Osteogenesi imperfetta

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Osteogenesi imperfetta

Definizione.
L'osteogenesi imperfetta (O.I.) è una malattia ereditaria che provoca accentuata fragilità delle ossa. Le persone che ne sono affette subiscono fratture apparentemente spontanee, o in seguito a traumi lievi, e le loro ossa possono subire delle deformazioni.

Le diverse forme di Osteogenesi Imperfetta.
Si conoscono 4 tipi di O.I. (secondo la classificazione proposta da David Sillence nel 1979) , ma bisogna tenere presente che il tipo di sintomi e la loro gravità sono estremamente variabili da una persona all'altra, e spesso la classificazione in una di queste categorie può essere riduttiva. In ordine di gravità decrescente si possono comunque riconoscere 4 forme:

Tipo II (forma precoce o forma letale di Vrolik). E' la forma più grave. I neonati hanno ossa fragilissime e nascono già con fratture alle ossa lunghe, originatesi durante la gravidanza. La gabbia toracica è ristretta e le sclere (il "bianco" degli occhi) sono di colore blu. La maggior parte di questi neonati purtroppo muore a breve tempo dalla nascita.
Tipo III. E' di gravità intermedia fra la forma II e IV. La statura è molto bassa, le ossa lunghe sono deformate, i denti sono spesso fragili e si cariano presto perchè anche il

tessuto dentale, costituito da collagene, può risultare alterato (dentinogenesi imperfetta). In alcuni casi le ossa possono essere molto deboli e rendere difficile (se non impossibile ) la deambulazione.
Tipo IV. E' di gravità intermedia fra la forma III e la forma I. La statura è generalmente piuttosto bassa, le ossa lunghe moderatamente deformate, è presente dentinogenesi imperfetta e può comparire ipoacusia o sordità in età adulta. Di solito le deformità scheletriche sono moderate e non compromettono la deambulazione autonoma.
Tipo I (forma tarda o di Lobstein). E' la forma più lieve, piu’ comune e anche quella che presenta i sintomi più omogenei, perchè il difetto biochimico di base consiste in una ridotta produzione di collagene I che però non è qualitativamente alterato. I bambini affetti da O.I. di tipo I generalmente cominciano a presentare fratture quando iniziano a camminare. Le fratture si ricompongono velocemente, e se vengono ben curate non danno luogo a deformazioni gravi. Le sclere sono spesso di colore azzurrognolo (a causa della scarsità di collagene, che lascia trasparire i tessuti più scuri che stanno sotto). La statura è appena più bassa della media. I problemi uditivi (ipoacusia o sordità) sono frequenti e tendono a comparire in età adulta. Altri sintomi a volte presenti sono scoliosi, lassità dei legamenti e disturbi alle valvole cardiache (insufficienza mitralica e aortica). La frequenza delle fratture rimane costante durante l’infanzia e si riduce dopo l’inizio della pubertà; può eventualmente aumentare di nuovo dopo la menopausa nelle donne e piu’ tardivamente negli uomini.

Come si manifesta.
Le persone affette da O.I. subiscono fratture apparentemente spontanee, o in seguito a traumi lievi, e le loro ossa possono subire delle deformazioni. In mancanza di una diagnosi di O.I., alcuni bambini con fratture multiple inspiegabili sono stati scambiati per bambini maltrattati ed i loro genitori hanno perfino rischiato problemi giudiziari, che naturalmente si sono risolti al momento della diagnosi di O.I. Esistono casi documentati di questo tipo negli Stati Uniti. Non è il caso di allarmarsi eccessivamente per questa evenienza, l'importante è che nei casi sospetti l'O.I. venga diagnosticata tempestivamente

per evitare inutili traumi familiari che si aggiungono alla malattia stessa. Le persone affette da O.I. hanno un'intelligenza assolutamente normale e molte di loro sono creative, combattive e piene di iniziativa.

Le cause.
In quasi tutte le persone affette da O.I. un’ alterazione genetica colpisce uno dei due geni situati sui cromosomi 7 e 17, rispettivamente responsabili della produzione del collagene di tipo I. Il collagene è una proteina che può formare lunghe e resistenti fibre, che formano il tessuto connettivo del derma e delle articolazioni e costituiscono "l'impalcatura" di base su cui vengono costruite le ossa. Le mutazioni sono di vari tipi e possono comportare alterazioni della proteina collagene più o meno gravi, a seconda della loro natura molecolare e della loro posizione all'interno di uno o dell’altro dei due geni collagenici. Per questo la O.I. può presentarsi in diverse forme, a seconda del tipo di alterazione genetica.

            Come si trasmette.
Per comprendere i rischi di trasmissione ereditaria dell'O.I. è bene distinguere fra casi familiari (che ricorrono cioè all'interno della stessa famiglia) e casi sporadici (cioè casi isolati, che non compaiono più di una volta nella stessa famiglia). Le forme meno gravi (tipo I e IV) hanno talvolta carattere familiare e si trasmettono geneticamente secondo una modalità chiamata autosomica dominante. Questo significa che una persona affetta ogni volta che si riproduce ha il 50% di probabilità di avere un figlio affetto, indipendentemente dal sesso. Nelle malattie dominanti non esistono portatori sani: questo significa che se nessuno dei congiunti presenta segni clinici della malattia, la nascita di un figlio o di una figlia affetti da O.I. è da considerarsi un evento sporadico, e questo è valido per tutte le forme di O.I. Oggi è chiaro che tutte le forme di O.I. hanno una trasmissione di tipo autosomico dominante. I casi sporadici (cioè la nascita di figli malati da genitori sani) riguardano particolarmente le forme più gravi (tipo II e III). Nei casi sporadici, l'alterazione genetica (mutazione) che causa la malattia non era presente nel

patrimonio genetico dei genitori ma si è verificata al momento della formazione delle cellule germinali (spermatozoi o ovuli). Nei casi sporadici, per gli stessi genitori la possibilità di avere un altro figlio malato è bassa e simile a quella di tutte le altre coppie sane. In una piccola percentuale di casi di O.I. la probabilità di avere un altro bambino/a malato/a è però un po’ piu’ elevata, a causa di un meccanismo genetico particolare chiamato chimerismo germinale. E' sempre consigliabile che le coppie interessate si rivolgano ad un consulente genetico per poter valutare caso per caso l’eventuale rischio di ricorrenza.

La diagnosi.
La diagnosi viene posta in base a criteri clinici ed attraverso esami radiologici. Esiste anche un test biochimico (che solo alcuni laboratori effettuano) che permette di valutare le alterazioni del collagene su un piccolo pezzo di pelle prelevato al paziente. Nel diagnosticare l'O.I., il medico dovrà escludere altre condizioni che possono presentare sintomi simili, come i deficit nutritivi, alcuni tumori, alcune malattie ereditarie (come la condrodisplasia e l'ipofosfatasia) e perfino i maltrattamenti infantili. La diagnosi prenatale si può effettuare tramite l'ecografia, fra la 15a e la 20a settimana di gravidanza. L'esame del DNA è possibile nei casi familiari, o comunque quando sia già stata identificata l’alterazione genetica nel congiunto affetto. Generalmente soggetti con O.I. non imparentati hanno sempre difetti genetici diversi, per questo gli aspetti clinici sono molto eterogenei.

La terapia.
Non esiste attualmente un trattamento risolutivo. Tuttavia, nonostante i problemi anche gravi della malattia, per le persone affette da O.I. la qualità della vita può essere piena e soddisfacente, ed alcune cure possono essere di aiuto. Risultati molto incoraggianti provengono dalle recenti sperimentazioni di trattamento, sia in età pediatrica sia in età adulta, con i bisfosfonati, farmaci che inibiscono il riassorbimento osseo, già utilizzati per la cura dell’osteoporosi degli anziani. Questo tipo di trattamento farmacologico nell’O.I.

ha mostrato sostanziali miglioramenti nella densità minerale ossea, nella riduzione del dolore cronico e del numero delle fratture. Per i problemi relativi a deformità scheletriche, buoni risultati vengono raggiunti con il trattamento ortopedico (tutori, corsetti, deambulatori) ed eventualmente con la terapia chirurgica. Per immobilizzare gli arti fratturati si può ricorrere ad apparecchi di trazione, invece che ai gessi, permettendo una migliore mobilità. A seconda dei casi, l'ortopedico potrà anche decidere sull'utilità di impiantare un chiodo endomidollare nei bambini più grandi, per rafforzare l'osso dall'interno. La terapia fisica e riabilitativa, sport come il nuoto, giocano un ruolo importante verso l’obiettivo di conseguire il massimo della funzionalità e della autonomia relativamente a ciascuna forma di O.I. L'ipoacusia può essere trattata sostituendo lo stapedio con una protesi. Un grave problema può essere costituito dal dolore alle ossa e ai muscoli, che può deteriorare la qualità della vita, il lavoro e i rapporti sociali, e che è da combattere con tutti i mezzi a disposizione. Anche il supporto psicologico è molto importante ed aiuta le persone colpite da O.I. a raggiungere traguardi difficili ma non impossibili, come ad esempio quello di riuscire a mantenere una posizione eretta, almeno per un certo tempo, aiutando ad aumentare la mineralizzazione dell'osso.
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“…l’amore si eleva al di sopra del dritto e del rovescio del mondo. L’amore non ha mai perso.” (C. Cannavò, E li chiamano disabili, ed. Rizzoli, 2005)


Approfondimento tratto da Telethon con la consulenza scientifica della prof.ssa M. Mottes, Università degli Studi di Verona,

 

Fonte: http://sos-teniamoci.pbworks.com/f/Tesina+in+CL-+Osteogenesi.doc

Sito web da visitare: http://sos-teniamoci.pbworks.com

Autore del testo: Di Dio Michelantonio

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