Rivoluzione Industriale e la moda

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Rivoluzione Industriale e la moda

Società e costume                                                                                    Storia della Moda


Prima di indagare su come la Rivoluzione Industriale, fenomeno sviluppatosi in Inghilterra tra la fine del XVIII secolo e l’inizio del XIX, abbia inciso sulla moda (intesa come costume e abbigliamento), occorre considerare, seppure brevemente, la genealogia, lo sviluppo e le caratteristiche dell’evento. Anzitutto è da definire il significato del termine “rivoluzione” che, nel caso nostro, vuole indicare semplicemente una radicale trasformazione, per evoluzione, dello status quo ante in situazioni totalmente diverse coinvolgenti molteplici aspetti. Le cause che hanno prodotto simili cambiamenti, in più settori della vita sociale, economica e anche civile della società,  sono  da individuare,  in Inghilterra,  in un modo  nuovo     di
concepire   e  di  organizzare   l’agricoltura1.   L’abbandono   del  sistema  arcaico


improduttivo, che lasciava incolte considerevoli estensioni di terre utilizzate solo come pascoli, dava luogo all’adozione di nuove tecniche e cicli di rotazione, aumentando così la produttività e la disponibilità  alimentare  per  nuovi  e  più  ampi  mercati.  Inoltre  l’Inghilterra,  prima  ancora     della
Rivoluzione Francese (1789), aveva subito uno sconvolgimento politico-sociale che, a sua volta, aveva favorito l’ascesa della borghesia2 e l’accentramento di enormi capitali nella mani di questo ceto, affidando così alla ricchezza quel potere che una volta era esclusivo della nobiltà. L’agricoltura, ormai svincolata dai rapporti e dagli usi feudali, ha promosso e sviluppato un modello organizzativo economico-produttivo  del  tutto  nuovo3.  Se  tutto  ciò,  da   una
parte, incrementò la formazione del capitalismo agrario, dall’altra, invece, favorì l’abbandono delle campagne da parte di masse contadine che cercavano sistemazione nelle reti della nuova struttura economica della città, facendo emergere altri due fenomeni tipici del periodo: l’urbanizzazione e l’incremento demografico.
Ora si può benissimo vedere come il progresso della società industriale sia il risultato di una necessità organica e di una correlazione   tra   funzioni   interdipendenti.   Nell’economia  di questa    trasformazione,    inoltre,    ebbe    grande    influenza    il

capitalismo mercantile, attraverso l’estensione del commercio estero e coloniale che assicurava sia il rifornimento delle materie prime sia l’esportazione dei manufatti. Anche l’industria manifatturiera subisce le conseguenze dell’accentramento del capitale, infatti, da una lavorazione dispersiva, come il sistema domestico e il suo legame con l’agricoltura, si passa alla concentrazione e alla divisione del lavoro, prototipo autentico della “fabbrica”. Queste sono le premesse che hanno determinato la nascita della moderna industria. La vera industrializzazione ebbe luogo anzitutto a causa dell’adozione delle


1 Oggi la stragrande maggioranza degli studiosi concorda con questa tesi: i capitali impegnati per la Rivoluzione industriale provengono dall’agricoltura e non dal commercio o dal mercantilismo.
2 La borghesia è quel ceto sociale di umili origini che, proveniente dai borghi, si è dedicato al terziario producendo e accumulando enormi ricchezze.
3   L’accumulo  di  capitali  avviene  con   l’acquisizione,  da  parte  della   gentry  avvantaggiata  dagli  atti  di      recinzione
(enclousures), di estesissime proprietà che fanno scomparire le terre comuni e/o aperte (open fields) e riducono i contadini a braccianti – proletari


macchine e del vapore come forza motrice nel settore tessile, evento che sviluppò notevolmente la produttività e generò un consistente abbassamento dei prezzi.
Quest’ultimo dato è di rilevante importanza per la moda poiché, lentamente, metterà in funzione quel meccanismo di omologazione e di preconfezionamento dell’abbigliamento, inesistente e forse inconcepibile per le masse popolari fino a questo momento. Non è, però, che all’improvviso tutti siano in grado di acquistare tessuti o abiti già confezionati, ma si pongono le condizioni che apporteranno a tali possibilità. L’utilizzo di molta manodopera, anche se non qualificata, nel settore tessile, la vita urbanizzata, la crescita dell’import-export favoriranno la diffusione e l’uso di abiti e indumenti molto comuni. I ceti più abbienti, naturalmente, dopo la semplicità e l’austerità prescritte dalla Rivoluzione Francese, imporranno capi e accessori sempre più raffinati e distinti provenienti dall’Inghilterra. Dopo secoli di dominio della moda francese, si affermerà, non solo in Europa ma anche nel nuovo mondo e nelle colonie, quella inglese scaturita dalla Rivoluzione Industriale.
Indubbiamente l’industria tessile lavorava il cotone, la lana e il lino che, per loro natura, richiedevano tempi e tecniche diverse di filatura e tessitura. L’adozione di un sistema meccanizzato ha ridotto ed eguagliato i tempi delle due operazioni applicate al cotone che, in quanto a caratteristiche proprie, meglio si prestava, rispetto alle altre due materie, ad essere lavorato a macchina. Ecco il motivo per cui l’industria cotoniera diventerà il settore trainante della stessa rivoluzione industriale che, per incrementare i profitti, doveva creare bisogni nuovi: si accorciano i tempi della durata  di una foggia  nel vestire e si impone la rapidità del cambiamento, cioè, non più secoli ma qualche anno. L’abbigliamento non è ancora ai livelli di consumi di massa, ma i tessuti ormai vengono forniti a tutti i ceti dall’industria. Il benessere sempre più diffuso e le condizioni igienico-sanitarie sempre più controllate, per evitare epidemie nelle grandi città, contribuiscono all’uso e all’affermarsi di nuovi articoli come la biancheria intima, quasi sempre costituita da sottilissima    camicia senza
maniche e ampiamente scollata.
Le caratteristiche dell’abbigliamento femminile e maschile, derivanti  dalla Rivoluzione Industriale, sono improntate alla semplicità e al tipo di vita che  si conduceva, proprie della società anglosassone. I modelli erano simili per le diverse classi sociali e differivano solo per la qualità dei tessuti e per gli accessori. Contadini e operai avevano un solo abito per tutti i giorni e un altro più curato per le feste. Sport e libertà influenzarono molto la moda del tempo: la redingote o marsina maschile, ad es., all’origine  era una  specie di mantello  aperto  dietro  per meglio  cavalcare. Così pure  il
frac, prima di essere l’abbigliamento elegante per eccellenza, era un abito doppiopetto da campagna indossato sopra il gilet e con altri prescritti accessori: camicia bianca, cravatta, calzoni beige.
Anche l’abito femminile perde molto dei fronzoli tipici del periodo barocco e rococò per diventare più semplice, aderente e leggero. Esso era solitamente costituito da più pezzi: una gonna aperta davanti, che lasciava in bella vista la sottogonna e un corpino molto aderente e a cono. Le classi abbienti utilizzavano più abiti scanditi dai diversi momenti della giornata: mattino, pomeriggio, sera, equitazione, caccia, tempo libero e the. Inoltre occorreva rispettare un certo  galateo che non sempre era semplice soprattutto per le donne. I colori dei tessuti e  i gioielli seguivano lo stesso ritmo della giornata. Naturalmente gli abiti indossati entro le pareti domestiche erano diversi da quelli portati fuori casa. La moda determina pure l’acconciatura (mai sciolta per le donne), il trucco, il copricapo, i guanti, le scarpe, i portaoggetti, il bastone, ecc.
Nel prossimo numero si tratterà della moda nel secolo XIX.

 

Fonte: http://icnereto.altervista.org/dirigente/moda/Rivoluzione_industriale_e_moda.pdf

Sito web da visitare: http://icnereto.altervista.org

Autore del testo: Michele Ciliberti

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