Letteratura forme e figure femminili

Letteratura forme e figure femminili

 

 

 

I riassunti , gli appunti i testi contenuti nel nostro sito sono messi a disposizione gratuitamente con finalità illustrative didattiche, scientifiche, a carattere sociale, civile e culturale a tutti i possibili interessati secondo il concetto del fair use e con l' obiettivo del rispetto della direttiva europea 2001/29/CE e dell' art. 70 della legge 633/1941 sul diritto d'autore

 

 

Le informazioni di medicina e salute contenute nel sito sono di natura generale ed a scopo puramente divulgativo e per questo motivo non possono sostituire in alcun caso il consiglio di un medico (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione).

 

 

 

 

Letteratura forme e figure femminili

Forme e figure femminili tra Grecia antica e letteratura contemporanea, lectio magistralis di Caterina Barone              

di Solange Passalacqua

Questa sera, sul palco della Rotonda dei Giardini di Lerici, dopo l’accensione del braciere da parte di una studentessa del Liceo Classico T. Parentucelli di Sarzana, MythosLogos ha continuato con la lectio magistralis di Caterina Barone, docente di drammaturgia antica e di storia della filologia e della tradizione classica all’Università di Padova, autrice di saggi sul teatro greco e latino, critico teatrale per il Corriere della Sera nel Veneto. L’intervento è stato impreziosito dalle letture performate dell’attrice Susanna Salvi, della compagnia Teatro Iniziatico dell’Arthena (all’interno della quale, riveste anche il ruolo di aiuto regista), che ha prestato la voce a alcune eroine delle tragedie greche.
Forme e figure femminili nella Grecia antica dunque, ma anche la donna e la sua posizione all’interno del mondo antico sono i punti di partenza della discussione.
In particolare, nella società ateniese del V secolo, la donna era figura predisposta alla procreazione, alla cura della prole e della casa, la sua vita era separata da quella del maschio e spesso onorare la propria natura di donna significava rimanere nell’ombra. Nell’orazione di Demostene Contro Neera, si dice Abbiamo le etère per il piacere, le concubine per la cura quotidiana del corpo, le mogli per procreare figli legittimi e per custodire fedelmente la casa.
Molto diversa è invece l’eroina della tragedia greca, che riveste spesso un ruolo da protagonista o comunque molto importante all’interno della storia narrata, profondamente discordante con quello reale vissuto dalla donna all’interno della società.
A questo punto vengono analizzate tre eroine in particolare: Medea, Clitemestra e Ifigenia.

Medea
Medea, eroina dell’omonima tragedia di Euripide, è donna sapiente, barbara, dotata di un’intelligenza non comune e, quindi, ritenuta pericolosa. Lei stessa dice che proprio questa qualità attira su di sé odio e diffidenza.
Alle eroine del teatro antico sono attribuite astuzia e intelligenza, qualità percepite come deleterie e pericolose. In un’altra tragedia Euripide tratteggia una figura femminile simile a quella di Medea: nell’Ippolito. Ippolito, figlio di Teseo, re di Atene, è un giovane che si dedica esclusivamente alla caccia e al culto di Artemide, trascurando completamente tutto ciò che riguarda le donne, la famiglia e la sessualità, andando anzi orgoglioso della propria verginità. Per tale motivo Afrodite, dea dell'amore, decide di punirlo suscitando in Fedra (seconda moglie di Teseo e quindi matrigna di Ippolito) una insana passione per il giovane. Lo sdegno di Ippolito verso il genere femminile è tale da fargli affermare che è meglio una donna da niente che una donna intelligente, che è spesso capace di compiere qualsiasi scelleratezza, specie in amore. La stessa cosa pensa Giasone. L’intelligenza di Medea è temuta perché pericolosa, sia dal punto di vista fisico perché potrebbe uccidere sia dal punto di vista morale, perché inganna prima di uccidere. La sua astuzia è forza persuasiva e capacità di inganno. Riesce a raggirare persino chi la conosce molto bene, come Creonte e Giasone. Anzi, da Creonte ottiene proprio quel giorno in più per compiere le sue nefandezze, uccidendo la rivale e i propri figli. Con dinamismo e forza di persuasione, Medea trionfa sul maschio con il logos, la parola.

Clitemestra
Clitemestra è l’eroina della tragedia Agamennone di Eschilo. Agamennone, sovrano della polis di Argo, alla partenza per la guerra di Troia, per propiziarsi gli dei (in particolare Artemide che gli era ostile) e avere venti favorevoli, su consiglio dell’indovino Calcante sacrifica la figlia Ifigenia, di bellezza eccezionale. I venti allora cominciano a soffiare e la flotta può alzare le vele. Clitemestra ha però deciso di vendicare il sacrificio della figlia, convincendo Egisto, cugino del marito e suo amante, a aiutarla in tale impresa.
La tragedia narra quindi come Agamennone, di ritorno dalla guerra, venga ucciso a colpi di scure dalla moglie Clitennestra, con l'aiuto di Egisto.
Clitemestra è donna dalle straordinarie capacità. Viene definita donna dal cuore di maschio. Essa non dissimula la propria astuzia come Medea, ma disvela i suoi raggiri con compiaciuta violenza. Spesso la sua figura sovrasta quella dell’amante Egisto, che più volte, viene definito dal Coro con il nome di donna.

Con la guerra del Peloponneso e lo sfacelo della Grecia, gli autori greci levano voci contro la guerra, in particolare Eschilo e Euripide: la donna diventa artefice dell’azione, spesso scegliendo autonomamente il sacrificio, risolvendo i contrasti e l’uomo appare come figura negativa.

Ifigenia
La prima immagine di questa eroina è offerta dalla scena del sacrificio nell’Agamennone di Eschilo. Ma sulla sua sorte i tragici danno versioni diverse: Eschilo e Sofocle la fanno morire lì in Aulide, immolata dal padre con l’inganno. Euripide, invece, racconta che la dea la sostituisce con una cerva e la trasporta in Tauride.
Quindi abbiamo una Ifigenia in Aulide, che narra del raggiro con cui Agamennone attira madre e figlia facendo credere a entrambe che sia prossimo il matrimonio con Achille, solo per immolare la figlia e assicurarsi venti favorevoli per salpare alla volta di Troia e Ifigenia in Tauride che racconta della sostituzione della ragazza con una cerva sull’altare del sacrificio e del suo trasferimento nella terra di Tauride.
La prima figura è un’Ifigenia quasi ingenua, che si abbandona con slancio e entusiasmo alla gioia di sposare Achille, ma che poi accetta nello stesso modo di sacrificarsi per il bene del padre e della patria. La seconda figura è invece una Ifigenia fragile, timorosa della divinità, scossa dalle vicende dell’Aulide, sacerdotessa di un rito atroce: consacrare gli stranieri che poi verranno uccisi. Rimpiange continuamente la casa e la patria lontane e cova sentimenti di odio e vendetta nei confronti di Elena e Menelao che hanno causato la sua situazione sventurata. Quando arrivano in Tauride il fratello Oreste e l’amico Pilade, giunti per trafugare il simulacro di Artemide per ordine di Apollo, per placare la follia che si stava impadronendo di Oreste, la figura di Ifigenia si trasforma: essa diviene astuta e combattiva, organizza la fuga e dimostra una grande capacità oratoria convincendo il re Toante a lasciarli andare.

A questo punto, Caterina Barone cita tre autori, che in epoca più recente, hanno ripreso e trasformato il mito di Ifigenia: Racine, Goethe e Ritsos.

Racine
Racine scrive Ifigenia nel 1674. Si deve tenere presente che egli scrive per la corte di Versailles, che non vuole certo ascoltare una storia triste, tanto meno una tragedia. L’autore francese riprende quindi il mito del sacrificio, ma immagina che il finto matrimonio tra Ifigenia e Achille sia in realtà una vera storia d’amore. E inserisce anche la figura di Irifine, innamorata di Achille e quindi rivale di Ifigenia.
Ifigenia è qui una donna innamorata, pronta a morire piuttosto che abbandonare l’amato, anzi si spinge al sacrificio e alla morte proprio per la gloria dell’amato. Il lieto fine è d’obbligo, fatto apposta per la Corte, e vedrà la morte della rivale Irifine.

Goethe
Goethe scrive Ifigenia in Tauride tra il 1779 e il 1786.
Ifigenia è una donna matura, colma di nostalgia per la famiglia e la patria perdute. Lamenta continuamente il suo stato di esule in terra straniera. Essa desidera fortemente tornare nella propria terra. Ifigenia qui è icona dell’essere femminile, pietoso e dolce, capace di riequilibrare la figura maschile, votata invece alla violenza. Ifigenia è forte e decisa, con il logos risolve l’azione e incarna la via della soluzione non violenta capace di integrare le diversità. Essa senza ingannare nessuno e senza l’aiuto della divinità, riesce a convincere il re Toante a lasciarla partire con Oreste e Pilade.

Ritsos
Ritsos scrive Il ritorno di Ifigenia nel 1972. Tutto è compiuto. Ifigenia è ritornata in Argo, ma gli equilibri si sono rotti. Su tutto aleggia una sorta di immobilità esistenziale e emotiva: Pilade è partito, Oreste e Ifigenia non sanno più parlarsi. L’atmosfera che pervade la scena è surreale e onirica, il tempo è la somma di attimi frammentari, che unisce passato presente e futuro secondo il flusso di pensiero della protagonista. Si ha il crollo dell’universo epico e si disvela l’assurdità del sacrificio della fanciulla.

 

Fonte: http://www.arthenaweb.org/system/files/Forme%20e%20figure%20femminili%20tra%20Grecia%20antica%20e%20letteratura%20contemporanea%2022luglio.doc

Sito web da visitare: http://www.arthenaweb.org/

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

Il testo è di proprietà dei rispettivi autori che ringraziamo per l'opportunità che ci danno di far conoscere gratuitamente i loro testi per finalità illustrative e didattiche. Se siete gli autori del testo e siete interessati a richiedere la rimozione del testo o l'inserimento di altre informazioni inviateci un e-mail dopo le opportune verifiche soddisferemo la vostra richiesta nel più breve tempo possibile.

 

Letteratura forme e figure femminili

 

 

I riassunti , gli appunti i testi contenuti nel nostro sito sono messi a disposizione gratuitamente con finalità illustrative didattiche, scientifiche, a carattere sociale, civile e culturale a tutti i possibili interessati secondo il concetto del fair use e con l' obiettivo del rispetto della direttiva europea 2001/29/CE e dell' art. 70 della legge 633/1941 sul diritto d'autore

Le informazioni di medicina e salute contenute nel sito sono di natura generale ed a scopo puramente divulgativo e per questo motivo non possono sostituire in alcun caso il consiglio di un medico (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione).

 

Letteratura forme e figure femminili

 

"Ciò che sappiamo è una goccia, ciò che ignoriamo un oceano!" Isaac Newton. Essendo impossibile tenere a mente l'enorme quantità di informazioni, l'importante è sapere dove ritrovare l'informazione quando questa serve. U. Eco

www.riassuntini.com dove ritrovare l'informazione quando questa serve

 

Argomenti

Termini d' uso, cookies e privacy

Contatti

Cerca nel sito

 

 

Letteratura forme e figure femminili