Letteratura poetica del decadentismo

Letteratura poetica del decadentismo

 

 

 

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Letteratura poetica del decadentismo

DECADENTISMO
Premessa

  • 1883 Paul Verlain pubblica sul periodico parigino “Le chat noir” il sonetto “Langueur” i cui afferma l’identificarsi con l’atmosfera di stanchezza e di estenuazione spirituale dell’impero romano alla fine della sua decadenza. Il sonetto interpretava lo stato d’animo diffuso del tempo:
    • il senso di disfacimento e di fine di tutta una civiltà
    • l’idea assaporata con voluttuoso compiacimento autodistruttivo di un imminente crollo, di un cataclisma epocale.
    • Si avvertiva un’affinità con il periodo del tardo impero romano e si esaltava la suprema raffinatezza ed eleganza di simili momenti in cui una civiltà allo stremo può esprimersi.
    • Queste idee che erano proprie di circoli d’avanguardia e che si contrapponevano alla mentalità borghese e benpensante ostentavano idee deliberatamente provocatorie ispirandosi al modello “maledetto” Baudelairiano
    • La critica ufficiale usava il termine dispregiativo “decadente” ad indicare atteggiamenti del genere, ma quei gruppi intellettuali vollero capovolgerne il significato e ne fecero una sorta di bandiera.
  • Originariamente il termine “decadentismo” stava ad indicare un determinato movimento letterario sorto in un dato ambiente, quello parigino degli anni Ottanta con un preciso programma culturale, espresso esplicitamente da manifesti, successivamente quelle tendenze sarebbero state riprese e autonomamente sviluppate in altri contesti più vasti e nel corso del novecento ha iniziato a designare un’intera corrente culturale d dimensioni europee.

 

Il decadentismo appare come una somma di manifestazioni anche tra loro assai differenti :

(visione del mondo decadente)

  • Alla base vi è un irrazionalismo misticheggiante (che esaspera le posizioni già largamente presenti nella cultura romantica della prima metà del secolo). Rifiuto del positivismo : viene rifiutata dagli scrittori d’avanguardia la visione positivistica che rappresentava  l’opinione corrente borghese. Il decadente ritiene che la ragione e la scienza non possano dare la vera conoscenza del reale perché l’essenza di esso è al di la delle cose, misteriosa ed enigmatica.
  • Solo rinunciando all’approccio razionale si può tentare quindi di attingere all’ignoto. L’anima del decadente è perciò sempre protesa verso il mistero che è dietro la realtà visibile, verso l’inconoscibile.
  • Per questa visione mistica, tutti gli aspetti dell’essere sono legati tra loro da arcane analogie e corrispondenze che sfuggono alla ragione e possono essere colte solo in un abbandono di irrazionalità. Ogni forma visibile perciò non è che un simbolo di qualcosa di più profondo che sta al di là di essa e si collega con infinite altre realtà in un  rete segreta che solo la percezione dell’iniziato può individuare.
  • La rete di corrispondenze coinvolge anche l’uomo portando ad estreme conseguenze l’idealismo romantico che negava consistenza alla realtà oggettiva. La visione decadente propone quindi una sostanziale identità tra l’IO e il MONDO, tra oggetto e soggetto che si confondono un una arcana unità. Questa unione avviene sul piano dell’inconscio.
  • La scoperta dell’inconscio è il dato fondamentale della cultura decadente, il suo nucleo più autentico. Senza la scoperta di questa dimensione non si capirebbe nulla delle concezioni del decadentismo. Freud a fine secolo comincerà a dare una sistemazione scientifica a questa conoscenza, ma secondo un impiantio ancora positivistico e razionalistico o . I decadenti invece si lasciano voluttuosamente inghiottire dal vortice tenebroso distruggendo ogni legame razionale convinti solo che questo totale abbandono possa garantire la scoperta di una realtà più vera. Freud riconoscerà il suo debito verso i decadenti : ciò a cui lui aveva dato veste scientifica era stato prima di lui intuito da artisti e poeti.
  1. Se il mistero, l’essenza segreta della realtà, non può essere colto attraverso la scienza e la ragione, altri sono gli strumenti privilegiati del conoscere. Questi sono tutti gli stati abnormi e irrazionali dell’esistere : la malattia, la follia, la nevrosi, il delirio, il sogno e l’incubo, l’allucinazione. Questi stati di alterazione sottraendoli al limitante e paralizzante controllo della ragione aprono al nostro sguardo interiore prospettive ignote e permettono di vedere , magari confusamente il mistero che è al di la delle cose ignote. Gli stati di alterazione possono anche essere indotti artificialmente con l’uso di alcool, dell’assenzio e di altre droghe come hashish, oppio o morfina. Tali stati sono ritenuti in grado di consentire il contatto con l’assoluto e di stimolare infinitamente la creazione artistica. Il poeta si trasforma in veggente attraverso una lunga, immensa e volontaria sregolatezza in tutti i sensi.
  2. Vi sono poi per i decadenti altre forme di estasi che consentono questa esperienza dell’ignoto e dell’assoluto  : se io e il mondo non sono in realtà distinti, l’io individuale può annullarsi nella vita del gran Tutto : questo atteggiamento è stato definito panismo che ricorrerà particolarmente in D’Annunzio.
  3. Un altro stato di grazia è costituito dalle epifanie. Le definisce il giovane james joyce : una particolare realtà qualunque, cha appare insignificante alla visione comune si carica all’improvviso di una misteriosa intensità di significato che affascina come un messaggio proveniente da un'altra dimensione come rivelazione momentanea di un assoluto.

 

 

*3   Corrispondenze [precursore (Baudelaire) fiori del male]
*5   interpretazione dei sogni (Freud – 1899)
*6  [già presente in età romantica : Confessione di un oppiomane (Quincey), Paradisi Artificiali (Baudelaire)]
     [Rimbaud : “per arrivare all’ignoto occorre rendersi veggenti…questo avviene attraverso la sregolatezza in tutti i sensi]
*7 [D’Annunzio – Meriggio da Alcione]
*8 [James Joyce – Stefano Eroe ,  ritroviamo propaggini in Cesare Pavese in Feria d’agosto ]

Poetica del decadentismo

  • Arte è per i decadenti il momento privilegiato di conoscenza.  Il poeta, il pittore, il musicista non sono solo abili artefici, capaci di usare le parole, i colori , la musica, ma sono sacerdoti di un vero e proprio culto: dei veggenti, (poeta veggente) capaci di spingere lo sguardo dove l’uomo comune non vede nulla. Arte , non è solo un’operazione intesa a produrre begli oggetti, ma voce del mistero che obbedisce a sollecitazioni profonde e suprema illuminazione.
  • Questo culto religioso dell’arte ha dato origine al fenomeno dell’estetismo. L’esteta è colui che assume come principio regolatore della sua vita non i valori morali, il bene e il male, il giusto e l’ingiusto, ma solo il bello ed esclusivamente in base ad esso giudica la realtà. Egli si colloca al di là della morale comune in una sfera di assoluta eccezionalità rispetto agli uomini mediocri. Ogni aspetto che incontra egli lo trasfigura sovrapponendo su di esso un capolavoro artistico. Arte e vita quindi si confondono nel senso la via è assorbita interamente dall’arte.
  • Ne consegue che l’artista si rifiuta di usare l’arte per promulgare idealità morali e civili e rifugge la rappresentazione della realtà storica e sociale (che era una prerogativa del realismo ottocentesco). L’arte si chiude quindi nella celebrazione di se stessa, depurandosi di tutti gli intenti utilitaristici e pratici diviene cioè arte pura. (un’eccezione è costituita da D’annunzio nel periodo superomistico.
  • Se la poesia è veicolo della rivelazione del mistero e dell’assoluto, la parola poetica non può più essere strumento di una comunicazione logica, razionale, ma si propone di agire su una sfera più profonda assumendo valore puramente suggestivo ed evocativo. Il significato della parola si fa labile, evanescente o scompare del tutto lasciando solo il suo alone suggestivo. Alle immagini nitide si sostituisce l’impreciso, il vago, l’indefinito capace di evocare sensi ulteriori e misteriosi.
  • La parola smarrendo la sua funzione di strumento comunicativo immediato ricupera quella ancestrale di formula magica capace di rivelare l’ignoto, di mettere in contatto con un arcano al di là delle cose. Inoltre la poesia, essendo pura suggestione irrazionale, allusiva al mistero, rinuncia alla comunicazione di un significato razionale e diviene inevitabilmente oscura al limite della incomprensibilità.
  • Il poeta che vuole comunicare lo fa in forme cifrate, allusive, enigmatiche, rivolte a pochi iniziati perché solo questi sono in gradi di accedere al mistero e di comprendere il suo linguaggio. In situazioni estreme la poesia diviene pura autocomunicazione : il poeta non parla ad altri ce a se stesso. Si rivela di qui il carattere  estremamente aristocratico dell’arte decadente che rifiuta di rivolgersi al pubblico borghese ritenuto mediocre e volgare.
  • Questa scelta è inoltre motivata dall’imporsi della nascente cultura di massa, che offre al grande pubblico dei prodotti fatti in serie, come i romanzi d’appendice e i racconti pubblicati su giornali e riviste per famiglie. Anche le arti figurative con l’avvento della fotografia consente l’indefinita riproducibilità tecnica delle immagini distruggendo l’unicità dell’opera d’arte. Per questo l’artista sente il bisogno di difendersi, di differenziarsi e si rifuggia nel linguaggio ermetico per salvare l’arte vera. In questo periodo si delinea quindi una frattura radicale tra artista e pubblico, tra intellettuale e società, frattura che esaspera il conflitto già profilatosi in età romantica agli albori del capitalismo industriale moderno.
  • Vi sono vari mezzi tecnici con cui lo scrittore decadente (sia prosatore che poeta) ottiene questi effetti di suggestione. Innanzitutto la musicalità : la parola  vale non tanto quale significante logico, che richiama un preciso referente reale, ma quale pura fonicità che si carica di valori magicamente evocativi. Nella visione decadente la musica è la suprema delle arti, proprio perché è la più indefinita.
  • La trasformazione di parola in musica è esplicitamente teorizzata dall”arte poetica” di Paul Verlaine. Un andamento musicale ha parimenti la prosa narrativa dei romanzi di D’Annunzio. Nella poesia cadono i nessi sintattici tradizionali : la sintassi di fa vaga e imprecisa, altamente ambigua. Lo strumento forse più usato è quello metaforico. La metafora decadente non è intesa come ornamento dell’espressione, né come rapporto di somiglianza tra due oggetti come avveniva nella tradizione. La metafora decadente presuppone una concezione irrazionalistica : è espressione di una visione simbolica del mondo, dove ogni cosa rimanda ad altro e allude alla rete di relazioni che uniscono le cose in un sistema di analogie universali.
  • Il rapporto metaforico è simbolico e il simbolo è oscuro e misterioso, allusivo, polisemico, cioè non si possono dare equivalenti logici esaurienti poiché esso lascia sempre un margine un alone inafferrabile.
  • Analogo alla funzione della metafora è la sinestesia. Essa è una fusione di sensazioni ovvero di impressioni che evocano altre impressioni relative a sensi diversi. Anche la sinestesia rimanda a una rete simbolica sotterranea al reale che presuppone una segreta unità del tutto, una zona oscura dove tutte le sensazioni si fondono in un complesso indistinto.
  • In relazione a questa analogia universale si tenta di fondere i vari linguaggi artistici al fine di ottenere un’arte che abbia effetti propri di arti diverse : suggestioni musicali con la parola, plastiche e visive con la musica (Wagner).

 

 

*1  illiminazioni (Rimaboud) – prose liriche 1873-1875
*2  concetti teorizzati originariamente in Inghilterra da John Ruskin e Walter Pater, in Francia da Huysmans in       
controcorrente. Avranno poi massima risonanza con Oscar Wilde e Gabriele D’Annunzio.
*8  Walter Pater (teorico dell’estetismo inglese) afferma che tutte le arti tendono alla musica. Ricerca del tempo perduto 
     (Proust)
*9  trasformazione dell’arte poetica in musica : Sera Fiesolana di D’Annunzio, Alba Festiva in Myricae di Pascoli.
*10 Assiuolo di Pascoli, Temporale di Pascoli.
*11 pionieristico è in questo caso Corrispondenze di Baudelaire poi abbiamo il sonetto Vocali di Rimbaud, Sera Fiesolana
di D’Annunzio, La mia sera di Pascoli.
*12  Fusione della arti operata da Wagner  : “Gesamtkunstwerk”

 

Temi e miti della letteratura decadente.

  • Fornire una sintesi esauriente delle tematiche affrontate dal decadentismo europeo è un impresa impossibile, cercheremo di individuare quei filoni particolarmente significativi .
  • L’atmosfera dominante nell’età del decadentismo è rappresentata da uno stato d’animo di stanchezza derivante dal senso di disfacimento di una civiltà che si avverte prossima al crollo. Da qui deriva l’ammirazione per le epoche di decadenza, come la grecità alessandrina, la tarda latinità imperiale, l’età bizantina, dove l’esaurirsi delle forze si traduce in estrema raffinatezza.
  • Al culto per la raffinatezza estenuata di tali epoche si unisce il vagheggiamento del lusso raro e prezioso e della lussuria complicata da perversità e crudeltà. Nelle fantasie perverse di lussuria e crudeltà raffinata si esprime la stanchezza di una fantasia sazia che ricerca il nuovo e l’inaudito per trovare ancora stimoli che le impediscano di cadere nell’inerzia e nella noia.
  • Al tempo stesso si manifesta una sensibilità acutissima ed esasperata al limite dalla nevrastenia. La nevrosi è una costante che segna tutta la letteratura decadente e spesso viene tematizzata direttamene in personaggi di romanzi, drammi , poesie.
  • Accanto alla malattia nervosa, la malattia in genere è una altro grande tema decadente. Da un lato essa si pone come una metafora di una condizione storica, di un momento di crisi profonda, di smarrimento delle certezze, di angoscia per il crollo, avvertito prossimo,di tutto il mondo. Dall’altro lato, la malattia diviene condizione privilegiata, segno di nobiltà e distinzione, di quella separazione sprezzante verso la massa che contrassegna l’aristocraticismo degli intellettuali di questa età e costituisce uno strumento conoscitivo eccellente. Alla malattia umana si associa la malattia delle cose, il gusto decadente ama tutto ciò che è corrotto, impuro, putrescente.
  • La malattia e la corruzione affascinano i decadenti anche perché sono immagini della morte. La morte in questo periodo è un tema dominante, ossessivo. E’ rappresentata nella letteratura decadente con una voluttà morbosa di annientamento. Se è vero quanto dice Freud che l’uomo ha in se due pulsioni : l’Eros e il Thanatos, ovvero la pulsione creatrice e quella distruttrice, possiamo affermare che questa età vede il trionfo incontrastato della seconda. Se c’è una malattia, essa non è del singolo individuo, ma della civiltà. Questa ossessiva presenza della morte, con i suoi corollari della malattia e della decadenza è evidentemente il simbolo di un dato epocale di una condizione generale della società europea.
  • Sempre all’interno della stessa cultura, al fascino della malattia, della decadenza e della morte si contrappongono però delle tendenze opposte : il vitalismo , cioè l’esaltazione della pienezza vitale senza limiti e senza freni che afferma se stessa al di là di ogni norma morale, la ricerca del godimento ebbro, “dionisiaco”, la celebrazione della forza barabarica che impone il suo dominio sui deboli e può così rigenerare un mondo esausto. Queste due componenti opposte si possono trovare sull’arco della produzione Dannunziana. In realtà questi atteggiamenti sono solo in apparenza contradditori : il culto della forza e della vita in Dannunzio e nell’età decadente  in generale non sono che un modo per esorcizzare l’attrazione morbosa per la morte, per cercare di sconfiggere un senso di stanchezza e di esaurimento che si affaccia nonostante ogni sforzo di tendere le energie verso mete sovraumane. Il vitalismo superomistico non è che l’altra faccia della malattia interiore, del disfacimento e degli impulsi autodistruttivi o meglio la maschera che cerca inutilmente di nasconderli.
  • Un altro senso dell’estenuante morbosità e il vitalismo barabarico sono entrambi il rifiuto aristocratico della normalità, di una ricerca esasperata del diverso, dell’abnorme, in polemica con la visione normale, benpensante, “borghese”, che l’artista ha in orrore. Il conflitto con la società e l’atteggiamento antiborghese si esasperano all’estremo e l’artista decadente si isola ferocemente dalla realtà contemporanea, orgoglioso della propria diversità.
  • Nascono alcune figure ricorrenti nella letteratura decadente che assumono spesso una dimensione mitica. Innanzitutto la figura dell’artista “maledetto” che profana tutti i valori e le convenzioni della società, che sceglie deliberatamente come un gesto di rifiuto, il male e l’abiezione e si compiace di una vita misera, errabonda e sregolata condotta sino al limite estremo dell’autoannientamento.
  • Altra figura tipica è quella dell’esteta. E’ l’artista che vuole trasformare la sua vita in opera d’arte sostituendo alle leggi morali le leggi del bello e andando costantemente alla ricerca di sensazioni squisite e piaceri raffinati, modellati sull’esempio delle grandi opere poetiche, pittoriche o musicali del passato. L’esteta ha orrore della vita comune, della volgarità borghese, di una società dominata dall’interesse materiale e dal profitto, dall’egualitarismo democratico e si isola in una sdegnosa solitudine circondato solo dalla bellezza e dall’arte. Il presente per lui è il trionfo della bruttezza  dello squallore e ciò che è bello può essere collocato solo nel passato, in età di suprema raffinatezza come quella greca o quella rinascimentale.
  • Una terza figura fondamentale è quella dell’”inetto a vivere”. L’inetto è escluso dalla vita che pulsa intorno a lui e a cui egli non sa partecipare per mancanza di energie vitali, per una sottile malattia che corrode la sua volontà. Può rifugiarsi solo nelle sue fantasie per compensare la realtà frustrante, vagheggiando sogni d’azione da cui è escluso. Vorrebbe provare forti passioni , ma si sente inaridito, isterilito, impotente. Più che vivere osserva vivere. E’ proprio la sia qualità di intellettuale, il continuo osservarsi e studiarsi che gli raggelano i sentimenti e lo bloccano dall’azione isolandolo dalla vita che scorre fuori e lontano da lui. La sua vita interiore diviene una dimensione alternativa, parallela alla realtà vera nella quale l’eroe si chiude interamente perdendo i contatti con il mondo esterno talora arrivando ad una lucida follia.
  • Di contro a questi uomini deboli, malati, incapaci di vivere, nella letteratura decadente troviamo un’immagine antitetica di donna: “donna fatale”, dominatrice del maschio fragile e sottomesso, lussuriosa e perversa, crudele e torturatrice, maga ammaliatrice al cui fascino non si può fuggire, che succhia le energie vitali dell’uomo come un vampiro, lo porta alla follia, alla perdizione, alla distruzione. La donna fatale è una figura che esprime conflitti profondi, e per questo appare l’equivalente dei mostri che emergono dagli incubi degli scrittori romantici : non per nulla essa assume tratti  che sono propri di Satana o caratteri vampireschi.

 

*3    “Nave” di D’Annunzio. Leopold Von Sacher Masoch. Huysmans, Wilde, D’Annunzio.
*4    “Des Esseintes di Huysmans. Trionfo della morte di D’Annunzio.
*5    Vergini delle rocce di D’Annunzio. Coscienza di Zeno di I. Svevo.
*6    Trionfo della morte e Contemplazione della morte di D’Annunzio. Morte a Venezia T. Mann.
*7     Il vitalismo vede il suo teorico in Nietzsche. Trionfo della morte di D’Annunzio.
*10   Verlaine sulle pagine della rivista “luteche” aveva introdotto la formula “poeti maledetti”
*10   “Des Esseintes di Huysmans. Dorian Gray di Wilde.
*11   Memorie del sottosuolo Dostoievskyj.Trionfo della morte D’Annunzio.Una Vita e Senilità Svevo.Fu Mattia Pascal.Piran
*12   Venere in pelliccia di Masoch. Opere teatrali di D’Annunzio. Wilde.

  • L’inetto vivere conosce una variante originale col “fanciullino” pascoliano. Il rifiuto della condizione adulta, della vita di relazione al di fuori del tiepido e protettivo nido familiare, il regredire a forme di emotività e sensibilità infantili che si pongono in antitesi alla visione matura della realtà, si traducono in un atteggiamento di trepida indagine del mistero del mondo. Il “fanciullino” è portatore di una visione fresca e ingenua delle cose nella loro vergine essenza, liberandole dalle “incrostazioni” di cui le hanno ricoperte le convenzioni della vita normale, “adulta”. Il mito pascoliano del “fanciullino” esprime l’esigenza di una regressione a forme di coscienza primigena, anteriori alla vita logica, quindi anch’esso è espressione dell’irrazionalismo e del misticismo che sono propri delle concezioni decadenti.
  • Alla crisi e alla malattia interiori il decadentismo può reagire, come abbiamo detto, appellandosi alla forza barbara e ferina. Da questa ha origine un’altra figura mitica : quella del “superuomo” che D’Annunzio propone a partire delle “Vergini delle rocce” manipolando a suo uso e consumo le teorie di Nietzsche. Il superuomo Dannunziano vuole essere l’antitesi degli eri deboli e inetti, perplessi e sconfitti dei primi romanzi : anche la malattia, il disfacimento e la morte, anziché inghiottirlo nel loro vortice insidioso, non fanno che esaltarne la sua forza. Il mito si carica di significati politici : il superuomo deve mirare alla rigenerazione dell’Italia, riportandola alla sua grandezza passata e per fare questo deve imporre un saldo dominio sconfiggendo le forze disgregatrici del parlamentarismo, del liberalismo , della democrazia, dell’egualitarismo, instaurando una dittatura di eletti e di forti. Ma si è anche detto che il superuomo non è che una maschera costruita da D’Annunzio per esorcizzare le forze oscure della disgregazione, il fascino della morte e del nulla. Dietro il superuomo è facile quindi scorgere sempre la fisionomia dell’eroe decadente, corroso dalla malattia interiore, inetto e impotente  che il velleitarismo dannunziano male riesce a mascherare.
  •  Caratteristica degli eroi decadenti è pertanto una psicologia complicata, tortuosa, dominata da spinte contraddittorie e ambivalenti. Tipici della letteratura decadente sono l’attenzione per l’ambiguità della psiche. Nasce da questo una nuova struttura romanzesca : non più il romanzo realista che studia le psicologie individuali in rapporto a determinati ambienti sociali, ma il romanzo psicologico in cui la dimensione soggettiva viene prepotentemente in primo piano, oscurando quella sociale. In Italia il vero promoter del romanzo psicologico è Svevo, con “Una vita” e “Senilità”.

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*14       Superuomo : personaggio Claudio Cantelmo (eroe delle Vergini delle Rocce), Stelio Effrena (eroe del “Fuoco”).
*15       I nuovi “aristocratici”, gruppo di eletti, di forti devono sottomettere la “grande bestia”: il popolo trasformandolo in un
docile strumento delle conquiste imperiali.
*15b     contraddizioni dei personaggi superomistici : la loro forza non si concreta mai veramente in azione, il gesto eroico è
solo alluso, rimandato ad un vago futuro.
*16        Colui che dalla Franca propone il romanzo psicologico in antitesi a quello naturalista è paul bouget, romanziere
che al tempo ebbe larga risonanza. “La Coscienza di Zeno di Svevo”. “Fu Mattia Pascal” e “uno, nessuno,
             centomila”  Pirandello.

 

Coordinate storiche e radici sociali del decadentismo.

(Decadentismo e Romanticismo)

  • sul piano culturale tra il romanticismo e il decadentismo non c’è soluzione di continuità, ma gli storici hanno successivamente sottolineato che quasi tutte le tendenze e le tematiche del Decadentismo possono già trovare riscontri o anticipazioni nel clima romantico, in particolare nel Romanticismo tedesco e inglese. Pertanto il Decadentismo può a buon diritto essere ritenuto una seconda fase del Romanticismo. Certo il Decadentismo ha una sua fisionomia specifica che rimanda a un clima culturale e storico particolare, ma per massima parte i suoi aspetti salienti si individuano rispetto al Romanticismo più come svolgimenti, accentuazioni, esasperazione che come novità assolute.
  • Gli aspetti salienti che caratterizzano il nuovo clima decadente potrebbero essere così schematizzati :
    • Sulla base di un comune irrazionalismo e un rifiuto della realtà con conseguente fuga verso un altrove ideale e fantastico :
      • L’età romantica propone uno slancio entusiastico, forme di ribellione eroica e titanica.
      • Il Decadentismo è contrassegnato da un senso di stanchezza, estenuazione e smarrimento, languore, presentimento di fine e di sfacelo che inibisce ogni slancio energico e induce a ripiegarsi all’analisi inerte della propria “malattia” e debolezza.
    • Valore dell’arte :
      • Mentre l’artista romantico mosso da uno slancio verso l’ideale opera un impegno, magari solo negativo con la rivolta, trattando i grandi problemi,
      • L’artista decadente rifiuta invece ogni impegno, erige la forma artistica come valore supremo e afferma il principio della poesia pura, non contaminata da interessi pratici, morali o politici.
    • Modalità creative :
      • Il Decadente esalta l’artifizio, la complicazione, la creazione di un prodotto squisito, cerebrale.
      • Il romantico esalta la forza creatrice immediata del genio, ponendo come valore assoluto la natura e tutto ciò che è spontaneo e immediato.
  • La continuità tra Romanticismo e Decadentismo corrisponde alla sostanziale omogeneità delle condizioni di vita materiale nell’arco del secolo, non vi è frattura sul piano dell’assetto economico e sociale. La crisi di coscienza, il rifiuto della realtà, le tematiche negative , tutti fattori che accomunano Romanticismo e Decadentismo si possono quindi collegare a omogenee reazioni di poeti e artisti delle due età di fronte ai tratti più inquietanti del moderno asseto capitalistico e industriale. Gli aspetti più specifici del clima decadente possono invece essere messi in relazione con gli sviluppi che caratterizzano particolarmente la situazione europea di fine secolo : la grande industria con l’impiego massiccio delle macchine, la produzione su vasta scala, la razionalizzazione del processo produttivo, hanno raggiunto dimensioni colossali,
  • Questa organizzazione produttiva da anche origine alla società di massa in cui gli individui perdono la loro fisionomia peculiare e si riducono a rotelle di un ingranaggio sempre più perfezionato che ne condiziona i comportamenti, idee, scelte.

 

  • Nell’apparato industriale e finanziario monopolistico l’intellettuale non trova più posto, è spinto ai margini, si sente inutile e frustrato. I nuovi processi produttivi lo declassano anche materialmente, lo relegano a funzioni dequalificate, ripetitive, impiegatizie : perde definitivamente quel privilegio materiale e spirituale di cui aveva goduto in precedenti età della storia. Proprio per questo reagisce disperatamente accentuando la sua diversità e la sua eccezionalità attraverso l’estetismo, il maledettismo, il superomismo. Gli artisti romantici più sensibili avevano recepito il fenomeno riflettendolo in figure di eroi intellettuali deboli, smarriti, schiacciati dalla realtà, oppure per reazione titanicamente ribelli, ma ora a fine secolo in fenomeno raggiunge proporzioni macroscopiche.
  • Stritolato da un apparato produttivo disumano e minaccioso, lo scrittore è poi preso da un ingranaggio perverso : scrivere ormai vuol dire solo produrre per un mercato; l’opera d’arte si riduce sempre più a merce. L’artista allora come si è visto cerca di reagire rifiutandosi di rivolgersi al pubblico comune, individuando una cerchia ristrettissima di iniziati a cui indirizzare le sue opere e accentuando le caratteristiche ermetiche del suo linguaggio nel tentativo di sottrarre la sua creazione al circuito di mercato, di salvarne l’”aura” ineffabile.
  • Anche i conflitti di classe che esplodono prepotentemente come mai prima lasciano l’intellettuale smarrito e spaventato poiché egli è estraneo sia agli interessi dei borghesi che a quelli del proletariato.

 

(Decadentismo e Naturalismo)

  • Nonostante l’antitesi tra le concezioni di fondo (positivismo in primis), non dobbiamo dimenticare che le due correnti sono compresenti lungo gli anni settanta-ottanta e per i primi anni novanta. Solo dalla metà del 1890 il Naturalismo comincia a esaursi e le tendenze decadenti a prendere il sopravvento.
  • Nella Parigi che vedeva nascere i periodici “Le Chat Noir”, “Lutece”, “Le Decadent” in cui operavano Verlaine, Rimbaud, Huysmans, erano ancora pienamente attivi scrittori naturalisti : Zolà, Maupassant, Daudet.
  • Non si può dire quindi che il Decadentismo sia frutto di una situazione storica diversa e successiva rispetto a quella del Naturalismo-Verismo, ma sono due tendenze parallele in certo modo complementari che nascono sul terreno delle stesse condizioni oggettive.
  • Le opposte fisionomie delle due correnti si possono solo spiegare col fatto che esse sono espressione di gruppi intellettuali diversiche diversamente si collocano nei confronti di un medesimo contesto storico.
  • Gli scrittori naturalisti sono sostanzialmente integrati nell’ordine borghese, ne accettano l’orizzonte culturale costituito dal positivismo, dallo scientismo, dal materialismo. Al massimo come avviene per Zolà, possono criticare gli aspetti più aberranti del sistema, ritenendo di poterlo migliorare. Tali posizioni divengono via via più insostenibili man mano che si accentuano le trasformazioni della struttura socio-economica, la fiducia nella scienza si esaurisce nello scrittore e questo porta all’esaurirsi del Naturalismo e all’affermarsi incontrastato del Decadentismo.

 

(Decadentismo e Novecento)

  • Alcuni hanno proposto di impiegare il termine Decadentismo a designare tutto quanto il Novecento, altri invece ritengono sia più corretto limitarlo i soli fenomeni letterari di un periodo più ristretto. E’ vero che molte tendenze del 900 hanno radici in quel clima e ad esso sono legate da molti fili : Crepuscolarismo, Futurismo, Dadaismo, Surrealismo, la poesia ermetica; ma questi fenomeni, pur essendo nati dalla crisi epocale apertasi negli ultimi due decenni dell’Ottocento, si collocano in contesi ormai diversi.
  • Decadenti Italiani : D’Annunzio e Pascoli (Fogazzaro che in passatto godette di grande fortuna e considerazione oggi è considerato un “minore”). Vi è una certa perplessità nell’includere anche Svevo e Pirandello che per certi aspetti hanno le loro radici in quel clima, ma che poi se ne distaccano per una più lucida consapevolezza critica, per una proposizione del mondo più moderna, più “aperta”, ma ci uniformiamo a quanto indicato dal Salinari che fece approfonditi studi proprio sul Decadentismo in Svevo, Pirandello e D’Annunzio.
  • Il termine Decadentismo ha avuto in origine una connotazione negativa e nella critica del Croce l’ha conservata nel suo giudizio negativo sulla “malattia” decadente. Oggi appare chiaro che il Decadentismo non ha implicato assolutamente una decadenza della cultura e dei valori artistici, anzi si è dimostrato un terreno fertile, da cui sono scaturite opere di grande profondità e forza innovativa. La “malattia” decadente, come già quella romantica, ha un alto valore conoscitivo : è lo strumento che consente agli scrittori di andare a fondo nell’esplorare la crisi di un epoca e permette loro di trovare le forme di espressione più penetranti per renderla sulla pagina letteraria.

 

Fonte: http://web.tiscali.it/lucasanna/italiano/Decadentismo.doc

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Letteratura poetica del decadentismo

 

 

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