittoniana; altri temi sono: le lotte politiche, lo slancio religioso, gli ideali di dignità, di onore, di prudenza. E, nel trattare questi temi, Guittone è, necessariamente, meno "lirico" e più "discorsivo": cioè da più spazio al ragionamento e alla riflessione, sorretti da una grande ENERGIA MORALE, che costituisce il motivo fondamentale della poesia guittoniana.
A Guittone si deve il primo esempio di CANZONE POLITICA: scrisse infatti una canzone in occasione della sconfitta subita dai guelfi fiorentini a MONTAPERTI (1260) ad opera dei ghibellini capeggiati da Farinata e sostenuti da Manfredi, figlio naturale di Federico II. Invettiva, sarcasmo, sdegno, ironia sono le note che caratterizzano questa canzone. ( Dante)