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La formula an indica che si moltiplica a per n volte. Si ricorda che a è chiamato base, n è chiamato esponente e l’intera operazione è chiamata potenza.
Valgono le seguenti proprietà, dove a e b possono essere numeri di ogni genere noto ad uno studente di seconda (numeri interi, relativi, decimali, frazioni), mentre, in questo paragrafo, n e m possono essere soltanto numeri interi (positivi o negativi).
a1 = a.
a0 = 1, tranne quando è a = 0; in questo caso, la formula non ha un valore evidente.
0n = 0, tranne nel caso in cui è n = 0, come sopra.
1n = 1.
an´am = an+m.
an : am = an-m.
(an)m = anm.
an´bn = (ab)n.
a-n = (1/a)n = 1/an.
(a/b)-n = (b/a)n.
QUESTE PROPRIETÀ VANNO SAPUTE A MENADITO ALMENO FINO ALL’ESAME DI STATO. Anche perché saranno usate in terza, in quarta e in quinta.
Come la sottrazione è l’operazione inversa all’addizione (b-n = a è la formula inversa di b = a+n) e la divisione è quella inversa alla moltiplicazione (b/n = a è la formula inversa di b = a×n), così la radice è l’operazione inversa alla potenza.
Quindi è la formula inversa di .
Il simbolo è il classico simbolo di radice; in generale, bisogna stabilire qual è il suo indice, cioè il numero n che va posto sopra a sinistra. Il numero n può assumere tutti i valori interi; vanno notati in particolare i casi che seguono:
* per convenzione mondiale, quando n vale 2 non lo si scrive, perciò si ha
;
* inoltre, quando n vale 1, si sta facendo l’inverso di una potenza con esponente 1, cioè non si sta facendo niente; perciò si ha
;
* infine, in generale non si riesce a dare un significato alla radice con n che vale 0; perciò si ha
, tranne b = 1; in tal caso, è .
Motivo di quest’ultimo fatto: essendo la radice l’inverso della potenza, da si deve ottenere . Ma il membro a destra vale 1, perciò deve valere 1 anche quello a sinistra.
La notazione sopra è quella classica dei libri di testo, che procedono in un modo didatticamente stravagante: prima, in seconda, riempiono le pagine di formule piene di , contribuendo a parecchi mal di testa, poi sul finire dell’argomento... ops! Rivelano, quasi fra le righe, che c’è un altro modo di fare i conti con le radici, cioè le potenze con esponente frazionario. In terza, bisogna imparare tutto di nuovo, pensando appunto agli esponenti frazionari invece che al classico simbolo di radice.
Qui si decide di procedere in modo semplice e diretto, perciò la definizione di radice verrà subito data in forma di esponenti, così:
la formula è la formula inversa di .
L’ultima frase scritta è la definizione di radice, scritta nel modo più pratico e comodo, ed è il punto fondamentale da sapere studiando le radici, perché tutto parte da lì.
Quindi la potenza b1/n, in cui l’esponente è una frazione, è esattamente la radice ennesima di b.
Esempio: è , perché è .
In particolare, se l’esponente è 1/2 si sta facendo una radice quadrata, mentre se è 1/3 si sta facendo una radice cubica.
Nella formula , le lettere hanno un nome:
* b (che può rappresentare non soltanto un numero, ma anche un’intera espressione) viene chiamato radicando;
* n (che di solito sarà un numero, ma non è un obbligo) si chiama indice (o grado) della radice;
* a, cioè il risultato dell’intera operazione, si chiama radicale e può anch’esso rappresentare un’intera espressione.
Per essere espliciti: l’elevamento all’esponente 1/n si chiama radice, mentre l’intera potenza b1/n viene chiamato nei libri radicale. Nel seguito, con grande costernazione per i notai della matematica, si userà ‘radice’ per intendere sia le radici sia i radicali; tanto non c’è pericolo di confusione.
L’idea di stabilire che un esponente frazionario è una radice sembra del tutto arbitraria; mostriamo ora che invece funziona benissimo. Una radice è essenzialmente l’inverso di una potenza. Il suo ruolo è quello. Basta mostrare che l’esponente frazionario svolge lo stesso ruolo e il suo uso viene giustificato.
Si parte da .
Dato che stiamo trattando dell’inverso della potenza, troviamo il modo di invertire questa formula, stabilendo anzitutto che cosa si intende per inversione: questa formula è invertita quando a resta da solo a destra dell’uguale ed ogni complicazione formale passa a sinistra dell’uguale, agendo su b.
In sintesi, mostriamo il seguente teorema: se la proprietà (an)m = anm vale anche per esponenti frazionari, allora le potenze con esponenti frazionari (cioè le radici) invertono le potenze con esponenti interi (cioè le potenze per eccellenza).
In effetti non è dimostrato perché la proprietà (an)m = anm dovrebbe valere anche per gli esponenti in forma di frazione; questo aspetto viene semplicemente preso come una proprietà iniziale, necessaria a fare tornare i conti; d’altronde, si tratta di una proprietà del tutto accettabile sul piano intuitivo.
Primo: eleviamo a sinistra e a destra dell’uguale per 1/n; si ottiene
.
Secondo: a destra applichiamo la proprietà delle potenze che toglie le parentesi fra gli esponenti, secondo cui (an)m = anm. Con questa proprietà, si ottiene
.
Naturalmente, è , perciò si ottiene
.
Dato che è a1 = a, si arriva a
.
Ecco che la formula è stata invertita: da si è ottenuta , perciò da una potenza si ottenuta la formula inversa e tale formula inversa è appunto ciò che si intende per radice.
Le radici di indice qualunque si calcolano concretamente usando le calcolatrici scientifiche (contenute anche più o meno in tutti i modelli di telefonino, smartphone e simili), ma si può anche calcolarle a mano; ecco un metodo efficiente (per sapere perché questo metodo funziona, bisogna aspettare almeno di aver svolto il programma di quarta).
Se si vuole trovare quanto fa , bisogna svolgere una serie di calcoli, ciascuno dei quali dà un certo risultato, che è sempre più vicino alla radice cercata.
Si comincia col scegliere un numero che almeno grossolanamente possa approssimare la radice; chiamiamo questo numero x0.
La successione di risultati x1 , x2 , x3 , ..., che si avvicinano sempre più alla radice cercata, si ottiene con la formula
.
A questo punto si stabilisce il numero di decimali che si vuole trovare. Quando due numeri della successione sono uguali fino al decimale stabilito, la radice è calcolata.
Esempio: si vuole calcolare 471/4.
Si stabilisce che sia x0 = 2,5, perché 24 fa 16 e 34 fa 81, perciò la radice è un numero fra 2 e 3.
Poi si applica la formula con p = 4 e a = 47, ottenendo la formula .
Segue il calcolo dei risultati x1 , x2 , x3 , ...; ecco i conti nei particolari:
;
;
.
I numeri della successione sono x1 = 2,627, x2 = 2,61837, x3 = 2,61833, ... .
Se si stabilisce che 4 decimali sono abbastanza precisi, il risultato è 2,6183.
* Per ottenere un’area quadrata di 320 cm2, quanto dev’essere lungo il lato?
Indicando il lato con x, sappiamo che è 320 cm2 = x2; usando la definizione di radice (quadrata), si ottiene x = (320 cm2)1/2 = 17,89 cm.
* In 5 anni una certa popolazione di piante è raddoppiata; di quante volte cresce la popolazione all’anno?
Questo esercizio merita una spiegazione più ampia del precedente, perché è nuovo e perché è importante.
Quando una popolazione raddoppia, cresce di 2 volte. Quindi cresce di un fattore 2 (un fattore è ciò per cui si moltiplica qualcosa). Questo è ciò che è capitato durante tutto il periodo di 5 anni.
Il fattore di crescita annuo è chiaramente minore, ma non si sa quant’è, perciò lo si chiama x. Si sa soltanto che, applicando questo fattore 5 volte (cioè per i 5 anni), si ottiene il raddoppio, cioè 2. Dato che un fattore moltiplica, ciò significa che, moltiplicando x per 5 volte, si ottiene 2. O anche: la potenza quinta di x è 2.
Si ha allora 2 = x5; usando la radice (quinta), si ottiene x = 21/5 = 1,1487.
Il fattore di crescita annuo quindi è 1,1487.
* In 23 ore, lo scarto di temperatura fra un oggetto e l’ambiente si è dimezzato; di quante volte diminuisce lo scarto di temperatura all’ora?
L’esercizio è simile al precedente, ma usa le frazioni (½) o i decimali (0,5). In sostanza, si ha 0,5 = x23, cioè x = 0,51/23 = 0,9703; pertanto il tasso di diminuzione annuo è dato da 1-0,9703 = 0,0297 = 2,97%.
Si noti che, trattando numeri minori di 1, la radice (0,9703) è maggiore del radicando (0,5).
Le radici presentano una stranezza antipatica, riassunta nelle regole che seguono.
* Se il radicando è negativo, allora l’indice può essere soltanto dispari e il risultato è negativo.
Esempi: la radice (-27)1/3 vale -3; la radice (-5)1/5 vale circa -1,37973; la radice (-9)1/2 non dà risultati reali; la radice (-5)0,623 non dà risultati reali.
* Se il radicando non è negativo, allora l’indice può essere un numero qualunque e il risultato non è negativo.
Esempi: la radice 91/2 vale 3; la radice 01/5 vale 0; la radice 81/3 vale 2.
Il motivo è dovuto al fatto che le radici sono l’inverso delle potenze: per la regola dei segni, se il radicando è negativo, allora è ottenuto da una potenza con base negativa ed esponente dispari (esempio: (-5)3 = -125), mentre è impossibile che sia ottenuto da una potenza positiva con esponente dispari (esempio: (-5)2 = +25 e non -25!).
Quindi in tutti i passaggi di tutte le proprietà devono sempre valere le regole suddette, in particolare che, se il radicando è negativo, allora l’indice può essere soltanto dispari.
Ci sono alcune radici quadrate che vanno assolutamente sapute con grande padronanza, dato che si tratta di tabelline inverse:
Vanno sapute anche alcune radici cubiche:
Mostriamo ora una proprietà essenziale della radice, cioè che radice e potenza (di uguale grado, ovviamente) si annullano fra di loro.
La radice della potenza è ;
applicando la proprietà (an)m = anm, si ottiene ;
semplificando le frazioni all’esponente, si ottiene , cioè a.
Tanto per capire che gli esponenti sono più comodi delle radici classiche, si dà la dimostrazione con l’uso di :
si prende la formula ;
si adotta come valore di b proprio an (fatto possibile proprio per la definizione di radice);
sostituendo, si ottiene .
La potenza della radice è ;
procedendo come sopra, si calcola .
Non è obbligatorio che le frazioni all’esponente abbiamo al numeratore 1; ecco perché può non essere così.
* La radice di una potenza si scrive ; applicando le solite proprietà, si ottiene .
* La potenza di una radice si scrive ; anche qui, applicando le solite proprietà, si ottiene .
In sintesi: la scrittura indica sia una radice di potenza sia una potenza di radice: il grado della potenza è il numeratore dell’esponente, qui p, mentre l’indice della radice è il denominatore, qui q.
Esempio: in 87/5, all’8 bisogna applicare sia una potenza settima sia una radice quinta.
Di nuovo, se a è negativo, allora q può essere soltanto dispari. Qui la trappola da evitare è del genere -2 = (-8)1/3 = (-8)2/6 = [(-8)2]1/6 = (64)1/6 = 2. In altri termini, risulta essere -2 = 2! Dov’è l’errore?
L’errore è nel passaggio (-8)2/6 = [(-8)2]1/6, che non si può fare, perché -8 è negativo e 6 è pari.
È .
Esempio: è .
Questa proprietà, usando la notazione con gli esponenti, è particolarmente evidente: basta ridurre ai minimi termini la frazione all’esponente.
È .
Esempio: 71/5´61/6 = 421/30.
Dimostrazione: si eleva alla n entrambi i membri di , ottenendo . Si applica a sinistra la proprietà secondo cui è (AB)n = AnBn, ottenendo ; si applica a sinistra e a destra la proprietà della potenza di potenza, ottenendo ; si calcola 1/n´n = 1, ottenendo , da cui si nota subito che è ab = ab. Dato che questa è un’identità, sempre vera, e che i passaggi possono essere ripercorsi a ritroso senza problemi, anche il punto di partenza è vero.
Si lascia come esercizio la dimostrazione che è .
È .
Esempio: 641/2´641/3 = 641/2+1/3, che fa 645/6. Infatti è 641/2 = 8, 641/3 = 4 e 645/6 = 25 = 32.
Dimostrazione: si svolge il calcolo 1/p+1/q, che dà (q+p)/(pq); quindi da si ottiene .
Si eleva entrambi i membri alla pq, ottenendo . Usando le stesse proprietà applicate nella dimostrazione sulla moltiplicazione di radici con lo stesso indice, si arriva a . Semplificando le frazioni a esponente, si ottiene . Come sopra, dato che questa uguaglianza è sempre vera e che i passaggi possono essere ripercorsi a ritroso senza problemi, anche il punto di partenza è vero.
Si lascia come esercizio la dimostrazione che è .
È .
Esempio e spiegazione: volendo moltiplicare 31/2 per 41/5, si fa 31/2´41/5 = 35/10´42/10 = (35)1/10´(42)1/10 = (35´42)1/10.
La dimostrazione segue lo stesso schema delle precedenti e la si lascia come esercizio.
In generale, NON è .
Se si vuole essere sicuri di irritare un insegnante di matematica, si può cercare di far valere questa uguaglianza in qualche calcolo, soprattutto dopo aver sentito innumerevoli volte che il passaggio è impraticabile; se si vuole aumentare l’irritazione, dopo essere stati avvisati, sempre per l’ennesima volta, che questa proprietà non vale, si può dichiarare, con aria ingenua e piuttosto sorpresa, “Davvero? Sa che mi giunge nuova?”. Purtroppo, il presente avvertimento non scongiurerà il pericolo che giunga nuova anche l’inevitabilità di un’insufficienza.
Capita di avere radici in cui il radicando può essere ridotto, portando fuori dalla radice, con gli opportuni adattamenti, alcuni fattori; mostro come procedere mediante esempi.
Esempio A: 241/2 = (4´6)1/2 = 41/2´61/2 = 2´61/2.
Nel caso sopra, si è scomposto il 24 in fattori, in modo che uno dei fattori fosse un quadrato (4 e 6, il 4 è un quadrato); poi si è applicata la proprietà della moltiplicazione di radici con stesso indice, isolando il quadrato; infine, il quadrato è servito per eliminare la sua radice quadrata.
Il risultato è che sotto radice ormai non c’è più il grande 24, ma soltanto il piccolo 6; il 2 non è più sotto radice.
Esempio B: 241/3 = (8´3)1/3 = 81/3´31/3 = 2´31/3.
Qui si è ancora scomposto il 24 in fattori, ma questa volta uno dei fattori doveva essere un cubo, perché la radice è cubica. Il cubo è chiaramente 8. Così il cubo di 8 si è semplificato con la radice cubica, facendo restare 2.
In questo modo, sotto radice è rimasto soltanto un 3, invece del 24 iniziale.
Esempio C: 1251/2 = (25´5)1/2 = 251/2´51/2 = 5´51/2.
Qui si è scomposto il 125 non in un inutile 53, ma nel più utile 52´5. Soltanto così una sua parte è potuta uscire dalla radice.
Esempio D: 721/2 = (9´8)1/2 = (9´4´2)1/2 = 91/2´41/2´21/2 = 3´2´21/2 = 6´21/2.
Qui si è individuato più di un quadrato presente nel radicando. Naturalmente, era anche possibile scomporre il 72 in 36´2 e poi fare la radice di 36. Chi non riuscisse a trovare al volo questi quadrati, può sempre lavorare a tappe come ho fatto sopra, scomponendo il 72 prima in 9´8 e poi in 9´4´2.
Quando in una frazione, al numeratore o al denominatore, appaiono radici, capita che le si possa eliminare almeno dal numeratore o dal denominatore, se non addirittura dall’intera frazione. Si tratta di un modo per rendersi conto che una stessa frazione può assumere diversi aspetti.
Esempio A: si vuole togliere la radice dal denominatore in . Ecco come procedere, passaggio per passaggio: . Come si nota, in questo caso felice non soltanto si è eliminata la radice al denominatore, ma si è addirittura eliminato il denominatore!
Va ammesso che in questo caso particolare, in cui l’unica base è 3, ci si poteva anche limitare all’uso delle proprietà di potenze e radici: . Questa seconda procedura diventa meno pratica negli esempi che seguono.
Esempio B: si vuole togliere la radice dal numeratore in . Si procede in modo simile a prima: .
Esempio C: si vuole togliere le radici dal denominatore in . Qui serve ricordare il prodotto notevole differenza di quadrati: (a+b)(a-b) = a2-b2. Se abbiamo a = 51/2 e b = 21/2, otteniamo (51/2+21/2)(51/2-21/2) = (51/2)2-(21/2)2 = 5-2 = 3. Naturalmente in una frazione posso moltiplicare per qualcosa il denominatore soltanto se faccio lo stesso al numeratore; sfruttando i calcoli appena svolti, si arriva quindi a questi passaggi: .
1) Determina la radice quadrata.
a) b) c)
d) e) f)
h) i) j)
k) l)
m)
2) Calcola le seguenti radici quadrate, dopo averle trasformate in potenza con esponente frazionario.
a) b) c) d) e) f)
g) h) i) j) k) l)
3) Completa.
a) b) c) d) e) f)
4) Calcola le seguenti radici, dopo averle trasformate in potenza con esponente frazionario.
a) b) c) d) e) f)
5) Trasforma in potenza con esponente frazionario.
a) b) c) d) e) f)
6) Semplifica le seguenti espressioni.
a) b) c) d) e) f)
g) h) i) j)
7) Semplifica le seguenti espressioni.
a) b) c) d) e)
f) g) h) i)
j)
8) Svolgi le seguenti divisioni.
a) b) c) d) e) f)
g) h)
9) Completa le seguenti uguaglianze.
a) b) c) d)
10) Porta fuori i fattori dalla radice.
a) b) c) d) e) f) g) h) i)
j) k) l) m) n) o) p)
q) r) s) t) u) v) w)
x) y) z)
11) Semplifica queste radici composte, dopo averle trasformate in potenze con esponente frazionario.
a) b) c) d) e) f) g)
h) i) j) k) l) m) n)
o) p) q) r) s)
12) Completa le seguenti uguaglianze.
a) b) c) d)
e) f)
13) Razionalizza, secondo i casi, il numeratore o il denominatore.
a) b) c) d) e) f) g) h) i) j) k) l)
m) n) o) p) q)
14) Completa le seguenti uguaglianze.
a) b)
c) d)
e) f)
g)
15) Razionalizza, secondo i casi, il numeratore o il denominatore.
a) b) c) d) e) (num. e den.) f) (num. e den.)
g) (num. e den.) h) (num. e den.) i) j) k)
l) m) n) o)
16) Se una grandezza è triplicata in 9 periodi dati, a che fattore è stata moltiplicata in ogni periodo?
17) Se una grandezza raddoppia in ogni periodo dato, quante volte è cresciuta in 7 periodi?
18) Se una grandezza si dimezza in ogni periodo dato, dopo quanti periodi si riduce a un decimo? E, dopo 3 periodi, a quanto si riduce?
19) Calcola a mente: .
20) Calcola a mente: .
21) Calcola a mente: .
22) Calcola a mente: .
23) Calcola: .
Fonte: https://schedematematica.wikispaces.com/file/view/SCHEDA+SUI+RADICALI+E+GLI+ESPONENTI+FRAZIONARI.doc
Sito web da visitare: https://schedematematica.wikispaces.com
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
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"Ciò che sappiamo è una goccia, ciò che ignoriamo un oceano!" Isaac Newton. Essendo impossibile tenere a mente l'enorme quantità di informazioni, l'importante è sapere dove ritrovare l'informazione quando questa serve. U. Eco
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