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IL SIMBOLISMO
Nel corso del XIX secolo l’indubbio progresso economico e civile sembrava sacrificare la spiritualità dell’uomo, la sua interiorità, il suo bisogno di valori, la sua aspirazione a una felicità che vada oltre gli aspetti materiali dell’esistenza. In questo clima si forma il Simbolismo, il cui precursore è Charles Baudelaire. La nascita di un vero e proprio movimento simbolista tuttavia si avrà solamente con la pubblicazione, nel 1871 in Francia, della Lettera del veggente di Arthur Rimabaud. La nuova tendenza appare del tutto affermata nell’antologia I poeti maledetti curata da paul Varlain.
Tratto comune dei poeti simbolisti è la protesta contro l’esistenza sociale moderna e contro la concezione positiva dell’universo. Essi vanno alla ricerca di un senso nascoste della vita delle cose, di un significato ultimo che sfugge alla conoscenza razionale e che è accessibile soltanto attraverso la capacità di intuizione e di divinazione di persone non comuni, ipersensibili e veggenti: la poesia è appunto, la forma suprema di tale conoscenza e acquista quindi un ruolo fondamentale nella società moderna in quanto esprime un avocazione umana permanente, ma costantemente contrastata dalla società contemporanea.
Elemento principale della poesia simbolista è il simbolo. Esso è propriamente un’immagine concreta nella quale si condensano in modo naturale dei significati profondi, scavalcando gli ostacoli e censure che la ragione generalmente interviene a porre in questo processo. caratteristica dei simboli è la polivalenza: essi, infatti rappresentano una realtà complessa e in via di trasformazione, un insieme di valori congiunti soprattutto da un legame d’ordine affettivo. I simbolisti sostituiscono il modi di procedere del pensiero logico un raffinato lavoro di ascolto, di analisi e di sintesi che avviene via intuitiva.
Sul piano formale si può dire che i questi poeti portano a esiti estremi alcune linee di sviluppo già presenti nella poesia romantica come ad esempio la dissoluzione delle forma metriche tradizionali, sostituite dal verso libero, l’uso sempre più frequente di metafore e analogie, di un linguaggio intensamente musicale e basato sul valore fonico delle parole, sulla fluidità e il ritmo della frase.
Charles Baudelaire
Biografia
Nel 1833 tentò l'iscrizione al liceo Louis-Le-Grand che però, a causa della frequentazione di cattivi ambienti e del suo stile di vita dissoluto, venne interrotta dal patrigno che lo mandò in India sulla nave Paquebot des Mers du Sud. Da questa esperienza nacque la passione per l'esotismo che si rifletterà in seguito nella sua opera di maggior successo: I fiori del male.
Dieci mesi dopo la sua partenza per l'India Baudelaire fa rientro a Parigi dove, grazie al patrimonio paterno, inizia una vita di grande libertà.
I generosi dispendi economici intaccarono rapidamente la metà del patrimonio paterno costringendo la madre, dietro consiglio del patrigno, ad interdire il giovane ed affidare il suo patrimonio ad un notaio. Fu l'anno successivo che Baudelaire tentò per la prima volta il suicidio.
Il 1846 lo vede esordire come poeta con l'opera "A una signora creola" e, contemporaneamente, collaborare con riviste e giornali attraverso articoli e saggi e critiche d'arte. Passano tre anni e, nel 1848, Baudelaire prende parte ai moti rivoluzionari parigini; nel 1850 inizia ad amare lo scrittore Edgar Allan Poe, a cui dedicherà diversi articoli e personali traduzioni. Il suo impegno giornalistico si determina anche nelle varie critiche d'arte, pagine di grande modernità ed originalità che si fondono profondamente con l'estetica del tempo e con la poetica dei suoi versi.
Nel 1857 l'editore Poulet-Malassis pubblica in 500 copie la raccolta di cento poesie intitolata I fiori del male che verrà sequestrata qualche mese dopo portando Baudelaire e l'editore in sede processuale con l'accusa di pubblicazione oscena e oltraggiosa. L'esito del processo porterà alla censura di sei poesie (verranno pubblicate a parte a Bruxelles col titolo "I relitti") e ad una pena pecuniaria poi ridotta su decisione dell'Imperatrice.
Nel 1860 viene colto da una prima crisi cerebrale.
Nel 1861 tenta per la seconda volta il suicidio.
Nel 1864 dopo essere stato rifiutato all'Acadèmie francaise si reca a Bruxelles con la speranza di poter ricavare un po' di denaro per mezzo di alcune conferenze. La monotonia e la noia di questo periodo rivivono nei pessimistici pensieri di "Il mio cuore messo a nudo" e nella ferocia delle "Amenità belgiche", opere a cui lavora con crescente disperazione e che rimarranno abbozzate.
Nel 1866 a causa di un attacco di emiplegia e di afasia rimane paralizzato nel lato destro del corpo.
Ormai malato, cerca sollievo nelle droghe ma, nel 1867, dopo una straziante agonia della paralisi muore a soli 46 anni.
Le opere e la poetica
Il 1857 anno di pubblicazione dei Fiori del male di Charles Baudelaire è considerata la data di inizio della poesia moderna. con questa raccolta poetica, infatti, Baudelaire prende le distanze dalla poesia romantica, legata all’idea di un a natura buona e fiduciosa nel progresso economico e civile della società, per esprimere invece il disagio di un poeta che fatica a trovare il suo posto nel mondo. In questo senso i suoi testi si fanno espressione di una ribellione dell’artista alla società borghese e capitalista.
La poesia scegli un linguaggio specifico, sempre più raffinato, analogico e non mimetico, molto lontano dall’uso parlato della lingua. Il linguaggio della poesia, sempre meno accessibile a un pubblico medio, si rivolge dunque a specialisti o comunque a utenti colti. Nella ristrettezza di tale pubblico, costituito da un’elite molto limitata della classe dirigente, si riflette la condizione di isolamento del poeta, la sua marginalità e anche la tendenza a trasformare questa situazione in privilegio conoscitivo e in superiorità sociale.
I punto di partenza di Bodelaire è un radicale pessimismo che investe la natura, la storia e la società. L’unico valore che resiste nel genere disincantato è costituito dalla bellezza, dall’arte. La poesia, e dunque il poeta, acquistano un ruolo di grande importanza. Il poeta è l’eroe dei tempi moderni colui che no si accontenta di facili certezze, che sa avvalersi al di sopra della massima informe, il depositario di un verità superiore.
Ciò che distingue il poeta dagli altri mortali è il dolore e la capacità di soffrire.
Il paesaggio ricorrente in B. è quello urbano con spesso la presenza della fola che lo attira e lo respinge, di cui egli si fa complice e da cui, e nello stesso istante si distacca.
da un punto di vista formale occore notare che in molte poesie lo stile “sublime” esprime spesso temi degradanti e basi. Anzi esso diviene tanto più alto quanto più sgradevoli appaiono per il pubblico borghese gli argomenti trattati: la bestemmia, la prostituzione e la perversione.
Centrale nella poetica di B. è il concetto di simobolo che non rimanda a un significato a un significato che può essere codificato in modo più o meno preciso e univoco. Esso tende a cogliere le connessioni nascoste tra gli elementi della realtà sensibile per avvicinarsi a una conoscenza più profonda. Questo procedimento conoscitivo non può che utilizzare anche un nuovo linguaggio, quello analogico, il solo capace di cogliere segrete connessioni tra le cose.
Arthur Rimbaud
Biografia
Arthur Rimbaud considerato l'incarnazione del poeta maledetto, nacque a Charleville nel 1854 in una tipica famiglia borghese (dove non ebbe né l'affetto del padre, che assai presto lasciò la famiglia, né quello della madre, inflessibile e tiranna). Educato in famiglia ed a scuola secondo gli schemi più tradizionali, si segnalò per la straordinaria precocità intellettuale componendo versi sin dall'età di dieci anni; a 16 anni rifiutò di colpo tutti gli schemi secondo cui era stato educato, fuggì ripetutamente di casa, cominciò il suo vagabondaggio: visse tra esperienze di ogni genere, senza escludere alcol, droga e carcere.
Si rifiutò di tornare a scuola e, nel corso di una nuova fuga, incontrò Paul Verlaine, amicizia che fu decisiva nello stimolare la straordinaria e precocissima vena creativa del poeta adolescente. Tentò di raggiungere Parigi dove, alla caduta dell'Impero di Napoleone III, era sorta la Comune. Proprio nel '70 ebbe inizio l'avventura letteraria di questo enfant prodige (che cominciò a comporre imitando Hugo), un'avventura che durò cinque anni, durante i quali scrisse tutte le sue opere più importanti. Riscosse grande successo tra i poeti simbolisti e nell'ambiente intellettuale parigino, ma questo successo fu effimero, e ben presto Rimbaud si ritrovò a essere ignorato e dileggiato.
Rimbaud abbandonò la poesia (dopo aver distrutto quanto poteva dei suoi scritti) e si lanciò in una vita d'avventure, che lo vide insegnante a Londra nel 1874, scaricatore di porto a Marsiglia nel 1875, mercenario nelle Indie olandesi e disertore a Giava nel 1876, al seguito di un circo nel 1877,
capomastro a Cipro nel 1878. Infine, nel 1880 si stabilì come commerciante in Abissinia. Verlaine, pensando che Rimbaud fosse morto, ne pubblicò le illuminazioni nel 1886 Nel 1891, Rimbaud ritornò in Francia per sottoporsi a cure mediche per un tumore a un ginocchio, a causa del quale morì in quello stesso anno.
Le opere e la poetica
Arthur Rimbaud è un enfant prodige e un ribelle allo stato puro che fa pubblicare una sola opera “una stagione all’inferno”.
Il punto di partenza di R è la scoperta, fatta a sedici anni, di una dissociazione dell’io che è qualcosa di trascendente che ci coinvolge in una realtà più vasta. Dalla conoscenza completa, intera, profonda di noi stessi occorre prevenire una comprensione del tutto; l’anima va coltivata, ma come alla rovescia, provocando no il suo ordine ma il suo disordine scardinata e deformata, resa mostruosa sottraendola all’ipoteca di Dio e dalla morale. Il poeta dunque deve essere veggente, deve trasformarsi attraverso “una lunga, immensa e ragionata sregolatezza di tutti i sensi”, un’opera di disintegrazione che generi il caos senza subirlo, ma lo controlli, lo domini.
IL poeta diviene così “il grande malato, il grande maledetto”, ma anche il “Sapiente Supremo”, colui che è in grado di attingere il mistero l’ignoto, di vedere e comprendere le proprie visioni su un registro universale, assoluto si tratta di un vero e proprio credo poetico
Il Battello Ebbro (Rimbaud)
La "teoria del veggente" esposta nella lettera a P. Demeny trova in questo componimento la sua piena attuazione. Il poeta "ha visto", al di là di ciò che appare sulla superficie della realtà, l'inaudito e l'invisibile. Ciò che in questa poesia colpisce immediatamente è l'atmosfera onirica, caratterizzata in modo "forte" da due elementi fondamentali: l'uso del registro linguistico narrativo ("discendevo", "ero"); la successione non logico-sequenziale delle immagini, semplicemente esposte senza un'apparente soluzione di continuità. Questo è il modo in cui raccontiamo i sogni. Tale proprietà del testo simbolista accomunò all'epoca tutti i linguaggi artistici e va interpretata alla luce della nuova concezione della coscienza che tra 800 e 900 si impose sulla scena culturale europea.
Senza voler scendere nei particolari del discorso - un lavoro interpretativo di straordinaria difficoltà, sproporzionato ai nostri scopi - possiamo tuttavia annotare alcuni elementi di particolare importanza:
1) La cornice temporale è denotata dall'espressione «l'altro inverno» che, associata all'oscurità del contesto simbolico, assume una precisione che spiazza il lettore. La dimensione a-temporale della poesia lirica classica e romantica viene qui corretta verso una contestualizzazione cronologica che non dice nulla a chi legge. Una precisione dunque apparentemente inutile.
2) La forma del discorso è quella "narrativa" dei sogni e la qualità degli eventi appare caoticamente ridondante. Il poeta immagina se stesso come un battello abbandonato alla corrente, e in questa forma egli discende «i Fiumi» (al plurale) verso «il Poema del Mare». Questa dimensione immaginativa è totalmente astratta, e apparentemente predispone a un discorso di tipo simbolico piuttosto tradizionale: l'acqua come simbolo di rigenerazione, il Fiume come entità sacrale predisposta al nutrimento e all'infinita rigenerazione e il mare come espressione dell'insondabilità del senso (il Poema).
3) Le immagini simboliche secondarie, al contrario, rispondono allo scopo di destabilizzare definitivamente il lettore dalla serena contemplazione di un ambiente che pareva essergli familiare. La loro scelta, come si diceva, è totalmente gratuita e ingiustificata: decontestualizzata rispetto alla "cornice" iniziale. E tuttavia, esse appaiono estremamente "precise" e "vivide", nella loro concretezza materiale ("Pellerossa urlanti", "l'acqua verde", "le macchie di vini azzurrastri e di vomito", gli "enormi stagni, reti dove marcisce tra i giunchi un Leviatano", ec.). Questa contraddizione tra astrazione logica e precisione semantica è l'elemento forte della poesia simbolista: la spersonalizzazione della sensibilità. Con ciò si vuole indicare una ricerca tesa alla cura quasi fotografica del particolare, una volontà di concretezza che crea un enorme contrasto con l'irrazionale inafferrabilità dei contenuti. La sensibilità immaginativa è quindi privata di "realtà esperienziale", spersonalizzata: chi legge non riconosce più nulla - amore, dolore, passione - pur di fronte all'estrema evidenza delle figure (la quantità di aggettivi e di colori utilizzati è una novità assoluta nell'ambito del linguaggio poetico), la stessa evidenza "improduttiva" della denotazione temporale.
Fonte: http://info5b.altervista.org/Italiano/Il_simbolismo.doc
Sito web da visitare: http://info5b.altervista.org/
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
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