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Nel corso della vita una persona cammina l’equivalente di tre volte la circonferenza della terra.
Dall’analisi di ricerche condotte in Danimarca, Svezia, Stati Uniti, Olanda e Regno Unito emerge che il 50-70% della popolazione adulta ha sofferto almeno una volta di dolore lombare. Il National Institute of Occupational Safety and Health (NIOSH - USA) pone tali patologie al secondo posto nella lista dei dieci problemi di salute più rilevanti nei luoghi di lavoro.
Da statistiche ISTAT sullo stato di salute della popolazione italiana, le sindromi posturali sono le malattie croniche più diffuse e risultano al secondo punto della classifica delle cause di invalidità.
Gli Istituti di Medicina del Lavoro hanno pubblicato studi indicanti le patologie croniche del rachide come prima ragione nelle domande di parziale non idoneità al lavoro specifico; le patologie acute dell’apparato muscolo scheletrico, anch’esse spesso riconducibili a squilibri posturali, sono al secondo posto (dopo le affezioni delle vie respiratorie comprendenti anche le sindromi influenzali). Per quanto riguarda gli infortuni sul lavoro, la lesione da sforzo (nel 60-70% dei casi rappresentata da una lombalgia acuta), si può anch’essa ricondurre a una misconosciuta sofferenza del sistema tonico posturale, che porta a fenomeni di squilibrio acuto con carichi eccessivi e soprattutto eccentrici, a cui il fisico non è preparato.
POSTUROLOGIA
In ortopedia, fisiatria, odontoiatria, gnatologia, oculistica, angiologia ecc. si parla ormai costantemente di postura. Grazie alle innovazioni tecnologiche degli ultimi anni, gli studi della postura hanno compiuto grossi passi avanti. Sempre più la postura risulta implicata in molte problematiche muscolo-scheletriche ed organiche.
La postura è l’adattamento personalizzato di ogni individuo all’ambiente fisico, psichico ed emozionale. In altre parole è il modo con cui comunichiamo e reagiamo alla forza di gravità. La posturologia si trova così, per forza di cose, a essere una scienza multidisciplinare che abbraccia numerose branche della medicina e della tecnica.
L’equilibrio è garantito da importanti meccanismi fisiologici ai quali contribuiscono principalmente, oltre alla corteccia cerebrale, le funzioni vestibolari (labirinto), del cervelletto, della formazione reticolare, dei recettori visivi e, in minor misura, uditivi, degli esterocettori di tatto e pressione (della pianta dei piedi in particolare) e dei propriocettori di capsule articolari, tendini, muscoli e visceri (enterocettori). Inoltre studi recenti sembrano confermare che un ruolo importante possano averlo anche i barocettori renali. Qualunque causa in grado di modificare l’equilibrio, dovunque posta lungo l’asse cefalo-podalico, avrà riflessi immediati, trasmessi per via ascendente o discendente lungo le catene muscolari, tramite il sistema connettivo, su tutti gli altri segmenti corporei modificandoli con rotazioni e/o traslazioni di compenso. Compito della posturologia è il ripristino dei corretti gesti motori, in statica e in deambulazione, riprogrammando il sistema tonico posturale in un ambito fisiologico, tramite necessariamente un intervento e un programma personalizzato multidisciplinare.
Errori posturali quindi, anche modesti, col passare del tempo sono in grado di causare prima disagi e poi patologie: sovraccarichi con conseguente degenerazione articolare (artrosi, meniscopatie ecc.), irrigidimenti e degenerazioni dei tessuti elastici (tendinopatie, miopatie ecc.), intrappolamento dei nervi, blocchi respiratori, disturbi digestivi, cattiva circolazione, problemi di equilibrio, disagi psichici ecc.
Cos’è la Posturologia? È la Scienza Medica che studia il funzionamento del Sistema Posturale ed analizza la relazione tra lo squilibrio del Sistema Posturale e le patologie dell’apparato locomotore.
Cosa cura la Posturologia Clinica? Tutte le patologie conseguenti ai compensi che il nostro organismo mette in atto in seguito agli squilibri del Sistema Posturale: contratture muscolari, mal di schiena, cefalea, problemi articolari, artrosi, scoliosi, ernie del disco ed altro.
Perché è importante l’approccio posturologico? Perché, fin dalla nascita, il nostro cervello memorizza gli errori del Sistema Posturale come riferimenti di normalità, per cui non possono correggersi da soli. La possibilità di modificarli è uno strumento cruciale sia per prevenzione che per la terapia.
Come si svolge la visita medica posturologica? E’ prevista una analisi strumentale seguita da un esame clinico. L’indagine strumentale consiste nell’analisi computerizzata del baricentro, del tono muscolare, delle oscillazioni posturali e dell’assetto della colonna vertebrale nelle tre dimensioni dello spazio. Nella sezione clinica viene studiato l’assetto posturale, il tono muscolare, l’appoggio del piede, la convergenza degli occhi, il parallelismo degli assi visivi, l’occlusione mandibolare e tutto ciò che può interferire con lo schema corporeo ottimale per ogni individuo. Sulla base della diagnosi viene impostato un programma di rieducazione e di terapia individualizzato.
Il Posturologo
La Posturologia è una branca multidisciplinare della medicina, trasversale a varie specializzazioni mediche differenti, quali la Podologia, l’Oculistica, la Vestibologia, la Gnatologia e l’Odontoiatria; in tal senso è opportuno, quindi, un lavoro in equipe. Le interferenze e le spine irritative che possono inquinare una postura sana, infatti, hanno origine da organi ed apparati diversi e distanti tra loro, quali il piede, l’occhio, i denti e la mandibola, cicatrici cutanee, l’orecchio interno.
Il Posturologo è quello specialista che ha affrontato un percorso formativo che lo ha reso consapevole di quelli che sono i problemi posturali e di come affrontarli, nel rispetto della materia e dell’individuo.
La POSTUROLOGIA si occupa di osservare la posizione del corpo nello spazio e rappresenta la risposta che l’organismo attua alle sollecitazioni dovute alla forza di gravità, in rapporto con l’ambiente che ci circonda e con gli obiettivi del movimento. L’organismo mette in atto una strategia per ottenere la miglior postura possibile basandosi su 3 principi:
• economia energetica (minimo consumo energetico),
• massima stabilità (equilibrio statico e dinamico),
• massimo confort (minimo stress osseo-articolo-muscolare).
L’analisi posturale permette al terapeuta di valutare visivamente il paziente al fine di stabilire la sua posizione rispetto ad una posizione ideale. La valutazione va verificata su 3 piani dello spazio: sagittale, frontale ed orizzontale, valutando il soggetto nella sua globalità sia con strumenti di misurazione che con test statici e dinamici partendo dall’appoggio plantare salendo fino all’occlusione dentale.
L’occlusione dentale viene valutata distinguendo la I classe o normocclusione, la II classe , quando il mascellare superiore è più protruso della mandibola e la III classe, quando il mascellare superiore più retruso della mandibola.
Particolare rilievo viene dato alla lingua, un organo che interviene in tutte le funzioni dell’apparato stomatognatico: masticazione, deglutizione e fonazione. Nella visita è importante verificare la lunghezza del frenulo linguale, che, se corto, può causare alterazioni della funzionalità buccale e del normale sviluppo facciale.
Il piede viene classificato in base all’appoggio plantare: normale, cavo, piatto e nelle diverse combinazioni tra destra e sinistra.
La bocca e il piede sono parametri fondamentali poiché sono parte integrante del sistema posturale, funzionando da stazioni d’entrata e d’uscita di informazioni propriocettive ed esterocettive. Questo equilibrio è regolato da un meccanismo reciproco: un’alterazione posturale di tipo ascendente può influenzare la posizione craniomandibolare, costringendo la mandibola ad assumere una posizione scorretta; allo stesso modo un’alterazione cranio-mandibolare può influenzare la posizione della colonna, del bacino e del piede con conseguente compensazione. La relazione esistente tra la postura e l’occlusione dentale può portare a sintomi, apparentemente non identificabili con patologie specifiche, che tendono a cronicizzare, come per esempio: cefalee muscolo-tensive, lombosciatalgie, contratture muscolari, vertigini etc.
Una postura corretta e funzionale è caratterizzata dall’assenza di tensioni muscolari asimmetriche, anormali e da corretti rapporti tra i vari segmenti corporei. Un’errata postura, invece, può innescare nell’organismo delle compensazioni che alterano la fisiologica struttura del nostro corpo.
Risulta fondamentale la visione globale del corpo, sia che si tratti di uno sportivo sia di un paziente patologico da riabilitare e soprattutto se è un paziente in età scolare, quando gli atteggiamenti abitudinari scorretti possono risultare difficilmente correggibili se mantenuti fino a fine sviluppo. Non è sufficiente analizzare solo un aspetto del paziente, la vista, l’appoggio plantare o l’occlusione, si deve porre la giusta attenzione a tutto l’organismo, in ogni sua componente.
La Postura
Cannon definisce l’OMEOSTASI come “l’assenza di disturbi nell’organismo malgrado le profonde modificazioni dell’ambiente esterno, dovuta all’esistenza di meccanismi che mantengono relativamente variabili le condizioni del mondo interno”.
I meccanismi vitali sono il sistema nervoso autonomo nelle sue componenti ortosimpatiche e parasimpatiche ed i centri encefalici che li controllano. Il progresso scientifico ha poi riconosciuto importanti funzioni omeostatiche anche al sistema endocrino e al sistema immunitario. Oggi possiamo dunque affermare che l’omeostasi è il risultato di tutti questi sistemi anche se viene influenzata dalla personalità e dallo stato emotivo della persona.
Le informazioni visive, oto-vestibolari, propriocettive (artro-muscolo-tendineoligamentose), esterocettive ed endocettive vengono tradotte, modulate ed integrate per vie riflesse con le risposte motorie efferenti, traducendosi nell’adattamento equilibrativo statico o dinamico consono alla situazione ambientale creata. La miglior comprensione del sistema posturale è raggiunta con l’adozione di un modello che permette di paragonare il nostro corpo ad un sistema costituito da sottoinsiemi che vanno a costituire un tutto.
Questo SISTEMA è:
COMPLESSO: in quanto costituito da molti sottosistemi (mandibolocranico, scapolo-omerale, pelvico, piede-caviglia);
CAUSALE: in quanto necessita di informazioni per generare delle risposte;
TOTALE: in quanto qualsiasi modificazione ad un suo componente determina una modificazione delle altre strutture e quindi dell’intero sistema;
ADATTATIVO: in quanto dispone di meccanismi di risposta a retroazione (feedback, ovvero aggiustamento di informazioni in entrata) o a programmazione memorizzata precostituita, con previsione d’azione (feed forward) in grado di selezionare e scegliere le strategie più giuste ad ogni modificazione interna o esterna al sistema;
RIDONDANTE: in quanto il sistema dell’equilibrio è frutto di convergenze plurisensoriali in modo tale che le informazioni disponibili sono in numero molto superiore a quelle necessarie: spetta al sistema gestire le funzioni dell’equilibrio in modo meno dispendioso di energia scegliendo quelle più idonee al caso.
In conclusione si può affermare come la postura è quella posizione spaziale del corpo in cui tutti gli elementi che la costituiscono sono in equilibrio tra loro e con l’ambiente esterno con il minor dispendio energetico.
Relativamente all’ EQUILIBRIO si definisce come l’annullamento delle forze e dei movimenti interagenti sul corpo. In particolare l’equilibrio statico si realizza quando la proiezione del baricentro al suolo cade entro il poligono di appoggio ed in più la forza di reazione del suolo sia uguale e contraria a quella miofasciale in un punto detto centro di pressione.
L’equilibrio dinamico invece si realizza con l’annullamento di forze in presenza di un movimento macroscopico e quindi tramite un continuo calcolo revisionale che rapporta la proiezione del baricentro sul poligono d’appoggio previsto: si cerca di fare in modo che il baricentro nello spostamento continuo vada a cadere entro la superficie d’appoggio successiva. I sottosistemi funzionino in maniera sinergica cosicché qualsiasi modificazione di una o più parti determina una risposta compensatoria di tutte le altre.
A questo punto si può identificare l’uomo come un sistema costituito da diversi sottosistemi che sono:
A) CINQUE SOTTOSISTEMI STRUTTURALI-BIOMECCANICI A CONFIGURAZIONE SPAZIALE:
1) il sottosistema cranio-mandibolare costituito dal complesso delle ossa craniche, dalla mandibola, dalle articolazioni temporomandibolari, quest’ultime dotate di sei gradi di libertà;
2) il sottosistema cintura scapolare costituita dalle articolazioni acromionclavicolare, sterno-clavicolare e scapolo-omerale, quest’ultima dotata di sei gradi di libertà;
3) il sottosistema cingolo pelvico costituita dalle articolazioni sacro-coccigea, sacro-iliaca, ischio-pubica e ilo-femorale, quest’ultima dotata di sei gradi di libertà;
4) il sottosistema piede-caviglia costituita dall’articolazione peroneo-tibioastragalica, calcaneo-cuboidea e sottoastragalica, quest’ultima dotata di sei gradi di libertà;
5) un sottosistema di relè a prevalente configurazione spaziale con tipologia assiale-mediana rappresentato dalla colonna vertebrale.
B) TRE SOTTOSISTEMI A CONFIGURAZIONE FUNZIONALE:
1) un sottosistema rappresentato dall’apparato osteo-muscolo-fasciale (tendineo-legamentoso), che è a geometria variabile ed è comune a tutto l’organismo e correla i vari distretti somatici e viscerali, distribuendo le forze e le sollecitazioni tra le varie strutture. In particolare le fasce rivestono e collegano tutta la muscolatura, le ossa e gli organi toraco-addominali; sono in collegamento tra loro, rendendo cosi solida l’azione muscolare e fanno in
modo così di distribuire la tensione anche in sedi lontane dalla propria origine.
2) un sottosistema neurologico di tipo senso-motorio (somatico, costituito dall’insieme del sistema nervoso periferico-recettoriale e centrale, in grado di gestire in maniera ottimale tutto il flusso di informazioni in entrata ed in uscita, integrando sinergicamente le funzioni e l’attività dei vari distretti corporei somatici e relazionando le stesse con l’ambiente esterno circostante.
3) un sottosistema neurologico di tipo senso-motorio-autonomo, costituito dall’insieme del sistema nervoso simpatico e parasimpatico con le vie periferiche (correlate con gli organi viscerali) e con le componenti centrali (centri midollari, sostanza reticolare, diencefalo) indispensabili per assicurare le funzioni primarie dell’organismo (funzionalità cardiaca, termoregolazione).
È importante sottolineare che questi ultimi due sottosistemi sono correlati funzionalmente e anatomicamente tra loro: uno stato emozionale o la disfunzione di un organo possono determinare dolore localizzato a livello somatico; le connessioni tra questi due sottosistemi si realizzano grazie a connessioni a livello delle radici dorsali e a livello della sostanza reticolare.
Il SISTEMA TONICO POSTURALE è molto complesso, in esso sono coinvolte diverse strutture del Sistema Nervoso che ricevono informazioni dall’occhio, orecchio interno, piedi e cute (chiamati recettori periferici). Questi recettori vengono utilizzati per “sentire” la posizione del corpo nello spazio e per “impostare” relazioni col mondo esterno. Col tempo possono insorgere, per vari fattori, interferenze sul SISTEMA TONICO POSTURALE il quale cercherà a sua volta di compensare (rotazioni del bacino, spalla più alta, testa inclinata, vizi di appoggio plantare…) fino a quando non sarà più possibile produrre “aggiustamenti”. Si manifestano così le prime avvisaglie di patologie quali: CERVICALGIE, DORSALGIE, LOMBALGIE, LOMBOSCIATALGIE, NEVRALGIE, MALOCCLUSIONE DENTALE E SCOMPENSO DELLE FORZE MASTICATORIE, CEFALEE, ALGIE ARTICOLARI E MUSCOLARI… che complicano e condizionano notevolmente la vita quotidiana e, di conseguenza, la nostra PSICHE. Fondamentale, quindi, è agire tempestivamente, in collaborazione con altri professionisti come: odontoiatri, fisioterapisti, podologi, oculisti, vestibologi, ecc… per ottenere una riprogrammazione del SISTEMA TONICO POSTURALE. In POSTUROLOGIA bisogna quindi avere una visione olistica per poter risalire a quei fattori causativi di una patologia, che riguardano le varie branche della medicina come: oculistica, neurologia, odontoiatria, fisiatria, otorinolaringoiatria. Con questa collaborazione si giunge ad una VALUTAZIONE completa dello stato del paziente consigliando così il giusto TRATTAMENTO.
L’ANALISI POSTURALE
L’analisi posturale permette al terapeuta di valutare visivamente il paziente al fine di stabilire la sua posizione rispetto ad una posizione ideale.
La posizione ideale va verificata sui tre piani:
· il piano sagittale ( i segmenti del corpo saranno o flessi o estesi);
· il piano frontale ( i segmenti del corpo saranno addotti, abdotti, inclinati in convessità o in concavità, sollevati o abbassati);
· il piano orizzontale o trasversale ( i segmenti del corpo ruotano).
Si esamina il tono muscolare notando la posizione reciproca dei componenti scheletrici, apprezzando la resistenza che i muscoli oppongono al proprio stiramento ed osservando le modificazioni dell’attività motoria. Infatti per “tono” s’intende quella contrattura muscolare permanente che fissa la posizione reciproca dei componenti scheletrici senza accompagnarsi a movimenti; quindi si osservano le reazioni toniche in funzione delle grandezze fisiche come lunghezza, tempo e forza. Il tono e in particolare i fondamentali riflessi posturali emergono soprattutto nell’attività motoria, ma anche nei gesti quotidiani.
Conseguenze della cattiva postura:
Mal di schiena
In Italia il mal di schiena colpisce circa 15 milioni di persone e rappresenta la causa più frequente di assenteismo dal lavoro. I dolori della colonna vertebrale hanno una genesi multifattoriale, in cui sono coinvolti i legamenti, le articolazioni, le fasce, i tendini, le vertebre, i dischi intervertebrali, i nervi ed i muscoli.
Il mal di schiena compare quando si perde il delicato equilibrio che consente alla colonna vertebrale di mantenerci in piedi contrastando efficacemente la forza di gravità.
Tale equilibrio è gestito dal Sistema Posturale. Se il Sistema Posturale è squilibrato perde la capacità di mantenere rapporti armonici tra tutte le strutture componenti la colonna vertebrale e possono comparire dolori locali acuti o cronici. La maggior parte delle terapie utilizzate per il mal di schiena sono finalizzate alla risoluzione del sintomo locale (terapia farmacologia, massaggi, fisioterapia, infiltrazioni, chirurgia). L’obiettivo della Rieducazione in Posturologia è quello di ripristinare il più possibile l’equilibrio del Sistema Posturale, che è alla base del funzionamento corretto della colonna vertebrale.
Cefalea
La cefalea o “mal di testa” è una patologia molto frequente che colpisce entrambi i sessi di tutte le fasce di età. Esistono vari tipi di cefalea (muscolo-tensiva, a grappolo, emicrania etc). Il Sistema Posturale regola il tono di tutti i muscoli del corpo, compresi quelli della testa, al cui interno passano fitte trame di nervi e di vasi arteriosi e venosi. Una anomalia del Sistema Posturale può esitare in un aumento abnorme delle contrazioni muscolari craniche, con alterato funzionamento delle strutture embricate con le fibre muscolari ed intensa stimolazione delle vie del dolore. La tendenza automatica a contrarre i muscoli del distretto cervicale e craniale è la conseguenza di un condizionamento registrato già durante il periodo infantile ed è indipendente dal controllo volontario, potendosi presentare anche durante il riposo notturno.
Artrosi
L’artrosi è una malattia caratterizzata da alterazioni metaboliche delle cellule delle cartilagini articolari, che si manifesta con dolore e limitazione funzionale a carico della colonna vertebrale e delle articolazioni periferiche. È una malattia estremamente diffusa, infatti colpisce circa il 20% delle persone con età compresa tra 20 e 60 anni e l’80% degli anziani. L’artrosi è considerata una patologia a genesi multifattoriale, in cui un ruolo di rilievo è rappresentato dai microtraumatismi quotidiani e dai sovraccarichi articolari. Una postura corretta mette il soggetto in condizione di affrontare efficacemente la forza di gravità, riducendo al minimo lo stress da carico, pertanto è considerata fondamentale per la prevenzione della malattia artrosica.
Ernia del disco
L’ernia del disco consiste in una dislocazione del nucleo polposo dei dischi intervertebrali conseguente ad una lesione dell’anello fibroso del disco stesso; è una patologia molto diffusa che colpisce tutte le fasce di età. Tra le varie sedi della colonna vertebrale, il tratto lombare è quello più frequentemente colpito da protrusioni ed ernie discali, dando luogo a dolori lombari ed, a volte, ad irradiazione del dolore a carico degli arti inferiori (sciatalgia). Le indicazioni all’intervento chirurgico oggi sono limitate ai casi di dolore intenso resistente dopo mesi alle terapie conservative ed ai casi con complicazioni neurologiche. La predisposizione alla formazione di ernie del disco consiste nella perdita o nell’aumento della fisiologica curva vertebrale, che modifica i rapporti delle pressioni a carico dei dischi intervertebrali. La terapia posturologica e rieducativa ha l’obiettivo di indurre un equilibrio nelle catene muscolari in grado di prevenire e curare le alterazioni vertebrali che inducono la fuoriuscita di ernie discali.
Fibromialgia
La Fibromialgia è una diffusissima entità clinica caratterizzata da dolori muscolari diffusi, specialmente al risveglio, ed accompagnata da contrazione cronica dei vari distretti muscolari, in particolare dei muscoli della schiena, delle spalle, del collo e della mandibola. Ad oggi non è stata individuata nessuna causa organica ed aggredibile della Fibromialgia, per cui la Comunità Scientifica è orientata verso una genesi multifattoriale di questa sindrome, le cui radici risalgono alla organizzazione delle strategie di gestione del tono muscolare che viene definita nei primi anni di vita e memorizzata dal cervello.
Malocclusione
L’apparato masticatorio è collegato anatomicamente al sistema posturale attraverso il nervo trigemino, che può portare informazioni disturbanti a partire dai muscoli masseteri, dalla articolazione temporo-mandibolare (ATM), dai denti e dalla lingua. La malocclusione può accompagnare le sindromi cefalalgiche e le cervicalgie, soprattutto in presenza di bruxismo e di serramento mandibolare diurno. La causa più frequente di malocclusione è rappresentata, infatti, dalla alterazione funzionale dei muscoli della mandibola, sempre coinvolti nella sindrome fibromialgica e, quindi, nella ipertonia generale di tutti i muscoli, che può accompagnarsi anche ad anomalie della deglutizione, con spinta linguale sui denti.
Cervicale
Il dolore cervicale, la cervicalgia, al pari del dolore lombare, rappresenta una delle manifestazioni più diffuse di patologie della colonna vertebrale. La causa più frequente di cervicalgia è la contrazione cronica dei muscoli cervicali, che frequentemente si accompagna a disfunzioni temporomandibolari ed a cefalea. La tendenza automatica a contrarre i muscoli del distretto cervicale e craniale è la conseguenza di un condizionamento registrato già durante il periodo infantile ed è indipendente dal controllo volontario, potendosi presentare anche durante il riposo notturno.
Vertigini
La finalità del sistema dell’equilibrio è quella di ottenere, con il minor dispendio energetico, la migliore stabilità statica e dinamica nell’ andatura, con il pieno controllo dell’ambiente circostante. I recettori principali del sistema dell’equilibrio si trovano nell’orecchio interno, nel vestibolo, e sono costituiti dai canali semicircolari e dalle macule dell’utricolo e del sacculo. I 3 canali semicircolari sono recettori di accelerazione angolare mentre le macule di accelerazione lineare, cioè i primi interevengono durante movimenti quali ad esempio girare la testa da una parte o l’altra, mentre i secondi ci informano sugli spostamenti in avanti o indietro (utricolo) oppure verso l’alto o in basso (sacculo). Il sistema vestibolare è soprattutto collegato con i muscoli degli occhi e tramite i fasci vestibolo-spinali con i motoneuroni dei muscoli antigravitari. La principale funzione del riflesso vestibolo-oculomotore è quella di stabilizzare il campo visivo, cioè garantire la visione foveale che ottimizza la acuità visiva, per meglio controllare l’ambiente durante le normali attività della giornata. Il ruolo dei riflessi spinali è quello di rendere possibile il mantenimento della stazione eretta ed il controllo posturale anche durante l’andatura.
Lombalgia
Per lombalgia si intende dolore in sede lombare; è un sintomo estremamente diffuso che colpisce circa l’80% della popolazione, almeno una volta nella vita. Le cause di lombalgia sono svariate, ma la forma più frequente è la lombalgia su base posturale. La lombalgia compare quando si perde il delicato equilibrio che consente alla colonna vertebrale di mantenerci in piedi contrastando efficacemente la forza di gravità.
Problemi articolari
Le articolazioni possono essere colpite da svariate affezioni, principalmente di tipo infiammatorio e degenerativo. Una asimmetria del baricentro nei tre piani dello spazio può indurre alterazioni articolari da sovraccarico, da mobilità incongrua o come conseguenza di forze torsionali di tipo biomeccanico.
Sciatalgia
La sciatalgia è il dolore riferito all’arto inferiore, lungo il decorso del nervo sciatico, che può accompagnare una lombalgia da ernia del disco (lombosciatalgia). Recenti studi hanno dimostrato che solo nel 5% dei casi la sciatalgia è conseguente alla compressione meccanica dell’ernia sulla radice nervosa, mentre nella maggior parte dei casi l’irritazione del nervo è conseguente all’edema infiammatorio provocato da ernie, anche di dimensioni molto modeste. Le indicazioni all’intervento chirurgico oggi sono limitate ai casi di dolore intenso resistente dopo mesi alle terapie conservative ed ai casi con complicazioni neurologiche. La predisposizione alla formazione di ernie del disco lombari consiste nella perdita o nell’aumento della fisiologica curva lombare, che modifica i rapporti delle pressioni a carico dei dischi intervertebrali. La terapia Posturologica e Rieducativa ha l’obiettivo di indurre un equilibrio nelle catene muscolari in grado di prevenire e curare le alterazioni vertebrali che inducono la fuoriuscita di ernie discali.
Incoordinazione motoria
La coordinazione motoria è la capacità di compiere i movimenti in modo efficace, in virtù del controllo e della regolazione automatica che il Sistema Posturale esercita in tempo reale per tutta la vita, e che ci consente, inoltre, di adattare il tono muscolare ed i gesti agli stimoli imprevisti. La capacità di orientamento, di equilibrio, di coordinazione tra arti inferiori ed arti superiori, e tra questi ed i movimenti oculari, come anche la capacità di reazione alle circostanze e di modificazione delle sequenze motorie, sono, infatti, tutte qualità garantite dal complesso e sottilissimo meccanismo della propriocettività del Sistema Posturale. La memorizzazione dei pattern di attivazione di tali sequenze motorie avviene nei primissimi anni di vita e, in caso di registrazione anomala, il disturbo di coordinazione motoria si trascina nella vita adulta, inficiando la funzionalità, la destrezza, la grazia e la vitalità dei movimenti.
Piede
Il piede è, al contempo, un organo di moto ed un organo di senso. È anche grazie alle molteplici informazioni che provengono dalla fittissima rete di recettori muscolari, articolari e cutanei dei piedi che il nostro cervello orienta il corpo nello spazio. Dal punto di vista biomeccanico, inoltre, la simmetria di appoggio plantare determina l’orientamento del bacino e della colonna vertebrale; alterazioni in valgismo, varismo, disarmonia, piede cavo o piatto ed alterazioni della dinamica del passo sono responsabili, pertanto, di numerose affezioni dell’apparato locomotore. La stimolazione propriocettiva, tramite l’esposizione continuativa del piede nudo anche a terreni irregolari, spazzolamenti, massaggi e pressioni sulla pianta dei piedi, è un valido supporto per la prevenzione di patologie posturali in età pediatrica. La prescrizione ed il confezionamento di suolette propriocettive che, con spessori di pochi millimetri, rispettano il delicato equilibrio dei recettori podalici, è considerata, in ambito posturologico, uno dei cardini della terapia.
Strabismo occhi
Nell’ambito della clinica posturologica rivestono particolare interesse le alterazioni della oculomotricità, cioè i difetti di convergenza oculare e gli strabismi latenti (forie), diagnosticabili con semplici test. Tali alterazioni sono responsabili di asimmetrie di tensione a carico dei muscoli assiali, per le intime connessioni neurofisiologiche, che garantiscono la sinergia dei movimenti degli occhi con quelli del collo e delle gambe. In patologia, se un occhio converge di meno, il nostro Sistema Posturale si adatta nel tentativo di aiutarlo. La diagnosi dei disturbi di oculomotricità consente al medico di impostare la terapia, basata sulla rieducazione dei movimenti oculari e di operare una efficace prevenzione delle patologie posturali, anche in ambito pediatrico.
Oculomotricità e postura
Prima ancora di assumere la stazione eretta il neonato si orienta grazie alla vista, che rappresenterà il riferimento permanente della orizzontalità. Nell’ambito della clinica posturologica rivestono particolare interesse le alterazioni della oculomotricità, cioè i difetti di convergenza oculare e gli strabismi latenti (forie), diagnosticabili con semplici test (test di convergenza, Cover test, Maddox test).
Posturologia e sport
Il movimento è una sequenza di posture, pertanto il gesto atletico è molto sensibile agli adattamenti che il nostro organismo mette in atto in seguito agli squilibri del Sistema Posturale: blocchi, contratture, rotazioni e bascule del bacino, limitazioni nella estensione degli arti e dolori inficiano la performance sportiva. Anche la traumatologia dello sport, le frequenti distorsioni articolari, i crampi e la facile esauribilità neuromuscolare sono conseguenze dello squilibrio posturale. Il Sistema Posturale, infatti, è organizzato per metterci in condizione di opporci, tramite la forza muscolare, alla forza di gravità, nel modo più efficace e libero da “stress da carico” possibile. Lo squilibrio posturale genera alterazioni nel mantenimento della stazione eretta che si ripercuotono nel movimento e nella pratica sportiva. L’intervento posturologico, nell’ambito della Medicina dello Sport, è finalizzato al raggiungimento di un maggiore equilibrio nel mantenimento della postura in statica e nel movimento e, quindi, alla prevenzione delle patologie da sovraccarico (artrosi, ernie discali, problematiche articolari etc.) e all’ottimizzazione della performance dell’atleta.
Medicina psicosomatica
La valutazione degli atteggiamenti posturali deve essere sostenuta dalla consapevolezza delle intime connessioni tra le contrazioni muscolari ed il modo di vivere, di esprimere o di controllare le proprie emozioni, fin dall’infanzia. L’analisi della postura e la decisione terapeutica non possono prescindere dalla valutazione della componente psicologica nella genesi e nel mantenimento delle contrazioni muscolari croniche.
Problematiche viscerali
Grazie ai progressi delle neuroscienze è stato possibile documentare le relazioni esistenti tra visceri, cute e muscoli; in particolare la comprensione delle connessioni tra sistema nervoso somatico e sistema nervoso autonomo ha portato alla definizione del metamero vegetativo e dei riflessi viscero-somatici. Nel riflesso viscero-somatico la stimolazione dei recettori viscerali provoca un aumento del tono muscolare a carico dello stesso metamero, per l’attivazione del circuito riflesso, provocando modificazioni posturali, in particolare a carico del bacino. E’ importante quindi integrare all’esame posturale la visita medica internistica nel rispetto di un approccio globale alla valutazione del paziente.
Cicatrici
Le cicatrici cutanee, anche di vecchia data, quando sono patologiche possono essere causa di numerose problematiche. Dal punto di vista posturale le cicatrici patologiche stirano in permanenza i recettori cutanei imbrigliati al loro interno, da cui parte un riflesso che provoca la contrazione dei muscoli appartenenti allo stesso metamero, per esempio una cicatrice da appendicectomia può indurre rotazione del bacino omolaterale.
Sotto il profilo neuro-endocrino le cicatrici patologiche generano una aumentata secrezione di adrenalina, con conseguenze generali (tachicardia, cefalea, ipertensione arteriosa ed altro). La terapia delle cicatrici patologiche consiste in trattamenti locali manuali, applicazioni di gel ed infiltrazioni di procaina (Neuralterapia) in grado di modificare il potenziale elettrico di membrana delle cellule dei recettori.
Posturologia per i musicisti
Lo studio della tecnica strumentale e l’esecuzione musicale impongono atteggiamenti posturali protratti che possono generare, nel tempo, ripercussioni a carico delle giunzioni tendino-legamentose delle articolazioni periferiche e della colonna vertebrale, variabili a seconda dello strumento. Recenti studi in ambito neuroscientifico hanno dimostrato che il cervello dei musicisti ha caratteristiche di sviluppo differenti rispetto a quello dei non musicisti: durante la pratica musicale sono coinvolte, infatti, diverse aree della corteccia cerebrale, attivate per integrare le informazioni visuospaziali, uditive, tattili e propriocettive ed emozionali per ottimizzare il gesto sulla base dell’elaborazione creativa (di pertinenza dell’emisfero cerebrale destro) congiuntamente alla scansione ritmica (di pertinenza dell’emisfero sinistro). La relazione tra espressione musicale ed organizzazione motoria e posturale si fonda sulla estrema sensibilità della performance alle variazioni del tono dei muscoli coinvolti nella esecuzione: le contrazioni parassite dei muscoli delle braccia e delle mani, dei muscoli respiratori, dei muscoli masseteri e dei muscoli della colonna vertebrale inquinano sia la qualità del suono prodotto dal musicista che la salute dell’apparato locomotore.
Occlusione e postura
Un semplice spostamento in avanti della mandibola rispetto al mascellare superiore (come ad esempio si può realizzare con una placca di riposizionamento condilare: “bite”), può modificare l’angolo cervicale e di conseguenza la postura del cranio ,va da sé che ciò può comportare un compenso nelle altre curve del nostro corpo, con un effetto positivo o negativo a secondo dei casi specifici.
Esiste una patologia denominata: Sindrome Glossoposturale di tipo 1 e di tipo 2 di F. Scoppa, che mette in evidenza come una disfunzione della deglutizione con la lingua che non funziona correttamente, influenza oltre alla occlusione dentaria anche la postura corporea.
Un recente studio di Messina e coll. ha dimostrato come variando la posizione dentaria o, la posizione linguale si modifica la mobilità del tratto cervicale, insieme alle curve cervicale e lombare, ma anche sul piano frontale laddove esistono delle Scoliosi di tipo lieve.
Sport e postura
L’atleta, durante l’attività fisica, utilizza al massimo le proprie capacità motorie, cercando di superare i propri limiti. Questo atteggiamento spesso porta allo sviluppo di una patologia, che può essere di tipo funzionale o traumatica, ed entrambe possono essere influenzate dallo stress.
Nella cura dell’atleta, perciò, bisogna considerare l’aspetto della prevenzione di entrambe le patologie. La patologia posturale non è una malattia ben specifica con una precisa cura, ma è un’insieme di sintomi che possono essere causati da problematiche di tipo visivo, podalico, orale, propriocettivo, vestibolare ed epiteliale.
I principali sintomi delle patologie posturali sono:
- Cefalee
- Dolori al rachide (cervicalgia, dorsalgia, lombalgia)
- Dolori agli arti sia inferiori che superiori
- Difficoltà a svolgere al meglio sia le attività fisiche sia le attività quotidiane.
Afferenze visive
La vista è il principale mezzo di collegamento tra l’individuo e il mondo esterno, quindi maggiori sono le informazioni che essa riceve e manda al corpo e tanto migliori saranno le prestazioni. Due terzi delle informazione sensoriali passano dall’occhio, quindi se un soggetto avrà determinate disfunzioni o traumi agli occhi avrà determinati sintomi.
Un’insufficiente convergenza può dare i seguenti sintomi:
· una rotazione del capo intorno al proprio asse verticale, dalla parte opposta dell’occhio che non converge;
· una rotazione del busto dalla parte dell’occhio che converge;
· una ridotta concentrazione ad una visione prossimale.
Un eccesso di convergenza può dare i seguenti sintomi:
· una rotazione all’indietro della testa;
· rigidità di collo e spalle;
· dolori al rachide.
Un’eccesso di divergenza può dare i seguenti sintomi:
· postura asimmetrica;
· rotazione in avanti della testa;
· scarsa attitudine a svolgere lavori impegnativi;
· ridotta capacità a mantenere l’attenzione.
Afferenze podaliche
Dipendono dal tipo di scarpe che si indossano, se seguono l’anatomo-fisiologia del piede. Scarpe con tacco troppo alto e usate spesso, portano a sollecitare in modo prevalente l’avampiede, costringendolo a sopportare la maggior parte del peso corporeo, con conseguente sforzo delle ossa metatarsali e falangee del piede, infiammazioni e stiramenti dei muscoli podalici.
Inoltre per bilanciare il peso, troppo in avanti, si crea una compensazione del bacino in antiversione con accentuazione della curva di lordosi e continua sollecitazione dei muscoli dorsali.
Afferenze epiteliali (cicatrici)
La presenza di cicatrici può creare dei problemi posturali, in quanto le fasce epiteliali ricche di recettori vengono alterate; di conseguenza anche le informazioni provenienti da esse possono portare a perturbazioni posturali.
Afferenze propriocettive
Gli organi tendinei del Golgi, fornendo le informazioni sulla tensione dei tendini mantengono la giusta contrazione muscolare per evitare rotture.
I fusi neuromuscolari posti nel ventre di muscoli, se non forniscono informazioni esatte, ad esempio a causa di un eccessivo allenamento, possono portare ad ipertonia muscolare.
Tutte queste afferenze giungono dapprima al Sistema Nervoso, poi alla formazione reticolare, da dove parte la risposta allo stimolo, giungendo ai muscoli posturali che regolano la postura. Perciò, se queste afferenze sono alterate per uno dei problemi sovraesposti, la postura si adatterà alle nuove informazioni determinando un nuovo sistema posturale.
IL PIEDE PIATTO E LE DEVIAZIONI ASSIALI DEGLI ARTI INFERIORI NEI BAMBINI
Il pediatra di famiglia è solitamente il primo medico a cui si rivolgono i genitori che già dai primi passi si chiedono se la forma del piede e delle bambine del proprio figliuolo è “normale” e se è eventualmente necessario intervenire con particolari calzature o plantari affinché comunque il piede si sviluppi “normalmente”.Bisogna sapere che l’evoluzione normale dell’asse dell’arto inferiore passa per un varismo (bambine alla caw-boy) fino all’anno di vita, per un raddrizzamento fra il primo ed il secondo anno, per un valgismo (gambine ad X) fino al 4° anno e poi un definitivo riassiamento.In egual misura anche l’impronta piatta del piede è la normalità quando il bambino inizia a camminare e questa tendenza nella maggior parte dei casi si risolve spontaneamente. Il piede è l’organo che garantisce la trasmissione dei carichi al suolo durante l’appoggio mono e bipodalico; oltre ad essere un organo di sostegno meccanico esso assume un ruolo importante nella acquisizione di numerose informazioni estero e propriocettive, cioè ci informa continuamente sullo stato del nostro equilibrio e sulla nostra posizione, oltre che su dove e come siamo appoggiati al suolo.L’impronta plantare è l’immagine che la pianta del piede lascia sulla superficie su cui poggia ed è specchio della struttura muscolo-capsulo-osteo-legamentosa del piede sotto carico. Nel piede normale adulto ha una forma caratteristica perché legata ad una architettura a tre “ volte”: che specificamente si definiscono come:• Arco longitudinale mediale (più alto): Calcagno – testa 1° metatarso• Arco longitudinale laterale (più basso): Calcagno – testa del 5° metatarso• Arco trasverso : testa 1° metatarso – testa 5° metatarso Il piede piatto è definito come assenza o riduzione dell’arco longitudinale plantare in regione mediale con allargamento istmico dell’impronta plantare. Ciò è dovuto ad una posizione in valgopronazione del calcagno ed ad una protusione più o meno accentuata in direzione plantare e mediale della testa astragalica.
La maggior parte dei piedi piatti lassi infantili, che solitamente preoccupano i genitori, sono delle varianti del piede normale o, molto spesso, rappresentano solo un momento dello stato evolutivo del piede durante la crescita. Infatti quasi tutti i piedi dei piccoli che iniziano a camminare, per la presenza di uno spesso pannicolo adiposo sottocutaneo, mostrano un’impronta plantare piatta. Durante la crescita la tendenza alla valgo-pronazione calcaneare è accentuata dalla presenza di un fisiologico valgismo delle ginocchia, dall’aumento ponderale e, spesso, dalla presenza di una relativa lassità legamentosa tipica dei bambini durante la prima infanzia Fino ai tre anni, perciò, i piccoli paramorfismi dell’arto inferiore in pazienti che non mostrano alcuna alterazione della regolare deambulazione non necessitano di alcun trattamento. Il problema si pone quando il piattismo del piede permane successivamente al terzo anno di vita e la tentazione di prescrivere un ausilio ortopedico per questo problema diventa forte. Il piede è un organo che necessita di essere attivamente stimolato per sviluppare al meglio le sue caratteristiche e l’utilizzo di sistemi costrittivi non possono far altro che impedirne il normale sviluppo e la normale funzionalità.
VALUTAZIONE CLINICA E STRUMENTALE DEL PIEDE PIATTO
L’osservazione dell’impronta plantare è il primo esame clinico che permette di fare diagnosi di piede piatto. Lo strumento più semplice è il podoscopio, attrezzo presente nella maggior parte degli studi medici pediatrici. Esistono varie tecniche per registrare l’impronta plantare, la più semplice è la barografia a contatto; la tecnologia ci permette di eseguire baropodometrie elettroniche, con cui , oltre alla immagine dell’impronta è possibile registrare le pressioni esercitate sulla pianta del piede durante l’ appoggio monopodalico e bipodalico. L’osservazione della deambulazione ci permette, invece, di osservare il comportamento del piede nella sua attività dinamica. E’ sempre necessario associare un esame clinico delle articolazioni dell’arto inferiore, ginocchio ed anca, spesso responsabili di difetti di allineamento dell’arto inferiore di cui il piede ne è il capro espiatorio.
La Baropodometria
La baropodometria, ovvero l’analisi baropodometrica del passo, è un metodo di misurazione obiettiva che consente di rilevare la superficie di carico del piede sia in statica, cioè da fermo, sia in dinamica, cioè camminando. Tutto ciò avviene utilizzando una pedana fornita di captori collegati ad un computer; i captori rilevano e registrano il carico del paziente, la posizione dei piedi, i centri di pressione di ciascun piede suddivisi in cento fasi dell’appoggio, partendo dal retropiede allo stacco dell’avampiede; si rilevano inoltre l’impronta podalica e la ripartizione di carico: tenendo conto che sull’avampiede dovrebbe gravare il 40% del carico e sul retropiede il restante 60%, si possono identificare numerose anomalie di carico che creano o nascono da vizi posturali, degenerando nel tempo in patologie della colonna vertebrale, dolori alle articolazioni, problemi viscerali e quant’altro.
Considerazioni Importanti:
Molti muscoli della pianta dei piedi sono responsabili del mantenimento delle arcate ossee fisiologiche. Un normale tono di tali muscoli, associato a normale elasticità di legamenti, tendini, aponeurosi e capsule articolari presenti nell’organizzazione architettonica tridimensionale dei piedi, permette un normale funzionamento di tutto l’organismo.
Non si tratta solo di una correlazione con gli organi interni e gli apparati, già codificata dalla medicina tradizionale cinese, ma di una originale visione che permette di relazionare la situazione dell’appoggio podalico ad alterazioni di disposizione spaziale dei vari segmenti ossei, nonchè delle varie situazioni di sovraccarico funzionale di ogni singola articolazione di tutto il corpo. Il piede, quindi, non viene più considerato solo come un organo di appoggio, ma come un vero e proprio organo sensoriale nervoso, capace di inviare informazioni al sistema nervoso centrale, in modo da poter organizzare, in base a tali informazioni, la distribuzione di tono muscolare ed elasticità fibro-fasciali di tutto il sistema antigravitazionale di tutto il corpo.”
I plantari di stimolazione estero-propriocettiva ad azione neuro-muscolare hanno varie caratteristiche:
- funzione di risveglio e sollecitazione delle terminazioni nervose sensitive della pianta dei piedi, con conseguente stimolazione riflessa dei muscoli intrinseci del piede, e quindi, autocorrezione fisiologica delle anomalie statiche e dinamiche dell’apparato locomotore
- sono a carattere correttivo-funzionale e non protesico, permettono in molti casi una correzione con modificazione dell’aspetto del piede e delle sue arcate - hanno un’importante funzione posturale in quanto sono in grado di influenzare positivamente tutta la statica e la dinamica corporea, normalizzando le tensioni lungo le catene muscolari
- migliorano il ritorno venoso e linfatico riattivando la pompa periferica plantare.
Effettivamente con questo mezzo terapeutico si riesce a svolgere una sollecitazione prima esterocettiva e poi anche propriocettiva della pianta del piede, si riesce ad esercitare una stimolazione riflessa su zone ben specifiche della pianta dei piedi, innescando un treno di archi riflessi, come un bombardamento afferenziale, capace di distribuirsi a tutto il corpo e rimodularne le tensioni muscolo-fasciali. Le modalità e le zone di stimolazione saranno identificate grazie ad un’accurata anamnesi, un esame clinico del piede, una valutazione dell’appoggio al podoscopio, o meglio ancora, al podogramma, o alla pedana stabilometrica specifica, una attenta valutazione dell’assetto posturale, ed anche una valutazione dinamica.
TRATTAMENTO CONSERVATIVO E TRATTAMENTO CHIRURGICO DEL PIEDE PIATTO.
Quando trattare un piede piatto flessibile?Chi deve trattare un piede piatto?
Il trattamento non deve essere iniziato se non dopo il compimento del terzo anno di vita e, nel caso quest’età venga raggiunta durante il periodo tardo primaverile od estivo, posticipare il trattamento l’autunno successivo. L’opportunità di deambulare scalzi o con scarpe estremamente comode e flessibili durante il periodo estivo non deve essere assolutamente persa.Il trattamento deve essere indicato da uno specialista ortopedico, meglio se è uno specialista dedicato ai bambini. Il trattamento non deve essere continuato, salvo casi particolarissimi, dopo il 6° anno di vita. Infatti se il piede permane piatto si devono prendere in considerazione trattamenti alternativi, non escluso quello chirurgico.
Quanti sono i genitori attenti alla postura dei loro figli?
La correzione della postura in un bambino è sicuramente molto più facile che in un adulto. Atteggiamenti posturali corretti sviluppati sin da bambino sono una solida base per ridurre patologie posturali da adulti. E’ molto importante osservare come il bambino siede, legge, scrive, cammina e gioca. Le curve fisiologiche della colonna vertebrale sono assenti alla nascita e durante le prime settimane di vita, vi è solo un’unica curva: quella di quando il bambino era nel grembo. Questa curva primaria subisce dei cambiamenti, man mano che il bambino cresce alza la testa, prova a sedersi, camminare a carponi, stare eretto, camminare e correre. All’età di tre mesi quando il bambino cerca di alzare la testa e guardare intorno, la curva superiore secondaria – dalla prima vertebra cervicale alla prima vertebra dorsale – incomincia a svilupparsi. Dal nono mese, quando il bambino è capace di sedersi, questa curva diviene convessa anteriormente. La curva spinale inferiore, quella lombare, che va dalla prima vertebra lombare alla quinta vertebra lombare compare tra il 12mo ed il 18mo mese, quando il bambino prova a camminare. Essa è più prominente nelle femmine che nei maschi. La lordosi dorsale va dalla seconda vertebra toracica alla dodicesima. La curva pelvica che va dall’articolazione lombosacrale al coccige, guarda anteriormente e posteriormente. La cifosi primaria dorsale presente alla nascita è mantenuta; le lordosi cervicale e lombare vengono sviluppate durante la crescita, in modo tale da far assumere la posizione eretta. Meccanicamente queste curve sono così costruite a causa della struttura delle vertebre; esse sono mantenute perfino quando giaciamo sul pavimento. Se queste curve si accentuano diventano la causa di vari dolori e disturbi. Ad esempio, le articolazioni spinali sono più vulnerabili ad un disassestamento tra la quinta e sesta cervicale e la quarta e la quinta lombare, zone, queste, dove le lordosi sono più accentuate.
Per i bambini:
a. evitate l’uso del succhiotto; eventualmente sceglierne uno anatomico e non a goccia per non “allenare” la lingua in modo errato. La lingua normalmente deve puntare sul palato dietro gli incisivi superiori: in questo modo faciliterà la fonazione, la deglutizione, la respirazione, la normale conformazione del palato e delle arcate dentarie, l’atteggiamento del capo;
b. mai forare la tettarella nell’intenzione di “nutrire meglio o più velocemente il bambino”, per evitare che il piccolo si difenda dal rischio di “annegamento nel latte” spingendo la lingua in modo sbagliato per otturare il foro troppo grosso;
c. acquistate scarpine con interno privo di qualsiasi rialzo;
d. prima e dopo qualsiasi cura ortodontica richiedere sempre un controllo della logopedista e del medico che si occupa di posturologia;
e. evitare il girello, che fa saltare l”importantissima fase del gattonamento ed allena in modo sbagliato il bambino nella fase del passo;
f. evitare il box, che costringe il bambino, incurioso dal mondo esterno, a sollevarsi sulla punta dei piedi in atteggiamento scorretto;
g. favorire il gattonamento e lasciare i piccoli a piedi scalzi il più possibile (preferibilmente su superfici non lisce);
rivolgersi al medico che si occupa di posturologia se fosse presente scoliosi, problema dell’appoggio dei piedi, difficoltà nell’apprendimento e/o nella lettura, cefalea serale.
POSTURA E BARICENTRO
Ogni massa o corpo è composta da una moltitudine di piccole particelle attratte verso la terra come descrive la forza di gravità. Questa attrazione a cui sono soggette le particelle del corpo produce un sistema di forze praticamente parallele e la risultante di queste forze, che agiscono verticalmente verso il basso, è il peso del corpo. E’ possibile localizzare un punto in cui si può applicare una singola forza che equivale, per intensità, al peso del corpo e che agisce verticalmente verso l’alto, in modo da conferire al corpo stesso equilibrio in ogni posizione.
Questo punto è detto centro di gravità o baricentro, che può essere descritto come il punto in cui si pensa sia concentrato tutto il peso del corpo.
Il baricentro è il centro esatto della massa di un soggetto, ossia il suo “centro geometrico“, quando tale soggetto possieda una massa simmetricamente distribuita e omogenea.
Se la massa, come nel corpo umano, è distribuita in maniera asimmetrica rispetto al piano orizzontale, il baricentro sarà collocato proporzionalmente più vicino alla zona più grande e più pesante. Il centro di gravità è collocato, all’incirca, in un punto leggermente anteriore al rachide a livello di L3 e a circa il 56% dell’altezza totale dell’individuo da terra. Tuttavia il baricentro può variare da persona a persona in base alla distribuzione del peso, alla sua altezza, all’età e al sesso; infatti, per esempio, nella donna è più basso e nel bambino piccolo è più alto. Inoltre, la posizione del baricentro varia col variare dell’atteggiamento del corpo.
Se nella posizione anatomica il baricentro si trova a circa 100 cm dal terreno, il sollevamento di un braccio lo alza di circa 4 cm, quello di entrambe le braccia di 8 cm, lo stare in punta di piedi di 8 cm, e così via. Esistono perciò “diversi” centri di gravità. Inoltre, il centro di gravità di due segmenti si trova sempre sulla linea che unisce i centri di gravità di questi segmenti, ossia in un punto che si trova in una posizione intermedia rispetto ai centri di gravità dei due segmenti e proporzionalmente più vicino al centro di gravità del segmento più pesante.
In postura eretta se si prolunga la linea verticale, dal centro di gravità fino alla base di appoggio, essa si va a porre nel mezzo della base di appoggio (data da un poligono di forma quasi trapezoidale costituito dal profilo laterale dei piedi e dalle due linee che costituiscono rispettivamente la parte anteriore e posteriore dei piedi) , 3 cm davanti all’articolazione della caviglia.
La linea di gravità, quindi, passa sul piano sagittale, circa a metà strada tra l’articolazione tibio-tarsica e la metatarso-falangea, e sul piano frontale, nell’appoggio ben distribuito tra i due piedi. Attorno alla linea di gravità il corpo è ipoteticamente in una posizione di equilibrio che implica una distribuzione uniforme del peso del corpo ed una posizione stabile di ogni articolazione.
Il peso del corpo trasmesso all’arto inferiore si applica sul tarso posteriore a livello della puleggia astragalica. Da qui le forze si ripartiscono in 3 direzioni, verso i 3 punti di appoggio della volta:
A) verso il 1° metatarso,
B) verso il 5° metatarso,
C) verso il tallone.
Il peso viene ripartito seguendo la regola del 6, come dimostrano gli studi di Morton, 1 Kg sull’appoggio antero-esterno, 2 Kg sull’appoggio antero-esterno, 3 Kg sul tallone. E’ facile calcolare che nella posizione eretta i talloni sopportano circa la metà del peso corporeo. Da alcuni principi della statica apprendiamo che esistono due tipi di equilibrio:
_ un equilibrio statico,
_ un equilibrio dinamico.
L’equilibrio statico è la capacità di un oggetto, o di un segmento corporeo, o del corpo nel suo insieme di mantenere una posizione statica.
L’equilibrio dinamico è la capacità di mantenere, durante le diverse azioni della vita, i segmenti corporei in una condizione di stabilità.
La stabilità di un corpo è determinata da alcuni fattori che divideremo in primari e secondari.
I fattori primari sono:
_ altezza del centro di gravità,
_ ampiezza e forma della base di appoggio,
_ posizione fra linea di gravità e base di appoggio,
_ quantità di moto del corpo (massa x velocità).
I fattori secondari sono:
_ orientamento della base di appoggio rispetto alla linea di forza,
_ condizioni del vincolo,
_ orientamento dello sguardo,
_ stato fisico ed emozionale del soggetto.
Il corpo, quindi, sarà tanto più stabile quanto minore è l’altezza del centro di gravità rispetto all’altezza del soggetto e quanto più la linea di gravità si va a porre all’interno del poligono d’appoggio del soggetto: di fatto esistono automatismi posturali che consentono alla linea di gravità di cadere sempre all’interno della base di appoggio nel caso in cui si creino spostamenti dei segmenti corporei in seguito al sostegno di carichi.
Alcuni pratici consigli:
1) Praticare sempre attività motoria ed evitare assolutamente l’eccesso ponderale. Se si è costretti a restare tanto tempo in piedi è opportuno alternare il carico su entrambe le gambe.
2) Quando si trasportano pesi (tipo buste della spesa, borse o valige) è opportuno distribuirli ad entrambi gli arti per evitare di camminare stando inclinati lateralmente; durante il sollevamento di un peso si consiglia di utilizzare le gambe partendo dalla posizione accovacciata.
3) In posizione seduta bisogna auto-sostenersi evitando di poggiare eccessivamente la schiena e le spalle allo schienale, in quanto si tende a scivolare in avanti col bacino atteggiando la schiena in modo scorretto; anche accavallare le gambe andrebbe evitato.
4) Il sedile dell’auto deve essere sistemato in modo che la schiena è diritta, come quando si è seduti su una sedia, con gli arti superiori ed inferiori semiflessi; per chi è costretto a lunghi viaggi, è opportuno fare soste ogni due ore passeggiando per una decina di minuti.
5) Il portafogli non deve essere tenuto nella tasca posteriore dei pantaloni, poiché agisce come un rialzo provocando una rotazione del bacino; inoltre la pressione sul gluteo potrebbe comprimere il nervo sciatico.
6) Il piano da lavoro sia da seduti sia in piedi deve essere tale da consentire lo svolgimento di un lavoro con la schiena diritta, quindi né troppo basso (da doversi inclinare in avanti), né troppo alto (da dover sostenere sforzi inutili). Anche gli utensili da lavoro professionali e domestici (l’asta della scopa, dell’aspirapolvere, ecc…) devono avere le giuste dimensioni, tali da consentire il lavoro con la schiena eretta.
7) Il letto deve essere né troppo morbido, né troppo duro; pertanto i materassi meglio se in lattice con trattamento antiacaro e senza molle e reti con componenti metallici, per evitare interferenze con l’attività bioelettromagnetica . Da evitare durante il sonno anche anelli, bracciali, collane, orologi, ecc… poiché per effetto di micro-galvanismo si innescano vere e proprie correnti elettriche tra i vari metalli, che interferiscono con l’attività bioelettrica e ne compromettono la funzione (insonnia, contratture muscolari, ecc...).
8) Le scarpe devono avere una suola morbida, tale da potersi adattare al movimento del piede e per poter aderire correttamente alla superficie su cui poggiano; le scarpine dei bambini devono avere il plantare completamente piatto poiché qualsiasi soletta a “stampo” o “anatomica” creerà una “cecità” sensoriale alla pianta del piede compromettendo il corretto sviluppo dell’arco plantare.
Fonte: http://www.innovitae.info/public/posturologia.doc
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