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LINEE GUIDA PER LA DIAGNOSI MOLECOLARE DELL’ATROFIA MUSCOLARE SPINALE (SMA)
Definizione e classificazione
L'Atrofia Muscolare Spinale (SMA) è una della più comuni malattie autosomiche recessive. È caratterizzata da debolezza muscolare progressiva prossimale e simmetrica, causata dalla degenerazione del secondo motoneurone nel corno anteriore del midollo spinale. Non si osservano segni di coinvolgimento del sistema sensitivo e del tratto piramidale (primo motoneurone). La sua incidenza è di circa 1/10000 nati vivi [Thieme A. et al. 1993; Pearn J 1978; Pearn JH 1973; Czeizel A. 1991; Burd L. et al. 1991]; la frequenza dei portatori è di 1/40-1/60 nella popolazione generale [Pearn et al. 1980; Melki et al. 1994].
La classificazione clinica, è basata sull’età d’insorgenza, la gravità della forma stabilita sulla migliore acquisizione motoria raggiunta e l’età dell’exitus (Tabella 1) [Munsat TL and Davies KE. International SMA consortium meeting Neuromuscul Disord. 1992]. Tale classificazione risulta utile per un corretto inquadramento diagnostico, per la prognosi e il follow-up della malattia. Vengono distinte tre diverse forme:
La SMA di tipo I (OMIM #253300, forma infantile acuta o malattia di Werdnig-Hoffmann) rappresenta la principale causa di morte per malattie genetiche nei primi due anni di vita. La malattia esordisce entro i primi 6 mesi di vita, ma sono descritti numerosi casi in cui la madre o il medico che esegue l’ecografia riferiscono una riduzione dei movimenti fetali. Il bambino si presenta ipotonico, con postura “a rana”, con tendenza a giacere con braccia e gambe addotte, incapace di cambiare posizione o di sostenere il capo. Un segno tipico della malattia è la respirazione diaframmatica, resa evidente dalla distensione dell’addome durante l’inspirazione. Il pianto è flebile e la suzione è debole. L’elettromiografia (EMG) evidenzia i segni di una grave denervazione con potenziali di fibrillazione ad alta intensità e bassa frequenza, mentre la biopsia muscolare, considerata attualmente obsoleta dopo la possibilita’ di una diagnosi molecolare, rivela la presenza di piccoli gruppi di fibre ipertrofiche associati ad estesi raggruppamenti di piccole fibre atrofiche scarsamente differenziate.
La SMA di tipo II (OMIM #253550, forma infantile cronica o SMA di tipo intermedio), esordisce solitamente intorno tra i 6 e i 18 mesi di vita. Il paziente acquista la capacità di reggere il capo e di sedersi, ma non riesce mai ad alzarsi o a reggersi in piedi in maniera autonoma. Analogamente a quanto avviene nella forma di tipo I, la debolezza muscolare è simmetrica e riguarda soprattutto gli arti inferiori. Il paziente può presentare fascicolazioni della lingua, e in alcuni casi, anche tremore delle mani. Conseguentemente al danno muscolare si osserva in questi pazienti, come in quelli con SMA III, un aumento moderato dei livelli della creatinchinasi nel siero. Dopo l’iniziale sviluppo dell’atrofia, il deterioramento delle condizioni del malato può risultare lento o episodico. Le misure da adottare fanno dunque riferimento alla prevenzione delle infezioni respiratorie (dalle quali dipende la prognosi), e della scoliosi che sopravviene nella quasi totalita’ dei pazienti e può diventare fortemente invalidante se non è trattata precocemente [Dubowitz V, 1995].
La SMA di tipo III (OMIM #253400, forma giovanile o malattia di Kugelberg-Welander ), esordisce dopo il diciottesimo mese di vita, quando diventa evidente una debolezza dei muscoli della coscia e dell’anca. L’andatura anserina e i piedi piatti, atteggiati in valgismo, sono caratteristici rispetto alla postura dei malati distrofici. Due segni tipici completano il quadro clinico, la marcata lordosi lombare posturale per l’atrofia dei muscoli del cingolo pelvico, e la manovra di Gower alla quale il bambino ricorre per sollevarsi da terra. La prognosi è buona poiché nella maggior parte dei casi la capacità di camminare viene mantenuta per molti anni, e a volte si assiste ad un parziale recupero funzionale per reinnervazione compensatoria. La fisioterapia, come il contenimento del peso con una dieta opportuna, migliorano sensibilmente la qualità della vita e ritardano il declino funzionale [Dubowitz V, 1995].
Esiste inoltre una rara forma ad esordio in età adulta (SMA IV; OMIM #), geneticamente eterogenea, che può presentare lo stesso difetto genetico responsabile delle SMA I, II e III [Brahe et al., 1995].
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OMIM |
Età di insorgenza |
Tappe dello sviluppo motorio |
Aspettativa di vita |
Altro |
SMA di tipo 1 |
#253300 |
0-6 mesi |
Posizione seduta autonoma: no Stazione eretta e/o deambulazione autonoma: no |
Morte entro i due anni di vita in più del 95% dei casi |
Lievi contratture delle articolazioni |
SMA di tipo 2 |
#253550 |
Entro i 18 mesi |
Posizione seduta autonoma: si Stazione eretta e/o deambulazione autonoma: no |
Morte dopo i due anni di vita |
Tremore intenzionale delle dita |
SMA di tipo 3 |
#253400 |
Dopo i 18 mesi |
Stazione eretta e/o deambulazione autonoma: si |
Normale |
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Tabella 1: Classificazione dell'atrofia muscolare spinale [Munsat TL and Davies KE. International SMA consortium meeting Neuromuscul Disord. 1992]
Clinica
Il sintomo principale delle SMA è la debolezza muscolare simmetrica del tronco e degli arti, più evidente negli arti inferiori e nella muscolatura prossimale, associata a ipo-areflessia. Il coinvolgimento della muscolatura estrinseca degli occhi, della muscolatura del viso, del diaframma e del miocardio possono essere considerati criteri di esclusione [Munsat et al. 1992]. Nella SMA di tipo I l'atrofia spesso non è evidente, perchè compensata da grasso sottocutaneo. Un criterio di inclusione è la presenza di fascicolazioni e tremore: le fascicolazioni della lingua non sono di frequente osservazione nella SMA di tipo I, ma si riscontrano nel 70% dei pazienti con SMA di tipo II. Nella SMA di tipo III sono presenti fascicolazioni della muscolatura degli arti in circa la metà dei casi. Nelle forme di tipo II e III si osserva frequentemente tremore delle mani. Nella SMA I si possono occasionalmente riscontrare delle importanti limitazioni nei movimenti, in particolare per quanto riguarda l'adduzione dell'anca o l'estensione del ginocchio o del gomito. Alterazioni del sistema nervoso centrale non sono mai presenti, così come alterazioni della sensibilità o coinvolgimento oculare o uditivo. Le analisi biochimiche mostrano un'attività della creatinchinasi (CK) nella norma nella SMA I e II o solo leggermente aumentata nella SMA III: livelli di CK >5 volte più grandi del limite superiore della norma orientano la diagnosi verso una malattia primaria del muscolo (miopatia). In presenza di valori di CK elevati, oppure in assenza di una indagine molecolare che conferma una mutazione nel gene SMN, e’ consigliabile eseguire una biopsia muscolare, ed eventualmente un dosaggio dell'esoaminidasi per escludere la possibilità di trovarsi di fronte a un quadro diverso dall'atrofia muscolare spinale.
L'elettromiografia (EMG) mostra denervazione recente e denervazione-reinnervazione ed un ridotto reclutamento dei potenziali d'azione motori. Il tracciato mostra attività spontanea di denervazione, che e’ un elemento suggestivo nella SMA I. Queste caratteristiche sono comuni nella SMA I, meno frequenti nella SMA II e non si osservano nella SMA III [Buchthal & Olsen 1970 , Hausmanowa-Petrusewicz and Karwanska, 1986]. In tutti i pazienti si osservano onde polifasiche, onde positive di grande ampiezza, fibrillazioni e ampiezza e durata dei potenziali di azione motori aumentati. Le velocità di conduzione nervosa sensitive e motorie sono normali. Nelle forme più gravi di SMA I, tuttavia, si può osservare una riduzione delle velocità sensitive e motoria causata dalla perdita di fibre nervose di grandi dimensioni.
La biopsia mostra gruppi di fibre atrofiche di entrambi i tipi (1, 2a e 2b) e fibre ipertrofiche di tipo 1. Se l’analisi molecolare del gene SMN non conferma la mutazione responsabile, allora e’ importante richiedere una seconda biopsia muscolare per tentare di ottenere una diagnosi alternativa. Diagnosi differenziale
L'atrofia muscolare spinale di tipo I (SMA I) quando si manifesta alla nascita si presenta con il quadro clinico del floppy infant. Questa condizione può essere determinata da molte altre patologie, che vanno considerate nella diagnosi differenziale. L'ipotonia, nel neonato come nell'adulto, può essere di origine centrale, periferica o muscolare. Nell'ipotonia centrale i riflessi osteotendinei sono conservati o accentuati e il segno di Babinski può essere positivo. La causa più frequente è un danno ipossico perinatale, ma se l'ipotonia si associa a facies caratteristica o malformazioni a carico di organi interni, è verosimile che possa trattarsi di una condizione sindromica o di una malattia metabolica.
L'ipotonia periferica, dovuta ad alterazioni del motoneurone, è in genere un sintomo isolato ed i riflessi osteotendinei sono assenti; fascicolazioni della lingua e fini tremori alle mani sono caratteristici della SMA, ma non sempre di facile osservazione. L'atrofia muscolare spino-bulbare X-legata, SBMA o malattia di Kennedy, è dovuta a degenerazione del secondo motoneurone, come la SMA, ma si manifesta più tardivamente, in soggetti maschi, e spesso in associazione ad altri sintomi causati da insensibilità agli androgeni (ginecomastia, atrofia testicolare e infertilità) [La Spada et al, 1991]. La sclerosi laterale amiotrofica (ALS o SLA) si differenzia dalla SMA per il coinvolgimento sia del primo sia del secondo motoneurone, presentando quindi, oltre all'ipotonia e all'iporeflessia, anche sintomi di origine piramidale come l’ipertonia, l’iperreflessia e la spasticità [Rowland et al, 2001].
L'atrofia muscolare spinale distale è una malattia geneticamente eterogenea, si differenzia dalla SMA prossimale per l'interessamento di distretti muscolari diversi: si manifesta inizialmente con atrofia della muscolatura distale, e solo successivamente possono essere interessati altri distretti [Passamonti L. et al. 2004]. Le ipotonie da malattia primitiva del muscolo, come la distrofia muscolare di Duchenne, inizialmente si manifestano con un ritardo dello sviuppo motorio, in seguito si rendono evidenti per difficoltà nella deambulazione (andatura anserina o steppante), nel salire e scendere le scale o nel rialzarsi da terra. I riflessi osteontedinei sono ridotti o assenti, come nella SMA, ma i livelli di CK sono marcatamente aumentati e generalmente è presente una debolezza della muscolatura facciale che non si osserva nell'atrofia muscolare spinale cronica. Anche nelle forme a insorgenza giovanile o adulta la diagnosi differenziale con la SMA (di tipo II o III) è possibile sulla base dei livelli di CK, dei dati della biopsia muscolare e di quelli dell'elettromiografia che non mostra il quadro tipico da denervazione osservato nella SMA.
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Criterio di inclusione |
Criterio di esclusione |
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Debolezza muscolare |
Tronco e arti (più evidente agli arti prossimali e agli arti inferiori) |
Debolezza dei muscoli estrinseci dell’occhio, del diaframma, del miocardio |
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Caratteristiche associate |
Fascicolazioni
Tremore delle mani (SMA II e III) |
Alterazioni della sensibilità* |
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Creatinchinasi (CK) |
Nella norma o leggermente aumentata |
CK aumentata >5 volte rispetto ai valori normali superiori |
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Distrofina ed altre proteine muscolari |
(dosaggi da considerare solo se CK ha valori elevati) |
Nella norma |
Inferiore alla norma |
Nella norma |
Inferiore alla norma |
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Esosaminidasi |
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Elettromiografia |
Attività spontanea anormale |
Riduzione della velocità di conduzione nervosa <70% rispetto alla norma* |
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Biopsia muscolare |
Gruppi di fibre atrofiche di entrambe i tipi |
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Tabella 2: Criteri diagnostici per l'atrofia muscolare spinale.
Genetica molecolare
Nel 1990, il locus per tutte le forme di SMA è stato mappato sul cromosoma 5q13, in una regione caratterizzata da una elevata instabilità genomica con sequenze ripetute, pseudogeni, delezioni e duplicazioni invertite [Bussaglia E. et al 1995; Parsons DW et al 1996]. Il gene responsabile della SMA, SMN (Survival Motor Neuron) è presente infatti in due copie altamente omologhe: una telomerica, SMN1, e una centromerica, SMN2 [Lefebvre et al., 1995]. E' stato ormai definitivamente chiarito che la patogenesi della malattia è riconducibile alla perdita in omozigosi della copia telomerica del gene SMN (SMN1, OMIM #601627), deleto in maniera specifica nel 95% dei soggetti con SMA a prescindere dal fenotipo clinico. Inoltre, in soggetti affetti e non deleti in omozigosi, sono state identificate diverse mutazioni puntiformi nel gene SMN1, a conferma del suo ruolo di gene malattia [Hahnen E. et al 1997; Lefebvre S. et al. 1995, ; Brahe C. et al 1996;]. SMN2 differisce da SMN1 solo per otto nucleotidi, cinque intronici e tre localizzati sugli esoni 7 ed 8 [Burglen L. et al 1996; Lefebvre S. et al 1995]. La differenza critica tra i due geni SMN è il cambiamento di base C®T in una sequenza exonic splicing enhancer (ESE) che regola l’inclusione dell’esone 7 nei trascritti : la maggior parte dei trascritti di SMN1 contiene infatti i 9 esoni del gene, mentre SMN2 produce per l’80% circa diverse isoforme non funzionali mancanti degli esoni 5 o 7 [Gennarelli M. et al 1995; Feldkotter M. et al 2002] (Fig. 1). La proteina SMN è un polipeptide di 38 kDa espresso in maniera ubiquitaria, in particolare ad elevati livelli nei motoneuroni spinali [Lefebvre et al. 1997; Coovert et al. 1997]. Studi di immuno-citochimica hanno dimostrato che SMN è uno dei costituenti delle “gems”, una nuova classe di organelli sub-nucleari coinvolti nel metabolismo degli RNA messaggeri [Liu and Dreyfuss, 1996].
La delezione in omozigosi del gene SMN2, in presenza di almeno una copia di SMN1, non determina il fenotipo dell'atrofia muscolare spinale ed è presente infatti in circa il 5-10% della popolazione generale. E’ stato tuttavia dimostrato che i pazienti SMA presentano un numero variabile di copie di geni SMN2 (nella maggioranza dei casi 2-4 copie) e che esiste una correlazione inversa, sebbene non assoluta, tra il numero di copie e la gravità fenotipica [Feldkotter et al., 2002]. Il numero di copie di SMN2 non influenza però la variabilità clinica in coppie di fratelli con fenotipo discordante, supportando l'ipotesi della presenza di altri geni che modificano il fenotipo dell'atrofia muscolare spinale [Helmken C. et al, 2003].
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Il gene NAIP (Proteina Inibitrice dell’Apoptosi Neuronale) è presente in più copie nella regione SMA, ma una sola di esse è funzionale : le altre sono pseudogeni, presenti in un numero di copie che varia da individuo a individuo. NAIP è assente in circa la metà dei pazienti SMA, ma la frequenza di delezione è significativamente più elevata nei soggetti affetti dalla forma acuta della malattia [Roy et al, 1995]. Il prodotto proteico di NAIP presenta omologia con la proteina di baculovirus che inibisce l'apoptosi neuronale. Inoltre, diversi esperimenti hanno confermato che NAIP sopprime l’apoptosi nelle cellule dei mammiferi [Liston et al., 1996].
Dalla regione SMA, è stato successivamente isolato un terzo gene duplicato, p44, [Carter et al., 1997]. P44 codifica per una subunità del fattore di trascrizione TFIIH e la sua copia telomerica è deleta in circa il 15% dei pazienti SMA. Il ruolo di questo gene nella patogenesi delle SMA è ancora controverso, e saranno necessari ulteriori studi per chiarire la sua influenza sulle manifestazioni cliniche della malattia.
Test genetico per SMA: strategia generale
Indicazioni al test genetico per SMA
Conferma della diagnosi clinica
Considerazioni generali
La diagnosi di SMA si basa sull'evidenza clinica, dei test di laboratorio e strumentali, e sulla conferma diagnostica molecolare. Il test molecolare per confermare dal punto di vista genetico una diagnosi clinica di SMA si basa sulla rilevazione dell’assenza in omozigosi del gene SMN1, osservata nel 95% circa dei pazienti .La perdita del gene SMN1 avviene nella maggior parte dei casi per delezione (generalmente eventi che coinvolgono l’intero gene) oppure per fenomeni di conversione genica SMN1-SMN2. I protocolli molecolari descritti in letteratura e riportati di seguito si basano sull’analisi delle sostituzioni nucleotidiche negli esoni 7 ed 8, che consentono di distinguere il gene SMN1 dal gene SMN2. Si tratta di metodiche che appartengono alla routine del laboratorio di biologia molecolare e vengono considerate come screening di primo livello. La presenza della delezione in omozigosi dell’esone 7 del gene SMN1 in un soggetto con sintomi clinici ha infatti una specificità diagnostica superiore al 99%. L’assenza di tale delezione allo stato omozigote tuttavia non esclude una diagnosi di SMA poiché circa il 2-5% dei pazienti sono eterozigoti composti per la delezione/mutazione del gene SMN1 (solo in rarissimi casi è stata descritta una mutazione allo stato omozigote). Se non si rileva la delezione in omozigosi del gene SMN1, è necessario richiedere un approfondimento clinico a supporto del sospetto di SMA prima di procedere ad uno screening più laborioso di secondo livello, che deve essere eseguito in laboratori specializzati. Questo consiste dapprima nella determinazione del numero di copie del gene SMN1 attraverso saggi semiquantitivi. La presenza della delezione in eterozigosi del gene SMN1 in soggetti sintomatici, supporta fortemente la diagnosi clinica di SMA. Va considerato inoltre che, virtualmente, tutti i pazienti con SMA associata al locus 5q13 sono portatori della delezione in forma omozigote (94%) o eterozigote. In ogni caso la conferma del sospetto clinico si ha solo dopo aver identificato anche la mutazione puntiforme nell’allele non deleto del gene SMN1. Occorre sottolineare che lo screening di mutazioni del gene SMN1 è un’indagine complessa che deve tenere conto della presenza di un numero variabile di copie del gene SMN2, le cui sequenze possono mascherare eventuali varianti patologiche. Ad oggi sono state descritte più di 20 mutazioni del gene SMN1 che, in associazione con la delezione del gene in eterozigosi, determinano il fenotipo SMA Ogino S, Wilson RB, 2004; Sun Y et al 2005]. Le più frequenti mutazioni intrageniche descritte sono la mutazione missenso Y272C (815A>G) e le mutazioni frameshift 768_778dupTGCTGATGCTT e 399_402delAGAG [Ogino S, Wilson RB, 2004; Wirth B, 2000].
Il sottotipo clinico della SMA sembra essere in parte determinato dalla natura della mutazione del gene SMN1. In generale la SMA I è associata con la delezione in entrambi gli alleli, la SMAII con la delezione di SMN1 su un allele e la conversione genica di SMN1 in SMN2 sull’altro, mentre la SMA III con una conversione genica SMN1->SMN2 in tutti e due gli alleli oppure dall’associazione delezione/mutazione. La rilevazione dell’assenza in omozigosi dell’esone 7 assieme alla presenza dell’esone 8 del gene SMN1 è indicativa di una conversione genica SMN1/SMN2, osservato in circa l’ 8% dei soggetti con SMA. In ogni caso la mancanza dell’esone 7 del gene SMN1 è sufficiente per causare una ridotta espressione della proteina SMN e la conseguente insorgenza del fenotipo clinico. Almeno uno dei fattori che spiegano il fenotipo variabile della SMA è il numero di copie del gene SMN2 [Vitali et al., 1999; Wirth B. et al, 2006; Harada Y et al 2002; Cusco I et al 2006; Monani UR et al 2002] . Soggetti con SMA III hanno in media, un numero di copie di SMN2 superiore rispetto agli individui con SMA I e II, e questo è correlato con una espressione maggiore di trascritto “full length” del gene SMN. Tuttavia, l’osservazione di fenotipi discordanti in fratelli aploidentici al locus SMA, non permette tuttavia di attribuire a questo parametro genetico un chiaro ed inequivocabile valore prognostico. Geni modificatori aggiuntivi a SMN2 potrebbero avere un ruolo determinante nell’evoluzione del decorso clinico della SMA, non è quindi consigliabile fornire questo tipo di informazione alla famiglia del probando.
Analisi della delezione in omozigosi del gene SMN1
La delezione in omozigosi degli esoni 7 ed 8 del gene SMN1 può essere rilevata attraverso i seguenti metodi:
I metodi fin qui descritti non permettono di identificare in maniera chiara i fenomeni di conversione genica, per i quali esistono test specifici [Hahnen et al 1996; Cusco I, et al 2001]. Il metodo PCR/RFLP non discrimina tra un fenomeno di delezione ed uno di conversione genica, tuttavia determina in maniera affidabile l'assenza dell'esone 7 ed 8 del gene SMN1 dalla loro posizione genomica corretta. Il test per la delezione dell'esone 7 è di per sé sufficiente per determinare l'assenza del gene SMN1, tuttavia è raccomandabile accompagnare questa analisi con un secondo test indipendente che è quello relativo all'esone 8 a conferma del risultato ottenuto. L'analisi del solo esone 8 può invece portare a risultati falsamente negativi poiché questo esone risulta non deleto in circa l’ 8% dei soggetti con SMA associata a delezione dell'esone 7 [Ogino S, Wilson RB.2004]. E' opportuno inserire nella reazione di restrizione un controllo positivo ed un controllo con almeno una copia del gene SMN1 per monitorare l'avvenuta reazione enzimatica, che è critica in questo protocollo molecolare. La reazione di PCR deve invece includere un campione in cui non viene aggiunto templato come controllo negativo per escludere eventuali contaminazioni da DNA esterno.
Sono stati descritti diversi metodi per la caratterizzazione di mutazioni puntiformi del gene SMN1 [Ogino S, Wilson RB. 2002; Ogino S, Wilson RB. 2004] L’unico metodo che consente di determinare in maniera inequivocabile se la mutazione individuata si trovi su SMN1 o su SMN2, consiste nel sequenziamento dei trascritti corrispondenti ai due geni in reazioni separate. Il protocollo prevede l’estrazione di RNA, la sua restrotrascrizione in cDNA, la co-amplificazione dei trascritti SMN1/SMN2 e la loro separazione attraverso clonaggio in batteri. Dopo aver selezionato i cloni SMN1-specifici, viene amplificata la sequenza del cDNA e analizzata attraverso sequenziamento diretto [Sun Y et al.,2005]. Questo metodo, sebbene laborioso, ha il vantaggio di analizzare selettivamente la regione codificante del gene SMN1, evitando che sequenze del gene SMN2 possano mascherare eventuali varianti nucletodiche. Nel caso di mutazioni non descritte in letteratura, si può procedere ad analisi funzionali più approfondite come la valutazione del livello e della localizzazione della proteina SMN. Questo complesso screening di II livello deve essere eseguito in centri qualificati, con una documentata esperienza nel campo della diagnostica molecolare della SMA. Si raccomanda di procedere a questa analisi solo dopo aver richiesto ulteriore indagini cliniche (compresa la biopsia muscolare) sul probando ed aver accertato lo stato di eterozigosi per il gene SMN1.
Identificazione dei soggetti eterozigoti per la delezione di SMN1
Una problematica relativa a questo test è l'esistenza di portatori con due copie di SMN1 sullo stesso cromosoma e l’assenza di SMN1 sull'altro cromosoma 5 (cosiddetti 0,2 circa il 4% dei portatori. [McAndrew PE et al, 1997, Feldkotter M et al 2002, Wirth et al., 1999]. Ciò comporta una perdita di sensibilità del test dal momento che individui con un genotipo [1,1] per SMN1 (non-portatori) non sono distinguibili da soggetti con genotipo [0,2] che hanno le due copie di SMN1 sullo stesso cromosoma (portatori).
Bisogna inoltre considerare la frequenza delle mutazioni intrageniche del gene SMN1 (circa 3-5% degli alleli mutati) che sfuggono all’analisi quantitativa dell’esone 7 di SMN1 e riducono ulteriormente la sensibilità della metodica che non può essere superiore al 93-94%.
Dal punto di vista sperimentale , la situazione è ulteriormente complicata dall’elevata omologia di sequenza tra i geni SMN1-SMN2, che rende assai difficile l’amplificazione specifica mediante PCR dell’uno o dell’altro gene. Inoltre, SMN2 è presente in un numero variabile di copie compreso tra 0 e 4 e quindi il numero il gene SMN1 non può essere dosato in maniera accurata relativamente alla sua copia centromerica (ad esempio, se il rapporto SMN1/SMN2 è uguale a 1 potrebbe indicare un genotipo 1T/1C ma anche 2T/2C). Quindi oltre che calcolare il rapporto SMN1/SMN2, è necessario conoscere il numero totale di copie dei geni SMN rispetto a geni di controlli al di fuori del locus SMA. L’analisi di segregazione di marcatori polimorfici al locus 5q13, permette la valutazione dello stato di portatore sano di SMA se non è possibile effettuare il saggio semiquantitivo diretto. Sono disponibili oggi numerosi marcatori molecolari intragenici ed extragenici che consentono con correttezza di stabilire le fasi degli aplotipi a rischio con una probabilità superiore al 99% [Scheffer H et al 2001].
Protocolli molecolari
Sono stati descritti diversi metodi per l'identificazione molecolare di soggetti portatori sani di SMA, basati su protocolli di PCR semiquantitativa in cui il gene SMN viene comparato ad uno o più geni di controllo presenti in duplice copia nel genoma. Ne riportiamo di seguito solo alcuni:
PCR quantitativa. [McAndrew PE et al, 1997]. Il metodo si basa su PCR-RFLP competitiva dove il gene CFTR (esone 4), presente in duplice copia nel genoma umano, rappresenta il gene di riferimento. Per correggere le eventuali variazioni nell’efficienza di amplificazione, il saggio prevede l’inclusione di standard interni sia del gene SMN che del gene CFTR. Ogni standard interno presenta gli stessi siti di legame per i primers della corrispondente sequenza genomica e inoltre porta al suo interno una piccola delezione che consente la separazione e la quantificazione dei prodotti di PCR rispettivamente degli standards e del DNA genomico. Il numero di copie di SMN1 è determinato dalla co-amplificazione di SMN1, di SMN2 e dello standard interno SMN, di CFTR e del suo standard; la digestione enzimatica con DraI taglia selettivamente la copia SMN2.
Scheffer H. [2000] ha migliorato tale metodica apportando alcune modifiche : 1) sostituzione del gene di riferimento CFTR con un gene RB (esone 13) contenente un sito di restrizione DraI consentendo di monitorare la completa digestione enzimatica; 2) aggiunta di una terminazione fluorescente ad un primer di ciascun amplicone, permettendo così l’utilizzo di un sequenziatore automatico per la separazione dei frammenti e la loro quantificazione.
Tuttavia il metodi quantitativi sopra descritti mostrano una sovrapposizione dei risultati relativi a soggetti con una e due copie di SMN1; è stato infatti dimostrato che nel 6% dei casi non è possibile escludere lo stato di portatore [Wirth et al., 1999].
PCR competitiva con primer extension. Il saggio messo a punto da Gèrard B. [2000] permette di determinare il rapporto fra i geni SMN (RT/C) tramite allungamento dei primers (minisequencing); la quantità totale di SMN presente nel genoma viene stabilita utilizzando PBGD (porphobilinogen deaminase) come gene di controllo. I controlli interni per SMN e PBGD portano una delezione o inserzione e quindi la separazione dei prodotti di PCR avviene direttamente tramite sequenziatore automatico senza l’utilizzo di enzimi di restrizione. Il limite di questo test è rappresentato dai risultati border-line che possono indurre ad inesatte interpretazioni.
DHPLC. Di recente è stato descritto un metodo innovativo, rapido, sensibile e specifico per l’individuazione di variazioni del DNA che si basa su DHPLC [Sun Y. et al., 2005]. Il test consente il dosaggio di SMN1/SMN2 tramite la combinazione dell’analisi degli eteroduplex e di una PCR multiplex.
Real-time PCR. Il test descritto da Feldkötter [2002] si basa su real-time PCR, è rapido e affidabile, in grado di discriminare tra SMN1 e SMN2 e di quantificare il prodotto di PCR nel corso della reazione attraverso l’uso del SYBR Green I. Per distinguere SMN1 da SMN2 vengono utilizzati primers che terminano vicino o proprio a livello dei nucleotidi che differenziano SMN1 da SMN2 (esone 7, posizione 6 e introne 7, posizione +214). Tuttavia un approccio quantitativo senza l’uso di un controllo interno o esterno richiede l’utilizzo di uno stesso metodo di estrazione e quantificazione del DNA, che è spesso un problema quando il DNA proviene da un laboratorio diverso da quello che effettua il test. Anhuf [2003] ha cercato di risolvere, almeno in parte, alcuni di questi problemi: per prima cosa si è passati all’uso di sonde MGB che hanno una più alta temperatura di melting e sono quindi più sensibili al mismatch di una singola base. Il saggio prevede l’amplificazione anche di un locus di riferimento con un numero noto di copie; tale gene dovrebbe risolvere il problema di eventuali deviazioni dovute alla concentrazione del DNA e alla diversa efficienza di amplificazione. I vantaggi sono numerosi e tra questi la capacità di analizzare contemporaneamente un elevato numero di campioni.
Anche se oggi il test basato su QRT-PCR è quello più utilizzato, si raccomanda di validare la sensibilità del dosaggio quantitativo prima di utilizzarlo di routine. E' critica la qualità e la purezza del DNA estratto (si consigliano metodi come il salting out che preservano il DNA integro). Il dosaggio dei campioni deve essere molto accurato e ciascuno di essi deve essere diluito in maniera seriale per disciogliere eventuali impurità. Ogni reazione inoltre, deve essere ripetuta almeno in triplicato per annullare eventuali errori dell’operatore. Tuttavia l’uso di probes fluorescenti e il loro costo elevato rappresentano uno svantaggio insito nella metodica stessa.
Considerazioni generali
La diagnosi prenatale di SMA va effettuata solo nelle coppie con accertata familiarità per SMA, documentata dalla presenza nella famiglia di almeno un soggetto affetto confermato e caratterizzato dal punto di vista molecolare. Per quanto riguarda le coppie che hanno già avuto un figlio affetto da SMA, il rischio di ricorrenza è di 25 %, e viene consigliato il monitoraggio della gravidanza alla X-XII settimana mediante villocentesi. Quando il rischio è inferiore, per esempio per una gravidanza di una coppia di cui uno dei due è fratello di un affetto, quindi con un rischio di circa 1/300, viene proposta l'analisi su liquido amniotico che presenta minori rischi relativi al prelievo (circa 0.5%).
In ogni caso è indispensabile che a ciascuna coppia che richiede DP sia fornita una adeguata consulenza genetica nella quale vengano fornite in maniera semplice le seguenti informazioni: valutazione del rischio riproduttivo per SMA, attendibilità e limiti del test molecolare, tempi, modalità e rischi relativi al prelievo di villi coriali e di liquido amniotico [Linee Guida Ministero della Salute Test Genetici]. Qualora la coppia decida di sottoporsi a DP per SMA è necessario un consenso informato scritto che deve essere discusso con personale qualificato e con adeguato anticipo rispetto alla data fissata per il prelievo. Nel consenso va anche specificato il rischio di contaminazione materna dei tessuti fetali che può portare all’impossibilità di giungere ad un risultato molecolare certo.
La diagnosi molecolare prenatale è effettuata principalmente attraverso il test della delezione in omozigosi del gene SMN1. Si sottolinea che il requisito fondamentale è l’identificazione di questo difetto genetico nel caso indice della famiglia. In letteratura sono stati descritti rari casi di fratelli asintomatici aploidentici a pazienti SMA deleti in omozigosi. Tuttavia, questa condizione è stata riscontrata soltanto in famiglie con SMA di tipo II o III. E’ difficile in questi casi predire il potenziale patogenetico di questi alleli deleti se trasmessi al feto. L’analisi indiretta di segregazione dei marcatori microsatelliti della regione 5q13 è indispensabile nelle famiglie con un paziente clinicamente affetto da SMA che presenti la delezione del gene SMN1 in eterozigosi. Un’eccezione può essere costituita dai casi di un probando nella famiglia con un forte sospetto clinico di SMA e consanguineità dei genitori, questi due fattori infatti rendono più probabile lo stato di omozigosi per un allele raro non deleto per SMN1. L’analisi di linkage con marcatori intragenici e/o fiancheggianti SMN1, è tuttavia raccomandata SEMPRE per confermare il risultato del test diretto di delezione e per escludere contaminazioni di cellule materne nel tessuto fetale. Lo studio di segregazione degli aplotipi a rischio nel nucleo familiare permette anche in alcuni casi di determinare l’eventuale stato di portatore del feto. E’ opportuno tuttavia che le famiglie alle quali viene somministrato un test prenatale di SMA, ricevano una consulenza genetica pre- e post-test [si veda Linee Guida per le Attività di Genetica Medica, 2004].
Test diretto attraverso l’analisi della delezione in omozigosi del gene SMN1
Il test viene eseguito come nel caso di conferma diagnostica del sospetto clinico di SMA (vedi apposita sezione). Consigliamo di inserire come controllo positivo per la delezione di SMN1, il caso indice della famiglia in analisi, per confermarne il difetto molecolare (ad es. delezione del solo esone 7 del gene SMN1).
Test diretto attraverso l’analisi di segregazione dei cromosomi a rischio nella famiglia (analisi di linkage)
E' possibile utilizzare una vasta gamma di marcatori microsatelliti fiancheggianti il gene SMN riportati in tabella (Tabella 3). Questo permette nella maggior parte dei casi di trovare almeno un marcatore informativo centromerico ed uno telomerico per ottenere una probabilità di errore dovuta a ricombinazione inferiore all'1%. Esistono inoltre due marcatori multicopia intragenici localizzati nel promotore dei geni SMN1/SMN2 che possono essere utilizzati in combinazione con l'analisi di marcatori extragenici, in quanto la loro corretta interpretazione è resa difficile dall'elevato numero di alleli presenti. L’utilizzo della elettroforesi capillare per questo tipo di analisi con l’accorgimento di scegliere marcatori microsatelliti di diversa grandezza amplificati attraverso primer marcati con fluorofori distinti, permette di effettuare la lettura in maniera rapida ed affidabile [Botta et al 2005].
La comparazione dei cromatogrammi relativi al DNA fetale e a quello materno permette di escludere eventuali contaminazioni materno-fetali.
Markers della regione di SMN1 (5q11.2-q13.3) |
||||
Locus |
Localizzazione |
% di |
PIC |
Dimensione |
D5S679 |
Prossimale |
3 |
0.63 |
180-222 |
D5S680 |
Prossimale |
3 |
0.57 |
141-173 |
D5S125 |
Prossimale |
2 |
0.38 |
143 e 147 |
D5S681 |
Prossimale |
2 |
0.68 |
142-156 |
D5S435 |
Prossimale |
1 |
0.68 |
128-144 |
D5S629 |
Prossimale |
1 |
0.81 |
233-253 |
D5S823 |
Prossimale |
1 |
0.54 |
128-150 |
D5S1556/D5F150 |
Intragenico/SMN1 promoter region |
0 |
0.98 |
90-122 |
D5S149 |
Intragenico/SMN1 promoter region |
0 |
0.99 |
166-203 |
D5S557 |
Distale |
1 |
0.46 |
148-172 |
D5S610 |
Distale |
1 |
0.80 |
106-124 |
D5S351 |
Distale |
1 |
0.74 |
196-234 |
5’-MAP1B |
Distale |
1 |
0.76 |
100 |
3’MAP1B |
Distale |
1 |
0.72 |
212-226 |
D5S112 |
Distale |
1 |
0.74 |
94-120 |
D5S127 |
Distale |
3 |
0.84 |
96-114 |
D5S539 |
Distale |
5 |
0.74 |
212-220 |
Tabella 3. Marcatori microsatelliti dalla regione SMA (5q11.2-q13.3). [da Scheffer H et al 2001].
Elenco Siti internet consultabili
http://www.famigliesma.org/chi.htm
http://www.fsma.org/
http://www.genetests.org/
Elenco centri di riferimento per la diagnosi molecolare della SMA
Cattedra di Genetica Medica
Università di Roma “Tor Vergata”
Via Montpellier, 1- 00133 Roma
Prof. Giuseppe Novelli
Dott.ssa Annalisa Botta
Istituto di Genetica Medica
Università Cattolica del S. Cuore
Largo F. Vito, 1 - 00168 Roma
Prof. Christina Brahe
Dr. Francesco Danilo Tiziano
Fondazione IRCCS Istituto Neurologico “Carlo Besta”
Via Celoria, 11- 20133 Milano
Prof. Franco Taroni
Dott.ssa Cinzia Gellera
Bibliografia
Hahnen E, Schonling J, Rudnik-Schoneborn S, Zerres K, Wirth B. Hybrid survival motor neuron genes in patients with autosomal recessive spinal muscular atrophy: new insights into molecular mechanisms responsible for the disease. Am J Hum Genet. 1996 Nov;59(5):1057-65.
Helmken C, Hofmann Y, Schoenen F, Oprea G, Raschke H, Rudnik-Schoneborn S, Zerres K, Wirth B. Evidence for a modifying pathway in SMA discordant families: reduced SMN level decreases the amount of its interacting partners and Htra2-beta1. Hum Genet. 2003 Dec;114(1):11-21
Fonte:
Sito web da visitare:
Autori del testo:
Annalisa Botta (Università di Roma Tor Vergata)
Marta Bertoli (Università di Roma Tor Vergata)
Laura Vallo (Università di Roma Tor Vergata)
Giuseppe Novelli (Università di Roma Tor Vergata)
Christina Brahe (Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma)
Francesco Danilo Tiziano (Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma)
Enrico Bertini (Ospedale Bambino Gesù Roma)
Franco Taroni (Fondazione IRCCS Istituto Neurologico “Carlo Besta”, Milano)
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