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A cura di Rossella Iuliano
IL SISTEMA LINFATICO
PREMESSA
Il sistema linfatico è sempre stato noto, sin dai tempi di Ippocrate, come il “sangue bianco” dell’organismo. Esso è la parte del sistema immunitario usato per rimuovere fluidi e proteine dai tessuti ed immetterli nel torrente sanguigno. Le parti identificate come componenti del sistema linfatico sono: interstizio, vasi linfatici, organi linfatici e cellule migranti[1]. Tale sistema è coinvolto in molte malattie come cancro, linfoedema, asma e vari tipi di infiammazione e proprio per questo motivo chi opera nel settore sanitario necessita di rivolgere particolare attenzione alla struttura e alla funzione dei vasi linfatici, con tutte le loro ramificazioni che essi dirigono verso il dotto toracico e il dotto linfatico destro, fino alle grandi vene .
Linfoma di Hodgkin
STRUTTURA E FUNZIONE
Studi su materiale umano morto o proveniente da biopsie hanno rivelato molte difficoltà nella differenziazione di capillari sanguigni e vasi linfatici, soprattutto considerando che anche i secondi posseggono una sorta di valvole [2]. Tuttavia nel 1990 la linfangiogenesi e l’endotelio dei capillari linfatici furono analizzati con la conseguente scoperta del fattore di crescita endoteliale dei vasi “recettore-3” e del suo ligando VEGF-C, insieme ad altre molecole specifiche per il sistema linfatico[3]. Baruk e associati hanno descritto l’effetto dei fattori di crescita sui vasi linfatici di topi affetti da infezione cronica del tratto respiratorio. L’inibizione del VEGFR-3 non ha permesso ai vasi linfatici di crescere ma non è accaduto lo stesso ai vasi sanguigni, mentre i fattori VEGF-C e VEGF-D, sono stati capaci di causare l’effetto contrario. Un altro risultato importante è stato ottenuto da Banjeri e associati [4] quando hanno visualizzato l’endotelio dei vasi linfatici grazie agli anticorpi LYVE-1, cioè marcatori di una proteina sulla superficie di questo tessuto.
Ad ogni modo sia i vasi sanguigni che quelli linfatici sono essenziali per la microcircolazione del tessuto connettivo lasso [5], composto dai due tipi di vasi e dal proprio interstizio. L’ultimo contiene la matrice, varie fibre (collagene, fibre reticolari ed elastiche) e della sostanza amorfa (glicosaminoglicani, proteoglicani e glicoproteine). L’acido ialuronico è il glicosaminoglicano che agisce come base di supporto per le cellule immunizzate ed è degradato nei linfonodi regionali o nel fegato dopo essere stato rilasciato nel flusso sanguigno [6]. I leucociti, invece, fuoriescono dal sangue e riconoscono gli antigeni per difendere il corpo da possibili attacchi esterni di organismi estranei. Ma il filtraggio nei capillari sanguigni e nelle venule deve essere controllato poiché può risultare pericoloso, provocando edemi se il drenaggio è insufficiente [7]. L’edema viene evitato grazie alla filtrazione, al riassorbimento nei capillari sanguigni e alla purificazione nei capillari linfatici. Essi prelevano le proteine plasmatiche quando il fluido edematoso ha una quantità di proteine maggiore di 10 grammi per litro ma, in tal caso, possono anche attivarsi i macrofagi provocando la proteolisi. I vasi linfatici, inoltre, muovono il fluido contro il gradiente idrostatico attraverso le loro contrazioni, regolate dalle catecolamine, che stimolano i nervi adrenergici e colinergici nelle pareti dei vasi stessi. Ma questo sistema trasporta anche le cellule del sangue, come è stato osservato nelle pecore e negli agnelli [8] ed è stato descritto anche un ricircolo fisiologico dei linfociti dalla linfa postnodale al torrente sanguigno presente nelle venule endoteliali [9]. Dopo di esso i linfociti migrano dal sangue alla linfa [10] e tale ciclo si ripete ogni 12-24 ore; se non vengono trovati antigeni i linfociti muoiono [11]. In caso di infiammazione i linfociti T entrano nei vasi linfatici grazie al recettore chemochina CCR7 [12] ; lo stesso ricircolo dal tessuto periferico è stato riscontrato anche durante lo sviluppo ontogenetico [13], proprio per assicurare che la migrazione cellulare diretta al torrente sanguigno sia idonea ad assicurare la risposta immunitaria . Per questo motivo è molto importante il ruolo dei vasi linfatici afferenti, dato che trasportano le cellule dai nodi linfatici regionali, incluse le cellule dendritiche, le quali presentano antigeni ai linfociti T prima di entrare nella linfa prenodale. La linfa afferente contiene anche cellule apototiche, e non mancano detriti cellulari nei vasi linfatici della membrana sinoviale [14]. Ma la funzione di drenaggio riconosciuta a questo sistema anche nella membrana sinoviale sarebbe da collegarsi all’esistenza di giunzioni specializzate inter-endoteliali [15]. Le estensioni esterne delle cellule endoteliali , infatti, sono ancorate al tessuto connettivo, ma quelle interne possono entrare nei capillari linfatici e creare una comunicazione tra queste e l’interstizio. Quando la pressione nel tessuto connettivo cresce sensibilmente , le estensioni interne coprono quelle esterne e a causa di questa funzione, oltre che per la loro morfologia, le giunzioni inter-endoteliali vengono chiamate valvole primarie.
Foto 1. Linfonodo
CONCLUSIONI
Il tessuto linfatico si pone come garante del mantenimento dei tessuti, in quanto assicura la risposta immunitaria trasportando i linfociti, stimolando la produzione di anticorpi ed evocando l’attivazione dei linfonodi. Inoltre esso è coinvolto nella migrazione delle cellule neoplastiche, le quali passano attraverso i suoi vasi ma vengono distrutte, nel migliore dei casi, prima di provocare una metastasi.
Foto 2. Infiltrazione della capsula linfonodale da parte delle cellule neoplastiche.
BIBLIOGRAFIA
Fonte: http://www.salearning.org/focus/linfatico_ita.docx
Sito web da visitare: http://www.salearning.org
Autore del testo: sopra indicato nel documento di origine
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