Letteratura Ugo Foscolo biografia

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Letteratura Ugo Foscolo biografia

UGO  FOSCOLO (1778-1827)

  • Ugo è solo uno pseudonimo, perché il suo vero nome è Nicolò
  • Nasce nell’isola greca di Zante (Zacinto) che allora era sotto il dominio di Venezia
  • La madre era greca (Diamantina Spathis)
  • Amerà moltissimo anche il mondo classico (parlava correntemente il greco, quindi non doveva ricorrere alle traduzioni delle opere)
  • Trascorre gli anni giovanili a Venezia
  • Entra in contatto con diversi intellettuali italiani (tra cui Cesarotti e Pindemonte a cui dedicò dei sonetti)
  • La sua vita fu segnata da relazioni con numerose donne
  • È molto influenzato da Monti e dai “sepolcrali” inglesi (in particolare tra i 18 e i 20 anni), da Alfieri (per il Foscolo degli anni maturi)
  • 1796-1797 fu un  biennio importante: nel ’96 Napoleone scende in Italia e Foscolo si accende di entusiasmo anche per la causa rivoluzionaria. Scrive l’ode “A Bonaparte liberatore”; si aspettava molto da Napoleone, perché pensava che avrebbe liberato l’Italia dal dominio straniero
  • Napoleone firma il trattato di Campoformio, con il quale cede Venezia all’Austria
  • Per Foscolo si apre la strada dell’esilio: lascia Venezia e combatte come volontario tra le truppe francesi
  • Trascorre alcuni anni in Francia (incontra il giovanissimo Manzoni)
  • Torna in Italia tra il 1806-1807 e pubblica alcune delle sue opere più importanti, tra cui anche i “Sepolcri”
  • Polemiche letterarie contro i fautori del classicismo alla Monti
  • Sono anni di miseria per Foscolo, che segue i suoi ideali anziché servire il padrone di turno come faceva Monti
  • La traduzione dell’Iliade fatta da Monti, che era molto apprezzata, era invece criticata da Foscolo, che conosceva il greco molto bene (per lui Monti era un bravo traduttore dei traduttori)
  • 18 giugno 1815 Napoleone viene sconfitto a Waterloo; Foscolo prende la via dell’esilio definitivo e viaggia attraverso diversi paesi d’Europa (Svizzera, Inghilterra, Germania)
  • Periodo di grandi difficoltà economiche e miseria. Può vivere grazie al suo lavoro di giornalista e compilatore (non era più al servizio di nessuno)
  • Nel 1827 muore in Inghilterra
  • 1861: unità d’Italia. I suoi resti vengono portati nel cimitero di Santa Croce a Firenze

OPERE

  • “Le ultime lettere di Jacopo Ortis” (di gusto molto settecentesco), Scritto a più riprese e pubblicato diverse volte.
    • 1798
    • 1802           
    • 1816
    • 1817

      L’ultima edizione non è sostanzialmente diversa dalle prime.

  • Produzione lirica: produzione poetica di ispirazione classica. Di queste riconobbe solamente:
  • 2 odi  à “A Luigia Pallavicini caduta da cavallo”

                à “All’amica risanata”

  • 12 sonetti

      Influenze molto varie; Parini, Arcadia.

    • “Carme dei Sepolcri”, dedicato a Ippolito Pindemonte, è formato da 295 endecasillabi sciolti
    • “Le Grazie” (1812-1813) Opera incompiuta è cosidarata il suo capolavoro

LE ULTIME LETTERE DI JACOPO ORTIS

È un romanzo epistolare scritto già dal 1796

  • Il protagonista è un giovane patriota veneziano, che esule è pieno di ardenti passioni
  • C’è molto di autobiografico; come Foscolo, anche Jacopo vive malissimo Campoformio
  • L’opera ha uno stile molto tragico: il protagonista ha molte delle caratteristiche dell’eroe tragico. È buono e si oppone alle ingiustizie, mettendo a rischio anche la sua vita. Egli muore suicida
  • È una sorta di monologo tragico, con un linguaggio solenne e altisonante (come quello alfieriano)
  • Jacopo lascia Venezia e si rifugia sui colli Euganei, dove incontra Teresa, la ragazza di cui si innamora
  • Teresa è obbligata a sposarsi con Odoardo, rappresentante della borghesia affarista: egli rappresenta tutti gli ideali a cui Foscolo non crede, anche perché Odoardo è freddo e calcolatore
  • Teresa ricambia i sentimenti di Jacopo, ma lui non si sente di insistere perché sa che non sarebbe in grado di mantenerla
  • Se ne va dai colli Euganei e gira l’Italia: a Milano incontra il vecchio Parini
  • Tornerà sui colli Euganei, dove Teresa si è già sposata
  • Si uccide pugnalandosi
  • Le lettere sono indirizzate a Lorenzo Alberani. La finzione consiste nel fatto che questo avrebbe raccolto le lettere e le avrebbe pubblicate aggiungendo alcune osservazioni e la descrizione della morte di Jacopo
  • Foscolo fu influenzato dalla letteratura sentimentale dell’epoca

>”La nouvelle elise” (J.J.Rousseau)
>”I dolori del giovane Werther” (Goethe)
Alcuni ritengono che Jacopo Ortis sia una rielaborazione di Werther, altri invece sostengono che l’opera sia solo ispirata, ma originale.

  • La forma e lo spirito sono tragici; la stessa descrizione fisica di Jacopo richiama il personaggio reale di Foscolo
  • Jacopo è un po’ il prototipo del personaggio romantico, anche se Foscolo non sarà mai una romantico a causa del suo ateismo e del suo materialismo, che sono proprio all’ opposto dell’ideale romantico. A volte Jacopo parla di fede e quindi non è completamente materialista.

 

L’incipit del romanzo
Lettera introduttiva, molto significativa per capire il carattere del personaggio. Quello usato è un linguaggio tragico.
Jacopo presenta se stesso come un esule, come una sorta di “eroe risorgimentale”: non c’è per lui una via di uscita.
È pronto ad affrontare tutte le conseguenze dei suoi gesti. Non accetta compromessi politici, neanche nella sua vita sentimentale. Parla della sua morte dicendo che non sarà lontana.
Quando dice “tu mi fai raccapricciare” risponde ad una lettera precedente , inviata da Lorenzo.

SCHEDA 14 maggio, a sera
Jacopo racconta del primo e unico bacio con la fanciulla. Lo descrive con toni decisamente romantici , sia per la descrizione del paesaggio (tutta la natura sembra concorrere alla loro gioia), ma anche per la stessa vicenda amorosa ( è un amore irrealizzabile, destinato al fallimento).

Teresa è presentata come la celeste, la divina fanciulla. È un amore trascendente, un’unione di anime.
Jacopo fa alcune riflessioni a proposito delle illusioni, che per lui leniscono le sofferenze dell’uomo: l’amore è una di queste.
Jacopo invidia i popoli antichi perché erano più ingenui e dunque potevano coltivare miti ed illusioni (questo si rifà alla filosofia del ‘700 e anticipa il pensiero di Leopardi).

 

Nella lettera del 15 maggio c’è qualcosa che riporta al Neoclassicismo. Il riferimento al cielo è un riferimento a valori spirituali che si ritroveranno nel romanticismo.
La sorella di Teresa si chiama Isabella (è uno dei personaggi secondari).
Sentiva = sentivo
“Non posso essere vostra mai” è un frase molto simile a quella che userà il poeta romantico Shelley

SCHEDA à 15 maggio
Dopo il bacio si sente pieno di una nuova spiritualità: lui diventa quasi come qualcosa che è superiore all’uomo.
Zefiri = venti primaverili

Descrive la natura che si risveglia in primavera; tutta la seria di osservazioni che fa sono tipiche del neoclassicismo.
Noiadi = ninfe de boschi

Il linguaggio è molto teso e solenne, piuttosto dalla prosa moderna.

La lettera da Ventimiglia
È passato circa un anno e Jacopo ha già lasciato i colli Euganei. Giunge nei pressi di Ventimiglia: qui abbandona l’idea di andare all’estero e torna ai colli Euganei.
Jacopo fa osservazioni sul destino d’Italia: vi è dunque il tema della mancanza di libertà politica che si ritroverà anche nei “Sepolcri”.
Rappresentazione della natura dal gusto preromantico: è aspra, solitaria e minacciosa. È descritta in questo modo perché fa da sfondo al suo animo (aspira già al suicidio).

<<Ne più mai toccherò le sacre sponde>>  A Zacinto
È il sonetto più famoso di Foscolo, scritto tra il 1802 e il 1803, il periodo dell’esilio. Esprime il rimpianto verso l’isola greca di Zante: ci sono  numerosi richiami al mondo classico.
Vi è un riferimento a Venere, Omero, che scrisse di Ulisse, il quale è paragonato a se stesso: la differenza con Ulisse, è che Foscolo non potrà più tornare a casa, come fece Ulisse con Itaca.
C’è il tema della tomba, dei sepolcri.
Le due quartine e la prima terzina formano un unico complesso periodo, in cui Foscolo rimpiange la sua terra natia. Il suo esilio non avrà mai fine.

In morte del fratello Giovanni
Composto intorno al 1803, è dedicato al fratello morto nel 1801, che probabilmente si uccise per debiti.
Vi è  il tema dei sepolcri, dell’esilio (Foscolo non può andare a visitare la tomba del fratello), ma vi è anche il tema degli affette familiari.
Foscolo non condanna il suicidio; questo accade per il pensiero classico.

Nel Carme 101 di Catullo il tema è molto simile perché egli immagina di parlare con il fratello nella tomba (non l’ha imitato, ma si è comunque ispirato a lui).

C’è quasi un augurarsi la propria futura morte da parte di Foscolo.

 

IL CARME DEI SEPOLCRI

Considerata la maggiore opera di Foscolo, è un componimento poetico in endecasillabi sciolti, composto nel 1806 e pubblicato nel 1807: è dunque un’opera della maturità.
All’origine della scrittura dei “Sepolcri” c’era l’emanazione dell’editto di Saint-Cloud, che nel 1806 venne esteso all’Italia (editto napoleonico).
Questo editto prescrive che i cimiteri fossero fuori dalle mura cittadine e che sulle lapidi non ci fossero iscrizioni particolari: era un metodo per eguagliare la società , per evitare cioè l’ostentazione del lusso.
C’erano gruppi di intellettuali favorevoli e altri contro a questo editto: Foscolo, ad esempio, è completamente contrario. Foscolo svolge in quest’opera un’esposizione sulle funzioni delle tombe: questo devono permettere a chi è in vita di riflettere ricordare le gesta dei morti. Questo è sostanzialmente impossibile se vengono utilizzate le fosse comuni.

  • Ciò permette a Foscolo di fare osservazioni sul senso della vita, sul destino, l’illusione, la poesia e il mito;
  • È una sorta di discussione di temi filosofici
  • Foscolo usa il procedimento argomentativo, facendo una serie di esempi e ponendo alcune domande retoriche, a cui dà la risposta secondo lui più giusta;
  • Concezione filosofica della vita e del mondo rigidamente materialistica (mondo formato solo da materia, quindi non esiste alcuna sopravvivenza dopo la morte)
  • Si potrebbe quindi sostenere l’inutilità della tomba, ma lui non è d’accordo e argomenta quelle che sono per lui le funzioni delle tombe
  • 295 endecasillabi sciolti
  • Carme dedicato a Ippolito Pindemonte, suo amico sensibile a questo tema: spesso Foscolo immagina di rivolgersi a lui
  • Foscolo la concepiva più come un’epistola in versi (l’epistola metrica è un genere tipico della letteratura classica)

Foscolo si rifà a:
>Orazio
>Lucrezio, autore di “De Rerum natura” (poema didascalico in cui affronta anche il tema della morte, anche dal punto di vista dell’epicureismo che predicava la morte dell’anima; scritto in esametri latini è spesso tradotto in endecasillabi sciolti.

 

STRUTTURA
Diviso in 4 parti:
vv. 1-90: utilità della tomba: illusione di un rapporto affettivo tra vivi e morti à “Corrispondenza celeste in amorosi sensi”

vv.91-150: rassegna dei riti funerari delle varie civiltà: quelle cristiani e della Controriforma  sono criticati perché accusati di portare immagini spaventose per incutere il terrore della morte. Invece i riti classici non incutevano queste paure, e per vengono considerati migliori (i riti britannici sono da lui considerati simili a quelli classici)

vv.151-212: funzione civile della tomba: Foscolo si vuole riferire alle tombe dei grandi: infatti queste devono o spingere gli uomini alle imprese gloriose. A questo scopo viene citato il cimitero di Santa Croce, dove sono sepolti personaggi come Galileo e Michelangelo. Anche il tema politico è importante: lo stesso Alfieri si rammaricava che gli italiani venissero calpestati dagli stranieri, invece che farsi ispirare dai grandi del passato, e insorgere.

vv.213-295: Funzione della poesia, che attraverso il suo canto rende immortale: quando una civiltà è trascorsa e tramontata subentra la poesia, e questa continua a tramandarsi nel tempo, rendendo immortali i personaggi le cui tombe sono andate perdute à Omero, dopo la distruzione di Troia inizia l’ “Iliade” per renderla immortale.

 

LE GARZIE

  • Poemetto mitologico didascalico scritto in endecasillabi sciolti
  • È l’opera della maturità di Foscolo, il suo progetto più ambizioso
  • La scisse tra il 1812 e il 1813
  • È la sua opera Neoclassica
  • È un opera incompiuta e non esiste una vera e propria edizione curata dall’autore
  • Formata da tre inni, dedicati a:

àVenere
àVesta
àPallade
Scrisse parte di tutti e tre gli inni in maniera discontinua e non li completò
Scrive tramite il mito greco delle tre Grazie: l’autore intende fare un discorso sulla bellezza attraverso una favola mitologica in cui le Grazie accompagnano la dea Venere in corteo
Nel primo inno Venere nasce dal mare greco accompagnata dalle tre Grazie, simbolo della bellezza, della grazia e della poesia. La nascita di Venere, ma in modo maggiore quella della Grazie fa allontanare l’uomo dal suo stato ferino (Foscolo si rifà alle teorie di Vico)

  • Nel secondo inno la scena si sposta in Italia, in cui Foscolo immagina che l’ideale della bellezza classica sia celebrato dal Rinascimento  (soprattutto a Firenze). Facendo questo Foscolo celebra donne del suo tempo e non del Rinascimento.
  • Nel terzo inno immagina che le grazie abbiano abbandonato il mondo abitato a causa della sua brutalità. Tocca a Pallade richiamare le Grazie nel mondo abitato, però le copre con un velo (denuncia i tempi presenti in cui la poesia non potrà più essere come quella classica). Foscolo celebra l’ideale classico della bellezza grazie all’arte, ma più in generale della poesia (l’ideale classico è celebrato in quanto portatore di civiltà). Un’altra cosa negativa sarà l’imporsi della civiltà borghese con il suo culto del profitto (come il rivale di Jacopo Ortis, Odoardo)
  • La critica della società borghese sarà molto diffusa per tutto l’800, fino ai primi del ‘900
  • Il Foscolo che emerge da questa opera è il Foscolo maturo: intende esprimere i propri ideali, anche filosofici, su argomenti da lui rielaborati
  • L’esilio fu tra le cause che gli impedirono di completare l’opera

 

NOTIZIA INTORNO A DIDIMO CHIERICO

  • Scritto in prosa che accompagna un’altra opera, la traduzione di un’opera inglese di Sterne (“Il viaggio sentimentale………………….”
  • In questo scitto Foscolo parla di sé sotto lo pseudonimo di Didimo Chierico; come Jacopo Ortis anche questo personaggio è un alter ego di Foscolo, ma molto più ironico e disincantato (è un Foscolo più intristito, ormai vicino all’esilio.

 

Foscolo rappresenta un nuovo tipo di intellettuale, più indipendente e che cerca di vivere del proprio lavoro. Così sarà sempre più negli anni successivi, anche se con Foscolo non esiste una vera e propria industria libraria. Non varrà per tutti, come per esempio per Leopardi o Manzoni. Il Parini ad esempio viveva grazie ai soldi ecclesiastici.

 

Fonte: http://firemusic.altervista.org/appunti/lett/01-foscolo.doc

Sito web da visitare: http://firemusic.altervista.org

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

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