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Malattie Rare
DIFETTI DELL’OSSIDAZIONE DEGLI ACIDI GRASSI
Dipartimento di Neuroscienze - Patologia Metabolica
Difetti dell’ossidazione degli acidi grassi |
Gli acidi grassi rappresentano uno dei principali substrati energetici per l’organismo. (leggi anche la Pillola sull'Acetone) La scoperta di forme morbose primitive nell’uomo a carico di questa complessa via metabolica è relativamente recente e risale agli anni settanta con l’identificazione del deficit di carnitina muscolare. Tutte queste condizioni morbose sono responsabili di un’inefficace utilizzazione delle riserve energetiche con quadri clinici di tipo sistemico o con patologie d’organo a carico soprattutto del fegato, del muscolo cardiaco e del muscolo scheletrico caratterizzate da accumulo di grassi nei tessuti. Manifestazioni cliniche caratteristiche e comuni alla maggior parte di tali malattie sono: Gli episodi critici sono indotti dal digiuno, dall’esercizio prolungato o da stress catabolici di natura infettiva. |
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Principi biochimici e caratteristiche cliniche |
Il metabolismo ossidativo degli acidi grassi può essere suddiviso in quattro fasi principali:(fig. 1) Gli acidi grassi, composti da una catena lineare a numero pari di atomi di carbonio (C16-C18), una volta liberati dal tessuto adiposo e trasportati nel citoplasma delle cellule epatiche e muscolari vengono attivati sotto forma di esteri del coenzima A; questi ultimi per mezzo di un complesso meccanismo di trans-esterificazione con la carnitina (ciclo della carnitina) attraversano le membrane mitocondriali dove entrano nella spirale ossidativa (ciclo della beta ossidazione) che ad ogni ciclo accorcia la catena carboniosa di due atomi di carbonio con formazione di acetil-CoA. Gli elettroni liberatisi durante il ciclo ossidativo vengono trasferiti alla catena respiratoria mitocondriale per la formazione dell’ATP utilizzando sistemi FAD- e NAD- dipendenti (trasporto elettronico). § CICLO DELLA CARNITINA Il deficit del trasportatore della carnitina si manifesta, generalmente, nella prima infanzia con una grave cardiomiopatia dilatativa associata a miopatia; raramente i pazienti presentano ipoglicemia ipochetotica mentre sono frequenti sintomi di tipo collassiale. Può essere presente una anemia, il tracciato elettrocardiografico mostra caratteristiche onde T appuntite ed i livelli plasmatici della carnitina totale appaiono estremamente ridotti. La malattia risponde in maniera spettacolare al trattamento con carnitina (3-5 grammi al giorno) con completa risoluzione della sintomatologia. Il deficit di CPT 1 esordisce generalmente nei primi mesi di vita con un quadro di grave insufficienza epatica con ipoglicemia ipochetotica, in alcuni casi, associata ad acidosi renale. Caratteristicamente i pazienti possono mostrare un’elevazione dei livelli plasmatici della carnitina. Il deficit di carnitina-acilcarnitina translocasi rappresenta il difetto dell’ossidazione degli acidi grassi a prognosi più infausta: i pazienti manifestano fin dai primi giorni di vita una epatopatia con ipoglicemia ipochetotica associata ad iperammoniemia persistente. Sono presenti inoltre gravi disturbi del ritmo cardiaco che portano quasi sempre a morte entro il primo anno di vita. Il deficit di CPT 2 si presenta con due fenotipi distinti: una forma miopatica che esordisce in età adulta con mioglobinuria intermittente ed una forma neonatale fatale con epatopatia, cardiomiopatia, ipotonia muscolare, spesso associata a malformazioni a livello renale e cerebrale. § CICLO DELLA BETA OSSIDAZIONE Il difetto di acil-CoA deidrogenasi a catena lunga (VLACD) si presenta con un quadri di insufficienza epatica con ipoglicemia ipochetotica associati in circa il 50% dei pazienti a grave cardiomiopatia. Il deficit di acil-CoA deidrogenasi a catena media (MCAD) rappresenta la forma più comune dei difetti di ossidazione degli acidi grassi, esordisce generalmente nella prima infanzia o anche in epoca neonatale con un quadro clinico simile alla sindrome di Reye con grave ipoglicemia ipochetotica; sono anche stati descritti casi di morte improvvisa del lattante (SIDS) (3). La malattia molto frequente nei paesi anglosassoni e negli Stati Uniti colpisce prevalentemente individui di origine nord europea mentre è molto rara nelle popolazioni provenienti dal sud dell’Europa. Il deficit di acil-CoA deidrogenasi a catena corta (SCAD) è stato descritto in pochi pazienti che presentavano quadri clinici eterogenei caratterizzati da chetoacidosi, ipotonia muscolare e ritardo psicomotorio. Il deficit di proteina trifunzionale dal punto di vista clinico mostra delle caratteristiche peculiari rispetto agli altri difetti dell’ossidazione degli acidi grassi, infatti oltre ai sintomi comuni alle altre malattie, i pazienti con deficit della proteina trifunzionale possono presentare neuropatia periferica sensitivo motoria, retinite pigmentosa e ipoparatiroidismo; inoltre, nelle gestanti eterozigoti con feti affetti, è stata osservata una sindrome da insufficienza epatica acuta con steatosi d’organo. Da un punto di vista biochimico sono distinguibili due entità separate, il deficit isolato di 3-idrossiacil-CoA deidrogenasi ed il deficit combinato dei tre enzimi della proteina trifunzionale. § TRASPORTO DEGLI ELETTRONI § SINTESI DEI CORPI CHETONICI Oltre alle malattie elencate nella prima parte del paragrafo vanno ricordate le segnalazioni singole |
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Aspetti diagnostici |
Poiché dal punto di vista clinico le malattie da deficit di ossidazione degli acidi grassi presentano quadri spesso comuni alle varie forme morbose è indispensabile per l’identificazione della malattia un complesso iter diagnostico che comprende: L’analisi dei metaboliti è basata sugli acidi organici (urinari e plasmatici) e sul dosaggio della carnitina plasmatica in combinazione con lo studio dei vari componenti della frazione esterificata (acilcarnitine). La presenza di metaboliti anomali è riscontrabile soprattutto durante le fasi di acuzie della malattia mentre, nelle fasi intercritiche di benessere, sono possibili quadri di assoluta normalità biochimica. Nei difetti del ciclo della carnitina gli acidi organici urinari non mostrano alterazioni rilevanti, la carnitinemia totale è estremamente ridotta (3-5% del normale) nel deficit primario di carnitina, mentre negli altri casi è normale o aumentata (deficit di CPT 2); l’analisi delle acilcarnitine mostra, sia nel deficit di CPT2 che nel deficit di carnitina-acilcarnitina translocasi, la presenza di coniugati saturi degli acidi grassi a catena lunga (palmitoil-carnitina, C16) con livelli ridotti di acetil-carnitina (C2). Nei difetti del ciclo della beta ossidazione lo studio degli acidi organici è estremamente utile con riscontro di profili specifici per le diverse malattie Con l’eccezione del deficit di SCAD, il livello dei corpi chetonici è ridotto, soprattutto se in concomitanza di una ipoglicemia. La carnitinemia totale è ridotta ed il rapporto carnitina esterificata/carnitina libera è aumentato (> 1). Lo studio degli esteri della carnitina mostra generalmente livelli diminuiti di acetilcarnitina con presenza di metaboliti caratteristici quali la tetradecenoil- (C14) nel deficit di VLCAD, la decenoil- (C10) e la octanoil- (C8) nel deficit di MCAD, la butirril- (C3) nel deficit di SCAD, e acilcarnitine a catena lunga idrossilate sature ed insature ( OH-C16, OH-C18) nel deficit di proteina trifunzionale. Nei difetti del trasporto degli elettroni, analogamente a quanto detto nel paragrafo precedente, gli acidi organici urinari mostrano il profilo caratteristico dellla aciduria glutarica di tipo 2 con presenza di acido glutarico ed etilmalonico associati ad acidi dicarbossilici (adipico, suberico e sebacico) e coniugati di glicina (isovaleril-, exanoil-glicina); la carnitinemia totale è ridotta, il rapporto carnitina esterificata/libera è aumentato ed il profilo delle acilcarnitine è anch’esso peculiare. La idrossi-metilglutarico aciduria è anch’essa facilmente diagnosticabile attraverso lo studio degli acidi organici urinari per la presenza di acido 3-idrossi-3-metilglutarico. Gli studi funzionali in vivo si basano sul test da digiuno, eventualmente in combinazione con un carico orale di acidi grassi (a catena media o lunga). In questi pazienti si osserva di solito, in condizioni di digiuno prolungato, una ipoglicemia con ridotta o assente produzione di corpi chetonici, il livello degli acidi grassi liberi (NEFA) risulta invece aumentato. L’esecuzione di tali test può essere particolarmente pericolosa per cui è consigliabile limitarne l’uso. Gli studi funzionali in vitro comprendono la valutazione della capacità ossidativa delle cellule per substrati specifici; si effettuano su linfociti o fibroblasti utilizzando come substrati acidi grassi marcati di differente lunghezza. L’analisi permette la rapida individuazione dei difetti biochimici facilitando l’effettuazione di indagini enzimatiche mirate . Le indagini enzimatiche sono indispensabili per la conferma diagnostica dei vari difetti biochimici, vengono generalmente svolti su fibroblasti o su linfoblasti. Dal punto di vista tecnico, per lo studio dell’attività delle differenti acil-CoA deidrogenasi è preferibile il metodo basato sulla riduzione dell’ETF rispetto ad altri che utilizzano substrati non naturali. La precisa definizione del difetto enzimatico è inoltre indispensabile per il consiglio genetico e la diagnosi prenatale. Gli studi di genetica molecolare hanno recentemente permesso una migliore conoscenza dei meccanismi fisiopatologici delle singole malattie; oltre all’interesse di tipo scientifico, tali indagini hanno permesso di identificare la presenza di mutazioni più frequenti, come riscontrato per il deficit di MCAD e di LCHAD, ed hanno fornito un’importante contributo per la diagnosi prenatale. La diagnosi differenziale dei difetti di ossidazione degli acidi grassi va fatta rispetto a numerose cause morbose sia primitive (congenite) che secondarie. Non vanno dimenticati alcuni esami strumentali di base quali l’ecografia cardiaca ed epatica, l’elettrocardiogramma, l’esame del fondo oculare, lo studio della velocità di conduzione nervosa, nonché indagini bioptiche su tessuto epatico e muscolare che permettono una migliore definizione del quadro clinico nei pazienti in cui è posto il sospetto diagnostico. |
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Aspetti terapeutici |
Come per altri disturbi del metabolismo intermedio, la terapia nei pazienti con difetto della ossidazione degli acidi grassi può essere suddivisa in due momenti principali: quello della fase acuta ed il trattamento a lungo termine. In tutti i pazienti che presentano quadri clinici acuti con grave ipoglicemia ipochetotica (sindromi simil-Reye) o mioglobinuria il trattamento è mirato ad arrestare il catabolismo lipidico endogeno responsabile del quadro di scompenso. L’infusione endovenosa di soluzioni concentrate di glucosio, eventualmente associato a terapia insulinica, costituisce l’unico strumento in grado di sopprimere la lipolisi; nei casi in cui sia presente una carenza di carnitina, primitiva o secondaria, è inoltre indicato il trattamento sostitutivo sempre per via endovenosa. Il trattamento a lungo termine dei pazienti è basato su alcuni principi fondamentali: La dietoterapia può prevedere l’uso, come in alcune forme di glicogenosi, dell’amido di mais crudo e, nei difetti a carico del metabolismo degli acidi grassi a catena lunga, l’impiego di trigliceridi a catena media (MCT). Nel deficit di proteina trifunzionale l’aggiunta di acido decosaexanoico (DHA), un acido grasso polinsaturo estratto dal fegato di merluzzo, sembra efficace nella terapia e prevenzione della neuropatia e della retinopatia. Nella idrossimetilglutarico aciduria è indicata una dieta a basso contenuto di leucina. Nel deficit primario di carnitina la dose di carnitina può arrivare ai 3-5 grammi al giorno mentre, nelle altre patologie che causano un difetto secondario, il dosaggio raccomandato è di circa 100 mg/kg. L’impiego della riboflavina è limitato ai casi rispondenti di aciduria glutarica di tipo secondo. L’obiettivo primario del trattamento è quello di impedire e prevenire gli episodi di scompenso metabolico; durante il follow-up, il monitoraggio dei pazienti è basato sulla combinazione di valutazioni cliniche, biochimiche e strumentali. Le indagini biochimiche di primo livello comprendono glicemia, acidi grassi liberi (NEFA), uricemia, ammoniemia, emogasanalisi, transaminasi, creatin chinasi (CK). La prognosi dei pazienti è variabile ed è strettamente correlata alle manifestazioni cliniche individuali: |
a cura del Dott. Andrea Bartuli
Dipartimento di Neuroscienze - Patologia Metabolica
Che cos’è l’acetone? |
La produzione di energia nell’organismo si ottiene principalmente attraverso l’utilizzo degli zuccheri oltre che dalla degradazione dei grassi, quota destinata prevalentemente a muscoli, cuore e cervello. Durante quest’ultimo processo metabolico si ha la produzione e il passaggio nel sangue di corpi chetonici: acetone, acido acetoacetico e 3-idrossi-butirrico. Tale condizione fisiologica diventa patologica ogni qual volta l’organismo è costretto a produrre energia ricorrendo soprattutto ai grassi e determinando l’aumento nel sangue dei corpi chetonici (iperchetonemia) fino al raggiungimento di livelli tossici. Nel tentativo di ridurne la concentrazione nel sangue, l’organismo inizia ad eliminare con le urine gli acidi acetoacetico e il 3-idrossi-butirrico (possono essere evidenziati nelle urine con le comuni strisce di reagente acquistabili nelle farmacie) e, attraverso i polmoni, l’acetone: quest’ultimo a contatto dell’aria emana il caratteristico odore di frutta matura. |
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Quando |
L’acetone e i corpi chetonici si formano in tutte le condizioni in cui si attiva un intenso ricorso ai grassi e in particolare: Cause più rare di iperchetonemia sono i difetti congeniti del metabolismo e l’avvelenamento da alcool etilico e salicilati. |
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Quali sono i sintomi della crisi acetonemica? |
Spesso la comparsa dell’odore caratteristico dell’alito è il primo sintomo rilevabile. L’accumulo progressivo di chetoni nel sangue provoca poi un senso generale di malessere con la comparsa di vomito, mal di pancia, mal di testa, occhi cerchiati, volto affilato, lingua asciutta e intensamente patinosa, mucose disidratate, respiro profondo e frequente, fino a giungere, in rarissimi casi, alla comparsa di alterazioni della coscienza. |
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Come si può curare? |
La ripetuta somministrazione di bevande zuccherate e senza grassi (thè, camomilla, bibite senza gas aggiunti; da evitare latte e yoghurt) permette di ridurre progressivamente la degradazione dei grassi e, quindi, la produzione di chetoni. Tale terapia può essere però ostacolata dalla comparsa di vomito per cui si consiglia di proporre al bambino le bevande a piccole dosi ripetute e, nel caso in cui persista il vomito, di somministrare farmaci antiemetici. In questo modo, nell’arco di 24-48 ore, si vedrà la progressiva riduzione dei chetoni nelle urine (strisce di reagente) e il miglioramento delle condizioni generali tanto da permettere la rialimentazione che dovrà, comunque, restare per alcuni giorni a basso contenuto di grassi. In tutti i casi in cui si osserva un peggioramento della sintomatologia e la persistenza della chetonuria, si rende necessario il ricorso alla struttura ospedaliera sia per escludere la presenza di una patologia più seria, che per poter risolvere la crisi acetonemica grazie alla reidratazione e alla somministrazione di zuccheri direttamente endovena. Per prevenire la comparsa di ulteriori crisi nei bambini che ne sono periodicamente vittime, è opportuno: |
Ormoni |
Catecolamine: ormoni secreti dal surrene in risposta allo stress, determinano aumento della glicemia, della pressione e della frequenza cardiaca. |
Cortisolo: ormone prodotto dal surrene, determina aumento della glicemia, della pressione. |
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Glucagone: ormone prodotto dal pancreas, stimola l’aumento della glicemia. |
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Ormone della crescita: ormone prodotto dall’ipofisi, supporta l’accrescimento nel bambino e nel giovane, aumenta la glicemia. |
Malattie Rare
IPERAMMONIEMIE EREDITARIE
Dipartimento di Neuroscienze - Patologia Metabolica
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Principi biochimici |
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Manifestazioni Cliniche |
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Aspetti diagnostici |
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Aspetti terapeutici |
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Le iperammoniemie ereditarie |
Le iperammoniemie ereditarie comprendono sia difetti enzimatici primitivi del ciclo dell’urea che difetti del trasporto degli aminoacidi dibasici; vanno distinte dalle forme secondarie causate da disfunzioni epatiche di varia origine e da altri errori congeniti del metabolismo, quali le acidurie organiche e i difetti dell’ossidazione degli acidi grassi. La ridotta sintesi di urea, che rappresenta nell’uomo la principale via di escrezione dell’azoto, porta all’accumulo tossico nei fluidi biologici di ioni ammonio. |
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Principi biochimici |
Esistono difetti congeniti a carico di ciascun enzima del ciclo dell’urea mentre, nei difetti di trasporto degli aminoacidi dibasici (sindrome HHH e Intolleranza alle proteine con lisinuria), la carenza selettiva di substrati ne determina un impedimento secondario. I primi tre enzimi (NAGS, CPS e OTC) sono intramitocondriali, gli altri sono tutti citoplasmatici. L’azoto ammoniacale proveniente sia dalle proteine esogene assunte con la dieta che da quelle derivanti dal catabolismo endogeno, genera ammoniaca e successivamente carbamilfosfato. L’enzima deputato è il carbamilfosfato sintetasi (CPS) che viene a sua volta attivato dal N-acetilglutammato, prodotto per azione della N-acetil-glutammato sintetasi (NAGS). Il carbamilfosfato legandosi all’ornitina forma la citrullina attraverso l’azione dell’ornitin-transcarbamilasi (OTC). Al termine di queste reazioni, attraverso l’arginasi, l’arginina si trasforma in urea ed ornitina. Quest’ultima, attraverso un carrier specifico, rientra nei mitocondri e si rende di nuovo disponibile per la conversione in citrullina. Ogni molecola di urea contiene due molecole di azoto, una derivante dall’ammoniaca ed una dall’acido aspartico. Per ciascuna delle suddette tappe biochimiche corrisponde nell’uomo un difetto enzimatico ereditario che è causa di accumulo di ammoniaca che esplica un’azione tossica a carico del sistema nervoso centrale attraverso meccanismi che coinvolgono la sintesi dei neurotrasmettitori ed il metabolismo energetico cellulare. Con l’eccezione del deficit di CPS e di NAGS, tutte le altre condizioni di mancato funzionamento del ciclo dell’urea causano l’accumulo di carbamilfosfato che legandosi all’acido aspartico entra nella via di sintesi de novo delle pirimidine per formare l’acido orotico. Quest’ultimo metabolita, come vedremo in seguito, riveste una particolare importanza nella definizione diagnostica delle varie condizioni morbose. Nella intolleranza alle proteine con lisinuria, a causa dell’aumentata escrezione renale e del ridotto assorbimento intestinale degli aminoacidi dibasici (lisina, ornitina, arginina), si instaura una condizione selettiva di carenza di substrati che è responsabile di un blocco funzionale del ciclo dell’urea. Con l’eccezione del deficit di OTC, tutte le altre iperammoniemie primitive sono ereditate con meccanismo autosomico recessivo. Per il CPS, l’OTC, la AS e la AL sono note sia la localizzazione cromosomica che la sequenza genica. |
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Manifestazioni Cliniche |
Le iperammoniemie primitive possono esordire in differenti fasce di età, da quella neonatale a fino a quella adulta. La malattia più frequente è il deficit di OTC. Nelle forme neonatali vi è generalmente un intervallo libero fra la nascita e l’inizio della sintomatologia. La prognosi in questi casi è severa e, nei maschi con deficit di OTC, è quasi sempre infausta. A causa della aspecificità della sintomatologia il quadro clinico può essere confuso con altre patologie di più frequente riscontro quali la sepsi, il distress respiratorio, l’iperammoniemia transitoria del pretermine, ecc. Nelle forme ad esordio più tardivo, nella prima e seconda infanzia, il quadro clinico è molto variabile. L’iperammoniemia è spesso causata da episodi febbrili intercorrenti o da una eccessiva introduzione di proteine con la dieta. Possono essere inoltre presenti ritardo mentale di entità variabile e turbe comportamentali con note di aggressività. Le abitudini alimentari si contraddistinguono per una spiccata avversione per i cibi ad alto contenuto proteico; sono inoltre osservabili quadri aspecifici di interessamento epatico con epatomegalia ed alterazioni funzionali. Come per le forme ad esordio neonatale, Nei casi ad esordio più tardivo, nella adolescenza o in età adulta, va ricordata la possibilità di insorgenza di coma iperammoniemico in seguito ad anestesia generale o nel periodo del puerperio. La sintomatologia può comunque comprendere alcune delle manifestazioni presenti nell’infanzia e l’esordio tardivo è caratteristico dei soggetti di sesso femminile eterozigoti del deficit di OTC. Va inoltre ricordato che il deficit di OTC può manifestarsi al di fuori dell’epoca neonatale e fino all’età adulta, in soggetti di sesso maschile affetti da una variante più benigna del deficit che, se prontamente riconosciuta e trattata, si associa a prognosi favorevole. Alcune delle iperammoniemie ereditarie presentano quadri clinici più specifici che possono facilitarne l’inquadramento diagnostico La argininosuccinico aciduria, dovuta al deficit di AL, si caratterizza per la presenza di una trichorrexis nodosa dei capelli e per una più grave compromissione epatica caratterizzata da fibrosteatosi, spesso accompagnata da ipertrigliceridemia. L’origine di tali sintomi è probabilmente imputabile alla cronica intossicazione di arginina piuttosto che all’effetto diretto dell’iperammoniemia. La sindrome HHH (iperammoniemia, iperornitinemia, omocitrullinuria) si caratterizza per la presenza di alterazioni della coagulazione, disturbi piramidali e clonie. Per la peculiarità del quadro clinico, un capitolo a parte meriterebbe l’intolleranza alle proteine con lisinuria. Questa sindrome è infatti estremamente eterogenea: |
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Aspetti diagnostici |
Il riconoscimento precoce delle iperammoniemie ereditarie è fondamentale per il miglioramento della prognosi dei pazienti. Nei casi a presentazione acuta si osserva costantemente un’elevazione dell’ammoniemia, mentre, per la definizione delle singole condizioni morbose, è necessario lo studio del profilo degli aminoacidi plasmatici ed urinari e la ricerca dell’acido orotico nelle urine. La Tabella 1 riassume le caratteristiche salienti dei singoli difetti biochimici in rapporto agli aminoacidi e all’acido orotico . Come osservabile, alterazioni quantitative dei singoli aminoacidi permettono di definire la maggior parte delle differenti condizioni morbose: la citrullina nel deficit di AS (citrullinemia), l’acido argininosuccinico e le sue anidridi (e la citrullina) nel deficit di AL (argninosuccinico aciduria), l’arginina nel deficit di arginasi (argininemia). Per i difetti di trasporto degli aminoacidi è necessario invece lo studio combinato degli aminoacidi plasmatici ed urinari: l’aumento dell’ornitina plasmatica associata alla presenza di omocitrullina nelle urine è caratteristico della sindrome iperammoniemia, iperornitinemia, omocitrullinuria (sindrome HHH); nella intolleranza alle proteine con lisinuria (LPI), è presente una perdita selettiva degli aminoacidi dibasici con riscontro di elevati livelli urinari e ridotti livelli plasmatici di lisina, arginina ed ornitina. In tutte queste condizioni le alterazioni del profilo aminoacidemico sono persistenti mentre l’aumentata escrezione urinaria di acido orotico è rilevabile soprattutto in concomitanza di episodi di scompenso biochimico con iperammoniemia. Nel deficit di ornitina transcabramilasi (OTC), che rappresenta la malattia più frequente, le alterazioni biochimiche sono di più difficile interpretazione per la mancanza di marcatori specifici del profilo aminoacidemico. Nelle fasi critiche di scompenso metabolico si osserva un aumento dei livelli plasmatici della glutammina ed una riduzione della citrullina e dell’arginina, l’escrezione urinaria di acido orotico è aumentata (Tabella 1). Nelle fasi intercritiche, lontane cioè dallo scompenso metabolico iperammoniemico, i soggetti con deficit di OTC mostrano invece un profilo biochimico pressoché normale. Per gli individui con storia clinica o con anamnesi familiare suggestiva di questa forma morbosa, sono stati utilizzati vari test diagnostici atti a svelare la presenza della malattia al di fuori di un episodio di scompenso. Rispetto ai test da stimolo con carico di proteine o di aminoacidi singoli (alanina), rivelatisi pericolosi per la possibilità di indurre una iperammoniemia anche grave, è stato più recentemente messo a punto un test indiretto non tossico basato sulla somministrazione di allopurinolo. Quest’ultimo agendo da inibitore enzimatico della via di sintesi delle pirimidine è in grado di indurre un aumento dell’escrezione urinaria di acido orotico ed orotidina senza provocare elevazioni dell’ammoniemia . La diagnosi prenatale è possibile in per quasi tutte le forme morbose: essa si basa per la citrullinemia, l’argininosuccinico aciduria, la sindrome HHH e la intolleranza alle proteine con lisinuria su studi biochimici da effettuarsi su villi coriali o amniociti. Nel deficit di OTC, l’indagine prenatale si effettua con analisi molecolare diretta (indagine mutazionale) o indiretta (polimorfismi di restrizione). Per deficit di CPS è da poco possibile l’indagine molecolare, mentre per l’argininemia sono disponibili sia lo studio molecolare che il dosaggio biochimico su sangue fetale. La diagnosi differenziale delle iperammoniemie primitive va fatta con numerose altre malattie metaboliche caratterizzate da iperammoniemie e che mostrano quadri clinici simili, fra queste vanno menzionate le acidemie organiche, i difetti della ossidazione degli acidi grassi e il difetto di purifico carbossilasi. Le forme acquisite di iperammoniemia comprendono, la sindrome di Reye, l’intossicazione da valproato, le epatiti acute, patologie vascolari malformative, l’iperammoniemia transitoria del pretermine, le infezioni urinarie sostenute da germi produttori di ureasi. |
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Aspetti terapeutici |
Lo scopo principale della terapia nelle iperammoniemie ereditarie è quello di mantenere una condizione di compenso biochimico che impedisca l’insorgere di danni neurologici permanenti o la morte dei pazienti. Il trattamento è basato sulla combinazione di una dieta ipoproteica integrata con aminoacidi e farmaci che favoriscono l’escrezione dell’azoto attraverso vie alternative al ciclo dell’urea. Poiché i pazienti presentano sia all’esordio che al follow-up crisi di scompenso metabolico con iperammoniemia, il trattamento può essere differenziato in due capitoli principali: l’emergenza ed il mantenimento. Trattamento di emergenza Le crisi di scompenso possono manifestarsi in tutte le fasce di età ma più frequentemente vengono osservate in epoca neonatale. Come semplificato nella Tabella 2, la prima fase del protocollo di terapia prevede la sospensione dell’apporto di proteine, il mantenimento di un adeguato apporto calorico e l’infusione endovenosa di arginina; in questa prima fase prediagnostica si impiegano anche farmaci attivi nelle acidurie organiche. I primi due punti sono essenziali per la riduzione dell’apporto di azoto che deriva sia dalle proteine esogene ma anche da quelle di origine endogena, ne consegue quindi che la prevenzione del catabolismo con un adeguato apporto calorico riveste una particolare importanza. L’arginina, che appartiene al gruppo degli aminoacidi non esssenziali, con la rara l’eccezione dell’argininemia è sempre carente nei pazienti con difetto del ciclo dell’urea; l’arginina inoltre agisce come attivatore deella N-acetilglutammato sintetasi favorendo la produzione del carbamilfosfato. L’escrezione dell’azoto attraverso l’attivazione di vie altrnative si ottiene principalmente con l’impiego del benzoato e del fenilbutirrato: questi composti si legano rispettivamente alla glicina e alla glutammina formando acido ippurico e fenilacetilglutammina che vengono rapidamente eliminati con le urine . L’impiego di questi farmaci, che per la loro attivazione utilizzano acetil-CoA e carnitina, è controindicato nelle acidemie organiche. Terapia di mantenimento Il trattamento a lungo termine dei pazienti con iperammoniemie primitive prevede alcuni principi validi per tutte le malattie ed altri specifici per ciascuna forma morbosa. La limitazione delle proteine naturali può essere integrata con prodotti dietetici a base di aminoacidi essenziali. È dispensabile che la dieta sia adeguatamente bilanciata nell’apporto calorico per prevenire l’insorgenza di condizioni di catabolismo. Come già accennato nel paragrafo relativo al trattamento di emergenza un altro fondamentale cardine della terapia è l’impiego di farmaci che favoriscono l’attivazione delle vie alternative dell’escrezione azotata. Il benzoato di sodio viene utilizzato per via orale alla dose di 100-250 mg/kg/die; il fenilbutirrato, di più recente impiego, è usato agli stessi dosaggi del benzoato. Entrambi i farmaci sono utilizzabili da soli o in combinazione e non risultano tossici, fra gli effetti indesiderati vanno ricordati il vomito e la perdita di appetito, il fenilbutirrato ha un sapore particolarmente sgradevole che spesso ne limita l’impiego. La supplementazione con aminoacidi è specifica per ciascuna malattia. Nei deficit di OTC, CPS e NAGS è indispensabile il trattamento con arginina preferibilmente in combinazione con la citrullina; entrambi questi aminoacidi risultano carenti e la citrullina offre il vantaggio di rimuovere una mole suplementare d’azoto proveniente dall’acido aspartico, il dosaggio va individuato per ciascun paziente ed oscilla dai 100 ai 250 mg/kg/die. Nella citrullinemia e nell’argininosuccinico aciduria è deficitaria la sola arginina e la dose raccomandata varia dai 250 ai 500 mg/kg/die (le quantità maggiori sono consigliate nella argininosuccinico aciduria). Nella sindrome HHH la citrullina è preferibile all’arginina e all’ornitina per i per gli effetti sulla sintesi di creatina; nella intolleranza alle proteine con lisinuria, nonostante la presenza di livelli plasmatici spesso aumentati, è indicato il trattamento con citrullina. Altri farmaci raccomandati nel trattamento delle iperammoniemie primitive sono il carbamilglutammato nel deficit di NAGS, il citrato nell’argininosuccinico aciduria, l’acido folico e la piridossina per i pazienti che assumono benzoato . Per le complicanze sistemiche, probabilmente sostenute da meccanismi autoimmuni, della intolleranza alle proteine con lisinuria sono state proposte sia la terapia cortisonica che quella con immunoglobuline endovena. Un presupposto essenziale al trattamento a lungo termine dei pazienti è quello della necessità di un attento monitoraggio clinico e biochimico. Vanno controllati i parametri auxologici, la maturazione ossea, lo sviluppo intellettivo e le neuroimmagini. Le indagini di laboratorio comprendono esami di primo e secondo livello per il monitoraggio degli indici biochimici e nutrizionali: ammoniemia e aminoacidi su profilo diurno, transaminasi, colinesterasi, bilirubina, albumina, sodio, calcio, fosfatasi alcalina e acido orotico. Vanno individuate e prontamente trattate le condizioni carenziali (vitamine, oligoelementi); il livello plasmatico della glutammina non deve superare le 800 mmol/L; nei pazienti in trattamento con citrullina o arginina, il livello plasmatico della arginina deve mantenersi fra 80 e 150 mmol/L; un buon indicatore dell’apporto di aminoacidi essenziali è la treonina il cui livello deve essere superiore a 80 mmol/L. Per alcuni casi selezionati di iperammoniemia primitiva che presentavano una estrema instabilità biochimica o quadri fulminati iperacuti è stato effettuato il trapianto fegato mentre è già in fase di avanzata sperimentazione la terapia genica per il deficit di OTC |
TABELLA 1
Cratteristiche individuali delle iperammoniemie primitive in rapporto agli aminoacidi e all’acido orotico.
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NAGS |
CPS |
OTC |
CITR |
ASA |
ARG |
HHH |
LPI |
PLASMA |
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glutammina |
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alanina |
n |
n |
n |
n |
n |
n |
n |
n |
citrullina |
¯ |
¯ |
¯ |
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n |
¯ |
¯ |
arginina |
¯ |
¯ |
¯ |
¯ |
¯ |
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¯ |
¯ |
argininosuccinato |
- |
- |
- |
- |
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- |
- |
- |
ornitina |
n |
n |
n |
n |
n |
n |
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¯ |
lisina |
n |
n |
n |
n |
n |
n |
n¯ |
¯ |
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URINE |
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acido orotico |
- |
- |
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n |
n |
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n |
lis - arg - orn |
- |
- |
- |
- |
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arg |
orn |
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omocitrullina |
- |
- |
- |
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- |
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TABELLA 2
Protocollo di trattamento farmacologico del coma iperammoniemico
Sospensione dell’apporto proteico |
Terapia antiedemia cerebrale (no nel neonato): mannitolo, evitare cortisonici |
Blocco del catabolismo: soluzione glucosata e.v. (# 70 cal/kg) |
Se non sono state escluse acidurie organiche: idrossicobalamina 1 mg, biotina 10 mg, tiamina 300 mg, carnitina 100-300 mg/kg |
Arginina e.v. 250 mg/kg in 2 ore; mantenimento 250-500 mg/Kg/die in 24 ore |
Solo nelle iperammoniemie primitive: benzoato di sodio e.v. 3% 250 mg/kg in 2 ore; mantenimento 250-500 mg/kg in 24 ore |
http://www.ospedalebambinogesu.it/portale/opbg.asp
Fonte: http://www.webalice.it/prati_50/metaboliche.doc
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