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Lo scheletro rappresenta la struttura
portante del nostro corpo. E’ costituito da
206 ossa, collegate tra loro da articolazioni
e muscoli.
Le ossa possono essere piatte (cranio e
scapole), corte (vertebre, mani e piedi),
lunghe (arti) in base alla loro funzione.
La loro superficie è irregolare con
prominenze e depressioni che servono per i
punti di intersezione dei tendini e dei
legamenti.
All’esterno il tessuto osseo è compatto e rivestito dal periostio, una sottile membrana che svolge funzioni di protezione e nutrizione; all’interno vi è una struttura detta trabecolare formata da tessuto spugnoso. Lo scheletro continua a crescere dalla nascita fino all’età adulta grazie alla presenza della cartilagine di coniugazione.
Lo scheletro svolge funzioni di sostegno della struttura corporea, di protezione di alcuni delicati organi interni e metaboliche, in quanto consente la regolazione del calcio nel sangue. Il midollo osseo, contenuto all’interno delle ossa lunghe, produce globuli rossi e le piastrine che passano nel sangue.
La crescita ossea dipende in particolare dall’apporto di vitamine con l’alimentazione soprattutto nel periodo di sviluppo.
La colonna vertebrale è formata da vertebre, tra una vertebra e l’altra si trova il disco invertebrale, una struttura cartilaginea che ha la funzione di un vero e proprio ammortizzatore.
La colonna vertebrale frontalmente ha un decorso rettilineo, mentre sul piano saggitale presenta un’alternanza di quattro curve: lordosi cervicale (7 vertebre), cifosi dorsale (12 vertebre), lordosi lombare (5 vertebre), cifosi sacro-coccigea.
Le mani e i piedi sono formati da un insieme di piccole ossa in grado di articolarsi tra loro e consentire movimenti ridotti e precisi. Nel piede si hanno 26 ossa che si articolano tra loro formando una struttura che garantisce un efficace adattamento al peso del corpo.
Le 27 ossa della mano si caratterizzano per la capacità del pollice di opporsi alle altre dita
La frattura è la rottura di un osso in seguito ad un evento traumatico:
-fratture complete, quando si formano due monconi ossei non più in contatto tra loro, che possono a loro volta risultare. Chiuse, quando non esiste lacerazione delle parti molli;
Esposte, quando si accompagna alla frattura la lacerazione delle parti molli e l’osso fuoriesce dalla cute.
-fratture incomplete, quando l’integrità della parte esterna dell’osso riesce a mantenere il contatto tra i due frammenti.
Le fratture possono essere provocate da un:
-trauma diretto, cioè una lacerazione ossea direttamente evidenziata nel punto di applicazione dell’agente esterno.
-da trauma indiretto, cioè la sollecitazione o il trauma provocano la lesione a distanza dal punto in cui sono applicati.
PERIOSTITE: È l’infiammazione acuta o cronica del periostio, cioè della membrana che avvolge la superficie ossea. Il processo infiammatorio può essere provocato da forti tensioni tendinee. Gli stress possono derivare da elevati carichi di allenamento, da superfici e terreni di gioco particolarmente rigidi, da variazioni nelle calzature.
Per il recupero è necessario il riposo in quanto i tessuti lesionati devono poter recuperare la loro integrità.
TRAUMA CRANICO Un colpo violento al capo può provocare il tipico “bernoccolo”.
In traumatologia sportiva non sono stati pochi i casi di ematoma interno (sottodurale) che hanno portato alla morte.
Occorre prestare attenzione: se la persona appare frastornata, denuncia nausea o difficoltà nel mantenere l’equilibrio in posizione eretta si possono sospettare lesioni ossee della scatola cranica o lesioni interne.
In questo caso è urgente rivolgersi al Pronto Soccorso e fare gli esami (radiografia, TAC, RM) di accertamento.
Le articolazioni sono strutture che collegano le ossa tra loro e ne consentono i movimenti. Le articolazioni più mobili sono quelle degli arti, che si caratterizzano per la presenza di una capsula articolare, che ricopre le due ossa, di legamenti che servono a rinforzare l’articolazione e della membrana sinoviale che, all’interno, produce il liquido sinoviale, una sorta di lubrificante che evita fenomeni di attrito durante i movimenti e che consente il nutrimento della cartilagine delle superfici ossee.
Le articolazioni mobili sono definite diartrosi.
Vi sono anche articolazioni che consentono poca mobilità (sinartrosi) caratterizzate dalla presenza di tessuto connettivo tra due ossa contigue; ad esempio le suture (nel cranio), le sinfisi (nel pube) e le articolazioni tra la coste e le vertebre.
Le diartrosi possono consentire movimenti su piani diversi (es. spalla, anca).
Nel lavoro articolare è fondamentale anche il ruolo dei muscoli e delle fasce, che condizionano il movimento e svolgono l’importante funzione di ammortizzare gli urti meccanici cui viene ininterrottamente sottoposta l’articolazione stessa. Nelle caviglie e nei polsi vi sono spesso strati di tessuto connettivo che serve a stabilizzare l’articolazione durante i movimenti.
In alcune articolazioni i dischi fibrosi hanno il compito di assorbire e distribuire i carichi (menisco, disco intervertebrale)
Articolazione a troclea: superficie a forma di carrucola convessa che si inserisce su un’altra superficie concava (es. gomito, falangi dita)
Articolazione a trocoide: con una superficie articolare si forma un cilindro convesso che scorre lateralmente su una superficie cava (es. radio e ulna)
Articolazione a sella: formata da due superfici a forma di sella, una concava l’altra convessa. Consente movimenti di flessione, estensione, abduzione e adduzione. (es. mano)
Articolazione condilodea: due estremi a forma ovoidale, una concava e l’altra convessa, consentono movimenti prevalentemente sui due assi (es. metacarpo).
Articolazione enartrosi: i capi articolari sono a segmento di sfera con una estremità concava e l’altra convessa (es. anca, spalla)
Articolazione artrodia: capi articolari pianeggianti consentono una limitata capacità di movimento (es. clavicole e vertebre)
DISTORSIONE Un movimento molto brusco che porta le superfici articolari ad allontanarsi tra loro ed ecco la classica distorsione: il trauma è momentaneo e le ossa restano integre, ma la capsula e i legamenti, sottoposti ad una brusca trazione, possono subire delle lesioni più o meno gravi.
Il livello di gravità di una distorsione si valuta dal grado di distorsione dei legamenti, che possono risultare:
-illesi (distrazione)
-parzialmente lesi (stiramento)
-lacerato in buona parte o totalmente (distorsione grave)
La lussazione è la perdita definitiva, completa e permanente dei normali rapporti tra capi ossei di un’articolazione, che, spostati dalla loro sede naturale, non sono in grado di tornare al loro posto.
La gravità della lussazione sta nel fatto che il capo articolare fuoriesce dalla sede con la possibilità di comprimere , nella nuova posizione assunta, vene, arterie, o terminazioni nervose.
Un ‘colpo di frusta’ è sistema vestibolare oculomotore un meccanismo distorsivo a carico del tratto cervicale.
La rapidità dell’urto fa rovesciare indietro la testa, per poi riportarla in avanti. Le conseguenze possono essere la cervicalgia e contratture muscolari, alterazioni funzionali a carico del sistema vestibolare e oculomotore, per arrivare a vere e proprie infrazioni a carico delle vertebre.
L’artrosi è una malattia delle articolazioni caratterizzata dalla degenerazione e assottigliamenti delle cartilagini articolari e che arriva all’usura della struttura ossea. Tra le cause alcune sono di natura congenita, , altre dovute ad alterazioni nutritive conseguenti a processi infiammatori o disturbi del metabolismo.
OSTEOCONDRITE DISSECONTE È una patologia che colpisce le cartilagini articolari, dove una porzione di essa può staccarsi dall’osso e formare un piccolo vuoto.
Colpisce soprattutto la popolazione degli adolescenti che praticano con continuità attività sportive.
Fonte: http://data.over-blog-kiwi.com/0/66/04/42/ob_f6b748_scheletro-e-articolazioni.docx
Sito web da visitare: http://data.over-blog-kiwi.com/
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