Anatomia ossa articolazioni muscoli

Anatomia ossa articolazioni muscoli

 

 

 

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Anatomia ossa articolazioni muscoli

 

ANATOMIA GENERALE

  • Introduzione

L’anatomia umana ha lo scopo di illustrare l’architettura e la struttura dell’organismo umano maturo:

  • studia l’accrescimento prenatale, postatale
  • studia la senescenza

L’anatomia mette in luce l’organizzazione strutturale e topografica del corpo umano, senza trascurarne la funzione e le variazioni nei vari individui che non siano anomalie.

 

ORGANIZZAZIONE

In tutti gli organismi pluricellulari, si può riconoscere un disegno costante che vede:

  • cellule: sono le più piccole unità funzionali in un organismo dotate di tutte le caratteristiche dei viventi
  • tessuti: sono associazioni di tipi cellulari con le medesime caratteristiche morfologiche e funzionali
  • organi: sono aggregazioni dei tessuti che si coordinano tra loro per svolgere una specifica funzione. Sono parti definite all’interno dell’organismo.
  • Apparati e sistemi: sono una composizione di organi che collaborano tra loro per svolgere una specifica funzione nell’organismo.

Differenza tra sistemi e apparati:

  • sistema: associazione di organi distinti che presentano analogie strutturali e medesima derivazione embriologica.(es. sistema scheletrico, sistema nervoso, sistema vascolare, sistema muscolare…)
  • apparato: associazione di organi che cooperano per le medesime funzioni ma differiscono per struttura e derivazione embriologica.

Gli apparati e sistemi del nostro corpo sono:

  • apparato tegumentario
  • apparato locomotore (sistema scheletrico + muscolare)
  • apparato circolatorio
  • apparato digerente
  • apparato respiratorio
  • apparato urinario
  • apparato genitale (maschile o femminile)
  • apparato endocrino
  • sistema nervoso (centrale e periferico)
  • apparati della sensibilità specifica.
  • Struttura

Gli organi sono considerati come associazioni di tessuti che si dispongono a formare delle entità morfologicamente distinte con precise attività funzionali all’interno di una apparato.

Dal punto di vista strutturale sono riconoscibili i principali tessuti:

  • tessuto connettivo
  • tessuto muscolare
  • tessuto epiteliale
  • tessuto nervoso.

Gli organi, a seconda dell’organizzazione morfologica vengono distinti in:

  • organi cavi: organi che presentano un lume interno
  • organi pieni: il cui interno è rappresentante da parenchima.

Gli organi cavi sono distinti in:

  • viscere
  • organi cavi dell’apparato circolatorio (cuore, vasi sanguigni, vasi linfatici)

ORGANI CAVI

Gli organi cavi sono costituiti da una parete che si trova a delimitare un lume, la cavità interna, la quale può avere forma variabile e presentare un contenuto.

VISCERI

Nei visceri, lo strato più interno, prospiciente il lume, si chiama tonaca mucosa, ed è costituita da (dall’interno all’esterno):

  • epitelio di rivestimento
  • lamina propria
  • muscolaris mucosae

Procedendo  verso l’interno si trova la tonaca sottomucosa, a cui si sovrappone esternamente anche la tonaca muscolare.

Lo strato più esterno è dato dalla tonaca avventizia o in alcuni casi dalla tonaca sierosa, che si compone di:

  • mesotelio
  • strato sottomesoteliale, con funzione di sostegno.

VASI

Nei vasi, lo strato interno prende il nome di tonaca intima, ed è costituita da:

  • endotelio: cellule epiteliali di rivestimento
  • strato sottoendoteliale: corrispondente alla tonaca propria.

La tonaca muscolare, nei vasi è chiamata tonaca media, costituita da tessuto muscolare liscio e fibre elastiche.

Lo strato esterno è chiamato tonaca avventizia.

TONACHE DEGLI ORGANI CAVI

  • tonaca mucosa

La tonaca mucosa dei visceri è un complesso organizzato e relativamente indipendente che si suddivide in:

  • epitelio di rivestimento: è uno strato epiteliale che ha le funzioni di mediare gli scambi metabolici che si svolgono tra il lume del viscere e il sangue dei vasi parietali. Può anche avere funzione secretoria.
  • Lamina propria: composizione prevalentemente connettivale. Può presentare numerose ghiandole intramurarie che arricchiscono l’attività secretoria dell’epitelio.
  • Muscolaris mucosae: è un sottile strato di tessuto muscolare che assicura alla tonaca mucosa una motilità relativamente indipendente. Facilita l’emissione dei secreti o l’assorbimento delle sostanze dal lume.
  • tonaca intima

La tonaca intima è lo strato che riveste la parte interna dei vasi, ed è a diretto contatto con il contenuto. Si compone di:

  • endotelio
  • strato sottoendoteliale.

L’endotelio presenta numerose funzioni, di importanza rilevante:

  • impedisce la coagulazione del sangue (in virtù della sua continuità)
  • può assorbire materiali circostanti
  • presenta attiva pinocitosi
  • opera una selezione di cellule e molecole che possono attraversare la parete dei vasi (es. diapedesi) nei punti in cui le pareti sono più permeabili (capillari e venule postcapillari).

Lo strato sottoendoteliale è costituito da tessuto connettivo e ha prevalentemente funzioni trofiche e di supporto per l’endotelio, ma può anche essere sede di deposito per materiali assorbiti.

  • tonaca sottomucosa

è uno strato che è presente nelle pareti dei visceri del tubo digerente ed è totalmente assente nel cuore e nei vasi.

La tonaca sottomucosa è uno strato di connettivo lasso, il cui carattere semifluido permette di esplicare le funzioni proprie:

  • rendere indipendente e svincolata la mucosa
  • permettere il passaggio di vasi con funzione trofica per la mucosa e di assorbimento
  • contenere ghiandole intramurarie.
  • Permettere il passaggio di innervazioni.
  • tonaca muscolare

La tonaca media, presente nei visceri, è un doppio strato di fibrocellule muscolari disposte in fasci orientati in due modi differenti, atti a permettere:

  • movimento peristolico: allargamento o restringimento della sezione del lume in funzione del contenuto. Permesso da fibrocellule disposte parallelamente all’asse del tubo
  • movimento peristaltico: ondata di contrazioni funzionali a spingere il contenuto nella direzione di propagazione. Formato da fasci disposti perpendicolarmente all’asse del lume secondo la circonferenza del tubo.

Il controllo dei movimenti della tonaca muscolare avviene grazie a innervazioni controllate dal sistema nervoso vegetativo.

  • tonaca media

La tonaca media è il secondo strato degli organi cavi del sistema circolatorio.

Può avere differente natura:

  • elastica (grosse arterie)
  • muscolare (nel cuore – detta miocardio -, vene di propulsione, ecc..)
  • fibrosa (alcune vene di ricezione).

L’attività della tonaca media varia a seconda della sua natura tissutale:

  • muscolare: in risposta all’attività sistolica del miocardio, produce delle contrazioni che assicurano la progressione sanguigna.
  • Elastica: l’attività sistolica determina una dilatazione di tipo elastico, che assicura la progressione sanguigna nel momento in cui ritorna allo stato disteso.
  • Fibrosa: la progressione del sangue è dovuta alla gravità o a spinte esterne.

La tonaca media è ricca di innervazioni.

  • tonaca avventizia

è uno strato di connettivo denso che forma l’avvolgimento esterno dei visceri cavi e dei vasi.

Funzioni:

  • stabilire rapporti con l’ambiente periviscerale e perivascolare
  • assicura autonomia rispetto alle strutture circostanti
  • permette legamenti fissi con estroflessioni dell’avventizia stessa

Nei vasi vi sono ulteriori funzioni:

  • possono essere presenti contingenti elastici o muscolari che sono importanti per il trofismo dei vasi, chiamati vasa vasorum.
  • tonaca sierosa

Il cuore e alcuni visceri situati nell’addome sono avvolti esternamente da una tonaca sierosa, che funge da tonaca avventizia:

  • nel cuore è detta epicardio,
  • nei visceri è detta peritoneo viscerale.

Le funzioni sono quelle della tonaca avventizia:

  • contribuisce alla individualità e alla fissità degli organi.
  • Forma due lamine capaci di scorrere l’una sull’altra.

La tonaca sierosa è formata da due strati:

  • mesotelio superficiale: elementi appiattiti che si dispongono in un singolo strato
  • strato sottomesoteliale: formato da connettivo denso.

 

ORGANI PIENI O PARENCHIMATOSI.

La generalizzazione degli organi pieni è molto più complessa rispetto a quella degli organi cavi, ma sono individuabili due componenti:

  • dispositivo capsulare e stromale
  • parenchima

In tutti gli organi è individuabile una capsula, uno strato di connettivo denso che forma l’avvolgimento esterno.

Alcuni organi pieni hanno un rivestimento peritoneale, quindi all’esterno della capsula sono individuabili:

  • strato sottosieroso lasso
  • lamina sierosa.

Il connettivo della capsula emana all’interno dell’organi dei setti che si ramificano e si assottigliano, formando un reticolo tridimensionale che serve da struttura di sostegno al parenchima.

L’insieme dei setti e del reticolo va a costituire lo stroma dell’organo pieno, che suddivide il parenchima in lobi e lobuli, indipendenti tra loro per quanto riguarda l’irrorazione sanguigna.

Il costituente principale dello stroma è connettivo fibroso, che permette di svolgere le principali funzioni quale:

  • funzione trofica e passaggio di vasi
  • raccolta dei secreti
  • accoglimento di nervi.

Nelle parti più sottili dei setti connettivali vi sono delle piccole fibre collagene che si intrecciano a formare tessuto connettivo reticolare.

I vasi e i nervi possono penetrare nell’organo in differenti maniere:

  • in più punti per poi ramificarsi in maniera minore  nei setti che dipartono dalla capsula
  • in un solo punto in una regione dell’organo chiamata ilo. Successivamente si ramificano e giungono a tutto l’organo.

Il parenchima si dispone all’interno del connettivo vascolarizzato e innervato nelle regioni delimitate dai setti:

  • svolge la funzione propria dell’organo
  • si dispone in maniera differente (nidi, cordoni, tubuli, follicoli, ecc…)
  • è formato spesso da tessuto epiteliale secernente, ma può essere anche formato da tessuto linfoide o muscolare o nervoso.

Le ghiandole endocrine (il parenchima è formato da tessuto epiteliale secernente) possono funzionare grazie allo stretto rapporto che si stabilisce tra il parenchima e lo stroma:

  • la vicinanza di nervi e vasi permette l’attivazione e il rilascio ormonale con la conseguente raccolta nei vasi

 

  • terminologia

In anatomia si fa largo uso di termini specifici per definire la posizione relativa della parte in esame. La terminologia comprende:

  • termini di posizione: caratterizzano la posizione di una qualsiasi parte del corpo
  • termini di movimento: indicano la possibilità motoria della parte in esame e la direzione in cui questa si muove.

La posizione anatomica del soggetto in esame è:

  • stazione eretta
  • arti superiori applicati ai lati del tronco
  • palme delle mani volte in avanti

 

TERMINI DI POSIZIONE

 

PIANI

Per individuare la posizione di qualsiasi parte del corpo umano si fa riferimento a tre piani:

  • piano sagittale: è un piano verticale che taglia il corpo in senso antero-posteriore. Frequentemente si fa riferimento al piano sagittale mediano, che divide il corpo in due metà simmetriche dette antimeri.
  • Piano frontale: perpendicolare al piano sagittale, seca il corpo umano secondo una direzione latero-laterale
  • Il piano orizzontale o trasversale: parallelo ai due piani verticali e parallelo alla superficie d’appoggio del corpo in stazione eretta.

Dal piano sagittale mediano si possono individuare infiniti piani paralleli che decorrono a destra e a sinistra, con due facce:

  • faccia mediale: rivolta verso il piano mediale
  • faccia laterale: rivolta verso l’esterno del corpo.

Il piano orizzontale (o trasversale) e quello frontale non possono individuare due parti simmetriche, quindi non esiste il loro piano mediano.

Il piano frontale presenta comunque due facce:

  • frontale
  • dorsale

Per la mano  sono usati i termini:

  • volare
  • palmare

Per il piede:

  • volare
  • plantare

I piani trasversali individuano due facce che sono indicate come:

  • cefalica o craniale quella superiore
  • caudale quella inferiore

Nel caso delle parti mobili (es. arti) si indica:

  • prossimale la parte più vicina al piano di simmetria
  • distale la parte più lontana.

ALTRI TERMINI

Altri termini utilizzati sono quelli che fanno riferimento alla maggiore o minore distanza dalla superficie corporea:

  • esterno o superficiale: parte prossima alla superficie esterna
  • interno o profondo: parte più vicina all’interno.

Tutte le regioni o le parti che sono situate sul piano di simmetria si dicono mediane.

Il termine intermedio si utilizza per individuare la posizione di una parte relativamente alle altre due, che saranno ad esempio cefalica e caudale, ventrale o dorsale, ecc…

TERMINI DI MOVIMENTO

La direzione dei movimenti è indicata dall’asse intorno al quale hanno luogo. In virtù dell’intersezione dei piani si possono individuare tre tipi di assi:

  • asse trasversale: intersezione del piano frontale con quello orizzontale
  • asse sagittale o anteroposteriore: individuato dall’intersezione tra i piani trasversale e sagittale
  • asse verticale: individuato dalla intersezione tra il piano frontale e quello sagittale.

I movimenti che si svolgono in senso antero-posteriore sull’asse trasversale sono flessione e estensione.

I movimenti che avvengono sull’asse sagittale, sono detti:

  • rifer. Rachide: inclinazione laterale
  • rif. Arti: abduzione (allontana dal piano sagittale) e adduzione (si avvicina al p. sagittale).

I movimenti che avvengono sull’asse verticale sono detti:

  • torsione (rif rachide e tronco)
  • rotazione (rif. arti)

Il movimento dei due segmenti ossei più distali dell’avambraccio prende il nome di prono-supinazione.

La rotazione o la torsione vengono dette:

  • esterna o extrarotazione, se si avvicinano al piano frontale
  • interna o intrarotazione, se si avvicinano al piano sagittale.

I movimenti che si svolgono intorno ad un solo piano sono detti movimenti semplici, mentre quando gli assi di rotazione sono variabili si dice che sono movimenti combinati o complessi.

  • indirizzo topografico

La scomposizione dell’organismo in organi, apparati e sistemi corrisponde allo studio dell’anatomia sistematica:

  • necessario lo studio della locazione di ciascun organo e le rispettive vie d’accesso rapide e sicure per eventuali interventi chirurgici.

L’anatomia topografica o regionale individua delle precise regioni che presentano limiti precisi.

DELIMITAZIONE SUPERFICIALI DELLE PARTI DEL CORPO

La delimitazione delle differenti parti del corpo umano è stata eseguita partendo da linee e punti scheletrici individuabili sulla superficie esterna del corpo.

Nel corpo umano si possono individuare tre regioni fondamentali:

  • testa
  • tronco
  • arti

La testa è suddivisa in:

  • cranio
  • massiccio facciale
  • collo

Il tronco si compone di:

  • torace
  • addome
  • pelvi (zona pelvica)

Gli arti si suddividono in:

  • arti inferiori
  • arti superiori.

Lo scheletro, a sua volta, si può suddividere in:

  • scheletro assile
  • scheletro appendicolare

Il perineo è una regione romboidale al cui centro si situa l’ano:

  • in alto confina con la sinfisi pubica, sul margine inferiore
  • lateralmente con le tuberosità ischiatiche
  • all’apice posteriore con il coccige.

Il perineo confina con la pelvi anteriormente e posteriormente e con gli arti inferiori lateralmente.

Lo scheletro assile comprende:

  • collo
  • torace
  • addome

lo scheletro appendicolare è formato dagli arti, che hanno la massima possibilità di movimento.

 

DELIMITAZIONE DELLE CAVITA’

Le cavità si suddividono in:

  • dorsali
  • ventrali

Le cavità ventrali si suddividono in:

  • cavità toracica
  • cavità addominale
  • cavità pelvica

Le cavità dorsali sono:

  • cavità spinale
  • cavità cranica

La cavità cranica contiene l’encefalo ed è situata nella regione dorsale e ventrale all’estremità cefalica.

La cavità spinale si situa a livello dorsale, nella catena che contiene il midollo spinale.

La cavità toracica è situata nel torace in posizione ventrale. Si suddivide a sua volta in due cavità:

  • cavità pleurica: contiene i polmoni
  • cavità pericardica: contiene il cuore.

La cavità addominale contiene i visceri dell’apparato digerente e delle vie urinarie. È delimitata in posizione cefalica dal diaframma, che separa la cavità toracica da quella addominale.

La cavità pelvica è l’ultima parte della cavità addominale, contenente la vescica urinaria e l’apparato sessuale.

CAVITA’ TORACICA

La cavità toracica contiene strutture ossee e muscolatura che hanno funzione di protezione e movimento degli organi.

Nella cavità toracica sono presenti le cavità pleuriche e pericardiche.

La cavità pleurica è individuata dalla pleura, una membrana sierosa che contiene i due polmoni. Sono pertanto individuabili:

  • cavità pleurica destra
  • cavità pleurica sinistra

Nella parte mediale, non simmetricamente rispetto al piano sagittale è presente il mediastino, una cavità che contiene:

  • trachea
  • esofago
  • cavità pericardica con il cuore (avvolto da una membrana sierosa detta pericardio).

CAVITA’ ADDOMINOPELVICA.

Nella porzione superiore, chiamata cavità addominale sono riscontrabili vari organi appartenenti all’apparato digerente, ma anche ghiandole e porzioni dell’apparato urinario:

  • visceri
  • ghiandole

I reni si dice che appartengano ad una cavità detta retroperitoneale.

La cavità pelvica contiene altri componenti dell’apparato urinario e dell’apparato riproduttore, nonché il retto e l’ano (porzioni più caudali dell’apparato digerente).

INDIVIDUAZIONE DEI QUATTRO QUADRANTI

I quattro quadranti sono individuati da due linee:

  • una linea lungo il piano sagittale mediano
  • un’altra linea che passa per l’ombelico, interseca le creste iliache dell’anca ed è perpendicolare all’asse verticale.

La cavità addominale a livello ventrale viene anche suddivisa in quattro quadranti, i quali sono:

    • superiore sinistro (QSS)
    • superiore destro (QSS)
    • inferiore sinistro (QIS)
    • inferiore destro (QID)

 

 

INDIVIDUAZIONE DEI NOVE QUADRANTI.

La suddivisione in nove quadranti avviene con  due linee orizzontali e due linee verticali:

  • la linea orizzontale superiore interseca le ultime coste
  • la linea orizzontale inferiore è passante per la cresta iliaca dell’anca
  • le due linee verticali sono simmetriche rispetto all’asse mediano ed intersecano la 9°-10° costa.

I quadranti da 1 a 9 individuano:

    • ipocondrio destro: contiene il fegato
    • epigastrio: contiene una porzione del fegato e lo stomaco
    • ipocondrio sinistro: contiene una porzione di stomaco
    • lombare destra: contiene il rene destro
    • ombelicale o mesogastrio: contiene la porzione inferiore dello stomaco e parte dell’intestino
    • lombare sinistra: rene sinistro
    • iliaca destra: osso dell’anca e parte di intestino
    • ipogastrio: contiene l’intestino inferiore, la vescicola urinaria e gli organi genitali
    • iliaca destra: contiene l’ileo dell’anca e parte dell’intestino.

 

CENNI DI ANATOMIA RADIOLOGICA.

Una delle più comuni tecniche per l’analisi anatomica macroscopica è l’impressione di una lastra fotografica con i raggi X.

Normalmente, i raggi trapassano gli organi e le strutture poco dense e non oltrepassano quelle molto dense:

  • le ossa, infatti, vengono colorate in bianco a seguito dello sviluppo della lastra
  • le strutture non ossee non si colorano.
  • Per osservare particolari strutture si immettono nell’organismo delle sostanze particolari, dette traccianti.

Per diagnosi maggiormente specifiche si utilizzano tecniche più avanzate quali:

  • tac, o tomografia computerizzata
  • risonanza magnetica.

 

 

 

 

 

APPARATO LOCOMOTORE

  • introduzione

INTRODUZIONE

L’apparato locomotore è formato dallo scheletro, che si compone di:

  • ossa
  • muscoli
  • articolazioni

Lo scheletro ha svariate funzioni:

  • di sostegno
  • di protezione delle cavità interne
  • di movimento

il movimento è reso possibile dai muscoli scheletrici e dalla loro proprietà contrattile. 

La direzione del movimento di un osso dipende dai siti ossei di intersezione rispetto al fulcro, che è dato dal centro dell’articolazione. Infatti, la gran parte dei movimenti scheletrici possono essere compresi studiando il movimento delle leve.

Le leve sono di differente tipologia e hanno diverse efficace:

  • leva del primo tipo: il fulcro si trova tra il carico e la forza. Mediamente vantaggiosa
  • leva del secondo tipo: il fulcro si trova all’estremo opposto rispetto alla forza ed il carico si situa nel mezzo. È molto vantaggiosa
  • leva del terzo tipo: il fulcro si trova ad un estremo ed il carico a quello opposto. La forza agisce all’interno del braccio del carico. È la leva meno vantaggiosa, ma la più rappresentata nel corpo umano.

Nello  scheletro umano si individuano:

  • fulcro è dato dalle articolazioni
  • carico dato dal peso corporeo o da agenti esogeni
  • forza permessa dalla contrazione muscolare.

È tuttavia necessario precisare che nel corpo umano i vari sistemi di leve sono compenetrati.

GENERALITA’

Le ossa sono organi di dimensioni e forma estremamente variabili che costituiscono, nel loro insieme lo scheletro.

Principali caratteristiche:

  • colore biancastro o giallastro
  • notevole resistenza meccanica
  • solida consistenza

Negli esseri umani all’età del completo sviluppo (25/30 anni) si contano circa 203 ossa, ma questo numero può subire variazioni a causa di:

  • ossa soprannumerarie
  • ossa sesamoidi (che si sviluppano all’interno dei legamenti in prossimità delle articolazioni).

Il numero delle ossa varia con l’età:

  • è maggiore nei giovani
  • negli anziani alcune ossa che normalmente si trovano slegate e indipendenti sono completamente fuse.

Dal punto di vista morfologico le ossa sono distinte in:

  • ossa lunghe
  • ossa piatte (hanno due assi pressoché uguali e l’altro molto ristretto)
  • ossa brevi o corte (hanno tre assi pressoché uguali).

Le ossa presentano sempre degli elementi descrittivi che ne permettono l’individuazione:

  • nomenclati in relazione alla parte del corpo o alla direzione in cui si rivolgono.

Vengono chiamate eminenze delle ossa tutte le parti che presentano una sporgenza sulla superficie dell’osso. Le eminenze si dividono in:

  • articolari
  • non articolari.

Le eminenze non articolari, sono generalmentesede di inserzione di tendini e legamenti. Si distinguono, rispetto alla forma in:

  • bozze
  • tubercoli
  • protuberanze o tuberosità
  • eminenze mammillari
  • impronte,
  • spine,
  • linee,
  • creste
  • ecc…

Nelle ossa sono chiamate cavità tutte le introflessioni rispetto alla superficie ossea. Si dividono in:

  • cavità articolari
  • cavità non articolari

Le cavità articolari sono situate in fronte alle eminenze articolari dell’osso con cui si uniscono:

  • sono strutturate in modo pressoché complementare per l’eminenza che debbono accogliere

Le cavità non articolari hanno morfologia molto variabile e prendono differenti nomi (docce, solchi, fosse, cavità d’inserzione se si innestano i legamenti o i muscoli).

I fori o i canali si aprono sulla superficie delle ossa e sono di due specie:

  • canali di trasmissione: passaggio di vasi e nervi
  • canali nutritizi: lasciano passare i vasi che apportano alle ossa sostanze nutritizie.

ARTICOLAZIONI

Le articolazioni sono punti di contatto tra ossa del nostro scheletro che permettono la coesione o il movimento a livello ti tali punti.

A livello delle articolazioni sono anche da considerare i legamenti, oltre alle ossa, che servono ad unire le ossa nei singoli distretti articolari:

  • hanno forma di lamine
  • hanno la funzione di unire le articolazioni tra loro.

La classificazione delle articolazioni avviene in funzione delle condizioni funzionali che esse possono presentare. Si distinguono pertanto due grandi categorie di articolazioni:

  • sinartrosi: sono articolazioni necessarie a mantenere la continuità tra due o più ossa, sono articolazioni immobili.
  • diartrosi: sono articolazioni per contiguità. Sono anche dette articolazioni mobili.

 

SINARTROSI

La caratteristica fondamentale delle sinartrosi prevede che le ossa non siano in diretto contatto tra loro, ma siano separate da un sottile strato di tessuto connettivo o di cartilagine (o entrambe).

Si distinguono tre tipi fondamentali di sinartrosi:

  • suture
  • sinfisi
  • sincondrosi.

Si analizzano queste strutture passo per passo con le loro sottocategorie.

  • Suture

Sono articolazioni immobili in cui le due superfici articolari sono intramezzate da uno strato di tessuto connettivo denso.

Si possono distinguere tre tipi di suture:

  • suture dentate: sono articolazioni immobili in cui le due superfici articolari di ossa piatte presentano una dentatura irregolare complementare tra le due ossa.
  • Suture squamose: le superfici articolari sono tagliate di sbieco. Si formano punti in cui due tavolati ossei sono sovrapposti. Es. l’articolazione del parietale con la squama del temporale.
  • Suture piane o armoniche: le due superfici hanno un andamento lineare. Es. articolazione tra le due ossa nasali.
  • Sinfisi

Le sinfisi sono articolazioni in cui le superfici articolari sono rivestite di cartilagine.

Nell’intervallo tra i due rivestimenti di cartilagine si trova un disco fibroso o fibrocartilagineo che:

  • può avere al centro una zona molle
  • è in continuità con il periostio

La mobilità delle sinfisi è assai scarsa:

  • dipende dallo spessore del nucleo fibrocartilagineo.
  • sincondrosi

Le sincondrosi sono articolazioni immobili simili alle sinartrosi, ma la differenza sta nel fatto che il materiale interposto tra le due superfici ossee è cartilagine:

  • la cartilagine, con l’avanzare dell’età si trasforma il tessuto osseo
  • quando la cartilagine di una sincondrosi si trasforma in tessuto osseo si forma una sinostosi.

 

DIARTROSI

Le diartrosi sono articolazioni che consentono ampi movimenti, sono perciò chiamate anche articolazioni mobili.

Ogni diartrosi è formata da alcune parti fondamentali che  si ripetono costantemente:

  • superfici articolari
  • capsula articolare
  • cavità articolari.

Le superfici articolari possono essere concave, convesse, piane o avere altre forme. Generalmente le due superfici articolari sono complementari.

In condizioni normali sono solitamente lisce e rivestite da uno strato di cartilagine articolare:

  • una formazione di colore bianco che ha la caratteristica di essere molto resistente alla pressione, abbastanza elastica e priva di pericondrio.

A livello delle diartrosi si possono trovare però altre formazioni:

  • formazioni fibrose: completano le superfici articolari e sono solitamente chiamate labbri, menischi, cenci, ecc…
  • dischi articolari: sepimenti fibrosi che separano completamente le due superfici articolari.

La capsula articolare è un manicotto fibroso che avvolge completamente l’articolazione e si fissa direttamente sulle ossa ad una certa distanza dalle superfici articolari:

  • contribuisce a creare la cavità articolare
  • contiene il liquido sinoviale (o sinovia) che permette la lubrificazione dell’articolazione stessa.

La capsula articolare è formata da due strati:

  • uno strato superficiale detto membrana fibrosa,
  • uno strato interno detto membrana sinoviale, che presenta caratteristiche proprie, sebbene abbia la medesima origine istologica della membrana fibrosa.

Le membrana sinoviale è ricca di strutture particolari:

  • presenta delle frange
  • è molto vascolarizzata
  • provvista di numerose fibre nervose, solitamente amieliniche.

La cavità articolare è solitamente una sottile fessura che contiene sinovia, un materiale liquido. È delimitata dalle superfici articolari e dalla capsula (membrana sinoviale).

Solitamente è unica, ma nelle ossa che possiedono un disco completo la cavità è duplice (ossa doppie).

Il liquido sinoviale è un liquido di colore giallo:

  • contiene mucina, cellule sfaldate, goccioline di grasso.
  • Sono presenti granulociti, macrofagi e lifociti, monociti (in quantità maggiore nei giovani).
  • Viene continuamente rinnovato, prodotto e riassorbito in egual misura.
  • La mucina è un prodotto di secrezione della membrana sinoviale.

La lubrificazione con il liquido sinoviale sui capi articolari delle diartrosi avviene con differenti modalità:

  • idrostatica o idrodinamica: se sull’articolazione grava un carico leggero il liquido rimane interposto tra i due capi articolari
  • elastodinamica: il liquido sottoposto ad un carico maggiore del normale passa dal centro alla periferia dell’articolazione.

La classificazione delle diartrosi viene effettuata in base alla morfologia delle superfici articolari.

Si pensa che la conformazione delle superfici articolari sia data dalla tensione dei muscoli durante i movimenti.

I vari tipi di diartrosi sono:

  • articolazioni piane o artrodie: Sono articolazioni le cui superfici articolari sono totalmente piane e l’unico movimento concesso è quello di scivolamento
  • articolazioni sferoidee o enartrosi: sono articolazioni le cui superfici articolari sono a forma di porzione di sfera (una concava e l’altra convessa, rispettando la complementarietà). Sono articolazioni molto mobili, che permettono sia movimenti angolari che rotatori.
  • Articolazioni a condilo o condiloartrosi: sono simili alle enartrosi, differiscono solamente per lo sviluppo delle superfici articolari, che non permettono movimenti uguali in tutte le direzioni. Sono ammessi solitamente solo i movimenti angolari, raramente è concessa una piccola rotazione. Esempio: articolazione tempora-mandibolare.
  • Articolazioni a sella: Sono date dall’articolazione tra due piani, uno concavo, uno convesso i cui assi di curvatura sono perpendicolari. Sono ammessi solamente movimenti angolari orientati lungo la curvatura dei piani.
  • Ginglimi: articolazioni in cui le superfici sono rappresentate da segmenti di cilindro (concavo e convesso nelle differenti superfici).

 

Secondo l’andamento dell’asse del semicilindro convesso nei confronti delle ossa che prendono parte all’articolazione si possono distinguere due differenti tipi di giglimi:

  • Troclea o giglimo angolare: l’asse del cilindro è pressoché perpendicolare agli assi delle ossa che si articolano. In linea teorica sono ammessi solamente movimenti angolari, sul piano perpendicolare all’asse del cilindro. Poiché il cilindro non è regolare, non si sviluppano movimenti lungo un solo asse di rotazione. Es. omeroulnare.
  • Trocoide o giglimo laterale: L’asse del cilindro corrisponde o è parallelo all’asse di almeno una delle due parti dell’articolazione. Ammessi solo movimenti di rotazione. Es. radioulnare.

La classificazione delle articolazioni mobili, o diartrosi, non è solamente in relazione alla morfologia delle superfici articolari, ma anche al numero  delle superfici articolari e alla distribuzione e al numero degli assi attorno ai quali avviene il movimento.

Si distinguono quindi:

  • articolazioni semplici, se vi sono solamente due superfici articolari
  • articolazioni composte se sono presenti piùdi due superfici articolari
  • articolazioni complesse se sono presenti dischi o menischi all’interno della capsula articolare.

In relazione al numero degli assi attorno ai quali si sviluppa il movimento (al numero di gradi di libertà) si possono distinguere:

  • articolazioni monoassiali: possono muoversi attorno ad un unico asse. Individuate dai giglimi angolari e da quelli laterali
  • articolazioni biassiali: i movimenti avvengono su due assi perpendicolari tra loro
  • articolazioni triassiali: articolazioni che consentono movimenti lungo tre assi ortogonali tra loro, essendo dotate di tre gradi di libertà
  • articolazioni pluriassiali: sono le enartrosi, in cui è possibile svolgere teoricamente ogni movimento, con infiniti assi.

 

CINESIOLOGIA

In base alla forma delle articolazioni e al tipo di movimento che si può sviluppare attorno ad esse si classificano le diartrosi (o articolazioni mobili) in:

  • artrodie o articolazioni piane
  • giglimi angolari o troclee
  • giglimi laterali o trocoidi
  • articolazioni a sella
  • enartrosi o articolazioni sferoidee
  • condilartrosi.

Questi tipi di articolazioni possono compiere differenti movimenti quali:

  • scivolamento
  • movimento angolare
  • rotazione
  • circumduzione
  • tutti i movimenti combinati dai precedenti.

Il movimento angolare è un movimento che è reso possibile da:

  • enartrosi
  • giglimi angolari
  • condilartrosi
  • articolazioni a sella

e detersi a la riduzione o l’ampliamento tra due ossa che costituiscono l’articolazione.

I movimenti angolari tipici sono quelli che si svolgono attorno ad un asse ortogonale alle ossa e sono:

  • flessoestensione (flessione = piegamento ventrale e estensione = piegamento dorsale)
  • abduzione (allontanamento) e adduzione (avvicinamento)

Talora i movimenti di flessoestensione sono di difficile definizione in relazione alla posizione degli assi che si svolgono in determinate parti del corpo:

  • nel piede, ad esempio si parla di flessione dorsale e flessione plantare
  • nelle mani si parla di flessione dorsale/voltare e flessione palmare.

I movimenti di abduzione e adduzione sono invece facilmente individuabili, poiché si attuano attorno al piano sagittale.

Il movimento di rotazione si riscontra quando un osso può ruotare attorno al proprio asse (es. la diafisi di un osso lungo).

Particolari movimenti di rotazione sono quelli di pronosupinazione, che avvengono per rotazione all’interno (pronazione) e all’esterno (supinazione) della mano:

  • la rotazione pronosupina della mano avviene grazie al giglimo laterale del radio e dell’ulna.

Il movimento di circumduzione è tipico delle articolazioni della spalla e dell’anca:

  • si verifica quando un osso lungo circoscrive uno spazio conico la cui circonferenza di base è data dall’estremo distale dell’osso durante la rotazione
  • la circonduzione è tipica delle enartrosi ed è la fusione dei movimenti di flessoestensione e di abduzione e adduzione.
  • Si utilizza, per descrivere meglio il movimento di circumduzione il concetto di asse meccanico dell’osso, che individua il centro di rotazione in cui è simmetrico il movimento, ma non sempre corrisponde al centro dell’enartrosi (o articolazione circonferenziale).

Nel caso delle superfici articolari ovoidali, si utilizza il concetto di ovoide di movimento:

  • un punto situato sull’asse meccanico oscilla lungo un piano con uno dei movimenti possibili dell’osso.
  • Dal momento che i piani delle possibili rotazioni dell’osso si incontrano in un solo punto, si dice che il movimento di un osso sia comunque dato da movimenti di rotazione.

Si individuano tuttavia molteplici movimenti, che sono dovuti alla forma dell’articolazione e alle forze esterne attorno ad una superficie articolare ovoidale:

  • rotazione
  • slittamento
  • oscillazione.

I vari tipi di movimenti articolari dipendono dalla possibilità di un’articolazione di assumere una posizione allentata o serrata.

 

La posizione serrata prevede che le superfici articolari rimangano congruenti anche quando l’osso giunge al limite:

  • i tendini della capsula fibrosa e i loro punti di inserzione vengono stirati al limite
  • i tendini e legamenti della capsula fibrosa si contorcono a spirale, quindi si viene a creare una posizione serrata, in cui i legamenti mantengono congruente l’articolazione.

Tutte le altre articolazioni che non prevedono il blocco serrato dell’articolazione da parte della capsula articolare sono dette articolazioni allentate:

  • la capsula è solitamente lassa, che consente la separazione delle superfici articolari.
  • Consente i movimenti di slittamento e di oscillazione che sono necessari per compiere ampi movimenti e garantire il minor consumo delle superfici articolari.

Un altro fattore importante per la tenuta delle articolazioni è dato dal fatto che anche i muscoli possiedono una forza traente e una possibilità di estensione a seconda della loro disposizione in antagonisti.

 


MUSCOLI

GENERALITA’

I muscoli scheletrici (striati) sono organi di varia forma e vario volume costituiti di:

  • parti carnose, di colore rosso
  • parti tendinee, di colore bianco

Sono inseriti direttamente nello scheletro e con la loro forza contrattile possono determinare l’orientamento delle ossa, quindi il mantenimento della postura e il movimento.

Presentano, per la loro forma numerose variazioni e si dividono in tre classi:

  • muscoli lunghi
  • muscoli larghi
  • muscoli brevi.

La forma e la struttura dei muscoli sono determinate da esigenze di tipo:

  • topografico
  • funzionale

Il preciso numero di muscoli non può essere determinato con precisione, tuttavia si calcola che siano circa 374 i muscoli riscontrabili in un organismo normale.

La massa muscolare rappresenta circa i 3/7 del peso dell’individuo umano adulto.

POSIZIONE, RAPPORTO E CLASSIFICAZIONE.

In rapporto alla loro posizione, si possono distinguere:

  • muscoli pellicciai o superficiali: hanno almeno una delle estremità connesse con il derma sottocutaneo
  • muscoli sottofasciali o profondi: sono sotto la fascia superficiale e si inseriscono con entrambe le estremità con segmenti ossei, per cui sono detti anche muscoli dello scheletro.

Vi sono alcuni muscoli particolari che sono connessi ad organi:

  • di senso: come i muscoli motori dell’occhio, quelli motori degli ossicini dell’udito, ecc…
  • digestivi, genitali e respiratori: muscolo elevatore dell’ano, laringe e faringe, muscoli della lingua, muscolo cremastere, ecc…

I muscoli si fissano in almeno due punti detti punti di inserzione, rimanendo liberi al centro.

Spesso, tra i due punti di inserzione si possono distinguere:

  • punto fisso: rimane fermo durante la contrazione
  • punto mobile: è il punto che, durante la contrazione, si porta verso il punto fisso.

L’inserzione muscolare avviene in due modi:

  • per mezzo di un tendine: le  fibre carnose del corpo muscolare si prolungano per mezzo di un tendine, il quale si giunta alla superficie dell’osso
  • inserzione diretta: la fibra muscolare continua fino alla superficie di inserzione e li vi si fissa.

I tendini sono una componente fondamentale dei muscoli:

  • sono porzioni fibrose, biancastre, molto resistenti e quasi inestensibili.
  • Possono avere le forme più svariate:
    • Cilindrici
    • Appiattiti
  • Anche le dimensioni variano notevolmente

Le due inserzioni di un muscolo, a seconda della loro posizione, vengono chiamate:

  • inserzione prossimale o superiore o d’origine
  • inserzione distale o terminale o inferiore.

Alcuni muscoli presentano più corpi muscolari, che hanno ciascuno un tendine proprio:

  • sono detti bicipite, tricipite, quadricipite se hanno più capi d’origine
  • sono detti bicaudato o tricaudato (es. flessori delle dita) se hanno più capi terminali.

Per quanto riguarda l’andamento delle fibre nel passaggio dalla parte carnosa a quella tendinea, si possono distinguere:

  • muscoli a fasci paralleli: l’andamento delle fibre è parallelo all’asse del muscolo e il tendine si dispone nella medesima direzione della parte carnosa.

 

Se si hanno i fasci muscolari paralleli a quelli delle fibre tendinee e paralleli alla linea di trazione le fibre muscolari percorrono tutta la lunghezza del muscolo e si possono avere forme:

  • quadrilatere
  • allungate e nastriformi

In altri casi si hanno muscoli più brevi le cui fibre terminano a livello delle inserzioni tendinee in modo irregolare con decorso trasversale, distribuendosi ad intervalli regolari lungo il muscolo (es. retto dell’addome).

Una simile disposizione si può avere nei ventri dei muscoli fusiformi:

  • i ventri possono essere corti convergendo verso un tendine che è speso molto lungo.
  • Il tendine si può connettere ad una superficie ossea ristretta oppure cambiare la direzione della trazione.
  • muscoli a fasci incrociati: i muscoli arrivano nei tendini con decorso trasversale rispetto all’asse delle fibre carnose

 

I muscoli a fasci incrociati sono detti:

  • triangolari
  • pennati

I muscoli che hanno forma di penna possono essere:

  • pennati: si inseriscono su entrambe le facce del tendine
  • semipennati: si inseriscono su una faccia sola.

Quando i due punti di intersezioni sono tali che formano un angolo tra le due intersezioni, si dicono muscoli spiraliformi,

Alcuni muscoli che differiscono da quelli spiraliformi sono detti muscoli incrociati, in cui si hanno fasci che decorrono in direzione diversa l’un l’altro (es. sterncleidomastoideo o il grande adduttore).

Vi è da sottolineare le differenti proprietà di queste due tipologie di muscoli.

  • quelli a fibre parallele hanno possibilità di una veloce contrazione con un modesto sforzo di trazione, ma senza avere particolare forza e resistenza
  • quelli a fibre incrociate, possono produrre movimenti limitati ma con notevole forza e in grado di durare nel tempo.

In base a criteri funzionali, i muscoli si possono classificare secondo il movimento che permettono in relazione agli assi corporei in:

  • flessori,
  • estensori
  • adduttori
  • abduttori
  • pronatori
  • supinatori
  • rotatori interni ed esterni

Si distinguono poi i muscoli in base alla concorrenza collaborativa che esplicano tra loro per attuare particolari movimenti:

  • agonisti
  • antagonisti

  • cranio

La testa è la parte più craniale del collo, che si lega al tronco mediante il collo.

Lo scheletro della testa si costituisce di due parti distinte che sono in continuità tra loro:

  • neurocranio o scatola cranica: formato in gran parte da ossa piatte che delimitano la cavità cranica in cui viene accolto l’encefalo
  • splancnocranio o massiccio facciale: ossa di forma irregolare che delimitano le cavità che accolgono organi, come la cavità orbitarie, cavità nasali, cavità orali.

Il neurocranio può essere suddiviso, grazie ad un piano che parte dalla gabella e interseca il cranio fino alla protuberanza occipitale esterna, in:

  • volta cranica: la compongono parte dell’osso occipitale, parte delle ossa temporali, parte dell’osso sfenoide  e del frontale e le ossa parietali.
  • base cranica: parte dell’occipitale, delle ossa temporali, dello sfenoide e dell’etmoide, parte del frontale. (Sfenoide e etmoide partecipano anche alla formazione dello splancnocranio). 

 

Lo splancnocranio è formato da:

  • parte dello sfenoide e dell’etmoide
  • vomere
  • ossa nasali
  • ossa lacrimali
  • ossa mascellari,
  • zigomatiche
  • palatine,
  • conche nasali inferiori
  • mandibola

L’osso ioide fa parte dello scheletro del collo, ma è connesso a strutture del cranio.

OSSA DEL NEUROCRANIO

Le ossa del neurocranio sono ossa per lo più piatte che formano una scatola ossea che contiene l’encefalo.

Vi sono otto ossa, di cui:

  • quattro impari e mediane: frontale, etmoide, occipitale e sfenoide
  • quattro pari e simmetriche: parietali e temporali.

 

OSSO FRONTALE

L’osso frontale è un osso piatto, impari, mediano e posto anteriormente all’etmoide e allo sfenoide.

 

 

Partecipa alla formazione di:

  • volta e base del cranio,
  • cavità orbitarie (parte superiore),

Formato da:

  • squama: porzione verticale e convessa anteriormente squama
  • una parete orizzontale, che è suddivisibile in:
    • parti orbitarie: porzioni orizzontali e laterali che rivestono parte delle cavità orbitarie
    • parte centrale o nasale.

Si possono descrivere tre margini:

  • parietale o superiore
  • inferiore o sovraorbitario
  • posteriore o sfenoidale.

Faccia esterna della squama:

  • convessa anteriormente
  • presenta lateralmente due bozze o eminenze frontali delimitate dalle arcate sopracigliari
  • tra le due arcate vi è una depressione detta glabella
  • al di sotto della glabella vi è la sutura frontale, che si congiunge alle ossa nasali
  • sulla parte laterale estrema, si riscontra una linea detta  linea temporale, diretta verso la parte dorsale e verso l’alto, che delimita la faccia temporale dell’osso frontale.

Faccia interna della squama:

  • fortemente concava
  • presenta numerosi solchi vascolari che accolgono i rami dell’arteria meningea media.
  • Sulla linea mediana si possono individuare un solco sagittale, che prosegue verso il basso con una estroflessioni chiamata cresta frontale.
  • Cresta frontale e solco sagittale contribuiscono ad individuare le due fosse craniche anteriori.
  • In basso, in posizione mediana è visibile il foro cieco.
  • La cresta frontale si prolunga con una estroflessioni chiamata spina nasale, che servirà per suturare le ossa nasali anteriormente e posteriormente con la parte perpendicolare dell’etmoide.

 

Faccia esterna della parte orizzontale (visione dal basso):

  • in corrispondenza della parte nasale vi è una incisura etmoidale, in cui si innesta la lamina orizzontale dell’etmoide.
  • Il contorno dell’incisura etmoidale è ricco di semicellette che si mettono in rapporto con le semicellette delle masse laterali dell’etmoide per formare le cellule dei labirinti etmoidali.
  • Nella parte nasale, al di sopra delle cellette sono visibili due incavi chiamati seni frontali, il cui scopo è quello di alleggerire l’osso frontale.
  • Ai lati dell’incisura e delle cellette si riscontrano delle depressioni particolari, che formano le cavità orbitarie superiori.
  • Nel margine laterale delle cavità orbitarie superiori si riscontra una depressione maggiormente pronunciata, la fossa per la ghiandola lacrimale.
  • Verso il piano mediano, invece è possibile scorgere le piccole depressioni, fossette trocleari, in cui si innesta la troclea per il tendine dell’occhio.

Faccia interna della parte orizzontale (visione dall’alto):

  • centralmente si scorge l’incisura etmoidale,
  • lateralmente si vedono le due superfici orbitarie convesse in cui si riscontrano numerose impronte digitate, che accolgono i giri dei lobi degli emisferi frontali.

Margini:

  • il margine parietale è sulla squama e si presenta dentellato, formando la sutura coronale con le ossa parietali
  • inferiormente e posteriormente si ha il margine sfenoideo, che si articola formando una sinartrosi con la grande ala dello sfenoide.
  • Lateralmente, il margine sovraorbitario culmina con il processo zigomatico, che serve per l’articolazione dell’osso zigomatico.

Fori

  • quando nei margini sovraorbitari si riscontra il passaggio da una lamina sottile ad una struttura più tondeggiante si incontra una incisura sovraorbitaria, che talvolta può essere trasformata in foro sovraorbitario grazie alla presenza di un ponte osseo.
  • Nell’incisura sovraorbitaria passano i nervi e le arterie sovraorbitari.
  • Si è già detto della presenza, in prossimità della linea mediana, in posizione inferiore, del foro cieco.

I seni frontali sono due cavità scavate nel margine nasale, che percorrono medialmente il frontale:

  • sono cavità con forma irregolarmente triangolare
  • può capitare che siano separati da una lamina mediana molto sottile, detta setto dei seni frontali.

Sviluppo: l’osso frontale si sviluppa come due ossa pari, che si fondono solamente dopo la nascita. I seni frontali si formano completamente dopo il 15° anno di vita.
OSSO ETMOIDE

L’osso etmoide è un osso impari, mediano e situato:

  • davanti allo sfenoide
  • dietro all’osso frontale.

Partecipa alla formazione di:

  • cavità nasali
  • cavità orbitarie
  • fossa cranica anteriore.

Nell’insieme è costituito da:

  • lamina verticale mediana: ha una porzione superiore alla lamina orizzontale detta crista galli e una inferiore, la lamina perpendicolare.
  • lamina orizzontale: lamina che si interseca ad angolo retto con la lamina verticale e alle cui estremità ha sospese due masse laterali, detti labirinti etmoidali.

La crista galli:

  • sporge nella fossa cranica anteriore, ancorando l’estremità anteriore della falce cerebrale
  • si mette in rapporto anteriormente con l’osso frontale, con le ali della crista galli, piccole espansioni poste nella parte inferiore.

La lamina perpendicolare:

  • si articola con il vomere e con la cartilagine del setto nasale ne permette la costruzione
  • nella porzione superiore e anteriore si articola con l’osso frontale, in continuità con le ali della crista galli.

La lamina orizzontale:

  • detta anche lamina cribrosa, poiché è costellata di fori cribrosi, in cui passa no i filuzzi del nervo olfattivo,
  • è inserita nell’incisura etmoidale dell’osso frontale
  • la superficie superiore della lamina orizzontale è nella fossa cranica anteriore
  • la superficie inferiore forma parte delle cavità nasali.

Le masse laterali, denominate labirinti etmoidali:

  • a forma di parallelepipedo
  • interposte tra le cavità orbitarie e le cavità nasali
  • al loro interno sno cave e presentano numerose cellette etmoidali, distinte in anteriori, medie e posteriori, comunicanti con le cavità nasali.
  • Nei labirinti etmoidali sono distinguibili 6 facce:
    • La faccia laterale è detta lamina orbitaria, e forma parte delle cavità orbitarie
    • La faccia mediale contribuisce a formare la parete laterale delle cavità nasali. Possiede due lamine che si ripiegano su se stesse dirigendosi:
      • In basso, formando la conca o cornetto nasale medio, che è di maggiori dimensioni e si articola con l’osso palatino nella sua parte posteriore.
      • Medialmente la conca o cornetto nasale superiore, è di minore dimensione e posta in posizione posterosuperiore.
  • Tra la parete mediale del labirinto etmoidale e le conche sono compresi i meati superiore e medio, che ricevono gli sbocchi dei seni paranasali.
  • La faccia superiore che presenta le cellette sono suturate con l’incisura etmoidale dell’osso frontale.
    • La faccia inferiore  si articola con l’osso mascellare, e presenta una lunga e sottile lamella, il processo uncinato,
    • Il processo uncinato si porta in basso, dorsalmente e raggiunge la conca nasale inferiore.
    • La faccia anteriore si articola con l’osso lacrimale e si estende fino al processo frontale dell’osso mascellare
    • La faccia posteriore (dorsale) si articola con il corpo dello sfenoide e con il processo orbitario dell’osso lacrimale.

 

Sviluppo

Si sviluppa per ossificazione endocondrale della capsula nasale cartilaginea. Le cellette e i labirinti etmoidali si sviluppano dopo i dieci anni, mentre la lamina perpendicolare viene completata a circa 15 anni.

OSSO SFENOIDE

L’osso sfenoide è un osso impari, mediano.

Partecipa alla formazione di:

  • volta cranica
  • base cranica
  • cavità orbitarie
  • cavità nasali.

È costituito da:

  • corpo centrale
  • grandi ali
  • piccole ali
  • processi pterigoidei.

Il corpo centrale è un corpo di forma cuboidale situato medialmente che è a contatto:

  • sulla faccia ventrale con l’osso etmoide
  • sulla faccia dorsale con la parte basilare dell’occipitale.

Costituisce la parte posteriore della volta delle cavità nasali e della parte mediale delle cavità orbitarie:

  • all’interno del corpo sono presenti i seni sfenoidali, due cavità separate da un setto che comunicano con le cavità nasali tramite due aperture presenti nella faccia anteriore del corpo.

Le piccole ali sono costituite da due lamine ossee che
originano dalla porzione anterosuperiore delle facce laterali del corpo dello sfenoide:

  • lamine di forma triangolare con origine nella porzione mediale e apice in quella laterale
  • formano il canale ottico, percorso dal nervo ottico
  • presentano due facce, anteriore e posteriore, e due margini, inferiore e superiore.

Le grandi ali dello sfenoide si distaccano dalla porzione laterale inferiore del corpo:

  • hanno una grossa radice
  • sono fortemente concave nella porzione superiore
  • si dirigono in posizione frontale e craniale

Nelle grandi ali si considerano due facce:

  • esocranica
  • endocranica

e tre margini:

  • anteriore
  • laterale
  • mediale

I processi pterigoidei originano dalla faccia esocranica dello sfenoide e si dirigono verticalmente in basso, ponendosi dietro alla tuberosità dell’osso mascellare:

  • costituiti da due lamine (laterale e mediale)che delimitano una ampia depressione, la fossa pterigoidea.

 

Il corpo dello sfenoide:

  • la faccia superiore del corpo dello sfenoide è concava ed è detta sella turcica.
  • La parte più depressa della sella è la fossetta ipofisaria, che raccoglie l’ipofisi.
  • Il limite posteriore della sella è rappresentato da una lamina quadrangolare, detta dorso della sella, che presenta una estremità sul margine superiore detta  processo clinoideo posteriore.
  • Il dorso si unisce alla parte endocranica dell’occipitale, formando il clivo.
  • Il limite anteriore della sella presenta una estremità trasversale, detta tubercolo della sella.
  • Superiormente al tubercolo vi è una depressione, detta solco prechiasmatico, che accoglie i nervi ottici. Ai lati del solco, vi sono i fori ottici, in cui il nervo che passa si collega all’organo visivo.
  • La visione laterale del corpo della sella è occupata dalle radici delle due ali:
    • In posizione anterosuperiore la radice delle piccole ali
    • In posizione inferiore la radice delle grandi ali
  • Nella porzione libera delle due ali è riscontrabile il solco carotideo, che accoglie la carotide, spesso delimitato da una lingula sfenoidale.
  • Nella faccia anteriore è visibile un rilievo verticale mediano, detto cresta sfenoidale, che culmina inferiormente con il rostro, che permette l’articolazione con le ali del vomere.
  • La cresta sfenoidale si articola con la lamina perpendicolare dell’etmoide, partecipando alla formazione delle cavità nasali.
  • Lateralmente alla cresta sfenoidale sono presenti delle superfici che formano la volta della cavità nasale:
    • Si trovano due fori simmetrici tra loro, detti aperture dei seni sfenoidali,
    • Sotto i fori si vede la presenza di due laminette che ne occludono le aperture, dette conche sfenoidali.
  • Lateralmente alle conche sono presenti due solchi sagittali separati da un rilievo, detto processo vaginale:
    • Il solco mediale costituisce, con le ali del vomere, il canale vomerovaginale
    • Il solco laterale, unendosi con l’osso palatino, costituisce il canale palatovaginale,
  • La faccia posteriore dello sfenoide è articolata con  la porzione basilare dell’osso occipitale, formando una sinostosi sfenoocipitale.

Le piccole ali sono caratterizzate da:

  • faccia superiore liscia, che articolandosi con la porzione orizzontale dell’osso frontale forma la fossa cranica anteriore.
  • Faccia inferiore rivolta verso la cavità orbitaria, di cui forma il tetto superiore.
  • Le piccole ali, insieme alle grandi, delimitano una ampia fessura, detta fessura orbitaria superiore, che permette la comunicazione tra la cavità orbitaria e la fossa cranica media, permettendo il passaggio di numerosi vasi e nervi.
  • L’estremità del margine posteriore, in posizione mediale si estroflette formando il processo clinoideo posteriore.

Le grandi ali:

  • la faccia posteriore o cerebrale delle grandi ali, fortemente concava, partecipa alla formazione della fossa cranica media.
  • La faccia esocranica delle grandi ali dello sfenoide è suddivisa, da un rilievo dentellato verticale detto margine zigomatico in:
    • Faccia orbitaria: partecipa alla porzione laterale delle cavità orbitarie
    • Porzione laterale ulteriormente suddivisa da un rilievo a direzione anteroposteriore detto cresta infratemporale in:
      • Faccia temporale
      • Faccia infratemporale: forma il tetto della fossa infratemporale e continua in basso con la lamina laterale del processo pterigoideo. Verso il limite posteriore della faccia infratemporale si notano i fori ovale e spinoso. Dietro ai due fori si vede il canale per la tuba uditiva.
  • Il margine anteriore delle grandi ali dello sfenoide è il margine zigomatico.
  • Il margine laterale è detto margine squamoso, ed è concavo e tagliato di sbieco, per articolazione con la squama del temporale.
  • Il margine mediale costituisce parte delle radici delle grandi ali. Si articola,
    • In avanti con la porzione superiore dell’orbita
    • Indietro con la rocca petrosa del temporale.
  • Lungo il margine laterale sono presenti tre fori:
    • Foro rotondo: che dà il passaggio al nervo mascellare.
    • Foro ovale: in cui passano il nervo mandibolare e l’arteria piccola meningea.
    • Il foro spinoso: in cui passano l’arteria meningea media e il nervo trigemino.

 

I processi pterigoidei sono caratterizzati da:

  • La base dei processi è formata da
    • una radice laterale che si distacca dalla grande ala
    • una radice mediale che si distacca dal corpo
  • la base è attraversata dal canale pterigoideo, che permette il passaggio ai nervi vidiani.
  • La lamina mediana:
    • Sulla faccia mediale forma la parte posteriore delle pareti laterali delle cavità nasali
    • Sulla faccia laterale delimita la fossa pterigoidea, in cui si inserisce il muscolo pterigoideo mediale. Nella faccia superiore è presente la fossa scafoidea, che ospita il muscolo tensore del palato molle.
    • Termina in basso con l’uncino pterigoideo.
  • La lamina laterale:
    • Con la faccia laterale costituisce la fossa infratemporale
    • Con la lamina mediale delimita dall’altro lato la fossa pterigoidea.
  • Le due lamine (mediana e laterale) sono unite in alto e in avanti, ove formano, con le ossa mascellari e palatine, la fossa pterigopalatina.

Sviluppo: l’ossificazione del corpo, delle ali e della lamina laterale dei processi pterigoidei avviene per ossificazione endocondrale, mentre piccola parte delle ali e la lamina mediale dei processi pterigoidei hanno origine membranosa. Alla nascita il corpo centrale e le ali non vedono ancora fondersi i centri di ossificazione endocondrale. Le varie parti dell’osso si fondono assieme solamente dopo i dieci anni, e la trasformazione della sincondrosi sfenooccipitale in sinostosi avviene dopo i 20 anni.

 

OSSO OCCIPITALE.

È un osso impari, mediano, che delimita posteriormente e inferiormente il neurocranio.

Partecipa alla formazione di:

  • volta cranica
  • base cranica

L’occipitale collega il cranio alla colonna vertebrale mediante i condili e l’atlante:

  • presenta il grande foro occipitale che fa comunicare la cavità cranica con il canale vertebrale.

Ha una forma a losanga in cui si distinguono:

  • 4 margini:
    • due superiori
    • due inferiori
  • 2 facce (interna ed esterna)
  • 4 angoli:
    • uno superiore
    • uno inferiore
    • due laterali.

Nell’osso occipitale è possibile individuare 4 parti:

  • squama, posta dietro al grande foro
  • parti laterali: pari e situate ai lati del grande foro occipitale
  • parte basilare: che è situata nella parte anteriore dell’osso.

Nella faccia esterna della squama si possono individuare:

  • un rilievo centrale detto protuberanza occipitale esterna, che continua in basso fino al grande foro con la cresta occipitale esterna. La cresta da inserzione al legamento nucale.
  • In prossimità della protuberanza si individua la linea nucale superiore, che individua due piani della squama:
    • Piano nucale
    • Piano occipitale.
  • La linea nucale superiore da inserzione ai muscoli del collo.
  • Il piano nucale è suddiviso in quattro porzioni dalla linea nucale inferiore, parallela alla superiore, la quale da anch’essa inserzione a muscoli del collo.

Superficie esterna delle parti laterali:

  • presenta i condili occipitali, che si articolano con l’atlante.
  • Posteriormente si apre il canale condiloideo, che da passaggio alla vena emissaria condiloidea.
  • Lateralmente ai condili vi è il canale dell’ipoglosso, che permette il passaggio al nervo dell’ipoglosso.
  • A lato dei condili si può riscontrare una depressione che forma una cavità, detta incisura giugulare, in cui passa la giugulare.
  • L’incisura è individuata da un processo giugulare.

Superficie esterna della parte basilare:

  • visibile il tubercolo faringeo, su cui si inserisce la fascia faringea.
  • Posteriormente al tubercolo vi è una superficie scabra che da inserzione a muscoli ventrali del collo.

Faccia interna della squama:

  • presente una serie di protuberanze che formano l’eminenza crociata.
  • Il centro dell’eminenza crociata è dato dalla protuberanza occipitale interna, da cui si originano quattro raggi
  • I raggi orizzontali sono:
    • Solchi per i seni traversi
  • I raggi verticali sono:
    • Solco per il seno sagittale superiore, quello superiore.
    • Cresta occipitale interna, che prosegue fino al grande foro occipitale, dando inserzione alla face crebellare.
  • L’eminenza crociata individua quattro fosse, di cui:
    • Due superiori dette fosse cerebrali, che accolgono i poli occipitali del telencefalo
    • Due inferiori, dette fosse cerebellari, che accolgono gli emisferi cerebellari.

 

Superficie interna della parte laterale:

  • visibile l’ultimo tratto del solco per il seno sigmoideo
  • apertura interna del canale condiloideo, in cui passa la vena emissaria condiloidea.
  • Medialmente al canale condiloideo è presente il tubercolo giugulare.
  • Dietro al processo giugulare si situa il canale dell’ipoglosso.

Faccia interna della parte basilare:

  • è visibile una doccia (depressione) mediale che continua sul corpo dello sfenoide che forma il clivo, che da appoggio al bulbo e al ponte.

Margini:

  • i due margini superiori formano delle suture dentate con le ossa parietali e vengono chiamati margini lamboidei.
  • I margini laterali sono detti margini mastoidei, sono divisi a metà dal processo giugulare.
    • La metà anteriore si articola con la parte petrosa del temporale
    • La metà posteriore si unisce alla parte mastoidea del temporale

Anteriormente al processo giugulare è visibile l’ampia incisura giugulare:

  • divisa in due dal processo intragiugulare
  • questo complesso forma nel suo insieme il forame giugulare, che permette il passaggio a:
    • nervi glossofaringeo, vago e accessorio
    • vena giugulare interna.

 

Sviluppo: si sviluppa per ossificazione endocondrale nelle porzioni che circondano il grande foro e per il resto per ossificazione membranosa.

L’abbozzo della squama si fonde alle parti laterali attorno al terzo anno di vita, mentre la parte basilare si fonde con il resto dell’osso dopo cinque anni di vita.

 

OSSO PARIETALE

Osso pari, simmetrico e contribuisce ampiamente alla formazione della volta cranica.

 

 

Articolato:

  • sulla linea mediana (superiormente) con l’altro osso parietale (sutura sagittale)
  • frontalmente con l’osso frontale (sutura coronale)
  • posteriormente con l’occipitale (sutura lamboidea)
  • inferiormente con il temporale (sutura squamosa) e la grande ala dello sfenoide.

Si presenta convesso sul lato esterno e concavo sul lato interno. Le sue articolazioni individuano quattro margini:

  • parietale quello superiore,
  • frontale quello anteriore
  • squamoso quello inferiore
  • occipitale quello posteriore.

La faccia esterna presenta:

  • superiormente un rigonfiamento detto bozza o eminenza parietale
  • scendendo si trova la linea temporale superiore, che da inserzione alla fascia temporale
  • in zona più caudale si scorge anche la liea temporale inferiore, che da origine al muscolo parietale.
  • Nella porzione posterosuperiore dell’osso si può scorgere il foro parietale, che da passaggio a un canale venoso che sbocca nel seno sagittale superiore.

La faccia interna è concava ed è caratterizzata da:

  • numerosi solchi per l’arteria meningea media, che si ramificano in direzione anterosuperiore
  • in posizione posterosuperiore delle fossette granulari, che accolgono le granulazioni aracnoidali.

 


OSSO TEMPORALE

L’osso temporale è un osso pari, simmetrico che costituisce la base cranica e parte della volta.

È situato:

  • posteriormente alla grande ala dello sfenoide
  • inferiormente all’osso parietale
  • anteriormente all’occipitale.

L’osso temporale si costituisce di tre parti, a maturazione avvenuta:

  • parte squamosa: lamina disposta sagittalmente nella faccia laterale della volta cranica
  • parte timpanica: è posta sotto la squama ed esternamente alla parte petrosa, costituisce la parte esterna del meato acustico e partecipa alla formazione del cavo del timpano
  • parte petrosa: è una formazione triangolare che si dispone orizzontalmente nell’interno della cavità cranica incuneandosi tra la grande ala dello sfenoide e la parte basilare dell’occipitale, dirigendosi frontalmente e medialmente. All’esterno continua postero-inferiormente con il processo mastoideo.

Faccia esterna della parte squamosa:

  • leggermente convessa e liscia
  • presenta solchi per l’arteria temporale media.
  • È ricoperta totalmente dal muscolo temporale.
  • La sutura parietale vede il margine anterosuperiore della squama tagliato in sbieco in direzione latero-mediale:
    • Si articola superiormente e posteriormente con l’osso parietale
    • Si articola frontalmente con la grande ala dello sfenoide.
  • In prossimità del processo mastoideo vi è una profonda in dentatura detta incisura parietale.
  • Dalla parte inferiore della squama si stacca un ponte osseo orizzontale, detto processo zigomatico, che si articola con l’osso zigomatico a formare l’arcata zigomatica.
  • Il processo zigomatico è formato da due radici:
    • Radice traversa, che si dirige medialmente e si chiama tubercolo articolare. Il tubercolo articolare si articola con il condilo della mandibola. La porzione più esterna del tubercolo articolare forma il tubercolo zigomatico.
    • Radice orizzontale, che si porta indietro, passando al di sopra del foro acustico esterno e prosegue nella cresta sopramastoidea.
  • Tra le due radici si trova una depressione chiamata fossa mandibolare, suddivisa in anteriore e posteriore dalla fessura petrotimpanica.
    • La faccia anteriore della fossa mandibolare entra in rapporto con il condilo della mandibola.
    • Attraverso la fessura petrotimpanica passano l’arteria e il nervo timpanico oltre che la corda del timpano.

Faccia esterna della parte timpanica:

  • esternamente è visibile il foro acustico esterno, a cui segue il meato acustico esterno, che si apre nel canale timpanico
    • nella parte superiore il meato è delimitato dalla parte squamosa
    • il resto del contorno dalla parte timpanica con le sue concavità
  • posteriormente al meato acustico esterno si situa una fessura che separa la parte timpanica dal processo mastoideo, detta fessura timpanomastoidea.

Processo mastoideo e parte petrosa:

  • il processo mastoideo è un tronco di cono che si protrude posteriormente alla parte squamosa in direzione inferiore
  • la superficie è ruvida (petrosa) per poter meglio dare inserzione allo sternocleidomastoideo.
  • Tra i tanti fori del processo mastoideo il maggiore è detto foro mastoideo, che continua con un canale osseo che raggiunge la cavità cranica a livello del solco sigmoideo e dà passaggio alla vena emissaria mastoidea.
  • Sulla faccia mediale (interna, verso la colonna) sono presenti e ben visibili due solchi:
    • Incisura mastoidea, quello in posizione laterale più ampio, accoglie il ventre posteriore del muscolo digastrico
    • Solco per l’arteria occipitale. In posizione mediale, meno profondo.
  • L’interno del processo mastoideo è scavato da numerose cavità comunicanti con il cavo del timpano e intercomunicanti tra loro, dette cellette mastoidee.

 

La faccia interna della squama:

  • lievemente concava e presenta i solchi per  rami dell’arteria meningea media
  • al limite inferiore della squama è visibile una incisura che separa la squama dalla piramide del temporale, detta fessura petrosquamosa.
  • Nella parte mastoidea è presente il solco per il seno sigmoideo, che è la continuazione del solco per il seno traverso descritto con l’osso occipitale.
  • Il solco per il seno sigmoideo scende verso il basso, terminando nel foro giugulare.

Parte petrosa:

  • ha forma di una piramide quadrangolare con l’asse maggiore diretto latero-medialmente e frontalmente
  • l’apice, situato nella parte mediale, è tronco e presenta l’apertura interna del canale carotideo.
  • La parte petrosa, nella porzione craniale, è incastrata tra la grande ala e la parte basilare dell’occipitale.
  • Presenta un prolungamento cilindrico che può protendersi per 1 o 2 cm detto processo stiloideo, che
  • Faccia superiore presenta una lamina ossea che ricopre la cavità timpanica detta tegmen tympani.
  • All’estremità mediale del tegmen tympani sono visibili due fori:
    • Quello posteriore, di maggiori dimensioni è  il solco del grande nervo petroso,
    • Quello inferiore, situato anteriormente è il solco per il piccolo nervo petroso.
  • All’apice della piramide è presente un’impronta che accoglie il ganglio del grande nervo trigemino.
  • La faccia posteriore della piramide presenta, in direzione mediolaterale il foro acustico interno, che immette nel meato acustico interno, in cui decorrono:
        • Nervo facciale
        • Nervo vestibolare
        • Vasi labirintici.

Faccia inferiore della piramide petrosa:

  • nella parte anteriore si situa la fossa mandibolare,
  • la faccia inferiore è visibile nella base cranica
  • procedendo in direzione lateromediale, si scorge il foro stilomastoideo, individuato al termine dell’incisura mastoidea, in cui passa il nervo facciale.
  • Anteriormente al foro si nota il lungo e sottile processo stiloideo, da cui originano:
    • Tre muscoli:
      • Stiloglosso
      • Stilofaringeo
      • Stiloioideo
    • Due legamenti:
      • Stiloioideo
      • Stilomandibolare.
  • Anteriormente al processo stiloideo, in posizione più mediana, si può scorgere la fossa giugulare, in cui è accolto il bulbo superiore della vena giugulare.
  • Medialmente alla fossa giugulare si riscontra l’apertura esterna del canale carotideo.

Margine superiore:

  • il margine superiore si trova tra la faccia anterosuperiore e quella posteriore
  • segna il passaggio dalla fossa cranica media a quella posteriore
  • è segnato da un canale che è il solco per il seno petroso superiore.

 

Margine posteriore:

  • si articola con le parti laterali dell’osso occipitale
  • presenta una incisura giugulare, con una spina giugulare che si articola con le parti laterali dell’occipitale a dare il foro giugulare, in cui passano
      • nervo glossofaringeo
      • nervo vago
      • nervo accessorio
      • arteria meningea posteriore
      • origine della vena giugulare interna.

Margine inferiore:

  • libero nella sua parte esterna, contribuisce a formare il canale carotideo

OSSA DELLO SPLANCNOCRANIO

Le ossa dello scheletro della faccia sono situate nella parte anteroinferiore del cranio e servono a delimitare cavità contenenti visceri, quali:

  • cavità orbitarie
  • cavità nasali
  • cavità orale

Sono 14 ossa, strettamente unite tra loro da sinartrosi suturali, ad eccezione della mandibola, che possiede una articolazione mobile (condiloartrosi).

Si possono dividere in:

  • ossa pari e simmetriche:
    • mascellare
    • zigomatico
    • nasale
    • lacrimale
    • palatino
    • conca nasale inferiore
  • ossa impari e mediane:
    • vomere
    • mandibola.
  • Osso ioide, che è un osso particolare, localizzato nel collo, unito da legamenti e muscoli alle ossa del cranio.

 


OSSO MASCELLARE

È un osso pari e simmetrico, che forma buona parte dello scheletro facciale contribuendo a delimitare:

  • cavità nasali
  • cavità boccale
  • arcata dentale superiore

Nel suo interno vi è il più voluminoso dei seni paranasali, il seno mascellare.

L’osso mascellare presenta:

  • corpo, a forma di piramide triangolare
  • quattro processi:
    • zigomatico
    • frontale
    • palatino
    • alveolare.

Il corpo è voluminoso e cavo, ha una superficie esterna che corrisponde ai tegumenti della faccia, per il resto è situato tra:

  • cavità orbitaria
  • fossa pterigopalatina
  • cavità nasali.

Nel corpo si possono descrivere quattro facce:

  • faccia anteriore, la più frontale
  • faccia superiore o orbitaria, che forma parte del pavimento dell’orbita
  • faccia mediale o nasale, che delimita le cavità nasali
  • faccia posteriore o infratemporale, che delimita il piano frontale della fossa pterigopalatina.

Il processo zigomatico è tozzo e posto tra la faccia anteriore e quella posteriore.

Il processo frontale origina dalla parete anterosuperiore e si spinge in alto fino ad articolarsi con una piccola porzione dell’osso frontale.
Il processo palatino partecipa alla formazione del palato duro. Origina nella parte inferiore della faccia mediale e si protende orizzontalmente articolandosi:

  • medialmente con l’altro osso mascellare
  • posteriormente con l’osso palatino

Il processo alveolare è posto inferiormente alla faccia frontale e accoglie gli alveoli in cui si inseriscono i denti dell’arcata dentale superiore.

 

la faccia anteriore del corpo:

  • forma triangolare e continua:
    •  lateralmente nel processo zigomatico.
    • Superiormente con il processo frontale
    • Inferiormente con il processo alveolare.
  • Al centro presenta una depressione, detta fossa canina.
  • Al di sotto della fossa è visibile il foro infraorbitario, che forma l’apertura del canale infraorbitario in cui passano arteria e nervo omonimi.
  • Medialmente la faccia presenta una apertura, incisura nasale, che assieme all’altro osso mascellare forma l’apertura piriforme, che dà accesso alle cavità nasali.
  • Il margine che delimita la faccia anteriore con la faccia orbitaria è detto cresta lacrimale anteriore.

La faccia orbitaria del corpo:

  • leggermente concava
  • si dispone orizzontalmente a formare la parete inferiore della cavità orbitaria.
  • Posteriormente è presente il solco infraorbitario, che sfocia nel canale infraorbitario in cui passano il nervo e l’arteria infraorbitari.

Faccia posteriore:

  • Continua
    • lateralmente con il processo zigomatico
    • in basso con il processo alveolare
  • è presente una convessità detta tuberosità mascellare,

 

faccia mediale o nasale:

  • costituisce la maggior parte della parete laterale delle cavità nasali
  • nella sua parte centrale presenta l’apertura mascellare, che dà accesso ad una grande cavità scavata all’interno dell’osso, il seno mascellare.
  • Anteriormente all’apertura mascellare si situa il solco lacrimale, che diventa canale nasolacrimale per l’articolazione dell’osso mascellare con l’osso lacrimale e la conca nasale inferiore.
  • La parte posteriore si presenta rugosa, poiché è la parte che giunge all’inserzione con l’osso palatino
  • Inferiormente all’apertura del seno mascellare, la faccia nasale o mediale prosegue con la faccia superiore del processo palatino.

Processo frontale:

  • si distacca anterosuperiormente dalle facce esterna e nasale
  • si porta superiormente per articolarsi con l’osso frontale
  • ai lati si trovano:
    • medialmente le ossa nasali
    • lateroinferiormente le ossa lacrimali
  • posteriormente alla cresta lacrimale, margine posteriore del processo frontale, si situa l’incisura lacrimale, che con l’articolazione dell’osso lacrimale, contribuisce a formare la fossa del sacco lacrimale
  • sulla faccia mediale del processo frontale si individua la cresta etmoidale, su cui si articola la conca nasale media dell’osso etmoide.

Processo zigomatico:

  • è un corpo di grosse dimensioni a forma piramidale che fuoriesce dalla faccia esterna del mascellare
  • forma l’articolazione con l’osso zigomatico, denominata sutura zigomaticomascellare.
  • La faccia superiore partecipa alla formazione del pavimento della cavità orbitaria.

Processo palatino:

  • Ha la forma di una lamina orizzontale che si protrae dalla parte inferiore della faccia mediale del mandibolare
  • Delimita, con le sue facce:
    • Superiore, il pavimento inferiore delle cavità nasali
    • Inferiore, i 2/3 del palato duro e la cavità orale
  • Il margine mediale si articola con l’osso mascellare controlaterale formando la sutura palatina mediana.
  • Il margine anteriore continua con la porzione anteriore del processo alveolare.
  • Il margine posteriore si articola con l’osso palatino, formando la sutura palatina trasversa.
  • L’unione dei due processi palatini delle ossa mascellari da luogo alla cresta nasale, che si articola con il vomere.
  • L’estremità anteriore forma la spina nasale anteriore.

Processo alveolare:

  • origina dalla porzione inferiore dell’osso mascellare
  • da luogo all’arcata alveolare superiore
  • nell’adulto comprende otto cavità (alveoli) separate da setti intralveolari.
    • Gli alveoli anteriori sono cavità coniche che corrispondono alla radice dei denti incisivi e canini
    • Gli alveoli laterali sono formati da cavità multiple separate da setti intererradicolari, in cui si radicano i molari e premolari
  • Ogni alveolo presenta esternamente un rilievo detto giogo alveolare.
  • Sopra i gioghi dei denti incisivi è presente una depressione, la fossa incisiva.

OSSO ZIGOMATICO

L’osso zigomatico è un osso pari e simmetrico posto nella parte superolaterale dello splancnocranio.

Si rapporta:

  • medialmente con l’osso mascellare, a livello del processo mascellare
  • superiormente con l’osso frontale, tramite un processo frontale
  • posteriormente con il temporale e lo sfenoide.

Ha una forma per lo più quadrangolare con due processi (frontale e temporale) in cui si individuano due facce:

  • faccia laterale
  • faccia mediale o temporale.

La faccia laterale:

  • liscia, leggermente convessa
  • presenta il foro zigomaticofacciale, che apre il canale zigomaticofacciale

la faccia temporale:

  • fortemente concava
  • presenta il foro zigomaticotemporale, che è lo sbocco del canale omonimo

il margine anterosuperiore è definito faccia orbitaria:

  • concavo
  • partecipa alla formazione del tetto della cavità orbitaria

angoli:

  • nell’angolo superiore si estende il processo facciale, che si articola con la sutura, con il processo zigomatico dell’osso frontale
  • anteriore, in senso anteroinferiore, si ha l processo mascellare che si articola con l’osso mascellare
  • posteriore, si ha l’articolazione con il processo zigomatico dell’osso temporale, tramite il processo temporale.

All’interno dell’osso zigomatico, si apre ad Y il canale zigomatico, che da passaggio al nervo zigomatico, una delle ramificazioni del nervo trigemino:

  • il canale inizia nel foro zigomaticoorbitario
  • si sdoppia in due canali che si aprono nei fori omonimi:
    • canale e foro zigomaticofacciale
    • canale e foro zigomaticotemporale.

Sviluppo: tre centri di ossificazione che si fondono completamente attorno al 5° mese di vita.

 

OSSO NASALE

È un osso pari di piccole dimensioni  a forma di lamina quadrangolare situato nella porzione superomediale dello splancnocranio.

Si articola:

  • superiormente con l’osso frontale
  • lateralmente con il processo frontale dell’osso mascellare
  • medialmente con l’osso nasale simmetrico.

Si possono individuare:

  • due facce:
    • faccia anteriore: convessa in senso trasversale e forma la parte ossea del dorso del naso. Presenta un foro nasale, di natura vascolare
    • faccia posteriore: concava e contribuisce a determinare la porzione superiore delle cavità nasali
  • 4 margini:
    • laterale: si articola con il proceso frontale dell’osso mascellare
    • mediale: si articola con l’osso nasale controlaterale.
    • inferiore: forma il contorno superiore dell’apertura piriforme.
    • Superiore: con la spina nasale dell’osso frontale.

 

OSSO LACRIMALE

 

Piccolo osso pari, molto sottile, di forma quadrangolare, situato nella parete mediale dell’orbita:

  • dietro al processo frontale del mascellare
  • davanti alla lamina orbitaria dell’etmoide
  • sotto all’osso frontale
  • sopra il corpo del mascellare.

Insieme all’incisura lacrimale del processo frontale dell’osso mascellare, forma la fossa del sacco lacrimale.
OSSO PALATINO

L’osso palatino è un osso pari e simmetrico, posto profondamente nello scheletro della faccia:

  • prende parte alla formazione del palato duro (1/3 terminale)
  • formato da due lamine unite ad angolo retto aperto medialmente
  • all’unione delle due lamine (perpendicolare e orizzontale) presenta tre processi:
    • processo orbitario
    • processo sfenoidale
    • processo piramidale.

Lamina perpendicolare:

  • appiattita in senso sagittale
  • presenta due facce:
    • faccia laterale o mascellare
    • faccia mediale o nasale.
  • La faccia laterale o mascellare:
    • Presenta delle rugosità per l’articolazione con l’osso mascellare
    • In posizione posteriore si articola con il processo pterigoideo dello sfenoide
    • Nella parte centrale presenta il solco palatino maggiore, che assieme all’osso mascellare forma il canale palatino maggiore, in cui passano i vasi e nervi palatini maggiori.
  • La faccia nasale:
    • Costituisce la parete laterale delle cavità nasali
    • Percorsa da due creste orizzontali:
      • La superiore è la cresta etmoidale, che si articola con la conca nasale media dell’osso etmoide
      • L’inferiore è la cresta concale, che si articola con la conca nasale inferiore.
    • Dal margine superiore della lamina di protende il processo orbitario, che partecipa alla formazione della parete inferiore delle cavità orbitarie.
    • Posteriormente al processo orbitario vi è un altro processo di minor dimensione che si articola con la faccia inferiore del corpo dello sfenoide, il processo sfenoidale.
    • Tra i due processi situati nella parte superiore si individua l’incisura sfenopalatina, che in rapporto al corpo dello sfenoide forma il foro sfenopalatino.

La lamina orizzontale:

  • si presenta appiattita con due facce:
    • superiore o nasale, che forma il pavimento delle cavità nasali
    • inferiore o palatina, che forma il terzo inferiore del palato duro.
  • Il margine anteriore della lamina si articola con il processo palatino del mascellare, formando la sutura palatina trasversa
  • Il margine posteriore è libero e delimita la apertura posteriore delle cavità nasali o coane.
  • Il margine mediale si articola con l’osso palatino controlaterale, formando:
    • Superiormente la cresta nasale
    • Inferiormente la cresta palatina

Punto di unione delle due lamine:

  • vi è un rilievo piuttosto voluminoso, detto processo piramidale, che si dirige lateralmente, indietro e in basso per articolarsi con il processo pterigoideo dello sfenoide.
  • Il processo piramidale, si incastra inoltre nell’incisura pterigoidea, posta tra le due lamine del processo pterigoideo.
  • Su tale processo sono presenti i fori palatini minori, che aprono il canale palatino minore che sfocia nel canale palatino maggiore.

Sviluppo: l’osso palatino si sviluppa da un centro di ossificazione intramembranosa dal secondo mese di vita embrionale, da cui si originano parte della lamina verticale e il processo piramidale. Le restanti parti si sviluppano nei mesi successivi.

CONCA NASALE INFERIORE

È un osso pari, situato nella parte inferiore delle cavità nasali.

Ha la forma di una laminette ricurva che delimita, insieme all’osso mascellare e all’osso palatino, il meato nasale inferiore. Si distinguono:

  • due facce:
    • mediale
    • laterale
  • due margini:
    • superiore
    • anteriore.

La faccia laterale:

  • rivolta verso la parete laterale delle cavità nasali
  • concava
  • delimita a lato il meato nasale inferiore.

La faccia mediale:

  • convessa e rivolta verso il setto nasale

margine superiore

  • è sottile ed è fissato alla parete delle cavità nasale articolandosi con:
    • cresta concale del mascellare
    • lamina perpendicolare del palatino.
  • La parte in mezzo del margine superiore si mette in relazione con il seno mascellare, riducendone l’apertura
  • Presenta tre processi
    • Processo lacrimale, si articola con l’osso lacrimale
    • Processo mascellare, inferiore, restringe l’apertura del seno mascellare
    • Processo etmoidale, anteriore, si  articola con il processo uncinato dell’etmoide.

Il margine inferiore è più spesso e rugoso e sporge libero nelle cavità nasali.

 


VOMERE

IL vomere è un osso impari e mediano che partecipa alla formazione del setto nasale osseo, delimitando le due cavità nasali.

Ha la forma di una sottile lamina quadrangolare in cui si possono descrivere due facce, destra e sinistra, e quattro margini.

Le due facce sono lisce e possono presentare dei solchi vascolari e nervosi di piccola entità.

Il margine superiore:

  • si articola per schindilesi con la faccia inferiore del corpo dello sfenoide
  • si sdoppia nelle due ali del vomere, che si dirigono anterolateralmente
  • tra le due ali del vomere vi è il solco del vomere, che accoglie il rostro dello sfenoide.

Il margine anteriore:

  • obliquo e si articola con la lamina perpendicolare dell’osso etmoide.

Margine posteriore:

  • sottile e libero,
  • forma la parte posteriore del setto nasale

margine inferiore:

  • si articola con la cresta nasale (formata dalle ossa palatine e dalle mascellari)

 

MANDIBOLA

La mandibola è un osso impari, mediano che forma la parte inferiore dello scheletro facciale e accoglie l’arcata dentale inferiore.

È l’unico osso del cranio che forma una diartrosi, articolazione temporomandibolare, che permette alla mandibola di compiere ampi movimenti.

La mandibola è costituita da:

  • corpo, parte mediana, orizzontale a forma di ferro di cavallo con concavità posteriore
  • rami: parti laterali quasi verticali unite all’apice posteriore del corpo.

Nel corpo della mandibola si possono distinguere:

  • due facce, una interna e una esterna
  • due margini:
    • superiore, che è detto parte alveolare, poiché presenta gli alveoli che accolgono i denti.
    • Inferiore, che è detto base e forma il mento.

Nei rami si possono individuare:

  • due facce, laterale e mediale
  • quattro margini, anteriore, superiore, posteriore inferiore.
  • Due processi:
    • Processo condiloideo
    • Processo coronoideo.

La faccia esterna della mandibola è convessa:

  • nella parte mediale presenta la sinfisi mandibolare, che è il punto di fusione dei due abbozzi primitivi
  • la sinfisi termina inferiormente con la protuberanza mentale.
  • Lateralmente alla sinfisi è presente il foro mentale, apertura esterna del canale mandibolare, che permette il passaggio dei vasi e nervi mentali.
  • Più lateralmente al foro è visibile la linea obliqua, che prosegue posteriormente con la base del processo coronoideo.

La faccia interna è concava posteriormente:

  • in prossimità della linea mediana sono presenti quattro piccoli rilievi, le spine mentali, che danno origine ai muscoli genioglossi e genioioidei
  • più lateralmente è visibile la linea miloioidea, che da inserzione al muscolo miloioideo.
  • A livello dei molari, lateralmente alle spine mentali, è presente la fossetta sottolinguale, che accoglie la omonima ghiandola.
  • Al di sotto, vi è la fossetta sottomandibolare, che accoglie la ghiandola sottomandibolare.

Il margine inferiore del corpo è arrotondato:

  • presenta, al limite con la faccia interna, le fossette digastriche che accolgono i muscoli digastrici.

Il margine superiore presenta gli alveoli inferiori con i relativi rilievi, che danno inserzione ai denti dell’arcata inferiore.

 

Ciascun ramo della mandibola origina dall’estremità inferiore del corpo e forma un angolo ottuso aperto anteriormente, detto angolo della mandibola:

  • i rami hanno forma quadrangolare sviluppata maggiormente in altezza

La faccia laterale del ramo presenta:

  • inferiormente una superficie rugosa, detta rugosità masseterina, su cui si inserisce il muscolo massetere.

La faccia mediale del ramo presenta:

  • inferiormente una superficie rugosa, rugosità pterigoidea, su cui si inserisce il muscolo pterigoideo mediale
  • al centro è visibile il foro mandibolare, da dove origina il canale mandibolare e contiene i nervi e i vasi alveolari inferiori
  • dal foro mandibolare si diparte anteroinferioriemte il solco miloioideo, in cui decorre il nervo miloioideo.

Il margine anteriore del ramo mandibolare:

  • presenta due labbri che delimitano la fossa retromandibolare:
    • un labbro laterale che è la continuazione della linea obliqua del corpo della mandibola
    • un labbro mediale, detto cresta temporale,

I margini posteriore e inferiore sono arrotondati e assieme formano la parte posteriore dell’angolo della mandibola.

Il margine superiore presenta:

  • al centro l’incisura della mandibola, concava superiormente, che da passaggio a vasi e nervi masseterini
  • anteriormente all’incisura si trova il processo coronoideo, con l’apice superiore che da inserzione al muscolo temporale
  • posteriormente all’incisura è presente il processo condiloideo:
    • si possono individuare una porzione ristretta, detta collo del condilo, e una porzione più ampia, detta testa del condilo,
    • la testa del condilo è rivestita da cartilagine e entra nella fossa mandibolare dell’osso temporale per formare l’articolazione temporomandibolare.

Sviluppo: l’ossificazione della mandibola avviene per ossificazione membranosa mantellare:

  • presente un abbozzo di cartilagine, cartilagine di Meckel, che fa da modello-stampo, non partecipando direttamente alla formazione dell’osso
  • inizialmente l’angolo della mandibola è molto ottuso, poi, con il rimodellamento osseo, diminuisce.
  • La fusione della sinfisi mandibolare avviene prima della nascita.

 

OSSO IOIDE

L’osso ioide è un osso impari e mediano non articolato con le altre ossa del cranio:

  • situato nel collo tra la C3 e la C4, sotto la mandibola e sopra la laringe
  • molto mobile poiché è la sede di inserzione di molti muscoli, tra cui i sopra e sottotiroidei
  • da inserzione allo scheletro fibroso dei muscoli della lingua
  • ha forma di ferro di cavallo con la concavità posteriore da cui originano:
    • corna maggiori: si dirigono in alto e indietro, sono sede di inserzione.
    • Corna minori: sono disposte nel punto in cui dal corpo si distaccano le corna maggiori. Sul loro apice si inserisce il legamento stiloioideo, che lo connette al processo stiloideo del temporale.

CONFIGURAZIONE GENERALE DEL CRANIO.

Le ossa che compongono lo scheletro della faccia e quelle che compongono la scatola cranica formano un complesso di strutture che non sono descrivibili a prescindere dalla forma unitaria del cranio.

La conformazione delle ossa del cranio, all’esterno e all’interno, con una visione generale permette di scorgere le strutture funzionali delle ossa.

            CONFIGURAZIONE ESTERNA DEL CRANIO

PROIEZIONE ANTERIORE

Osservando frontalmente il cranio si possono individuare i limiti che suddividono lo splancnocranio dal neurocranio:

  • sutura frontonasale: è l’articolazione dell’osso frontale con le ossa nasali. È il limite in vicinanza del piano sagittale mediano.
  • Sutura frontomascellare: articolazione tra il frontale e il processo frontale dell’osso mascellare, più lateralmente rispetto al precedente.
  • Margine sovraorbitario: è il margine dell’osso frontale che corre al di sopra della cavità orbitaria
  • Sutura frontozigomatica: articolazione tra l’osso frontale e l’osso zigomatico (processo frontale).

Superiormente alla cavità orbitaria:

  • l’osso frontale presenta le bozze frontali
  • nella porzione inferiore dell’osso frontale vi sono le arcate sopraccigliari, che a livello del piano sagittale individuano una depressione chiamata glabella.

Inferiormente alla cavità orbitaria, in direzione latero-mediale, sono visibili:

  • ossa nasali unite dalla sutura internasale
  • il corpo delle ossa mascellari con il foro infraorbitario, al di sotto del quale vi è la fossa canina.
  • Lateralmente la sutura zigomaticomascellare, che avviene tra il processo mascellare dell’osso zigomatico e il processo zigomatico dell’osso mascellare.

Medialmente si ha la apertura piriforme, che delimita l’aertura per le cavità nasali:

  • individuata dalle ossa nasali e dalle ossa maschellari
  • presenta inferiormente e medialmente la spina nasale anteriore.
  • Al di sotto si nota la sutura intermascellare, che unisce insieme le due ossa mascellari.

Al di sotto del’arcata alveolare superiore o mascellare, vi è la mandibola, che presenta:

  • arcata alveolare inferiore,
  • inferiormente all’arcata e ai suoi gioghi vi è la sinfisi mandibolare, che termina con la protuberanza mentale
  • a lato della sinfisi si possono notare i fori mentali, che danno passaggio a vasi e nervi mentali.

 

PROIEZIONE SUPERIORE.

Descrivendo il cranio visto dall’alto si individuano le ossa che compongono la volta, ovvero:

  • frontale
  • le due parietali
  • la squama dell’occipitale.

IN direzione ventro-dorsale si possono individuare le suture tra le ossa piatte della volta, che sono tutte dentate:

  • sutura coronale: tra l’osso frontale e le due parietali,
  • sutura sagittale: è la sutura tra le due ossa parietali
  • sutura lamboidea: sutura tra le parietali e la squama dell’occipitale.

Vi sono alcuni punti di notevole importanza:

  • il punto in cui si incontrano la sutura sagittale e quella coronale è detto bregma.
  • Il punto più alto del cranio, situato a metà della sutura sagittale è detto vertex
  • Il punto in cui si incontrano la sutura sagittale e quella lamboidea è detto lambda.

 

PROIEZIONE LATERALE.

La proiezione laterale del cranio mette in evidenza la regione temporale, che è formata da:

  • ossa parietale
  • frontale
  • temporale
  • grande ala dello sfenoide.

 

Nella regione temporale è visibile la delimitazione tra la volta e la base del cranio, individuata dalla linea temporale superiore:

  • questa inizia in corrispondenza del processo zigomatico dell’osso frontale
  • termina a livello dell’asterion, punto in cui si uniscono le ossa temporale, parietale e occipitale.

Sotto la linea temporale superiore è visibile un’ampia regione denominata fossa temporale, delimitata:

  • in avanti dal margine posteriore dell’osso zigomatico
  • posteriormente dalla linea temporale superiore
  • in basso dall’arcata zigomatica.

Inferiormente alla fossa temporale, l’arcata e la cresta infratemporale dello sfenoide descrivono la fossa infratemporale, che da inserzione al muscolo omonimo.

Frontalmente alla fossa temporale si può osservare l’osso zigomatico. Sotto l’arcata zigomaticotemporale, è visibile:

  • incisura mandibolare
  • processo condiloideo della mandibola articolata nella fossa mandibolare dell’osso temporale
  • tuberosità masseterina, sull’osso mandibolare.

 

PROIEZIONE INFERIORE.

La proiezione inferiore esterna è molto complessa nel suo insieme e per renderla maggiormente visibile ed esaustiva è necessario rimuovere la mandibola dalla sua articolazione con il temporale.

Per migliorare la descrizione, si individuano tre regioni:

  • anteriore: delimitata dal margine del palato osseo
  • media: tra il palato osseo e una linea immaginaria che passi per il margine anteriore del grande foro occipitale.
  • Posteriore: dal grande foro procedendo posteriormente.

 

La regione anteriore:

  • delimitata frontalmente dall’arcata dentale mascellare
  • posteriormente sono visibili i processi palatini  delle ossa mascellari e le lamine orizzontali delle ossa palatine, che formano il palato osseo.
  • Processi palatini e lamine orizzontali sono articolati nella sutura palatina mediana.
  • Tra processo palatino e lamina orizzontale del palatino vi è la sutura palatina trasversa.
  • Nella parte anteriore della sutura mediana è visibile la fossa incisiva in cui sono situati i fori incisivi che danno origine ai canali incisivi.
  • Nella parte posteriore delle ossa palatine sono riscontrabili i processi piramidali, che presentano:
    • foro palatino maggiore, nella parte più anteriore
    • fori palatini minori, ai vertici del processo piramidale.

La regione media è la regione più complessa:

  • posteriormente alle ossa palatine si  vedono le lamine laterali e mediali dei processi pterigoidei dello sfenoide, che delimitano la fossa pterigoidea.
  • La lamina laterale mediana del processo pterigoideo dello sfenoide presenta l’uncino pterigoideo,
  • Tra il margine posteriori delle lamine orizzontali delle ossa palatine e le lamine mediali dello sfenoide sono presenti le aperture posteriori delle cavità nasali o coane, che sulla linea mediana sono separate dalla lamina perpendicolare del vomere.
  • Il vomere si articola con la faccia inferiore del corpo dello sfenoide, incastrando il rostro.
  • Sulla linea mediana la regione è costituita quasi completamente dalla parte basilare dell’occipitale:
    • Visibile il tubercolo faringeo
  • Lateralmente sono presenti delle regioni quadrangolari, formate da:
    • Osso temporale e grande ala dello sfenoide anteriormente
    • Posteriormente dalla faccia inferiore della piramide del temporale e dalle parti laterali dell’occipitale.
  • In queste regioni si possono descrivere:
    • Frontalmente la fossa mandibolare, divisa in due regioni dalla fessura petrotimpanica:
    • Sono visibili tre fori:
      • Spinoso
      • Ovale
      • Lacero (delimitato dalla parte basilare dell’occipitale e dalla rocca petrosa del temporale)
    • In corrispondenza dell’apice della piramide della rocca petrosa del temporale è visibile l’apertura interna del canale carotideo.
    • Posteriormente si possono trovare:
      • Foro acustico esterno, che da origine al meato.
      • Parte timpanica del temporale
      • Processo stiloideo del temporale
      • Foro stilomastoideo, posto appena dietro al processo stiloideo
      • Il foro e la fossa giugulare (piramide petrosa e parte laterale dell’occipitale).
      • Apertura esterna del canale carotideo
      • Anteriormente al condilo dell’occipitale il canale dell’ipoglosso.

La regione posteriore è formata dalla parte mastoidea del temporale e dall’osso occipitale:

  • lateralmente si vede il processo mastoideo, con l’incisura mastoidea.
  • Medialmente il processo giugulare e il condilo dell’occipitale.
  • Medialmente, in direzione ventro-dorsale si possono vedere:
    • Grande foro occipitale
    • Cresta occipitale esterna
    • Protuberanza occipitale esterna
  • Tra il grande foro e la linea nucale superiore, che separa la base dalla volta, si trovano:
    • Il piano nucale, diviso in quattro parti da:
      • Linea nucale inferiore
      • Cresta occip. esterna.

CONFIGURAZIONE INTERNA DEL CRANIO

La descrizione della configurazione interna del cranio è corrispondente a quella del neurocranio.

Si prendono in considerazione pertanto la volta e la base del cranio.

 

VOLTA DEL CRANIO.

Internamente, la volta del cranio è formata da:

  • osso frontale
  • ossa parietali
  • osso occipitale.

Appare fortemente concava e sono visibili le varie suture tra le ossa:

  • sutura coronale: tra l’osso frontale e le ossa parietali
  • sutura sagittale: tra le due ossa parietali
  • sutura lamboidea: tra la squama dell’occipitale e le ossa parietali.

Anteriormente:

  • visibile la cresta frontale
  • la cresta continua con il solco per il seno sagittale superiore della dura madre.

Lateralmente sono visibili:

  • solchi per l’arteria meningea media
  • foro parietale, situato prossimamente alla sutura lamboidea su ogni osso parietale.

Posteriormente è visibile il rilievo della protuberanza occipitale interna, detto diploe.

 

BASE DEL CRANIO.

La superficie interna della base del cranio è molto flessuosa, poiché vi sono numerose impronte digitate, causate da:

  • solchi del telencefalo
  • solchi vascolari
  • canali e altri rilievi ossei.

La base del neurocranio è costituita da:

  • lamina orizzontale dell’osso frontale
  • sfenoide
  • temporale
  • occipitale.

Nell’insieme si presenta come un piano inclinato indietro, in cui si individuano tre fosse craniche:

  • fossa cranica anteriore
  • fossa cranica posteriore
  • fossa cranica media.

Fossa cranica anteriore

La fossa anteriore è delimitata da:

  • frontalmente dal piano che separa la volta dalla base del cranio
  • posterolateralmente dal margine posteriore delle piccole ali dello sfenoide
  • centralmente dal solco prechiasmatico, che si trova sulla faccia superiore del corpo dello sfenoide.

Nella fossa si possono individuare:

  • medialmente:
    • in posizione frontale la cresta frontale al di sotto della quale vi è il foro cieco.
    • Posteriormente, nell’incisura etmoidale dell’osso frontale, si situa la lamina cribrosa, con la crista galli.
    • Dietro la lamina cribrosa si situa la sutura sfenoetmoidale, dietro la quale vi è il solco prechiasmatico, che accoglie il chiasma dei nervi ottici.
  • Lateralmente:
    • Sulle lamine orizzontali del frontale sono presenti numerose impronte digitate
    • Posteriormente terminano con le piccole ali dello sfenoide.
    • Il margine libero delle ali dello sfenoide termina con i processi clinoidei anteriori.

 

Fossa cranica media.

La fossa cranica media è delimitata:

  • anteriormente dal margine posteriore delle piccole ali dello sfenoide
  • postero-lateralmente dal margine superiore della piramide petrosa, in cui vi è il solco per il seno petroso superiore.
  • Postero-medialmente dal dorso della sella turcica.

Nella fossa cranica media si possono vedere:

  • anteriormente:
    • in posizione mediana la sella turcica con la fossetta ipofisaria e posteriormente il dorso della sella.
    • Lateralmente alla sella, in profondità vi è il solo carotideo, in cui passa l’arteria carotide interna.
    • posteriormente al solco carotideo, in prossimità del foro lacero, è presente l’apertura interna del canale carotideo.
    • Il foro lacero è delimitato dall’apice della piramide del temporale e lateralmente dalla lingula sfenoidale.
  • Lateralmente.
    • Individuata dalle grandi ali dello sfenoide e dalla faccia superiore della piramide del temporale.
    • Sono presenti numerose impronte digitate per i lobi temporali del telencefalo.
    • Sono presenti numerosi fori e canali:
      • Fessura orbitaria superiore: tra la piccola e la grande ala dello sfenoide. Passano i nervi oculomotore, trocleare, oftalmico, abducente e le vene oftalmiche
      • Foro rotondo: per il nervo mascellare. Situato nella parte superiore della grande ala.
      • Foro ocale: per il nervo mandibolare
      • Foro spinoso: per l’arteria meningea media e il nervo spinoso.
      • Solco per l’arteria meningea media: a lato del foro spinosi, sia sul temporale che sull’ala dello sfenoide.
      • Solchi per il piccolo e il grande nervo petroso
    • Sulla faccia superiore della piramide del temporale è possibile vedere i solchi e le aperture dei canali del piccolo e grande nervo petroso.
    • Nella faccia superiore si vede l’eminenza arcuata e il tegmen thympani.

 

Fossa cranica posteriore.

Delimitata da:

  • anteriormente dal margine superiore della piramide della rocca petrosa del temporale, a livello del solco per il seno sagittale superiore, e dalla sella turcica
  • posteriormente dalla protuberanza occipitale interna
  • lateralmente dal solco per il seno trasverso.

Formata da:

  • dorso della sella, che assieme alla parte basilare dell’occipitale forma la sincondrosi sfenooccipitale.
  • Maggior parte dell’osso occipitale
  • Faccia posteriore della piramide del temporale.

La fossa cranica posteriore presenta:

  • centralmente il grande foro occipitale, che da passaggio a:
    • bulbo
    • arterie vertebrali
    • nervi accessori
    • radici ascendenti del nervo dell’ipoglosso.
  • Anteriormente al grande foro la parte basilare dell’occipitale presenta il clivo, che accoglie il bulbo
  • Posteriormente al grande foro occipitale è presente la cresta occipitale interna, che giunge alla protuberanza occ. Interna.
  • Ai lati della cresta sono visibili le due fosse cerebellari, che accolgono i lobi del cervelletto, delimitate da:
    • Solco del seno sigmoideo anteriormente
    • Solco del seno trasverso posteriormente.
  • Il solco per il seno sigmoideo termina in corrispondenza del foro giugulare, formato da:
    • Incisura giugulare del margine mastoideo dell’occipitale laterale
    • Piramide del temporale.
    • Può essere diviso in due dal processo intragiugulare, che da passaggio a:
      • Metà anteromediale, dal nervo glossofaringeo
      • Metà posterolaterale da nervo accessorio e vago e dalla vena giugulare interna.
  • Nella faccia posteriore della piramide del temporale sono visibili:
    • Foro acustico interno: dà passaggio ai nervi statoacustico, facciale e intermedio.
    • Apertura esterna del canalicolo del vestibolo: per il sacco endolinfatico.
    • Solco per il seno petroso inferiore.
  • Nelle parti laterali dell’occipitale sono visibil:
    • Canale condiloideo: attraversato da una vena
    • Canale dell’ipoglosso: per il nervo ipoglosso.

 

CAVITA’ COMUNI AL NEUROCRANIO E SPLANCNOCRANIO.

 

Le cavità che sono comuni al neurocranio e allo splancnocranio sono:

  • cavità orbitarie ed orbite
  • cavità nasali
  • fossa infratemporale
  • fossa pterigopalatina.

 

CAVITA’ ORBITARIE ED ORBITE

Sono due cavità pari e simmetriche, poste sotto all’osso frontale, nella parte superiore dello scheletro facciale:

  • contengono il globo oculare e i suoi annessi
  • hanno la forma di una piramide quadrangolare con l’asse maggiore diretto in avanti e lateralmente.

La base della piramide corrisponde all’apertura dell’orbita ed è formata da quattro margini:

  • margine superiore:
    • costituito dall’arcata sovraorbitaria e dai processi zigomatico e frontale dell’osso frontale
    • è indentato nella sua parte centrale per la presenza della incisura sovraorbitaria, che talvolta può divenire foro per la formazione di un ponte osseo.
  • Margine inferiore o infraorbitario: costituito lateralmente dall’osso zigomatico e medialmente dall’osso mascellare
  • Margine laterale: formato dall’osso zigomatico
  • Margine mediale: formato dal processo frontale dell’osso mascellare.

Il tetto della cavità orbitaria è concavo:

  • costituito da:
    • lamina orizzontale dell’osso frontale anteriormente
    • posteriormente dalla piccola ala dello sfenoide.
  • Lateralmente è presente una depressione profonda che funge da fossa per la ghiandola lacrimale.

La parete inferiore o pavimento dell’orbita:

  • formata da:
    • faccia orbitaria del mascellare
    • processo orbitario dello zigomatico
    • processo orbitario del palatino
  • forma il seno mascellare
  • presenta il solco infraorbitario che da accesso al canale infraorbitario.

La parete laterale dell’orbita è formata dall’osso frontale e dalla faccia anteriore della grande ala dello sfenoide.

La parete medialedella cavità orbitaria:

  • formata da (in direzione fronto-occipitale):
    • processo  frontale del mascellare
    • osso lacrimale
    • lamina orbitaria (o papiracea) dell’osso etmoide
    • faccia laterale del corpo dello sfenoide.

 

L’apice  dell’orbita corrisponde all’apertura del canale ottico e presenta:

  • fessura orbitaria superiore: formata dalla piccola e grande ala dello sfenoide in prossimità delle loro radici
  • fessura orbitaria inferiore: posta tra la faccia inferiore  e quella laterale della cavità orbitaria. Delimitata dalla grande ala dello sfenoide e dalla lamina orbitaria del mascellare.
  • Fori etmoidali: si trovano tra la faccia superiore e quella inferiore.
  • Canale e foro ottico: visibili nella piccola ala dello sfenoide.

CAVITA’ NASALI

Sono cavità situate nel centro dello splancnocranio e  appartengono alle vie respiratorie, accogliendo la mucosa respiratoria e olfattiva.

Sono divise in due metà simmetriche dal setto nasale, che appartiene al piano sagittale mediano.

Le cavità nasali hanno la forma di una fessura allungata in senso fronte-occipitale:

  • in alto sono più ristrette
  • in basso sono più allargate, ma assumono uno un aspetto labirintico per la presenza delle conche nasali.

Nelle cavità si possono individuare:

  • due aperture: anteriore e posteriore
  • quattro pareti: superiore, inferiore, laterale, mediale.

L’apertura anteriore o piriforme:

  • delimitata da:
    • margine inferiore delle ossa nasali superiormente
    • lateralmente e in basso dalle incisure nasali delle ossa mascellari.
  • A livello della linea mediana, anteriormente, è visibile la spina nasale anteriore.

 

Le aperture posteriori o coane:

  • forma quadrilatera
  • separate dal margine posteriore del vomere
  • limiti:
    • superiore > corpo dello sfenoide a cui si sovrappongono le ali del vomere
    • inferiore > lamina orizzontale dell’osso palatino
    • laterale > lamina mediale del processo pterigoideo dello sfenoide.

La parete superiore o volta delle cavità nasali:

  • formata, in senso antero posteriore da:
    • ossa nasali
    • spina nasale dell’osso frontale
    • faccia inferiore della lamina cribrosa dell’osso etmoide
    • facce anteriore e inferiore del corpo dello sfenoide
    • ali del vomere.
  • La faccia anteriore del corpo dello sfenoide presenta le aperture per i seni sfenoidali.

 

La parete inferiore o pavimento delle cavità nasali:

  • formata da:
    • processi palatini dell’osso mascellare nella parte anteriore
    • lamine orizzontali delle ossa palatine nella parte inferiore
  • sulla linea mediana si trova la cresta nasale.
  • Lateralmente alla cresta vi sono gli sbocchi dei canali incisivi.

 

La parete laterale delle cavità nasali:

  • Inclinata in senso mediolaterale dall’alto verso il basso
  • formata
    • anteriormente da:
      • processo frontale del mascellare
      • osso lacrimale
    • medialmente da:
      • faccia mediale del labirinto etmoidale
      • faccia nasale dell’osso mascellare
      • conca nasale inferiore
    • posteriormente da:
      • lamina perpendicolare del palatino
      • lamina mediale del processo pterigoideo dello sfenoide.
  • Dalla parete laterale della cavità nasale sporgono verso le cavità le tre conche nasali:
    • La conca nasale superiore e quella media sono processi della faccia mediana dei labirinti etmoidali
    • La conca nasale inferiore è un osso indipendente.
  • Tra le conche e la parete laterale si individuano i tre meati nasali (inferiore, superiore, medio).
  • Nei tre meati nasali sboccano i seni paranasali:
    • Nel meato nasale superiore sboccano le cellette etmoidali posteriori
    • Nel meato medio i seni frontale e mascellare.
    • Nel meato nasale inferiore sbocca il canale nasolacrimale.
  • Posteriormente e superiormente alla conca nasale superiore si trova il recesso sfenoetmoidale, in cui:
    • Si apre il seno etmoidale
    • È visibile il foro sfenopalatino, che comunica con la fossa pterigopalatina.
  • L’infundibolo è situato tra il processo uncinato (processo anteriore della lamina mediale dell’etmoide) e la bolla etmoidale (sporgenza di una cellula etmoidale voluminosa, situato al di sopra del seno mascellare).

La parete mediale delle cavità nasali è data dal setto nasale, formato:

  • superiormente dalla lamina perpendicolare dell’osso etmoide
  • inferiormente dal vomere.

 
FOSSA INFRATEMPORALE

La fossa infratemporale è uno spazio irregolare situato nella parete laterale del cranio:

  • lateralmente al ramo della mandibola
  • posteriormente alla tuberosità mascellare
  • medialmente dal processo pterigoideo dello sfenoide (lamina laterale).

 

Si possono individuare, nella fossa, quattro pareti:

  • superiore
  • mediale
  • laterale
  • anteriore

La fossa risulta comunque molto aperta, poiché mancano le pareti inferiore e posteriore.

La parete superiore:

  • formata da:
    • faccia infratemporale della grande ala dello sfenoide
      • in questa si aprono i fori ovale e spinoso, che permettono la comunicazione con la cavità cranica.

La parete mediale corrisponde alla lamina laterale del processo pterigoideo dello sfenoide:

  • anteriormente al processo pterigoideo si trova l’apertura pterigomascellare, che mette in comunicazione la fossa infratemporale con la fossa pterigopalatina.
  • La porzione superoanteriore della fessura continua con la fessura orbitaria inferiore, che
    •  è posta tra la grande ala dello sfenoide e l’osso mascellare
    • permette di comunicare alla fossa infratemporale con la cavità orbitaria.

 

La parete laterale della fossa infratemporale è formata dall’arcata zigomatica e dalla faccia mediale del ramo della mandibola

La parete anteriore della fossa infratemporale è formata dalla tuberosità mascellare.

 

FOSSA PTERIGO-PALATINA

La fossa pterigopalatina è lo spazio compreso tra:

  • la tuberosità mascellare in avanti
  • processo pterigoideo indietro
  • lamina perpendicolare del processo palatino medialmente.

Si possono descrivere tre pareti che individuano la fossa pterigopalatina:

  • anteriore,
  • posteriore
  • mediale.

La parete laterale manca poiché a quel livello si trova la fessura pterigomascellare, che comunica con la fossa infratemporale.

La parete anteriore è rappresentata dalla tuberosità dell’osso mascellare:

  • superiormente si trova la porzione più mediale della fessura orbitaria inferiore, che comunica con la cavità orbitaria

La parete posteriore è formata dalla faccia anteriore del processo pterigoideo dello sfenoide:

  • nella sua parte visibile è presente l’apertura per il canale anteriore del processo pterigoideo.

La parete mediale è costituita dalla faccia laterale della lamina perpendicolare del palatino:

  • in alto presenta il foro sfenopalatino che mette in comunicazione la fossa con le cavità nasali
  • nella parte più alta della fossa è visibile il foro rotondo.

CRANIOMETRIA

Il cranio normale presenta dimensioni e forme differenti negli individui in relazione a:

  • razza
  • sesso
  • età

Per poter apprezzare quantitativamente le differenze e individuare eventuali situazioni patologiche è necessario individuare:

  • punti craniometrici: punti di repere sulla superficie del cranio
  • diametri craniometrici: misure che uniscono i punti craniometrici
  • indici craniometrici: rapporti tra le misurazioni delle varie parti.

PUNTI CRANIOMETICI

Sono molteplici i punti individuabili, ma i principali sono:

  • anteriormente:
    • glabella: punto mediano posto tra le due arcate sopraccigliari
    • bregma: punto mediano sulla sutura coronale, in prossimità dell’intersezione tra la sutura coronale e quella sagittale.
    • Nasion: punto mediano di sutura nasofrontale.
    • Mentoniero: punto mediano sulla protuberanza mentale.
  • Posteriormente:
    • Inon: apice della protuberanza occipitale esterna
    • Vertex: punto più alto del cranio, situato medialmente sulla volta cranica in prossimità della sutura sagittale.

Altri punti interessati al dimorfismo sessuale sono:

  • processo stiloideo:
  • processo mastoideo.

 

INDICI CRANIOMETRICI.

Sono dei rapporti percentuali utili per esprimere le proporzioni tra le distanze da differenti punti sul cranio.

Uno degli indici è l’indice di altezza:

  • esprime in dimensione metrica la distanza tra il vertex e il punto mentoniero.

Il più comune indice percentuale è l’indice cefalico:

  • è il rapporto tra
    • lunghezza massima del cranio sulla linea mediana
    • larghezza del cranio a livello del bregma.

Il valore dell’indice cefalico individua differenti tipi di crani:

  • dolicocefali: sono crani con indice craniometrici inferiore a 75%
  • mesocefali: sono crani con indice tra 75 e 80 %
  • brachicefali: cranio con indice maggiore di 80 %

DIMORFISMO SESSUALE

Il cranio maschile ed il cranio femminile presentano delle apprezzabili variazioni degli indici craniometrici:

  • questa differenza di forma tra il cranio maschile e quello femminile è detta dimorfismo sessuale.

Nel cranio maschile:

  • osso frontale più pronunciato,
  • glabella e arcate sopraccigliari ben evidenti
  • ossa parietali più lunghe rispetto al cranio femminile
  • sono ben evidenti i due processi che indicizzano il dimorfismo:
    • stiloideo
    • mastoideo

Nel cranio femminile si notano:

  • processi (mastoideo e stiloideo) poco pronunciati e poco evidenti
  • protuberanze dell’occipitale più pronunciata
  • maggiori dimensioni dell’osso frontale, che presenta una sutura coronale quasi mediana
  • minore dimensione delle ossa parietali
  • glabella poco evidente, poiché le arcate sopraccigliari sono meno prominenti.

DIMORFISMO LEGATO ALL’ETA’

Nel neonato, il cranio è molto più grande in relazione al corpo che in un adulto:

  • in un neonato il cranio sta a 1:4 con il corpo
  • nell’adulto solamente 1:8

Nel neonato:

  • il neurocranio è molto più sviluppato dello splancnocranio
  • lo scheletro facciale si sviluppa in seguito in relazione alla respirazione, alla masticazione e allo sviluppo dei seni paranasali.
  • Non tutte le ossa sono completamente suturate, e per permettere lo sviluppo dell’encefalo tra le ossa piatte del neurocranio sono presenti fontanelle, che sono composte da connettivo fibroso.
  • L’osso frontale, alla nascita è ancora diviso nei due abbozzi.

Nell’adulto, lo scheletro aumenta di volume, soprattutto quello facciale e si formano le suture, con la scomparsa delle fontanelle.

Nell’anziano, le suture vanno incontro a obliterazione, con la formazione di sinostosi.

ARTICOLAZIONI DEL CRANIO

La maggior parte delle articolazioni del cranio è rappresentata dalle sinartrosi (art. immobili).

È presente una sola diartrosi, l’articolazione temporomandibolare.

SINARTROSI

La maggior parte le sinartrosi sono suture dentate:

  • sutura coronale
  • sutura sagittale
  • sutura lamboidea
  • sutura metodica, quando è presente, tra i due abbozzi dell’osso frontale.

Una sutura squamosa è quella tra l’osso parietale e la parte squamosa del temporale.

Nello scheletro facciale, invece, si ha una prevalenza quasi totale di suture piane:

  • solamente l’articolazione tra il vomere e il rostro dello sfenoide è una articolazione per schindilesi.

 

SINCONDROSI

Esiste nel cranio una sola sincondrosi:

  • si forma tra la parte basilare dell’osso occipitale e il corpo dello sfenoide.
  • Questa sincondrosi si trasforma in sinostosi nell’età adulta.

Anche molte altre strutture del viscerocranio e del neurocranio si trasformano, nell’anzianità, in sinostosi.


ARTICOLAZIONE TEMPOROMANDIBOLARE.

Tipo: condiloartrosi doppia (diartrosi).

Stabilita tra:

  • fossa mandibolare del temporale
  • condilo della mandibola.

 

L’articolazione temporomandibolare è una articolazione doppia perché tra i due capi articolari è presente un disco articolare, composto da cartilagine fibrosa che suddivide la cavità articolare in due separate cavità:

  • superiormente tra la fossa mandibolare del temporale e la superficie superiore del disco
  • inferiormente tra la superficie inferiore del disco fibrocartilagineo e il condilo della mandibola.

Le superfici articolari:

  • nel temporale è composta da:
    • fossa mandibolare posteriormente
    • tubercolo articolare anteriormente.
  • Nella mandibola:
    •  è formata dalla testa del condilo, che è un rilievo ellissoidale con l’asse maggiore diretto posteriormente e medialmente.

 

Tra le superfici articolari è interposto un disco articolare fibrocartilagineo, che è adeso lateralmente alla capsula articolare:

  • rende concordi le due superfici articolari
  • divide l’articolazione in due metà, che individuano due cavità
    • inferiore
    • superiore
  • ogni cavità articolare è rivestita dalla membrana sinoviale.

La capsula articolare che comprende le due cavità:

  • si inserisce:
    • superiormente attorno al contorno anteriore del tubercolo articolare e davanti alla fessura petrotimpanica.
    • Inferiormente al collo del condilo.
  • Rinforzata dai legamenti:
    • Legamento laterale
    • Legamento mediale.

La struttura della mandibola è stabilizzata da altri due legamenti:

  • legamento stilomandibolare, dal processo stiloideo del temporale raggiunge il margine posteriore del ramo della mandibola
  • legamento sfenomandibolare, che unisce la spina sfenoidale con la lingula mandibolare.

MUSCOLI DELLA TESTA.

I muscoli presenti nella testa possono essere distinti in due categorie:

  • muscoli cutanei o mimici,
  • muscoli masticatori.

Inseriti nel cranio si possono trovare anche altri muscoli che sono però legati ad altri segmenti corporei:

  • muscoli del bulbo oculare
  • ossicini dell’udito
  • muscoli del palato molle
  • muscoli della lingua.
  • Muscoli del collo.

 

MUSCOLI CUTANEI O MIMICI

I muscoli mimici o cutanei sono presenti prevalentemente a livello della faccia e con la loro contrazione permettono di:

  • stirare la cute
  • formare pieghe sul volto (formazione delle espressioni)
  • controllare il calibro degli orifizi naturali (rima oculare, buccale e narici).

MUSCOLI DELLA VOLTA CRANICA

I muscoli della volta cranica sono due, uniti tra loro da una ampia aponeurosi quadrilatera, la gela aponeurotica:

  • muscolo occipitofrontale
  • muscolo temporoparietale.

Funzioni: Il muscolo occipitale pota indietro il cuoio capelluto, mentre il frontale lo sospinge in avanti, corrugando la fronte e sollevando le sopracciglia. Il temporoparietale solleva il padiglione auricolare.

MUSCOLI DELLA FACCIA.

I muscoli della faccia sono muscoli che si inseriscono su uno strato cutaneo per permettere il movimento mimico degli apparati tegumentari facciali o degli orifizi.

SI suddividono in:

  • muscoli del naso
  • muscoli delle palpebre
  • muscoli del padiglione auricolare
  • muscoli della bocca.

Tra i muscoli del naso dilatano o restringono le narici. Si individuano:

  • muscolo procuro
  • muscolo nasale
  • muscolo elevatore dell’ala del naso

I muscoli del padiglione auricolare muovono il padiglione auricolare e sono:

  • muscolo auricolare superiore,
  • muscolo auricolare anteriore,
  • muscolo auricolare posteriore.

I muscoli delle palpebre sono:

  • muscolo orbicolare dell’occhio, diviso in:
    • parte palpebrale
    • parte orbitaria.
    • Parte profonda, che spreme il sacco lacrimale.
  • Muscolo corrugatore del sopracciglio.

I muscoli della bocca sono numerosi, e contribuiscono al movimento delle labbra e della cavità boccale:

  • muscolo orbitario della bocca
  • grande e piccolo zigomatico
  • buccinatore
  • muscolo depressore dell’angolo della bocca
  • muscolo depressore del labbro inferiore
  • muscolo mentale.

 

MUSCOLI MASTICATORI.

I muscoli masticatori sono muscoli scheletrici che, originati dalle ossa del cranio, si fissano sulla mandibola agendo sull’articolazione temporomandibolare.

Sono quattro:

  • muscolo temporale
  • muscolo pterigoideo laterale
  • muscolo pterigoideo mediale
  • muscolo massetere.

Il muscolo temporale è un ampio muscolo a forma di ventaglio, che dalla parte laterale del cranio connette il ramo della mandibola:

  • origine: linea temporale inferiore, fascia temporale e parte superiore della fossa temporale
  • inserzione: processo coronoideo della mandibola.
  • la fascia temporale è una robusta lamina fibrosa che origina dalla linea temporale inferiore e si fissa all’arcata zigomatica.

Il muscolo massetere è un muscolo di forma rettangolare teso tra l’arcata zigomatica e l’angolo della mandibola. Si distinguono due porzioni:

  • parte superficiele
    • origine: porzione anteriore del margine inferiore dell’arcata zigomatica
    • inserzione: si fonde con la parte profonda e si inseriscono nella tuberosità masseterina del ramo della mandibola.
  • Parte profonda:
    • Origine: porzione posteriore del margine inferiore dell’arcata zigomatica.
    • Inserzione: si fonde con la parte superficiale e si inseriscono nella tuberosità masseterina.
  • Funzione: innalzare la mandibola.

Il muscolo pterigoideo laterale è posto nella fossa infratemporale, medialmente al ramo della mandibola:

  • origina con due capi:
    • capo superiore: origina dalla faccia infratemporale della grande ala dello sfenoide
    • capo inferiore: origina dalla faccia laterale del processo pterigoideo dello sfenoide.
  • Inserzione: i due ventri si fondono e si inseriscono a livello della fossetta pterigoidea del collo del condilo della mandibola, alla capsula e al disco articolare dell’ATM.
  • Funzione: protrusione della mandibola (la fa avanzare).

Il muscolo pterigoideo mediale è situato come il precedente nella fossa infratemporale, medialmente al ramo della mandibola:

  • origine: fossa pterigoidea e tuberosità dell’osso mascellare.
  • Inserzione: sulla tuberosità pterigoidea, in prossimità della faccia interna dell’angolo della mandibola.
  • Funzione: innalza la mandibola.

Azione

muscolo

Innalzamento della mandibola (chiusura bocca)

Temporale, massetere, pterigoideo mediale.

Abbassamento della mandibola (apertura bocca)

Pterigoideo laterale, ventre anteriore del digastrico, miloioideo e genioioideo.

Protrusione della mandibola

Pterigoideo laterale

Retrusione della mandibola

Temporale, fasci posterioi

Movimenti laterali

Pterigoideo laterale e mediale


 

  • Tronco

Il tronco è la porzione più voluminosa del corpo umano e racchiude le cavità interne.

In senso cranio caudale è formato da:

  • collo
  • torace
  • addome
  • pelvi

Nella sua parte dorsale, il tronco presenta il rachide, formato dalla colonna vertebrale rivestita dorsalmente da masse muscolari disposte su più strati.

Il collo, è il segmento che collega il tronco e la testa:

  • passaggio di numerose formazioni (midollo spinale, vasi, nervi) che si interfacciano tra il tronco e il cranio nei due sensi
  • nella regione dorsale, la nuca, il collo presenta il tratto cervicale della colonna vertebrale, che accoglie il midollo spinale, ed è rivestito da imponenti masse muscolari.

Il torace è una formazione ossea formata dalle coste che si articolano dorsalmente con la colonna vertebrale e frontalmente con lo sterno, formando nel complesso la gabbia toracica:

  • rivestita da muscoli intrinseci ed estrinseci
  • chiusa inferiormente dal muscolo diaframma, che delimita la cavità toracica da quella addominale.
  • Tramite la clavicola e la scapola, al torace è unito l’arto superiore.

L’addome è costituito solamente dalla colonna vertebrale in posizione dorsale, mentre frontalmente vi sono fasci muscolari che formano le pareti addominali.

La pelvi è l’unione della parte terminale del rachide (osso sacro e coccige) e della cintura pelvica formata dalle ossa dell’anca:

  • chiusa inferiormente da un piano muscolofasciale e cutaneo  detto diaframma pelvico
  • perineo, zona in cui sono presenti i tratti terminali del tubo digerente, dell’apparato urogenitale.

COLONNA VERTEBRALE

La colonna vertebrale è un complesso osseo che costituisce lo scheletro assile del rachide, formata da 33-34 ossa articolate tra loro, chiamate vertebre.

È situata nella parte dorsale del tronco e fornisce al corpo sostegno sia a livello statico che dinamico.

Decorre in senso craniocaudale articolandosi con il collo in posizione craniale e con l’osso dell’anca in posizione caudale.

Si suddivide in cinque segmenti:

  • tratto cervicale: 7 vertebre (C1 - C7)
  • tratto toracico: 12 vertebre (T1 - T12)
  • tratto lombare: 5 vertebre lombari (L1 – L5)
  • tratto sacrale: 5 vertebre fuse assieme a formare l’osso sacro.
  • Coccige: quattro o 5 vertebre unite a formare il tratto coccigeo.

La colonna vertebrale non è rettilinea dal punto di vista fisiologico, ma presenta alcune curvature normali sul piano sagittale che su quello frontale.

Sul piano sagittale, secondo Roche-Rigaud si riscontrano:

  • lordosi cervicale: convessità interna del tratto cervicale, 36°
  • cifosi toracica: convessità esterna del tratto toracico, 35°
  • lordosi lombare: convessità interna del tratto lombare, 50°
  • cifosi sacrococcigea: convessità esterna di 50°.

Le due cifosi sono dette curve primarie, poiché corrispondono alla posizione assunta dal feto nella permanenza nell’utero e sono presenti fin dalla nascita.

Le due lordosi, invece, si assumono con  la crescita e la stazione eretta, quindi sono curve secondarie.

Tutti i punti di flesso della curvatura sono graduali, ad eccezione dell’articolazione tra la 5° vertebra lombare e l’osso sacro, che è brusca:

  • si determina una sporgenza che è detta promontorio.

Sul piano frontale si possono formare delle curve fisiologiche di piccola entità, dette scoliosi:

  • la più accentuata è una piccola concavità a sinistra in prossimità del cuore e dell’aorta
  • vi sono altre due curve con concavità a destra nei segmenti cervicale e lombare.

Le scoliosi fisiologiche derivano probabilmente dall’atteggiamento posturale legato all’utilizzo della mano destra.

All’interno della colonna vertebrale è presente il canale vertebrale:

  • formato per la sovrapposizione dei fori vertebrali
  • accoglie il midollo spinale rivestito dalle meningi.

 


CARATTERISTICHE GENERALI DELLE VERTEBRE

Le vertebre sono ossa che presentano delle sorprendenti caratteristiche comuni. Tuttavia vi sono delle particolari differenze che permettono di riconoscerne il tratto di appartenenza.

Fanno eccezione l’osso sacro e il coccige, in cui le vertebre sono fuse, ma è possibile tuttavia riscontrare alcune delle caratteristiche proprie delle vertebre nei singoli segmenti fusi.

Le vertebre sono ossa brevi, formate da tessuto osseo spugnoso rivestito da tessuto osseo compatto. Nelle vertebre è sempre individuabile:

  • corpo
  • arco
  • foro vertebrale (delimitato dal corpo e dall’arco)
  • due processi traversi
  • un processo spinoso
  • processi articolari.

Il corpo è la parte più voluminosa della vertebra ed è situato in posizione ventrale:

  • ha forma cilindrica grossolana e si possono distinguere:
    • tessuto osseo spugnoso all’interno, che affiora quasi in superficie
    • tessuto osseo compatto a formarne un anello periferico
  • sono presenti due facce intervertebrali (superiore e inferiore) e una circonferenza, che è sempre concava in senso verticale e anterolaterale, tranne nella parte dorsale ove in prossimità del foro la superficie è convessa.
  • Disco intervertebrale tra le due ossa articolate.

L’arco è la parte posterolaterale della vertebra, formato da:

  • peduncoli nella parte più ventrale
  • lamine
  • processi

I peduncoli dell’arco sono due lamine appiattite trasversalmente dirette in senso ventrodorsale che uniscono il corpo alle lamine:

  • i margini superiore e inferiore sono incavati e formano le incisure vertebrali
  • i due peduncoli, insieme all’arco e al corpo, delimitano il foro vertebrale

Le lamine dell’arco vertebrale hanno forma appiattita e sono inclinate dall’alto verso il basso e dorsalmente. Si uniscono posteriormente nella linea mediana:

  • la faccia interna delimita il foro vertebrale
  • la faccia esterna continua centralmente con i processi spinoso e trasversi.

 I processi trasversi si originano dall’unione dei peduncoli con le lamine e si dirigono lateroposteriormente.

I processi articolari sono quattro, due superiori e due inferiori:

  • originano nel punto di incontro tra le lamine e i peduncoli
  • i peduncoli articolari superiori convergono posteromedialmente e presentano le faccette articolari superiori, per l’articolazione con la vertebra sovrastante
  • i peduncoli articolari inferiori si dirigono caudalmente e terminano alle estremità con le faccette articolari inferiori
  • tutte le faccette articolari sono rivestite da cartilagine ialina.

Il processo spinoso è impari e mediano e origina dalla confluenza dei due archi (lamine) e si protende in direzione ventroinferiore con inclinazione a seconda della posizione della vertebra nella colonna.


CARATTERI SPECIFICI DELLE VARIE VERTEBRE

 

VERTEBRE CERVICALI

Generalmente le vertebre cervicali possiedono caratteristiche che permettono di distinguerle dalle altre:

  • hanno dimensioni minori (meno carico da sopportare)
  • il corpo:
    • forma quadrangolare con il diametro trasversale maggiore di  quello anteroposteriore
    • faccia intervertebrale superiore è concava
    • ai lati della faccia superiore si estendono i processi uncinati.
    • Inferiormente, in corrispondenza dei processi uncinati si nota una depressione.
  • I peduncoli:
    • sono diretti verso l’esterno dorsalmente.
    • le incisure vertebrali superiori sono maggiormente profonde di quelle inferiori.
  • Le lamine vertebrali sono larghe e sottili
  • I processi trasversi:
    • Formati da due lamie ossee che assieme al peduncolo formano i fori trasversari, in cui passano i vasi vertebrali.
    • Ai lati del foro sono presenti due tubercoli (anteriore e posteriore).
  • I processi articolari:
    • Posti dietro ai processi trasversi
    • Faccette articolari
      • superiori piane e inclinate indietro e in alti
      • inferiori piane e inclinate avanti e in basso.
  • Il processo spinoso:
    • Corto e quasi orizzontale
    • Dalla C2 alla C6 è bifido.
  • Il foro vertebrale ha  forma triangolare ed è più ampio rispetto a quelli degli altri segmenti.

 

PARTICOLARI VERTEBRE CERVICALI

Atlante (C1):

  • si articola con i condili dell’occipitale
  • non ha corpo vertebrale, poiché è fuso con l’epistrofeo a formare il dente.
  • È formato da due assi, uno anteriore e uno posteriore, che si uniscono nelle masse laterali, su cui sono situate le faccette articolari.
  • Arco anteriore:
    • Faccia convessa che presenta nel punto mediano il tubercolo anteriore.
    • La faccia interna al foro vertebrale presenta la fossetta del dente, rivestita di cart. Ialina per l’articolazione con il dente dell’asse (C2).
  • L’arco posteriore:
    • Ricurvo con convessità posteriore
    • Medialmente presenta il tubercolo posteriore.
    • Lateralmente, vicino alle masse laterali, è visibile il solco per l’arteria vertebrale, che accoglie i vasi vertebrali e il 1° nervo spinale.
  • Le masse laterali:
    • Nella parte superiore le faccette articolari superiori, che si articolano con il condilo dell’occipitale, sono concave e allungate.
    • Nella faccia inferiore sono presenti le facce articolari inferiori  che sono piane, per l’articolazione con l’epistrofeo.
    • Dalla faccia laterale delle masse si distaccano i processi trasversi, perforati dal foro trasversario.
    • La faccia mediale, prominenza all’interno del canale vertebrale, per legamento trasverso che racchiude il dente della C2.
  • Il foro vertebrale:
    • Forma quadrangolare
    • Suddiviso dal legamento trasverso del dente in:
      •  una parte anteriore, più piccola, in cui si situa il dente
      • una parte posteriore, di maggiori dimensioni, attraversata dal midollo spinale.

 

Asse o epistrofeo (C2):

  • è la seconda vertebra cervicale
  • è modificata soprattutto a livello del corpo vertebrale, che è fuso con quello dell’atlante, formando il dente:
    • origina da un tratto ristretto e si ingrandisce cranialmente, per terminare con l’apice del dente.
    • Nella parte anteriore del dente vi è la faccia articolare anteriore, sivestita da cartilagine ialina, per l’articolazioe con l’arto anteriore dell’atlante.
    • Nella faccia posteriore è presente la faccia articolare posteriore, che da inserzione al legamento trasverso.
  • Lateralmente al dente vi sono le facce articolari superiori, che sono inclinate lateralmente.

Sesta vertebra cervicale o C6:

  • ha la sua particolarità nel tubercolo anteriore:
    • molto sviluppato ed è detto tubercolo carotideo, poiché rappresenta il punto di repere per l’arteria carotide comune.

Vertebra prominente o C7:

  • ultima vertebra cervicale
  • presenta caratteristiche intermedie con le vert. Toraciche.
  • ha un processo spinoso che non è bifido, lungo e sporgente, palpabile alla base del collo
  • il processo trasverso:
    • lamina posteriore molto sviluppata e sporgente.
    • Foro trasversario più piccolo e da passaggio alla sola vena vertebrale.
      • La carotide entra, infatti, nella C6.

 

VERTEBRE TORACICHE

Le vv toraciche hanno tutte un volume maggiore rispetto alle cervicali, che aumenta in senso cranio-caudale in relazione al peso che debbono sopportare.

Tutte le 12 vv toraciche si articolano con le coste, quindi presentano lateralmente delle faccette costali.

Il corpo delle vertebre toraciche:

  • cilindrico
  • si articola con le coste mediante due faccette costali, superiore e inferiore, poste vicino ai peduncoli dell’arco vertebrale.
  • La testa della costa si pone tra la faccetta costale superiori della costa in questione e della faccetta costale inferiore della costa precedente.

I peduncoli hanno origine dalla parte alta del corpo e hanno una incisura vertebrale molto profonda.

Le lamine vertebrali sono estese e si sovrappongono  a quelle della vertebra sottostante.

I processi trasversi:

  • sviluppati e si dirigono lateralmente e posteriormente
  • sulla faccia anteriore delle loro estremità vi sono le faccette costali del processo trasverso, che si articolano con il tubercolo costale della costa.

I processi articolari sono verticali superiormente:

  • presentano faccette articolari piane e rivestite da cartilagine ialina
  • le faccette articolari superiori sono rivolte posteriormente
  • le faccette articolari inferiori sono rivolte anteriormente.

Il processo spinoso è molto lungo e inclinato verso il basso.

Il foro vertebrale è di dimensioni minori rispetto a quello delle vertebre cervicali.

PARTICOLARI VERTEBRE TORACICHE

Le vertebre toraciche che presentano particolari caratteristiche sono:

  • T1
  • T10
  • T11 e T12

A prima vertebra toracica (T1):

  • corpo simile a quello delle vv cervicali, con i processi uncinati sul margine laterale superiore del corpo.
  • La prima costa si articola solamente con la T1, quindi superiormente presenta una faccetta costale più accentuata.
  • La faccetta costale inferiore è invece più piccola per l’articolazione con la seconda costa.

La decina vertebra toracica o T10:

  • possiede una sola faccetta costale, quella superiore, per l’articolazione con la decima costa.

Le ultime due vertebre toraciche o T11 e T12:

  • presentano caratteristiche di transizione, simili alle vertebre lombari:
  • processi spinosi più corti e laminari, come lamine disposte orizzontalmente
  • processi articolari orientati sul piano sagittale,
    • con faccette articolari superiori rivolte medialmente
    • faccette articolari inferiori rivolte lateralmente
  • faccetta costale unica, poiché le ultime due coste (coste fluttuanti) s articolano solamente a livello della testa e non a livello dei processi trasversi.
  • Processo trasverso tripartito, diviso in tre differenti processi:
    • Mammillare
    • Accessorio
    • anteriore

 

VERTEBRE LOMBARI

Le vertebre lombari hanno un corpo di dimensione sempre maggiore, aumenta in senso cranio-caudale, hanno un processo spinoso appiattito e tre processi (anteriore, mammillare e accessorio) in luogo del processo trasverso.

Il corpo delle vertebre lombari:

  • voluminoso con un diametro trasversale maggiore di quello anteroposteriore
  • ha forma di cuneo, essendo più spesso centralmente che dorsalmente.

I peduncoli sono tozzi e presentano una incisura vertebrale inferiore più profonda rispetto a quella superiore.

Le lamine sono spesse e sviluppate in altezza.
I processi trasversi sono sostituiti da tre processi differenti:

  • processo costiforme: laminette diretta lateralmente che corrisponde alla costa
  • processi mammillare e accessorio sono piccoli rilievi associati al precedente, posti l’uno sopra l’altro.

I processi articolari superiori:

  • originano subito posteriormente al processo costiforme
  • si dirigono verticalmente in alto
  • hanno faccette articolari superiori a forma di cilindro cavo, con concavità dorsale e mediale.

I processi articolari inferiori:

  • si portano verticalmente verso il basso
  • hanno faccette articolari cilindriche convesse, rivolte anteriormente.

Il processo spinoso è robusto e tozzo:

  • ha la forma di una lamina disposta verticalmente
  • si protende indietro orizzontalmente.

Il foro vertebrale è triangolare con la base anteriore, in prossimità del corpo vertebrale. È di dimensioni ridotte.

 

OSSO SACRO

È formato dalla fusione delle cinque vertebre sacrali:

  • assieme al coccige e alle ossa dell’anca forma lo scheletro della pelvi.
  • Ha la forma di una piramide quadrangolare capovolta.

Si possono individuare:

  • una base superiore
  • un apice inferiore
  • una faccia ventrale o pelvica
  • una faccia dorsale
  • due facce laterali

L’osso sacro è percorso internamente dal canale sacrale, che è la porzione più caudale del canale vertebrale.

La faccia pelvica è concava e rivolta verso il basso:

  • presenta quattro rilievi trasversali, dette linee trasverse.
  • Alle estremità laterali si trovano file di 4 fori, fori sacrali.
  • I fori comunicano con il canale sacrale e danno passaggio a rami anteriori dei nervi spinali sacrali.

La faccia dorsale è convessa e molto accidentata, per la presenza di numerosi rilievi e depressioni:

  • i processi spinosi delle vv sacrali sono visibili sulla linea mediana nella cresta sacrale mediana.
  • A lato della cresta, per la fusione delle lamine delle vertebre, si formano due docce sacrali.
  • A livello delle ultime due vertebre, la cresta e le docce si interrompono, consentendo l’apertura dello iato sacrale.
  • A lato delle docce, si presentano due rilievi dovuti alla fusione dei processi articolari, detti creste sacrali mediali (o articolari).
  • Le creste sacrali mediali, terminano a livello dello iato sacrale con i corni del sacro.
  • Lateralmente alle creste mediali, i fori sacrali posteriori, che danno passaggio ai rami posteriori dei nervi spinali sacrali.
  • Lateralmente ai fori, vi sono le creste laterali sacrali, formate dalla fusione dei processi mammillari e accessori.

Le facce laterali del sacro sono triangolari e si restringono in senso craniocaudale:

  • in alto presentano la faccia auricolare, una superficie liscia ricoperta da cartilagine ialina, per l’articolazione con l’osso dell’anca.
  • Dorsalmente alla faccia auricolare, vi è un’altra depressione in cui si inseriscono i tendini dell’articolazione sacroiliaca: la tuberosità sacrale.

 

La base del sacro:

  • nella sua parte centrale ha una superficie ovale, che si articola con la faccia intervertebrale inferiore della L5, formando il promontorio.
  • Dietro la case, è visibile l’apertura del canale sacrale.
  • Lateralmente all’apertura canale sacrale, sono presenti i processi articolari superiori della prima vertebra sacrale, con faccette articolari sacrali, rivolti dorsalmente.
  • Lateralmente sono presenti due superfici lisce, le ali del sacro, che sporgono in posizione superiore.

L’apice del sacro presenta:

  • una piccola superficie liscia che corrisponde al corpo della quinta vertebra sacrale e si articola con la base del coccige
  • dorsalmente, lo iato sacrale, che rappresenta l’apertura inferiore del canale sacrale.

 

COCCIGE

Il coccige è l’ultimo segmento, rudimentale, della colonna vertebrale, che si è formato per la fusione di 4/5 vertebre coccigee:

  • solo nella prima vertebra coccigea sono riscontrabili i caratteri propri delle vertebre
  • ha forma di una piramide rovesciata, con base superiore e apice inferiore
  • si articola all’osso sacro, per formare, insieme a questi, la parete posteriore della pelvi.

La base del coccige è formata dalla faccia intervertebrale superiore della prima vertebra coccigea, che si articola con l’apice del sacro:

  • lateralmente e dorsalmente sono visibili i corni del coccige, arcaici processi articolari.
  • Lateralmente alla base, si distaccano i processi trasversi, di dimensioni molto ridotte.

 

TORACE

 

OSSA DEL TORACE

La componente ossea del torace è formata dalla gabbia toracica, che è costituita da:

  • posteriormente: dalle 12 vertebre toraciche
  • lateralmente: dalle 12 coste
  • anteriormente: dalle cartilagini costali e dallo sterno.

La gabbia toracica ha la forma di un tronco di cono appiattito in senso anteroposteriore, con due aperture:

  • apertura inferiore del torace, che rappresenta la base inferiore
  • apertura superiore del torace, che ne rappresenta l’apice tronco.

La forma della gabbia toracica varia in relazione alla respirazione:

  • inspirazione: aumenta il diametro dorsoventrale e le coste si alzano
  • espirazione: diminuisce il diametro dorsoventrale e le coste si abbassano.

L’apertura inferiore è chiusa dal muscolo diaframma, che separa la cavità toracica da quella addominale, dando il passaggio ad alcuni organi tra le due cavità (esofago e vasi).

La cupola diaframmatici è convessa superiormente e raggiunge la convessità massima in prossimità del processo tifoideo dello sterno:

  • parte della gabbia toracica è occupata da organi della cavità addominale.
  • Nella parte mediana della cavità toracica è presente uno spazio connettivale di notevole importanza, il mediastino, che è lateralmente delimitato dalle logge pleuropolmonari.

L’apertura toracica superiore da passaggio alle formazioni che comunicano con il collo e con l’arto superiore dalla cavità toracica, ed è delimitata da:

  • corpo della prima vertebra toracica
  • dalla prima costa
  • manubrio dello sterno.

Questa apertura ha una forma di cuore in senso dorso-ventrale, ed è inclinata verso il basso.

L’apertura toracica inferiore è delimitata:

  • posteriormente dalla dodicesima vertebra toracica e dalla dodicesima costa
  • lateralmente dall’11° costa e dall’arco costale
  • frontalmente dall’angolo sottosternale e dal processo xifoideo dello sterno.

 

COSTE

Le coste sono ossa piatte, allungate, in numero di dodici paia, articolate:

  • indietro con le vertebre toraciche
  • in avanti con lo sterno
    • le ultime due paia di coste non raggiungono lo sterno.

L’articolazione con lo sterno non avviene direttamente, ma mediante cartilagini costali, quindi si distinguono:

  • coste vere: le prime sette, possiedono cartilagini costali che si uniscono direttamente allo sterno
  • coste false o asternali: ottava, nona e decima costa, raggiungono lo sterno mediante la fusione delle loro cartilagini costali con quelle della settima costa.
  • Coste fluttuanti: la 11° e 12° costa, non raggiungono lo sterno, nonostante abbiano una piccola porzione cartilaginea alle estremità.

Malgrado la loro lunghezza, le coste debbono essere considerate ossa piatte, poiché sono formate da lamine con un rivestimento esterno di osseo compatto che circonda tessuto osseo spugnoso.

Hanno forma di lunghi nastri ossei incurvati ad arco, concavità mediale, in cui si possono distinguere:

  • testa
  • collo
  • corpo.

Caratteristiche comuni a tutte le coste.

La testa della costa è l’estremità posteriore ingrossata:

  • presenta una faccia articolare, divisa in due faccette, che si articolano con le faccette costali di due vertebre consecutive.

Il collo è una porzione ristretta che segue la testa:

  • percorso superiormente da una cresta
  • tra collo e corpo è visibile un rilievo detto tubercolo costale:
    • presenta una faccia articolare che si articola con la faccetta costale trasversa, presente sul processo trasverso delle vertebre

Il corpo della costa è lungo ed appiattito:

  • presenta una faccia concava e una convessa
  • le due facce sono separate da margini smussati
  • nel margine inferiore è presente un solco per vasi e nervi intercostali.

Le coste, portandosi dalla colonna vertebrale allo sterno:

  • decorrono in senso mediolaterale
  • effettuano una torsione a livello dell’angolo della costa, per proseguire in senso anteromediale.
  • Dirigendosi in avanti la costa si torce e mostra superiormente la faccia esterna.

A livello dell’estremità anteriore, è presente una piccola depressione che accoglie la cartilagine costale.
Le coste aumentano di dimensione dalla 1 alla 8°, poi diminuiscono fino alla 12°.

La 1°, la 2° e la 11° e 12° costa presentano caratteristiche peculiari.

La prima costa:

  • la testa si articola solamente con la T1
  • il tubercolo costale è molto sviluppato ed è privo di solco costale
  • nella faccia superiore è presente il tubercolo del muscolo scaleno anteriore, che separa:
    • posteriormente il solco per l’arteria succlavia
    • anteriormente il solco per la vena succlavia.
  • Anteriormente al tubercolo costale si trova anche il tubercolo del muscolo dentato anteriore.

La seconda costa:

  • più lunga della prima
  • ha un orientamento simile
  • nella parte posteriore presenta la tuberosità del dentato anteriore.

Undicesima e dodicesima costa:

  • sono le coste fluttuanti
  • sono brevi e non si articolano con lo sterno
  • non hanno tubercolo e angolo costale
  • si articolano in un punto solo con la T11 e T12.

 

CARTILAGINI COSTALI

Le cartilagini costali hanno la forma simile a quelle delle coste da cui originano:

  • L’estremità laterale è connessa all’estremità anteriore della costa
  • L’estremità mediale è articolata con lo sterno mediante artrodie.
  • La prima cartilagine costale è articolata mediante una sincondrosi e rappresenta un’eccezione.

Nella 8,9,10 costa, la cartilagine costale non si unisce direttamente allo sterno, ma alla cartilagine della 7° costa mediante dei tratti fibrosi.

Nella 11° e 12° costa, la cartilagine termina libera e appuntita.

 

STERNO

Lo sterno è un osso piatto, impari e mediano, posto nella parte anteriore nella gabbia toracica.

È composto da tre porzioni unite da cartilagine ialina o da tessuto osseo, che in senso craniocaudale sono:

  • manubrio
  • corpo
  • processo xifoideo.

Lo sterno è un osso allungato che presenta concavità dorsale:

  • l’asse maggiore è diretto in senso craniocaudale con inclinazione ventrale

Il manubrio dello sterno è la parte più larga dell’osso:

  • sul margine superiore presenta l’incisura giugulare.
  • Lateralmente all’incisura giugulare, le incisure clavicolari.
  • Inferiormente, sul margine laterale, sono visibili le incisure costali, per la prima costa.
  • In prossimità del punto di unione tra corpo e manubrio, lateralmente è presente una incisura per la seconda cartilagine costale.
  • La saldatura dell’articolazione manubriosternale, presenta un rilievo accentuato, detto angolo sternale.

Il corpo dello sterno ha centralmente una superficie rugosa e presenta delle sporgenze date dalla fusione degli abbozzi di ossificazione:

  • ai margini si riscontrano le incisure costali per le coste da 3 a 7

Il processo xifoideo è articolato con l’estremità caudale del corpo:

  • può essere bifido, perforato o mancante.

ARTICOLAZIONI DEL TRONCO.

ARTICOLAZIONI DELLA COLONNA VERTEBRALE

Le articolazioni della colonna vertebrale possono essere classificate in:

  • intrinseche: quelle tra le vertebre
  • estrinseche: articolazioni della colonna con le coste, con il cranio, con le ossa dell’anca.

Tra le articolazioni intrinseche si possono annoverare:

  • art. tra i corpi vertebrali
  • art. tra processi articolari
  • legamenti a distanza.

 

ARTICOLAZIONI TRA I CORPI DELLE VERTEBRE

Le articolazioni tra i corpi vertebrali sono sinfisi che si stabiliscono tra le facce intervertebrali:

  • sono concave
  • rivestite di cartilagine ialina.

Tra le superfici articolari si interpone un disco intervertebrale fibrocartilagineo biconvesso.

L’articolazione è rinforzata da legamenti:

  • longitudinale anteriore
  • longitudinale posteriore.

I dischi intervertebrali sono costituiti da un anello fibroso periferico e da un nucleo polposo centrale:

  • l’anello fibroso è formato da cartilagine fibrosa più abbondante in fibre rispetto a nucleo polposo
    • corrisponde all’epifisi del corpo vertebrale
    • le fibre sono disposte sia concentriche, che a fasci obliqui, che penetrano nei corpi delle vertebre contigue.
  • Il nucleo polposo è molle ed è formato da cartilagine con scarse fibre, molti condrociti, abbondante matrice e acqua:
    • ernia del disco: avviene quando il nucleo polposo fuoriesce da una rottura dell’anello fibroso, formando un’ernia che inficia le formazioni vicine.
  • Le dimensioni dei dischi sono, come quelle dei corpi, sempre maggiori in senso craniocaudale.
  • La presenza dei dischi permette alla colonna movimenti di torsione e inclinazione nei vari piani.

Il legamento longitudinale anteriore è un legamento che si unisce nella parte anteriore ai corpi vertebrali e in parte anche ai dischi intervertebrali:

  • origina dall’osso occipitale
  • termina nella faccia pelvica del sacro.

Il legamento longitudinale posteriore ha forma di fascia sottile ed è posto nel canale vertebrale e decorre:

  • dall’occipitale
  • al canale sacrale.

 

ARTICOLAZIONE TRA PROCESSI ARTICOLARI

Sono artrodie che si stabiliscono tra le faccette articolari inferiori di una vertebra e quelle superiori della vertebra sottostante:

  • le superfici articolari sono solitamente piane
  • solamente nelle vertebre lombari vi sono faccette articolari ricurve, che permettono maggiore mobilità nello scivolamento.

I mezzi di unione tra le faccette sono dati dalle capsule articolari, che si inseriscono in vicinanza delle superfici articolari.


 

LEGAMENTI A DISTANZA

I legamenti a distanza sono legamenti che uniscono parti diverse delle vertebre e comprendono:

  • legamenti gialli
  • legamenti interspinosi
  • legamento sopraspinoso
  • legamenti trasversari.

Il legamenti gialli sono legamenti rettangolari tesi tra il margine inferiore di una lamina vertebrale e il margine inferiore della soprastante:

  • sono due per ogni coppia di vertebre (Dx e sx) e chiudono lo spazio interposto tra le lamine
  • il loro nome è dovuto al colore, il quale dipende dalla ricchezza di fibre elastiche.
  • Delimitano posteriormente il canale vertebrale.

I legamenti interspinosi sono tesi tra i vari processi spinosi:

  • continuano ventralmente nei legamenti gialli

Il legamento sopraspinoso è un cordone fibroso teso dall’osso occipitale fino alla faccia dorsale del sacro:

  • unisce gli apici dei processi spinosi
  • in avanti si fonde con il margine posteriore dei legamenti interspinosi.
  • Diventa molto spesso in posizione caudale a formare il legamento nucale:
    • Teso tra la protuberanza occipitale esterna e il processo spinoso della settima vertebra cervicale.

I legamenti intertrasversari sono fasci fibrosi che uniscono gli apici dei processi trasversi:

  • poco sviluppati nel segmento cervicale
  • aumentano nel tratto lombare e toracico.
  • Nel lombare sono tesi tra:
    • Processo costiforme della vertebra superiore
    • Processo mammillare della vertebra inferiore.

 

 

ARTICOLAZIONE DELLE PRIME DUE VERTEBRE CERVICALI E CON L’OCCIPITALE.

ARTICOLAZIONE ATLANTOCCIPITALE

Condiloartrosi.Si stabilisce tra:

  • condili dell’osso occipitale: convessi e allungati dall’avanti all’indietro e verso l’esterno.
  • faccia articolare superiore delle masse laterali dell’atlante: hanno una forma corrispondente ai condili, ma sono concavi.

L’articolazione è racchiusa da una capsula articolare che si inserisce sul contorno delle superfici articolari.

A rinforzo dell’articolazione sono presenti:

  • membrana atlantooccipitale anteriore: dal contorno anteriore del foro occipitale si fissa sul margine superiore dell’arco anteriore dell’atlante
  • membrana atlantooccipitale posteriore: dal contorno posteriore del foro si inserisce sull’arco posteriore

 

ARTICOLAZIONE ATLANTOASSIALE LATERALE

Costituita da due artrodie che si svolgono tra:

  • faccette articolari inferiori dell’atlante
  • faccette articolari superiori dell’epistrofeo

La capsula articolare diparte dalle superfici articolari delle faccette. L’articolazione è rinforzata da:

  • legamenti atlantoassiale anteriore: margine inferiore dell’arco anteriore dell’atlante >> superficie anteriore del corpo dell’asse.
  • Legamento atlantoassiale posteriore: margine inferiore dell’arco posteriore >> contorno superiore del corpo.

 

ARTICOLAZIONE ATLANTOASSIALE MEDIANA:

Si stabilisce tra:

  • faccia posteriore dell’arco anteriore dell’atlante
  • faccia anteriore del dente dell’epistrofeo.

È una articolazione di tipo trocoide in cui:

  • cilindro pieno: rappresentato dal dente
  • cilindro cavo: rappresentato dalla fossetta del dente dell’atlante e dal legamento trasverso dell’atlante.

La stabilizzazione dell’articolazione atlantoassiale mediana è estremamente complessa, ed è ad opera di numerosi legamenti:

  • legamento dell’apice del dente: si inserisce sul contorno anteriore del foro occipitale e si lega all’apice del dente.
  • Legamenti alari: dal dente si portano sulle superfici mediali dei condili dell’occipitale.
  • Legamento crociato dell’atlante: formato da:
    • Fibre trasversali del legamento trasverso dell’atlante
    • Fibre longitudinali dei fascicoli longitudinali che dipartono dal contorno anteriore del foro dell’occipitale e scendono fino alla faccia posteriore del corpo dell’asse.
  • Membrana tectoria: diparte dal clivo dell’occipitale e si inserisce sulla faccia posteriore del corpo dell’epistrofeo, continuando nel legamento longitudinale posteriore.

 


ARTICOLAZIONI DEL SACRO E DEL COCCIGE.

ARTICOLAZIONE LOMBOSACRALE.

È l’articolazione tra la quinta vertebra lombare e l’osso sacro. Si stipula tra:

  • quinta vertebra lombare: faccia intervertebrale e faccette articolari inferiori
  • osso sacro: superficie ovoidale e processi articolari superiori della sua base.

 

I legamenti che rinforzano l’articolazione sono:

  • soliti legamenti delle altre vertebre:
    • legamento longitudinale (anteriore e posteriore)
    • legamenti interspinoso e soproaspinoso
    • legamento giallo
    • legamento intertrasversario (teso tra il processo costiforme e le ali del sacro)
  • legamento ileolombare, che unisce il processo costiforme della L5 alla cresta iliaca dell’osso dell’anca.

 

ARTICOLAZIONE SACROCOCCIGEA

È una sinfisi che si stabilisce tra:

  • faccetta articolare sull’apice del sacro
  • faccia intervertebrale superiore della prima vertebra coccigea.

Tra le superfici articolari è frapposto un disco fibrocartilagineo.

L’articolazione è rinforzata da cinque legamenti:

  • legamento sacrococcigea anteriore: teso tra la faccia pelvica del sacro e la faccia anteriore del coccige.
  • Legamenti sacrococcigei posteriori, superficiale e profondo: uniscono la faccia dorsale del sacro alla faccia dorsale del coccige.
  • Legamento sacrococcigei laterali: dalle superfici laterali del sacro si portano ai corni del coccige.

 

 MOVIMENTI CONCESSI PER LE ARTICOLAZIONI DEL RACHIDE.

Le caratteristiche delle articolazioni tra i corpi vertebrali e tra i processi articolari delle vertebre consentono una scarsa motilità:

  • è consentito solamente
    • lo scivolamento delle facce articolari
    • deformazione del disco intervertebrale
  • il movimento più ampio è dato dalla somma dei movimenti in tutte le singole articolazioni

Nelle vertebre cervicali:

  • buona possibilità di flessoestensione
  • buona inclinazione laterale
  • rotazione massima possibile a livello dell’articolazione atlantoassiale mediana.

Nel tratto toracico:

  • flessoestensione scarsa
  • inclinazione laterale buona
  • tutti i movimenti sono maggiori nel tratto inferiore.

Nel tratto lombare:

  • buona la flessoestensione, massima a livello dell’articolazione lombosacrale
  • discreta l’inclinazione
  • scarsa la rotazione

Nell’articolazione sacrococcigea:

  • piccoli movimenti di flessoestensione per il coccige
  • questi movimenti aumentano in prossimità del parto nelle donne, facilitando l’espulsione del feto.

 

ARTICOLAZIONI DEL TORACE

 

Le articolazioni del torace comprendono:

  • articolazioni costovertebrali
  • art. sternocostali
  • art. condrocostali
  • art intercondrali
  • art. sternali.

 

ARTICOLAZIONI COSTOVERTEBRALI.

Le coste si articolano posteriormente con le vertebre in due punti, quindi vi sono due tipi di articolazioni costovertebrali:

  • articolazione della testa della costa: articolazione della testa della costa con le faccette articolari costali sui corpi vertebrali.
  • Articolazione costo-trasversaria: articolazione del tubercolo costale con il processo trasverso delle vertebre toraciche.

L’articolazione della testa della costa:

  • tipo: artrodie doppie
  • si stabilisce tra la testa della costa e le faccette articolari costali (inferiore e superiore) delle vertebre contigue.
  • La prima, l’undicesima e la dodicesima costa si articolano con una sola faccia articolare laterale sul corpo vertebrale.

Le superfici articolari sono chiuse da una capsula articolare:

  • si inserisce in vicinanza della rima articolare
  • esternamente è rinforzata dal legamento raggiato.
  • All’interno della capsula è presente il legamento intraarticolare, che divide in due settori la cavità articolare, teso tra:
    • Cresta della testa
    • Anello fibroso del disco intervertebrale

L’articolazione costotrasversaria:

  • si stabilisce tra
    • la faccia articolare del tubercolo costale
    • faccia articolare del processo trasverso.
  • Può essere considerata un’artrodia, nonostante la forma arcuata delle facce articolari.

Il rinforzo avviene ad opera di:

  • capsula articolare, che si fissa sui contorni articolari
  • legamento del tubercolo costale: unisce il tubercolo costale >> apice del processo trasverso
  • Legamenti costotrasversari: sono di tre tipi
    • Interosseo: faccia posteriore del collo della costa >> faccia anteriore del processo trasverso
    • Superiore: margine inferiore del processo trasverso della vertebra soprastante >> margine superiore del collo della costa sottostante.
    • Laterale: margine superiore del collo della costa, vicino al tubercolo >> base del processo trasverso della lamina della vertebra soprastante.

 


ARTICOLAZIONI STERNOCOSTALI

Sono artrodie doppie che si stabiliscono tra:

  • cartilagini costali delle coste vere
  • incisure costali dello sterno.

La prima articolazione sternocostale fa eccezione, è una sincondrosi.

Le cartilagini costali hanno una estremità mediale a forma di cuneo, in cui sono presenti due faccette articolari, separate da una cresta orizzontale.

Le incisure costali hanno due faccette piane convergenti che si adattano al cuneo della cartilagine costale.

Il rinforzo e la fissazione dell’articolazione sono dovuti a:

  • presenza della capsula articolare
  • la capsula è rinforzata da legamento sternocostale raggiato:
    • i fasci si estendono sulla faccia anteriore dello sterno con quelli del legamento sternocostale raggiato della costa opposta, formando la membrana sternale, aderente al periostio.
  • All’interno della capsula articolare è presente anche il legamento sternocostale intraarticolare:
    • Teso tra la cresta della cartilagine ostale e il fondo dell’incisura costale dello sterno
    • Divide in due metà la  cavità articolare.

ARTICOLAZIONI COSTOCONDRALI

Sono sincondrosi che si formano tra:

  • estremità anteriore delle coste
  • estremità laterali delle cartilagini costali.

ARTICOLAZIONI INTERCONDRALI

Sono particolari tipi di giunzione che si stabiliscono tra:

  • cartilagini costali delle coste false
  • cartilagine della 7° costa.

Sono formate da fasci fibrosi.

ARTICOLAZIONI STERNALI

Sono le articolazioni che si formano:

  • tra manubrio e corpo dello sterno
  • tra corpo e processo xifoideo.

L’articolazione manubriosternale:

  • è una sinfisi, in cui è presente un disco fibroso tra le due unità ossee
  • i fasci fibrosi del periostio fungono da rinforzo come dei legamenti.

L’articolazione xifosternale:

  • è una sincondrosi che si trasforma in sinostosi nell’adulto.
  • Si forma tra il corpo dello sterno e il processo xifoideo.

 

MOVIMENTI DELLE ARTICOLAZIONI DEL TORACE
Le faccette articolari sono generalmente piane, nelle articolazioni tra le coste e le vertebre, e tra le coste e lo sterno:

  • permesso leggero scivolamento
  • il movimento dipende dalla somma complessiva dei movimenti delle 12 articolazioni.
  • I movimenti permettono di abbassare e innalzare la gabbia toracica, consentendo la respirazione.
  • Nella respirazione si ha una rotazione delle coste a livello del collo.

 


MUSCOLI DEL DORSO

I muscoli del dorso sono disposti in tre strati sovrapposti:

  • piano superficiale: si trovano muscoli che originano dalla colonna vertebrale e si inseriscono a livello degli arti.
  • Strato intermedio: sono presenti muscoli che dalle vertebre si postano alle coste.
  • Strato profondo: vi sono i muscoli del dorso propriamente detti, che hanno origine e inserzione sulla colonna vertebrale.

 

MUSCOLI SPINOAPPENDICOLARI.

I muscoli del dorso superficiali sono anche detti muscoli spino appendicolari. Sono cinque muscoli che si dispongono in due strati:

  • superficialmente vi sono
    • trapezio
    • grande dorsale
  • profondamente
    • piccolo romboide
    • grande romboide
    • elevatore della scapola

TRAPEZIO

Il trapezio  è un ampio muscolo appiattito di forma triangolare, che forma una losanga che si estende dalla nuca fino alla porzione inferiore del torace.

Sono distinguibili tre parti del muscolo:

  • parte discendente
  • parte trasversa
  • parte ascendente.

 

La parte discendente:

  • origine: linea nucale superiore, protuberanza occipitale esterna e legamento nucale.
  • Inserzione: terzo laterale del margine posteriore della clavicola.

La parte trasversa:

  • origine: processi spinosi e legamenti interspinosi delle vertebre da C7 a T3.
  • Inserzione: sul margine mediale dell’acromion (scapola) e sul margine posteriore della spina della scapola.

La parte ascendente:

  • origine: processi interspinosi e legamenti trasversi delle vertebre toraciche dalla T3 alla T12.
  • Inserzione: nel margine mediale della scapola, nel punto in cui diparte la spina.

Azione: Il muscolo trapezio ha origine e inserzione interscambiabili, a seconda del movimento che deve compiere, poiché prende un punto fisso differente:

  • se il punto fisso è sulla colonna:
    • parte discendente >> innalza la scapola
    • parte trasversa >> sposta medialmente la scapola
    • parte ascendente >> abbassa la scapola.
  • Se il punto fisso è la scapola:
    • Se si contrae da una sola parte >> inclina la testa dal lato di contrazione
    • Se si contrae bilateralmente solleva il tronco.

 

GRANDE DORSALE

Il grande dorsale è un muscolo appiattito che si trova nello strato più superficiale dei muscoli spino appendicolari. Ha forma triangolare e riveste la parte postero-laterale della regione lombare:

  • origine: tutto il muscolo confluisce nella fascia toracolombare, che si lega a:
    • processi spinosi delle ultime 6/7 vertebre toraciche
    • processi spinosi delle vertebre lombari
    • cresta sacrale media del sacro
    • labbro esterno del terzo posteriore della cresta iliaca.
  • Inserzione: i fasci si dirigono superiormente e lateralmente, passando dorsalmente alle ultime 3/4 coste, inserendosi nella cresta del tubercolo minore dell’omero.

Azione: anche il grande dorsale, come il trapezio, ha dei movimenti differenti a seconda di come si prenda il punto fisso:

  • punto fisso sul tronco >> porta indietro l’omero (estensione del braccio).
  • Punto fisso sull’omero >> solleva il tronco e le coste.

 

MUSCOLI PICCOLO E GRANDE ROMBOIDE

I muscoli piccolo e grande romboide sono posti profondamente al muscolo trapezio e uniscono la colonna vertebrale con il margine mediale della scapola.

I due ventri muscolari si dirigono paralleli e si affiancano anche nelle origini e nelle inserzioni.

Azione: entrambi i muscoli spostano medialmente la scapola.

Il muscolo piccolo romboide:

  • origine: legamento nucale e processo spinoso della vertebra prominente (C7)
  • inserzione: margine mediale della scapola, vicino all’origine della spina.

Il muscolo grande romboide, è separato da un sottile spazio dal piccolo romboide:

  • origine: processi spinosi delle prime quattro vertebre toraciche (T1-T4)
  • inserzione: margine mediale della scapola, sotto all’origine della spina.

MUSCOLO ELEVATORE DELLA SCAPOLA.

Il muscolo elevatore della scapola è posto profondamente al muscolo trapezio e si porta dalla regione posterolaterale del collo al margine mediale della scapola.

  • Origine: dai tubercoli posteriori dei processi trasversi delle prime quattro o cinque vertebre.
  • Inserzione: si inserisce nel margine mediale della scapola, superiormente all’origine della spina.
  • Azione: solleva la scapola e la sposta medialmente.

 

MUSCOLI SPINOCOSTALI.

I muscoli del piano intermedio sono detti anche spino costali, poiché uniscono la colonna vertebrale alle coste.

Sono muscoli dai ventri appiattiti, posti profondamente ai muscoli spinoappendicolari. Sono uniti dalla lamina posteriore della fascia toracolombare e sono:

  • dentato posteriore inferiore
  • dentato posteriore superiore.

Il muscolo dentato posteriore superiore:

  • origine: processi spinosi delle ultime due vertebre cervicali e dalle prime due toraciche
  • direzione: i fasci si dirigono in basso e lateralmente.
  • inserzione: faccia esterna delle coste, dalla seconda alla quinta
  • azione: solleva le coste (atto dell’inspirazione).

Il muscolo dentato posteriore inferiore:

  • origine: lamina posteriore della fascia toracolombare
  • direzione: si porta in alto e lateralmente
  • inserzione: faccia esterna delle ultime quattro coste.
  • Azione: abbassa le coste (muscolo espiratorio).

 

 

MUSCOLI PROPRI DEL DORSO O SPINODORSALI

I muscoli del piano profondo sono situati a ridosso della colonna vertebrale nel solco compreso tra i processi spinosi delle vertebre e gli angoli costali:

  • sono numerosi s disposti in piani sovrapposti
  • si estendono dalla base del cranio alla faccia posteriore del sacro
  • sono muscoli propri del dorso e agiscono modificando l’assetto della colonna vertebrale.
  • Rivestiti dalla lamina inferiore della fascia toracolombare, che li separa da tutti gli altri muscoli degli strati più superficiali.

I muscoli propri del dorso sono costituiti da:

  • muscoli spinotrasversari
  • muscolo erettore della colonna
  • muscoli trasversospinali
  • muscoli interspinosi
  • muscoli intertrasversari.

 

MUSCOLI SPINOTRASVERSARI.

I muscoli spinotrasversari sono rappresentati da:

  • Muscolo splenio della testa
  • Muscolo splenio del collo.

Il muscolo splenio della testa è situato

  • Profondamente al trapezio, allo sternocleidomastoideo e al dentato posteriore superiore
  • Superficialmente al muscolo erettore della colonna.

Origine: parte inferiore del legamento nucale e processi spinosi della vertebra prominente, delle T1 e T2.
Direzione: si dirige in alto e lateralmente.
Inserzione: due terzi anteriori della linea nucale superiore e al processo mastoideo del temporale.

Azione: dipende dalla relazione con il controlaterale:

  • inclina la testa dirigendola dal proprio lato se si contrae da una parte sola,
  • se si contrae da entrambe i lati, provoca l’estensione della testa.

Il muscolo splenio del collo è situato:

  • profondamente a dentato posteriore superiore e romboidi
  • superficialmente al muscolo erettore della colonna.

La topografia del muscolo splenio del collo

  • Origine: processi spinosi della T3,T4 e T5
  • Direzione: in alto e lateralmente
  • Inserzione: processi trasversi delle prime tre vertebre cervicali.
  • Azione: estende il tratto cervicale della colonna.

 

MUSCOLO ERETTORE DELLA COLONNA

Il muscolo erettore della colonna è un lungo muscolo, esteso dal sacro alla nuca, in cui si possono distinguere tre parti:

  • ileocostale: fascio più laterale
  • lunghissimo: intermedio, più interno
  • spinale: mediale.

Il muscolo ileocostale si può suddividere in due tratti:

  • ileocostale dei lombi: è suddiviso a sua volta in una parte lombare e una parte toracica:
    • ileocostale dei lombi lombare:
      • origina: dal labbro esterno della cresta iliaca e dalla lamina posteriore della fascia toracolombare.
      • Inserzione:  in angolo delle ultime otto coste.
    • Ileocostale dei lombi toracico:
      • Origine: angolo delle ultime sei coste
      • Inserzione:angolo delle prime sei coste e processo trasverso della vertebra prominente.

 

  • Ileocostale del collo:
    • Origine: angoli delle prime cinque o sei vertebre
    • Inserzione:processi trasversi della 4° 5° 6° vertebre cervicali.

Il muscolo lunghissimo, situato in posizione intermedia tra l’ileocostale e lo spinale, può essere suddiviso in tre parti:

  • muscolo lunghissimo del torace:
    • origine: faccia dorsale del sacro e processi spinosi delle ultime vertebre lombari.
    • Inserzione: possiede inserzioni doppie per ogni tratto vertebrale. Lateralmente s’inserisce ai processi costiformi (tratto lombare) e agli angoli di ogni costa. Medialmente ai processi accessori delle vertebre lombari e ai processi trasversi delle vertebre toraciche.
  • Muscolo lunghissimo del collo:
    • origina: dai processi trasversi delle prime 6 vertebre toraciche
    • inserzione: tubercoli posteriori delle vertebre cervicali da C2 a C5.
  • Muscolo lunghissimo della testa:
    • Origine: processi trasversi delle prime vertebre toraciche  e delle ultime 5 cervicali (da C7 a C3).
    • Inserzione: processo mastoideo del temporale.

Il muscolo spinale è il più mediale dei muscoli erettori della colonna e anche esso è diviso in tre parti:

  • muscolo spinale del torace:
    • origine: dai processi spinosi delle prime tre vertebre lombari e delle ultime tre toraciche
    • inserzione: processi spinosi delle toraciche dalla 2° alla 9°.
  • muscolo spinale del collo:
    • origine: processi spinosi delle prime due vertebre toraciche e dalle ultime 2 cervicali
    • inserzione: processi spinosi della seconda, terza e quarta vertebra cervicale.
  • muscolo spinale della testa:
    • origine: ha origini come lo spinale del collo (ha origine in T1 e T2, C6 e C7).
    • inserzione: tra la linea nucale superiore e quella inferiore sull’osso occipitale, dopo essersi fuso con il muscolo semispinale della testa.

 

Azioni: i muscoli erettori della colonna vertebrale hanno movimenti che estendono la colonna, indispensabili per il mantenimento della stazione eretta:

  • Se i muscoli si contraggono da un solo lato inclinano la colonna

I muscoli che s’inseriscono a livello della testa la inclinano, seguendo il lato di contrazione.

 

MUSCOLI TRASVERSOSPINALI

I muscoli trasversospinali si estendono dal sacro alla base del cranio e sono posti profondamente  al muscolo erettore della colonna.

Originano dai processi trasversi delle vertebre e si inseriscono nei processi spinosi.

Sono divisi in tre parti:

  • muscoli semispinali
  • muscoli multifidi
  • muscoli rotatori

Il muscolo semispinale è il muscolo più superficiale ed è costituito da:

  • muscolo semispinale del torace:
    • origine: processi trasversi delle ultime tre vertebre toraciche
    • inserzione: prime sei vertebre toraciche e ultime due cervicali.
  • Muscolo semispinale del collo:
    • Origina: dai processi trasversi delle prime 6 vertebre toraciche
    • Inserzione: processi spinosi delle vertebre cervicali (C2- C5).
  • Muscolo semispinale della testa:
    • Origine: dai processi trasversi delle vertebre da C4 a T6
    • Inserzione: sulla squama dell’osso occipitale, tra le due linee nucali.

Il muscolo multifido è anch’esso suddiviso in tre parti:

  • Muscolo multifido del torace.
  • Muscolo multifido del collo.
  • Muscolo multifido della testa.

I fasci del muscolo multifido si estendono dalla faccia posteriore del sacro all’asse:

  • sono piccoli fasci muscolari che hanno.
    • Origine: processi trasversi
    • Inserzione: nei processi spinosi da una a quattro vertebre soprastanti.

I muscoli rotatori sono i più profondi dei muscoli trasversospinali s possono essere suddivisi in:

  • rotatori dei lombi
  • rotatori del torace
  • rotatori del collo

Sono costituiti da piccoli fasci muscolari che:

  • origine: processo trasverso
  • inserzione: processo spinoso della vertebra sovrastante.

Azione: i muscoli trasversospinali estendono la colonna vertebrale e la ruotano dal lato opposto alla contrazione.

I muscoli che si inseriscono a livello dell’occipitale  estendono la testa e la ruotano dal lato opposto.

 

 

MUSCOLI INTERSPINOSI

I muscoli interspinosi  sono muscoli che si posizionano lateralmente ai legamenti interspinosi e hanno:

  • origine: sul processo spinoso, nella faccia superiore
  • inserzione: sul processo spinoso della vertebra soprastante, nella faccia inferiore.
  • Azione: sono estensori della colonna.

 

MUSCOLI INTERTRASVERSARI

I muscoli intertrasversari sono tesi tra i processi trasversi delle vertebre contigue.

Sono distinguibili in tre tratti a seconda dei processi trasversi:

  • intertrasversari cervicali: sono doppi, una anteriore e uno posteriore al processo trasverso
  • intertrasversari toracici: sono singoli oppure assenti.
  • Intertrasversari lombari: sono doppi e tesi tra i processi costiformi.

Azione: inclinano la colonna vertebrale dal proprio lato di contrazione. Se si contraggono su due lati la stabilizzano.

 

FASCE DEI MUSCOLI DORSALI

I muscoli del dorso, sono rivestiti da una lamina connettivale, che è distinguibile in due tratti:

  • fascia nucale
  • fascia toracolombare

La fascia nucale è situata tra i muscoli trapezio e splenio della testa:

  • lateralmente continua con la fascia cervicale superficiale
  • medialmente si unisce al legamento  nucale
  • in alto aderisce alla squama dell’osso occipitale
  • in basso si sdoppia e avvolge il dentato posteriore superiore.

La fascia toracolombare riveste i muscoli propri del dorso sdoppiandosi in due lamine:

  • lamina posteriore o superficiale:
    • superiormente è contigua con la fascia nucale.
    • Riveste il muscolo erettore della colonna
    • Posteriormente si fissa al labbro esterno della cresta iliaca.
    • Medialmente si inserisce ai processi trasversi delle vertebre toraciche e lombari e alla cresta sacrale media.
    • Lateralmente si inserisce con gli angoli costali e alla cresta iliaca. Dove non può legarsi alle coste prosegue anteriormente nella lamina profonda.
  • lamina anteriore o profonda:
    • è limitata al tratto lombare
    • posta tra
      • muscolo erettore della colonna (verso l’esterno)
      • muscoli quadrato dei lombi e ileo psoas (all’interno)
    • superiormente si fissa alla 12° costa
    • inferiormente si giunta al labbro interno della cresta iliaca
    • lateralmente si unisce alla lamina posteriore
    • medialmente si unisce ai processi costiformi delle vertebre lombari da L1 a L4.

MUSCOLI DEL COLLO

 

In relazione alla loro posizione rispetto al rachide, i muscoli del collo si suddividono in:

  • Anteriori
  • Laterali
  • Suboccipitali.

I muscoli suboccipitali sono situati profondamente ai muscoli del dorso, e comprendono anche parte di alcuni muscoli anteriori profondi.

MUSCOLI ANTERIORI DEL COLLO.

Anteriormente al rachide si possono individuare sue strati:

  • superficiale, che comprende i muscoli sopraioidei e sottoioidei.
  • Profondo, direttamente davanti alle vertebre cervicali, che vede protagonisti i muscoli prevertebrali.

 

MUSCOLI SOPRAIOIDEI.

I muscoli sopraioidei sono posti tra il cranio e l’osso ioide compresi in uno sdoppiamento della lamina superficiale della fascia cervicale. Comprendono i muscoli:

  • miloioideo
  • digastrico
  • stiloioideo
  • genioioideo.

Azione: Prendendo come origine il cranio, i muscoli sopraioidei sollevano l’osso ioide.

 

Il muscolo digastrico forma un’arcata che unisce il processo mastoideo del temporale alla mandibola, mediante due ventri e un tendine intermedio, che si fissa sull’osso ioide:

  • ventre anteriore: origina dalla fossa digastrica sul margine interno del corpo della mandibola e si porta al tendine intermedio.
    • Azione: abbassa la mandibola, se prende come punto fisso l’osso ioide.
  • Ventre posteriore: dal tendine intermedio si porta al processo mastoideo.
    • Azione: estende la testa.

Il muscolo stiloioideo è un muscolo fusiforme, che unisce l’osso temporale, in prossimità del processo stiloideo, all’osso ioide:

  • nella sua inserzione sull’osso ioide si sdoppia e accoglie in mezzo il tendine intermedio del muscolo digastrico
  • passa anteriormente al ventre posteriore del muscolo digastrico
  • azione: sposta indietro l’osso ioide.

Il muscolo miloioideo è una ampia lamina muscolare che unisce la mandibola all’osso ioide:

  • origina dalla linea miloioidea sul corpo della mandibola e si inserisce sull’osso ioide e nella parte mediana si fonde in una linea (rafe miloioideo) con il controlaterale.
  • Passa profondamente al ventre anteriore del digastrico
  • Separa la cavità orale inferiore dallo spazio sopraioideo.

Il muscolo genioioideo unisce la mandibola all’osso ioide, è posto superiormente al muscolo miloioideo e contribuisce a formare il pavimento della bocca.

Azione: il muscolo genioioideo e miloioideo contribuiscono a portare in avanti l’osso ioide.


MUSCOLI SOTTOIOIDEI.

I muscoli sottoioidei sono quattro muscoli pari, posti tra l’osso ioide e il tronco rivestiti da guaine fasciali che derivano dalla fascia cervicale media.

I muscoli sottoioidei comprendono:

  • muscolo sternoioideo: è il più mediale e unisce lo sterno e la clavicola all’osso ioide
  • muscolo omoioideo: unisce l’osso ioide alla scapola. È più laterale dello sternoioideo. È un muscolo digastrico, costituito da:
    • ventre superiore, si inserisce medialmente sull’osso ioide.
    • tendine intermedio. Posta sotto lo sternocleidomastoideo
    • ventre inferiore, è l’origine, sull’incisura del margine superiore della clavicola.
  • Muscolo sternotiroioideo: è situato profondamente al muscolo sternoioideo e unisce lo sterno alla laringe. Origina dallo sterno e si inserisce sulla linea esterna della cartilagine della laringe.
  • Muscolo tiroioideo: è  la continuazione superiore del muscolo sternotiroioideo, che raggiunge l’osso ioide.

Azioni: Tutti i muscoli sottoioidei, contraendosi abbassano l’osso ioide.
Il muscolo omoioideo tende anche la fascia cervicale media.
Il muscolo sternoioideo abbassa la laringe, mentre il muscolo tiroioideo la alza.

 

MUSCOLI PREVERTEBRALI.

I muscoli prevertebrali sono muscoli situati profondamente nel collo, anteriormente al rachide cervicale, ricoperti dalla fascia cervicale profonda.

Comprendono i muscoli:

  • retto anteriore della testa
  • lungo del collo
  • lungo della testa.

Il muscolo retto anteriore della testa è un breve muscolo situato tra la base del cranio e la C1:

  • origina dalla massa laterale dell’atlante
  • si dirige in alto medialmente e si inserisce sulla faccia inferiore della parte basilare del foro dell’occipitale.
  • Azioni: flette la testa

Il muscolo lungo del collo unisce le vertebre da C5 a T3 con le prime vertebre cervicali:

  • formato da tre fasci di fibre
  • le fibre collegano i tubercoli e i corpi vertebrali.
  • Azioni: se si contrae da un solo lato inclina la testa lateralmente, se si contrae da entrambi, flette la testa in avanti.

Il muscolo lungo della testa unisce la superficie inferiore dell’osso occipitale alle vertebre cervicali, decorrendo ventralmente al muscolo lungo del collo:

  • azione: se si contrae da un solo lato inclina la testa lateralmente, se si contrae da entrambi, flette la testa in avanti.

 


MUSCOLI LATERALI DEL COLLO

I muscoli laterali del collo comprendono:

  • platisma (muscolo cutaneo)
  • sternocleidomastoideo
  • muscoli scaleni
  • retto laterale della testa.

 

Il muscolo platisma è una lamina ampia e sottile contenuta nel connettivo sottocutaneo, superficialmente alla fascia cervicale superficiale:

  • azione:
    • stira e corruga la cute del collo
    • abbassa la mandibola
    • sposta in basso la commessura labiale.

Il muscolo retto laterale della testa è un piccolo muscolo situato tra la C1 e la base del cranio:

  • origina dalla massa laterale dell’atlante
  • si porta in alto e lateralmente
  • si inserisce a livello della faccia inferiore del processo giugulare dell’osso occipitale.
  • Azione: inclina la testa dal lato di contrazione.

 

MUSCOLI SCALENI.

I muscoli scaleni sono situati profondamente allo sternocleidomastoideo, lateralmente alla colonna vertebrale nel tratto cervicale:

  • Collegano le vertebre cervicali alle prime due coste.
  • Sono tre muscoli detti:
    • Muscolo scaleno anteriore
    • Muscolo scaleno medio.
    • Muscolo scaleno posteriore

 

Il muscolo scaleno anteriore:

  • Origine: tubercoli anteriori dei processi trasversi delle vertebre da C3 a C6.
  • Direzione: si porta in basso
  • Inserzione: tubercolo per il muscolo scaleno sulla 1° costa.

Il muscolo scaleno medio :

  • origine: processi trasversi delle ultime 6 vertebre cervicali, tra i due tubercoli.
  • inserzione: faccia superiore della prima costa, posteriormente al solco per la vena succlavia.

Il muscolo scaleno posteriore:

  • origine: tubercoli posteriori dei processi trasversi delle ultime 3/4 vertebre cervicali
  • inserzione: faccia superiore della seconda costa.

Rif anatomico-clinico: tra lo scaleno medio e quello anteriore, nella regione sopraclavicolare è presente il punto di repere per l’arteria succlavia, che irrora gli arti superiori.

Azioni. La loro funzione dipende dal punto fisso:

  • punto fisso sulla colonna >> innalzamento delle coste (inspiratori)
  • punto fisso sulle coste >> inclinazione della colonna.

 

MUSCOLO STERNOCLEIDOMASTOIDEO

Il muscolo sternocleidomastoideo è un robusto muscolo di tipo bicipite situato nella parte anterolaterale del collo:

  • origine: ha due capi articolari di origine:
    • capo sternale: manubrio dello sterno, margine sup.
    • capo clavicolare: origina dal quarto mediale della faccia superiore della clavicola.
  • Direzione: i capi d’origine si fondono in un unico ventre quadrilatero e spesso
  • Inserzione: processo mastoideo e parte anteriore della linea nucale superiore.
  • Avvolgimento: è avvolto in uno sdoppiamento della fascia cervicale superficiale.

Azione. Il movimento prodotto dallo sternocleidomastoideo dipende sia da quale punto si prende come origine, sia dalla relazione con il controlaterale:

  • se l’origine è sullo sterno e sulla clavicola:
    • contrazione singola >> rotazione della testa dal lato opposto
    • contrazione del controlaterale >> estensione della testa
  • se l’origine è sul cranio >> solleva il torace, fungendo da muscolo inspiratorio.

 

MUSCOLI SUBOCCIPITALI

I muscoli suboccipitali sono posti profondamente attorno alla colonna cervicale. Uniscono le prime due vertebre alla superficie inferiore dell’osso occipitale.

I muscoli suboccipitali comprendono:

  • piccolo retto posteriore della testa: origina con un’apertura a ventaglio dal tubercolo posteriore dell’atlante e si inserisce sotto la linea nucale inferiore
  • grande retto posteriore della testa: più superficiale rispetto al piccolo retto posteriore, origina dal processo spinoso dell’epistrofeo e si inserisce lateralmente al piccolo retto.
  • Obliquo superiore della testa: origina dalle masse laterali e sin inserisce a fianco al muscolo grande retto sulla squama dell’occipitale.
  • Obliquo inferiore della testa: origina dalla parete laterale del processo spinoso dell’epistrofeo e si inserisce sulla massa laterale dell’atlante.

Azione. Sono principalmente tutti estensori della testa.
Il muscolo grande retto posteriore e l’obliquo inferiore ruotano la testa, mentre il muscolo obliquo superiore inclina la testa dal proprio lato di contrazione.

 

FASCE DEL COLLO

Nel collo vi sono delle fasce connettivali che avvolgono i vari strati di muscoli e organi cervicali.

Si possono descrivere:

  • fascia cervicale superficiale
  • fascia cervicale media
  • fascia cervicale profonda.

 

FASCIA CERVICALE SUPERFICIALE

La lamina cervicale superficiale riveste esternamente tutto il collo, ed origina dalla sinfisi mentoniera continuando:

  • in alto con le fasce della faccia
  • in basso con le fasce pettorali e deltoidea
  • posteriormente con la fascia nucale.

In prossimità della linea mediana la lamina è inspessita, aderisce alla lamina cervicale media e forma la linea alba del collo.

Lateralmente si sdoppia e accoglie il muscolo sternocleidomastoideo. In seguito si riunifica, ma posteriormente si sdoppia nuovamente per accogliere il trapezio.

Si fissa:

  • in alto: con la sinfisi mentoniera, con il processo mastoideo del temporale, con la linea nucale superiore, fino alla protuberanza occ. Esterna.
  • In basso: aderisce al manubrio dello sterno sdoppiandosi in due foglietti che si legano ai margini. Posteriormente avvolge il trapezio, passando superiormente ai muscoli scaleni e fissandosi ai processi trasversi delle vertebre cervicali.

 

FASCIA CERVICALE MEDIA

La fascia cervicale media (o lamina pretracheale) è posta profondamente alla lamina superficiale, tra l’osso ioide e l’apertura superiore del torace.

Avvolge, nei suoi sdoppiamenti, i muscoli sottoioidei.

La lamina ha la forma di un trapezio, in cui:

  • la base maggiore corrisponde all’apertura superiore del torace
  • la base minore all’osso ioide
  • lateralmente termina con l’avvolgimento del muscolo omoioideo, ma prosegue con una sottile lamina connettivale fino a fondersi posteriormente con la fascia cervicale profonda.

Nella parte anteriore circonda il fascio vascolonevroso del collo, formando la guaina carotidea.

In prossimità dell’apertura superiore del torace, si fissa alla faccia posteriore del manubrio dello sterno e al margine posteriore della clavicola:

  • dietro al manubrio si origina uno sdoppiamento posteriore, che:
    • divide il mediastino in parte anteriore  e posteriore
    • giunge fino al pericardio.

 

FASCIA CERVICALE PROFONDA

La fascia cervicale profonda o lamina prevertebrale è tesa tra la base del cranio e le prime vertebre toraciche:

  • posta ventralmente ai muscoli prevertebrali e scaleni
  • dorsalmente alla faringe, all’esofago e al fascio vascolonevroso del collo

Origina in alto dalla faccia inferiore del’osso occipitale nella sua parte basilare, si fissa lateralmente ai tubercoli anteriori delle vertebre cervicali.

Termina nel torace, disperdendosi a ridosso delle prime due o tre vertebre toraciche.

Gli organi cervicali sono posti tra la faccia anteriore della fascia profonda e quella posteriore della fascia media.


MUSCOLI DEL TORACE

 

La muscolatura del torace segue la divisione in:

  • muscoli intrinseci: muscoli che hanno sia origine che inserzione a livello del torace
  • muscoli estrinseci: muscoli che hanno origine o inserzione che non appartengono al torace.

 

MUSCOLI ESTRINSECI

I muscoli estrinseci del torace comprendono:

  • muscoli spinoappendicolari: vedi muscoli del dorso
  • muscoli spino costali: vedi muscoli del dorso
  • muscoli toracoappendicolari: originano dal torace e si inseriscono sugli arti superiori.
    • Grande pettorale
    • Piccolo pettorale
    • Muscolo succlavio
    • Muscolo dentato anteriore.
  • muscolo diaframma.

MUSCOLO GRANDE PETTORALE

Il muscolo grande pettorale ha forma di ventaglio e unisce la superficie ventrale del torace con l’omero.

Delimita la parete anteriore della cavità ascellare.

Origine: È un muscolo formato da tre capi:

  • parte clavicolare: origina dalla metà mediale del margine anteriore della clavicola
  • parte sternocostale: origina dalla faccia anteriore dello sterno e dalla seconda alla sesta cartilagine costale.
  • parte addominale: origina dalla parte superiore della lamina anteriore della guaina dei muscoli retti.

Direzione: si dirige lateralmente, verso la spalla.
Inserzione: al tubercolo maggiore dell’omero, con un robusto tendine appiattito.
Azione: adduce e ruota internamente l’omero. Se prende un punto fisso sull’omero è un muscolo inspiratorio accessorio.

La faccia superficiale del grande pettorale è in rapporto con la ghiandola mammaria. La faccia profonda è in rapporto con il piccolo pettorale e i muscoli intercostali.

Tra il margine superiore del pettorale e il margine inferiore del deltoide:

  • triangolo deltoide-pettorale. Da passaggio alla vena cefalica.

 

MUSCOLO PICCOLO PETTORALE

 

Il muscolo piccolo pettorale è posto profondamente al grande pettorale:

  • origine: 2°, 3°, 4° costa, con tre digitazioni
  • direzione: in alto e lateralmente
  • inserzione: processo coracoideo della scapola.
  • azione: l’azione dipende da cosa si prende come punto fisso:
    • torace >> abbassa la scapola
    • scapola >> solleva le coste (inspirazione).

 

MUSCOLO SUCCLAVIO.

Il muscolo succlavio è un muscolo di piccole dimensioni posto tra la prima costa e la clavicola:

  • origine: facce superiori della 1° costa.
  • Inserzione: faccia inferiore laterale della clavicola, nel solco per il muscolo succlavio.
  • Azione: abbassa la clavicola.

 

MUSCOLO DENTATO ANTERIORE

Il muscolo dentato anteriore è un ampio muscolo piatto, situato nella parte laterale della gabbia toracica:

  • origine: faccia laterale delle coste da 1 a 10, ha delle digitazioni che si intersecano con quelle dell’obliquo esterno dell’addome.
  • Direzione: dorsalmente.
  • Inserzione: margine mediale della scapola.
  • Azione: sposta la scapola anteriormente ed esternamente e solleva le coste.

 

MUSCOLO DIAFRAMMA.

Il muscolo diaframma è costituito da un’ampia lamina, fortemente convessa in alto, che comprende:

  • centro tendineo: porzione fibrosa
  • porzione muscolare esterna, suddivisa in tre parti:
    • parte lombare
    • parte sternale
    • parte costale.

È il più importante muscolo respiratorio:

  • a riposo ha un apice che giunge alla quarta costa, internamente alla gabbia toracica
  • contraendosi, si abbassa di circa due coste.

Separa la cavità addominale da quella toracica.
La parte lombare, classicamente si illustra come costituita da tre fasci tendinei d’origine a destra e tre a sinistra, detti pilastri:

  • pilastro mediale:
    • origina dai corpi della 2° 3° 4° vertebre lombari
    • tra i pilastri mediali destro e sinistro è presente un’arcata fibrosa, detta legamento arcuato.
    • Dal legamento arcuato originano due fasci muscolari, che si incrociano e permettono la formazione di due orifizi:
      • Orifizio aortico: è quello posteriore e inferiore, a ridosso delle vertebre. Vi passano l’aorta e il dotto toracico (linfatico)
      • Orifizio esofageo: è quello superiore e anteriore in cui passano l’esofago e i nervi vaghi.
  • Pilastro intermedio: sono più piccoli e originano dai corpi della 3° vertebra lombare.
  • Pilastro laterale:
    • Origine: processi costiformi della 2° vertebra lombare.
    • Ciascun pilastro, subito dopo l’origine si divide in due arcate, andando a fondersi con il legamento arcuato dei pilastri mediali:
      • Legamento arcuato mediano: si fissa ai corpi della L2 e L1 e al disco intervertebrale, circondando il muscolo grande psoas.
      • Legamento arcuato laterale: si inserisce alla 12° costa in corrispondenza dell’estremità superiore del quadrato dei lombi.

La parte lombare prevede fibre muscolari che dipartono dalle ultime 6 coste e si interdigitano con il muscolo trasverso dell’addome:

  • tra la parte costale e quella lombare è presente un interstizio fibroso triangolare, detto trigono lombocostale.
  • Tra la parte sternale e quella costale è presente una struttura simile, detta trigono sternocostale.

La parte sternale del diaframma origina dalla faccia posteriore del processo xifoideo dello sterno.

Il centro tendineo è una porzione fibrosa a forma di trifoglio in cui si possono individuare le foglie anteriore, destra e sinistra:

  • tra la foglia anteriore e quella di destra è presente il grosso orifizio della vena cava, in cui passa la vena cava inferiore.

La fascia diaframmatica riveste

  • la faccia superiore del muscolo diaframma, separandolo da pericardio e pleura
  • la faccia inferiore, separando il muscolo dal peritoneo parietale.

Azione. Il diaframma interviene nella meccanica dell’inspirazione, se si contrae

  • solleva le ultime sei coste
  • si abbassa di un paio di coste
  • amplia la cavità toracica determinando l’inspirazione.

Quando si rialza permette la meccanica dell’espirazione.

 


MUSCOLI INTRINSECI DEL TORACE

I muscoli intrinseci del torace comprendono:

  • muscoli elevatori delle coste
  • muscoli intercostali
  • muscoli sottocostali
  • muscolo traverso del torace.

MUSCOLI ELEVATORI DELLE COSTE

I muscoli elevatori delle coste sono dodici paia di piccoli muscoli triangolari, con apice in alto, situati nella parte profonda del dorso lateralmente al rachide:

  • origine: dai processi trasversi delle vertebre C7-T11
  • inserzione: margine superiore della costa sottostante tra il tubercolo e l’angolo costale.
  • Azione: sollevano le coste, agendo come inspiratori.

Questi, i più comuni sono detti muscoli elevatori delle coste brevi, ma vi possono essere anche muscoli, nella parte inferiore del torace, che raggiungono anche coste più in basso, sono perciò detti lunghi.

MUSCOLI INTERCOSTALI

Sono delle lamine muscolari che occupano gli spazi intercostali. Si suddividono in:

  • muscoli intercostali esterni
  • muscoli intercostali interni
  • muscoli intercostali intimi

I muscoli intercostali esterni:

  • origine: margine inferiore delle coste
  • direzione: in basso e in avanti
  • inserzione: margine superiore della costa sottostante
  • azione: muscoli inspiratori, alzano le coste.

I muscoli intercostali interni sono più profondi:

  • origine: labbro mediale del solco costale
  • direzione: indietro e in basso, dall’angolo costale allo sterno
  • inserzione: margine inferiore della costa sottostante
  • azione: espirazione.

I muscoli intercostali intimi sono presenti solamente nel tratto tra la linea ascellare media e lo sterno:

  • origine: margine inferiore della costa
  • direzione
  • inserzione: margine superiore della costa sottostante.
  • Azione: abbassano le coste

MUSCOLI SOTTOCOSTALI

I muscoli sottocostali sono al’interno della gabbia toracica, in prossimità delle estremità posteriori degli spazi intercostali:

  • originano dalla faccia interna della costa
  • si dirigono in basso e medialmente
  • si inseriscono alla faccia interna della costa successiva.
  • Azione: abbassano le coste, favorendo l’espirazione.

MUSCOLO TRASVERSO DEL TORACE

Il trasverso del torace è un muscolo appiattito che si trova sulla faccia interna, parete anteriore, del torace:

  • origina: dalla faccia posteriore dello sterno (corpo e xifoideo)
  • direzione: in alto e lateralmente in cinque lamine
  • inserzione: faccia interna delle cartilagini costali dalla 2 alla 6.
  • Azione: abbassa le cartilagini costali, agendo da muscolo espiratorio.

FASCE DEL TORACE

Sono due le fasce principali del torace:

  • fascia toracica: continua la fascia pettorale e ricopre i muscoli intercostali esterni.
  • Fascia endotoracica: riveste internamente alla gabbia, i muscoli intercostali interni, intimi e sottocostali, separandoli dalla pleura.

MUSCOLI DEL TORACE

 

I muscoli dell’addome sono distinti in:

  • Anterolaterali
  • Posteriori.

 

MUSCOLI ANTEROLATERALI DELL’ADDOME

I muscoli anterolaterali dell’addome sono rappresentati da:

  • muscoli anteriori:
    • retto anteriore dell’addome
    • piramidale.
  • muscoli laterali, appiattiti e sovrapposti, che in corrispondenza delle loro inserzioni inferiori delimitano il canale inguinale:
    • obliquo esterno
    • obliquo interno
    • trasverso dell’addome

 

MUSCOLO RETTO ANTERIORE DELL’ADDOME

Il muscolo retto anteriore dell’addome è un muscolo simmetrico, costituito da una lamina muscolare spessa che si estende dalla pelvi al torace:

  • origine: 3 capi >> facce esterne della 5° 6° 7° cartilagine costale e processo xifoideo dello sterno.
  • Inserzione: le fibre scendono verticalmente e confluiscono in un grosso tendine che s’inserisce sul tubercolo pubico e sulla sinfisi pubica.
  • È rivestito dalla guaina del muscolo retto dell’addome, una aponeurosi dei muscoli laterali dell’addome.
  • È interrotto da 3/4 lamine tendinee, dette iscrizioni tendinee.
  • Azione: abbassa le coste (espiratorio), aumenta la pressione addominale, flette il torace sulla pelvi.

MUSCOLO OBLIQUO ESTERNO DELL’ADDOME.

Il muscolo obliquo esterno dell’addome è formato da una ampia lamina, appiattita, che decorre posteroanteriormente e verso il basso, andando dalla gabbia toracica fino alla pelvi.

Possiede un’ampia aponeurosi, che contribuisce a formare:

  • legamento inguinale
  • anello inguinale superficiale
  • guaina dei retti
  • linea alba.

La sua sistematica prevede:

  • origine: faccia esterna delle ultime otto coste, incrociandosi con il dentato anteriore
  • inserzione: le inserzioni avvengono in luoghi differenti,
    • i fasci che originano dalle ultime tre coste >> cresta iliaca, labbro esterno.
    • Gli altri fasci proseguono nell’aponeurosi, che si dirige in basso ventralmente.
  • Rivestimento: è rivestito da fasce
    • Esternamente >> fascia superficiale dell’addome.
    • Internamente >> fascia intermedia dell’addome, che riveste esternamente l’obliquo interno dell’addome.
  • Azione: è un muscolo che può avere differenti azioni.
    •  Se l’inserzione è considerata sulle coste >> espiratorio, poiché le abbassa.
    • Se si contrae da un solo lato >> ruota  il torace dalla parte opposta, inclina la colonna dal proprio lato.
    • Se si contrae da entrambi i lati >> flette la colonna lombare
    • Aumenta la pressione dell’addome.

L’aponeurosi ha fibre che si inseriscono in luoghi differenti:

  • fibre mediali: contribuiscono a formare la guaina dei retti e, con il controlaterale, la linea alba.
  • Fibre inferiori: formano tra la spina iliaca anterosuperiore e il tubercolo pubico:
    • Legamento inguinale
    • Pilastri laterale e mediale dell’anello inguinale superficiale.

 

MUSCOLO OBLIQUO INFERIORE DELL’ADDOME.

IL muscolo obliquo interno dell’addome è un’ampia lamina muscolare che si trova profondamente all’obliquo esterno:

  • si porta con decorso obliquo in verso l’alto decorrendo dorso-ventralmente

La sistematica del muscolo prevede:

  • origine: terzo laterale del legamento inguinale, spina iliaca anteriore superiore, fascia toracolombare.
  • Direzione: caudo-cranialmente e dorso ventralmente (dal basso indietro all’alto in avanti).
  • Inserzione: ha due differenti punti di inserzione a seconda dei fasci che si considerano:
    • Fasci posteriori: margine inferiore delle ultime tre cartilagini costali.
    • Fasci mediali: continuano con un’aponeurosi che forma  guaina dei retti e la linea alba.
  • Azione:
    • se si contrae da un solo lato >> inclinazione del tratto lombare del rachide in quel lato.
    • Se si contrae bilateralmente >> flessione del tratto lombare.

Gli avvolgimenti delle varie fasce e le fasce formate sono:

  • avvolgimento inferiore: fascia addominale profonda.
  • Avvolgimento superiore: fascia addominale intermedia.
  • Il margine inferiore dell’aponeurosi, che si unisce a quella del muscolo trasverso, si inserisce al margine superiore del pube, formando il tendine congiunto (o falce inguinale).

Dimorfismo sessuale: nel maschio alcuni fasci dell’obliquo anteriore si uniscono ad altri fasci originati dal tubercolo pubico, formando il muscolo cremastere:

  • è attorno al funicolo spermatico e al testicolo
  • solleva la gonade.

 

MUSCOLO TRASVERSO DELL’ADDOME.

Il muscolo trasverso dell’addome è un muscolo profondo, al di sotto dell’obliquo interno ed esterno:

  • formato da una porzione di fibre muscolari appiattite e da un’ampia aponeurosi.
  • Le fibre sono disposte trasversalmente, in direzione postero-anteriore.

La sistematica del muscolo prevede:

  • origine: faccia interna delle ultime 6 cartilagini costali,labbro interno della cresta iliaca, fascia toracolombare.
  • Direzione: si dirige dorso-ventralmente per formare anteriormente
  • Inserzione: aponeurosi ampia che contribuisce a formare la guaina dei retti e la linea alba.
  • Azione: contraendosi abbassa le coste e agisce da espiratore. Insieme ai muscoli obliqui, aumenta la pressione addominale, favorendo lo svuotamento dei visceri.

La parte inferiore dell’aponeurosi si unisce con quella dell’obliquo interno e forma il tendine congiunto.


MUSCOLI POSTERIORI DELL’ADDOME.

I muscoli posteriori dell’addome sono:

  • quadrato dei lombi.
  • Ileopsoas (vedi arto inferiore).
  • piccolo psoas (vedi arto inferiore).

MUSCOLO QUADRATO DEI LOMBI

IL muscolo quadrato dei lombi è un muscolo appiattito, quadrilatero teso tra:

  • dodicesima costa
  • cresta iliaca.

La sistematica prevede la suddivisione in due fasci:

  • fascio posteriore:
    • origine: labbro interno della cresta iliaca e legamento ileolombare
    • inserzione: processi costiformi delle prime 4 vertebre lombari e margine inferiore della 12° costa.
  • Fascio anteriore:
    • Origine: processi costiformi da L2-L4
    • Inserzione: 12° costa.

Azione: abbassa la 12° costa, inclina lateralmente la colonna lombare e la pelvi.


FASCE E DISPOSITIVI DEL TORACE

I muscoli dell’addome sono rivestiti da dispositivi fibrosi:

  • fascia di rivestimento dell’addome
  • fascia trasversale.

I muscoli retti sono rivestiti da una aponeurosi, la guaina dei muscoli retti che prosegue dai muscoli:

  • obliquo esterno
  • obliquo interno
  • trasverso dell’addome.

 

FASCIA DI RIVESTIMENTO DELL’ADDOME

La fascia di rivestimento dell’addome è posta superficialmente ai muscoli dell’addome, profondamente alla cute. È divisa in tre sottili lamine.

  • fascia di rivestimento superficiale: ricopre la faccia esterna del muscolo obliquo esterno dell’addome:
    • medialmente si fonde con la guaina dei muscoli retti
    • in basso forma il legamento sospensore del pene o del clitoride e continua andando a costituire la fascia spermatica esterna, che riveste il cordone spermatico.
  • Fascia di rivestimento intermedia: posta tra l’obliquo esterno e l’obliquo interno.
  • Fascia di rivestimento profonda: situata tra l’obliquo interno e il muscolo trasverso.

 

FASCIA TRASVERSALE

La fascia trasversale riveste la superficie interna del muscolo trasverso dell’addome, separandola dal peritoneo parietale e dalla cavità addominale.

La fascia trasversale è una lamina fibrosa quadrata che presenta quattro margini:

  • margine posteriore: si porta a rivestire le facce anteriori dei muscoli quadrato dei lombi e grande psoas.
  • Margine anteriore: forma parte della guaina dei muscoli retti e a livello della linea mediana prosegue con il controlaterale.
  • Margine superiore: continua con la fascia che riveste inferiormente il diaframma (fascia diaframmatica inferiore)
  • Margine inferiore: si fissa a margine superiore della pelvi e al margine posteriore del legamento inguinale, proseguendo nella fascia iliaca.

GUAINA DEI MUSCOLI RETTI ANTERIORI

La guaina dei retti anteriori del’addome, è un dispositivo che racchiude il muscolo retto anteriore dell’addome.

È costituito dalle aponeurosi dei muscoli obliquo esterno e trasverso dell’addome, completato dalla fascia trasversale.

Nella guaina si descrivono due lamine:

  • lamina anteriore: riveste anteriormente il muscolo retto anteriore dell’addome. Formata da:
    • tre quarti supreiori >> aponeurosi del muscolo obliquo esterno e dalla lamina di sdoppiamento  anteriore dell’obliquo interno.
    • Quarto inferiore  >> anche dall’aponeurosi del muscolo trasverso
  • Lamina posteriore: riveste posteriormente i retti dell’addome. Formata da:
    • Tre quarti superiori >> foglietto posteriore dell’obliquo interno, aponeurosi del trasverso dell’addome e fascia trasversale.
    • Quarto inferiore >> solamente dalla fascia trasversale.

Il punto di passaggio tra il rivestimento posteriore della guaina con le aponeurosi a quello con la sola fascia trasversale si chiama linea arcuata.
LINEA ALBA

La linea alba dell’addome è una linea fibrosa situata tra i margini mediali dei muscoli retti dell’addome:

  • decorre dal processo xifoideo dello sterno fino al margine superiore della sinfisi pubica
  • formato dall’incrocio sulla linea mediana delle aponeurosi dell’obliquo interno e del trasverso dell’addome.
  • La linea alba si interrompe a livello dell’ombelico a formare l’anello ombelicale.

 

LEGAMENTO INGUINALE.

Il legamento inguinale è un cordone fibroso, costituito dalle fibre inferiori dell’aponeurosi del muscolo obliquo esterno, teso tra:

  • spina iliaca anteriore superiore
  • tubercolo pubico.

Nel legamento inguinale si possono descrivere:

  • faccia superiore: è concava, che nella parte mediale accoglie il cordone spermatico nel maschio e il legamento rotondo dell’utero nella femmina
  • faccia inferiore: aderisce alla fascia del muscolo ileopsoas, contenuto nella lacuna dei muscoli insieme al nervo femorale lateralmente. Medialmente vi è la lacuna dei vasi ricoperta dall’avventizia.
  • Faccia anteriore: continua dall’aponeurosi del muscolo obliquo dell’addome.
  • Faccia posteriore: corrisponde al tratto ileo pubico della fascia trasversale.

Dalla parte mediale, origina un fascio che si dirige dorsalmente per inserirsi sulla linea pettinea, detto legamento lacunare:

  • delimita medialmente la lacuna dei vasi.

Dalla faccia inferiore del legamento inguinale parte l’arco ileo pettineo.


CANALE INGUINALE

Il canale inguinale è un passaggio posto tra:

  • il margine inferiore e le aponeurosi dei muscoli larghi dell’addome,
  • legamento inguinale.

Nel maschio: da passaggio alla gonade nel feto che deve raggiungere lo scroto e nell’adulto al cordone spermatico. Il canale è più corto rispetto alla femmina (circa 4 cm) e più ampio.

Nella femmina: attraversato dal legamento rotondo dell’utero. Il canale è più lungo e più stretto.

Nel canale inguinale si possono descrivere:

  • due aperture: anello inguinale superficiale e anello inguinale profondo.
  • 4 pareti: inferiore, superiore anteriore e posteriore.

L’anello inguinale superficiale è formato dalla porzione inferiore dell’aponeurosi del muscolo obliquo esterno dell’addome:

  • pilastro laterale: formato dalle fibre che dipartono dalla spina iliaca e si dirigono verso il tubercolo pubico
  • pilastro mediale: fibre che raggiungono la sinfisi pubica.
  • Fibre intercurali: sono fibre perpendicolari ai pilastri che chiudono superiormente e lateralmente la fessura delle fibre che costituiscono i pilastri.
  • Legamento inguinale riflesso: deriva dalle fibre dell’aponeurosi dell’obliquo esterno controlaterale che superano la linea mediana. Delimita medialmente l’anello.

L’anello inguinale profondo corrisponde al punto in cui nel feto il peritoneo e la fascia trasversa dell’addome si invaginano per accompagnare la discesa nel testicolo nello scroto:

  • delimitato medialmente dal legamento interfoveolare
  • nell’adulto da passaggio ai componenti del cordone spermatico o al legamento rotondo dell’utero.

La parete superiore del canale inguinale corrisponde a:

  • margine inferiore dell’obliquo interno e trasverso dell’addome

La parete inferiore corrisponde alla metà mediale del legamento inguinale (accoglie il cordone spermatico).

La parete anteriore è costituita dall’aponeurosi del muscolo obliquo esterno, che aderisce al legamento inguinale.

La parete posteriore è formata dalla fascia trasversale che si fissa al margine posteriore del legamento inguinale. Il legamento, in questo punto è rinforzato:

  • medialmente dal tendine congiunto (o falce inguinale).
  • Lateralmente dal legamento interfoveolare.

Rif anatomico-clinico: Il canale inguinale ha enorme importanza clinica, poiché è il punto in cui vanno ad estrinsecarsi le ernie inguinali:

  • la parete posteriore è la più debole
  • può essere spinta in avanti per permettere la formazione di sacche erniarie.

 

Fonte: http://www.bluejayway.it/Enrico_Colombos_Page/Medicina_files/ANATOMIA%20UMANA%20-%20locomotore.doc

Sito web da visitare: http://www.bluejayway.it/Enrico_Colombos_Page/

Autore del testo: Rezzani

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