I riassunti , gli appunti i testi contenuti nel nostro sito sono messi a disposizione gratuitamente con finalità illustrative didattiche, scientifiche, a carattere sociale, civile e culturale a tutti i possibili interessati secondo il concetto del fair use e con l' obiettivo del rispetto della direttiva europea 2001/29/CE e dell' art. 70 della legge 633/1941 sul diritto d'autore
Le informazioni di medicina e salute contenute nel sito sono di natura generale ed a scopo puramente divulgativo e per questo motivo non possono sostituire in alcun caso il consiglio di un medico (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione).
Finché Roma era stata la dominatrice del mondo, aveva imposto a tutti i popoli conquistati le sue leggi e la sua lingua, il latino. Dunque, in tutto l’impero si parlava in latino e si scriveva in latino. Ma esistevano due tipi di latino: quello colto dei sapienti (sermo doctus) e quello del popolo (sermo vulgaris) che si arricchiva e si trasformava lentamente a contatto con le lingue originali dei popoli conquistati. Con l’arrivo dei barbari ogni regione seguì poi un suo sviluppo.
Il sermo vulgaris rimase come base comune a molte lingue nuove, ma i popoli lo elaborarono e lo modificarono secondo le loro condizioni e necessità e ben presto il “volgare” divenne ovunque una lingua distinta dal latino.
Si differenziarono in Europa due fondamentali ceppi linguistici: quello settentrionale, in cui prevalsero le originali caratteristiche germaniche, e quello meridionale, in cui rimasero più evidenti i segni della romanità.
Il ceppo germanico dette origine al tedesco, all’anglosassone, al danese, al norvegese e allo svedese. Da quello romanzo fiorirono l’italiano, il francese, lo spagnolo, il portoghese, il rumeno.
Il sermo doctus rimase per molti secoli la lingua della Chiesa.
Fu infatti la Chiesa che, nella generale disgregazione, svolse un ruolo fondamentale essendo ormai rimasta come unico punto di riferimento. La sua azione trovò efficace strumento nel monachesimo, trapiantato in occidente da S. Benedetto da Norcia. I monasteri sorsero in luoghi fortificati e isolati. Qui, accanto alle attività di preghiera, si praticava una vita culturale e lavorativa per il proprio sostentamento. Il monastero era l’unico luogo dove si svolgeva un’attività culturale: la conservazione dei testi classici. Il tasso di analfabetismo era molto alto, gli unici a saper leggere e scrivere erano i monaci, che negli scriptorium trascrivevano sia testi classici sia libri sacri; i libri trascritti si chiamavano codici. Ma poiché era possibile ricopiare lo stesso testo in diversi monasteri e poiché era altrettanto facile, a causa dell’ignoranza e della distrazione, commettere errori, ecco che si venivano a formare, di un solo testo, varie interpretazioni scritte.
Tutto ciò influì enormemente sulla cultura dell’epoca. Infatti, proprio la Chiesa contribuì non poco all’affermazione delle nuove lingue: mentre compiva con gran merito l’opera di custodire, studiare e tramandare l’antico sapere e di conservare una lingua latina liturgica uguale per tutta la cristianità, sapeva cogliere le mutazioni linguistiche del popolo. Infatti, i sacerdoti, nelle predicazioni, cominciarono a usare sempre più spesso il volgare per essere capiti da tutti.
Il volgare, com’è facile intuire, fu prima parlato che scritto.
In Francia, grazie alle produzioni della letteratura cortese il volgare ebbe uno sviluppo repentino mentre in Italia ci si arrivò più tardi perché il latino era ancora ben radicato come lingua (d’altronde era nato lì) ed anche perché in Italia c’erano troppi dialetti.
Le prime lingue romanze, o almeno quelle di cui abbiamo una più ricca documentazione, ebbero dunque origine in Francia e furono la lingua d’oil (a nord ) e la lingua d’oc (a sud).
Nella lingua d’oil furono composte opere di contenuto epico, nella lingua d’oc, diffusa soprattutto in Provenza, si cantò specialmente d’amore.
La letteratura cortese
Si intende per poesia cortese quel “cantar d’amore” con cui i trovatori provenzali intrattenevano i signori delle corti feudali.
La gentilezza e l’amore sono l’oggetto principale della lirica cortese.
Il concetto feudale della “cortesia”, cioè della devozione del vassallo al suo signore, viene trasferito dai poeti provenzali nel rapporto d’amore: la donna diventa oggetto di “venerazione” a cui il poeta si rivolge con “amore” nostalgico e rassegnato (amore, adulterio platonico, finto e segreto).
La lirica provenzale è più concettuale che spontanea, più un gioco della mente che una realtà di sentimenti. Nasce un codice che stabilisce segni e modi convenzionali per individuare tutte le situazioni d’amore: dall’innamoramento alla delusione, dal timore di turbare la donna amata, troppo in alto per il suo cantare, al nome fittizio che le si attribuisce per mantenerne segreta l’identità al volgo indiscreto.
Molti poeti italiani scrissero in lingua provenzale, l’unica lingua che pareva tanto armoniosa da diventare poesia. D’altra parte, in Italia l’uso letterario di una lingua diversa dal latino arrivò più tardi che in Francia e in altri paesi europei perché, come già detto, l’Italia era la culla della lingua latina, ed inoltre la situazione politica aveva talmente frammentato il territorio italiano da ostacolare il diffondersi di una lingua volgare unitaria.
Le connotazioni dell’amore cortese
Nel “De Amore” di Andrea Cappellano (sud della Francia, lingua d’oc) la donna è considerata divina; l’amore dev’essere adultero (perché spesso i matrimoni erano combinati, quindi non erano frutto di amore vero, come in Paolo e Francesca) ed essendo inappagato ingentilisce l’animo.
La donna è al centro di tutto perché:
Le diverse produzioni letterarie in Francia nell’età cortese
La canzone di gesta è fondata su una base storica ma può avere astoricismi (come la battaglia con i Saraceni nella Chanson de Roland, in cui la guerra diventa una battaglia tra religioni). Viene diffusa dai giullari, è in decasillabi, con lasse assonanzate.
Il romanzo cavalleresco in cui all’interno della leggenda si inseriscono amore e magia. È in ottonari. Da ricordare come scrittore c’è Chretien de Troyes ma esistono vari cicli di romanzi come quello bretone o quello di Carlomagno. Nella canzone di gesta agiscono forze centripete (da tante regioni i cavalieri si uniscono in un’unica impresa) mentre nel romanzo agiscono forze centrifughe (da una impresa ci si dirama a tante).
Fonte: http://www.itctorrente.it/public/uploadfabiano/[3%20C]%20-%20Origini%20della%20Letteratura%20italiana_1.doc
Sito web da visitare: http://www.itctorrente.it/
Autore del testo: F.Giuseppe
Il testo è di proprietà dei rispettivi autori che ringraziamo per l'opportunità che ci danno di far conoscere gratuitamente i loro testi per finalità illustrative e didattiche. Se siete gli autori del testo e siete interessati a richiedere la rimozione del testo o l'inserimento di altre informazioni inviateci un e-mail dopo le opportune verifiche soddisferemo la vostra richiesta nel più breve tempo possibile.
I riassunti , gli appunti i testi contenuti nel nostro sito sono messi a disposizione gratuitamente con finalità illustrative didattiche, scientifiche, a carattere sociale, civile e culturale a tutti i possibili interessati secondo il concetto del fair use e con l' obiettivo del rispetto della direttiva europea 2001/29/CE e dell' art. 70 della legge 633/1941 sul diritto d'autore
Le informazioni di medicina e salute contenute nel sito sono di natura generale ed a scopo puramente divulgativo e per questo motivo non possono sostituire in alcun caso il consiglio di un medico (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione).
"Ciò che sappiamo è una goccia, ciò che ignoriamo un oceano!" Isaac Newton. Essendo impossibile tenere a mente l'enorme quantità di informazioni, l'importante è sapere dove ritrovare l'informazione quando questa serve. U. Eco
www.riassuntini.com dove ritrovare l'informazione quando questa serve